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UN RACCONTO DI SPERANZA E ORRORE TRA PASSATO E PRESENTE

 

 

I

 

 

V COME VEDOVA

 

 

Di Carlo Monni

 

 

PROLOGO

 

 

            C’era un tempo in cui uomini e donne mascherati e rivestiti di colorati costumi decisero di fare del loro meglio per combattere la dilagante ingiustizia, un tempo in cui apparvero figure più grandi del reale: esseri in grado di respirare sott’acqua e dalla forza straordinaria, di infiammarsi e volare, di correre veloci come il fulmine, di apparire e scomparire a volontà o di ispirare un’intera Nazione con le loro imprese.

            Li chiamarono le Nuove Meraviglie del Mondo Moderno e il tempo in cui vissero ed operarono fu chiamato la Prima Età degli Eroi o anche Età d’Oro.

            Poi, com’erano arrivati, dopo un solo intenso decennio, scomparvero uno dopo l’altro lasciando dietro di loro il sapore delle leggende.

            All’insaputa del grande pubblico, dopo pochi anni da che si erano ritirati quegli uomini e donne si riunirono e formarono un’associazione in memoria di uno di loro, caduto sul campo di battaglia. Non era un semplice club dove i soci si incontravano, organizzavano convegni e cene e si raccontavano aneddoti del passato, era questo e molto di più. Senza maschere e costumi colorati continuavano la loro battaglia contro l’ingiustizia e col passare del tempo la torcia venne trasmessa ai loro figli ed ai figli dei loro figli.

            Il Battaglione V era nato e sarebbe stato una forza con cui fare i conti.

 

 

1.

 

 

Londra, Diogenes Club. Gennaio 1953. Nello studio privato del direttore di questo club molto riservato Sir. Roger Aubrey sta rivedendo alcune carte quando una giovane donna bionda entra senza farsi annunciare spalancando la porta e sventolando una rivista.

-Sono tornati!- esclama.

            Aubrey percepisce l’eccitazione nella voce della sua amica e si alza per andarle vicino.

-Calmati Jackie.- le dice -Chi sarebbe tornato?-

-Loro.- risponde Jacqueline Falsworth -Jim, Namor… e anche Cap.-

            Roger prende in mano la rivista. In effetti sulla copertina campeggiano le foto dei tre famosi avventurieri degli anni 40. Stando agli articoli interni la Torcia Umana[1] dopo quattro anni di sepoltura nel deserto del New Mexico ad opera di gangster grazie ad un fluido paralizzante inventato dai sovietici, era stata risvegliata da un’esplosione atomica sperimentale. Quasi contemporaneamente Sub Mariner era uscito dal suo autoimposto esilio per indagare sulla scomparsa di alcune navi nell’Oceano Atlantico e Capitan America era ricomparso per combattere un altrettanto redivivo Teschio Rosso al palazzo delle Nazioni Unite.

-Frena l’entusiasmo, Jackie.- conclude Aubrey -Quel Cap non è certo Jeff Mace, lo sapremmo se fosse tornato in azione.-

-Ci ho pensato.- replica Jackie -Il Governo Americano potrebbe aver dato il costume ad un altro uomo come ha fatto dopo la scomparsa del primo Cap… ma gli altri non possono essere impostori, devono essere loro.-

-Lo scopriremo presto. Ho ancora degli amici a Washington e sta sicura che saprò presto la verità.-

            Che il tempo degli eroi in costume sia davvero tornato? Roger Aubrey nei panni del Potente Distruttore, è stato uno di loro e vorrebbe tanto poterlo credere.

 

New York. Dicembre 1955. La prima reazione di Jeff Mace entrando nella suite del Plaza Hotel prenotata a nome Lady Crichton è…

-Però… vi trattate bene voi nobili inglesi quando viaggiate.-

            Jacqueline Falsworth avanza verso di lui e gli stringe la mano.

-Sia io che mio marito possiamo permettercelo, fortunatamente. Conosci Kenneth? È sottosegretario nell’attuale Governo.- indica un uomo al suo fianco dell’apparente età di poco più di 35 anni dai capelli castani.

-Piacere di conoscerla signor sottosegretario… o devo dire Milord? Non sono molto esperto di etichetta britannica.- dice Jeff tendendogli la mano.

-Non sono uno che bada alle formalità.- risponde Lord Crichton sorridendo -Come tutti gli amici di mia moglie può chiamarmi semplicemente Kenneth. Io posso chiamarla Jeffrey?-

-Jeff andrà ancora meglio.-

-Se avete finito coi convenevoli, possiamo passare alle cose serie?-

            A parlare è stato un uomo dai capelli biondi alto un metro e 65 circa, vestito con un completo grigio.

-Roger… dovresti imparare a rilassarti.- lo rimprovera Jackie -Dopotutto siamo qui per goderci il primo convegno del Battaglione V in terra americana.-

-Forse imparerò a farlo quando sarò morto.- replica Roger Aubrey secco -Oggi avremmo dovuto festeggiare il primo nostro convegno a cui avrebbero partecipato Sub Mariner e la Torcia Umana e invece...-

            E invece le notizie non sono buone, pensa Jeff: la Torcia Umana è apparentemente esplosa dopo che i suoi poteri sono andati fuori controllo così ha raccontato Toro;[2] lui stesso ha contribuito a mettere fuori gioco il Cap sostituto dopo che era impazzito[3] e solo pochi mesi fa c’è stato quell’incidente all’ONU in cui un innocente passante è rimasto ucciso da un proiettile rimbalzato dal petto di Namor e da allora lui è scomparso, probabilmente in volontario esilio nella sua nativa Atlantide.[4]

La breve fiamma del ritorno degli eroi in costume sembra essersi spenta e Jeff non può non chiedersi se si riaccenderà mai.

 

New York. Qualche tempo fa. Questo non è un raduno del Battaglione V come gli altri, pensa la giovane Isabel “Izzy” Kane: dopotutto si festeggia nientemeno che il ritorno del primo Bucky, l’originale spalla del primo Capitan America creduto morto da oltre settant’anni. A vederlo sembra decisamente ancora giovane ed in buona salute ed è pure in compagnia di una biondina da sballo.

Izzy li vede confondersi tra gli invitati e sospira: se solo suo nonno avesse potuto essere qui, anche lui, ma  era uno di quelli che sono invecchiati normalmente ed è morto da qualche anno ormai. Gran peccato. Scaccia il pensiero e si guarda attorno: dove diavolo sono finiti i suoi familiari? Bah ci penserà dopo, ora è il caso di andare a salutare Bucky, chissà se si ricorderà di Capitan Terrore?

Aspetta un momento: chi è quella giovane donna bionda in quell’attillato abito nero che le lascia nuda tutta la schiena sino all’attaccatura del sedere? Decisamente sfacciata ma molto attraente.

            Si sta voltando, i capelli le ricadono sul viso ricordando ad Izzy un’attrice dei  tempi: di suo nonno. Da bambina aveva visto alcuni dei suoi film assieme a  lui. Veronica Lake, giusto?

Le sta sorridendo forse? E perché la cosa la elettrizza e la fa sentire a disagio al tempo stesso?

            In un attimo è scomparsa tra la folla lasciando Izzy Kane a chiedersi se l’abbia davvero vista o solo immaginata e forse ha anche immaginato il piccolo tatuaggio, che gli sembra di aver visto tra le sue scapole, quello di un ragno con una clessidra disegnata sul dorso: una vedova nera.

 

 

2.

 

 

New York. Tre giorni prima. La donna dai capelli biondi e il costume attillato che le lascia scoperte le gambe fino alle cosce sembra apparire quasi letteralmente dalle ombre. Chi la osservasse la troverebbe molto bella, dotata di un fascino magnetico ed inquietante. Cosa direbbero se sapessero che è nientemeno che un’inviata dell’Inferno?

-Sai cosa devi fare, mia Vedova Nera.- le dice una voce che solo lei può sentire.

-Sì, Mio Signore.- risponde lei avvicinandosi alla casa di arenaria a due piani dove un altro peccatore sta per avere il suo appuntamento col destino.

 

L’Avana, Cuba. Dicembre 1958. Jeff Mace, seduto ad un tavolino del bar del suo hotel, prende gli appunti finali per il suo articolo. L’ultimo articolo, ne è certo. Non ce ne saranno altri. Se aguzza l’udito può quasi sentire l’eco degli spari in lontananza… o forse è solo un’illusione. Castro ed i suoi sono vicini ma non così tanto, anche se ormai è solo questione di giorni. Batista[5] ed i suoi si stanno preparando alla fuga, non vogliono esserci per la resa dei conti.

            Il governo americano ha scommesso sul cavallo sbagliato e Jeff ha la sensazione che l’ossessione anticomunista provocherà altri problemi del genere in futuro, ma questo non gli interessa adesso.

-Posso offrirle da bere?-

            Jeff alza gli occhi e si trova davanti un volto conosciuto.

-Kent Blake. Che ci fa da queste parti, l’asso delle spie?-

-Shhh… qui anche i muri hanno orecchie- replica l’agente americano sedendosi davanti a Jeff.

-Quindi è qui in incognito? Non vorrei aver rovinato la sua copertura.-

-No… sono qui sotto il mio vero nome e con copertura diplomatica nientemeno. Il mio ultimo incarico e poi mi dimetterò e mi sposerò. Mi sembra strano perfino a dirlo.-

-Non così tanto. Io ho fatto una scelta simile quasi dieci anni fa e non me ne sono mai pentito.-

-Vuol dire quando ha rinunciato ad essere…-

-Niente nomi… lo ha detto lei che qui anche i muri hanno orecchie. Immagino che qualunque cosa l’abbia portata qui, non la dirà certo ad un reporter.-

-Perché no? Credo di potermi fidare della sua discrezione ed è una storia interessante.-

            E comincia a parlare.

 

Londra, Inghilterra. Un paio di mesi fa. Il giovane seduto sul lettino dell’ambulatorio medico fa un sorriso mentre chiede:

-Allora, dottore, qual è il verdetto?-

-Sembra essere tutto a posto… almeno fisicamente.- risponde il medico che lo sta visitando -Il resto deve dirmelo lei.-

-Beh… io mi sento bene ora. All’inizio mi sentivo debolissimo e non riuscivo nemmeno a stare in piedi.-

-Capita quando si è stati in coma per anni: i muscoli si atrofizzano e ci vuole un po’ perché riprendano la piena funzionalità ma lei ha risposto alla riabilitazione molto bene e in fretta.-

-Sono un combattente nato, dottore.- risponde convinto John Watkins.

 

 

3.

 

 

New York. Ufficio del Medico Legale. Qualche mese fa. Il suo nome era Camilla Raines Atherton ed era una donna molto ricca. Non lo era sempre stata, ma all’età di 22 anni aveva incontrato Richard Atherton di anni 62, un uomo d’affari con un patrimonio netto che lo metteva in buona posizione nella lista nota come Forbes 400 ed una bella casa nell’esclusivo quartiere di Riverdale nel North Bronx. Tre mesi dopo erano sposati e un anno dopo lui era morto e lei era la sua erede universale. La cosa non piacque ai parenti che speravano di mettere le mani sul patrimonio e non piacque nemmeno al Procuratore Distrettuale del Bronx che tentò in tutti i modi di farla incriminare per l’omicidio del marito. Tutti gli sforzi furono vani: la Polizia non trovò il minimo indizio che provasse che un omicidio era avvenuto e che lei l’aveva commesso e Camilla Atherton si apprestava a festeggiare il suo ventiquattresimo compleanno da donna libera e ricca.

            Mancano due giorni al suo compleanno e quel che è rimasto di Camilla non è molto bello da vedere.

            I Medici Legali della Città di New York sono abituati ai casi più strani da quando sono ricomparsi supereroi e supercriminali ma questo è decisamente oltre ogni immaginazione.

-Sto cercando il cadavere di Camilla Atherton.-

            Al suono di quella voce il medico legale di turno, una donna di colore, si volta per trovarsi davanti un nero alto dai capelli corti e i baffi, vestito con un completo scuro. Un Federale probabilmente, pensa la dottoressa. Lo avevano avvertito che ne sarebbe arrivato uno.

-Agente Speciale Vernon Hatchway F.B.S.A.- si presenta l’uomo confermando i sospetti della sua interlocutrice.

-Lanie Parish. E così voi federali vi siete presi il caso.-

-Lo saprò con certezza solo dopo aver visto il corpo.- replica l’altro.

-Beh che ci sia di mezzo un superumano credo non ci siano dubbi, ma non so se è anche un caso federale.-

            L’uomo non risponde. Attende che il corpo sia interamente estratto dalla celletta frigorifera poi solleva il lenzuolo e dopo una rapida osservazione lo lascia ricadere sulla defunta.

-Causa della morte?- chiede come se quello che ha visto non lo avesse minimamente turbato.

-In parole semplici: tutti i suoi organi interni sono esplosi uccidendola praticamente all’istante. Un evento assolutamente impossibile.-

-Non per chi sia capace di farlo avvenire e il killer a cui sto dando la caccia è capace di questo e altro.-

-Ci sono altri delitti allora?-

-Molti. Una lunga scia di sangue da San Francisco a qui… avvenuti con le modalità più disparate e spesso raccapriccianti, ma tutti con una cosa in comune: un marchio perlopiù sul viso della vittima.-

-Il ragno… l’avevo notato naturalmente.-

-Non un semplice ragno ma una vedova nera. Lo si può capire dal disegno a forma di clessidra sull’addome, così mi hanno detto. E questo è il nome che abbiamo dato al caso a Quantico: il Caso Vedova Nera.-

-Non sospetterete della supereroina omonima, vero?-

            Hatchway scuote la testa.

-Che io sappia, non ha le abilità necessarie e poi… ci sono altri elementi che la scagionano.-

-Quali? Mi piacerebbe saperne di più. Magari potrebbe raccontarmeli a cena.-

            L’agente del F.B.S.A. non sa se essere sorpreso o ridere.

-È sempre così diretta con gli uomini?-

-Solo con quelli attraenti.-

-Vada per la cena allora.-

 

            L’Avana, Cuba. 1958. L’uomo dimostra circa 30 anni capelli scuri ed aria sicura. Come praticamente tutti gli uomini del locale indossa uno smoking, nel suo caso con giacca scura. Tiene più caldo, ma almeno non corre il rischio di essere scambiato per un cameriere, pensa con un sorriso.

            L’uomo davanti a lui e che ora gli volge le spalle con lo sguardo apparentemente concentrato su tavolo da gioco non sembra pensarla così, la sua giacca è di un bianco immacolato. Il nuovo arrivato si china su di lui e gli sussurra all’orecchio.

-Quella benda sull’occhio ti fa sembrare un pirata, Nick,-

            Nick Fury gira appena lo sguardo e replica:

-Da queste parti essere un pirata è un segno di distinzione, Blake, dopotutto il pirata più grosso di tutti è “El Presidente” in persona.-

-Credevo che la C.I.A. supportasse Batista.-

-Io direi piuttosto che lo sopportiamo. Maledizione Kent. Non mi va di aver combattuto per buttar giù Hitler per poi fare da balia a un bastardo macellaio come Batista.-

-Dicono che non durerà ancora molto… che è questione di mesi… forse meno.-

-Così pare. Castro non mi ispira molto di più, ma ormai non credo lo si possa fermare. Ma non sei di certo venuto qui per parlare di politica. Sei sempre il jolly del vecchio Ike?-

            Kent Blake sorride e risponde:

-Bella definizione. In realtà sono qui per lei.-

            Senza farsi vedere indica una bella ragazza di chiara etnia cinese dai lunghi capelli neri su cui è appuntato un fiore, seduta al tavolo della roulette poco lontano.

-Bella ragazza davvero. Ma non eri fidanzato?- commenta Nick -Ok era una battuta cretina. Chi è? Ha un’aria familiare, come se ne avessi visto una foto da qualche parte.-

-Molto probabile… se pensi a chi è suo zio.- replica Blake.

-Suo zi… aspetta ci sono: è la nipote dell’Artiglio Giallo.-

-Abbassa la voce o mi farai scoprire. E non è tutto… forse riconoscerai meglio chi sta entrando.-

            Blake indica un uomo alto e magro vestito di bianco e con un monocolo all’occhio destro che è appena entrato e si sta dirigendo al tavolo della roulette.

-È il braccio destro dell’Artiglio Giallo. Si fa chiamare Fritz von Voltzmann ma…-

-Voltzmann un cavolo.- lo interrompe Fury -Si chiama Karl von Horstbadden ed è un bastardo scienziato nazista, un criminale di guerra ricercato… e mi ha appena riconosciuto.-

 

New York. Qualche tempo fa. Non potrebbe esserci occasione più lieta di questa per un raduno dei pochi avventurieri mascherati dell’età dorata ancora vivi e dei loro discendenti: dare il benvenuto tra loro a Bucky, l’originale spalla del primo Capitan America ritornato da un’apparente morte che invece nascondeva un fato forse ancora più sinistro. Caduto nelle mani dei sovietici, infatti, James Buchanan Barnes è stato tenuto in animazione sospesa da cui veniva risvegliato periodicamente e sottoposto a lavaggio del cervello per poi compiere missioni nei panni del leggendario killer chiamato Soldato d’Inverno. Tutto questo è alle sue spalle ormai. La sua vera personalità è stata finalmente restaurata ma non senza conseguenza per la sua torturata coscienza.

La ragazza al suo fianco è bionda e molto attraente. Non dimostra che poco più di vent’anni ed ha sul viso un’aria apparentemente ingenua che mal si sposa con il nero vestito da sera mozzafiato che indossa.

-Davvero tutti quelli qui dentro sono supereroi dell’epoca della Grande Guerra Patriottica[6] o loro discendenti? È quasi incredibile.- chiede al suo compagno. Parla un Inglese impeccabile da cui emerge appena una traccia di accento russo.

-Eppure è così, Yelena.- risponde James Buchanan Barnes sorridendo -Beh… ovviamente molti sono venuti con le loro compagne o compagni a seconda dei casi. Quasi tutti non li vedo da quasi settant’anni e le giovani generazioni non le conosco quasi per nulla. Vieni, facciamo un giro di presentazioni.-

            La Giovane Vedova Nera sorride a fatica: in uno scontro con le orde dell’Hydra si troverebbe più a suo agio che a questa festa e spera che non lo noti nessuno. Quello che si sta avvicinando è davvero Namor il Sub Mariner? Sembra regale anche in smoking e la coppia dai capelli biondi che Bucky ha appena chiamato Jim e Jackie… chi sono veramente?

Yelena si sente come una contadina invitata alla corte degli Zar. La lieve pressione al braccio la riporta alla realtà.

-Amici…- sta dicendo Bucky -… voglio presentarvi una donna davvero notevole.-

            Notevole… lei? Il sorriso di Yelena si allarga.

 

 

4.

 

 

            L’Avana, Cuba. 1958. Lo sguardo dell’uomo che Nick Fury ha appena identificato come Karl von Horstbadden è inequivocabile: lo ha riconosciuto. Si volta di scatto e guadagna l’uscita.

            L’ex sergente dei Commandos ed attuale agente della C.I.A. non perde tempo e gli corre dietro. Il suo nemico estrae una pistola e gli spara voltandosi quanto basta per farlo mentre corre. Pessima mira o fretta, Nick non sa dirlo. Sta di fatto che non viene colpito. Si affretta ad imitare l’altro ma con lo stesso risultato: i suoi colpi si infrangono sullo stipite di una porta.

-Fortunato bastardo.- borbotta Fury riprendendo l’inseguimento ed ignorando la confusione alle sue spalle causata dalla sparatoria.

            Uscito all’aperto fa appena in tempo a vedere Voltzmann, come si fa chiamare ora, salire precipitosamente su un’auto che sfreccia via rombando.

-Non te la caverai così facilmente.- sibila Nick e prende la mira.

Solo l’istinto affinato da anni sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale fa sì che Nick si volti di scatto e che lo shuriken affilato tagli la canna della sua pistola e non la sua mano. Nel piazzale antistante l’ingresso del casinò sono apparsi quasi dal nulla dei cinesi armati di tutto punto.

-Bene… questo sì che è uno sviluppo rivoltante.- commenta Fury puntando la sua pistola ben sapendo che non ha proiettili per tutti.

-Serve aiuto cocco?-

            La voce viene dall’alto e subito dopo un uomo alto circa un metro e sessanta con un’insolita e folta capigliatura salta davanti a lui.

-Ninja… bah!- borbotta poi si getta a testa bassa contro gli intrusi impegnandoli in un furioso corpo a corpo.

            Fury giurerebbe di averlo visto colpito più di una volta da vari tipi di lame, ma quando il parapiglia è finito e gli avversari sono tutti a terra, l’uomo è ancora in piedi ed anche se la sua camicia è stracciata, lui non mostra segni di ferite. Mentre ritorna verso di lui, Nick sente un rumore sordo provenire dalle sue mani.

-Non erano poi così tosti come credevano.- commenta il nuovo venuto.

-Logan… non finirai mai di stupirmi.- replica l’agente della C.I.A.

            Il piazzale si riempie di curiosi e Fury borbotta:

-Filiamocela. Non ho voglia di rispondere alle domande della corrotta polizia locale.-.      E così fanno.

 

            New York. Qualche tempo fa. La donna che indossa un abito da sera azzurro in lamé è davvero notevole: dai lunghi capelli biondi spuntano orecchie a punta e dalle caviglie, lasciate scoperte dalle scarpe decolleté, escono delle piccole alucce. Nulla di strano in fondo, se si pensa che suo padre apparteneva alla sottospecie umana nota come Homo Mermanus e sua madre era una normale umana. Il suo nome, liberamente tradotto dalla lingua di suo padre, è Aquaria Nautica Neptunia, ma da decenni ne ha adottato un altro, che la accomuna al suo più famoso cugino: Namora.

Dopo parecchio tempo passato in una catalessi simile alla morte è tornata in attività ed ora è la reggente dell’impero sottomarino di Atlantide in attesa che sua figlia Namorita, legittima sovrana, si riprenda da un grave shock subito combattendo maligne creature ultraterrene.[7]

            Namora si rivolge al suo accompagnatore, che tiene a braccetto, un uomo di evidenti origini cinesi che a stento dimostra 35 anni:

-Ti ringrazio di aver acconsentito a farmi da cavaliere, Jimmy Woo. Mi sarebbe seccato venire da sola dopo che mio cugino ha scelto di farsi accompagnare dalla sua fiamma del momento.- Indica Namor il Sub Mariner che sta chiacchierando con una giovane donna di colore -È stato un vero piacere ritrovarti dopo tanti anni… e scoprire che sei ancora un gran bell’uomo.-

-Lei mi confonde Principessa.- replica galantemente l’ex agente dell’F.B.I. ed ora dello S.H.I.E.L.D.

-Namora… per te sempre e solo Namora… come ai tempi in cui eravamo insieme nei G-Men, ricordi?-

-Non potrei mai dimenticarlo Prin… Namora-

-Che fine hanno fatto gli altri? Ne sai qualcosa?-

-Forse.- risponde enigmaticamente Jimmy -Ma non parliamone adesso. Vogliamo fare onore al buffet?-

-Ma certo. Siamo qui per divertirci dopotutto.- replica Namora.

 

            Washinton DC. Luglio 1959. Jimmy Woo guarda l’eterogeneo gruppetto davanti a lui: l’ibrido umano-atlantideo che si fa chiamare Namora; il giovanotto col costume rosso e blu che dice di aver ricevuto superpoteri da Urano e che ha come nome di battaglia Marvel Boy, di recente tornato  da un viaggio nello spazio durato anni; l’enigmatica donna bionda che veste una tunichetta in stile greco e che dice di essere Venere dea dell’amore… e a vederla c’è da crederle; M-11, il cosiddetto Robot Umano, la cui intelligenza artificiale è difficile da misurare, e per ultimo Gorilla Man, un uomo trasformato in gorilla da una maledizione africana, che ha mantenuto la sua intelligenza umana ed è capace di parlare sempre a causa della magia che l’ha trasformato.

-Siete proprio sicuri della vostra decisione?- chiede.

-Assolutamente.- risponde risoluta Namora -Ho una figlia piccola di cui occuparmi e l’ho trascurata anche troppo e poi… non ho ancora perso la speranza d ritrovare mio cugino da troppo tempo scomparso.-

-E io devo tornare su Urano per affari urgenti.- dice Marvel Boy.

-E tu Venere?- chiede Jimmy alla bionda dea.

-Padre Zeus ha richiesto la mia presenza nel consesso degli dei e non accetta un no come risposta.- è la replica.

-Rimani solo tu, Ken.-

-Non te la prendere Jimmy…- ribatte Ken Hale, alias Gorilla Man -… tu sei un bravo ragazzo e mi sono pure divertito a lavorare con te ma… io voglio tornare umano e non posso riuscirci se resto qui.-

-E allora temo che questa sia la fine dei G-Men.- conclude Jimmy Woo.

            Ma è stato bello finché è durato, pensa.

 

 

5.

 

 

            L’Avana, Cuba. 1958. Nick Fury ha un’aria decisamente cupa mentre si accende il suo inevitabile sigaro.

-Sembra che questo dannato posto sia improvvisamente diventato il crocevia di un bel po’ di complotti.-

-E ti sorprende?- ribatte Kent Blake -La confusione che regna da queste parti è perfetta per chiunque voglia combinare qualcosa di storto. Il problema non è chi è il nemico: lo sono tutti.-

-Beh… se il tuo compito era catturare von Horstbadden, o Voltzmann come si fa chiamare adesso, temo ti sia andata storta.-

-In realtà stavo puntando al suo capo… l’Artiglio Giallo.-

-Quel bastardo cinese è ancora in circolazione? Dovevo aspettarmelo. Credevo che fosse terreno di caccia di Jimmy Woo.-

-Jimmy ha i suoi impegni adesso e poi… fuori dagli Stati Uniti l’F.B.I. non ha giurisdizione lo sai ed è qui che entrano in gioco quelli come me… e te, Nick.  A proposito: non mi hai ancora detto che ci fai tu qui.-

-Stavo investigando su certe attività dell’ambasciata cinese.-

-E le due cose potrebbero essere collegate- interviene il piccoletto dalla folta chioma che se n’era stato in disparte finora -L’Artiglio Giallo non lavora per i Cinesi?-

-E tu chi saresti?- gli chiede Blake.

-Logan è un agente operativo dell’intelligence canadese. Lavoriamo insieme in questa faccenda.- risponde Nick per lui.

-Il Canada ha un’intelligence? La cosa mi giunge nuova.-

            L’uomo si avvicina a Blake e gli agita il pugno all’altezza del mento.

-Se hai voglia di prenderti gioco dei Canadesi, cocco, dovrai vedertela con me.- gli dice con tono minaccioso.

            Nick Fury ridacchia divertito

-Attento Blake.- dice al collega -Logan è un tipino da prendere con le molle. Quando l’ho conosciuto, nel 44 sulle Ardenne, ha fatto fuori tutto da solo un reparto di tedeschi che stava rendendo la vita dura alla mia squadra. Oltre a ciò riesce ad ingurgitare una quantità industriale di birra senza ubriacarsi. Perfino Dum Dum Dugan è andato giù prima di lui.-

-Non ho nulla conto i Canadesi, lo giuro.- dice Blake abbozzando un sorriso -Cosa dicevi sui Cinesi Nick?-

-Per farla breve…- spiega Nick -… certi codici vitali per la difesa aerea delle nostre due nazioni sono stati rubati e da quel che siamo riusciti a sapere è che è qui a Cuba che dovrebbe avvenire la consegna.-

-E la presenza qui di Voltzmann e Suwan, farebbe pensare ad un collegamento con l’Artiglio Giallo. Avrebbe senso.- Blake si rivolge all’uomo chiamato Logan -Per rispondere alla tua domanda di prima: l’Artiglio Giallo lavora solo per se stesso e Mao ed i suoi compagni si illudono se pensano davvero di controllarlo. Lui punta solo al potere assoluto, Logan. A proposito: Logan e che altro?-

-Solo Logan.- borbotta il Canadese.

-Quindi stavi dietro alla nipote dell’Artiglio Giallo.- interviene ancora Fury -Sei riuscito a seguirla mentre io perdevo tempo col suo amichetto nazista?-

            Kent Blake sorride mentre estrae da una tasca della giacca un foglietto e risponde:

-Non ne ho mai avuto bisogno. Nella confusione lei mi ha passato questo messaggio che ero venuto a prendere. Vedi Nick: Suwan lavora per noi.-

 

            Los Angeles, California. Estate 1968. Elizabeth Barstow è una bella donna che non dimostra di aver superato da poco i 40 anni. Gli uomini la guardano ancora con interesse, pensa con soddisfazione e tanti saluti a quell’idiota del suo ex marito.

            L’uomo che la raggiunge al tavolo del ristorante potrebbe avere appena qualche anno più di lei ma si mantiene in perfetta forma fisica. I capelli castani hanno appena qualche striatura di grigio qua e là.

-L’hai trovato, Dan?-

-Sì.- risponde l’uomo di nome Dan Lyons. Ci aspetta tra due ore sul retro dell’Ambassador Hotel.-

-Bene… ci resta giusto il tempo per la cena.-

 

            Atlantic City, New Jersey. Qualche mese fa. La donna bionda in abito da sera nero attraversa il salone con passo misurato. Se è consapevole degli sguardi che attira non lo dà a vedere. Sul suo viso un sorriso beffardo. Il mascara scuro sulle palpebre inferiori sembra dare l’impressione che gli occhi azzurri siano leggermente incavati e quando ti guardano sembrano scrutarti direttamente nel profondo dell’anima.

            È bella, non c’è il minimo dubbio su questo, trasuda sensualità da ogni poro e in ogni gesto che fa. Sexy come un demonio pensa qualcuno degli avventori della casa da gioco e si ritrova al tempo stesso a dispiacersi e sospirare di sollievo perché lei è passata oltre senza degnarlo di un secondo sguardo. Una sensazione strana ed inspiegabile.

            La donna si dirige al centro della sala ignorando ostentatamente i presenti finché una voce d’uomo le dice:

-Sei da sola bellezza?-

            Lei si volta per trovarsi di fronte un uomo di circa 40 anni, bruno e con il viso abbronzato. Sorride e replica:

-Non più adesso.-

-Io sono Carmine e tu?-

            La donna fa un sorriso pieno di sottintesi e con voce roca dice:

-Mi chiamo Claire.-

            La cosa si svolge velocemente ed in capo a pochi minuti si ritrovano entrambi in una saletta riservata mentre lui la palpeggia dappertutto e la bacia sul collo.

-Sei stupenda.- dice -Com’è che non ti ho incontrato prima?-

-Forse perché sono arrivata da poco.- risponde lei -Sono venuta a cercare te.-

-Cosa?- l’uomo si stacca dalla donna come se scottasse.

-Sei Carmine Rigoletto.- dice con calma la donna -Tuo nonno era il capo dei capi di New York prima che Wilson Fisk lo uccidesse. Non hanno trovato abbastanza prove per incriminarti per i delitti che hai commesso… ma se sei riuscito a sfuggire alla giustizia degli uomini, non puoi sfuggire alla mia.-

-Chi… chi sei tu?- balbetta Rigoletto.

Le pupille della donna sono state sostituite da due teschi e l’uomo sbarra gli occhi. Lei spinge le sue labbra contro quelle di lui e mentre l’uomo reclina la testa con un gemito strozzato e sulla sua fronte appare il marchio del ragno, lei risponde:

-Puoi chiamarmi Vedova Nera.-

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Riprendiamo qui le fila delle vicende degli uomini e delle donne che furono avventurieri mascherati nel periodo 1939/1949 e dei loro discendenti. Se ci seguirete, leggerete le loro vicissitudini nel periodo che va dal 1951 ai tempi moderni.

            Rispetto alla precedente miniserie, intitolata al Battaglione V, seguiremo anche le vicende degli eroi e delle eroine che agirono negli anni 50 e che non sono tecnicamente parte né della Golden Age né della Silver Age dei comic books.

            Ma ora veniamo a presentare i nostri protagonisti:

1)    Innanzitutto, cos’è il Battaglione V? Potremmo definirlo la versione “buona” del Club Infernale. -_^ Sostanzialmente è un social club di cui i supereroi e le supereroine che furono attivi durante il periodo 1939/1949 sono membri di diritto. In caso di loro morte o scomparsa, diventano membri al loro posto i figli primogeniti e così via di generazione in generazione. Gli altri familiari sono membri di secondo livello senza diritto di voto nell’elezione di un consiglio direttivo di sette membri. Oltre alle solite attività tipiche di questo genere di club, il Battaglione V continua a portare avanti la tradizione di lotta al crimine dei suoi membri fondatori, ma in segreto e senza costumi appariscenti. Negli ultimi tempi si è occupato anche della logistica e dell’addestramento di quei discendenti che vogliano seguire le orme dei loro padri o madri o nonni come eroi in costume.

1)    La Vedova Nera della Golden Age è una creazione di George Kapitan & Harry Sahle e la sua prima apparizione risale a Mystic Comics #4 datato agosto 1940. Il suo vero nome è Claire Voyant faceva la medium e chiaroveggente (nel caso non lo sapeste, in Inglese clairvoyant significa, appunto, chiaroveggente. Colto il gioco di parole? -_^) che viene uccisa da uno dei suoi clienti. All’Inferno Satana (che è proprio quel Satana, con tanto di pelle rossa, corna, pizzetto, mantello… e nient’altro pare) la rende il suo agente tra i mortali e la rimanda sulla Terra dopo averle fornito il suo costume ed un certo numero di superpoteri. Il suo compito è consegnare a Satana le anime dei malvagi uccidendoli col suo tocco di morte. Insomma: lavora per il Diavolo ma a fin di bene potremmo dire, il che non la rende meno inquietante. La sua prima apparizione in MIT risale ad Avengers Icons #16 e si deve a Fabio Volino.

2)    Jim Hammond, la Torcia Umana Originale è una creazione di Carl Burgos ed è apparso per la prima volta su Marvel Comics #1 datato ottobre 1939.

3)    Nello stesso albo faceva il suo debutto Namor il Sub Mariner, per i testi e disegni di Bill Everett.

4)    Dan Lyons, alias Black Marvel, è apparso per la prima volta su Mystic Comics #3 datato marzo 1941 per i testi di un non identificato sceneggiatore e i disegni di Al Gabriele

5)    Elizabeth Barstow, alias Scorpione d’Argento, è apparsa per la prima volta su Daring Mystery Comics #7 datato aprile 1941 per i testi e i disegni di Harry Sahle.

6)    Dan Kane, alias Capitan Terrore è apparso per la prima volta su U.S.A Comics #2 datato novembre 1941 per i testi di un non identificato sceneggiatore e i disegni di Mike Suchorsky.

7)    Sua nipote Izzy  invece una creazione di Jonathan Hickman & Jerome Opeña ed è apparsa per la prima volta su Avengers Vol. 5°#1 datato dicembre 2012. In MarvelIT è apparsa nella serie S.W.O.R.D di Fabio Furlanetto.

8)    Namora, cugina di Namor il Sub Mariner, è comparsa per la prima volta in Marvel Mystery Comics #82 datato maggio 1947 ed è stata creata da uno sceneggiatore ignoto (forse Bill Everett stesso almeno come soggetto) e da Ken Bald, matite, e Syd Shores, chine.

9)    Venere, basata sull’omonima dea greca è stata adattata per la Atlas da uno non identificato sceneggiatore e dal disegnatore Ken Bald su Venus #1 datato agosto 1948.

10)  Marvel Boy (Bob Grayson) è l’ultimo tentativo della Timely nel mondo dei supereroi. Creato da Stan Lee & Russ Heath, è apparso per la prima volta su Marvel Boy #1 datato dicembre 1950.

11)  Kent Blake del Servizio Segreto è un personaggio creato nel 1951 ed accreditato allo sceneggiatore Hank Chapman ed al disegnatore Tom Gill (anche se a quanto pare le matite erano di un giovane Joe Sinnott, che in seguito si sarebbe specializzato come inchiostratore) ed apparso per la prima volta su Kent Blake of the Secret Service #1 datato maggio 1951. A quale servizio segreto appartenesse questo cacciatore di spie non è chiaro. Quello che negli Stati Uniti è ufficialmente chiamata Servizio Segreto è un’agenzia governativa che si occupa di reati valutari e di protezione del Presidente, quindi è escluso che si tratti di quello. D’altra parte Blake agiva spesso all’estero e come agente del F.B.I. non avrebbe potuto farlo ed anche in patria ma come agente della C.I.A. gli sarebbe stato proibito. Diciamo che era una sorta di jolly per missioni impossibili e non pensiamoci più.

12)  Gorilla Man è apparso per la prima volta su Men’s Adventures #26 datato marzo 1954 ad opera di Stan Lee & Robert Q. Sale.

13)  M-11 il robot umano è stato creato da Stan Lee & John Romita Sr. Su Menace #11 datato maggio 1954.

14)  Jimmy Woo, Suwan, Fritz Von Voltzmann e l’Artiglio Giallo sono tutti stati creati da Al Feldstein & Joe Maneely su Yellow Claw #1 datato ottobre 1956.

15)  Jacqueline Falsworth alias Spitfire, è stata creata da Roy Thomas & Frank Robbins su Invaders Vol. 1° #12 datato dicembre 1976.

16)  Logan è… beh… devo proprio dirlo?

Nel prossimo episodio: l’Artiglio Giallo, i G-Men, la caccia alla Vedova Nera, il ritorno della Visione Golden Age e nuove rivelazioni sul Battaglione V e sui suoi oltre 60 anni di storia.

 

 

Carlo



[1] Parliamo ovviamente della Torcia Umana Originale apparsa per la prima volta nel 1939.

[2] Come narrato nei dettagli su Saga of the Original Human Torch #4 (In Italia sul volume Play Press “Saga della Torcia Umana Originale”).

[3] Su Battaglione V #2/4.

[4] Come narrato su Prince Namor the Sub Mariner #1 (In Italia su Namor, Play Press, #5).

[5] Il dittatore di Cuba sino all’avvento al potere di Fidel Castro.

[6] Così i Russi chiamano la Seconda Guerra Mondiale.

[7] Vedi Namor MIT #1/7.