Ex asso dell’aviazione, spia
internazionale, Vendicatrice, Difensore ed avventuriera spaziale, dopo essere stata
esposta ad un macchinario alieno che le ha donato una forza sovrumana, il
potere di volare e quello di emettere od assorbire energia,Carol Danvers è...
#15 – A difesa
del regno
Carol Danvers sta camminando in un giardino, stretta al braccio del marito Dane che spinge il passeggino delle due figlie neonate Jane e Jade. La scenetta idilliaca viene interrotta quando un umanoide dalla pelle viola alto due metri esce dalla siepe, afferrando Dane per la testa e spremendola come un frutto maturo. Carol cerca di urlare, ma dalla sua gola non esce un suono nemmeno quando una lancia dorata la trafigge al cuore. La donna dalla pelle blu che l’ha assalita si stringe a Thanos, ed insieme osservano deliziati il passeggino trasformarsi in un mostro robotico che divora le bambine.
-Hai perso. Che senso ha continuare a soffrire? – chiede il Titano pazzo, quando Carol si sveglia.
Castello Garrington, Regno Unito
Quando riprende conoscenza, Carol sta fluttuando a pochi centimetri dal soffitto; a giudicare dai pezzi di intonaco che ha tra i capelli, si è svegliata sbattendo contro il soffitto. Ancora mezza addormentata cerca di capire dove si trovi: è una piccola stanza da letto, ammobiliata con mobili antichi. Con sua sorpresa Carol non indossa il costume di Capitan Marvel ma una vestaglia rosa.
Quando sente la porta della stanza che si apre, Carol scende nuovamente sul letto; appena in tempo perché la giovane donna dai capelli castani non la veda volare.
-Va tutto bene? Ho sentito un rumore.
-Non è niente. Dove sono?
-Una stanza per gli ospiti. Non dovresti muoverti, è meglio se resti a letto.
-Sto bene. Che giorno... – inizia a domandare Carol, fermandosi non appena si alza in piedi e portando una mano all’addome: ha appena avvertito un dolore lancinante.
-Ferma! La ferita non è ancora guarita. Ho provato a suturarla, ma...
-Un secondo. Tu sei quella che mi ha pugnalata appena sono arrivata!
-Mi hai spaventata! Pensavo che Mordred avesse... no, non devo parlarne. Piuttosto: chi sei?
-Mi chiamo Carol. Senti, so che è una domanda strana, ma che giorno è oggi?
-Lunedì.
-Dovresti essere un po’ più specifica.
-Lunedì 3 Maggio.
-Ti sembrerei pazza se ti chiedessi anche l’anno? O il tuo nome, se è per questo.
-E’ ancora il 1915. Mi chiamo Rosamund, e puoi chiedermi quello che vuoi – risponde la ragazza, sedendosi a fianco di Carol; giurerebbe che sta arrossendo.
-La mia vestaglia ti sta bene, anche sei più... prosperosa di me.
-Uhm, grazie, immagino. Ho bisogno di fare due passi. – prosegue Carol, alzandosi per uscire dalla stanza, ma Rosamund la ferma subito.
-Aspetta! Non sei ancora vestita!
Carol si guarda di nuovo: la vestaglia la copre più della maggior parte dei costumi da super-eroina che ha indossato durante la sua carriera.
-In effetti preferirei riavere la mia uniforme.
-“Uniforme”? Quando sei arrivata indossavi un ridicolo abito da acrobata circense. L’ho mandato a ripulire dal... uhm, dal sangue. Però posso prestarti qualcos’altro! – esclama Rosamund, affrettandosi ad aprire l’armadio più vicino e a rovistare tra abiti che a Carol sembrano preistorici.
-Non ho potuto fare a meno di notare la tua fede nuziale. Chi è il fortunato gentiluomo?
-Si chiama Dane.
-Oh! Come il mio fratellino! Non sono incredibili le coincidenze? Ecco, cosa ne pensi di questo? – chiede Rosamund, mostrandole un abito a fiori la cui gonna raggiunge il pavimento.
-Uhm... quanto sangue hai detto che c’è sulla mia uniforme?
Qualche minuto dopo
Carol non ha mai apprezzato il Castello Garrington, sia perché non si è mai veramente sentita coinvolta in quella parte della vita di suo marito, sia perché le è sempre sembrata un immenso spreco di spazio e di risorse. Vedere com’era più di cento anni fa non le fa cambiare idea, anche se trova divertente il contrasto tra l’esuberanza di Rosamund ed il vecchiume statico del castello.
-Quante persone abitano qui?
-Al momento solo io, i miei fratellini e mio nonno, più la servitù.
-Ed i tuoi genitori?
-Mia madre è mancata tre anni fa e mio padre è in servizio in Germania. Spero che la guerra finisca prima dell’anno prossimo, così mio fratello Charles non dovrà partire.
-Perché proprio l’anno prossimo?
-Perché avrà 18 anni.
-Giusto, dimenticavo, c’è la leva militare.
-Cosa? No, non c’è nessuna leva, come si fa a non sapere una cosa del genere? Tuo marito non...
-E’ americano. Come me, se non l’hai notato dall’accento. Ma se non c’è la leva...
-Mio padre ucciderebbe Charles se non si offrisse volontario alla stessa età in cui l’ha fatto lui! Ci ha insegnato che è nostro dovere servire la Corona, anche a costo delle nostre stesse vite se necessario! – risponde Rosamund con indignazione. Carol reagisce con un sorriso.
-Mi ricordi me stessa. Avevo lo stesso entusiasmo quando mi sono arruolata.
-“Arruolata”? Sei un’infermiera militare?
-A dire il vero... – inizia a rispondere Carol, fermandosi quando si rende conto che spiegare a Rosamund che è stata nell’aviazione e che ci saranno altri ruoli per le donne nelle forze armate solleverebbe troppe domande.
-Sì, esatto.
-Anche io avrei voluto essere un’infermiera!
-Cosa te lo impedisce?
Prima che Rosamund possa rispondere, Carol afferra qualcosa che le è appena stato lanciato addosso: la sua uniforme da Capitan Marvel, malamente ripiegata.
-Mia nipote non giocherà a fare l’amazzone finché avrò fiato in gola – dice un uomo sulla settantina e dai folti baffi bianchi, avvicinandosi con l’aiuto di un bastone.
-Rosamund. Lasciami solo con la signorina Eastwood.
-Eastwood? – ripete Carol, osservando con attenzione l’uomo: non è facile riconoscerlo dati i segni lasciati dal tempo, ma dal suo punto di vista lo ha visto soltanto ieri.
-Cavaliere Nero? – chiede con una certa esitazione. [1]
-Nonno, lei sa della leggenda!?
-Rosamund, ti ho detto di lasciarci soli. – ribadisce il vecchio. La ragazza sembra stizzita ma obbedisce, lasciando la stanza.
-Ragazza simpatica. Sicuramente più del nonno.
-Non sono noto per il mio senso dell’umorismo, Eastwood. Che cosa ci fai a casa mia?
-E’ una storia lunga.
-Sono vecchio, ma non così vecchio da non aver tempo per ascoltarla.
-E va bene. Sono stata mandata indietro dopo aver visto la fine del mondo, e quando abbiamo recuperato assieme la spada di Nemesi, la dea greca della vendetta mi ha mandata qui perché evitassi quello che scatenerà la fine del mondo... in qualche modo.
-Uhm. Nelle mie avventure da Cavaliere Nero ho sentito storie più bizzarre. Dimmi, Carol Eastwood, come dovrebbe finire il mondo?
-Un alieno dalla pelle viola ed il mento più brutto che si sia mai visto ucciderà ogni forma di vita.
-E questo alieno si trova qui?
-Non credo proprio. Non so perché sono stata mandata nella cripta del castello.
-Io sì. Mio figlio William, l’attuale Cavaliere Nero, ha portato qui uno strano manufatto dalle Indie dopo una feroce battaglia. Sperava di distruggerlo usando la Lama d’Ebano, ma non vi è riuscito. Questa sera ci sarà una riunione della Società degli Eroi per discuterne... ed oggi arrivi tu.
-“Società degli Eroi”?
-Credevo provenissi dal futuro. Gli eroi della tua era non si raggruppano?
-Anche troppo. E’ solo che non sapevo ci fosse un gruppo durante la Prima Guerra Mondiale.
-“Prima”? Ce ne saranno altre?
-Ho già detto fin troppo. Posso vedere questo manufatto?
-Il manufatto può corrompere l’animo dell’uomo più puro. Una donna cadrebbe immediatamente in tentazione.
-Se tu avessi quarant’anni di meno ti avrei appena spezzato il braccio. Hai detto che questa “Società degli Eroi” si riunirà stasera, giusto? – chiede Carol, controllando il proprio costume: la macchia di sangue è stata lavata via, e le molecole instabili hanno già ricucito lo squarcio causato dalla lama.
-Ho giusto il tempo di fare una commissione, allora. Grazie per avermi sistemato l’uniforme.
-Ho una domanda sul futuro, miss Eastwood.
-Non posso dirti come finirà la guerra.
-Ho settant’anni, le battaglie mi interessano meno della mia dinastia. C’è un Cavaliere Nero, nel tuo tempo? O ci siamo estinti?
-Questo penso di potertelo dire... sì, c’è un Cavaliere Nero nel mio tempo.
-Bene. Allora c’è ancora speranza con Dane.
-Il tuo nipote più giovane, giusto? C’è qualche problema?
-Con Dane nessuno, che io sappia. Ma suo fratello Charles è una disgrazia per la nostra famiglia.
-Perché?
-Diciamo soltanto che mio figlio vuole che entri nell’esercito per servire l’Impero Britannico, mentre credo che mio nipote attenda con ansia di essere in compagnia di altri uomini.
-Sì, è decisamente meglio non parlarti di come sarà il futuro. – commenta Carol, uscendo dalla stanza combattendo l’istinto di litigare con l’antenato di suo marito.
Stanza di Rosamund Garrett
La ventenne guarda fuori dalla finestra, chiedendosi come siano le condizioni al fronte. Darebbe qualsiasi cosa per unirsi alla battaglia e cavalcare al fianco di suo padre, ma tutto quello che può fare è aspettare. Stringe al petto un cristallo nero ed immagina gloriose battaglie, quando vede qualcosa volare fuori dal castello: una donna in un aderente costume rosso e blu.
-Che cosa... che cos’è quello? – si chiede.
-Quello che potresti essere tu.
La risposta è arrivata dall’ombra, più precisamente dalla silhouette di Rosamund che ha preso la forma di una creatura che non ha davvero nulla di umano.
-Una guerriera. Un’eroina. Possiamo realizzare il tuo
sogno più grande, se accetti.
Rosamund fissa il cristallo. Se solo Carol non fosse arrivata quando lo ha visto la prima volta nella cripta, questa conversazione sarebbe avvenuta tempo prima.
-Mostratemi cosa devo fare. – dice Rosamund.
Montreal, Canada
Quando Capitan Marvel raggiunge la destinazione che si era prefissata, resta a fluttuare ad un paio di chilometri di altitudine. Può non sapere molto di storia, ma sa benissimo che quest’epoca non dispone della tecnologia necessaria per notarla.
“Okay Carol, pensa. Se tu fossi una pazza in costume, dove ti nasconderesti? Non posso esattamente esporre un annuncio” pensa, usando le lenti della maschera per ingrandire e studiare l’immagine della città.
“Spero che anche in Canada ci siano vicoli poco raccomandabili.” pensa, dirigendosi verso quello che il suo istinto le dice essere il posto più adatto per inciampare in un crimine.
Poi lascia sparire il suo costume, scambiandolo di posto con l’abito che le ha prestato Rosamund, ed aspetta. E aspetta. E aspetta.
“Andiamo, dov’è un rapinatore o uno stupratore quando ti serve?”
-Non avrei mai pensato che la morte avesse un così pessimo gusto nel vestire.
Carol si guarda attorno, non capendo da dove provenga la voce. Poi guarda verso l’alto: c’è un corpo nascosto nell’ombra, e tutto quello che può vedere sono gli occhi bianchi di una maschera, simile a quella dell’Uomo Ragno.
-Ma se pensavi di cogliere di sorpresa la Nemesi, ti sbagliavi di grosso.
-Sto cercando il tuo aiuto, Nemesi. Non so ancora perché, ma sembra che abbia bisogno di te per salvare il mondo.
-Davvero. La visione diceva che saresti stata la mia morte. – rivela la donna, fluttuando a terra. Il suo corpo è in gran parte nascosto dal mantello, ma sembrerebbe la stessa Nemesi che Carol incontrerà cento anni nel futuro.
-Siamo collegate. Guarda. – dice Carol, strappando parte del vestito per mostrare la ferita sull’addome che Nemesi le ha procurato prima del suo viaggio nel tempo. La Nemesi del passato la osserva, appoggia una mano sulla spada, ed infine dice:
-La mia spada ti conosce. Ma prova ad attaccarmi e ti taglierò la testa.
-Mi sembra equo. C’è un posto dove possiamo parlare in privato?
-Ho un covo. Seguimi. – Nemesi risponde, fluttuando verso l’alto.
-Un covo. Chissà perché non mi sorprende. – sospira Carol, facendo riapparire il costume.
Un piccolo appartamento poco distante
L’abitazione è ridicolmente piccola ed in totale disordine. La cucina, che è la stessa stanza della sala da pranzo, ha un tavolo con una sola sedia; Carol si siede mentre Nemesi le versa una tazza di tè.
Dato che la sua ospite si è tolta la maschera, Carol fa la stessa cosa.
-Questo non sembra un covo. – commenta.
-E’ il meglio che posso permettermi con il mio stipendio.
-Non mi dai l’idea di tipo con un impiego stabile.
-Infatti non ne ho uno. Mi mantengo con i soldi dei criminali puniti dalla Nemesi.
-Lo sai che rubare ad un ladro è comunque un furto, vero?
-E’ giustizia. Allora, si può sapere chi sei?
-Mi chiamo Capitan Marvel e...
-Che razza di nome è “Capitan”?
-E’ il mio nome in codice. Tu non ti chiami veramente Nemesi, giusto?
-Il mio nome di nascita non ha più importanza. Ora sono la Nemesi, incarnazione della giustizia.
-Lo ripeti spesso. Ci siamo già incontrate; lo so che è difficile da credere, ma vengo dal futuro.
-Okay.
-Tutto qui? Solo “okay”? Pensavo lo avresti trovato più strano.
-Ho una spada che taglia qualsiasi cosa e a volte mi parla nel sonno, e tu puoi volare. Cosa ti fa pensare che non abbia già visto cose più strane?
-Touché. Una volta mi hai detto che ci saremmo incontrate a Montreal nel 1915 [2], e quando mi sono ritrovata in quest’era, non ho potuto fare a meno di cercarti.
-Mi hai trovata. E adesso?
-Non ne ho idea. Niente di tutto quello che mi è successo ultimamente ha senso. – risponde Carol, fissando il tè. Le sue disavventure nel tempo iniziano ad avere il loro impatto: è stata continuamente sbalzata da un’epoca all’altra, e questo dopo aver vissuto per settimane nel futuro distopico controllato da Ultron. [3]
-Tutto quello che so è che questa sera ci sarà una riunione della Società degli Eroi, al Castello Garrington. Non so come tu sia connessa, ma...
-Garrington? Lavori con quel bastardo del Cavaliere Nero!?
-Lo conosci?
-Abbiamo combattuto assieme il Wendigo a Sherbrooke tre anni fa! Lui si è preso tutti gli onori, ma ho ridotto io a brandelli quel sacco di pulci! Ti manda lui?
-Non credo sappia neanche che esisto. Ma credo che abbia portato nel suo castello qualcosa che minaccia di distruggere il mondo, e che tu debba avere una parte nel fermarlo.
-Perché non lo hai detto prima? Qualsiasi cosa per mettere quel presuntuoso al suo posto! – Nemesi esclama, rimettendosi la maschera in tutta fretta.
-Uhm. Chissà perché, credevo ci sarebbe voluto di più per convincerti a seguirmi.
-Stai scherzando? Hai idea di quanto sia noioso combattere il crimine a Montréal?
Castello Garrington, Regno Unito
Com’è appropriato per il castello del Cavaliere Nero, una delle sue stanze segrete ospita una tavola rotonda. Ed è proprio l’attuale Cavaliere Nero ad entrare per primo, con tanto di armatura completa, seguito da un uomo che indossa un costume che rappresenta la bandiera del Regno Unito e da un altro con una maschera gialla che ne copre metà volto.
-Grazie per aver risposto così prontamente al mio telegramma.
-Se Mordred è davvero tornato, la Società degli Eroi avrà bisogno di tutto l’aiuto possibile ed i Freedom’s Five [4] sono felici di aiutarti – risponde Union Jack.
-Anche se noi due siamo gli unici attualmente in Inghilterra. Il resto del gruppo è ancora in Germania, dove onestamente credevo fossi anche tu – aggiunge Iron Fist. [5]
-Ufficialmente William Garrett è ancora lì. Nemmeno la mia famiglia sa che sono tornato. – risponde il Cavaliere Nero, che si prepara ad estrarre la spada quando un’improvvisa raffica di vento lo investe con tale potenza da farlo quasi cadere a terra.
-Allora, cosa stiamo aspettando? Quando comincia l’avventura? – chiede l’uomo dai capelli rossi che si è appena seduto appoggiando i calzari alati sulla tavola rotonda.
-Con calma, Tornado, stiamo ancora aspettando Bloodstone e Ghost Rider. [6]
-Sì, ecco, nessuno dei due si farà vivo. Bloodstone è ancora in Africa, sta investigando su una specie di scimmia gigante... sembra che qualche idiota che voleva portarlo in America per esporlo al pubblico gli abbia fatto perdere il controllo... e l’elmetto fiammeggiante dice che ci sono troppe persone da vendicare sul continente per perdere tempo con, e cito testualmente, “il fantasma di un’epoca sepolta”.
-Hm. Avrei pensato che lo Spirito della Vendetta fosse di vedute più aperte sulle minacce mistiche, e se Mordred è davvero tornato il suo potere ci sarebbe tornato comodo. – commenta Union Jack.
-Posso sempre andare a prenderlo. Per me è un viaggio di cinque minuti. – aggiunge Tornado.
-Non ce ne sarà bisogno. Tutti voi sarete sufficienti per portare a termine la missione. – spiega il Cavaliere Nero, indicando uno scrigno appoggiato sul tavolo.
-Il famoso manufatto che hai recuperato in India, presumo. Forse dovremmo consegnarlo allo Stregone Supremo. – suggerisce Iron Fist.
-Non mi fido a perderlo d’occhio; se Mordred ci mettesse sopra le mani, sarebbe la fine dell’Impero Britannico. Soltanto un gruppo di uomini coraggiosi potrà fermarlo. – risponde il Cavaliere Nero, preparandosi ad aprire lo scrigno.
-Piano interessante, ma proporrei una modifica. – interviene una voce femminile.
Gli eroi si voltano verso la porta d’ingresso della sala, dove il vecchio Henry Garrett ha lasciato entrare due donne: una bionda in costume rosso e blu con una stella gialla sul petto, ed un’altra in un costume rosso e nero che la copre da capo a piedi.
-Padre, questa è una riunione ufficiale della Società degli Eroi. Quelle donne non dovrebbero stare qui, soprattutto una pazza come Nemesi.
-“La” Nemesi per te, Cavaliere Nero. – risponde la canadese.
-William, questa donna è apparsa nel castello non appena hai portato qui quel manufatto; non può essere una coincidenza. – fa notare il vecchio.
-Ho combattuto Mordred in passato, se veramente è tornato potrebbe servirvi il mio aiuto. – suggerisce Carol.
-Ho studiato tutte le apparizioni di Mordred durante gli ultimi decenni, e non mi risulta che tu sia mai stata presente. – protesta il Cavaliere Nero.
-Perché non lo ha ancora affrontato. Capitan Marvel proviene dal futuro. – interviene Tornado, il velocista dai capelli rossi che riceve sguardi confusi da tutti, in primis da Carol fino a quando non realizza di averlo già incontrato.
-Un secondo. Tu sei Makkari, giusto? L’Eterno che se ne va in giro con Quasar? [7]
-Hey, non è carino far saltare la mia identità segreta! – protesta Tornado.
-Perché ho l’impressione di essermi perso qualcosa? – Union Jack sussurra ad Iron Fist.
-Le riunioni di eroi sono sempre confuse. Ecco perché preferisco lavorare da solo.
-Ti ricordi che siamo nello stesso gruppo, vero? – sottolinea Union Jack, ricevendo solo un’alzata di spalle.
-Tornado, ti fidi di questa donna? – chiede il Cavaliere Nero.
-Zuras e Sersi... gente a cui affiderei la mia vita... l’hanno già incontrata. E sono d’accordo con il tuo predecessore, la sua presenza non può essere un caso.
-Forse. Ma solleva anche molte domande.
-Anche la tua, Cavaliere. Mi era stato detto che eri ancora in Germania. – nota Capitan Marvel.
La lunga serie di interruzioni non è ancora finita, però, perché Rosamund Garrett irrompe nella stanza correndo verso il Cavaliere Nero.
-Padre! Non sapevo che fossi tornato!
-Non adesso, Rosamund. Questa è una riunione molto importante.
-Forse allora dovremmo smetterla di perdere tempo. – interviene Union Jack, aprendo improvvisamente lo scrigno... e trovandolo vuoto.
-E’ uno scherzo o cosa? – si domanda l’eroe britannico.
-Non è possibile! Custodivo la Gemma Oscura nella stessa cripta del Pugnale d’Ebano, chi potrebbe averla rubata!? – si chiede il Cavaliere Nero.
Capitan Marvel si volta verso Rosamund, che è improvvisamente impallidita e stringe le mani al petto, mentre Nemesi commenta sarcasticamente:
-Oh, wow, che mistero intrigante. Mi sarei divertita di più restando a...
Le luci della stanza iniziano a lampeggiare, mentre l’ombra di Rosamund si solleva da terra e prende la forma tridimensionale di qualcosa di disumano.
-Ripensandoci, forse non è così male. – aggiunge Nemesi, sguainando la spada a pari del Cavaliere Nero, mentre Iron Fist estrae entrambe le pistole per puntarle alla creatura d’ombra.
-Rosamund. Lascia la Gemma Oscura, adesso. – intima il Cavaliere Nero.
-Mi dispiace, papà, volevo solo diventare...
-William Garrett. L’Ordine Oscuro esige il suo tributo. – dice l’ombra.
-Rosamund, penso dovresti fare come dice tuo padre. – aggiunge Capitan Marvel, i cui pugni brillano di energia fotonica che è pronta a rilasciare in faccia all’ammasso di fauci tentacoli che inizia a manifestarsi sotto l’ombra della ragazza.
-Lasciatela andare. Lei non fa parte dell’accordo. – risponde il Cavaliere Nero.
-Quale accordo? Che cos’è questo mostro? – gli chiede Union Jack.
-Che cos’era. – lo corregge Iron Fist, facendo fuoco: dalle sue pistole non escono normali proiettili ma estensioni del suo chi, che passano attraverso il mostro d’ombra come se non esistessero.
-Interessante. Avevi ragione, Garrett, il tributo è interessante. – nota il mostro, estendendo un tentacolo verso Iron Fist.
Prima che possa colpirlo, Tornado lo ha già spinto da parte più rapidamente di quanto possa essere visto da un occhio umano, ma non abbastanza da evitare che l’ombra lo tocchi.
-Makkari! Tutto a posto? – gli chiede Capitan Marvel, vedendo l’Eterno barcollare.
-Adeguato. – risponde il velocista usando la voce di qualcosa di molto meno umano di lui, per poi afferrare al volo i polsi di Union Jack e di Iron Fist.
-Ora va meglio.
-Non mi piace l’ultimo sviluppo... – commenta Nemesi, mentre Capitan Marvel si precipita verso Rosamund non appena scopre che la sua ombra è diventata normale.
-Dammi il manufatto! Subito!!! – le ordina.
La ragazza è troppo sotto shock per dire qualcosa ed ubbidisce subito, porgendo a Carol un cristallo nero di forma romboidale.
Capitan Marvel lo stringe tra le dita con una forza tale da piegare il titanio come se fosse carta, ma la Gemma Oscura non subisce alcun danno.
-Figurarsi se poteva essere così facile.
-Attenta! – la avverte il Cavaliere Nero, usando la spada per deflettere un colpo sparato da Union Jack; Iron Fist si prepara a fare altrettanto con le proprie armi.
-Non era necessario, ma grazie. Tu pensa ad Union Jack, io penso all’altro; Rosamund, tu mettiti al sicuro assieme a tuo nonno! – ordina Capitan Marvel, evitando di essere colpita da uno degli spari di Iron Fist scansandosi con velocità sovrumana ma lasciando cadere a terra la Gemma Oscura.
-Ed io penso a questa. – aggiunge Nemesi, usando la propria spada per trafiggere il manufatto mistico... o meglio provandoci, perché la gemma deflette il colpo e la lama affonda nel pavimento.
-Oh, andiamo! – si lamenta, ma non quanto lo farà dopo essere stata investita da una folata di vento sollevata da Tornado: muovendo le braccia a super-velocità, l’ha appena scagliata attraverso la finestra.
-Mi ha dato un’idea. Prendi! – dice Capitan Marvel, lanciando la Gemma Oscura al Cavaliere Nero; quando quest’ultimo l’ha presa, Carol lo solleva con una mano sola e vola verso l’alto.
Dopo aver sfasciato diversi pavimenti e soffitti, lo lascia andare quando hanno raggiunto una delle torri di guardia.
-Hai intenzione di distruggermi il castello!?
-Dovevo mettere un po’ di distanza dal velocista. Forza, usa la Lama d’Ebano per distruggere questa cosa! Di solito è il genere di cose che mette fuori combattimento i demoni.
-Questa... questa non è la Lama d’Ebano.
-Che cosa!?
-Non sono mai stato degno di impugnarla! L’Inghilterra è senza un vero Cavaliere Nero da quando mio padre si è ritirato! La Gemma Oscura avrebbe dovuto rendermi degno, rendermi un eroe... se solo ne avessi offerti altri in tributo.
-E tu ci hai creduto!? Dio, spero che la stupidità nella tua famiglia non sia ereditaria! – dice Capitan Marvel, schivando un altro proiettile: Iron Fist è arrivato sulla torre, cortesia di Tornado che si abbatte su di lei tempestandola di mille pugni al secondo.
Il Cavaliere Nero cerca di aiutare, ma Iron Fist lo immobilizza con colpi di precisione che hanno effetto nonostante l’armatura indossata dall’inglese.
-Pagherai per non aver rispettato i patti, William Garrett. Nessuno può farsi gioco dell’Ordine Oscuro senza pagarne le conseguenze.
Il Cavaliere Nero cerca di rialzarsi, scoprendo che i suoi nervi non rispondono. Prima di rassegnarsi alla sconfitta, vede Capitan Marvel bloccare un pugno di Tornado e subito dopo lanciarlo in aria con così tanta forza da non far tornare il velocista a terra.
-Tu. Che cosa hai fatto all’altro tributo? – chiede Iron Fist, o meglio l’entità che lo possiede.
-L’ho lanciato in orbita; è un Eterno, non si farà niente. E la prossima volta, prima di possedere il corpo di un super-velocista assicurati di pensare abbastanza rapidamente da poter usare i suoi poteri come si deve.
-Me lo ricorderò, quando userò il tuo corpo. – dice Iron Fist, lasciando cadere a terra le pistole ed avvicinandosi a Carol per colpirla con il Pugno d’Acciaio.
Lei risponde con un colpo fotonico direttamente in faccia all’avversario: non abbastanza potente da ferire il posseduto, ma sufficiente da fargli perdere conoscenza.
-Va bene, forse non abbiamo bisogno della Lama d’Ebano per sistemare le cose – dice Capitan Marvel, prima che l’ammasso di tentacoli lasci il corpo di Iron Fist: è molto più grande di quanto potesse pensare, e a giudicare dalla dozzina di occhi rossi che brillano all’interno di quella massa disgustosa, dev’essere arrabbiato.
-O forse no...
All’interno del castello
Nonostante debba appoggiarsi ad un bastone, Henry Garrett sta praticamente trascinando la nipote dietro di sé, seppure Rosamund si stia opponendo.
-Dobbiamo aiutare papà e Carol, nonno! Non possiamo lasciarli soli contro quel demone!
-Quell’idiota di tuo padre stava per condannarci tutti... che razza di eroe è disposto a vendere l’anima dei propri amici per salvarsi?
-Un contratto è un contratto. – dice Union Jack con una voce non sua. Henry e Rosamund si voltano, per vedere che l’eroe mascherato stringe a sé un bambino di circa dodici anni, puntandogli la pistola alla testa. Non è solo: c’è anche un adolescente vicino a lui.
-Nonno, mi dispiace... ha preso Dane come ostaggio... – dice il fratello minore di Rosamund.
-Uno scambio. La vita del ragazzo per la Lama d’Ebano.
-Anche se accettassi, non potrei dartela. Da quando mi sono ritirato non sono più stato in grado di estrarla dal fodero in cui l’ho riposta.
-Come preferisci. – risponde Union Jack, preparandosi a sparare.
-Aspetta! – lo frena Henry Garrett. L’eroe posseduto si ferma, in attesa che il vecchio cavaliere sia costretto ad aggiungere:
-Ti darò la Lama d’Ebano. Seguimi.
Su una delle torri del castello
-Odio la magia. – si lamenta Capitan Marvel, colpendo l’ammasso di tentacoli con abbastanza energia da abbattere metà castello; non sortisce alcun effetto, ed in più è difficile preparare una strategia quando deve evitare continuamente i tentacoli.
“Se uno di quelli mi tocca finirà per controllarmi. Ma perché non sta cercando di controllare il padre di Rosamund? Perché non ha poteri oppure...”
-Hey! Hai ancora con te la Gemma Oscura? – gli chiede.
-Sì, certo... perché?
-Ho avuto un’idea! Lanciamela! – ordina Capitan Marvel, e dopo aver eseguito un paio di acrobazie tra altrettanti tentacoli in movimento afferra il manufatto.
-Questa è importante per te, vero? Va’ a prenderla! – dice al mostro, scagliando la gemma in orbita.
L’ammasso di tentacoli si ferma, si volta verso la direzione presa dalla gemma (anche se è difficile a dirsi per un essere senza una testa), e poi chiede a Capitan Marvel:
-Dovrebbe significare qualcosa, per me?
-Certo. Che ti sei lasciato distrarre.
-Geronimo! – urla Nemesi, gettandosi verso la massa di tentacoli: distratta dall’azione di Capitan Marvel, la creatura non fa in tempo a reagire prima di essere tagliata perfettamente a metà.
-Ho sempre voluto gridarlo, ma non c’è mai l’occasione quando sai volare. – commenta Nemesi, osservando il demone evaporare in una densa nebbia nera.
-Da quanto tempo eri pronta ad attaccare!? – chiede William.
-Da qualche minuto, ma prima dovevo crearle un’opportunità. Capiresti come funziona un’alleanza -tra eroi, se non avessi venduto l’anima dei tuoi alleati. – risponde Capitan Marvel, afferrando il Cavaliere Nero per l’armatura e sollevandolo da terra con una mano.
-Ora voglio sapere tutto quello che sai su quella creatura, ed intendo tutto.
Tra le mura del castello
Illuminata dalle candele che vengono religiosamente cambiate ogni giorno, c’è una mano di pietra incastonata nel muro: impugna l’impareggiabile Lama d’Ebano.
-Un oggetto interessante. Forse questo piano di esistenza può veramente tornare utile all’Ordine Oscuro. – commenta Union Jack, ancora tenendo in ostaggio il piccolo Dane.
-Nonno, non puoi lasciare la spada a questo demone! – protesta Rosamund.
-Sta’ zitta, ragazzina. Niente di tutto questo sarebbe successo se non ti fossi lasciata convincere a rubare la Gemma Oscura dallo scrigno di tuo padre!
-Non sapevo contenesse un demone! E mi aveva promesso di trasformarmi in...
-La spada. Adesso. – insiste Union Jack, stringendo con più forza l’ostaggio.
Henry Garrett ingoia il proprio orgoglio e porge il proprio bastone al nipote Charles, per poi afferrare l’elsa e cercare con tutte le proprie forze di estrarre la spada.
-Lascia che ci provi io, nonno. – propone il ragazzo, porgendo il bastone a Rosamund ed unendosi al nonno nello sforzo di estrarre la spada.
-Patetico. Il cavaliere mi aveva offerto un tributo di eroi, ma è chiaro che questa dimensione non ne contiene. – dice Union Jack, che premerebbe immediatamente il grilletto se Rosamund non lo avesse appena colpito alla nuca con il bastone.
E’ abbastanza da fargli lasciare l’ostaggio. Ma quando Rosamund gli sferra un secondo colpo, Union Jack blocca il bastone con una mano mentre con l’altra le punta la pistola in faccia.
La sua mano è tremante, e la voce del corpo posseduto riesce a dire:
-Scappate... non so per quanto posso... resistergli...
-Avete sentito, andiamo! – esorta il vecchio, afferrando per mano i nipoti e correndo verso la porta più vicina. Non fa più di un paio di metri, però, prima di accorgersi che la ragazza non lo segue.
-Rosamund, andiamo! – la esorta.
-Non riesco... più a... – si lamenta Union Jack, lasciando cadere a terra la pistola poco prima di essere costretto dal dolore ad inginocchiarsi: una massa di tentacoli ed occhi rossi fuoriesce dal suo corpo, una nuvola di orrore che opprime la stanza.
-Il contratto è scaduto. Non ci sono più eroi a salvarvi.
-No. – risponde fermamente Rosamund, allungando una mano verso la spada incastonata nel muro ed estraendola con la massima naturalezza.
-Ci sono sempre eroi al momento giusto. – aggiunge mentre conficca la Lama d’Ebano nel ventre del mostro. Il risultato è un’esplosione di orrore e di grida di dolore che causerà incubi per una generazione.
Il vecchio Garrett chiude gli occhi, e quando li riapre di fronte a lui c’è Union Jack a porgergli la mano per aiutarlo a rialzarsi.
-Tutto a posto, Cavaliere Nero?
-Non chiederlo a me. Non sono più io a detenere il titolo. – risponde Henry Garrett, osservando la nipote stringere tra le mani la Lama d’Ebano.
Il mattino seguente
Makkari e Capitan Marvel stanno bevendo il tè, osservando il giardino dove il vecchio sta dando a Rosamund lezioni di combattimento con la spada.
-Non ci ha messo molto tempo a cambiare idea sulle donne in battaglia. – osserva l’Eterno.
-Chissà chi gli ha fatto cambiare idea. – risponde Carol con un mezzo sorriso.
-Pensi che sarà lei il prossimo... uhm, qual è il termine giusto? Cavaliera Nera?
-So di per certo che il prossimo cavaliere non sarà un suo discendente diretto, ma chissà, forse. Dopotutto non avevo mai sentito parlare della Società degli Eroi, quindi tutto è possibile.
-A me fa solo piacere il fatto che ci sarà un futuro. Questa guerra... gli umani non ne hanno mai avuto una così atroce. Non potevo restare ad Olympia a fare niente.
-Sì, dev’essere bello sapere che il futuro non è senza speranza. Purtroppo non mi sembra che quello che ho fatto in quest’epoca impedirà l’avverarsi dell’apocalisse che ho vissuto.
-Se voi due avete finito, noi stiamo per partire. – li interrompe Nemesi, avvicinandosi assieme all’attuale Cavaliere Nero.
-Vuoi seriamente andare in Germania con questo pazzo scriteriato? – chiede Makkari, comprensibilmente poco incline a perdonare il compagno di squadra.
-All’inizio stavo per tagliargli la testa, ma poi mi ha detto che mi avrebbe dato un passaggio su un aereo da combattimento, quindi come potevo dire di no?
-Aereo? – ripete Capitan Marvel, e quando vede in distanza il velivolo pronto a decollare chiede:
-Qualcuno ha una macchina fotografica?
Poco dopo
Quando Makkari scatta la foto, i suoi soggetti Nemesi, il Cavaliere Nero ed una Capitan Marvel che sopra il costume indossa una giacca da aviatore.
-Dici di aver visto questa foto nel futuro? – le chiede Nemesi.
-E’ quella che mi hai mostrato quando ci siamo conosciute. [2] Stai attenta a non perderla.
-Come potrei? Se te l’ho mostrata nel tuo passato è nel mio futuro, giusto?
-Non ne sono certa. Da quando mi hai trafitta con la tua spada, sembra che io sia in grado di cambiare la storia invece di creare linee temporali alternative.
-Oh. Mi dispiace, lasciami rimediare. – risponde Nemesi, estraendo la spada e trafiggendo Capitan Marvel nello stesso punto in cui l’ha già ferita nel futuro.
Oltre a causare un dolore lancinante, agli occhi dei presenti questo fa sparire Capitan Marvel.
Molti anni dopo
Per quanto non sia noto alla maggior parte della popolazione, è abbastanza comune che qualcosa cada dal cielo. La Terra è colpita frequentemente da ogni genere di meteorite e detrito spaziale, anche se la maggior parte di essi si incenerisce nell’atmosfera molto prima di raggiungere terra.
Dato che gran parte della superficie del pianeta è coperta da oceani è anche relativamente raro che colpiscano un centro popolato. Quando colpiscono l’Antartide passano quasi inosservati.
La Gemma Oscura è rimasta in orbita per quasi un secolo dopo essere stata scagliata da Capitan Marvel, e da diverse settimane è rimasta inerte circondata solo dal ghiaccio.
Fino a quando qualcuno non l’ha trovata. Se fosse possibile rintracciare i suoi passi si potrebbe risalire all’attuale posizione di Attilan, la misteriosa città degli Inumani.
Le dita che toccano la Gemma Oscura sono quasi insensibili per colpa del freddo, ma il pazzo che l’ha trovata sa benissimo che cosa si trova tra le mani.
-Maximus il pazzo. L’Ordine Oscuro ha un contratto per te.
Mesi dopo
Capitan Marvel è certa di trovarsi nello stesso identico punto dove Nemesi l’ha trafitta, ma non è più mattino: il sole sembra essere tramontato da un pezzo.
-Odio la magia! – dice a se stessa, sollevando una parte del costume per esaminare la ferita... che è completamente scomparsa, cancellando quella che le aveva già inferto.
-Anche se ogni tanto è utile. Sono ancora al castello? – si domanda, volando verso l’abitazione.
Non le ci vuole tanto per essere certa che si tratti della stessa casa dove ha vissuto per settimane, ed il suo primo pensiero è dirigersi verso la stanza delle sue figlie.
Quando vede le due neonate dormire beatamente nelle proprie culle gli occhi le si riempiono di lacrime: dal suo punto di vista non le vede da mesi.
Si avvicina a loro ed è pronta ad abbracciarle per non lasciarle più andare, ma qualcuno accende la luce della stanza.
-Un altro passo verso le mie figlie e ti faccio saltare il cervello. – minaccia una voce che Carol non può confondere con quella di nessun’altra.
Infatti, quando si volta si trova davanti Carol Danvers e Dane Whitman, la prima pronta a scagliare un colpo di energia fotonica ed il secondo con in mano la Lama d’Ebano.
-Posso spiegare. Sono te stessa dal futuro, e credo che questo sia il giorno in cui Thanos resuscita.
La Carol in pigiama e suo marito si lanciano un’occhiata d’intesa.
-Viaggio nel tempo? – chiede lei.
-Viaggio nel tempo. – annuisce lui.
Il costume di Capitan Marvel emette un suono estremamente fastidioso che sveglia subito le bambine. Mentre la Carol in abiti civili si avvicina a loro per calmarle, quella in divisa spiega:
-Questo è un Allarme Nero dello S.W.O.R.D. Abbiamo meno di un’ora per fermare Thanos.
-Non potevi darci un po’ più di tempo!? – protesta l’altra Carol.
-Non è che abbia esattamente pianificato questo viaggio!
-Oh, e questo mi dovrebbe rassicurare? E poi come facciamo ad entrare alla base lunare? Allarme Nero significa che è compromessa e completamente isolata dal mondo esterno.
-Anche le comunicazioni sono bloccate... non c’è modo di sapere che cosa stia realmente succedendo, o di aiutarli in qualunque modo – aggiunge Dane.
-A dire la verità, un modo ci sarebbe – interviene un’altra voce femminile: Nemesi è ferma sulla porta, e nessuna delle due Carol è dell’umore giusto per ricordarle di non aver mai ricevuto il permesso di entrare in questa stanza.
-Il vostro destino chiama, Capitani. Abbiamo bisogno l’una dell’altra e per salvare il mondo.
-Dejà vu. – commenta la Capitan Marvel del futuro.
CONTINUA
Note
La Società degli Eroi è una mia invenzione. I Freedom’s Five sono praticamente l’unico super-gruppo della Prima Guerra Mondiale che conosciamo, ma perché dovrebbe essercene solo uno?
[1] Lo stesso Cavaliere Nero incontrato nel far west nello scorso numero
[4] i Freedom’s Five sono un super-gruppo della Prima Guerra Mondiale che comprendeva Union Jack, Aquila Fantasma, Moschettiere Rosso, Silver Squire, Sir Steel ed Iron Fist (quest’ultimo tramite retcon)
[5] non è lo stesso Iron Fist che opera al giorno d’oggi, ma il suo predecessore Orson Randall