N° 30
(PRELUDIO)
Sopra i cieli del Colorado.
Tempo: meno 48 ore. Solo pochi minuti fa un gruppo di eroi in costume
composto da: Capitan America, Spirito Libero, U.S.Agent,
Battlestar e Guardian ha sconfitto un commando dei
cosiddetti Lupi Neri, guidato dai Fenris, i perfidi
gemelli Andreas e Andrea Strucker, salvando dalla
distruzione le strutture del NORAD nella base del Monte Cheyenne in Colorado.[1]
Ora, mentre gli eroi, a bordo di un velivolo S.H.I.E.L.D.,[2]
sono in volo verso un meritato riposo, a bordo di un altro veicolo similare, i Fenris ed il loro alleato Crossbones
sono trasportati verso il loro luogo di detenzione, concordato fra lo
S.H.I.EL.D. ed i governi statunitense e canadese, in attesa di definire le
questioni di giurisdizione. I cosiddetti supercriminali sembrano del tutto
impotenti: i gemelli Strucker, separati l’uno
dall’altra, non possono attivare i loro poteri mutanti, mentre Crossbones è imprigionato da speciali manette impossibili
da spezzare. Non possono assolutamente fuggire… O almeno è quello che pensano e
sperano i loro carcerieri, ma il destino delle speranze è spesso quello di
essere deluse.
Il rapporto che gli Agenti dello S.H.I.E.L.D.
stenderanno in seguito non sarà molto preciso in merito a ciò che è veramente
accaduto. Il veicolo scompare improvvisamente sui cieli del Wyoming e nessuno
ne ha più notizie sino al giorno dopo, quando i cadaveri dei due piloti e dei
sei agenti di scorta sono “recapitati” alla sede americana dello S.H.I.E.L.D. a
Washington D.C. il volto scarnificato ad assumere l'aspetto di un macabro
teschio rosso. Il commento del Direttore della Sezione U.S.A. George Washington
Bridge è un’imprecazione decisamente forte.
Ovviamente,
dei Fenris e di Crossbones
nessuna traccia.
Da
qualche parte negli Stati Uniti. Tempo: meno 36 ore. Il luogo è
un’installazione segreta dell’A.I.M.,[3]
ma non il ramo principale dell’organizzazione composta da Geni scientifici
votati al male e diretta dallo Scienziato Supremo. No, questo è un ramo
deviato, comandato da Modok, che un tempo era un
normale essere umano, ma che adesso è qualcosa di più… e di meno. La differenza
tra i due gruppi è rimarcata dal fatto che questa cellula veste l’uniforme
tipica dell’A.I.M., ma di colore celeste e non giallo. Non che la cosa importi
all’uomo chiamato Maggiore Libertà, di recente catturato dagli sgherri di Modok ed a cui questi si presenta in maniera
inequivocabile:[4]
-Puoi chiamarmi Modok ed insieme sconfiggeremo l’A.I.M..-
-Uhm, sembri molto sicuro di te, testa grossa…- replica il Maggiore Libertà -… ma perché dovrei crederti? Da quel che vedo i tuoi uomini sono membri dell’A.I.M.-
-Noi non siamo i tuoi nemici.- replica Modok –Quello chiamato Scienziato Supremo è il nostro comune nemico. Aiutami sconfiggerlo ed io ti renderò potente oltre ogni tuo sogno. Insieme col mio genio, i miei poteri e la tua forza possiamo sconfiggere e distruggere la sua organizzazione.-
L’uomo che un tempo era il Sergente dell’Esercito Sean Clinton McIntyre tace, riflettendo, poi si rivolge a Modok
-Mi dispiace amico, ma temo che non funzionerebbe. Conosco i tipi come te: una volta che non ti fossi più utile, mi elimineresti senza pensarci due volte.-
-Non ho detto che hai alternative: se non ti unisci a me, morirai qui e adesso.-
-Vuoi dire che ci proverai piccoletto, ma che tu ci riesca non è affatto detto sai? Non sono esattamente un novellino.,-
-E pensi di riuscire a battere venti miliziani addestrati ed i miei poteri?-
Il maggiore Libertà sogghigna.
-Perché no?- risponde -Fatevi sotto gente, avevo giusto bisogno di un po’ di allenamento.-
Boston, Massachussetts. Tempo: meno 24 ore. È la prima volta, da lungo tempo, che tutti i componenti della famiglia Mace si ritrovano insieme nella vecchia casa del quartiere di Beacon Hill e l’occasione è resa ancor più speciale dalla presenza di ospiti un po’ insoliti. Diamo un’occhiata ai presenti: in piedi accanto al camino, proprio sotto al ritratto di suo padre, c’è il capo famiglia J. William Mace; seduta su una poltrona poco distante sta sua moglie Dorothy; seduti su un divano troviamo, invece, i loro tre figli, Elizabeth, Jeffrey e Roberta. Altrettanto singolari sono gli ospiti di questa riunione: il più anziano di loro è un uomo dell’apparente età di oltre 80 anni, di piccola statura, è inglese ed il suo nome è Roger Aubrey ed ai tempi della Seconda Guerra Mondiale è stato uno di quelli che venivano chiamati Uomini del Mistero, col nome di battaglia di Distruttore; il secondo uomo non dimostra più di 50 anni ed ha i capelli neri spruzzati di bianco, il suo nome è John Watkins II ed è un avvocato britannico, anche se sua madre era francese; suo padre, d’altra parte, era un eroe mascherato chiamato Citizen V. A catalizzare l’attenzione di tutti, però, è il terzo uomo Il suo nome, o meglio, il nome che usa di questi tempi è James “Jim” Hammond ed a vederlo sembra un normalissimo uomo sui 30 anni, dai capelli biondi, gli occhi azzurri e lo sguardo solido ed onesto del Robert Redford dei tempi d’oro. In realtà è un androide, è in giro dagli inizi della Seconda Guerra Mondiale ed a quei tempi il nome con cui era spesso chiamato era quello di Torcia Umana, uno dei leggendari eroi di un’era forse altrettanto leggendaria.
-Io devo ringraziarvi per l’aiuto che avete dato alle mie figlie. Sta dicendo Will Mace.
-Per carità.- si schermisce Jim Hammond –In realtà noi siamo intervenuti a cose fatte, ci è rimasto solo da prelevare la Tigre Volante e riportare qui le sue figlie, il resto lo ha praticamente fatto tutto da sola il Capitano Mace.-
-La prego, Mr. Hammomd…- si schermisce Lizzie Mace –Non sia così formale, mi chiami pure Elizabeth o Liz, se preferisce.-
-Ma non Lizzie, lo tollera solo dai membri della famiglia.- interviene Roberta.
-Uhm, capisco.- replica l’androide –Allora tu chiamami Jim. E comunque, sei stata in gamba a sconfiggere da sola la Tigre Volante e la Baronessa.-
-Sono stata solo fortunata e... ho avuto degli ottimi maestri. È un peccato, però, che la Baronessa sia riuscita a scappare.-
-Giusto, ma almeno ora abbiamo la prova che è davvero Heike Zemo e prima o poi riusciremo a catturare anche lei.-
-Che ne farete di lui? Della Tigre Volante, intendo?- chiede Will.
-Faremo in modo che sia consegnato alle Autorità.- risponde Jim –Ovviamente in modo da preservare l’anonimato del Battaglione V.-
-Ovviamente. Beh, vi ringrazio ancora per l’aiuto che ci avete dato.-
-La vostra famiglia è parte integrante del Battaglione, siete dei nostri, praticamente dall’inizio.- precisa Sir Roger –Ed il Battaglione non abbandona mai i suoi membri.-
-Si, lo so.- interviene Jeff -Ho avuto modo di constatarlo di persona.- Se il giovane si sente a disagio a parlare degli affari di Capitan America in abiti civili, cerca di non darlo troppo a vedere. –Potete dire a Citizen V che, se ha bisogno d’aiuto per chiarire il suo nome, io sono sempre pronto.-
-Lo sappiamo, figliolo.- risponde John Watkins –Ed io sono il primo a ringraziarti per essere stato al suo fianco nel momento del bisogno.-
Jeff vorrebbe chiedergli se lui e Dallas hanno avuto un chiarimento, ma preferisce non indagare, sono affari di famiglia dopotutto e non della sua.
Dopo che gli ospiti se ne sono andati Will si rivolge ai suoi familiari:
-Beh, ora che tutto è a posto, credo che possiamo pensare al futuro con maggiore ottimismo.-
-Ascolta, papà.- lo interrompe Lizzie –C’è una cosa che volevo chiederti sin da quando io e Robyn siamo tornate, ma non ne ho avuto l’occasione. Quell’uomo, la Tigre Volante, ma ha detto una cosa quando ero sua prigioniera. Mi ha fatto capire che conosce te e la mamma e mi ha detto anche una frase sibillina: “La jungla respira.”-
I volti di Will e Dorothy Mace impallidiscono improvvisamente, come se avessero visto un fantasma.
Richmond, Virginia. Tempo: meno 18 ore. Il suo nome è Sharon Carter, la sua famiglia è una delle più antiche della Virginia: uno dei suoi antenati si è battuto nella Guerra d’indipendenza, un altro è stato ufficiale delle truppe confederate al fianco del Generale Robert E, Lee. Una stirpe di uomini e donne che non si sono mai tirati indietro di fronte all’avventura ed al pericolo. E così era lei… prima. Già una volta le era accaduto di ritrovarsi sola in un ambiente ostile e di cadere in mano al nemico per essere sottoposta a tremendi abusi da crudeli aguzzini. Accadde alcuni anni fa, mentre era impegnata in una missione così segreta, che tutti, compresi i suoi capi, la credevano morta in un’altra. Oggi la sensazione è diversa perché l’ambiente ostile è nella sua stessa mente. Se la prima volta la dura esperienza della violazione del suo corpo in modi che preferisce non ricordare aveva generato, per così dire, una nuova Sharon Carter, più dura, cinica e determinata, priva dell’ingenuità e dell’ottimismo della vecchia, stavolta lei non aveva resistito, dopo che era stata stuprata ripetutamente e non da creature comuni, ma da esseri non umani nel senso letterale del termine. Stavolta si era sentita come se di lei fosse rimasto solo un guscio dalla forma di donna e con niente dentro Era un percorso che avrebbe potuto portarla all’autodistruzione e perfino lei ne era consapevole, ma non aveva più la forza per impedirlo… o così credeva.
Oggi, in piedi al capezzale di una bambina che giace tra la vita e la morte, Sharon sa di aver trovato qualcosa per cui vale la pena di tornare tra i vivi e sa anche che potrebbe esserle strappato da un fato crudele. Stringe la piccola mano della bimba tra la sua e mormora una preghiera sperando di essere ascoltata.
Uno chalet nelle Alpi Svizzere. Tempo: meno 12 ore. Avete presente quei luoghi segreti in cui si nascondono sempre i supercriminali in attesa di colpire? Beh, immagino che non sarete per niente sorpresi se ora facciamo visita ad uno di essi. Naturalmente non vi diremo esattamente dov’è, anche perché siamo un po’ scarsi in Geografia, ma in fondo non è questo che c’interessa, no: il nostro interesse riguarda un uomo seduto di fronte ad un computer, un uomo che abbiamo già incontrato in precedenza[5] e la cui identità ci era ignota allora come adesso. Sta giusto finendo di scrivere qualcosa. Appena finito. si appoggia alla spalliera della sua poltroncina e si concede di rilassarsi. La fase A ha avuto i risultati sperati, ora è il momento di dare il via alla fase B. è come giocare a scacchi, pensa, ogni tanto qualche pedina e magari qualche pezzo importante va sacrificato per poter giungere alla vittoria. È un modo di pensare sottile, degno di chi conduce il gioco, un maestro dell’inganno e del sabotaggio. Un uomo che spesso gli fa paura, lo ammette, ma non ha importanza, solo se conosci la paura puoi dominarla e, dopotutto, dominare è il suo destino, la sua eredità.
Falls Church, Virginia. Tempo: meno 11 ore. Lizzie Mace, il Capitano Elizabeth Mary Mace USMC,[6] per l’esattezza, disfa la valigia nel suo appartamento e mentre lo fa il suo pensiero corre a suo padre e sua madre Non hanno voluto parlarne, ma è chiaro che quel che ha detto loro ha risvegliato ricordi dolorosi. Curioso come le sia facile accettare che nel passato dei suoi ci siano dei misteri, in fondo, la sua famiglia ha avuto a che fare con i misteri da oltre 60 anni. Dopotutto suo nonno, Jeffrey Mace Sr., è stato uno di quelli che nei lontani anni 40 venivano chiamati “Uomini del Mistero” o anche “Meraviglie”. Ispirato dall’esempio di Capitan America si mise un costume rosso bianco e blu e si fece chiamare il Patriota. Le curiose coincidenze della vita lo portarono nel 1946 ad essere il terzo uomo ad assumere il manto di Capitan America, carriera che continuò con onore sino al 1949, anno in cui decise di ritirarsi e sposarsi con la sorella del suo predecessore. Dei suoi due figli uno era predestinato ad essere il Capitan America della nuova generazione, ma morì in Vietnam in circostanze oscure[7] e l’altro preferì seguire altre strade. Quest’uomo era ed è il padre di Lizzie e di suo fratello Jeff, l’attuale Capitan America, l’ultimo in una tradizione familiare lunga decenni. Lizzie avrebbe voluto essere Capitan America al posto del fratello, ma suo padre si oppose, il sostituto dell’apparentemente defunto Steve Rogers non poteva essere una donna, non si poteva infrangere la tradizione.. Lizzie è convinta che potrebbe essere un Capitan America migliore del fratello ed eventi recenti l’hanno rafforzata nel suo convincimento. Si è scontrata con un uomo, un supercriminale, la Tigre Volante, che aveva rapito per scopi ancora oscuri sua sorella minore Roberta. L’ha affrontato e l’ha sconfitto senza aiuto. Da allora ha cominciato a pensare ed ha raggiunto una decisione
Ora,
in camera sua, mentre si prepara a tornare in servizio come avvocato in forza
all’U.S. Navy J.A.G.,[8]
il suo sguardo si sofferma su una cosa che giace sul fondo della valigia,
qualcosa che si è preparata dopo il suo ritorno a casa: un costume dal disegno
molto simile a quello di Capitan America.
Ora
deve avere solo il coraggio di passare alla fase successiva.
Washington
D.C. Quartiere di Foggy Bottom, Sede del Dipartimento
di Stato. Tempo: meno 8 ore. Il Dottor J. William Mace
percorre il lungo corridoio verso l’uscita. Ha dedicato a quel luogo diversi
anni della sua vita, ma tutte le cose debbono finire, prima o poi. Doveva al
predecessore dell’attuale Segretario di Stato la conclusione del suo incarico
di membro della delegazione di pace nella guerra tra Halwan
e Murtakesh. Ora quella crisi è praticamente risolta,[9]
rimangono solo dettagli che altri possono sistemare al posto suo, quanto a lui,
riprende la sua libertà.
Non
è ben sicuro di cosa farà della sua vita adesso, ma c’era un tempo in cui non
si tirava indietro davanti alle sfide e non è ancora troppo vecchio per
ricominciare, in fondo.
Esce
all’aperto e sorride, reprimendo la tentazione di respirare a pieni una boccata
di quella che, purtroppo, è l’aria inquinata della Capitale; sale sul taxi che
lo sta aspettando e si adagia sul sedile mentre l’auto pubblica percorre la
strada per l’Aeroporto.
New
York City, Manhattan, Redazione di Now Magazine
Tempo: meno 6 ore. È appena un piano sopra quella del ben
più famoso Daily Bugle. Con
tutti i guai passati ultimamente in missioni assieme ai Vendicatori o più o
meno da solo, Jeff Mace ne è stato lontano per
diversi giorni. Che dire? È bello trovarsi a casa.
-Ben tornato,
ragazzo, com’è andata la vacanza?- gli chiede il Direttore Esecutivo Charlie
Snow.
Una delle seccature di un’identità
segreta è il dover inventare delle scuse per giustificare le proprie assenze ed
ultimamente lui ne ha fatte parecchie, cosa a cui intende rimediare.
-Bene.- si limita a
rispondere. Meno particolari dà, meno sarà costretto a ricordarsene in futuro.
–Mi sento molto meglio adesso.-
-Mi fa piacere..-
commenta Charlie –Ho sentito che hanno ritrovato tua sorella.-
-Già. È una lunga
storia.-
E
meno i giornali ne sanno qualcosa e meglio è, pensa Jeff, il che è ironico,
considerando il lavoro che fa.
-Bene ragazzo.-
continua Charlie –Ora che sei tornato a tempo pieno c’è del lavoro per te: tu e
Mercado avevate un reportage da sistemare.
-Giusto.- replica
Jeff -E dov’è Joy adesso?-
-Beh, se non vado
errato, dovrebbe arrivare al J.F.K.[10]
dalla Slorenia tra meno di un'ora. E direi che avrà
un sacco di cose da raccontarci.
Il che è poco, ma sicuro, pensa
Jeff.
New York City, Manhattan, Central Harlem, Ufficio del Senatore di Stato Samuel T. Wilson. Tempo: meno 5 ore. Sarah Casper è preoccupata per il fratello: è da quando è arrivato che se ne sta silenzioso, immerso in pensieri cupi che si rifiuta di condividere con chiunque. Qualunque cosa sia successa in Nevada, dov’era andato per motivi che coinvolgevano quell’ambiguo Generale Ryker, un uomo che non le era mai piaciuto anche se era un vecchio amico del loro defunto padre, deve averlo davvero sconvolto. Se solo ne parlasse con qualcuno, invece ha disdetto tutti i suoi appuntamenti ad Albany ed è un mezzo miracolo che abbia deciso di uscire di casa.
-Sam, io credo che dovremmo parlare.- gli dice.
-Non è il momento Sarah.- risponde lui.
-E quando lo sarà?- replica Sarah –Qualunque cosa sia, è chiaro che ti divora dentro come un cancro e non mi piace. Sono tua sorella Sam, sai che puoi fidarti di me, credimi: qualunque cosa sia, devi parlarne con qualcuno.-
Sam sospira, poi…
-D’accordo.- dice –Tutto è cominciato con quella che sembrava una banale inchiesta su un supercriminale o presunto tale…-
E così le racconta tutto: del suo tentativo di scoprire il destino di Sauron, del suo incontro col Generale Ryker, di come quest’ultimo stesse tenendo prigioniero illegalmente Sauron, cercando di usarne i poteri per prolungare artificialmente la vita della figlia, affetta da sclerosi laterale amiotrofica ed ormai in fin di vita; di come la stessa figlia di Ryker gli avesse chiesto di staccare la spina dei macchinari che la tenevano in vita, consentendole di porre fine alla sua agonia e morire con dignità.[11]
… e quando sono arrivati i Vendicatori era gia morta. Non ho detto niente e nemmeno Ryker. Forse hanno capito, forse no, non lo so. Nessuno ne ha fatto cenno con me. E da allora mi chiedo se…-
-Io credo che tu abbia fatto la cosa giusta.- gli dice la sorella -... è suo padre da biasimare: torturava un prigioniero inerme ed in fondo torturava la sua stessa figlia. Forse credeva che i suoi motivi fossero giusti, ma sai cosa avrebbe detto nostro padre? Che non puoi giustificare l’infliggere dolore ad un essere umano per risparmiarne ad un altro. Conosco i tipi come Ryker, convinti di essere superiori agli altri, di poter fare tutto quello che vogliono impunemente.-
-Ed, io, allora? Ho ucciso sua figlia, ho violato il codice dei Vendicatori.-
-No, tu hai solo disattivato un macchinario che teneva artificialmente in vita e prolungava le sofferenze di una donna destinata, comunque, a morire. Non hai fatto nulla di diverso da quanto fanno centinaia di dottori ogni giorno con pazienti terminali: hai posto fine ad un inutile accanimento terapeutico. Nessuno può davvero condannarti per questo e non devi farlo tu.-
-Forse hai ragione, ma, credimi, la cosa mi tormenterà per molto tempo e non so che fare. Posso andare avanti come se niente fosse?-
-Se lo chiedi a me, io ti rispondo di si, ma…-
Il discorso è interrotto da un discreto bussare. Sarah apre la porta dell’ufficio privato e si trova di fronte il Senatore degli Stati Uniti Kamal Rakim e sua moglie Leila Taylor.
-Sto per tornare a Washington.- dice Rakim rivolto a Sam –Prima, però, volevo sapere se stavi meditando sulle mie proposte sul tuo futuro politico.-
-Ci sto riflettendo.- risponde Sam. Il suo sguardo incrocia quello di Leila Taylor. Un tempo loro due erano innamorati, una coppia. Ora lei è sposata col Senatore, anche se non gliene aveva parlato quando era divenuta Manager della sua campagna elettorale, chissà perché? –Ma non mi sento ancora pronto per una decisione..-
-Capisco, beh, prenditi il tempo che ti serve e poi fammi sapere.-
La carriera politica è l’ultimo dei pensieri di Sam al momento, ma Rakim ha ragione su una cosa: deve prendere delle decisioni difficili e non può rimandarle a lungo.
Isola del Teschio, da qualche parte nell’Oceano Atlantico. Tempo: meno un’ora. Le note della Marcia Funebre di Chopin risuonano nella palestra dove l’uomo il cui volto è un ghignante teschio di color rosso vermiglio squadra i suoi opponenti. Sono i migliori combattenti tra coloro che sono al suo servizio ed hanno un compito particolare oggi, come dice il loro stesso padrone:
-Signori, mi aspetto che facciate del vostro meglio per battermi: ciò che voglio è che proviate a vincere, a partire da… Ora!-
Solo e disarmato contro ben dieci opponenti armati. Molti scommetterebbero che l’uomo non ha la minima possibilità di vittoria, ma quei molti non valuterebbero il fatto che lui è il Teschio Rosso: addestrato ad essere il migliore dei migliori in tutte le forme di combattimento corpo a corpo e con qualunque tipo di arma; il simbolo stesso del terrore e della ferocia del Terzo Reich; della follia stessa Nazismo. Da alcuni anni la coscienza di quest’uomo pericoloso è stata “trapiantata” in un corpo clonato da quello di Steve Rogers, l’originale Capitan America, un corpo al massimo della forma fisica, il picco della perfezione. I dieci uomini che gli si oppongono non hanno la minima speranza
-Due minuti.- sentenzia il Teschio al termine dello scontro –Sehr Gut, siete andati meglio dell’ultima volta e per almeno 30 secondi mi avete fatto sudare la vittoria. Tuttavia potete migliore e dovete migliorare, lo esigo. E perché siate spronati…- il Teschio afferra una pistola su di un ripiano e quasi senza guardare spara facendo saltare la fibbia della cintura di uno dei suoi avversari -… la prossima volta mirerò più in basso, siete avvertiti..-
Dicendo così, il Teschio Rosso lascia la palestra e si dirige verso le docce. Nel corridoio incontra il Seminatore d’Odio.
-Continui ad amare la teatralità, vedo.- gli dice quest’ultimo.
Il Teschio sogghigna e risponde:
Strane parole dette da uno come te. Le messinscene teatrali sono sempre state il tuo forte.-
-Attento Johann, la tua impertinenza un giorno cesserà di divertirmi.-
-Quel giorno ne riparleremo, Mein Fuhrer, fino ad allora abbiamo bisogno l’uno dell’altro, specie adesso che abbiamo la vittoria a portata di mano come non mai.-
E stavolta anche il maledetto Capitan America non potrà fermarlo.
Da qualche parte sopra New York City. Tempo: meno 45 minuti. Modok sorride e non è un bello spettacolo venendo da uno come lui
-Molto bene.- dice –Ecco il nostro bersaglio. È uno dei covi segreti dell’A.I.M. nell’area di New York. Lo Scienziato Supremo crede che non ne conosca l’ubicazione, ma sottovaluta il genio di Modok.-
-Ti piace così tanto sentire il suono della tua voce?- gli ribatte sarcastico il Maggiore Libertà al suo fianco, imprigionato da pesanti manette metalliche
-Fa silenzio o dovrò pentirmi di averti lasciato in vita dopo che hai quasi sbaragliato da solo un intero reparto dei miei fedeli -
-E ci sarei anche riuscito se tu non mi avessi colpito con uno di quei tuoi raggi mentali.-
-Avrei potuto disintegrarti, ma per adesso tu mi servi vivo e molto presto capirai come.- Modok si rivolge ai suoi uomini –Pronti per l’attacco!-
New York City, Manhattan. Tempo: meno 30 minuti. Il taxi si arresta non lontano dal molo e ne scendono Jeff Mace e Joy Mercado.
-Magnifico.- esclama la ragazza faccio giusto in tempo a tornare a casa dalla Slorenia ed eccomi nel bel mezzo di una piccola guerra.-
-Quell’aeronave ha le insegne dell’A.I.M.- interviene Jeff.
-Ne sei sicuro?-
-Uhm si, conosco le insegne di tutte le organizzazioni terroristiche paramilitari che…
-E come mai? Perché ti…-
-Attenta!-
Jeff riesce a spostare Joy appena in tempo: da uno dei magazzini è uscito un raggio rossastro e c’è stata un’esplosione. Quando Jeff riapre gli occhi, Joy è a terra svenuta, ma viva, a quanto sembra, e non sembra nemmeno ferita. Jeff la chiama, ma la ragazza non si sveglia.
A costo di sembrare banale, pensa il giovane, questo è un lavoro per Capitan America, ma non sono certo di sapercela fare da solo, meglio chiamare rinforzi.
New York City, Manhattan, Central Harlem. Ufficio di Sam Wilson. Tempo: meno 15 minuti. Quando riceve il messaggio Sam quasi pensa di non rispondere, ma poi si ricorda di aver fatto una promessa a suo tempo e se il ragazzo ha bisogno di aiuto, lui non si tirerà indietro. Bastano pochi minuti ed il Senatore Sam Wilson ha lasciato il posto a Falcon, supereroe, Vendicatore, protettore di Harlem, che vola verso il pericolo.
Washington D.C. Tempo: meno 5 minuti. Lo Scienziato Supremo ascolta il rapporto dei suoi uomini da New York e poi ordina:
-Sapete cosa dovete fare, fatelo.-
Modok si pentirà di avermi sfidato, pensa.
New York City, zona del Porto. Tempo: meno 2 minuti. Ok, il tuo nome è Capitan America e questo lo sappiamo, ormai. È prerogativa di quelli che vestono la tua uniforme cacciarsi in guai molto seri, ma tu, comunque non hai intenzione di morire giovane, giusto? Mentre ti avvicini circospetto al magazzino da cui è partito il misterioso raggio ti chiedi ed è una domanda puramente retorica: chi te lo fa fare? La risposta? Onore, dovere e tante altre belle parole a cui, purtroppo per te, sei molto sensibile. A quanto pare sei il bersaglio sia di quelli nel magazzino che di quelli sull’aeronave; è bello sentirsi desiderati, no? Il portone del magazzino si spalanca con un calcio. Strano, avresti pensato che fosse più resistente. Sembra vuoto… a parte quella cosa nel centro della stanza, che brilla in modo strano.
Tempo: meno 30 secondi. Modok si porta le mani alla testa ed urla:
-Procedura di evasione, presto!-
Tempo: meno 10 secondi. La luminosità si espande sino a coprire tutto il magazzino.
Tempo: meno 5 secondi. Joy Mercado riapre gli occhi appena in tempo per farsi abbagliare dalla luce più accecante che abbia mai visto
Tempo: meno 1 secondo. L’aria si carica di ozono, l’odore permea tutta l’aria. Nulla si muove, il tempo stesso sembra fermarsi.
Tempo: zero secondi. È come il rombo di un tuono gigantesco, dirà qualcuno in seguito, un rumore assordante che supera quasi immediatamente la scala uditiva umana. I vetri si rompono, i metalli si piegano o si liquefanno.
Tempo: 10 secondi dopo. La luce si è dissipata e là dove c’era il magazzino non rimane più niente, solo un’area di terreno bollente con al centro uno scudo circolare bianco, rosso e blu.
FINE PRELUDIO
NOTE DELL’AUTORE
Finisce così un episodio forse un po’ anomalo di questa serie. Episodio che ci è servito per fare il punto sulla situazione dei nostri personaggi ed introdurre una nuova storyline, in cui il protagonista in negativo sarà la sinistra organizzazione chiamata A.I.M. A questo proposito, ecco le note:
1) L’A.I.M. era in origine una branca dell’Hydra, ma, dopo la sconfitta di quest’ultima organizzazione e del suo capo, il Barone Strucker, per mano di Nick Fury (Strange Tales, #157, o, se preferite, Devil, Corno #59), si ricostituì come organizzazione autonoma. Per la maggior parte della sua storia è stata comandata dal sinistro mutato chiamato Modok. Recentemente il Misterioso Scienziato Supremo l’ha ricostituita e ne ha rinnovato i legami con l’Hydra. Modok, però è deciso a riprendere il controllo di tutta l’A.I.M., nel frattempo, comanda un gruppo di scissionisti riconoscibili perché vestono un’uniforme celeste invece della tradizionale uniforme gialla;
2) Il Battaglione V. Di quest’organizzazione fondata da un gruppo di ex super eroi della 2° Guerra Mondiale, abbiamo già sentito parlare in precedenza e ne risentiremo parlare prestissimo e precisamente, in un’imminente miniserie la lei dedicata dove, risponderemo, si spera, a molti quesiti che la riguardano.
3) Negli scorsi episodi ci siamo concentrati soprattutto su Capitan America. Nei prossimi rimedieremo concentrandoci di più su Jeff Mace e la sua vita privata… sempre che ci sia rimasto un Jeff Mace su cui concentrarci, s’intende. -_^
Nel prossimo episodio: Falcon affronta Modok, il Maggiore Libertà si ribella, Sharon Carter affronta i suoi fantasmi, Will Mace trova una nuova carriera, una nuova supereroina debutta e tante altre cose. E Capitan America? Oh, si, c’è anche lui, in effetti.
Carlo
[1] Negli ultimi tre sfavillanti episodi e dove, se no? -_^
[2] Special Hazard Intervention Espionage and Logistic Directorate, (è da un pò che non ricordavo il significato dell’acronimo -_^), l’agenzia di spionaggio e mantenimento della Pace dell’O.N.U.
[3] Advanced Idea Mechanics (Avanzate Idee Meccaniche)
[4] Come già visto nel #28
[5] Per la precisione nel #27
[6] United States Marine Corps
[7] Ma voi avrete modo di saperne di più su di lui, se seguirete la miniserie: “Invasori: revival” (Un Carlo biografico -_^)
[8] Judge Advocate General, il Servizio che fornisce giudici, pubblici ministeri ed avvocati per i processi militari. Quello della Marina si occupa anche dei Marines (Carlo l’acronimista -_^).
[9] Come descritto in Marvel Knights 2005
[10] John Fitzgerald Kennedy Airport
[11] Come mostrato in Vendicatori #52