N° 32
(PARTE SECONDA)
1,
Un laboratorio dell’A.I.M. in un
luogo segreto, naturalmente. Le voci risuonano al tuo orecchio dapprima
ovattate, poi sempre più nitide.
.Parametri vitali?-
-Valori
elettrocardiogramma nella norma.-
-Valori
elettroencefalogramma nella norma.-
-Frequenza
respiratoria nella norma.-
-Pressione sanguigna
nella norma.-
-Si sta risvegliando,
signore.-
-Molto bene.
-Benvenuto tra noi Capitan America.-
Apri
gli occhi per scoprire di trovarti in una specie di tubo traslucido. Provi una sensazione
di nausea che sale dalla bocca dello stomaco per lasciarti un sapore amaro in
bocca, ma riesci a reprimere conati di vomito. Come ti ha chiamato quel tizio?
Capitan America? Certo: tu sei Capitan America. Ora la mente ti si sta
schiarendo e cominci a ricordare: eri penetrato in quel magazzino sul porto e
c’era stata una luce accecante, istintivamente avevi alzato lo scudo per
proteggerti e poi… poi eccoti qui. Ma dov’è qui? E che fine ha fatto lo scudo?
Forse solo quel tipo col costume giallo e l’elmetto in testa può rispondere. È
chiaramente un agente dell’A.I.M. ma non uno qualunque.
Come se avesse sentito quest’ultima
osservazione, l’uomo parla di nuovo:
-Io sono lo
Scienziato Supremo dell’A.I.M. e tu… sei nostro prigioniero… o cavia, se preferisci.-
Magnifico: questa volta hai di
fronte non un capo sezione qualunque, ma proprio il capo di tutta
l’organizzazione. Se fossi libero sarebbe un’ottima opportunità per dare un
serio colpo all’A.I.M. forse definitivo.
Se fossi libero, ma non lo sei. Le tue mani premono contro le pareti del
tubo che ti tiene prigioniero. Sembra vetro, ma non lo è, forse plastica?
Quando lo tocchi ti dà una strana sensazione.
-È un’altra delle
geniali invenzioni della nostra organizzazione. Spiega lo Scienziato Supremo –Un
materiale di molecole parzialmente instabili. Scusa se uso dei termini non
completamente corretti scientificamente, ma temo che non capiresti altrimenti.-
-Non mi offendo.-
replichi con un tono che speri essere sarcastico –Non ero gran che a scienze, dopotutto.-
Lo Scienziato Supremo emette quella
che sembra una via di mezzo tra una risatina di circostanza ed un’esclamazione
di disprezzo, se mai è possibile riuscirci.
-Niente affatto
sorprendente.- commenta –Stavo dicendo che questo polimero è una specie di
campo di forza solido e si adatta alle caratteristiche di chi vi è contenuto in
modo da non poter essere infranto da nessun tipo di forza applicato contro di
esso. Di fatto il solo modo di uscirne è che sia disattivato dall’esterno.-
-Complimenti per
l’esposizione, mai pensato di fare l’insegnante?-
Questa volta il rumore è decisamente
più simile ad una risata:
-Il sapere è una cosa
troppo importante per sprecarlo tentando di comunicarlo ad esseri volgari non
in grado di apprezzarlo.-
-Si, decisamente mi
ricordi uno dei miei professori al College. Sei certo di non essere lui sotto
quel cestino da rifiuti che voi dell’A.I.M. chiamate elmetto?-
-Non vale nemmeno la
pena di risponderti. Sei come tutti i tuoi simili: cerchi di darti coraggio con
le battute per nascondere il fatto che sei intrappolato senza speranza.-
-Ho sentito questa
battuta un sacco di volte e conosco almeno una ventina di persone che sono
sopravvissute a situazioni senza speranza. Dammi tempo e riuscirò ad uscire da
questa tua trappola imbattibile senza che tu ed i tuoi geni possiate farci
niente.-
Bella vanteria, ma la realtà è che
non hai la più pallida idea di come riuscirci. Tuo nonno e gli altri tuoi
istruttori dicevano che non esiste prigione da cui sia impossibile scappare se
si ha abbastanza costanza, impegno e pazienza per trovare una via d’uscita e se
è necessario, bisogna giocare d’astuzia. Forse non sei il miglior Capitan
America che si sia mai visto, ma non darai a quel tipo la soddisfazione di
mollare facilmente, questo è certo. C’è un’altra cosa che t’inquieta, però:
quel tizio ti ha definito cavia, ma… per cosa? Nulla di buono sicuramente, un
altro incentivo a tentare la fuga.
Eliveicolo dello S.H.I.E.L.D.[1]
Le due donne non sembrano poi tanto diverse fisicamente: entrambe bionde, occhi
azzurri, gambe lunghe e snelle, fisico superbo ed allenato, messo in risalto
dalla tuta aderente. Le somiglianze finiscono qui, però ed all’occhio attento
di un acuto osservatore le differenze non sfuggirebbero. La donna con indosso
l’uniforme dello S.H.I.E.L.D. è un po’ più anziana, i capelli sono più lunghi sino a ricaderle
sulle spalle, gli occhi hanno uno sguardo duro, quasi di ghiaccio ed il loro
colore ricorda appunto quello del mare riflesso sugli iceberg. L’altra ragazza,
quella con indosso il costume che è quasi una copia esatta di quello di Capitan
America ha i capelli più corti, è probabilmente più giovane ed i suoi occhi
sono di un blu intenso e vivace. Se entrambe sono consce degli sguardi degli
uomini presenti nella stanza, non danno loro quasi nessun peso.
-E
con questo…- dice G.W. Bridge, Direttore della Sezione Americana dello
S.H.I.E.L.D. -… direi che il caso Clairton è chiuso. Avete fatto un ottimo
lavoro signori… e signore, naturalmente: un'altra minaccia alla sicurezza di
questo pianeta sventata con efficienza e precisione.-[2]
Sharon Carter, Supervisore della sede S.H.I.E.L.D. della Virginia si permette un sogghigno: chissà se Bridge è informato che nel bel mezzo dello scontro con gli alieni lei ha avuto un crollo nervoso ed ha rischiato di soccombere in maniera fatale ai suoi demoni interiori? Se è così non sembra darlo a vedere.
-È
stato un lavoro di ordinaria amministrazione.- commenta con velo di sarcasmo
nella voce.
-A
sentirvi parlare…- interviene la ragazza in costume -… sembrerebbe proprio che
siate abituati a sventare invasioni aliene od interdimensionali a giorni
alterni.-
Quattro o cinque paia di occhi le
si puntano addosso e qualcuno scuote la testa.
-In
effetti è così, miss… American Dream, giusto?- risponde Bridge –Ma non sono
autorizzato a discuterne con un civile, purtroppo. Si tratta di sicurezza
internazionale.-
Sharon le si avvicina e le
sussurra:
-Bridge
abbaia molto, ma perlopiù non morde… anche se ha zanne molto affilate.-
Voleva essere una battuta? Dalla
regina di ghiaccio? Non sembra
La riunione si scioglie ed i
presenti si allontanano per tornare alle loro solite faccende. Rimangono solo:
Bridge, Sharon ed American Dream.
-Uh…
scusate…- dice quest’ultima -… ma io avrei bisogno di un passaggio.-
-Potrei
portarti io…- le risponde Sharon.
-Un
attimo signore.- interviene Bridge –Ho chiesto ad American Dream di rimanere
perché ho parlato con Nick Fury e lui mi ha chiesto di fare una cosa.-
Bridge preme un pulsante ed una
parete scorre rivelando un oggetto che i
presenti conoscono bene: lo scudo di Capitan America. Bridge lo prende in mano
e lo porge alla ragazza in costume.
-Fury
mi ha ordinato di darlo a te.- le dice. -Ha detto che se Capitan America è vivo
tu saprai come consegnarglielo… e se è morto… beh, in questo caso sei tu che
devi averlo comunque. Non sono sicuro di aver capito, però. Cosa sei: la
prossima in linea di successione?-
-Qualcosa
del genere.- risponde la ragazza afferrando lo scudo. Lo soppesa tra le mani,
provandone il peso perfettamente bilanciato. Fa oscillare il braccio una, due
volte, poi lo lancia. Lo scudo descrive un arco sopra la testa di Bridge,
colpisce una parete, rimbalza, colpisce il soffitto, ricade contro un angolo
della parete opposta, descrive un altro arco sopra la testa di Bridge e torna
nella mano protesa di American Dream, che lo afferra senza sforzo -Qualcosa del
genere…- sorride -… ma non sono autorizzata a discuterne con lei.-
-Ok,
ho capito.- sbuffa il vecchio soldato –Tu e Fury potete tenervi i vostri segreti.
Potete andare, signore. Quanto a me, conto di essere nel mio ufficio di
Washington tra meno di due ore.-
American Dream, riflette: e così
Nick Fury sa chi è lei e sa che è sorella dell’attuale Cap. La cosa non
dovrebbe sorprenderla, dopotutto e non è il caso di pensarci troppo. Ora deve
trovare suo fratello dovunque sia, perché è vivo, deve esserlo.
Capitan America non è affatto
sicuro di cosa gli sia successo. Sa di aver perso conoscenza e di essersi
risvegliato su una specie di lettino, legato mai e piedi con cinghie di metallo
e nudo come un verme. Non è sicuro di cosa gli abbiano fatto, ma ricorda che
era doloroso, molto doloroso. Ad un certo punto è di nuovo svenuto e quando ha
ripreso conoscenza era di nuovo nel tubo ed in costume.
Cosa gli hanno fatto? Non era
semplice tortura, ne è sicuro: erano esami, ma a che scopo? Nulla di buono,
questo è certo. Un’altra cosa gli viene in mente: se gli hanno tolto il costume
hanno visto la sua faccia. In altre circostanze non sarebbe un gran male: la
sua è una faccia qualunque, dopotutto, ma a questa gente basta poco per trovare
un database da qualche parte in cui è archiviata la sua foto, per esempio
2.
Per Sam Wilson, Falcon sono stati
due giorni impegnativi. Ha dedicato tutto il suo tempo libero alla ricerca di
Capitan America. La sua parte più razionale gli dice che non può
colpevolizzarsi per essere stato troppo preso dai suoi problemi personali per
essere al fianco del ragazzo nel momento decisivo; Jeff Mace era… è una persona
adulta e non era quella la prima volta che agiva da solo. Eppure lui ha una
responsabilità verso Steve Rogers di vigilare sul suo successore e... Oh, al
diavolo, tutta l’introspezione del mondo non servirà a riportare indietro il
ragazzo, questo è certo. Lo S.H.I.E.L.D. ha scandagliato praticamente tutti i
rifugi conosciuti dell’A.I.M. senza risultati. Del resto, era prevedibile:
quale organizzazione criminale seria si nasconderebbe o lascerebbe indizi in
luoghi di cui i suoi nemici conoscono l’esistenza?
Come se non bastasse tutto il
resto, sta anche trascurando i suoi doveri di Senatore di Stato e questo non va
bene. Ci sono dei progetti di legge che doveva controllare.
-Sam?-
la voce di sua sorella lo riporta alla realtà –Ha chiamato il Senatore Rakim,.
Gli ho detto che non c’eri.-
-Hai
fatto benissimo Sarah, non ho proprio voglia di farmi coinvolgere nei suoi
giochetti politici ora.-
-Notizie
di Cap?-
-Nessuna
per ora, ma prima o poi troveremo un indizio.-
Bravo, mostrati ottimista e forse
ci crederai anche tu. Intanto gli è venuto in mente che non ha più ricevuto
notizie da quella American Dream da quando ha ricevuto quella telefonata
sull’Eliveicolo, perché non si è ancora fatta viva?
Ti chiami Jeffrey William Steven
Mace e, diciamolo pure, non hai avuto un’infanzia normale come quella degli
altri ragazzi. Sei nato in una famiglia molto speciale: tuo nonno era uno dei
leggendari eroi in costume degli anni 40, combatteva il crimine e le
infiltrazioni naziste in patria con il nome in codice di Patriota. In seguito,
era il 1946, fu l’unico testimone della morte dell’eroe chiamato Capitan
America e scoprì che quello era solo il secondo uomo ad aver assunto
quell’identità, dopo Steve Rogers scomparso in azione. Divenne il terzo Capitan
America e porto avanti con coraggio ed onore un’orgogliosa tradizione. Fin da
bambino tu sei stato allenato per un unico scopo: quando ci sarebbe stato
bisogno di un Capitan America tu avresti seguito l’esempio di tuo nonno e ne avresti
assunto il manto e la responsabilità. Quel momento, alla fine arrivò e spesso
tu ti sei chiesto se fossi all’altezza di coloro che ti hanno preceduto, se sei
degno di essere Capitan America. Oggi queste considerazioni debbono essere
lasciate da parte: la cosa che più importa è che sei prigioniero e devi
liberarti. Steve Rogers ci sarebbe riuscito sicuramente; anche tuo zio e tuo
nonno ce l’avrebbero fatta e perfino quel tizio degli anni 50. Ora è il momento
di vedere se hai davvero diritto al costume.
Hai provato durante tutta la
giornata a vedere se riuscivi a liberarti, ma senza successo. Lo Scienziato
Supremo ha ragione: non hai speranze di riuscirci dall’interno, quindi devi
farti liberare dall’esterno, semplice. Ma come fare? Hai un piano, non è molto
ortodosso, magari, ma è un piano che può funzionare.
Chiami uno dei tizi dell’A.I.M.
che stazionano in permanenza davanti al tuo tubo di contenimento:
-Ehi
tu, mi senti sotto quella specie di cestino?-
-Che
cosa vuoi?- chiede l’altro in tono diffidente.
-Beh,
si dà il caso che io abbia, ehm, necessità di andare al bagno e quest’affare
non è munito di WC a quanto sembra.-
-Cosa?-
esclama l’atro, sorpreso –Ma… ma questo non è contemplato da... da…-
Cap sogghigna:
-Ti
assicuro che non se non mi accontentate le conseguenze non saranno molto
piacevoli. Non credo che il tuo capo approverebbe un Capitan America… sporco,
diciamo così.-
-Uhm…
credo che tu abbia ragione. Aspetta un attimo.-
Una breve consultazione via
etere, poi l’agente dell’A.I.M. spinge un pulsante. Nel tubo viene introdotto
un collare di metallo.
-Indossalo.-
intima l’agente.
-Uhm,
cos’è?- chiedi.
-Un
collare inibitore neurale studiato per bloccare il tuo sistema nervoso,
impedendoti ogni movimento o, se così vorremo, inviarti impulsi altamente
dolorosi.
-Capisco…
ok.
Indossi il collare e subito senti un debole ronzio alla base
della nuca: è stato attivato. Attendi finché il tubo non si dissolve, poi i due
sgherri dell’A.I.M. ti si avvicinano ed uno di loro preme un pulsante su un
apparecchietto che tiene in mano e dice:
-Allunga
le mani.-
Tu obbedisci immediatamente e
subito l’uomo ti fissa ai polsi delle specie di manette.
-Ora
puoi muoverti liberamente. Per quanto tu possa essere pieno di risorse, nemmeno
tu puoi spezzare legami di adamantio.
Non vogliono correre rischi,
pare, bene, bene.
-Vieni
con noi.-
Ti accompagnano sino alla
toilette, poi tu ti arresti di fronte alla porta e ti rivolgi loro:
-Non
penserete che la faccia con queste manette ai polsi, vero?- i due si guardano,
se potessi osservare i loro volti sei convinto che li vedresti molto perplessi
e ti va bene così –Di che avete paura? Quest’aggeggio neurale mi controlla,
giusto?-
Dopo un breve istante, i due
annuiscono e ti liberano.
-Ricorda…-
ti ammoniscono -… un gesto ostile… o anche solo un tentativo di toglierti e
distruggere il collare saranno registrati immediatamente dal suo sistema e ti
bloccheranno il sistema nervoso.-
-Ok,
ok, faro il bravo bambino, lo prometto… ora se non vi spiace… in questi casi
sono rigoroso sulla privacy.-
Chiudi loro in faccia la porta
della toilette e ti concedi un lungo respiro. Sei arrivato fin qui ed ora non
ti resta che passare all’azione. Ti avvicini allo specchio e con delicatezza
sollevi uno degli orli della A sul cappuccio ed estrai qualcosa di molto
piccolo, che a contatto con tua mano si espande.
Grazie Dottor Pym, pensi
sorridendo, ora vediamo se questa specie di grimaldello funziona e se tutto il tempo
che ho speso ad allenarmi a scassinare ogni tipo di serratura è valso a
qualcosa.
Senza perdere tempo dirigi il
“grimaldello” verso la chiusura del collare. Come ti avevano avvertito, il
collare reagisce all’attacco inviando al tuo sistema nervoso l’ordine di
spegnersi, ma, come avevi sperato, senza effetto. È stata una mossa molto
azzardata, lo ammetti, ma ha funzionato. Come ogni Vendicatore hai installato
alla base del collo un microchip, pressoché invisibile ad ogni sensore, che
impedisce qualsiasi tipo di controllo mentale. Quello del collare non è
esattamente un controllo mentale, ma ci si avvicina molto ed il microchip ne
sta combattendo gli effetti, abbastanza da permetterti i movimenti sia pure con
difficoltà. Senti il sudore colarti lungo il volto, stringi i denti ignorando
il dolore, comunque meno intenso di quello che avresti dovuto provare, ed alla fine ce l’hai fatta: il collare si
apre.
-Ok,
gente!- urli –Ho finito.-
-Metti
fuori le mani.-
-Se
è solo questo che volete gente…- cominci a dire, poi spalanchi la porta di
scatto e salti aggrappandoti allo stipite e vibrando due calci agli stupiti
agenti dell’A.I.M. -… avrete anche i piedi.-
Fai una capriola e passi sopra le
loro teste, poi cominci a correre. Non sei ancora libero, sei pur sempre in
un’installazione segreta, circondato da decine di agenti dell’A.I.M. e non sai
come uscirne. Oh, beh, che sarebbe la vita senza un pizzico di divertimento?
L’oftalmologo fa un passo
indietro e mormora un:
-Mmm,
non c’è male.-
-Ha
delle buone notizie per me, dottore?- gli chiede Joy Mercado.
Joy percepisce l’esitazione
dell’oftalmologo. Nei due giorni in cui è rimasta priva della vista, dopo che i
suoi occhi sono stati esposti ad un misterioso lampo di luce al porto,[3]
ha cercato di usare i rimanenti sensi al meglio delle loro possibilità, ma con
scarso successo. Non sa dire se quell’esitazione è reale o solo immaginata. La
paura l’attanaglia e teme la risposta del medico.
-Non
sembrano esserci danni permanenti al nervo ottico o ad altre parti dell’occhio.-
risponde quest’ultimo.
Joy ha l’impressione di non aver
respirato nell’attesa, il rumore del suo sospiro le sembra come quello di un
martello pneumatico.
-Naturalmente
ci vorrà un po’ di tempo perché riacquisti del tutto la vista…- continua il dottore
-… ed anche allora non è detto che riacquisterà la piena funzionalità, ma
potremo saperlo con certezza solo al momento.-
Ecco, doveva aspettarselo: alle
buone notizie seguono sempre le cattive. Beh, meglio di niente, si dice, e poi…
chi dice che finirà nel modo peggiore? Un po’ d’ottimismo che diamine.
La ragazza cerca di pensare ad
altro: è qui da due giorni e non ha ricevuto visite o notizie da Jeff Mace. Che
fine ha fatto?Nessuno ha saputo nulla di lui da quella dannata serata. Joy non
lo ammetterebbe mai apertamente, ma quel ragazzo le piace e spera che non gli
sia accaduto nulla di male.
3.
Il suddetto ragazzo in questo momento
sta anche lui sperando che non gli accada nulla di male, ma la cosa potrebbe
rivelarsi alquanto difficile.
All’inizio gli uomini dell’A.I.M.
si sono fatti prendere di sorpresa: non si aspettavano che il prigioniero
riuscisse a fuggire. Nel breve giro di pochi minuti si susseguono urla e spari,
ma il bersaglio riesce ad eludere gli inseguitori ed inevitabilmente la cosa
arriva all’orecchio dello Scienziato Supremo.
-Signore,
Capitan America è fuggito.- lo informa uno dei suoi sottoposti
-Me
ne sono accorto anch’io.- replica lo Scienziato Supremo –Voi dovreste essere
tutti dei geni con i più alti Q.I. del pianeta e lasciate che quel ragazzo vi
prenda allegramente per i fondelli.-
-Signore…-
-Niente
scuse: lo voglio vivo o morto, ma lo voglio.-
Non appena il suo sottoposto è
uscito, lo Scienziato Supremo si rilassa. A differenza dei suoi sottoposti lui
non si fa mai cogliere di sorpresa e questa è un’ottima occasione per provare
il valore del suo nemico e le reali capacità dei suoi uomini.
Sarà interessante vedere come
finirà.
Continui a correre senza
fermarti, senza quasi pensare, eviti le raffiche che ti sparano, abbatti gli
agenti che ti si parano davanti e di nuovo corri. Sarebbe forse più facile se
avessi lo scudo con te, ma a questo punto è inutile perdere tempo con le
recriminazioni: è il momento di vedere se è lo scudo che conta o colui che
l’impugna. Non puoi continuare a correre per sempre, hai bisogno di un mezzo
per fuggire. T’imbatti in una monorotaia e salti a bordo del veicolo che vi è
sopra proprio mentre sta partendo.
-Scusate
il disturbo.- dici all’agente dell’A.I.M. che stendi con un ben assestato
pugno.
-Capitan
America!- esclama uno dei tre agenti rimasti –Non ti permetteremo di scappare.-
Ok, cosa avrebbe detto Rogers in
questo caso? Ti ci vuole una bella frase ad effetto.
-Vogliamo
scommettere?-
Pessima, decisamente pessima. Il
veicolo imbocca una galleria e quando ne emerge tu sei il solo a bordo, il solo
rimasto in piedi, almeno.
Quasi nello stesso momento, a New
York, una ragazza vestita con un costume quasi identico, ma con in più lo scudo
al braccio destro, si muove per i tetti di Harlem, quando ecco che un falco le
si para davanti.
-Buono
Redwing.- gli si rivolge lei riconoscendolo. –Il tuo padrone è da queste
parti?-
-Per
la precisione è alle tue spalle!- esclama Falcon saltandole addosso.
La ragazza chiamata American
Dream esegue una rapida mossa e Falcon si ritrova a fare un volo oltre la sua
testa. Ridacchiando fa una capriola atterrando sui piedi.
-Non
male.- dice –Ma se invece di avvertirti, ti avessi attaccato senza preavviso?-
-Sapevo
già della tua presenza.- risponde lei –E non mi sono preoccupata.-
-Male:
non devi mai abbassare la guardia. In questo tipo di lavoro può essere fatale.-
-Te
lo ha insegnato Mr. Rogers, questo?-
-Ho
avuto un buon maestro. Cosa ti porta qui, ragazza?
-Lo
sai: voglio trovare mio… Capitan America. Ho qualcosa da restituirgli.-
-Parliamoci
chiaro, ragazza: tu sai che io sono Sam Wilson ed io so che tu sei Lizzie Mace,
quindi perché non parliamo chiaro? Anch’io voglio trovare tuo fratello,
credimi.-
-Veramente
non sapevo che tu fossi il Senatore Wilson, anche se potevo sospettarlo…-
replica Lizzie sfilandosi la maschera -… ma ti ringrazio della fiducia. In ogni
caso, permetto solo ai miei genitori ed a mio fratello di chiamarmi Lizzie ed a
lui non sempre.-
-Ok,
“Liz”. Ora dimmi che hai un suggerimento su dove cominciare a cercare.-
-Io
spèravo che l’avessi tu.-
-Andiamo
bene. Beh, ripensandoci, ho una mezza idea: seguimi.-
Lizzie si rimette la maschera e
corre dietro a Falcon sperando che abbia davvero avuto una buona idea.
4.
Hai raggiunto il tuo obiettivo:
un hangar con un certo numero di velivoli. Peccato che sia anche affollato di agenti dell’A.I.M. armati
sino ai denti e decisi a farti fuori. Sei arrivato sin qui e non puoi farti
fermare adesso, giusto?
Ti vedono ed urlano il tuo nome:
-È
Capitan America!-
Poi cominciano a sparare.
Se avessi il tuo scudo, sarebbe
tutto più facile, abbiamo detto, ma chi ha detto che il tuo deve essere un
lavoro facile? È il momento di vedere quanto anni di duro allenamento abbiano
pagato. Nessun uomo, nessuno normale almeno, è davvero più veloce di un
proiettile, ma esiste sempre una sia pur brevissima pausa tra il momento in cui
il cervello prende la decisione di agire e quello in cui il dito si stringe sul
grilletto ed è in quest’attimo di pausa che un uomo agile superbamente allenato
può inserirsi. Gli agenti dell’A.I.M. sono sconcertati vedendoti saltare loro
addosso disarmato e senza difese. Anche dopo tutti questi mesi continuano a
considerarti solo un novellino, un volenteroso rimpiazzo non all’altezza
dell’originale e come biasimarli? Tu stesso la pensi così la maggior parte
delle volte. Stavolta però, avranno occasione di pentirsene.
Colpisci senza dar loro il tempo
di riflettere, li rendi troppo nervosi per mirare con accuratezza, sei
estremamente rapido per essere uno senza superpoteri. Alla fine hai
scompaginato i loro ranghi e sei pronto a salire a bordo del più vicino dei
velivoli.
Palazzo dei Vendicatori. Falcon
ed American Dream si sono presentati alla porta.
-Benvenuto
Padron Falcon… li accoglie Jarvis –Cosa posso fare per lei e la signorina?-
Il buon Jarvis non si scompone
mai, pensa Falcon con un sorriso, vera imperturbabilità inglese.
-Jarvis,
ti presento American Dream, lei è… diciamo una buona amica di Capitan America.-
-Lo
avevo intuito, signore.-
-I
Vendicatori sono in sede?-
-Perlopiù
no, signore… e signora… molti sono in missione nello spazio,[4]
ma…-
-Non
importa: quello che mi serve è l’uso delle attrezzature.-
-Lei
è un Vendicatore Padron Falcon, non le servono permessi… e poiché garantisce
per la signorina…-
-Certo,
certo…- ora scusami, Jarvis, ma abbiamo fretta.-
Pochi minuti dopo Falcon ed
American Dream sono insieme a Fabian Stankowicz, il Capo Tecnico dei
Vendicatori.
-Hai
capito quel che ti chiedo?- gli si rivolge Falcon.
-Uh…
si.- Fabian è chiaramente distratto da American Dream -… si… penso di poterlo
fare… spero.-
-Allora
che ne dici di farcelo vedere?-
-Cosa?…
Ah si, certo. Il principio è molto semplice: la communicard dei Vendicatori
contiene anche un congegno di identificazione e localizzazione connessa ad un
sistema satellitare GPS avanzato che…-
-Può
risparmiarci i dettagli tecnici, per favore, e venire al sodo?- lo interrompe,
nervosamente, American Dream.
-Ma
certo, bella signora. Il problema è che, dovunque sia ora Capitan America, la
sua communicard non manda alcun segnale, il che significa solo due cose: o che
la communicard è stata disattivata o che lui si trova in un luogo schermato.-
-E
questo lo sapevo già.- intervene Falcon –Io voglio sapere se puoi trovare un
sistema per rintracciare il segnale.
-Ci
sto già lavorando da più di 24 ore.- replica Stankowicz –Se la communicard è
spenta o distrutta non ci posso far niente. Superare la schermatura potrebbe
essere possibile ed in ogni caso ho pensato anche ad un’altra possibilità: il
microchip antipossessione mentale installato nella nuca di tutti i Vendicatori
funziona su una specifica frequenza. So che già una volta Mr. Stark ha
ricalibrato un segnalatore perché la rilevasse,[5]
credo di poter fare altrettanto.-
Una serie di tentativi, poi su
una mappa terrestre appaiono una serie di puntini rossi, mostrando la posizione
di tutti i Vendicatori presenti sulla Terra.
-Uhm,
diavolo, non ci avevo pensato: dovrei tarare lo scanner sui bioritmi singoli…
se li avessi. Dunque vediamo: questi no, provengono dal Palazzo, questo a Las
Vegas, forse… Uhm dovrò prendere
contatto con tutti e vedere chi…risponde. Ehi, un momento…-
Un segnale luminoso compare
improvvisamente, seguito da uno sonoro.
-Forse
ci siamo.-
Ti sei impadronito di un
velivolo. È molto aerodinamico, per niente difficile da pilotare, specie per
te, che hai fatto pratica quasi su ogni tipo di aereo. In pochi istanti lo hai
messo in moto. Certo se sapessi come far aprire il portello d’uscita… sarebbe
troppo bello sperare che si apra automaticamente vero? Uhm, forse quest’affare
ha armi adatte a… si! Se il simbolo su questo pulsante non mente…
Due razzi partono, frantumando la
parete di fronte al muso del velivolo e creando un varco sufficiente per la
navetta. Nel frattempo gli agenti dell’A.I.M. le stanno sparando contro con
tutto quel che hanno, senza successo. Di qualunque cosa sia fatta, è un
materiale molto resistente, chissà se sarebbe in grado di arrivare nello
spazio? Lasci queste domande per un altro giorno e ti prepari a volar via, ma
prima, potresti lasciar loro un regalino….
Ora sei fuori e sganci quasi
tutto l’armamento in un colpo solo. Alle tue spalle l’intero fianco di una
montagna esplode e tu sogghigni: con un
po’ di fortuna saranno troppo impegnati per venirti dietro. Speri solo di non
aver ucciso nessuno.
Scacci il pensiero ed azioni la
radio:
-Qui
Capitan America. A chiunque sia in ascolto: sto tornando a casa.-
Si, a casa, finalmente.
EPILOGO
Lo Scienziato Supremo squadra i
suoi sottoposti ed ordina:
-Prepararsi
ad evacuare entro 20 minuti. Questo rifugio è ormai bruciato. Non deve restare
nulla che possa far risalire a noi. Tutto quello che non può essere portato via
deve essere distrutto, sono stato chiaro?-
-Chiarissimo,
signore.-
Rimasto solo, lo Scienziato
Supremo si ferma a riflettere. Se potessimo vedere la sua faccia, forse
resteremmo stupiti nel vedervi un sorriso maligno.
La partita non è ancora finita,
Capitan America, anzi è solo cominciata.
Pochissimo da dire su quest’episodio:
1) American
Dream e Sharon Carter sono reduci da uno scontro con gli alieni Spettri Neri e
non solo, narrato negli episodi #45/49 dei Difensori che vi consiglio caldamente
di leggere o il mio supervisore se la prende con me. -_^
2) A
livello di continuity questa storia si svolge durante la crisi con i Kree
descritta in Vendicatori #53/60 e per la precisione, durante gli eventi degli
episodi da #58 a #60 di quella serie.
Nel
prossimo episodio: Cap è sfuggito all’A.I.M. ma non mancheranno le conseguenze
quando lui, American Dream e Falcon saranno coinvolti nella caccia a Modok.
Tutto questo ed anche il ritorno del Maggiore Libertà ed altre sorprese.
A
presto.
Carlo.
[1] Strategic Hazard… No, lasciamo pèrdere. Chi ha voglia di spiegare tutto l’acronimo e poi, magari, anche tradurlo? -_^
[2] A cosa allude Bridge? Per saperlo dovreste aver letto Difensori #45/49 e se non l’avete fatto non avete scusanti. -_^
[3] Come visto due episodi fa.
[4] Come visto in Vendicatori #57/60.
[5] In Iron Man #23.