N° 38

 

TESCHI E TIBIE

 

(PARTE PRIMA)

 

 

I LUPI ALLE PORTE

 

 

Di Carlo Monni

 

 

PROLOGO

 

 

            Il luogo è segreto. C’è chi lo chiama Isola Del Teschio, ma dove sia esattamente nessuno è ancora riuscito a scoprirlo.

            L’ampia sala è decorata con pesanti tendaggi e drappeggi. Alle sue pareti, tra le altre cose, una bandiera della Germania Nazista. Al centro della sala, avvolta nella penombra, si trova una scrivania in legno di noce, ad uno dei posti di capotavola siede una figura il cui volto è coperto da un cappuccio nero/violetto da cui si possono vedere solo i suoi occhi che sembrano quasi brillare di una luce sinistra ed inquietante. Al tavolo, assieme a lui siedono altri quattro uomini: alla sua destra un uomo dell’apparente età di 50 anni, completamente calvo, che indossa una tuta verde con, all’altezza del petto impresso, in nero, il disegno stilizzato di un teschio da cui si dipartono dei tentacoli. Alla sua sinistra uno che indossa una tunica completamente rossa, fatta eccezione per i bordi neri, ed il cui volto è coperto da un cappuccio, anch’esso rosso, con le aperture per gli occhi bordate di nero. Un po’ più discosti, vicini all’altro posto di capotavola troviamo: a destra, vicino a quello vestito di verde, un uomo vestito di una tuta gialla ed il cui volto è coperto da un elmetto la cui forma ricorda quella di un casco da apicoltore. A sinistra uno il cui volto è coperto da un cappuccio violetto a righe e con una specie di tiara intorno alla fronte. L’altro posto di capotavola è vuoto, almeno per il momento.

            Da un altoparlante si sente in sottofondo la musica de “La Cavalcata delle Valchirie” di Richard Wagner, da una delle opere preferite dall’uomo che siede a capotavola.

            Improvvisamente la musica si arresta… per essere immediatamente sostituita dalle note della Marcia Funebre di Chopin… ed è a questo punto che una porta si apre e nella stanza fa il suo ingresso l’ultimo convitato: un uomo vestito di verde e con al posto del viso l’orrendo ghigno di un… teschio rosso.

-Non sai mai rinunciare alle tue entrate ad effetto, vedo.- commenta l’uomo a capotavola.

-Mi scuso, Mein Führer…- dice il Teschio Rosso, sedendosi di fronte a lui con un sogghigno, mentre le note della Marcia Funebre cessano per essere rimpiazzate nuovamente da quelle dell’Opera di Wagner. -… ma devo ammettere che è una mia debolezza.

Il Seminatore d’Odio emette un cupo brontolio, poi, con un gesto della mano, fa cenno di passare oltre.

-Che novità dalle vostre attività? chiede.

-Ultimamente l’Hydra ha tenuto un basso profilo…- interviene il barone Strucker -… ma stiamo studiando un’azione spettacolare che ricordi al Mondo chi siamo.-

-Potrei dire altrettanto dell’A.I.M.- replica lo Scienziato Supremo –Noi non siamo interessati ad azioni eclatanti: i miei uomini hanno individuato due basi di Modok ed ucciso tutti coloro che non erano utili o non hanno accettato di unirsi a noi.-

-E Modok?- chiede il Teschio Rosso.-

-Non ce ne’è traccia. Per quanto ne sappiamo potrebbe essere davvero morto nello scontro con Capitan America di qualche mese fa.-[1]

-Molto improbabile.- commenta ancora il Teschio –Quasi tutti noi qui presenti siamo la prova vivente di come quelli come noi siano difficili da uccidere. Ora, però, sarei curioso di sapere qualcosa di più sulle attività dell’Impero Segreto.-

-L’opera di infiltrazione prosegue a tutti i livelli.- interviene il Numero Uno dell’Impero Segreto –Il cambiamento di amministrazione negli Stati Uniti non ci ha colti impreparati.-

-Meglio così. Del resto, ingannare un popolo abbastanza stupido da eleggere a suo Presidente un esponente di una razza inferiore non dovrebbe essere particolarmente difficile.- commenta il Seminatore d’Odio -E tu, Zemo, cosa ci racconti? La tua ultima impresa non ha dato il successo sperato, non è vero?-[2].

            Per una volta, Zemo è grato che il cappuccio celi la sua espressione. Raccoglie tutta la sua calma e risponde:

-Non è stato altro che un momentaneo arresto: io me la sono cavata ed il resto dei miei piani prosegue come al solito.-

-Vorremmo sperarlo.- è l’acido commento del Barone Strucker, zittito da un gesto del Seminatore d’Odio.

-A quanto sembra, i nostri piani non hanno subito ritardi nella tabella di marcia, non è giusto, Teschio?-

-I miei piani non hanno certo subito ritardi.- risponde questi -Ed anzi molto presto si vedranno gli effetti di uno di essi.-

-Un altro schema contro Capitan America?- chiede lo Scienziato Supremo –Perché accanirti contro quel ragazzino, che non è neanche l’originale?-

-Indossa pur sempre quel costume e porta avanti quegli odiati ideali.- ribatte il Teschio.- In ogni caso, stai tranquillo, non ho certo intenzione di rovinare i tuoi piani per lui, anzi, credo che ti darò una mano.-

-Ricordiamoci che anche se nessuno, nemmeno i nostri stessi sottoposti, sa che stiamo tutti collaborando ad unico grande sforzo…- interviene il Seminatore d’Odio -… non dobbiamo mai perdere di vista il fatto che il nostro comune obiettivo non è mai stato così a portata di mano. In Questo periodo di caos internazionale il Mondo è maturo per essere guidato verso una nuova era di prosperità in cui le razze inferiori saranno eliminate o schiavizzate per servire al bene della razza superiore. Il nostro destino è la vittoria e noi la coglieremo da sotto il naso delle decadenti democrazie e dei degenerati paesi islamici ed asiatici.-

            Nel dire così il Seminatore d’Odio si è alzato in piedi ed ha battuto vigorosamente il pugno sul tavolo. Dopo un attimo di esitazione gli altri presenti si alzano e, come un sol uomo, gridano:

-Heil Hitler!-

           

 

1.

 

 

            Ti agiti nel tuo letto ed alla fine ti svegli madido di sudore. Ti risolvi ad alzarti e ti ritrovi a fissare nello specchietto sopra il lavandino il tuo volto pallidissimo, un attimo prima di essere preso da un conato di vomito.

            Che mi sta succedendo? Ti chiedi perplesso, perché mi sento male e perché così improvvisamente?

            Com’è venuta, così l’ondata di nausea è passata ed ora ti senti di nuovo bene, fin troppo bene, a dire il vero, ma non è l’unica cosa strana della tua vita complicata.

            Ti chiami Jeff Mace e sei un giovane reporter. Ma non sei solo questo, perché sei anche Capitan America, l’ultimo di un’eccellente serie di uomini che hanno tenuto alta la fiaccola di valori ed ideali che in molti sembrano oggi aver dimenticato. Ultimamente hai dato il meglio di te negli scontri che hai avuto da solo, con I Vendicatori o con altri alleati e ti capita di riflettere sull’eccellenza delle tue performance. Di recente hai combattuto e vinto da solo contro circa trecento Devianti:[3] una cosa impossibile per chiunque non sia dotato di poteri speciali, ma tu ce l’hai fatta. Con gli altri hai fatto lo sbruffone, ma dentro di te ti sei chiesto come fosse stato possibile… ed ora la nausea che hai provato, seguita da una ripresa pressoché immediata. Forse dovresti farti controllare da un medico, ma ora non hai tempo.

            Mezz’ora dopo ti sei già tuffato nel caotico traffico di New York, diretto verso il Palazzo del Daily Bugle, sede della rivista Now per cui lavori.

 

            Da un’altra parte del mondo un’altra persona di nome Mace sta atterrando in una base americana da qualche parte nel Medio Oriente.

            Il Maggiore Elizabeth Mary mace del Corpo dei Marines, attualmente in forza al J.A.G.[4] della Marina e segretamente anche alla D.I.A.[5] si guarda intorno: l’hanno inviata qui ufficialmente per condurre un’inchiesta su alcuni strani incidenti ed ufficiosamente perché quegli incidenti hanno interesse per la sua sezione che si occupa di minacce superumane alla sicurezza militare. Un terrorista superumano richiede un approccio ben diverso da quello che può offrire un comune avvocato militare e perfino una spia addestrata, ma, esattamente come suo fratello Jeff, lei non è solo quello sembra, ma è anche la supereroina chiamata American Dream… ed a volte si chiede se il suo superiore diretto, il Colonnello Michael Rossi, non ne sia al corrente.

            Se ne occuperà in un altro momento, ora deve pensare alla missione ed ai pericoli che potrebbe affrontare. Ha la sensazione che non tarderanno a manifestarsi… e se si guardasse alle spalle scoprirebbe di aver ragione.

 

            L’uomo biondo chiamato Steve Rogers osserva preoccupato le immagini che scorrono davanti ai suoi occhi, immagini di attentati ed omicidi avvenuti in varie parti del Mondo ai danni dei paesi aderenti alla NATO. Ogni tanto Rogers intima il fermo immagine.

-Questo è Electro, non c’è alcun dubbio.- dice indicando una specie di gigante verdognolo e brillante con dipinto sul petto il simbolo della falce e martello, ritratto mentre sta colpendo tre diplomatici a Bruxelles –Certo, dovrebbe essere morto, ma è pur sempre un essere composto in gran parte di energia e quindi, perché no?-

            Un altro fotogramma viene isolato, stavolta mostra un uomo elegante, sui 50 anni circa, con i capelli grigi, un abito scuro, un bastone da passeggio ed un impermeabile bianco gettato sulle spalle a mo’ di mantello.

-Questo è Finisher, il capo assassino del Teschio Rosso degli anni 50, Albert Malik. Anche lui dovrebbe essere morto, ucciso in uno scontro con l'Uomo Ragno una decina di anni fa.-[6] continua a commentare Rogers.

-È stato fotografato all’aeroporto di Berlino non molto dopo che un missile stinger aveva colpito l’auto di un alto funzionario del Ministero della Difesa tedesco… con lui dentro.- spiega Nick Fury.

-Immagino che non ne sia rimasto molto.- commenta Steve.

-Nulla di bello da vedere. Ed ora guarda questo.- Un altro fotogramma, che mostra una giovane donna dai capelli rossi che prende un taxi –La riconosci?-

-Lupa Lupoff, l’Esecutore, uno dei più spietati killer sovietici. Si uccise dopo aver fallito il suo compito. Era il 1954 e non può essere sopravvissuta.-

-Eppure eccola lì, a Londra, che esce dalla casa di un membro della segreteria del Direttore del MI6, trovato morto nel suo letto.-

-Capisco il punto.- commenta Rogers –Sono tutti ex agenti della rete spionistica sovietica di Malik –Poco importa che la maggior parte di loro dovrebbe essere morta o troppo vecchia. Si direbbe che qualcuno abbia riattivato quella rete per i suoi scopi e stia usando i vecchi agenti o delle loro... repliche.  Comprendo perché hai pensato a me per questo caso, ma non vedo come potrei esserti utile. E poi… mi piacerebbe aiutarti, tuttavia ho promesso al ragazzo che non avrei interferito con lui e non intendo mancare alla mia parola.-

-Non ce ne sarà bisogno.- ribatte Fury e gli porge una scatola –Guarda qua.-

            Steve Rogers apre la scatola e sorride:

-Uhm, si… interessante: potrebbe andar bene.- commenta.

-Sapevo che ti sarebbe piaciuto ed ora un’altra piacevole sorpresa: un collaboratore prestatoci dal F.B.S.A.-

            Nella stanza avanza un uomo prestante che indossa un costume blu scuro ed il cui volto è coperto da una maschera dello stesso colore. Il nome con cui è nato è James “Jack” Monroe, ma per un breve periodo tra il 1953 ed il 1954 fu noto come Bucky ed ora i presenti lo conoscono come Nomad.

-Lieto di vederti in buona salute, figliolo.- commenta Steve.

-Ed io te. Sembra che le notizie sulla tua morte fossero esagerate come quelle sulla mia.-

-Così pare. Sono lieto che torneremo a lavorare insieme dopo tanto tempo.-

-Se avete finito coi convenevoli…- interviene Nick -… forse sarete ben disposti ad ascoltare un po’ di istruzioni.-

            Poco dopo, quando Nick ha finito di parlare e Steve Rogers e Jack Monroe sono usciti, Dum Dum Dugan si avvicina a Nick Fury e chiede al suo vecchio amico e compagno di tante battaglie.

-Perché non gli hai detto tutta la verità?- chiede.

-Non era ancora il momento e poi… non ne siamo ancora sicuri e non volevo rovinargli troppo la vita… non ancora almeno.-

            Così dicendo, Fury da un’occhiata ad una foto che teneva stretta nel pugno sinistro. La osserva come se sperasse di vederci chissà cosa, poi la accartoccia e la lascia cadere a terra, mentre l’immagine brucia rapidamente lasciando dietro di se una minuscola traccia di cenere.

 

 

2.

 

 

            La Volta è il nome con cui è chiamato il supercarcere federale in cui sono imprigionati pressoché tutti i superumani riconosciuti colpevoli di un crimine federale o statale ed è qui che troviamo uno dei protagonisti della nostra saga.

Dice di chiamarsi Michael Walter Rogers e di essere l’ultimo discendente di un ramo collaterale della famiglia a cui apparteneva Steve Rogers, l’ultimo Capitan America ed, in effetti, tra lui e Steve Rogers c’è un’incredibile somiglianza che non è effetto di accurate plastiche facciali come nel caso del cosiddetto Capitan America degli Anni 50. Comparazioni del suo DNA con i campioni di quello di Steve Rogers conservati dallo S.H.I.E.L.D. hanno dimostrato una notevole compatibilità.

Se il suo racconto è vero, dovrebbe avere più di 80 anni, ma l’effetto del siero del supersoldato che gli fu iniettato nel tardo 1941 sembrano averne rallentato l’invecchiamento e lui non dimostra che a malapena 50 anni.

Anche lui è un superumano: col bizzarro nome di Tigre Volante è stato membro di una delle ultime incarnazioni dei Signori del Male, quella sconfitta dai Thunderbolts e guidata dalla misteriosa Incappucciata, che è stata smascherata come Dallas Riordan, un fatto che uno degli uomini che sta osservando il prigioniero sa essere falso.[7]

Nel corso delle ultime settimane Jeffrey William Mace II, meglio noto agli amici semplicemente come Will, ha incontrato spesso quest’uomo cercando di capire se davvero conosce dei segreti legati alla sua famiglia e quali intenzioni abbia realmente. Will non può negare di provare un senso di disagio quando lo incontra: è come se loro fossero i reclusi e lui… lui conducesse un gioco tutto suo.

Come sempre, quando Will entra nella piccola sala colloqui, lui gli rivolge un sorriso all’apparenza cordiale ma inquietante. Se uno squalo sorridesse, avrebbe quell’espressione alla vista della sua prossima preda.

-Ben tornato Dottor Mace.- lo saluta –Mi fa piacere che tu sia qui oggi.-

-Davvero? E perché?

-Semplicemente perché mi sarebbe spiaciuto dovermene andare senza poterti salutare.-

 

            Samuel T. Wilson, Senatore dello Stato di New York per il Distretto di Harlem osserva ancora una volta l’uomo seduto davanti a lui, un uomo che, per quanto ne può dire lui sta tentando l’impossibile compito di essere Martin Luther King, Malcolm X e Louis Farrakhan in un’unica persona. Non c’è nulla che non vada nel Senatore degli Stati Uniti Kamal Rakim: non certo che abbia ripudiato il nome con cui è nato per assumerne uno africano, del resto anche il Presidente in carica ne ha uno. Nemmeno la sua non celata ambizione di diventare riconosciuto leader nazionale della Comunità Afroamericana .No, il problema è più sottile: Rakim è un manipolatore nato e Sam non ha nessuna voglia di farsi manipolare, nemmeno per soddisfare le proprie ambizioni… forse, deve ammetterlo, c’entra un pizzico di risentimento perché Rakim ha sposato la sua ex ragazza, Leyla Taylor.

-Mi complimento ancora per la tua rielezione, Sam…- gli sta dicendo Rakim -… il popolo di Harlem non ha avuto difficoltà a sceglierti come suo rappresentante al Senato di Stato. Mi chiedevo, però… tu sei pronto a sfide davvero più impegnative?-

-A che ti riferisci?- chiede Sam.

-Ad uscire dai confini di Harlem e ricercare una carica politica più importante? Per esempio… qualche anno fa cercasti di farti eleggere alla Camera dei rappresentanti, lo vorresti ancora?-

-Dovresti ricordare come andò...-

-Lo ricordo… ma ciò non significa che tu non possa riprovarci e vincere. Ormai la gente si fida di te ed ha imparato a perdonare i vecchi peccati.-

-Anche se volessi, per i prossimi due anni non c’è un seggio disponibile.-

-Questo non ha importanza. Se non ci prepariamo adesso, non saremo pronti in tempo. Se la cosa t’interessa…-

            E m’interessa? Si chiede Sam. Deve ammettere che l’idea lo solletica ed allora perché non si sente tranquillo?

 

            A questo punto, è chiaro a cosa state pensando: questa serie si chiama Capitan America, forse sarebbe il caso che dessimo finalmente un’occhiata a cosa sta facendo. Quale migliore momento per recarsi negli uffici di “Now”, dove Jeffrey Mace III è appena arrivato?

-Salve Jeff, ben arrivato… e puntuale, per giunta.-

            Charlie Snow, il direttore di Now è un vecchio amico di suo padre, ma non per questo gli riserva un trattamento di favore. Ultimamente, poi è di umore funereo: l’assassinio di Gordon Clay e la scomparsa di Isobel Aguirre durante un’inchiesta su di un gruppo di pedofili ed il possibile rapimento della figlia di Tony Stark[8] non gli dà pace. Praticamente ogni suo giornalista è sulla pista degli assassini, anche se le speranze di trovare una traccia laddove anche l’F.B.I. non sta cavando un ragno dal buco sono davvero esigue.

            Jeff nota che Joy Mercado non è in redazione, forse sta seguendo qualche pista bollente e forse lui dovrebbe essere con lei.

-Ho apprezzato quel tuo articolo sui misteri di Londra,[9] Jeff…- gli dice Charlie -… ma vorrei che tu mi portassi qualcosa su…-

            Snow è interrotto da una voce femminile:

-Mi scusi signore, ma dove devo mettere questi?-

            A parlare è stata una ragazza che porta un pacco di documenti.

-Mettili sulla mia scrivania e… ma che sbadato: Jeff ti presento la nostra nuova stagista, una ragazza molto in gamba. Cynthia, questo è Jeff Mace, uno dei miei miglior reporter.-

-Lei vuol farmi arrossire, capo.- replica Jeff, mentre tende la mano ad una ragazza apparentemente poco più che diciottenne dai lunghi capelli color mogano, gli occhi verdi ed il viso picchiettato di piccole efelidi.

-Sono felice di conoscerla… mi chiamo Cynthia, Cynthia Smith.-

 

 

3.

 

 

            La ragazza si allontana e tu rimani a guardarla un po’ perplesso. C’è qualcosa di familiare in lei, eppure sei certo di non averla mai incontrata. Scacci quel pensiero: hai altre cose di cui occuparti… come, ad esempio la solita riunione editoriale settimanale e l’arrivo di Joy Mercado.

            La tua collega è sempre bella e di certo sei felice che abbia ormai riacquistato completamente l’uso della vista, anche perché questo ti permette di perderti nei suoi occhi…

-Terra a Jeff Mace… ti senti bene?- ti chiede improvvisamente Charlie.

-Io…- provi a rispondere, ma senti che la testa ti gira e il terreno sembra mancarti improvvisamente sotto i piedi. Ti appoggi allo stipite della porta dell’ufficio di Charlie.

-Santo cielo, ragazzo, sei pallido come un morto. Forse faresti meglio a sederti od andare un attimo in bagno.-

-Si, credo che farò così.- farfugli e poi scappi via.

-Certe volte quel ragazzo non lo capisco.- borbotta Joy scuotendo la testa.

Entri nel bagno e ti appoggi ad uno dei lavandini. A poco a poco la testa ti si schiarisce, il senso di vertigine scompare, la vista torna a fuoco e ti senti anche meglio di prima. Si, decisamente faresti meglio a farti vedere da un medico. Ti appresti ad uscire, quando ti fermi di botto. Cos’era quel rumore? Qualcuno sta venendo da questa parte, almeno due uomini e cos’è che stanno dicendo? Ti irrigidisci dietro la porta.

 

Pochi minuti prima… i vetri delle finestre si rompono, mentre uomini armati, che indossano dei Jetpack, irrompono, seguiti quasi contemporaneamente da altri che sfondano la porta. Indossano una tuta nera da commando, la testa è coperta da un cappuccio che lascia scoperti bocca ed occhi. Sul petto e sulla spalla destra è raffigurata una testa di lupo nera in campo bianco.

-Ma che diavolo…- esclama Charlie Snow.

            I sofisticati fucili degli assalitori si puntano sui giornalisti presenti.

-Silenzio!- intimano all’unisono –State fermi e nessuno si farà male.-

-Voi chi sareste?- chiede Snow.

-Quelli che ti faranno fuori se non stai zitto e fermo.- replica uno degli armati, puntando il fucile sotto il naso di Charlie, che stringe i pugni, ma rimane immobile.

            Poi, ecco che avanzano un uomo ed una donna, entrambi biondi. Indossano un’attillata tuta nera con guanti e stivali gialli.  Sul petto, in verde, il simbolo stilizzato di un fulmine, il volto è parzialmente coperto da una maschera bicolore verde e nera. Nell’uomo la parte verde è destra e quella nera a sinistra, nella donna il contrario. Entrambi indossano una corta giacca rossa sulle cui spalle è inciso il simbolo del lupo nero in campo bianco. Raggiungono insieme il centro della sala, poi la donna parla:

-Noi siamo i Fenris e siamo i leader dei Lupi Neri. In questo stesso momento questo annuncio sta comparendo su tutte le TV, cellulari, computer dell’intera nazione.  L’intero edificio del Daily Bugle è nelle nostre mani. Abbiamo decine di ostaggi e se entro due ore Capitan America non sarà qui per consegnarsi a noi cominceremo ad ucciderne uno ogni dieci minuti. Qualsiasi tentativo di irrompere qui dentro causerà l’immediata morte di tutti gli ostaggi. Non stiamo scherzando: abbiamo i mezzi per fare quello che diciamo prima che chiunque riesca ad arrivare qui. Non sfidateci.-

            Joy si morde le labbra. Questi tizi fanno sul serio, ma perché cercano Capitan America proprio qui?

 

            Questo è proprio ciò che potrebbe chiedersi il diretto interessato, cioè tu, ma ora hai altro a cui pensare: la porta della toilette si spalanca ed entrano due Lupi Neri… che vengono immediatamente accolti da un colpo di taglio al plesso solare, che ne stende uno, mentre un calcio veloce abbatter l’altro ed un altro colpo alla nuca sistema definitivamente il primo.

            Sei stato così veloce che probabilmente non hanno neanche fatto in tempo a capire cosa li ha colpiti, figuriamo riconoscere la tua faccia.         

            Rapidamente li trascini in uno dei cubicoli vuoti, poi ti togli i vestiti e riveli l’uniforme di Capitan America. Getti i vestiti, assieme ai fucili dei tuoi avversari, nel vicino condotto d’aerazione e ti cali in volto la maschera, mentre senti il discorso della ragazza.

            I Fenris, pensi, Andreas e Andrea Strucker, i figli più giovani del capo dell’Hydra. Li hai già incontrati, quando hanno cercato di impadronirsi del NORAD e non li avresti fermati senza l’aiuto di Spirito Libero e di un bel po’ d’altra gente. Mentre venivano trasferiti alla Volta od in qualche altra prigione supersicura assieme a Crossbones, che era stato loro alleato in quell’impresa, qualcuno li liberò. [10] Hai sempre sospettato che agissero su commissione del Teschio Rosso, ma non hai mai capito perché. Ora, a quanto pare, vogliono vendetta. Beh, non li farai attendere.

            Nel salone Charlie Snow si rivolge ai due gemelli Fenris:

-Davvero avete intenzione di uccidere tutti gli ostaggi se Capitan America non si farà vivo.-

-Assolutamente si.- risponde Andreas Strucker.- Non avremo esitazioni…-

-… appena scadrà l’ultimatum, il primo ostaggio morirà.- conclude Andrea.

-Ma che cos’è? Un’ossessione di voi supercriminali tedeschi il volermi stanare minacciando degli ostaggi? Cosa devo aspettarmi adesso: l’Hydra che minaccia una vecchietta all’uscita del supermercato?-

            Mentre queste parole venivano pronunciate, uno scudo circolare ha attraversato la sala, disarmando tre uomini e tornando diligentemente tra le tue mani e tu, che sei in piedi nel vano di una finestra, ti concedi un sorriso di scherno stampato in faccia.

 

 

4.

 

 

            Andreas Strucker è il primo a rompere il silenzio seguito allo stupore.

-Capitan America!- esclama.

-Perché sembri così sorpreso? Non volevate forse che venissi qui? Non è stata fatta a mio beneficio questa pantomima?-

-Dacci lo scudo, adesso!- intima Andrea Strucker, mentre i suoi uomini aumentano la stretta sui grilletti delle loro armi.

-Se è solo questo che volete… basta chiedere.-

            Con un improvviso e rapidissimo movimento del braccio destro lasci andare lo scudo, che compie una parabola verso l’alto, tocca il soffitto, rimbalza di parete, mentre i terroristi quasi ipnotizzati ne osservano i movimenti fino a che lo scudo li colpisce disarmandoli uno dopo l’altro.

            Contemporaneamente, tu ti sei gettato su Andrea Strucker, gettandola a terra e prima che suo fratello possa solo abbozzare una reazione lo colpisci con un calcio al mento, quindi fai una capriola raggiungendo il punto in cui è caduto lo scudo e lo afferri prontamente. Eri consapevole di quanto fosse azzardata la manovra e non rimpiangi le lunghe ore passate ad esercitarti. Certo, sarebbe stato meglio se, invece di ricadere a terra, lo scudo fosse tornato nelle tue mani, ma non si può avere tutto. Comunque sia, ora lo scudo è nelle tue mani e tu ti rivolti su te stesso appena in tempo per usarlo per ripararti da un doppio colpo di energia proveniente dai gemelli Fenris, che unendo le loro mani hanno scatenato il loro potere mutante contro di te.

            I colpi dei Fenris non sono in grado di intaccare lo scudo e tu ne approfitti per rialzarti e precipitarti contro di loro, travolgendoli letteralmente. A quanto pare, non si aspettavano una simile tattica da te, ma forse è ora che imparino che non sei il Capitan America che conosceva il loro padre.

            Approfitti dell’attimo favorevole per gridare ai pochi ostaggi rimasti di scappare, ma abbassare la guardia per un attimo può essere fatale, perché ti ritrovi con un fucile puntato al viso, mentre uno dei Lupi Neri ti dice:

-Una sola mossa e sei morto.-

 

-Una mossa sbagliata e sei morto.-

            A parlare è stato uno dei Guardiani, gli agenti in armatura verde addetti alla sorveglianza della Volta, mentre l’uomo di nome Mike Rogers allunga le braccia per offrire i polsi alle manette.

-Io non faccio mai mosse sbagliate.- risponde, sorridendo, il prigioniero, poi, con una rapida mossa colpisce il Guardiano alla base della gola col taglio della mano. Non dovrebbe accadere, ma l’uomo si porta le mani verso il pomo d’Adamo annaspando. Nel frattempo il prigioniero ha sferrato un calcio al secondo Guardiano presente e4 poi lo colpisce, sempre di taglio, nello stesso punto del collo in cui ha colpito il primo.

            Will Rogers lo ha osservato stupefatto.

-Co… come hai fatto?- esclama –Tu non dovresti avere questo livello di potere.-

-E tu non dovresti mai sottovalutare quello che una mano ed un piede ben allenati possono fare all’acciaio.- replica Mike Rogers, poi lo afferra per il bavero –Sbrigati: non abbiamo tempo, il nostro biglietto d’uscita ci aspetta.

-Se pensi che ti seguirò…-

-Se non lo fai ti ucciderò qui e subito… se mi segui vivrai almeno un po’ di più. Scegli alla svelta.-

-Ok, vengo con te.-

            Mike Rogers sorride, poi apre la porta e spinge l’ostaggio nel corridoio, che è deserto.

-Andiamo.-

-Dove?- chiede Will

-In alto.- è la sola risposta.-

 

            Tu sei Capitan America e ti rivolgi al tipo che ti sta puntando un fucile al naso cercando di avere la voce più sicura che puoi.

-Se mi spari con quel fucile, ti esploderà in faccia.-

-Cosa?-

            L’uomo abbassa lo sguardo di appena un millimetro e tu lo colpisci alzando rapidamente lo scudo. Non reclutano più i professionisti di una volta, pensi, ma, del resto, tu, una volta non saresti stato dentro il costume.

            Il salone è ormai vuoto, a parte un po’ di Lupi Neri a terra ed i Fenris… le cui mani si stanno cercando.

            Scatti solo un secondo troppo tardi: la stanza è riempita da un bagliore accecante e quando riacquisti la vista è vuota, desolatamente vuota: i Fenris ed i loro Lupi Neri sono fuggiti, ma perché? Non c’è risposta a questa domanda.

 

 

5.

 

 

            Anche la sorella di Jeff Mace è in cerca di risposte, mentre nella stanza che le hanno messo a disposizione riesamina ancora una volta il materiale a sua disposizione ed al tempo stesso cerca di non pensare alla sua recente conversazione telefonica con il suo collega d’ufficio ed abituale ospite del suo letto, il Tenente di Marina Martin Luther King Mitchell. Odia avergli dovuto mentire sulla vera natura della sua missione, ma anche se potrebbe essere sincera con lui sulla sua attività di supereroina come American Dream (dopotutto anche il nonno di Marty era un supereroe ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, la Trottola Umana, forse il primo supereroe di colore in assoluto, ed uno dei suoi cugini è membro del Commando V[11]), ha girato di mantenere il segreto sulle sue attività come agente della D.I.A.

            “Oh quale tela ingarbugliata tessiamo quando ci risolviamo a praticare l’inganno.” Era stato Shakespeare o Walter Scott a dirlo? Non ha così tanta importanza, dopotutto, Liz Mace sa di trovarsi in una ragnatela d’inganni che si è costruita da sola e dovrà affrontarne le conseguenze, prima o poi.

            Il trillo del suo cellulare la distrae da altre pericolose derive dei suoi pensieri. Non è sorpresa di scoprire che di tratta di Mike Rossi.

<<Buona giornata maggiore. Scoperto qualcosa?>> le chiede. Semplice e diretto.

-Nulla di rilevante, almeno per ora, ma sono appena arrivata signore. Sto esaminando i rapporti e spero di…-

<<Maggiore… è il rumore di un’esplosione quello che ho udito?-

-Vado a controllare, signore. La richiamo dopo.-

            Dopo un attimo d’esitazione Lizzie afferra la sua valigetta, nel cui doppiofondo nasconde il costume di American Dream. Forse è ora di intervenire anche in quelle vesti.

 

            In una lussuosa suite di un prestigioso hotel di Manhattan un uomo che non dimostra più di 50 anni d’età, con i capelli e barbetta neri, ma spruzzati di grigio, che indossa un completo gessato scuro, camicia bianca, cravatta scura e scarpe italiane di marca, pure scure, sta seguendo le ultime notizie sullo schermo di un televisore di ultima generazione. Ogni tanto le sue labbra s’increspano in quello che potrebbe essere un sorriso.

            Improvvisamente entra un uomo dalla corporatura massiccia, i capelli biondi tagliati alla militare, che indossa un completo grigio.

-L’auto è pronta, Alek…- gli dice -… ed il jet aziendale ci aspetta in pista. Dobbiamo andare.

            Aleksandr Vassilievitch Lukin, ex generale ed attualmente presidente della multinazionale Kronas Corporation, uno degli uomini più potenti della Russia, se non del Mondo, scrolla le spalle, spegne il televisore e si concede un sorso di Cognac.

-Ottimo.- commenta e poi si rivolge all’unico uomo a cui permette di chiamarlo Alek –Sembra che le nostre operazioni stiano andando come previsto, amico mio.-

-Ne sono contento per te, Alek.-

-Non mi sembri entusiasta.-

-Non spetta a me esserlo, ma devo avvertirti che l’entusiasmo potrebbe essere prematuro. Troppe cose potrebbero andare storte, lo sai.-

-Si e ti ringrazio per ricordarmelo costantemente. Se non avessi te a farmi da coscienza, forse a quest’ora avrei davvero fatto il passo più lungo della gamba, ma per ora la tabella di marcia è rispettata e se continueremo così...-

            La frase si perde, mentre i due uomini entrano nell’ascensore e l’appartamento rimane vuoto.

 

            In un altro luogo, un altro uomo, colui che conosciamo col nome di Teschio Rosso aspira con soddisfazione il fumo di una sigaretta dal suo lungo bocchino.

-Perfetto.- dice –Tutto è andato come doveva.

            Il suo piccolo gioco coi Fenris ha dato i frutti che sperava. Dopo che… il suo agente all’interno gli ha assicurato la presenza di Jeff Mace nella redazione di Now, è bastato dare il via all’operazione e Capitan America è comparso in un lampo… come se fosse già all’interno dell’edificio. Adesso che è più sicuro di quello che sospettava già da tempo, deve solo passare alla seconda fase.

            Forse il mondo si è dimenticato di lui negli ultimi tempi, ma è giunto il momento di ricordargli chi è il Teschio Rosso e di cosa è capace.

            Eliminare il giovane Capitan America sarà una soddisfazione aggiuntiva.

 

 

FINE PRIMA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Note abbastanza scarne stavolta. Quasi tutto ciò che conta sapere è scritto nella storia, per il resto...

1)    I Fenris sono due dei tre figli del Barone Strucker. Di loro vi basti sapere che sono mutanti e che possono sparare colpi di energia, ma solo quando sono fisicamente uniti. Diversamente che nel Marvel Universe tradizionale, in MIT Andrea è ancora viva. I due hanno o avevano un fratello maggiore, Werner, primogenito del Barone, apparentemente ucciso dal padre. Ne saprete di più prestissimo.

2)    Topspin, citato verso al fine della storia è nipote diretto di uno dei supereroi della Seconda Guerra Mondiale che si sono riuniti nel Battaglione V. Altre notizie al più presto.

3)    Dopo un’apparizione su The Others #25, ecco arrivare sulle pagine di Capitan America Aleksandr Lukin, una delle migliori creazioni di Ed Brubaker e non a caso me ne sono impadronito. Qui non è l’alter ego del Teschio Rosso e non è in forzata simbiosi con lui, ma presto scoprirete su di lui altre cose interessanti. -_^

 

 

Carlo



[1] Come visto in Capitan America #33.

[2] Lo vedrete nei prossimi episodi dei Vendicatori.

[3]Dietro le quinte tra Vendicatori #72 e 73. -_^

[4] Judge Advocate General, la divisione di ciascuna forza armata a cui appartengono giudici ed Avvocati militari.

[5] Defence Intelligence Agency, l’agenzia di spionaggio e controspionaggio del Dipartimento della Difesa U.S.A. meglio noto come Pentagono.

[6] In Amazing Spider Man Annual #5 (Uomo Ragno, Corno, #68).

[7] In effetti, Dallas Riordan non è l’Incappucciata, bensì la supereroina chiamata Citizen V, incastrata dalla vera Incappucciata, un fatto che, però, il grande pubblico e le autorità giudiziarie e di polizia ignorano, ahimé.

[8] Come visto negli ultimi numeri di Iron Man.

[9] Di cui Jeff ha avuto un assaggio in Capitan America Annual #2.

[10] Come si vede in Capitan America #29/30

[11] Si tratta di Darren Mitchell, alias Topspin.