N° 41
(PARTE QUARTA)
1.
Piove sempre ai
funerali pensa Nick Fury. In questo caso è una pioggia leggera e fastidiosa, ma
non sembra importare molto ai presenti. Nick ed i suoi amici indossano tutti l’alta
uniforme dell’esercito col suo classico blu intenso e sui pantaloni le righe
bianche della fanteria. Sui loro petti un bel po’ di decorazioni e medaglie,
ricordo di tempi lontani, tempi a cui apparteneva la vecchia signora che sono
venuti a seppellire.
Gli Howling Commandos
al completo osservano la bara calare lentamente nella fossa a lei destinata e
le fanno il saluto militare. Uno alla volta, cominciando da Gabriel Jones,
gettano una manciata di terra nella fossa, poi Nick porge la bandiera piegata,
che fino a poco prima era sulla bara di Margaret “Peggy” Carter, alla sua
parente più prossima: Sharon Carter, agente dello S.H.I.E.L.D. in congedo. Nick
dedica uno sguardo alla bambina bionda che Sharon tiene per mano. Neanche lui
sapeva che la sua migliore agente avesse una figlia. Ognuno ha i suoi segreti,
pare e lui tra tutti non può che rispettare quelli di Sharon. Nessuno dei due
parla. Entrambi sanno che ci sono cose da fare e presto.
Mentre Sharon si
allontana con la piccola Shannon, Dum Dum Dugan si rivolge a Nick:
-E adesso?-
-Adesso?- replica Fury rivolto ai suoi vecchi amici e compagni di tante
battaglie –Adesso andremo a prendere il Teschio Rosso.-
L’agile velivolo sta
percorrendo il lungo percorso verso le foreste dell’Amazzonia. Al suo interno
tu siedi ed osservi i lineamenti induriti da una fredda determinazione della
giovane dai lunghi capelli rossi che si è appena sbarazzata dell’ingombrante
cappuccio di Citizen V. Il tuo vero nome è Jeff Mace, ma il mondo ti conosce
come Capitan America, un ruolo di cui non sempre ti senti all’altezza. In
questo momento, ad esempio, ti stai riprendendo da un’improvvisa spossatezza
che ti ha colto dopo il decollo. Non è la prima volta che ti capita una cosa
simile, specie dopo aver sperimentato delle esplosioni di forza come quella che
vi ha consentito di sfuggire alla trappola della Baronessa.[1]
Devi esserti anche addormentato, perché non ricordi molto del viaggio.
-Dove siamo?- chiedi.
-Vicini alla meta.- ti risponde Dallas Riordan –Sempre che le
coordinate che mi hai fornito siano esatte.-
-Lo sono, fidati. Il vero problema è se ci troveremo la Baronessa. La
mia ipotesi che si sia nascosta nell’originale rifugio del Barone Zemo potrebbe
anche essere sbagliata.-
-Uhm, io credo che sia giusta, invece.-
-Davvero? Perché?-
-Perché qualcuno ci ha appena spedito contro una specie di missile.-
Improvvisamente sei
completamente sveglio.
Molto lontano da lì,
in una base americana in Medio Oriente, una giovane donna finisce di medicarsi
i tanti piccoli tagli provocatile dal sinistro Aminedi.[2]
Uno dei guai dell’essere una supereroina con identità segreta, pensa il
maggiore degli U.S. Marines Elizabeth Mary Mace, è che non puoi andare a farti
rattoppare all’infermeria della base. La sorella dell’attuale Capitan America
osserva sconsolata il suo costume da American Dream lacerato in più punti. Per
fortuna ne ha portato uno di riserva, perché non avrebbe proprio il tempo di
ricucire gli strappi. Chissà come fanno gli altri eroi in costume in questi
casi? C’è da qualche parte un sarto dei supereroi come nel film “Gli
Incredibili”? Potrebbe anche essere, dopotutto il Battaglione V[3]
ha un suo costumista di fiducia, tra le altre cose.
Il filo dei pensieri
di Liz Mace è interrotto dal trillo dl suo cellulare speciale, quello che la
mette in collegamento diretto con il suo superiore alla D.I.A.[4]
il colonnello Michael Rossi.
,<<Allora, Maggiore, novità sui sabotaggi?>> chiede Rossi
senza preamboli.
-Si, ma temo che non le piaceranno.-
2.
Nick Fury lascia che
il suo sguardo spazi sugli uomini seduti con lui nell’ampio salotto del suo
appartamento di Manhattan. Troppe poche volte ci ha passato del tempo
ultimamente, pensa. Sono anni ormai che non ha più una vita privata, non come i
suoi amici, che hanno mogli, figli e perfino nipoti da cui tornare la sera. E
lui? Quale sarà la sua eredità?
-Allora, qual è il piano sergente?- la voce di Dino Manelli interrompe
le sue riflessioni. Nick si ritrova suo malgrado a sorridere, anzi a
sogghignare.
-Il piano?- risponde –Non ci serve un piano… a meno che tu non
consideri un piano mettere a soqquadro il quartier generale del Teschio Rosso e
prenderci la sua testa.-
-E come conteresti di farlo, visto che a quanto ne so è ancora
segreto?- chiede Eric Koenig.
-E perché dovrebbe farlo proprio la nostra banda di vecchietti invece
di uno squadrone ben armato di agenti scelti del tuo beneamato S.H.I.E.LD.?-
aggiunge Robert Lee “Reb” Ralston.
-Questo vecchietto lo farebbe volentieri.- commenta Gabe Jones.
-Per rispondere alle vostre domande…- comincia a dire Fury -… 1) quando
il Teschio ha lasciato il cadavere di Anna Kapplebaum appeso nella mia
terrazza, ne ha fatto una questione molto personale. 2) Non avremo bisogno di
cercarlo: sarà il Teschio a cercare noi. Ormai è chiaro che vuol chiudere i
conti con chiunque abbia incrociato il suo cammino ai tempi della guerra e sia
ancora in giro, quindi è logico aspettarci che ci provi anche con gli Howlers,
ma noi gli faremo una bella sorpresa.-
-Ma all’epoca noi eravamo una spina nel fianco, per così dire,
soprattutto di Strucker.- interviene Manelli –Avremo incrociato il Teschio
direttamente si e no un paio di volte. Perché dovrebbe prendersela con noi?-
-Perché eravamo alleati di Cap? Chi può dire che gli passa per la
testa? Era un pazzo megalomane già prima, ma da quando il suo gas gli ha
ridotto la faccia ad un vero Teschio Rosso[5]
è diventato ancora più schizzato. In ogni caso, se mi sbagliassi, ho sempre un
piano di riserva.-
-E sarebbe?-
-Non ti serve saperlo Dino, né a te, né agli altri. Piuttosto, a me
serve sapere se tutti voi siete con me.-
-Che razza di domande.- replica Izzy Cohen –Tua sorella mi toglierebbe
il saluto se ti non ti dessi una mano.-
-Ed io non posso certo lasciarti in compagnia di un gigante irlandese
con un pessimo gusto in fatto di cappelli, un suonatore di cornetta stonato ed
un crucco che non ha ancora imparato a parlare un inglese decente.- aggiunge
Dino.
-Disse quello con l’accento da “paisà”.- ribatte Koenig ridacchiando.
-Oh beh, in pensione mi stavo annoiando.- interviene Reb Ralston.
-Visto che siamo d’accordo…- dice Dum Dum –Che ne dite di saltare le
stupidaggini alla “Tutti per uno e darci da fare?-
-Per me va bene. Tira fuori le armi Nick- dice Eric
-Prima non potresti tirar fuori il whisky? Ho la gola secca.-
-Ma non eri diventato sobrio dopo il tuo quarto ricovero in clinica,
Dino?-
-E tu da quando sei diventato mia madre, Cohen?-
Nick Fury non può fare
a meno di sorridere.
Lontano da lì, in
rotta verso una destinazione segreta, l’uomo chiamato Steve Rogers si sente
nervoso mentre termina la sua vestizione. È una sensazione familiare quella che
percorre la sua spina dorsale, un brivido ed un’eccitazione molto speciali a
cui aveva creduto di aver rinunciato, ma a quanto pare, per quanto uno corra
lontano il suo destino trova sempre il modo di raggiungerlo.
Steve finisce di
sistemarsi la maschera e si guarda allo specchio: l’uniforme blu scuro con
guanti e stivali rossi gli sta ancora a pennello. L’Uomo senza Patria l’aveva
battezzato Sharon. Se dovesse continuare sarà il caso che si trovi un nome migliore,
se ce n’è ancora uno libero.
-Sei perfetto, non preoccuparti.- gli si rivolge il suo compagno
d’avventure: Jack Monroe, meglio noto come Nomad, attualmente vestito con il
suo costume nero che lo copre tutto, a parte dalla fronte in su.
-Dici? E tu come ti senti Jack?-
-Bene. Non preoccuparti per me: sono a posto… ora.-
-Non ho mai avuto modo di dirti quanto mi dispiaccia di non aver saputo
aiutarti quando…-
-Quando ho dato di matto nella mia vita precedente? Non dispiacerti:
nessuno avrebbe potuto farci nulla… nessuno a parte me e non ho nessuna
intenzione di ricaderci una terza volta.-
È una nota di nervosismo quella che Steve
coglie nella voce di Nomad? Non può esserne certo, eppure non può trascurare
quella possibilità.
<<Cinque minuti al bersaglio. Prepararsi al lancio.>>
-Sentito Steve? Pronto a tornare in azione?-
Steve respira a fondo,
poi risponde:
-Si, sono pronto.-
Un portellone si apre
sul fianco del velivolo ed una voce scandisce da un altoparlante:
<<Meno tre… due… uno… lancio.>>
Due figure si lanciano
nel vuoto. Steve Rogers sorride e dalle labbra esce una sola parola, il grido
beneaugurante dei paracadutisti americani:
-Geronimo!-
La voce di Michael
Rossi non riesce a nascondere un certo turbamento:
<<Ha detto Aminedi e Black Razeer, Maggiore? È proprio sicura che
fossero loro?>>
-Mortalmente sicura, signore.- replica Liz Mace –Li conosce?-
<<Erano membri di un supergruppo terroristico, la Spada del
Deserto mi pare si chiamasse, che qualche anno fa affrontò e praticamente
distrusse la Freedom Force.>>[6]
risponde Rossi <<Non ne sentivo parlare da tempo. Cercherò informazioni
nei database delle agenzie di intelligence ed al limite chiederò informazioni
agli X-Men, dopotutto mi devono un paio di favori.>>
-Gli X-Men le devono dei favori, signore?- Liz non può evitare una nota
di sorpresa nella sua voce.
<<Storia lunga. La richiamerò presto maggiore, nel frattempo
tenga gli occhi aperti e non si faccia ammazzare.>>
-Farò del mio meglio, signore.-
La conversazione viene
chiusa e Liz rimane sola a meditare su quanto poco davvero sappia sul
Colonnello Michael Rossi.
3.
Il ritratto del Male.
Guardate negli occhi, nelle orbite incavate di quello che una volta era un
volto umano e non vi troverete alcuna traccia di umanità. Forse un tempo ha
avuto emozioni umane diverse dall’odio, ma quel tempo è passato ormai.
Il Teschio Rosso guarda fuori dall’ampia
vetrata il panorama che lo circonda. Hanno provato varie volte a contrastarlo,
ma lui è sempre sopravvissuto e lo farà ancora. Credono di conoscerlo e non
sanno che lui è sempre un passo avanti a loro.
La sua campagna contro i vecchi amici di
Capitan America è solo un piccolo divertimento, un modo di togliersi qualche
soddisfazione mentre il resto dei suoi piani procede, un modo per far capire ai
suoi nemici che lui non li ha dimenticati, perché si ricordino di aver paura di
lui.
Pensando al prossimo bersaglio sogghigna
sinistramente mentre alle sue spalle uno dei suoi uomini è scosso da un
brivido.
Sembra una scena speculare: un Teschio Rosso,
un lungo bocchino tra le labbra, un costume verde, ma ci sono altri piccoli
particolari che non tornano. Tanto per cominciare, in questo caso il teschio
rosso è una vera maschera e c’è un mantello rosso drappeggiato sulle spalle
dell’uomo, mentre sul suo petto sono disegnati una falce ed un martello
anch’essi rossi.
No, è evidente: non sono lo stesso uomo, anche
perché a guardarlo attentamente si noterebbe nei suoi occhi vigili una concreta
scintilla di umanità e forse una sottile ombra di dubbio.
Sta giocando un gioco difficile e pieno di
incognite, non c’è dubbio, ma l’ha scelto consapevolmente ed andrà fino in
fondo. La posta in gioco è troppo alta per ritirarsi adesso.
Il suono di un allarme lo scuote dai suoi
pensieri. Cosa sta succedendo? Preme un pulsante sul suo tavolo. Qualsiasi cosa
accada non si farà trovare impreparato.
Il vento sferza il volto dei due uomini in
costume mentre sono in caduta libera. Steve Rogers conta mentalmente aspettando
il momento in cui azionare il paracadute. L’altimetro al suo polso comincia a
suonare, avvertendolo che ormai è vicino alla soglia di non ritorno. Steve
aziona il paracadute e sorride vedendo che Jack ha fatto altrettanto. Ora
scendono lentamente, intervenendo ogni tanto sui legacci per evitare di finire
fuori rotta ed ecco, finalmente, il suolo.
Pochi minuti per sbarazzarsi dei paracadute e
nasconderli, poi senza proferire parola i due amici proseguono senza fare
rumore fino a giungere al limitare di una foresta. Quello davanti a loro è una
sorta di casermone di cemento circondato da filo spinato. Secondo quello che
gli ha spiegato Fury, ufficialmente è un centro di ricerche farmaceutiche il
cui vero proprietario è nascosto dietro una fitta rete di società.
Ufficiosamente è il centro di controllo della rete di spie ed assassini formata
da ex agenti comunisti degli anni 50, tutta gente che dovrebbe essere morta o
troppo vecchia, peraltro. Vecchia quanto lui e Jack forse? Steve si concede un
sorriso, mentre fa cenno a Nomad di seguirlo. Estrae dalla cintura un congegno
datogli da Nick Fury. Se funziona come ha detto Nick, dovrebbe disabilitare
ogni sistema d’allarme per il tempo sufficiente a farli entrare e c’è solo un
modo per vedere se funziona.
Un breve ronzio, quindi Steve preme un
pulsantino quasi invisibile alla base del suo guanto destro ed un sottile
raggio laser taglia la recinzione. Lui e Nomad entrano e corrono verso il
caseggiato principale, giungendo ad una porta.
-Lasciami fare.- dice Nomad, appoggiando alla serratura un altro
congegno, che in pochi istanti, ma a loro sembra quasi un’eternità, decifra la
combinazione corretta ed apre la porta.
-Finora tutto bene.- sussurra Nomad.
In quel momento la
porta alle loro spalle si chiude di botto e davanti a loro comincia ad
abbassarsi una paratia di metallo.
-A quanto pare, ho parlato troppo presto.-
I guai sono cominciati
prima del previsto.
4.
Nel caso a questo
punto ve lo steste chiedendo, si: questa serie si chiama ancora Capitan
America, quindi sarebbe il caso di andare a vedere come se la sta cavando
l’eroe in questione.
Ti chiami Capitan
America ed in questo momento sei decisamente preoccupato perché un missile
terra-aria sta puntando verso il vostro velivolo.
-Manovra evasiva!- urla Dallas Riordan infilandosi la maschera di
Citizen V,
Il vostro aereo vira
di colpo evitando il missile. Citizen V stringe saldamente i comandi e continua
con le manovre evasive con il missile sempre in coda.
-Tenterò una manovra azzardata.- dice la ragazza.
Improvvisamente
l’aereo si abbassa, volando quasi raso terra e si dirige verso quella che
sembra una postazione anti aerea. All’ultimo secondo vira verso l’alto ed il
missile invece si abbatte sulla postazione, che esplode. L’aereo riprende
subito quota.
-Bella mossa.- commenti tu.
-Ho passato ore al simulatore di volo a provarla.- risponde Citizen V.
-Cosa? Mi stai prendendo in giro, giusto... giusto?-
Citizen V non risponde
ma tu riesci ad immaginarla sorridere sotto la maschera.
:-Mi auguro che tu abbia un piano migliore di: andiamo lì e li
picchiamo tutti.- ti si rivolge Citizen v.
-Veramente speravo che ce l’avessi tu.- ribatti.
-Oh certo che ce l’ho: bombardiamo questo posto e li lasciamo tutti
sotto le rovine, ma immagino che non vada bene ad un cuore tenero come te.-
-In effetti, no. Niente
uccisioni se non è strettamente necessario.-
-Ripensandoci, non vanno nemmeno a me. Ho bisogno della Baronessa viva
se voglio dimostrare la mia innocenza. Oh beh, è sempre stato il mio sogno
battermi contro un battaglione di mercenari armati fino ai denti al fianco di
Capitan America.-
-Il mio invece era vincere un Premio Pulitzer, immagino che debba
accontentarmi.-
Mentre vi scambiavate
queste battute, il vostro velivolo è atterrato su una vicina pista. Nel
frattempo gli uomini della Baronessa stavano arrivando. Lo scontro è vicino.
Qualche ora prima il
dirigibile della Baronessa aveva raggiunto il rifugio amazzonico e ne erano
scesi: la supercriminale velata, il suo misterioso alleato che risponde al nome
di Mike Rogers ed il loro prigioniero: J. William Mace, diplomatico a riposo e
padre dell’attuale Capitan America.
-Ancora non capisco perché hai voluto portartelo dietro.- stava dicendo
la Baronessa mentre percorrevano un lungo corridoio.
Rogers fece un
sogghigno, una vista inquietante sul suo viso così somigliante a quello di
Steve Rogers, l’originale Capitan America.
-Io ed il dottor Mace abbiamo una lunga storia in comune, mia cara
Heike.- rispose –Molti anni fa ha avuto l’occasione di uccidermi e credo si sia
pentito di non averla sfruttata.-
-Ero convinto che fossi morto lo stesso.- rispose Will –Se me ne dai
ancora l’occasione…-
Rogers ride.
-Potrei anche concedertela. Pensi di saperti ancora battere?-
Prima che Will potesse
rispondere risuonò un allarme e su uno schermo gigante apparve l’immagine di un
piccolo aereo privo di insegne.
Tre paia di occhi
seguirono le evoluzioni dell’aereo per evitare il missile e dirigerlo verso la
postazione che l’aveva sparato. Osservarono l’esplosione che seguì ed il
velivolo riprendere quota.
-Chi diavolo sono?- sibilò la Baronessa con irritazione -Potete darmi
un’immagine ravvicinata dell’interno?-
-Ci stiamo provando.- le rispose un tecnico –Eccola.-
Sullo schermo
apparvero le immagini degli occupanti del misterioso velivolo.
Quella maledetta Citizen V!- esclamò la Baronessa –Mi lascerà mai in
pace?-
-E c’è anche il ragazzo, interessante.- commentò Rogers.
Suo figlio qui? Sapeva
già che l’avevano rapito ed è venuto a cercarlo? Will Mace non nasconde un moto
di preoccupazione.
L’ex senatore Robert
Lee Ralston rientra nella sua camera d’albergo dopo la serata passata con gli
amici. Nick a volte sembra paranoico ma sa quasi sempre quello che fa. Solo a
lui poteva venire in mente di radunare un branco di vecchietti per dare la
caccia al Teschio Rosso, un’impresa tutt’altro che facile. Eppure… deve
ammettere che gli mancava il brivido dell’azione, quella specie di eccitazione
che lo prendeva prima di partire per una delle loro pazze imprese. Che razza di
uomo è uno che ripensa con nostalgia a tempi della guerra? Si chiede. Non ha
risposta. La verità è che non è ancora pronto a fare solo il padre od il nonno.
Dalla valigia sfila
una vecchia pistola e l’impugna saldamente: Quando arriva la chiamata sul suo
cellulare non esita:
-Arrivo.- risponde.
Qualunque cosa accada, è ancora pronto, è
ancora vivo.
5.
Ancora vivo, pensa
Steve Rogers mentre si tuffa in avanti oltrepassando la barriera metallica
prima che cali del tutto, ed intendo rimanerlo a qualunque costo.
Alle sue spalle Nomad
lo ha imitato, non aveva dubbi.
-Stanno arrivando delle guardie.- lo avverte Jack.
-Non sono loro che mi preoccupano.- gli risponde Steve –I veri pericoli
sono altri.-
Con un movimento del
polso fa scattare il suo scudo olografico, ovvero un potente campo di forza che
lo protegge dai proiettili, poi si scaglia in avanti. Sotto l’impatto la
colonna di guardie armate è scompaginata. La sua velocità e fluidità nei
movimenti fanno sì che gli uomini armati che lo fronteggiano non riescano a
sparargli prima di essere abbattuti da un turbinio di pugni e calci. Quanto a
Nomad non è da meno, per quanto Steve noti che forse ci sta mettendo fin troppo
zelo.
-Li abbiamo stesi questi bastardi Cap.- gli dice Jack.
-Non è il caso di gioirne troppo. Questa era solo carne da cannone, la
vera sfida ci aspetta dietro il prossimo angolo… e non chiamarmi Cap.-
-E come dovrei chiamarti?-
-Non ci ho ancora pensato, non è importante. Abbiamo una missione da
compiere.-
-Allora svoltiamo quel dannato angolo e facciamola finita.-
-La faremo finita… ma con voi.- dice una massiccia figura verde, apparsa improvvisamente
proprio da dietro l’angolo.
-Electro!- esclama Nomad sorpreso.
-Mi conosci? Interessante. L’eco delle mie imprese
è arrivato sino a questi tempi?-
-L’eco della tua unica sconfitta vuoi dire?- replica Jack Monroe -Me la
ricordo bene.-
-La tua voce… anche attutita dalla maschera mi
sembra familiare. Io ti ho conosciuto… tanto tempo fa.-
-Puoi scommetterci bruttone ed ho ancora un conto da farti pagare
salato-
L’atteggiamento di
Jack è cambiato, più spaccone, quasi che ritrovarsi davanti un vecchio nemico
abbia riportato alla superficie la personalità di Bucky. In un altro momento
l’avrebbe trovato positivo, ma adesso lo preoccupa solamente. Jack potrebbe
diventare troppo imprudente.
-Togliti di lì!- gli urla.
Electro ha lanciato
una scarica di elettricità ad alto voltaggio contro Nomad, che la evita
agilmente.
Steve solleva lo scudo
proteggendosi da una nuova scarica, ma non può evitare che una scintilla di
rimbalzo colpisca Nomad, che, stordito, cade contro un muro.
-J… Nomad!- urla Steve.
-Vedo che tieni alla vita di questo giovanotto. Se
è così, lascia cadere la tua protezione ed arrenditi o io lo fulminerò con un
gesto.-
-No, non farlo.- urla Nomad tentando inutilmente di rialzarsi –Non ne
vale la pena per me.-
Aspetta!
Ricordo una scena simile. Ora so chi è il tuo amico, anche se il costume è
diverso… e tu… anche tu… sei lui con un diverso costume?-
-Pensa pure quello che vuoi.- replica Steve. Lentamente spegne lo scudo
ed alza le mani.
-Ah, ora io ti…-
Prima che Electro
possa finire la frase o fare qualunque altra cosa, Steve chiude entrambi le
mani a pugno e subito dalla sua cintura parte una specie di raggio che colpisce
in pieno Electro, che si contorce e cade.
-No!- grida
-Non è giu…-
-È fin troppo giusto, invece. Commenta Nomad rialzandosi –Che gli hai
fatto Steve?-
-Ho usato un aggeggino datomi da Nick Fury proprio in previsione di un
incontro con Electro.- risponde Steve -In pratica credo che lo abbia
sovraccaricato.-
-E adesso?-
-Adesso proseguiamo. Abbiamo superato un ostacolo, ma temo che ce ne
aspettino diversi altri prima di completare la nostra missione.-
<<Potresti aver ragione, mio mascherato amico, chiunque tu
sia.>> dice improvvisamente una voce filtrata da un microfono <<Se
io vi lasciassi fare.>>
Su uno schermo è
improvvisamente apparsa una figura familiare ad entrambi, eppure diversa.
-Il Teschio Rosso!- esclamano all’unisono Steve e Jack.
-Non è possibile.- aggiunge Steve –Tu sembri il Teschio Rosso degli
anni 50, ma Albert Malik è morto.-
<<La morte può essere un ostacolo temporaneo per alcuni. Chi io
sia ha poca importanza. Voi due avete dimostrato che questa base non è più
sicura per me ed i miei alleati. Dovrò abbandonarla ed assicurarmi che i suoi
segreti non cadano in mani nemiche.>> l’immagine si allarga e mostra che
il “Teschio Rosso” sta stringendo nella mano destra un detonatore… che preme
<<Addio!>>
Un attimo dopo
l’intero complesso è scosso da una potentissima esplosione che lo rade al
suolo.
Molto lontano da lì e
del tutto ignaro di cosa stia accadendo all’uomo che ti ha preceduto nel ruolo
di Capitan America, tu ti ritrovi in una situazione abbastanza seria. Avere al
tuo fianco Citizen V ti è di conforto, certo, ma se dovesse significare che
morirete in due?
Sei decisamente
ammirato da come si batte, da come usa quella sua strana spada molecolare come
se fosse nata per farlo. Quanto a te, non sembri curarti del fatto che, per
tacere delle loro armi, gli sgherri della Baronessa potrebbero sopraffarvi con
la sola forza del numero: il tuo scudo saetta per l’ampio stanzone che avete
finalmente raggiunto superando la prima linea di difesa, i tuoi pugni ed i tuoi
calci arrivano a colpo sicuro sui bersagli che cadono come birilli. Ti senti
stranamente euforico. Potete vincere, lo sai, potete…
-Basta così.-
La voce imperiosa appartiene ad una donna
vestita di una guepiere violetta, calze a rete e scarpe con tacchi alti, il suo
volto è coperto da un velo color porpora, ma sia tu che Citizen V sapete bene
chi è: Heike Zemo, la Baronessa.
Ma quello che colpisce la tua attenzione è
l’uomo al suo fianco, vestito di una pratica tuta nera attillata: il suo volto
è fin troppo somigliante a quello di Steve Rogers, solo un po’ più vecchio e
con le tempie brizzolate, ma in apparente forma fisica. Sai chi è e la cosa non
ti piace affatto. Doveva essere imprigionato alla Volta ed invece è libero.
Come mai?
-Un bello scontro capitano ti dice -Sei all’altezza dei tuoi
predecessori, non c’è che dire. Tuo nonno ne sarebbe orgoglioso, credimi.-
Ha parlato di tuo
nonno, quindi sa chi sei. Ci penserai dopo.
-Ho una proposta che piacerà a tutti e due. Facciamola finita qui e
adesso. Uno scontro diretto: io contro di te e la Baronessa contro Citizen v.
Se vincerete, ci arrenderemo senza discutere, se perderete, disporremo delle
vostre vite.-
Guardi verso Citizen
V. quanto a lungo vi fissate senza parlare non sapresti dirlo, poi lei fa un
cenno d’assenso e sei tu a parlare anche per lei:
-Ci stiamo.-
E puoi solo sperare
che sia la decisione giusta.
Margaret “Daisy” Dugan
è una giovane studentessa, orgoglio dei suoi genitori e della famiglia intera.
Non è sempre facile essere la nipote di una vera leggenda, ma lei si è sempre
sforzata di vivere una vita normale: gli esami semestrali, i ragazzi, un po’ di
sano divertimento, non necessariamente in quest’ordine.
È ormai arrivata alla
sua auto e sta per entrarvi quando sente quella musica, un pezzo di musica
classica… Mio Dio è una marcia funebre. Da dove viene e chi la sta facendo
suonare? Ora sta aumentando d’intensità. Daisy sente un brivido lungo la
schiena
All’improvviso alle
sue spalle ode una voce che non esita a definire sepolcrale.
-Daisy Dugan, sei pronta a morire?-
FINE QUARTA PARTE
NOTE DELL’AUTORE
Anche stavolta
pochissime spiegazioni da dare:
1) L’Electro che compare in questa storia non è
il supercriminale nemico dell’Uomo Ragno, ma un agente sovietico,
presumibilmente non umano, che affrontò il Capitan America degli Anni 50 in
Captain America Comics #78
datato settembre 1954 (In Italia su Super-Eroi: Le Grandi saghe #22). La storia
è indubbiamente disegnata da John Romita Sr, che l’ha anche firmata. I testi
sono attribuiti a Stan Lee, ma la presenza assolutamente gratuita di una
gigantesca macchina per scrivere nel bel mezzo di una centrale elettrica mi fa
pensare che possa, invece, averla scritta Bill Finger, meglio noto come
co-creatore di Batman, di cui è nota la passione per gli oggetti giganti.
2) Gli Howling Commandos erano il gruppo alquanto
bizzarro di soldati guidato da Nick Fury quando era sergente nella Seconda
Guerra Mondiale, le cui avventure furono narrate nella serie “Sgt. Fury and his
Howling Commandos” tra il 1963 ed il 1981. Come faccia questo allegro gruppo di
ultra novantenni ad essere ancora arzillo è un segreto non ancora svelato.
Nel prossimo episodio: la nipote di Dum Dum
Dugan è in pericolo, Capitan America affronta una delle sfide più difficili,
American Dream ha i suoi guai sotto il sole mediorientale e Steve Rogers
affronta le insidie di… Montecarlo?
Se volete saperne di
più non perdete il prossimo episodio.
Carlo
[1] Nell’ultimo episodio, ovviamente.
[2] Sempre nell’ultimo episodio.
[3] La supersegretissima organizzazione di ex eroi della Seconda Guerra Mondiale e loro discendenti a cui American Dream è affiliata assieme a molti altri, tra cui Citizen V.
[4] Defense Intelligence Agency, il servizio segreto del Pentagono.
[5] Nell’ormai classico Captain America #350 (in Italia su Capitan America, Marvel Italia #76).
[6] Avvenne tanto tempo fa su New Mutants Annual #7,
X-Factor Annual #6, Uncanny X-Men Annual #15 e X-Men Annual #2 (In Italia su
Incedibili X-Men #0.)