N° 46
(PARTE TERZA)
PROLOGO
Ti
chiami Bart Gallows, un nome che hai considerato come un presagio.[1]
Quando eri poliziotto a Houston, Texas ritenevi che il sistema giudiziario
fosse troppo tenero coi criminali e le ruote della giustizia girassero troppo
lente. Così hai mollato: non sei più un poliziotto adesso… o forse si, almeno
nella tua mente. Indossi ancora una divisa, anche se sul volto porti una
maschera. Hai anche un nuovo nome: Americop e la giustizia che dispensi è
sempre definitiva.
Qualcuno
ti ha rapito, drogato spinto agli estremi perfino il tuo concetto di giustizia.
Chiunque sia stato la pagherà, perché tu non perdoni…mai.
1.
Quando entri nella
redazione di Now la trovi in fermento, nulla di troppo nuovo dopotutto. Ti
chiami Jeff Mace e sei un giornalista e per te sta per iniziare una nuova
giornata di lavoro.,
-Ehi Jeff, dove
diavolo ti eri cacciato in questi giorni? Stavo cominciando a darti per
disperso. Sarà meglio che ti avverta che detesto che miei uomini spariscano
senza dirmi niente.-
Joy Mercado è bellissima e sexy come
sempre e come sempre si diverte a metterti in imbarazzo davanti a tutti.
Abbozzi un sorriso mentre rispondi:
-Scusami Joy, ho…
avuto impegni personali da sbrigare, ma ho mandato un articolo a Charlie ieri.-
E sarebbero tutti sorpresi di
scoprire che l’hai scritto in una stanzetta della sede del F.B.S.A. a
Washington dopo una giornata che si può definire movimentata.
-Ben arrivato
figliolo.- ti saluta Charlie Snow –Ho letto il tuo pezzo: davvero bello. Sicuro
che sia tutto corretto? Non è facile da mandar giù l’idea di una squadra della
morte segreta composta da supereroi rapiti ed a cui hanno fatto il lavaggio del
cervello.-
-Ho delle fonti sicure.-
rispondi –Molto sicure. Il programma era stato ufficialmente cancellato molti
anni fa, ma una sorta di cellula segreta l’ha portato avanti ugualmente.-
-Che dannata follia.-
ribatte Charlie.
-Molto di più.-
aggiunge Joy –Dio ci salvi da quelli che pensano che si possa sacrificare tutto
e tutti alla loro visione del bene comune.-
-Sono d’accordo.-
dici e non potrebbe essere più vero. In fondo come Capitan America uno dei tuoi
compiti è assicurarti che simili deviazioni siano scoperte e punite ed è quello
che intendi fare.
Il nome della ragazza è Cathy
Webster, studentessa universitaria, ma quando indossa il suo costume attillato
bianco rosso e blu tempestato di stelle si copre il volto con una maschera blu
ha un altro nome, più adatto ad una supereroina d’ispirazione patriottica.
-Come sta andando,
Spirito Libero?-
A fare la domanda è stato un uomo
sui 30 anni, dai capelli e barba castani.
-Dovrebbe dirmelo
lei, Agente Norriss.- replica la ragazza –Da quanto tempo i vostri esperti
stanno tentando di annullare gli effetti del lavaggio del cervello del
misterioso ospedale?-
-Oh quello non è
stato difficile.- ribatte il vice direttore del F.B.S.A. -Ci siamo riusciti
ieri sera. La parte più dura è stata rimettere in sesto i suoi ricordi, pare
che ci sia una sorta di blocco mentale che gli impedisce di ricordare i
particolari di quello che è successo mentre andava in giro conciato come John
Belushi in Blues Brothers.-
-La stessa cosa è
capitata a me: su di me il condizionamento mentale non ha funzionato bene e mi
sono ripresa riuscendo a fuggire, ma non ricordo nemmeno da dove. C’è una sorta
di velo che non sono ancora riuscita ad infrangere. Una cosa però la ricordo:
c’era un altro con me e Jack: lo chiamavano Bart. Che fine avrà fatto anche
lui?-
-Che ne dice di
scoprirlo assieme al rinato Jack Flag?-
-Crede che sia
prudente rimandarlo sul campo?-
-Lui è impaziente di
farlo e poi… vi affiancherò uno dei nostri migliori agenti, giusto per
sicurezza.-
Spirito Libero riflette per qualche
istante, poi risponde:
-Ci sto.-
-Bene. Ah… un’ultima
cosa: può chiamarmi Jack se lo vuole.-
L’uomo alla guida del piccolo
furgone blu scuro veste una divisa da poliziotto un po’ antiquata, ma non è
quello che attira davvero l’attenzione in lui quanto piuttosto la maschera che
gli copre il volto interamente, a parte una porzione della fronte e gli occhi
gelidi. Americop è a caccia.
Guidato da un confuso ricordo sta
puntando verso il New Jersey. Il suo obiettivo è sulla sponda opposta
dell’Hudson River e quando lo troverà, troverà anche gli uomini che gli hanno
fatto… che gli hanno fatto cosa? Per quanto si sforzi, non riesce a ricordarlo
con chiarezza, ma è stato qualcosa di brutto, di questo ne è certo e qualcuno
dovrà pagare per questo.
Un grido lo distrae: una donna è
appena stata scippata e lo scippatore sta correndo. Americop accosta, scende
dal furgone. Lo vede allontanarsi, estrae la sua pistola, la punta, prende la
mira e spara colpendolo alla schiena in un punto vitale. In pochi minuti
raggiunge il cadavere e si china a prendere la borsetta e si avvia per
restituirla alla proprietaria.
-Tu… l’hai ucciso.-
dice la donna.
-Giustizia è stata
fatta: un criminale di meno sulle strade.- replica Americop, poi, senza aggiungere
altro, risale sul furgone e riparte.
2.
.Se
il fato avesse il senso dell’umorismo, probabilmente troverebbe divertente
l’aver riunito nello stesso posto i tre eroi in costume a tema patriottico che
in questo momento sono insieme su un volo speciale con le insegne dell’F.B.S.A.
I due uomini a prima vista potrebbero sembrare molto simili: alti, massicci,
fisico da culturista, di quelli che danno l’impressione di poter strappare le
cuciture dei loro vestiti se solo gonfiassero un po’ i pettorali. Entrambi
hanno un passato militare, entrambi si sono sottoposti ad un trattamento per
aumentare la loro forza ed entrambi credono molto poco, per così dire,
nell’efficacia della diplomazia, ma le similitudini finiscono qui. U.S.Agent,
quello il cui costume più ricorda quello di Capitan America, ma con il nero al
posto del blu ed un pettorale a forma di scudo con stelle e strisce, è un uomo
che crede nel suo paese e nel dovere, che raramente mette in discussione gli
ordini che riceve. Il Maggiore Libertà, invece, ha sempre avuto problemi con la
disciplina e le figure di comando, senza contare un cinismo di fondo che non
manca mai di manifestare forse con troppa enfasi. Indossa un costume molto
simile a quello di Capitan America, ma non ha alette sul cappuccio, sul petto
ha 13 stelle sistemate in cerchio, le strisce bianche e rosse sono orizzontali
e non verticali e nel resto del costume il bianco e rosso sono invertiti.
Quanto alla ragazza, si fa chiamare American Dream ed il suo costume è
praticamente identico a quello di Capitan America, fatta eccezione per una
scollatura a forma di stella invece del disegno della stessa sul petto.
Diversamente dagli altri, lei crede che la forza debba essere l’ultima opzione
quando le altre hanno fallito, questo non vuol dire, però, che si ritiri di
fronte alla prospettiva di uno scontro. Questo non troppo ben assortito
gruppetto ha una missione ed intende portarla a termine, anche se non tutti
sono d’accordo sul come e sul perché.
-Ricapitoliamo…-
inizia a dire il Maggiore Libertà –Qualche cervellone della C.I.A.,
spalleggiato da qualche altro cervellone del Pentagono, ha avuto qualche anno
fa l’idea di creare una sorta di squadra di agenti superumani da usare in
missioni segrete all’estero, giusto?-
-Lo chiamarono Team X
e fu attivo tra gli anni 60 e gli anni 70.- risponde American Dream -Era
composto da agenti a cui venne dato il nome in codice di animali, alcuni dei
quali vennero sottoposti ad un trattamento per dotarli di superpoteri.-
-Nulla di nuovo sotto
il sole.- commenta il Maggiore Libertà- Io sono stato sottoposto ad un
trattamento simile e ci ho guadagnato 60 anni di sonno… almeno non sono
invecchiato.-
-Ora che hai detto la
tua, posso continuare?- chiede, American Dream.
-Ma certo, pupa, vai
pure.-
American Dream gli lancia
un’occhiataccia e prosegue:
-Il Team X fu sciolto
per motivi non chiari e quasi tutti quegli agenti vennero ricondizionati
affinché dimenticassero le loro esperienze. Quello fu il primo tentativo, ma ce
ne furono altri e stavolta si decise di arruolare agenti inconsapevoli da usare
per specifiche missioni per poi lavar loro il cervello per fargli dimenticare
quello che avevano fatto. Credevano che fosse più sicuro.-
-Certe cose non
cambiano mai, vedo. Tu che ne dici?-
U.S.Agent non parla, il suo volto è
una maschera impenetrabile. Non è la prima volta che ha a che fare con
funzionari governativi che sono andati oltre i limiti con la loro visione di
ciò che è la sicurezza nazionale, ma non significa che la cosa gli piaccia: chi
ha tradito i cittadini americani deve pagare.
-Quello che non
capisco è chi è quel Mike Rogers e perché dovremmo fidarci di lui.- insiste il
Maggiore.
-Perché sa davvero un
sacco di cose e finora non ha mai mentito.- ribatte American Dream –Ciò non
toglie che non gli volterei la schiena nemmeno se fosse legato come un salame.-
-Non sembra così
pericoloso.- dice il Maggiore voltandosi a guardare l’uomo saldamente legato in
fondo all’aereo –Ha una straordinaria somiglianza con quel moscardino di Steve
Rogers, però. Se non è suo parente è la più inquietante coincidenza che mi sia
mai capitata.-
-Non è la sola cosa
inquietante in lui.- replica American Dream mentre si accorge che l’uomo in
questione le sta sorridendo.
Solo nel suo ufficio di Senatore del
28° distretto statale Sam Wilson sta esaminando un pacchetto di proposte di
legge elaborato dal suo staff, lavoro che si è portato dietro da Albany. Sua
sorella direbbe che pensa troppo al lavoro e poco al divertimento. Non è vero,
ovviamente: lui si diverte e si rilassa moltissimo quando sorvola il quartiere
nei panni di Falcon, ma Sarah forse non lo capirebbe.
La porta si apre ed entra suo
nipote.
-Jody, non ti hanno
insegnato che si bussa prima di entrare?- gli dice alzando appena la testa
dalle carte.-
-Scusa zio….-
risponde Jody Casper -… ma lei voleva vederti ed io…-
-Lei?-
Io, Sam, ti
dispiace?-
Leila Taylor, il grande amore della
sua vita per lungo tempo, ma che ora è sposata con un altro e non uno
qualunque.
-Che posso fare per
te signora Rakim?- chiede lui mettendo enfasi sul cognome.
-Taylor.- replica
calma lei –Sul lavoro uso il mio cognome di nascita.-
-Lavoro?-
-Pensavo che fosse
ora di creare un comitato esplorativo per la tua candidatura alla Camera dei Rappresentanti.-
-Che velocità. Non ho
neanche detto se mi interessa e già volete darvi da fare. Tuo marito vuol
proprio forzarmi la mano.-
-Non è solo lui. Tu
puoi fare molto per la gente di qui se verrai eletto. Sei uno dei pochi in giro
che pensa davvero alla gente e non alle sue ambizioni personali. Avrebbero
dovuto eleggerti anni fa, è ora di rimediare allo sbaglio. Io lo so bene: io
c’ero quella volta, ricordi?-
-Ricordo molto bene.
Ok, hai il mio permesso per il comitato esplorativo, ma non prendere altre
iniziative senza consultarmi.-
-Va bene, stai
tranquillo.-
Lei fa per andarsene, ma Sam la
richiama:
-Leila… hai detto a
tuo marito che sono Falcon, per caso?-
Un’ombra di disappunto si dipinge
sul volto di lei mentre risponde:
-Un marito ed una moglie
non dovrebbero avere segreti… ma sta tranquillo: questo non gliel’ho rivelato.
So quanto ci tieni alla tua identità segreta da quando tutti se la sono
scordata, non ho mai capito come e perché… tutti tranne me e pochi altri, pare.
Dovrei sentirmi lusingata per la fiducia e credo di esserlo. Non la tradirò…
Kamal non ha bisogno di saperlo… non da me almeno.-
Senza aggiungere altro Leila si
volta e se ne va,
-Devi starci attento
zio Sam.- lo avverte Jody –Leila è… o almeno era… una ok, ma non mi fido di suo
marito.-
-Non è uno che
sprizza simpatia, ne convengo, ma credo che aldilà dei suoi maneggi politici
sia fondamentalmente onesto.-
-Questa me la segno.
Beh, ora devo andare zio. Ho un mucchio di lavoro arretrato da sbrigare
all’ufficio di assistenza sociale ed anche se la Città non paga molto, non è un
buon motivo per battere la fiacca.-
Sam saluta il nipote e si ritrova a
pensare quanto sia maturato dai tempi in cui era il galoppino di Faccia di
Pietra, uno dei grossi calibri della malavita di Harlem.[2]
Non è stato facile per lui crescere senza padre e con il resto della famiglia
allo sbando, ma alla fine è venuto su bene. Se suo padre fosse vivo ne sarebbe
fiero come lo è lui oggi.
Americop è giunto al termine del suo
viaggio. I particolari sono ancora confusi nella sua mente, ma sa che quello è
il luogo che stava cercando. Dai pochi dati che ha reperito su internet sa che
si tratta di una clinica privata molto esclusiva. Quello che internet non dice
è che al momento non ci sono pazienti in quell’ospedale e che la cura dei
malati non è la principale preoccupazione del management. Beh adesso si
prenderà cura lui di tutto… alla sua maniera.
Dopo aver preso tutto il necessario
Americop si avvicina silenzioso e furtivo al grande edificio. Ha appena raggiunto
la recinzione e si appresta a superarla, disattivando gli allarmi che debbono
sicuramente esserci, quando qualcosa attira la sua attenzione: qualcun altro
sta arrivando.
3.
Nel suo ufficio nel
retro del suo ristorante Paul Hadley Morgan, boss del crimine di Harlem,
riflette. A differenza di suo padre, che amava l’ostentazione del potere, lui
ha sempre preferito tenere un basso profilo mentre quel potere veniva
effettivamente esercitato. Ricorda ancora i primi tempi in cui era tornato in
città per reclamare la sua eredità: prendere possesso dei beni del vecchio Boss
Morgan era stata una passeggiata, imporre la sua volontà alle bande era stato
più complicato ed aveva portato via più tempo, ma ci era infine riuscito. Non
avrebbe permesso a nessuno di portargli via quello che aveva conquistato. Ora
che le acque si stanno calmando dopo i pasticci combinati dai Russi e la fuga
del Gufo nella sua isola blindata,[3]
è il momento buono per riorganizzare gli affari e riaffermare il suo dominio su
Harlem e dintorni, ma senza attirare troppa attenzione: la pubblicità danneggia
gli affari, almeno il suo tipo di affari.
Dovrebbe pensare anche a Falcon,
finora la taglia messa sulla sua testa non è servita a granché ma non vale la
pena di azioni più risolutive, non ancora almeno.
Lo sguardo di Morgan cade su una
foto un po’ stropicciata sul suo tavolo. Un lieve sorriso gli passa sul volto,
sostituito da un’espressione mista di rabbia e delusione. Prende la foto e la
ripone nel suo portafogli.
Nel caso vi steste chiedendo che
fine abbia fatto quello che dovrebbe essere il protagonista titolare di questa
serie, eccolo che torna dalla cafeteria al piano terra del palazzo del Bugle
portando un vassoio con sopra delle tazze di caffè fumante sempre nei panni del
giornalista Jeff Mace.
La giovane stagista di nome Cynthia
Smith lo osserva con attenzione mentre porge una tazza a Joy Mercado. Ascolta
con noia quello le parole che scambia con lei, discorsi stupidi che non servono
a farle sapere quel che le interessa. Poi, ecco che accade qualcosa: Mace si
alza di scatto dicendo qualcosa alla Mercado e corre fuori. Che abbia ricevuto
un qualche messaggio? Cynthia non esita e lo segue nel corridoio, ma è già
scomparso in uno degli ascensori. La ragazza borbotta qualcosa
d’incomprensibile, poi fa una chiamata con un cellulare dalla forma strana.
L’avviso che aspettavi è appena
arrivato sulla tua communicard ed è ora che tu ti muova. Ora che hai sistemato
le tue questioni lavorative, puoi dedicarti agli altri problemi. Chissà che
direbbe Charlie Snow se sapesse che le informazioni che ti servono intendi
procurartele tramite il tuo alter ego Capitan America ed i suoi contatti con
certi ambienti governativi? In fondo non è molto diverso da quello che fanno
tanti altri tuoi colleghi, cambia solo il modo in cui accedi alla fonte.
Salti di tetto in tetto e poi sul
tettuccio di un autobus e su quello di un Taxi, fino a raggiungere la tua meta:
il Jacob Javits Federal Building. La tua tessera di Vendicatore ti permette di
arrivare sino all’eliporto sul tetto con relativa facilità. Lì un mezzo ti sta
già aspettando. Il pilota ti fa il saluto militare e tu automaticamente
ricambi. Poco importa che tu non abbia mai fatto il servizio militare, con quel
costume addosso ti tributano un rispetto che devi dimostrare di saper meritare.
Dopo il decollo dell’elicottero, usi
la tua communicard su una certa frequenza ed ecco che sul minimonitor appare un
volto conosciuto.
-Mi dica agente
Gyrich.-
<<Abbiamo avuto
la conferma che cercavamo: il tuo amico ha detto la verità.>>
-Mike Rogers non è
mio amico, Agente Gyrich e preferirei averci a che fare il meno possibile. Che
ne è degli altri?-
<<Parli dei
tuoi amichetti in costume? Ognuno ai posti assegnati e tu sarai alla tua
destinazione tra poco. Non devo dirti di stare attento, vero?-
-Sono stato
addestrato ad esserlo.- Rispondi, ma è difficile nascondere la tua
preoccupazione.
4.
Il vento scompiglia i capelli di
Spirito Libero mentre lei e Jack Flag osservano l’edificio che stavano
cercando.
-Sembra una
comunissima clinica.- commenta la ragazza –A parte che da qui non si vede segno
di attività.-
-Ti aspettavi forse
un sinistro edificio gotico?- replica Jack Flag. Ha ripreso il suo costume
abituale ed il suo volto è coperto dalla maschera che lascia scoperti solo gli
occhi e naturalmente i capelli bizzarramente colorati. Spirito Libero non può
vedere la sua espressione e capire da essa se davvero è stato liberato dal
lavaggio del cervello che lo aveva messo contro i suoi amici oppure no. Una
cosa è certa: ora parla e si muove come il vecchio Jack Flag e questo dovrebbe
essere un segno positivo. Che farà, però, se all’improvviso dovesse
rivoltarglisi contro? Ci penserà al momento opportuno, non ha scelta. Può solo
sperare che l’agente che l’F.B.S.A. gli ha affiancato sia all’altezza del
compito.
Se hanno trovato questo posto è
merito dell’informazioni fornite dall’enigmatico Mike Rogers e di quello che è
riuscito a ricordare Jack, che è stato qui più a lungo di lei. Un improvviso
lampo di ricordi le attraversa il cervello: ricordi di luci fortissime, di voci
che sussurrano parole che non riesce a d udire, una mano che impugna una
siringa.
Istintivamente Cathy Webster si
porta le mani alla testa e d una voce alle sue spalle dice:
-Tutto bene Spirito
Libero?-
La ragazza raddrizza la schiena e
replica:
-Si, non si preoccupi
agente Coulson.-
Sente lo sguardo di Jack Flag su di
lei e sa che ha i suoi stessi dubbi, ma non c’è molto da fare ormai, se non
continuare.
L’agente che li accompagna usa un
congegno progettato per disattivare eventuali allarmi e riesce ad aprire senza
difficoltà il cancello. Sono appena entrati che si ode una voce:
-Fermi dove siete.
Non fate una mossa.-
Il luogo sembra abbastanza desolato.
Per raggiungerlo è stato necessario trasbordare su un elicottero. Quando questo
atterra sul piazzale antistante un grande edificio nessuno si fa vivo.
Apparentemente il luogo è deserto. Coloro che scendono dall’elicottero, però,
hanno da tempo imparato a proprie spese quanto ingannevoli possano essere le
apparenze.
I due uomini e la donna che
indossano costumi ispirati in vario modo alla bandiera degli Stati Uniti
d’America volgono la loro attenzione verso un quarto uomo dai capelli biondi e
le tempie grigie. Indossa una tuta azzurra come i suoi occhi vivaci. Sorride
mentre dice:
-Benvenuti al Centro
di Ricerche Mediche Metzeger, orgoglio della Jeff Davis County.- dice l’uomo di
nome Mike Rogers –Ovviamente gli abitanti della Contea non sanno che razza di
ricerche si svolgevano in questo posto o ne sarebbero stati inorriditi.-
-Controllo mentale di
mutanti ed altri soggetti dotati di superpoteri o simili.- commenta American
Dream –Uomini e donne trasformati in macchine di morte agli ordini di qualcuno
che aveva una visione distorta di ciò che è giusto o sbagliato.-
-Perché sei così
sorpresa, mia cara?- le si rivolge Rogers -È sempre accaduto sai? L’uomo a cui
è dedicata questa contea[4]
era un brav’uomo di animo gentile, ma era anche convinto che fosse giusto
tenere in schiavitù altri esseri umani solo perché avevano la pelle di un
colore diverso dal suo.-
-E questo
giustificherebbe certi crimini?- ribatte la ragazza –Io non credo.-
-Lasciate queste
diatribe per un altro momento.- interviene con fermezza U.S.Agent –Ora dobbiamo
occuparci di altro. Rogers, è ora di dirci tutto quel che sai.-
-Molto facile: questo
centro impiegava, se vogliamo dire così, quattro agenti mutanti impiegati in
missioni di assassinio e sabotaggio. Qualche anno fa furono gli esecutori di un
leader musulmano e di sua figlia di 9 anni.-[5]
-Ricordo
quell’episodio.- commenta American Dream -È raccapricciante pensare che sia
stato ordinato da funzionari governativi.-
U.S.Agent tace. Lui è sempre stato
orgoglioso di servire il suo paese ed il suo governo,ma sa bene come è facile
oltrepassare certe linee pensando di agire per un ben più grande. Non è passato
tanto tempo da che un Presidente gli ordinò di premere un certo pulsante
scatenando l’apocalisse contro una razza aliena.[6]
Può dirsi che se non l’avesse fatto quegli stessi alieni avrebbero scatenato un
attacco che avrebbe fatto milioni di morti in tutto il mondo, forse anche
miliardi, ma non serve a farlo sentire meglio. Avrebbe dovuto esserci un altro
modo, un modo che non riempisse le loro mani di sangue, ma lui non l’ha trovato
o non ha avuto la forza d’animo di suggerirlo e deve convivere con questa
responsabilità ogni giorno della sua vita. Torna a concentrarsi sulle parole di
Rogers
-… a quanto pare dopo
lo scoppio dello scandalo legato all’Operazione Zero Tolerance[7]
questa installazione è stata abbandonata.-
-E allora che ci
facciamo qui?- chiede il Maggiore Libertà.
-Qui ci sono molte
risposte se si sa come trovarle.- ribatte Rogers.
-E allora che
aspettiamo? Entriamo.-
Senza aspettare altro tempo, il
Maggiore Libertà sferra un calcio contro il portone d’ingresso. Non basta, ma
quando U.S.Agent si unisce a lui, la porta cede.
Alle loro spalle Mike Rogers fa un
leggero sorriso.
Il viaggio è stato breve ed ora sei
finalmente arrivato alla tua meta. Sei sempre stupito dal vedere come la gente
reagisce alla tua presenza, per essere esatti, alla presenza del costume di
Capitan America, un’eredità imbarazzante per te.
L’uomo che ti accoglie è un
ufficiale dell’Aviazione. Non l’hai mai incontrato ma tua sorella ti ha parlato
di lui: è il colonnello Michael Rossi, il suo superiore alla D.I.A.[8].
-Benvenuto Capitano,
sono stato incaricato di scortarla nel suo tour.-
-È un onore per me.-
dici.
Rossi ti guarda come se non fosse
sicuro che tu non stia facendo dell’ironia, poi ti fa strada,
Proseguite lungo un corridoio sino
ad arrivare ad una porta Entrate in una stanza e Rossi ti mostra un computer.
-Ora possiamo parlare
del Progetto Rinascita.- ti dice.
5.
La mano di Americop
trema leggermente mentre punta la sua arma sui nuovi venuti. Non sa chi è il
tizio in abito scuro, ma i due in costume li conosce è non solo perché ha letto
qualcosa su di loro, ha la sensazione netta di averli già incontrati di
persona. Era proprio qui? Loro due erano qui con lui? Erano…-
-Io so chi siete!-
urla.
Spirito Libero lo fissa. La maschera
è simile a quella di Jack, colore a parte, gli copre tutta la faccia, ma la
voce, la voce quella la conosce, poi sente Jack Flag esclamare:
-Bart! Sei proprio
tu?-
-J… Jack? Perché quel
costume?-
-È la mia divisa da
supereroe. Io sono Jack Flag e tu chi saresti con quell’uniforme?-
-È Americop.-
interviene l’Agente Coulson –Un vigilante schizzato come il Punitore che è
ricercato in almeno dieci Stati per aver ucciso dei criminali senza motivo.-
-Avevano violato la
legge, è un motivo sufficiente.- replica Americop.
Magnifico, pensa Spirito Libero, non
avevamo per nulla bisogno di uno psicopatico dal grilletto facile.
-Ascolta… Americop.-
gli si rivolge –Qui non ci sono criminali da punire. Tu sei qui per il nostro
stesso motivo: ti hanno drogato, ti hanno fatto il lavaggio del cervello, hanno
cercato di usarti contro la tua volontà. Sono cose che capisco, ma ora devi
ragionare. Noi non siamo contro di te, forse possiamo trovare un accordo.-
-Cosa intendi per
accordo? Ti conosco. Sei Spirito Libero, un cuore tenero come Capitan America e
lui avrebbe cercato di arrestarmi.-
-Allora sparami Bart,
se questo è davvero il tuo nome, perché è l’unica alternativa che ti resta.-
-No, voi non siete
criminali, non posso eliminarvi.-
-Bella situazione di
stallo eh?- interviene Jack Flag.
-Lasciate che la
risolva io.-
Un uomo in costume verde piomba su
Americop disarmandolo. Jack Lo fissa perplesso: non ha letto qualcosa su di lui
nei files di Capitan America?
-Tu sei il Volatore
Notturno.- esclama.
->Aviatore
Notturno, prego...- ribatte l’altro, ma se volete potete chiamarmi Uomo
Perfetto.-
Da quanto tempo tu e Michael Rossi
siete alle prese con i dossier del Progetto Rinascita? Hai perso il conto, ma
poco importa perché hai appreso cose molto interessanti.
-Non credevo fossero
andati così avanti.- dici –Quando è che le cose hanno cominciato ad andare
storte?-
-Vuoi dire più storte
dell’usare un plotone di soldati di colore come cavie?- replica Rossi –Suppongo
che sia cominciato tutto ai tempi della “paura rossa” degli anni 50.-
-Hanno preso uno
psicopatico cannibale per fargli recitare il ruolo di Capitan America durante
la guerra del Vietnam ed ha quasi ucciso Toro dopo essere uscito del tutto
fuori di testa?[9] Ma
l’esperienza col Cap Anni 50 non ha insegnato loro nulla?-
-Direi di no, visto
che hanno creato anche Nuke.-
-Lei sembra un uomo
ragionevole colonnello.-
-Non tutti i militari
sono stupidi come li dipingono, anche se a volte con certi miei superiori sono
portato a pensarlo anch’io.-
Ridi di gusto, una risata
liberatoria dopo quello che hai letto finora, poi ti concentri di nuovo sul tuo
compito
-C’è un nome che
ricorre spesso negli ultimi anni, quello di: un certo professor Paxton. Sembra
molto attivo nelle ricerche sulle varianti del siero. Mi piacerebbe parlarci.-
-Non sarà facile.-
-Perché?-
-Jacob Paxton si è
dimesso anni fa per proseguire le sue ricerche privatamente… o almeno così si
dice. Ha una casa qui in Virginia, ma non riceve nessuno.-
-Il tipico scienziato
recluso, insomma.-
-Qualcosa del
genere. Ho un paio di amici che lo hanno
conosciuto tempo fa e dicono che era ossessionato dalle ricerche del suo
bisnonno.-
-Il suo bisnonno?-
-Ah già, come
potresti saperlo, capitano? La nonna materna di Paxton era figlia del professor
Abraham Erskine.-
Il creatore dell’originale siero del
supersoldato. Improvvisamente conoscere questo professor Jacob Paxton ti sembra
ancora più importante.
Badando bene a non perdere di vista
il loro prigioniero U.S.Agent, American Dream e il Maggiore Libertà entrano
nell’edificio che sembra abbandonato.
-Ci hanno preceduti.-
dice il Maggiore –questo posto è stato smantellato ed in fretta anche.-
-Brillante
deduzione.- commenta Mike Rogers.
-A quanto pare tu
conosci questo posto.- interviene U.S.Agent –Dicci da che parte dobbiamo
andare.-
-Una vale l’altra se
questo posto è davvero vuoto.- risponde l’altro –Ma se vi va possiamo
cominciare dalle celle, vi piaceranno.-
American Dream gli rivolge
un’occhiataccia. Se quello era umorismo, a lei non è piaciuto. Rogers le
rivolge un sorriso che probabilmente vuol essere bonario, ma che riesce solo ad
inquietarla.
Infine giungono ad un gruppo di cubicoli.
-Qui erano rinchiusi
quattro mutanti: tre uomini ed una donna usati per lavori sporchi.- continua
Mike Rogers -Stavano qui: privati di un sonno tranquillo, controllati tramite
un congegno che induceva atroci dolori se non obbedivano.-
-È atroce.-
-Più di quanto tu
pensi, amica.-
Tutti si voltano per trovarsi di
fronte a tre uomini ed una
donna che indossano un’attillata tuta nera, con qualche variazione per ciascuno
di loro. La donna ha il volto coperto da una maschera scura che
le nasconde il viso fino alla fronte dalla quale spuntano corti e arruffati
capelli castani,. L’uomo che le sta alla destra
è dotato di un paio d’ali marroni che spuntano all’altezza delle
scapole; sotto la sua maschera, identica a quella della ragazza, si distingue
un viso di un’accesa carnagione rossastra e dal naso molto pronunciato, i neri
capelli lisci sono raccolti in una coda che gli arriva fino alle spalle, mentre
gialle e sottili pupille spiccano all’interno dei suoi occhi. Alla sinistra della
ragazza sta quello che sembra poco più di un ragazzo, al posto della maschera
indossa sottili occhialetti neri; sulla
fronte di carnagione scura, un berretto di lana nera copre parzialmente alcuni
piccoli riccioli dei suoi capelli scuri. Al lato esterno destro un quarto uomo
grosso e massiccio, il viso appare mostruoso e potrebbe essere descritto, con
molta approssimazione, solo come una via di mezzo tra quello di un drago ed un
viso umano, di una pigmentazione arancione come quella delle braccia, ricoperte
di sottili strisce argentee, tremolanti e quasi vive sulla cute.
Sono i quattro mutanti di cui
parlava Rogers, American Dream ne è certa, ma a colpire la sua attenzione è
un’altra persona più discosta. Una donna, dalla intensa carnagione blu e con
una cascata di capelli rossi che le scende giù per le spalle. I vestiti sono di
un bianco che spicca in tutto quel blu delle braccia e gambe nude, a parte che
per guanti e stivali bianchi gli occhi sembrano brillare di luce propria. Nella
mano destra impugna una pistola. Dei tre eroi patriottici solo il Maggiore
Libertà rimane perplesso, gli altri due la riconoscono subito.
-Mystica!- esclama
American Dream.
-La signorina ha
indovinato per prima, ecco il suo premio.- dice Mystica e spara.
FINE
TERZA PARTE
NOTE
DELL’AUTORE
E così finisce anche
questa terza parte. Pochissima azione e molte chiacchiere direte voi e non
posso darvi torto. C’è da dire che la nostra trama, divisasi di colpo in tre
tronconi, ci ha portato in quelli che spero siano sentieri interessanti,
continuando e forse concludendo l’esplorazione dei segreti dei supersoldati
americani. Giusto per tenervi un po’ occupati, ecco qualche nota:
1)
Il Team X è, di fatto una creazione di Jim Lee (coadiuvato per i
dialoghi da John Byrne e Scott Lobdell in X-Men (la testata che oggi si chiama
X-Men Legacy) #5 (Gli Incredibili X-Men, Marvel Italia, #51). Il passato di
questo team impiegato in operazioni sporche è stato narrato in vari episodi di
Wolverine.
2)
L’Aviatore Notturno, o Uomo Perfetto che
dir si voglia, è una delle creazioni di Jack Kirby per la sua run sula testata
Captain America Vol. 1° durata dal n° 193 al 214 (per tacere degli annual #3 e
4 e dello speciale “Le Battaglie del Bicentenario”). Il misterioso personaggio,
un guerriero quasi invincibile legato in una relazione simbiotica con il suo
aliante è apparso per la prima volta in Captain America Vol. 1° #193/194 (In
Italia su Thor, Corno #193/194). In MIT è comparso per la prima volta in Marvel
Knights #5 apparentemente agli ordini del misterioso agente della C.I.A. Simon
Bixby. Riveleremo finalmente i suoi segreti? Chi può dirlo? -_^
3)
Jacob Paxton è un personaggio inventato
da Ed Brubaker & Dale Eaglesham nella miniserie Steve Rogers: Super Soldier
(No, non la nostra, quella pubblicata in Capitan America, Panini Comics, #10/13
-_^). Nella versione di Brubaker aveva assunto il cognome del nonno materno
Abraham Erskine e si faceva chiamare, quindi, Jacob Erskine. Nella mia versione
Erskine è il bisnonno (mi era sembrato più equo visto il tempo trascorso dal
1941) e Paxton, per quel che ne sappiamo, non ha mai assunto il cognome del
nonno. Ne sapremo di più nel prossimo episodio.
A
proposito del prossimo episodio… Capitan America si confronta con i segreti
della famiglia Erskine, Spirito Libero e Jack Flag si battono con l’Aviatore
Notturno con Americop a fare da terzo incomodo; American Dream, U.S.Agent ed il
Maggiore Libertà devono scoprire cosa vuole Mystica e restare vivi. Intanto,
cosa farà Mike Rogers?
Carlo
[1] Gallows, ovvero forca, patibolo, in inglese.
[2] È accaduto tanto tempo, in Captain America #134 (In Italia su Capitan America, Corno, #50).
[3] Tutta roba accaduta in Devil #50.
[4] Jefferson Davis, primo ed unico presidente della Confederazione Sudista durante la guerra di secessione.
[5] In Natural Born Mutants #1
[6] È accaduto in La Guerra dei Mondi #2.
[7] Su Devil #42.
[8] Defense Intelligence Agency, il servizio informazioni del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
[9] Non ce lo stiamo inventando: è stato narrato nella miniserie Invasori Revival, scritta per noi da Yuri Lucia.