N° 65
1.
Sembrava
una buona idea al momento, pensa Elizabeth Mary Mace alias Capitan America:
presentarsi sul luogo di una delle rivolte fomentate dal Seminatore d’Odio
sicura che la sua presenza avrebbe stanato il suo nemico in persona. Sì,
sembrava una buona idea ed ha pure funzionato. Il problema è che adesso lei,
Falcon e il boss del crimine chiamato Morgan sono i bersagli di una folla
inferocita il cui unico scopo sembra obbedire all’ordine del Seminatore d’Odio:
-Uccidete quella cagna e i suoi due amici
negri, fateli a pezzi!-
-Non bisogna far loro del male.- urla Cap –Non
sono responsabili.-
-Parla per te, bianca.- replica Morgan
impugnando una pistola -Io non mi farò fare a pezzi senza combattere.-
Senza
rispondere Liz salta sopra le teste della gente sopra di lei ed atterra sul
tetto di un’auto.
-Ascoltatemi!- urla –Ascoltatemi!- la folla si
ferma e lei continua –Tutto questo odio deve finire. Siamo tutti americani,
siamo tutti esseri umani. Possiamo superare le nostre divergenze senza
violenza.-
Per
un attimo sembra che la folla la ascolti, poi una voce con un palese accento
tedesco la sovrasta:
-Non ascoltatela, voi la odiate, uccidetela,
uccidetela!-
La
folla le salta addosso sommergendola.
Spinta
in un angolo Nyla Skin vede i tre ispanici avanzare verso di lei. Nei loro
occhi, nelle espressioni dei loro visi vede ciò che vogliono farle solo perché
lei è quel che è. Le gang di Spanish
Harlem sono note per la loro crudeltà ed il raggio dell’odio ha solo esasperato
qualcosa che è già in loro, che aveva solo bisogno di una scintilla per venir
fuori in pieno.
Nyla
è una figlia della strada e si rassegnerebbe più facilmente al destino che
sembra attenderla se non fosse per suo figlio, è l’idea di lasciarlo solo ad
atterrirla veramente.
Improvvisamente
qualcosa colpisce uno dei tre aggressori alla schiena e poi fa lo stesso con un
altro che si è voltato.
Nyla
riconosce Jody Casper, il giovane assistente sociale che la segue e con cui ha
finito col fare amicizia, nipote del Senatore di Stato Sam Wilson che ha in mano
un’asse di legno presa chissà dove.
-Scappa, presto!- le urla e lei non se lo fa
ripetere mentre lui la segue
-Dove credete di andare?- urla uno dei tre
–Non ci scapperete.-
Balzano
sulle loro moto e si mettono al loro inseguimento. Nyla si volta a guardarli e
capisce che li raggiungeranno presto, poi qualcosa accade. Si ode uno sparo e
una delle moto sbanda con una gomma forata ed alla fine cade.
All’altro
lato della strada è apparso un uomo dai lunghi capelli e barba biondo-rossicci
armato di un fucile a canne mozze, uno shotgun.
-Il sergente Tork.- esclama Jody riconoscendo
un detective del vicino 28° distretto.
-Siete tutti in arresto.- urla Tork –Scendete
dalle moto e mettete le mani sopra la testa.-
-Al Diavolo.- urla uno dei motociclisti –È
solo e gli è rimasto soltanto un colpo. Io lo uccido.-
Con
una mossa a sorpresa Tork usa la doppietta come una clava e colpisce il
motociclista al volto abbattendolo.
-Idiota.- commenta.
Galvanizzato
dall’arrivo del poliziotto Jody Casper colpisce il terzo con l’asse che ha
ancora tra le mani.
-Tutto bene ragazzi?- chiede Tork
avvicinandosi.
-Ora sì, sergente.- risponde Jody –Ma ce la
siamo vista brutta.-
-Da quel che ho potuto vedere, non te la
cavavi male ragazzo. Beh… questi tre dovranno mangiare con la cannuccia per un
po’.-
-Notizie dal resto del quartiere?-
-Disordini un po’ dovunque ma stanno arrivando
rinforzi.-
-Mio figlio.- interviene Nyla –Devo
raggiungere il mio Jack a casa del Reverendo Garcia.-
-Vi accompagno.- replica Tork -Giusto in caso
facciate altri brutti incontri.-
In
un posto molto lontano l’Hydra Imperiale sta osservando il video dei disordini
a Harlem e si rivolge alla donna vestita con un body verde come i suoi capelli:
-Cosa ne pensi, Madame Hydra?-
-Un attacco grezzo, privo di sottigliezza.-
risponde la donna –Ma potrà far danno agli Stati Uniti e questo non farà certo
male ai nostri piani.-
L’Hydra
Imperiale scambia con il Barone Strucker, il Supremo Hydra, uno sguardo
d’intesa: la nuova Madame Hydra si sta dimostrando un buon acquisto. Ora non
rimane che testarla sul campo.
2.
Perfino Morgan, che non
può certo definirsi suo amico, non può trattenersi dall’emettere un grido
strozzato nel vedere la folla inferocita sommergere Capitan America mentre
Falcon reagisce spiccando il volo.
Sono passati pochi
secondi, poi gli assalitori sono respinti e Liz Mace emerge con il costume lacerato
in più punti ma sostanzialmente incolume. Si fa largo tra la folla grazie al
suo scudo quando le forti braccia di Falcon la sollevano.
-Sta diventando un’abitudine salvarti.- le
dice.
-Potevo cavarmela da sola.- ribatte lei.-
-Ma sentiti: sembri Steve.[1]
Effetto dell’uniforme?-
Liz
sorride suo malgrado.
-Può darsi.- risponde –So che effetto può fare
un’uniforme su chi l’indossa. Dov’è il Seminatore d’Odio?-
-Là… su quella specie di palco improvvisato.-
-Portami da lui.-
-Cosa vuoi fare?-
-Questo.-
Cap
si sgancia dalla presa di Falcon e si tuffa verso il suo avversario
trascinandolo a terra con sé. Il Seminatore d’Odio non sembra preoccupato.
-Hai la stessa irritante tendenza a
sopravvivere dei tuoi predecessori vedo.- le dice.
-E anche la stessa attitudine a darti un pugno
sul naso.- ribatte lei facendo seguire alle parole i fatti.
-Pazza sgualdrina, credi di poter resistere al
mio potere dell’odio?-
-Usalo pure per quel che ti servirà: sto già
prendendomela con chi odio.-
-Anche lui?-
Liz
si volta istintivamente e vede Falcon in piedi con sul volto un’espressione
poco rassicurante in volto.
-Guardala Falcon!- urla il Seminatore d’Odio
-Lei è l’emblema vivente di ciò che i bianchi hanno fatto alla tua gente. Tu la
odi… la odi e vuoi ucciderla. Uccidila adesso!-
Il
Cecchino è sorpreso e lo si capisce bene dal tono della sua voce mentre chiede:
-E voi chi sareste? La vostra uniforme è simile
a quella dell’Aviatore Notturno. Non vorrete farmi credere che siete i suoi
figli, vero?-
-Noi siamo gli Agenti Perfetti.- risponde la
ragazza –Siamo venuti a dirti che il tuo contratto è stato annullato.-
-Se ti allontani adesso, avrai salva la vita.-
aggiunge il ragazzo –altrimenti siamo autorizzati a terminarti.-
Il
Cecchino storce le labbra e replica:
-Gli Agenti Perfetti? Non fatemi ridere. Mi
avete fatto perdere il bersaglio ma ci posso passare sopra. Andatevene adesso e
non vi darò una lezione.-
Ha
appena finito di parlare che il ragazzo si muove velocissimo facendogli cadere
l’arma.
-Ma cosa…?- esclama il killer.
La ragazza salta e gli sferra un
calcio al mento. Il Cecchino barcolla all’indietro e per un attimo rimane in
bilico sul cornicione, poi perde definitivamente la presa e con un grido
precipita giù per quaranta piani.
-Non era così che volevo sistemarlo.- commenta
la ragazza.
-L’importante è aver raggiunto lo scopo.-
replica il ragazzo –Ora andiamo via prima che arrivino dei curiosi.-
-Giusto.- conviene lui
Passano
pochi secondi e due piccoli alianti calano dall’alto verso di loro. La ragazza
spicca un salto e le sue mani si aggrappano strette ad una sbarra orizzontale
fissata ad uno degli alianti. Il suo compagno la imita con l’altro ed insieme
prendono il volo allontanandosi rapidamente.
Sotto
di loro una piccola folla si va radunando attorno all’uomo caduto.
Il
volto di Falcon è trasfigurato dall’odio. Se pensasse razionalmente saprebbe
che la donna davanti a lui non è una nemica ma in questo momento riesce solo a
vedere in lei il simbolo di secoli di oppressione, di una razza che strappato i
suoi antenati alle loro radici, li ha tenuti in catene, cambiato i loro nomi e
poi, dopo averli “liberati”, ha continuato a calpestarne la dignità.
Con
un grido di rabbia repressa le salta addosso e tenta di colpirla ma Capitan
America è svelta ad evitare il pugno.
-Falcon, ascoltami!- gli urla –Resisti al
potere del Seminatore d’Odio. Puoi farcela, lo so che puoi.-
-Perdi il tuo tempo.- afferma il Seminatore
d’Odio –Quel subumano è incapace di ragionare ormai: la sua mente primitiva
vede in te solo l’oggetto del suo odio, non è ironico?-
Liz
ignora le farneticazioni razziste del suo nemico e solleva lo scudo a parare un
altro pugno. La sua fortuna è che Sam Wilson non è abbastanza lucido da
formulare un attacco serio. Potrebbe usare le sue ali e volare dietro di lei o
usarle come arma ma non sa fare altro che sferrare pugni. La ragazza salta
evitando ogni colpo ma non può continuare così per sempre. Deve farlo
ragionare, ma come? Cosa farebbe Steve Rogers al suo posto? Forse una sola
cosa.
Liz
lascia cadere lo scudo e resta immobile mentre un pugno la raggiunge al mento.
Cade in ginocchio
rivolgendosi a Falcon:
-Coraggio, colpiscimi se è quello che vuoi
davvero, non mi difenderò.-
Un calcio la raggiunge ai
fianchi ma lei non smette di parlare:
-Ma tu non vuoi davvero uccidermi, lo so. Non
vuoi essere ancora la pedina di qualcuno, non è vero? Tu sei migliore di quanto
pensi il Seminatore d’Odio, ci scommetto la mia vita.-
Falcon
non sembra ascoltarla, il suo pugno si alza per colpirla ancora ma rimane fermo
a mezz’aria.
-Che aspetti, negro? Finiscila!- urla il
Seminatore d’Odio.
Falcon
lo guarda.
-C’eri quasi riuscito, sai?- gli dice –Ho
permesso all’odio che covavo dentro di dominarmi per un po’ ma ho già
combattuto in passato la mia metà oscura ed ho vinto… come ho fatto adesso.- si
volge verso Cap e le porge la mano per aiutarla a rialzarsi –Hai corso un bel
rischio ragazza, Steve deve essere fiero di te. Ora andiamo a sistemare quel
fetente.-
-Con molto piacere.- risponde Liz recuperando
lo scudo.
Ma
il loro avversario è scomparso.
3.
Il volto di Morgan si stira in un sorriso mentre dice:
-Ci starebbe bene un goccetto per festeggiare
lo scampato pericolo non credete? O lei è troppo morigerata Capitano?-
Liz
Mace afferra il bicchiere e tracanna il liquido ambrato tutto d’un fiato.
-Come non detto.- commenta il gangster –Non ci
sono più gli eroi senza vizi di una volta.-
Si
trovano all’interno del ristorante di Morgan, copertura legale dei suoi
traffici illeciti. Falcon è in angolo
con lo sguardo torvo e Capitan America è appoggiata al bancone del bar.
-Se posso permettermi, capitano…- prosegue
Morgan -… non può andarsene in giro con quel costume stracciato… sono certo che
potrei procurarle un abito della sua taglia.-
-È così sicuro di azzeccare le mie misure?-
replica Liz.
-Abbastanza sicuro, sì. Così a occhio direi
che è alta 1 metro e 75 e che pesa sui 55 chili. Misure vitali 90-60-90… una
terza di reggiseno… naturale ci scommetto: non c’è nulla di artificiale in lei
Capitano.-
Liz
è sbalordita: ha sbagliato solo di pochi centimetri.
-Complimenti.- si lascia sfuggire –Ha un buon
colpo d’occhio.-
-Non mi sorprende.- interviene Falcon -È
abituato a valutare le ragazze per il suo bordello.-
-Agenzia di accompagnatrici prego.- ribatte
Morgan –Tutto perfettamente legale e fatturato alla luce del sole.-
-Ma fammi il piacere…- sbotta Falcon –Non farmi
il santarellino adesso.-
-Non ci provo nemmeno … non con te. Allora
Capitano… per quel vestito?-
Cap
abbozza un sorriso rispondendo:
-Mi spiace ma…-
-Già… immagino che se dovessi vedere il viso
sotto quella maschera poi dovrebbe uccidermi. Non si usa così? Nei fumetti che
leggevo da bambino a chi scopriva l’identità di un supereroe capitava sempre
qualcosa di brutto.-
-Beh... –
-Mi auguro che sappia dove trovare un costume
di ricambio… una donna come lei deve andare in giro vestita come si deve.-
-Ok… hai detto la tua.- interviene ancora
Falcon –Ora, però, io e Cap dobbiamo andarcene.-
-Beh…è stato un piacere insolito collaborare
con te.- replica Morgan -Non ti aspettare che continui.-
-Non sono così stupido.-
I
due supereroi escono dal ristorante e Liz dice:
-Per essere un gangster, sembra un tipo
simpatico.-
-Certo…- ribatte Falcon -… come un cobra prima
di morderti.-
-Beh… devo dire che mi squadrava come se mi
stesse spogliando con gli occhi… ma lo faceva con stile.-
-Il tuo uomo con stile si guadagna da vivere
con droga e prostituzione e ha anche messo una taglia sulla mia testa… sempre
con stile s’intende.-
Cap
sospira e sorride.
-Beh… una cosa giusta l’ha detta: devo
procurarmi un nuovo costume e per fortuna ne ho uno di ricambio al Palazzo dei
Vendicatori. Vieni con me?-
-Certo, muoviamoci.-
Con
un salto Cap si attacca ad un’asta di bandiera e si proietta verso l’alto
mentre Falcon si alza in volo.
Il
Jacob K. Javits Federal Building, edificio di 41 piani in piena Foley Square,
nel quartiere denominato Centro Civico, ospita gli uffici newyorkesi di quasi
tutti gli organismi federali. Allo stesso piano di quelli del F.B.I. sono
situati gli uffici del F.B.S.A. l’agenzia federale che si occupa di superumani
ed è qui che troviamo la reporter Joy Mercado, l’enigmatico Ace e il Vice
Direttore di quell’agenzia Jack Norriss assieme al direttore della sede locale
Derek Freeman.
-È insolito che un reporter e un civile
seguano un’indagine federale ma se tu sei d’accordo Jack…-
-Garantisco per loro.- conferma Norriss -Miss
Mercado è stata fondamentale per lo sviluppo dell’indagine sull’attentato al
nostro quartier generale di Washington.[2]
Ha scoperto un indizio che a noi era sfuggito.-
-Veramente è stato Ace a scoprirlo.-
puntualizza Joy.
-Ace…- Freeman squadra il giovanotto la cui
carnagione è quasi più scura della sua -… una leggenda tra Harlem e il Bronx.
Credevo avessi lasciato la città.-
-Sono tornato.- è la semplice risposta.
-Bene… allora qual è il piano Norriss?-
-Analizzare il contenuto di questa chiavetta
USB. Hai un tecnico fidato?-
-Tutto qui? Non ci vorrà molto.-
E
mentre Freeman prende la chiavetta dalle mani di Jack Norriss, Joy trattiene il
fiato. Deve andar bene, pensa, deve.
Capitan
America e Falcon entrano nel Palazzo dei Vendicatori accolti dall’impeccabile
maggiordomo Jarvis.
-È un piacere rivederla Capitano... e anche
lei Padron Falcon. Passa molto di rado da queste parti ormai.-
-Sono sempre molto occupato, purtroppo.-
risponde Falcon –Ma anche per me è un piacere rivederti Jarv.-
-Purtroppo al momento gli altri Vendicatori in
servizio attivo sono assenti ma se volete posso chiamare…-
-Non occorre, Jarvis.- replica Liz –Mi
tratterrò solo quanto basta per cambiare costume e aggiornare il file sul Seminatore
d’Odio.-
-Se dopo vuole lasciare a me, questo costume,
me ne occuperò io.-
-Affare fatto.-
Mentre
Liz sale a cambiarsi Falcon si guarda intorno. Sebbene siano passati anni da
quando è diventato un Vendicatore continua a sentirsi un po’ fuori posto qui,
forse perché il solo motivo per cui è stato accolto nei Vendicatori è che il
Governo voleva più esponenti delle minoranze?
-Desidera un the e dei pasticcini Padron
Falcon?- gli chiede Jarvis.
-Cosa? Oh sì… grazie Jarv…e… devi proprio
chiamarmi Padrone? Mi fa ricordare che i miei antenati schiavi dovevano
chiamare così chi li… possedeva come fossero cose.-
-Deve perdonare i miei modi britannici, Padron
Falcon, dipendono dall’educazione ricevuta. Se proprio non gradisce quel
termine, posso provare con Sir. Sarebbe più appropriato per il padrone di casa
ma…-
-No… lascia stare, Jarv… le mie sono solo
fisime idiote.-
-Sono pronta.-
Liz
Mace scende le scale inguainata in un costume impeccabile e con quella che
Jarvis definirebbe la grazia di una principessa.
-È arrivata giusto in tempo per il the.- le si
rivolge il maggiordomo.
-Ho sempre avuto un ottimo tempismo.- risponde
lei sorridendo.
4.
Il Seminatore d’Odio si concede un sorriso maligno mentre si sfila il
cappuccio.
-La prima fase è andata esattamente come
previsto. Se fossi riuscito a far uccidere quella cagna che pretende di essere
Capitan America sarebbe stato meglio, ma per quello c’è tempo.-
-Il Teschio Rosso avrebbe preferito tenerla
viva perché assistesse al suo trionfo finale.-
A
parlare è stata una donna che indossa una tuta nera e sgambata con lunghi
capelli neri che le ricadono sulle spalle e siede su una comoda poltroncina con
le gambe accavallate. Sul petto, tra l’incavo dei seni, fa bella mostra un
medaglione dorato.
-Il Teschio Rosso è sempre stato tradito dalla
sua smisurata arroganza ed il risultato sono state tutte le sue sconfitte.- ribatte
l’altro -Tu dovresti saperlo bene, Madre Notte… non hai forse cercato rifugio
presso di me dopo l’ultima ignominiosa sconfitta del tuo padrone?-[3]
-Non intendevo mancarvi di rispetto Mein Führer.- replica la donna con aria fintamente umile –Rispetto le vostre
scelte.-
-Sarà meglio Fräulein Scarbo. Io so essere
molto generoso con chi mi serve bene, ma altrettanto spietato con chi mi
delude… e non amo molto l’ironia.-
Non
sarai mai così spietato e crudele come il Teschio Rosso, pensa Susan Scarbo,
perfino la tua malvagità leggendaria impallidisce davanti alla sua e sono
convinta che tu sia contento della sua morte e di quella di sua figlia. In
quanto a me… è vero: mi serviva un posto dove stare dopo la distruzione
dell’organizzazione del Teschio e ormai sono abituata a collaborare con
pazzoidi megalomani.
-Quando scatterà la seconda fase?- chiede –E
in che consiste?-
-Lo vedrai molto presto.- risponde il clone di
Adolf Hitler -Lo vedranno in molti e capiranno che dovranno tremare davanti a
me come facevano tutti una volta.
Susan
Scarbo non può fare a meno di provare un brivido lungo la schiena.
Morgan
non può fare a meno dii sorridere quando vede la bella donna di colore che
entra nel suo ristorante di Harlem.
Si
rivolge agli uomini e donne al suo tavolo e dice semplicemente:
-Sparite.-
-Ma Boss…- dice uno dei suoi uomini.
-Hai sentito quel che ho detto?- ribatte
Morgan in tono duro.
L’uomo
esegue senza più discutere e con lui anche gli altri presenti al tavolo di
Morgan che si alza e si dirige verso la nuova venuta salutandola.
-Leila!- esclama –Che bella sorpresa. Tuo
marito sa che sei venuta qui da sola?-
Leila
Taylor storce la bocca e risponde.
-Kamal sa bene che io vado dove mi pare, non
devo rendere conto a lui dei miei movimenti.-
-Un bel modo di intendere la vita matrimoniale
se lo chiedi a me.- le sorride ed aggiunge -Sei sempre bellissima, sai? Come ai
vecchi tempi, te li ricordi?-
-A quali vecchi tempi ti riferisci? A quando
ti ribellavi a tuo padre e ti unisti al nostro gruppo politico… salvo poi farti
corrompere dal potere?-
-Detto da vera attivista politica. Angela
Davis[4]
sarebbe fiera di te.-
-Idiota.-
-Non sono molti quelli che possono chiamarmi
così impunemente… per tua fortuna tu sei una di loro. Non mi hai ancora detto
perché sei qui… non credo sia per la cena.-
-Sono qui per chiederti di lasciare in pace
Sam Wilson.-
-Il tuo ex amichetto, quello che si è
candidato al Congresso? Non dirmi che ci tieni ancora a lui… un’altra cosa che
tuo marito non approverebbe.-
-Lui… lui sostiene Sam… è l’uomo giusto per
Harlem.-
-Ma è l’uomo giusto per me? Non è un segreto
che vorrebbe vedermi in galera.-
-Come tutti… lo sai. Non darti le arie di
angioletto.-
-Oh beh… in fondo perché no? Oggi ho fatto una
specie di tregua con Falcon e posso anche disinteressarmi di un futuro
deputato.-
-Hai… hai visto Falcon?-
-Ci crederesti? Abbiamo collaborato durante i
disordini e c’era anche quella nuova Capitan America. Bella ragazza… ma tu sei
speciale.-
Improvvisamente
Morgan attira e sé Leila e la bacia. Lei esita qualche istante di troppo prima
di divincolarsi.
-Non provarci mai più Paul.- replica.
-Beh… se non altro sono Paul per te. Gli altri
mi chiamano solo Boss Morgan.- commenta lui.
-Io… ora devo andare.-
Leila
fa per voltarsi quando Morgan le chiede:
-Come stanno le gemelle?-
-Non è cosa che ti riguardi.- ribatte lei
seccamente.
Morgan
non replica e quando lei è uscita sfila il portafoglio dalla tasca interna
della giacca. Dà un’occhiata alla foto all’interno, stringe le labbra e poi lo
ripone al suo posto.
Liz
è al telefono con Martin Luther King Mitchell, suo collega come avvocato
militare… e molto di più.
-E così il grande piano è fallito…- sta dicendo
-… e non so se e quando ritroveremo il Seminatore d’Odio.-
<<Vuoi che venga lì da te?>> le
chiede Marty.
Lei
sorride e risponde:
-Mi piacerebbe.- risponde –Ma non
preoccuparti. Comunque vada lunedì sarò al lavoro.-
<<Beh io speravo di passare il resto del
weekend insieme. Perché i nostri progetti devono sempre essere
rovinati?>>
-Onestamente non lo so, è una specie di
maledizione: le crisi più gravi avvengono sempre durante le ferie o nei
weekend. Ora devo salutarti… mi aspettano a cena.-
Liz
ripone il cellulare e si avvia al tavolo dove la attende il resto degli
invitati e la padrona di casa.
Sarah Casper, la sorella
di Falcon ha insistito che lei restasse a cena con loro ed alla sua obiezione
che sarebbe stato imbarazzante venire come Capitan America, Sarah le ha detto
che poteva trovarle degli abiti adatti se non aveva troppe pretese. Liz aveva
riso e detto che no, non ne aveva. Non aveva avuto problemi a smascherarsi con
lei: se Sam sapeva chi era, non c’era motivo di tenere il segreto con sua sorella.
Gli altri ospiti erano un altro paio di maniche, ovviamente
E
così eccola seduta allo stesso tavolo con la famiglia Wilson/Casper ed amici.
Come unica bianca in un gruppo di afroamericani si sente decisamente al centro
dell’attenzione. La dottoressa Claire Temple la squadra con aria dubbiosa.
-Non ho ben capito chi è lei, Miss Mace.-
dice.
-Mi chiami pure Liz. Io… uh… sono una vecchia
amica di famiglia e pensavo di fare una visita di cortesia quando sono rimasta
coinvolta nei disordini e ci ho rimediato qualche abrasione e un vestito
stracciato – un racconto in fondo non lontano dal vero –Sarah è stata così
gentile da trovarmi dei vestiti e invitarmi a cena.-
-Capisco. E non si sente a disagio in mezzo a
così tanti… neri?-
-Niente affatto. Non vedo perché dovrei.-
impulsivamente Liz aggiunge –Il mio fidanzato, con cui ero al telefono poco fa,
è un afroamericano.-
Il
suo fidanzato… è la prima volta che le capita di definire Marty Mitchell in
questo modo… anche con se stessa. Una definizione un po’ in disuso ma che vuol
dire qualcosa. Forse è stata una reazione al tono di Claire Temple o forse ha
finalmente fatto chiarezza nella sua mente e nel suo cuore dopo quel che è
capitato con Mike Rossi. Dovrà parlare con Marty quando quest’affare sarà
finito.
Jody
Casper interviene a deviare la conversazione:
-Mamma mi diceva che sei una parente del
nostro vecchio amico Steve Rogers.-
Liz
sorride. Jody vuol farle capire che ha indovinato chi è? Non che le importi.
-Molto alla lontana. Non ci vediamo spesso ma
la settimana scorsa lui è… venuto a Washington, dove lavoro, e ci siamo
incontrati… era lì per lavoro anche lui.-
Una
sottile allusione alla crisi col Teschio Rosso e le Sentinelle. Liz si compiace
con se stessa.
-E che lavoro fai, Liz?- chiede Nyla Skin
altra ospite a tavola assieme al figlio piccolo.
Da quel hanno detto a Liz
si chiama Jack e forse è un mulatto. Nyla è vaga sul nome del padre, forse non
lo sa nemmeno lei. Fino a non molto tempo prima viveva in strada campando di
piccoli furti e dormendo dove capitava attualmente è in libertà sulla parola e
lavora per la parrocchia della locale congregazione della Chiesa Battista di
cui Sarah Casper è amministratrice.
-Ti stavo chiedendo se il tuo è un lavoro
governativo.- insiste Nyla strappandola allee sue riflessioni
-Beh… sì… sono un avvocato del Corpo dei
Marines.- risponde Liz.
-Sei una Marine?- esclama Jody –Sul serio?-
-Proprio così… ma non ho mai partecipato a
nessuno eroico sbarco se è questo che vuoi sapere.-
La
conversazione prosegue in tono amichevole per il resto della cena e Liz deve
ammettere di apprezzare questo momento di quiete prima dell’inevitabile nuova
tempesta.
5.
L’uomo
che si fa chiamare Serpente Supremo spegne la TV e riflette: i disordini di
oggi gli hanno offerto una magnifica opportunità e sarebbe sciocco a farsela
scappare. Convincere i suoi seguaci non sarà difficile: non aspettano altro che
un'occasione di diffondere il loro vangelo di odio e intolleranza.
L’uomo
sogghigna: la cosa più facile del mondo è convincere qualcuno di qualcosa di
cui vuole essere convinto. Massa di pecoroni…lui li disprezza tutti ma gli
saranno utili.
Su
uno schermo appare una mappa della Città di New York con cerchiata una certa
zona del South Bronx. Un calderone che aspetta di scoppiare e lui sarà la
fiamma che accenderà la miccia.
L’esperto
informatico della sede del F.B.S.A. di New York si rivolge a Jack Norriss e Joy
Mercado.
-Non so cosa volevate che scoprissi ma in
questa chiavetta non c’è assolutamente niente... è vuota.-
Jack
Norriss sorride scambiando un’occhiata d’intesa con la ragazza.
-Esattamente quello che ci aspettavamo che
accadesse.- replica.
-Non capisco.- borbotta l’uomo, perplesso.
-Ma qualcun altro capirà… ed è quello che
stiamo aspettando.-
Lo
shuttle con le insegne dello S.H.I.E.L.D. atterra sul ponte dell’Eliveicolo e
ne scendono Capitan America e Falcon e sono accolti da un’agente bionda in
uniforme.
-Capitano… Falcon… è un piacere rivedervi.- li
saluta quest’ultima.
-Io sto considerando, invece, di cambiare
numero di telefono, Comandante Brown.- replica Liz –Ogni volta che mi sto
rilassando arriva una sua chiamata che mi caccia in qualche guaio.-
Laura
Brown ride divertita e ribatte:
-Non le servirebbe a nulla, scopriremmo quello
nuovo in un batter d’occhio.-
-Che è successo?- chiede Falcon –Avete
scoperto qualcosa sul Seminatore d’Odio finalmente?-
-Qualcosa di simile… ma saprete tutto da Nick
Fury in persona.-
I
due eroi in costume vengono scortati nel salone principale dell’Eliveicolo dove
sono in attesa Nick Fury e i suoi due secondi in comando: Dum Dum Dugan e
Valentina Allegra De La Fontaine.
-Cap… Falcon…aspettavamo solo voi.-
-Si può sapere cosa sta succedendo?- chiede
Falcon –Perché ci avete fatto venire qui?
E poi pensavo che della faccenda si occupasse
l’F.B.S.A.- aggiunge Cap.
-Ragazza… - ribatte Fury -… ho affrontato più
volte io il Seminatore d’Odio di chiunque altro… credo di avere un record come
persona che l’ha ucciso più volte. Peccato che quel bastardo abbia il viziaccio
di risaltare sempre fuori... comunque, per farla breve, si è inserito sulle
nostre frequenze e ci ha mandato un messaggio diretto proprio a voi.-
-E che cavolo diceva?-chiede Falcon.
Prima
che Nick possa rispondere il mega schermo alle sue spalle si accende e vi
appare il volto incappucciato del Seminatore d’Odio.
<<Il contenuto del messaggio è meno
importante del fatto che è servito ad attirarvi qui.>> dice la sinistra
figura.
-Ma cosa…?- esclama Fury.
<<Ah… Nick Fury, mia vecchia nemesi… non
mi sarei mai potuto godere una vittoria senza di te… e ora che ci siete tutti,
il mio piano può procedere. La parola d’ordine è: ORA!>>
Dall’esterno
si odono degli spari e delle urla, poi anche gli agenti all’interno del salone
si scagliano insensatamente gli uno contro gli altri.
-Il Seminatore d’Odio…- esclama Liz Mace -…
lui è a bordo dell’Eliveicolo.-
Una
piccola esplosione fa eco alle sue parole.
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Ed eccoci arrivati anche alla fine di questo capitolo a proposito del
quale non c’è molto da dire a parte che:
1)
Madre Notte, il cui vero nome è Susan Scarbo è apparsa per la prima su
Captain America Vol. 1° #123 datato marzo 1970 ad opera di Stan Lee & Gene
Colan. All’epoca si faceva chiamare Suprema ed usava uno speciale medaglione
per ipnotizzare istantaneamente chi lo fissava. Assistita dal fratello Melvin,
che aveva un identico medaglione, cercò di dare la scalata alla malavita di New
York. Riapparve molto tempo dopo come Madre Notte su Captain America #356
datato agosto 1989. Per un po’ è stata amante del Teschio Rosso e madre
surrogata di sua figlia Sin (e con figure genitoriali di riferimento come
queste, come sorprendersi che Sin sia diventata quel che è diventata? -_^)
2)
Nick Fury esagera nel dire che ha ucciso più volte lui il Seminatore
d’Odio di chiunque altro, ma è vero che è stato testimone della sua morte più
spesso di chiunque. Per la precisione su: Fantastic Four Vol. 1° #21, Nick Fury Agent of
S.H.I.E.L.D. Vol. 1° #9, 10 e 11, e Creatures on the Loose #34. Il Seminatore d’Odio ha
la curiosa tendenza a morire quasi ad ogni sua apparizione e pare disporre di
un’infinità di corpi clonati in cui reincarnarsi ogni volta.
Nel prossimo episodio:
odio e caos a bordo dell’Eliveicolo e in più, una sere di ospiti speciali: tra
cui: U.S.Agent, Patriot, Steve Rogers, il Soldato d’Inverno, la Torcia Umana
Originale il Serpente Supremo, Madre Notte, ed un sacco di agenti dello S.H.I.E.L.D.
A
presto.
Carlo
[1] Ovvero Steve Rogers, il Capitan America originale oggi leader di Vendicatori Segreti.
[2] Avvenuto nell’episodio #50.
[3] In Vendicatori 90.
[4] Famosa attivista politica di colore e di sinistra americana, per due volte (1980 e 198 candidata alla Vice Presidenza degli Stati Uniti per il Partito Comunista degli Stati Uniti d’America.