PROLOGO
A
Manhattan, da qualche parte a Midtown per la precisione, c’è un vecchio negozio
di barbiere ormai chiuso da tempo. Pochi sanno che i suoi sotterranei celavano una
base segreta dello S.H.I.E.L.D. e ancora meno sanno che quella base è stata
riattivata come quartier generale di una squadra al servizio diretto di Nick
Fury e specializzata in missioni impossibili.
Il
capo di quella squadra, denominata Vendicatori Segreti, un uomo dell’età
apparente di circa trent’anni, dai capelli biondi, profondi occhi azzurri,
fisico muscoloso ma non esagerato, che indossa una tuta aderente azzurra, ma
con decorazioni bianche e rosse ed una grande stella bianca sul petto, sorride
alla donna che entra nella sala riunioni e le fa il saluto militare dicendo:
-Benvenuta Capitano.-
La
donna che indossa il costume di Capitan America sbatte i tacchi e fa a sua
volta il saluto.
-È sempre un onore ed un piacere rivederla,
Signore.- dice.
Steve
Rogers sorride ancora e replica:
-Non c’è bisogno di formalità tra noi, Liz,
rilassati.-
-Come vuole Sig… voglio dire Capitano… cioè
Comandante.-
-Steve andrà benissimo. –
-Ci proverò Sig… Steve.-
Steve
si meraviglia ancora del modo in cui alcune persone si sentono intimidite in
sua presenza. È davvero imbarazzante a volte.
-Immagino che tu sia venuta a parlarmi dei
fatti dell’altro giorno a Washington.[1]
Nick Fury mi ha già fatto un succinto resoconto, ma ammetto che vorrei sentire
tutto dalla tua voce. Tu eri lì, dopotutto.
-Oh, sì, c’ero. Non ero l’unica ma si può dire
che fossi la protagonista principale. Tutto era cominciato con la mia visita al
Lincoln Memorial, una tradizione per chi veste l’uniforme di Capitan America.-
La
ragazza comincia il suo racconto ed è così vivido che a Steve Rogers sembra
quasi di vedere gli avvenimenti come si sono svolti.
N° 85
1.
Ventiquattr’ore prima. La donna che porta avanti la tradizione di Capitan America serra i
pugni e dice ai suoi due avversari:
-Pensate di essere invincibili? Adesso lo
vedremo.-
Quelli
che ha di fronte sono due uomini, giovani a giudicare dalla voce, che indossano
entrambi un costume aderente che lascia scoperti solo gli occhi, la sola
differenza sta nel colore: nero per quello alla sua destra e rosso per l’altro.
C’è
un’altra differenza a dire il vero e Liz Mace se ne accorge subito dopo il
primo assalto: non sono perfettamente sincronizzati come gli Agenti Perfetti.
Quello nero è più lento e impacciato. Tenta un goffo attacco con un pugno che
lei para facilmente con lo scudo. L’altro salta verso di lei e le sferra un
calcio che le avrebbe spaccato la mandibola se Liz non avesse accompagnato il
colpo che così l’ha solo sfiorata.
Il
Nero tenta ancora di colpirla ma Cap rotola via e contemporaneamente serra le
gambe su quelle dell’avversario facendolo cadere. Con una mossa acrobatica si
rialza in piedi e decide di passare all’offensiva.
Lancia
lo scudo alle sue spalle mentre scatta contro il Rosso colpendolo con un calcio
rotante al mento. Lo scudo colpisce il Nero prima che possa rialzarsi e torna
nelle mani della sua proprietaria prima che lei tocchi terra.
-Invincibili. Bah!- è il suo commento.
Si
fa chiamare Comandante America e si considera la risposta della Marina a
Capitan America. Quando ha visto la donna che attualmente ne ricopre il ruolo
minacciata da nemici in costume è subito corso in suo aiuto ma è stato, a sua
volta, fermato da due uomini che indossano costumi identici a quelli degli
avversari di Cap. La sola differenza apprezzabile è che uno è completamente
bianco e l’altro completamente blu. Il che è ironico, perché il bianco ed il
blu sono i colori tipici delle uniformi della Marina oltre ad apparire sulla
bandiera degli Stati Uniti, ovviamente.
Passato
il primo momento di sorpresa, il Comandante si prepara a combattere i nuovi
venuti. Sono solo due, pensa, che problemi possono dargli?
Un
secondo dopo il Bianco è saltato sferrandogli un calcio rotante al mento per
poi atterrare alle sue spalle con una capriola pressoché perfetta.
Quasi
contemporaneamente il Blu ha compiuto la stessa manovra dal lato opposto.
Cadendo
a terra, il Comandante America si rende conto che lo scontro non sarà così
facile come credeva.
Tanto
peggio: è stato addestrato per combattere gente anche più tosta di loro. Li ha
sottovalutati una volta, non lo farà una seconda,
Si rimette di scatto in piedi e li sfida:
-Fatevi sotto.-
Jody
Casper entra precipitosamente nel Pronto Soccorso dell’Harlem Hospital Center e
si dirige a passo spedito verso la giovane afroamericana che tiene per mano un
bambino di circa cinque anni dalla pelle più chiara.
-Sono arrivato appena ho potuto.- dice -State
bene?-
-Appena qualche graffio.- risponde la ragazza
che si fa chiamare Nyla Skin -Poteva finire peggio se non fosse stato per lui.-
Indica
un massiccio uomo di colore con braccio al collo.
-Big Ben Donovan ?- esclama, sorpreso, Jody.
-Che vuoi che ti dica, ragazzo?- replica il
grosso avvocato con un accenno di sorriso -Si vede che sotto questa dura scorza
batte il cuore di un boy scout.-
- Difficile da credere.- è il commento di Jody
-In ogni, grazie. Se ci sei andato di mezzo tu, è ovvio che questa carneficina
non è opera di Morgan. Che sia stato Faccia di Pietra?-
-Può essere.- ammette Big Ben -Una cosa è
certa: questo è solo l’inizio. È cominciata una guerra per il predominio tra le
organizzazioni criminali della città e non si fermerà tanto presto.-
-A meno che qualcuno non fermi i responsabili
e faccia in modo che abbiano la giusta punizione.- ribatte Nyla -Qualcuno che
non abbia paura.-
INTERLUDIO UNO
Quantico, Virginia. 72 ore prima. Il Direttore del F.B.S.A.
Jasper Sitwell è al lavoro nel suo ufficio quando una donna bionda emerge
letteralmente dalla parete.
Sitwell
non è il tipo che si spaventa facilmente: riconoscere la donna e decidere di
impugnare la pistola che tiene nel cassetto sono un tutt’uno.
Per
quanto sia veloce, lei lo è di più: dalle dita della sua mano destra parte un
raggio di luce che perfora la scrivania.
-Calma, Jasper, non ho intenzioni ostili.-
dice.
-Mi riesce difficile crederlo, conoscendola.-
ribatte lui -Che cosa vuole, allora?-
-Voglio fare un accordo: in cambio della
completa immunità per ogni crimine da me commesso fino ad oggi, vi consegnerò
il Consorzio Ombra.-
Negli
occhi di Jasper si accende una luce d’interesse.
2.
Il
Colonnello Carolyn St. Lawrence, Cary per gli amici, è una donna tosta. Bisogna
esserlo per diventare una delle poche donne ammesse a far parte delle Forze
Speciali dell’Esercito e per sopportare l’ostilità di un ambiente ancora
fortemente sessista e poco amichevole verso chi, come lei, è anche lesbica.
Altre donne al suo posto si sarebbero ritirate o avrebbero denunciato il
mobbing a cui erano sottoposte, lei è semplicemente andata avanti con
ostinazione e determinazione, magari regolando qualche conto in privato, senza
chiasso.
Quando
entra in una sede distaccata della DARPA[2]
poco fuori i confini del Distretto di Columbia[3]
basta darle un’occhiata per capire che è meglio non contraddirla.
-Nel caso non l’aveste capito…- dice dopo
essersi presentata -… questa è una perquisizione in piena regola. Quelli che
sono con me sono agenti del C.I.D.[4]
e avvocati del J.A.G.[5]
dell’Esercito, giusto per chiarire che tutto è fatto secondo le regole. Quel
che vogliamo è ogni singolo dato in vostro possesso su qualsiasi progetto per
la creazione di supersoldati di qualsiasi tipo. Se per caso proverete a
nascondermi anche un singolo dato, sappiate che mi farete arrabbiare e per
parafrasare un tizio che conosco, non vi piacerei quando sono arrabbiata.-
Sorride
mentre lo dice.
Capitan America tira il fiato. Ha vinto, ha
dimostrato di poter sconfiggere questi cosiddetti Agenti Perfetti o comunque si
facciano chiamare e di due di essi crede anche di aver scoperto l’identità.
Quanto agli altri… chiunque siano, ha decisamente il dubbio che possano
addirittura essere minorenni. Forse un’occhiata sotto le loro maschere le
chiarirà le idee.
Si
china su quello dal costume nero, apparentemente svenuto, e sta per sollevare
il suo cappuccio quando una voce urla:
-Attenta!-
Con
incredibile rapidità Liz Mace si getta a terra mentre qualcosa sibila sopra la
sua testa. Quasi contemporaneamente ode un grido di dolore alle sue spalle e
voltandosi vede l’Agente Rosso che si tiene una mano mentre un falco lo
attacca. Non è sorpresa di vedere atterrare nello spiazzo l’eroe afroamericano
conosciuto come Falcon.
-Serve una mano?- le chiede Sam Wilson.
-Il tuo aiuto è sempre gradito.- risponde lei.
-Chi sono questi tizi?-
-Vorrei saperlo anch’io. Una cosa è certa:
qualcuno vuole eliminare me e gli altri come me e ho la sensazione che non si
fermerà facilmente.-
U.S.Agent
si è tuffato contro l’uomo che si fa chiamare Super Patriota trascinandolo a
terra ma il suo avversario, con una rapida mossa, lo ha proiettato oltre la sua
testa per poi rialzarsi di scatto.
-Credevi davvero di potermi sconfiggere così
facilmente?- gli dice sogghignando.
U.S.Agent
lo fissa impossibile poi risponde:
-No.-
Lo
scudo di Agent completa un lungo arco e colpisce il Super Patriota ala schiena
facendolo cadere.
-Non fino ad ora.- aggiunge Agent afferrando
lo scudo con la mano destra e sferrando contemporaneamente un potente sinistro
al mento del suo avversario.
INTERLUDIO DUE
Quantico,
Virginia. 48 ore prima. Jasper Sitwell fissa la donna in costume bianco
davanti a lui e con voce calma dice.
-Il Dipartimento di Giustizia ha approvato la
sua richiesta di immunità.-
-La cosa non ti entusiasma, Jasper.- replica
la donna. Una constatazione, non una domanda.
-Non deve entusiasmarmi… o anche solo
piacermi. Ho sostenuto la sua proposta di immunità perché ci permetterà di
sferrare un colpo mortale al Consorzio Ombra e per riuscirci farei anche un
patto col Diavolo.-
La
donna ride e ribatte:
-Mi paragoni al Diavolo, Jasper? Suppongo che
dovrei sentirmene lusingata.-
-Si senta come le pare. Una volta che saranno
arrivati il rappresentante del Dipartimento di Giustizia ed il suo avvocato per
la firma dell’accordo di immunità potremo cominciare l’interrogatorio e sarà
meglio che dica davvero tutto quello che sa… Moonstone.-
La
donna sorride mentre con un lampo di luce il suo costume scompare per essere
sostituito da un tailleur scuro con gonna appena sopra il ginocchio e camicetta
bianca con i primi bottoni slacciati.
Con
mossa studiata si siede su una poltroncina ed accavalla le gambe per poi dire:
-Non c’è bisogno di essere così formali,
Jasper, ormai siamo vecchi amici. Puoi chiamarmi Karla.-
3.
Lo
sguardo di Capitan America spazia tutt’intorno a sé. Quello che, in mancanza di
un nome migliore, anzi, di qualsiasi nome, ha deciso di chiamare Agente Rosso
si sta tenendo la mano ferita. Poco lontano U.S.Agent sta tenendo efficacemente
a bada il Super Patriota e nello spiazzo antistante la piscina il Comandante America
sta combattendo altri due tizi che potrebbero essere gemelli del Rosso. Quel
tipo riesce sempre a capitarle tra i piedi. La sta forse seguendo?
-Non dirmi che è un tuo parente.- le si
rivolge Falcon.
-Spero proprio di no .- risponde Liz -Chiunque
sia, però, è dalla nostra parte. Forse dovresti dargli una mano.-
-Suppongo che non sia il caso di chiederti se
pensi di potertela cavare da sola.-
Cap
accenna un sorriso e replica:
-No, non devi chiederlo. Ora vai.-
Osserva
Falcon volare via, poi si volge verso il Rosso, che si è rimesso in piedi e gli
chiede:
-Vuoi ancora combattere?-
-Io… devo.- risponde lui.
Liz
sospira e replica:
- Temevo che lo avresti detto. Mi dispiace ragazzo –
Improvvisamente
il suo avversario si ferma e dice:
-No! Io posso … va bene, obbedisco.-
Con
chi sta parlando? Si chiede Liz. E soprattutto cosa gli hanno detto? Un attimo
dopo ha la risposta: un dolore acuto la colpisce alle orecchie e lei perde
l’equilibrio.
Il
Comandante America evita un calcio rotante del suo avversario in blu e gli
afferra la caviglia facendolo piombare contro quello in bianco.
Prima
che si rialzino, Falcon atterra.
-Ti ha mandato lei?- gli chiede il Comandante.
-Non è una a cui si possa dire di no facilmente.-
ribatte, sorridendo, l’eroe di Harlem.
-Lo so bene. Ok, io prendo quello di sinistra
e tu quello di destra.
I loro avversari si rialzano e si preparano a
combattere quando improvvisamente si fermano come se ascoltassero qualcosa.
-Va bene.- mormora il Bianco.
-Siamo pronti.- aggiunge il Blu.
Per
un attimo Falcon ha la sensazione di udire un sibilo poi crolla in ginocchio
assieme al Comandante America portandosi le mani alle orecchie.
Ultrasuoni
è la cosa che gli viene subito in mente.
Lo
stesso fenomeno colpisce U.S.Agent facendolo barcollare. Il suo fisico
potenziato regge meglio di quello degli altri suoi compagni all’impulso
ultrasonico che li ha aggrediti ma c’è chi non ne è affetto del tutto.
Il
Super Patriota si rialza ed approfittando del disorientamento del suo
avversario lo colpisce ripetutamente mettendolo in ginocchio.
-Forse non sono sportivo…- dice con un
sogghigno -… ma a me interessa vincere. Riprenderemo il discorso in un altro
momento, però, ora sono richiesto altrove.
Agent
ode il sommesso ronzio di un motore. Alza gli occhi e vede una navicella su cui
si sta imbarcando il Super Patriota, Si muove per cercare di afferrarlo ma
riceve un calcio al mento che è troppo frastornato per evitare.
Alle
sue spalle ode una voce femminile che grida :
-No!-
Volta
la testa e vede Capitan America che s rialza a fatica e piomba su due tizi
vestiti rispettivamente di, bianco e blu che portano a spalla due altri ragazzi
in costume verde.
-Non ve ne andrete.- la sente dire mentre li
trascina a terra.
Un
terzo, vestito di rosso gli corre vicino portando un altro tipo in costume nero
e U.S.Agent lo ferma allungando istintivamente un braccio e colpendolo
all’addome.
Il
Rosso cade a terra assieme al suo compagno svenuto. Si rialza e si prepara ad
affrontare Agent ma dalla navicella arriva una voce:
<<Negativo, ragazzo: gli ordini sono di
sganciarsi.>>
-Ma lui…- replica il Rosso indicando il
compagno a terra.
<<Non c’è tempo. Sali a bordo, è un
ordine!>>
Poco
lontano anche il Bianco e il Blu hanno ricevuto lo stesso ordine ed ignorando
gli Agenti Perfetti corrono verso la navicella.
Capitan
America si rialza in piedi a fatica. Non può farli scappare, pensa, deve
fermarli. Fa qualche passo ma le gambe non le reggono. Cadrebbe di a terra se
non finisse tra le braccia di U.S.Agent.
In
un modo insolitamente gentile per lui, l’eroe patriottico la sostiene ignorando
il dolore e le vertigini.
Alle
sue spalle il rumore della navicella che si allontana.
-Tranquilla, Capitano.- le sussurra -La
battaglia è finita. Riposa.-
INTERLUDIO
TRE
Midtown, Manhattan, New York
City. Oggi. Steve Rogers interrompe
il racconto di Capitan America e dice:
-E quindi la navicella è partita…-
-Si, ci sono sfuggiti. Ho fallito.- conclude
amaramente Liz Mace.
-Fallito? Non direi proprio: hai sconfitto da
sola gli Agenti Perfetti, tenuto testa agli altri ed impedito loro di portarli
via nonostante fossi debilitata da quell’impulso ultrasonico. Non è un
fallimento per me.-
-Ma gli altri mi sono sfuggiti.-
-Una cosa che è capitata anche a me più spesso
di quanto mi piaccia ammettere. Avrai altre occasioni per pareggiare i conti,
vedrai. Un’altra cosa importante è che avevi ragione sull’identità degli Agenti
Perfetti.-
Liz
si lascia sfuggire un sorriso e replica:
-Sì, per quanto sembrasse impossibile, non
potevano che essere loro. Sono felice che ora siano liberi.-
Anch’io. Ho pianto la loro morte. È un piacere
sapere che sono vivi. Anche se...-
-Anche se non possiamo dire lo stesso di mio
fratello, lo so.[6]
La vera sorpresa è stata scoprire chi era quello in nero.-
-Lo immagino. Prosegui pure il tuo racconto e
scusa l’interruzione.-
Liz
si schiarisce la gola e riprende a raccontare.
4.
Quantico, Virginia. 12 ore prima. Jasper Sitwell ha l’aria
decisamente soddisfatta mentre accoglie nel suo ufficio Capitan America,
U.S.Agent e Falcon.
-Benvenuti.- li saluta cordialmente -Sono
felice di vedervi qui… anche se avrei preferito che con voi ci fosse anche il
Comandante America.-
-Sarebbe piaciuto anche a me…- replica Cap -…
ma è un tipo molto sfuggente: è sparito senza nemmeno salutare.-
-Ma prima o poi ci ritroveremo e lo farò
rispondere a qualche domanda.- sentenzia Agent.
-Lo immagino.- ribatte Sitwell -Comunque ora
veniamo a noi: vi ho fatto venire qui perché ho da darvi finalmente buone
notizie.-
Ancora
una volta è Cap a parlare:
-Allora gli Agenti Perfetti sono davvero...?-
-Spirito Libero e Jack Flag? Certo.- conferma
Jasper -In questo momento sono con i nostri esperti che stanno procedendo alla
loro deprogrammazione.-
-Sono vivi.- mormora Liz Mace -Dio sia
lodato.-
-Non ne abbiamo ancora le prove…- interviene
il Vice Direttore del F.B.S.A. Jack Norriss -… ma pensiamo che quelli ritrovati
e portati nel vecchio QG del F.B.S.A. fossero i cadaveri di due sconosciuti
appositamente modificati oppure, ipotesi più probabile, di due cloni, un vero
cavallo di Troia per l’esplosivo che ha distrutto la nostra vecchia sede.-[7]
E
ucciso mio fratello, pensa, amaramente, Liz, ma adesso siamo più vicini a
vendicarlo.
-La cosa più sorprendente, credo che sia stata
per lei, Capitano, scoprire la vera identità dell’agente del Consorzio vestito
di nero.- continua Sitwell.
-Può scommetterci quel che vuole.- ribatte
Cap.
Con
gli occhi della mente ritorna a poche ore prima, davanti al Lincoln Memorial.
L’effetto dell’attacco ultrasonico era cessato, anche se le era rimasto un
lieve mal di testa. Le forze dell’ordine stavano arrivando e lei non aveva
resistito alla tentazione di chinarsi sul suo avversario svenuto in costume
nero e sfilargli il cappuccio.
-Non è possibile!- aveva esclamato vedendo il
suo volto.
Era
Michael Van Patrick, il pronipote del Professor Erskine, il creatore del siero
del supersoldato che aveva reso Steve Rogers Capitan America rapito da sicari del Consorzio Ombra
assieme alla Dottoressa Kavita Rao lo stesso giorno in cui la killer di nome
Fatale aveva ucciso il Colonnello Michael Rossi, il Tenente di Marina Martin
Luther King Mitchell e il Professor Jacob Paxton[8],
un evento che pesa sull’anima di Liz perché non solo non era riuscita ad
impedire il rapimento del ragazzo e della scienziata indiana, ma lei aveva
amato sia Mike Rossi che Marty Mitchell e quella perdita l’aveva devastata.
Ripensandoci,
aveva senso che avessero fatto il lavaggio del cervello al ragazzo: per motivi
ancora non del tutto chiari, quello stesso siero inventato dal suo trisnonno
scorreva nelle sue vene ed era logico che il Consorzio Ombra, oltre che
studiarlo, ne volesse anche sfruttare le potenzialità. Un gioco fallito
principalmente perché lui non aveva ancora il necessario addestramento, una
volta che lo avesse, chissà cosa potrebbe diventare?[9]
-Anche il giovane Van Patrick è nel reparto
deprogrammazione.- prosegue Sitwell. Faremo venire i suoi genitori quando
saremo sicuri che sia tutto a posto.-
-Dobbiamo ancora trovare la Dottoressa Rao.-
precisa Liz.
-Quello è un problema praticamente risolto.-
replica Sitwell -Abbiamo dovuto scendere a patti con alcuni individui
disgustosi, ma le informazioni che ci hanno dato ci permetteranno di infliggere
un colpo mortale al Consorzio Ombra e dare giustizia ai nostri morti. Immagino
che vorrà partecipare al blitz per liberare la Dottoressa Rao, Capitano.-
-Vorrei vedere come potrebbe impedirmelo.-
ribatte la Sentinella della Libertà.
-E lo stesso vale per me.- aggiunge U.S.Agent.
Si
muove nelle tenebre come se fossero la sua casa e per molti versi è così:
conosce Harlem come le sue tasche dopotutto. Veste di nero come la notte, un
nero più scuro del colore della sua pelle sotto il cappuccio che indossa e che
gli lascia scoperti solo gli occhi. I Media lo hanno soprannominato il
Cacciatore Notturno ed è un nome meritato. Il modo più appropriato per
definirlo è: vigilante, ma non uno di quelli che usano solo le loro abilità
speciali, i pugni o gadget non letali. Niente affatto: lui è della scuola del
Punitore. Nessuna pietà per chi trasgredisce: lui è pubblico ministero,
giudice, giuria e boia, la sua sola sentenza è la morte, come quella che ha da
poco emesso nei confronti del gangster noto come Faccia di Pietra che un tempo
era il Re del Crimine di Harlem prima che Falcon e Capitan America[10]
lo detronizzassero e lo costringessero a fuggire in Nigeria per sfuggire alla
prigione. I recenti guai sociopolitici di quella tormentata nazione africana[11]
lo hanno costretto a ritornare negli Stati Uniti dove sta tentando di
riprendere il suo vecchio posto nella gerarchia criminale di Harlem.
Il
Cacciatore Notturno è assolutamente certo che il mandante del recente raid in
Powell Boulevard[12]
sia proprio Faccia di Pietra e, a differenza della Polizia o dei federali, non
ha bisogno di prove che reggano in un’aula di Tribunale, la sua giustizia sarà
rapida ed efficace.
Visto
che è ancora ufficialmente ricercato, Faccia di Pietra non ha un indirizzo
pubblico, ma nella sua identità segreta il Cacciatore Notturno dispone di
qualche affidabile informatore ed è riuscito a scoprire che il covo dell’uomo
che vuole uccidere è in un night club di Central Harlem. Adesso deve solo
decidere come agire.
-Mi auguro che tu abbia davvero un ‘idea di
cosa fare.-
Per un breve attimo il Cacciatore
Notturno pensa che chiunque abbia parlato si stesse rivolgendo proprio a lui,
ma poi diventa ovvio che i due uomini in piedi sul cornicione del tetto di
fronte al night club del suo bersaglio non si sono affatto accorti si lui. Si
appiattisce ancor più nelle tenebre e li ascolta:
-Ti ho mai deluso in passato, Shades?- ribatte
un afroamericano muscoloso che veste un costume che assomiglia agli abiti dei
Nativi Americani del Sud Ovest e porta a tracolla un arco e una faretra piena
di frecce. Sulla fronte ha una bandana rossa.
-Devo proprio risponderti, Comanche?- replica
quello chiamato Shades, che, fedele al suo nome di battaglia, indossa un paio
di occhiali da sole nonostante sia notte -E devo pure ricordarti che l’ultima
volta avevamo promesso a Cage di tenerci fuori dai guai?-
-Il buon vecchio Luke approverebbe. In fondo
stiamo facendo un favore alla comunità eliminando un pericoloso criminale e se
ci guadagniamo sopra qualche dollaro,che male c’è?-
Shades
e Comanche: due piccoli criminali scomparsi dalla circolazione da tempo. Sono
tornati e qualcuno li ha incaricati di far fuori Faccia di Pietra. Facile
indovinare chi: Morgan, l’attuale Signore del Crimine di Harlem, il Kingpin
nero.
Che
fare adesso? Potrebbe lasciarli agire dopotutto vogliono la stessa cosa che
vuole lui, eliminare uno sporco gangster, oppure potrebbe ucciderli adesso, in
fondo anche loro sono feccia, e pensare a Faccia di Pietra dopo.
Deve
decidere in fretta.
Ufficialmente
questo è un centro ricerche privato e tutto sommato è vero, ma le ricerche che
vi vengono fatte non vanno a beneficio dei contribuenti, questo è certo.
Capitan
America si guarda intorno. Si trovano a McLean, nella Contea di Fairfax, Virginia,
per la precisione nella Comunità di Langley, e in una giornata chiara si vedono
benissimo le strutture del quartier generale della C.I.A.[13]
situato a poca distanza in linea d’aria. Una sorta di metafora, di cosa Liz
Mace non ne è ben sicura.
Il
posto è completamente circondato da agenti della SWAT[14]
del F.B.S.A., del F.B.I. e della Polizia locale. Apparentemente nessuno può
fuggire ma Liz non si fa troppe illusioni al riguardo.
Un
elicottero atterra sullo spiazzo davanti al complesso e ne scendono due donne
una in borghese e l’altra nell’uniforme da campo dell’Esercito.
-Scusate il ritardo.- dice la militare -Io e
la Vice Direttrice Hill stavamo tornando dall’aver fatto un arresto eccellente[15]
ma non ci saremmo perse questo blitz per nulla al mondo.-
-Questo è certo.- aggiunge Maria Hill
sfilandosi la giacca del tailleur ed indossando il giubbotto antiproiettile
azzurro con il logo del F.B.S.A. .
La
donna in uniforme si rivolge a Capitan America:
-È un piacere rivederla in buona salute,
Capitano, ho sentito che ha avuto un po’ di guai ultimamente.-
-Ma, come vede, me la sono cavata bene,
Colonnello St. Lawrence.- replica Liz.
Lei
e Cary St. Lawrence si conoscono bene: nella sua identità di ufficiale del
J.A.G. della Marina Liz lavora da tempo con l’altra donna. Cary le ha fatto
capire, pur non dicendolo apertamente, che ha intuito che Liz Mace e Capitan
America sono la stessa persona. Quello che le ha detto apertamente, invece, in
un raro momento di assoluta sincerità, è che è innamorata di lei e questo fa
Liz sentire in imbarazzo. Non vuol ferire i sentimenti di Cary ma…
Il
filo dei suoi pensieri è interrotto dall’improvvisa comparsa di un donna bionda
in tailleur nero che emerge da una parete portando con sé una frastornata donna
di chiare origini del subcontinente indiano.
-Ci siamo, Dottoressa Rao...- dice la bionda
-... è salva come le avevo promesso.-
-Io…- balbetta la scienziata -… è stata
un’esperienza…-
-Sconvolgente? Interessante? A dire il vero,
non m’interessa molto.- replica la bionda, poi si volge verso il terzetto
composto da Jasper Sitwell, Jack Norriss e Maria Hill allungando le braccia e
dicendo -Ho fatto la mia parte, ora sta a voi. Vi avverto, però: a quest’ora
gli allarmi di questo posto avranno già segnalato la vostra presenza. Saranno
pronti ad accogliervi.-
-Questo non ha la minima importanza.- ribatte
Maria Hill -Non ci sfuggiranno comunque.-
Ad
un suo segnale un paio di agenti usano un ariete contro il portone d’ingresso
ma senza effetto.
Con
una smorfia la Hill indossa un guanto metallico repulsore modello
Stark-Fujikawa imitata da altri due agenti. Il fuoco concentrico fa, alla fine,
saltare il portone.
-Avanti!- ordina la donna balzando per prima
all’interno.
Capitan
America e U.S.Agent le sono subito dietro seguiti da Carolyn St. Lawrence.
Mentre si fa largo in un corridoio, un pensiero improvviso si insinua nella
mente di Liz Mace: sono stati in tre della sua squadra a venire nella zona di
Washington. Cary è lì con lei, ma che fine ha fatto Franklin Mills?
INTERLUDIO QUATTRO
Quantico, Virginia. 6 ore ancora prima. Jasper Sitwell alza gli occhi dalle ultime carte e guarda le due
donne sedute davanti a lui: la donna bionda con gli occhi azzurri alla sua
destra indossa un tailleur gessato nero, tiene le gambe accavallate e sul bel
viso ha un sorrisetto insolente. Il suo nome è Karla Sofen ma è anche
conosciuta come la supercriminale Moonstone.
L’altra
donna ha i capelli neri e gli occhi grigi, veste anche lei di nero ma è più
sobria, il suo sguardo è impenetrabile. È l’avvocato di Karla e si chiama Jeri
Hogarth.
-Firmate qui e abbiamo finito.- dice l’uomo
accanto a Jasper alzandosi in piedi. Dimostra circa quarant’anni, biondo, occhi
azzurri, vaga somiglianza con Robert Redford. Il suo nome è Blake Tower, il suo
ruolo è Assistente Procuratore Generale degli Stati Uniti, il suo compito è sottoscrivere un
accordo che non gli piace ma che reputa necessario per un bene più grande.
Le
due donne lo imitano e la bruna sollevando la testa dai fogli dice:
-Deve essere chiaro per tutti che d’ora
innanzi la mia cliente è una donna libera, senza alcun debito con la
giustizia.-
-Sarà così se le sue informazioni saranno
attendibili.- replica Sitwell
-Lo sono, Jasper.- ribatte con sicurezza Karla
Sofen -Tu fatti trovare dove ti ho detto
all’ora concordata e avrai la Dottoressa Rao sana e salva, per tacere del fatto
che avrai smantellato tutte le operazioni del Consorzio Ombra nel Nord America.
Ora scusami, ma devo tornare lì prima che comincino a sospettare che li sto
tradendo. Non vogliamo che qualcosa vada storto proprio adesso, non è vero?-
Jasper
fa una smorfia disgustata e risponde a malincuore:
-No… no di certo.-
Jeri
Hogarth accenna un sorriso. Questi integerrimi, incorruttibili tutori della
legge coi loro sciocchi principi morali sono proprio patetici.
-Bene…- dice infine -… suggerisco di andare
tutti a riposare. Domani saremo tutti molto impegnati.-
Su
questo non c’è alcun dubbio, pensa Jasper.
5.
Capitan
America corre lungo il corridoio superando rapidamente gli agenti armati. È da
tempo che aspetta di mettere le mani sui responsabili di tante morti ed
intrighi. Non le sfuggiranno stavolta, non lo permetterà.
Sopra
la sua testa Falcon percorre ancor più rapidamente lo stesso corridoio seguito
dal suo inseparabile falco Redwing.
.-Attenzione!- urla -Uomini armati davanti a
noi!-
Cap
non si arresta: usa lo scudo per parare i proiettili poi piomba come un ariete
sugli avversari scompaginandone le fila. Non le interessano gli sgherri
anonimi, li lascia volentieri agli agenti che stanno sopraggiungendo. No: lei
vuole i capi, i burattinai e non si fermerà finché non li avrà presi.
Continua
la sua corsa senza guardarsi indietro. Il rumore di pesanti passi alle sue
spalle le fa capire che U.S.Agent sta facendo altrettanto.
Finalmente
raggiungono la fine del corridoio dove sembra esserci una sorta di terminal di
una ferrovia sotterranea, su monorotaia per essere esatti. Qui un uomo biondo
vestito di nero sta per salire su un vagoncino pronto a partire.
Liz
Mace ne ignorava perfino l’esistenza sino a poche ore prima ma adesso sa chi è:
è colui che ha diretto ed organizzato l’attentato in cui sono morti suo
fratello e tante altre brave persone. È anche l’uomo che ha ordinato di
uccidere Marty Mitchell, Mike Rossi, Matt Talbot e Jacob Paxton, omicidi
eseguiti dalla donna in costume che gli sta al fianco. La collera monta in lei
mentre accelera il passo.
Ancora
una volta Capitan America lancia il suo scudo e colpisce in pieno la mutante di
nome Fatale. Non aspetta che lo scudo le torni indietro per balzarle addosso e
colpirla ancora.
Alle
loro spalle il capo di Fatale ordina di far partire il vagone lasciandola sola.
-Voi prendetelo!- dice Liz agli altri -Lei è
mia.-
U.S.Agent
non prova nemmeno a discutere e si rivolge direttamente a Falcon:
-Andiamo!-
Mentre
si allontanano Cap si rivolge a Fatale:
-Tra noi finisce qui e oggi.-
Da
quel che ha letto di Fatale e provato personalmente nel loro precedente
scontro,[16]
oltre a lanciare lampi di luce ed assumere l’aspetto di chiunque grazie ad una
sorta di potere di generare illusioni, la sua avversaria è anche una teleporta.
A tutti i costi non deve lasciargli usare quel potere. Non se la farà sfuggire
ancora, lo giura.
La
colpisce senza darle tregua, un colpo dopo l’altro, ancora e ancora finché una
mano si posa sulla sua spalla e una voce di donna dice:
-Basta, è finita.-
Liz
si gira di scatto e frena il suo pugno appena in tempo perché davanti a lei c’è
Cary St. Lawrence che ripete:
-È finita: hai vendicato i tuoi morti.-
Solo
ora Cap si rende conto che Fatale è svenuta e deve esserlo da un pezzo.
Improvvisamente
si sente svuotata. Una parte di lei vorrebbe solo abbandonare la testa sulle
spalle di Cary e piangere ma non è il momento.
-Il mio scopo non è la vendetta ma la
giustizia.- dice rialzandosi in piedi -E non ho ancora finito.-
U.S.Agent
spicca un balzo ma anche per i suoi possenti muscoli ormai il vagone è troppo
lontano per riuscire ad agganciarlo.
Agent
cadrebbe sul binario se Falcon non lo afferrasse, è proprio il caso di dirlo,
al volo.
-Portami da quel figlio di buona donna.-si
limita a dirgli senza perdere tempo in ringraziamenti.
-Contaci.- risponde Sam Wilson.
Le
ali artificiali create dagli ingegneri del Wakanda lo spingono rapidamente
lungo la galleria e nonostante il non indifferente peso aggiuntivo gli
consentono di raggiungere il vagone.
Dondolandosi
un po’ U.S.Agent si dà una spinta sufficiente e quando lascia le mani di Falcon
riesce ad atterrare sul tettuccio del vagone. Con l’aiuto dello scudo lo sfonda
e balza all’interno.
L’uomo
biondo vestito di nero non è solo: ci sono altri due uomini che puntano le loro
pistole contro Agent.
-Vogliamo scherzare?- è il suo commento.
Lancia
il suo scudo e li disarma poi, ignorando ostentatamente l’uomo biondo, li
stende con un paio di pugni. Solo allora si volge verso il suo bersaglio
principale, che impugna anche lui una pistola, e gli dice semplicemente:
-Sparami.-
Di
fronte all’espressione perplessa dell’uomo ripete:
-Sparami, così avrò la scusa per staccarti la
testa dal collo. Io c’ero quando è saltato in aria il quartier generale del
F.B.S.A. e ho visto la morte e distruzione causata da te e dai tuoi capi.
Conoscevo quelli che sono morti, specialmente il giovane Capitan America, così
ti dico ancora: sparami, dammi l’opportunità di ucciderti per legittima difesa
e vendicarli.-
L’uomo lo fissa negli occhi, esita, poi
abbassa la sua arma e la lascia cadere a terra.
-Vigliacco.- è lo sprezzante commento di
Agent.
Le
forze congiunte di varie agenzie federali e di polizia locali hanno preso il
totale controllo della sede segreta del Consorzio Ombra.
-Sembra che non ci sia sfuggito nessuno.-
commenta Maria Hill.
-Ottimo lavoro, Vice Direttrice Hill.- dice
Jasper Sitwell guardandosi intorno -Direi proprio che stavolta abbiamo inflitto
un colpo mortale al Consorzio Ombra.-
-Peccato che tutti i computer fossero già
stati distrutti quando siamo arrivati.- interviene Capitan America -Chissà
quanti e quali importanti informazioni abbiamo perso.-
-Non è detto.- replica l’altro Vice Direttore
del F.B.S.A. Jack Norriss -I nostri tecnici informatici sono molto in gamba e
forse potranno recuperare un bel po’ di dati.-
-E forse queste aiuteranno.-
A
parlare è stato Falcon nelle cui mani ci sono un paio di chiavette USB. Al suo fianco
c’è U.S.Agent che trascina con sé l’uomo vestito di nero.
Norriss
prende le chiavette mentre Sitwell e Maria Hill si volgono verso il
prigioniero.
Anche
Capitan America guarda l’uomo che è stato causa di molte delle sue disgrazie
degli ultimi tempi. Sembra poco più di un insignificante burocrate ma
l’apparenza spesso inganna.
Con
voce stentorea Jasper Sitwell gli si rivolge dicendo:
-Simon Bixby, in nome della Legge la dichiaro
in arresto per cospirazione contro il Governo degli Stati Uniti e per aver
ordinato decine di omicidi, tentati omicidi e vari altri reati. Ha il diritto
di restare in silenzio, ma se deciderà di parlare…-
Liz
Mace non ascolta più la lettura dei diritti a Simon Bixby. La sua mente è
altrove: pensa a suo fratello e a tutti gli altri che non torneranno più. Una
mano sfiora la sua, è quella di Cary St. Lawrence. Liz si gira istintivamente
verso di lei e le sorride. È felice di avere un’amica al fianco in questo
momento.
Jasper
Sitwell ha appena finito di informare Bixby dei suoi diritti e si rivolge a
Maria Hill:
-Lo ammanetti, Vice Direttore Hill.-
-Con molto piacere.- replica la donna.
Questo
è l’inizio della fine del Consorzio Ombra, finalmente, pensa Capitan America.
EPILOGO UNO
Le
testimonianze di Karla Sofen e di altri collaboratori di giustizia unite alle
informazioni ricavate dagli archivi informatici del Consorzio Ombra permettono
di smantellare l’intera rete nordamericana di quell’organizzazione.
Le
informazioni sulle reti all’estero sono passate ai governi interessati. Decine
di arresti sono eseguiti nel Regno Unito, in Francia, Germania, Russia e altri
paesi. Solo in pochi sfuggono perché sono riusciti a rifugiarsi in paesi senza
estradizione come Isla Suerte e Santa Providencia.
Simon
Bixby si dichiara colpevole dei reati a lui addebitati ed evita la pena di
morte. Molti seguono il suo esempio.
Purtroppo
nessuno degli arrestati conosce la vera identità dei sette membri del Consiglio
Ombra, che rimangono, quindi, in libertà, anche se dalla confessione di Bixby
sembra emergere che forse tre di loro sono morti. L’unico confermato è il Russo
Andrei Rostov grazie a Natasha Romanoff, la Vedova Nera. In ogni caso, anche se
i sui capi sono ancora liberi, a tutti gli effetti pratici il Consorzio Ombra
non esiste più.
Nel
suo ufficio di Presidente e C.E.O.[17]
della Talon Corporation a Los Angeles, Alexander Julius Thran, un uomo dalla figura
imponente i
cui lineamenti, come il suo cognome, tradiscono un’origine vietnamita e che
indossa un gessato nero evidentemente fatto su misura, ascolta le ultime
notizie poi si rivolge alla sua assistente personale:
-È stata una bella impresa finché è durata,
dopotutto.-
Kirsten
Palmer, la suddetta assistente personale, una ragazza con un corpo da modella
che sfoggia un caschetto impeccabile di capelli biondi e indossa un tailleur
grigio dalla gonna molto corta, occhiali da sole Ray-Ban eleganti ma severi, scarpe di marca con tacco 12 chiede:
-È proprio sicuro che non possano risalire a
lei signore?-
-Assolutamente sì. A parte te, solo le mie
rimanenti colleghe del Consiglio Ombra sanno che io sono... ero il leader del
Consiglio e del Consorzio, così come solo io conosco le loro vere identità. Non
hanno convenienza a tradirmi.-
-Dimentica Rosalind Sharpe: a lei l’ha
improvvidamente rivelato.-[18]
Kirsten
è una delle pochissime persone che possono permettersi di essere così
brutalmente franche con Thran.
-Lo ammetto.- risponde infine quest’ultimo
-Forse ho sbagliato ma Razor non mi ha tradito quando avrebbe potuto farlo ed
ormai non le conviene più: conosciamo troppi sporchi segreti l’uno dell’altra
ormai. Andremmo a fondo insieme.-
-Uhm.- borbotta la ragazza, evidentemente poco
convinta.
-Se mai dovesse rivelarsi necessario, puoi star
certa che prenderò i necessari provvedimenti.-
-Non mi aspetto di meno da lei, signore.-
-Bene ed ora lasciamo da parte queste
questioni passiamo agli affari del giorno. La vita e la Finanza continuano,
dopotutto.-
EPILOGO DUE
Nick
Fury, Direttore Esecutivo dello S.H.I.E.L.D. è da solo nel suo studio privato
ed esamina i dati sul Consorzio Ombra che Jasper Sitwell ha ritenuto di
condividere con lui.
Condivide
la decisione di Jasper di non rivelare,almeno per ora, a Capitan America la
vera identità del Comandante America. Diversamente dal suo allievo, Nick sa chi
è la donna sotto la maschera della Sentinella della Libertà ed è convinto che
non sia il momento adatto perché Liz Mace sappia una verità che potrebbe
mettere in crisi il suo equilibrio proprio ora che ha ritrovato la fiducia in
se stessa.
Saprà
la verità quando sarà pronta ad affrontarla e nel frattempo lui terrà
discretamente d’occhio il Comandante America assicurandosi che non combini
pasticci.
EPILOGO TRE
Karla Sofen rientra nell’appartamento di New York che ha affittato
sotto il nome di Kristine Svenson. Ora che , per la prima volta da anni, è una
donna libera senza più debiti con la giustizia potrebbe anche usare il suo vero
nome ma sa apprezzare i vantaggi dell’anonimato… come la sua ospite, del resto.
Quando
entra nel soggiorno la trova seduta su una delle poltrone: una giovane donna dai
lunghi capelli scuri vestita in con pantaloni e stivali di pelle nera e una camicetta
scollata.
-È andato tutto come previsto?-
Karla
sfodera un sorriso divertito e risponde:
-Decisamente sì, mia cara Mary. Tutti hanno
avuto quello che meritavano e tu, come me, sei una donna libera; la tua vita è
di nuovo tua, dipende da te cosa farne.-
Mary
Walker sorride a sua volta e replica:
-Credo proprio che ne approfitterò per
divertirmi un po’.-
EPILOGO QUATTRO
Aeroporto
Internazionale di Heathrow, Londra. Tre ragazzi assolutamente identici camminano
fianco a fianco. Quello al centro spinge una sedia a rotelle su cui è seduta
una donna anziana dai capelli candidi ed un abito verde.
Un
funzionario esamina i loro passaporti.
-Vedo che lei è svizzera Mrs. Erskine. –
commenta.
-Ma i miei nipoti sono scozzesi per quanto
cresciuti negli Stati Uniti.- replica la donna con un evidente accento tedesco
–Li sto accompagnando a far visita alla terra dei loro avi.-
-Tre gemelli identici, un caso raro.-
-Una benedizione piuttosto. Ora che sia mio
marito che mio figlio non ci sono più, loro sono il mio unico sostegno. Su,
ragazzi, siate cortesi. Presentatevi al signore.-
I
tre ragazzi sorridono e dicono:
-Io sono Michael.-
-Io sono Van.-
-E io sono Patrick.-
Il
doganiere li saluta è mentre li vede andar via pensa che sono una simpatica
famigliola. I ragazzi specialmente.
Elisbeth
von Strucker sorride: il Consorzio Ombra può anche essere un progetto
archiviato ma lei non ha ancora finito.
Capitan
America avrà presto sue notizie.
FINE?
NOTE
DELL’AUTORE
Che
possiamo dire di quest’episodio? Che è il primo di un trittico che comprende
anche Iron Man #84 e Marvel Knights #89 in cui le trame legate al Consorzio
Ombra, ma veniamo ad un po’ di note:
1)
A capo del Consorzio Ombra c’era un Consiglio di sette membri la cui
identità era nota al leader dello stesso ma non ai loro sottoposti. Il primo di
cui si è appresa l’identità è stato l’americano Hesperus Chadwick, personaggio
creato da Jack Kirby su Captain America Vol. 1° #195 datato
marzo 1976; ucciso dalla Vedova Nera Golden Age su Lethal Honey #19. Su Devil
#80 abbiamo appreso che un altro era il Russo Andrei Andreievitch Rostov, un
personaggio creato da Chris Claremont & Bob Brown su Marvel Two in One #10
datato luglio 1975. Rostov è stato ucciso dalla sua complice Irina Gorshenko su
Vendicatori Segreti #29. Nell’episodio #81 di questa serie è stato rivelato che
un altro membro è (era ormai) Elisbeth von Strucker, creata da Mark Millar & John Romita Jr. su
Wolverine Vol. 3° #23 datato febbraio 2005. Oggi , finalmente, abbiamo appreso
che il leader era nientemeno che Alexander Thran, che i lettori delle serie di
Valerio Pastore dovrebbero ben conoscere. L’identità degli altri tre membri
sarà rivelata rispettivamente su Marvel Knights #89, X-Men #44 e Lethal Honey
#22.
2)
Blake Tower è un personaggio creato da Marv Wolfman & Bob Brown su
Daredevil Vol. #124 datato agosto 1975. Procuratore Distrettuale di Manhattan
per molto tempo ora ha accettato un posto al Dipartimento della Giustizia degli
Stati Uniti. Lo rivedremo? Potete contarci.
3)
Credito a chi è dovuto: Alexander Julius Thran, Kirsten Palmer e la
Talon Corporation sono creazioni di Valerio Pastore che ringrazio ancora per
avermene concesso l’uso.
Nel prossimo episodio si cambia
totalmente registro: ci aspetta una “vacanza” a New York con il coinvolgimento
di Capitan America è Falcon nella guerra tra bande di Harlem.
Non mancate.
Carlo
[1] Che sia un riferimento all’ultimo episodio?
[2] Defense Advanced
Research Projects Agency.
[3] Dov’è sita la Capitale degli Stati Uniti Washington.
[4] Sigla dell’United States Army Criminal Investigation Department Command. La sezione dell’Esercito degli Stati Uniti incaricata di investigare su reati commessi da o contro membri dell’Esercito o all’interno di sue installazioni.
[5] Judge Advocate General, il servizio che fornisce giudici, avvocati e pubblici ministeri ai tribunali militari americani.
[6] Jeff, il fratello di Liz, è stato il suo predecessore come Capitan America.
[7] Sul nostro Capitan America #50.
[8] Nell’episodio #79
[9] I lettori del nostro Vendicatori Segreti Speciale Next dovrebbero già saperlo. -_^
[10] Steve Rogers ovviamente.
[11] Che non ci siamo inventati noi, purtroppo.
[12] Nello scorso episodio.
[13] No, davvero vi aspettate che vi spieghi cos’è? -_^
[14] Special Weapons And Tactics: le squadre di intervento speciale delle forze di polizia americane.
[15] Vedi Iron Man #84
[16] Nell’episodio #77.
[17] Chief Executive Officer.
[18] Su Devil #72.