by MarvelIT staff [i]

 

#3 – La guerra dei due mondi

 

Justice League Watchtower, superficie lunare

Non è la prima volta che Steve Rogers osserva la Terra dallo spazio, ma questo non rende la vista meno spettacolare. Dopo tutti questi anni, ancora non può credere che un semplice ragazzo di Brooklyn possa vivere meraviglie del genere.

<Qualcosa pesa sul tuo animo, Capitano?> gli chiede una voce amica, mentre il più grande guerriero della storia di Atlantide appoggia una mano sulla sua spalla.

<Non sono più Capitan America, Namor, lo sai.>

<E’ questo luogo. La grandeur di questa fortezza fa sembrare tutto più... credo che gli abitanti del mondo di superficie lo chiamerebbero “iconico”.>

<Di sicuro la sua tecnologia fa concorrenza alle razze aliene più avanzate che abbiamo incontrato.> interviene la voce che proviene da qualcosa che si è appena avvicinato ai due eroi: una microscopica poltrona volante, alta pochi centimetri, su cui siede Calabrone.

<Il che ha perfettamente senso, dato che quasi tutti i sistemi sono di origine extraterrestre. Anche se, curiosamente, l’unico sistema operativo a cui non sono riuscito ad accedere è... che c’è?> chiede Calabrone, accorgendosi che sia Rogers che Namor lo stanno fissando.

<Sei ridicolo su quella poltroncina.> sottolinea l’Atlantideo.

Prima che Calabrone possa rispondere, alla discussione si unisce un uomo in costume completamente nero:

<La password che stavi cercando è “Martha”. Se questa “Wayne Enterprises” esiste anche sulla nostra Terra, i loro informatici troverebbero facilmente lavoro a Wakanda.> spiega Pantera Nera.

<Ora abbiamo il completo controllo del sistema di teletrasporto della Watchtower. Abbiamo accesso virtualmente illimitato all’intero pianeta.> spiega Visione, camminando in forma intangibile attraverso la grande tavola rotonda al centro della sala riunioni.

<Era ora. Per essere dei presunti geni ce ne avete messo di tempo.> commenta Quicksilver, che è seduto su una sedia su cui è impresso il simbolo di un fulmine.

<Ritengo che tu sia sul mio scranno.> gli dice Thor, indicando il simbolo.

<Spiacente, ricciolidoro, ma qui è dove si siede l’uomo più veloce del mondo. Sono l’unico qui intorno che si è dato la briga di leggere l’intero database di questo posto?>

<Sei l’unico che può farlo in venti secondi.> gli dice Calabrone.

<Quasi l’unico. Thor, dato che abbiamo preso il posto dei corrispettivi nella Justice League of America, tecnicamente il tuo posto è quello di Wonder Woman.> commenta Visione.

<Mi stai canzonando, sintezoide?> chiede Thor.

<Forse è per i capelli.> dice Namor. Prima che Thor possa intimargli di rimangiarsi la parola, la voce di Nova riecheggia nella sala riunioni.

<Hey, uhm, non è che voglia disturbare voi pezzi da novanta, ma forse dovreste dare un’occhiata al cielo. Non penso che sia niente di buono, vero?>

Steve guarda nuovamente fuori dal grande vetro panoramico... la Terra splende ancora nel cielo, ma non è sola. Ci sono due Terre, leggermente sfasata una rispetto all’altra.

<Per la barba di Odino! Deve essere un’illusione!>

<E’ fin troppo reale.> interviene una voce sconosciuta. Un uomo seduto su una sedia dalla tecnologia molto più avanzata di qualsiasi cosa Calabrone e Pantera Nera abbiano mai visto.

<Il mio nome è Metron, Vendicatori. E sono qui per assemblare gli eroi più potenti delle due Terre.> dice il Nuovo Dio, che stringe in mano uno stranissimo dispositivo di forma cubica.

*ping* dice la Scatola Madre.

 

Base dei Vendicatori, New York City

Un eterogeneo gruppo di eroi siede al tavolo delle riunioni dei Vendicatori. Molti di loro hanno lavorato assieme in passato, ma questa è una strana formazione per loro.

<Che ci facciamo qui? Dovremmo essere là fuori a salvare vite!> protesta Capitan Marvel.

<Supes e gli eroi del posto hanno la situazione sotto controllo.> minimizza Flash.

<Da quando in qua sei quello che preferisce restarsene con le mani in mano, Wally?> gli chiede Freccia Verde.

<Se siamo stati radunati per un motivo, agire senza averlo determinato sarebbe irragionevole.> aggiunge Red Tornado.

<Non avevamo determinato che siamo gli equivalenti di questi “Vendicatori”, o mi sbaglio? Irappa odlac edrev èt.> dice Zatanna, le cui parole magiche fanno apparire una tazza di tè tra le sue mani.

<Quello è solo il movente. Per salvare questo mondo, per prima cosa dobbiamo scoprire che cosa lo ha messo in pericolo.> risponde Batman.

<Più facile a dirsi che a farsi; la strumentazione di questa base farebbe una gran bella concorrenza agli Star Labs. Ci sono delle strane letture provenienti da un paese dell’est Europa che non riconosco, ma senza sensori di Thanagar o processori di Colu siamo praticamente alla cieca.> commenta Acciaio, intento a passare al setaccio i files dei Vendicatori.

<Ha senso: questa gente sembra avere i piedi per terra più della JLA. Letteralmente, considerando che hanno una base sulla Terra invece di osservare tutti dall’altro come dei altezzosi.> commenta Freccia Verde.

<Piedi per terra? Ma non avete visto che hanno pure il maggiordomo? Andiamo, che razza di supereroi si fanno servire dal maggiordomo!?> dice Capitan Marvel.

In tutta risposta, sia Batman che Freccia Verde gli lanciano un’occhiataccia.

<Che c’è, cosa ho detto di... Santa Polenta!> esclama Capitan Marvel quando il gruppo si ritrova di fronte ad un ospite inatteso: un umanoide abbastanza alto da sfiorare il soffitto, il cui cranio calvo è sproporzionatamente grande rispetto al resto del corpo.

<Non c’è motivo di essere allarmati.> dice l’essere.

<Sono d’accordo. Ivac oiaicca‘d eteglovva li ovlac!> interviene Zatanna; al suono delle sue parole, dei cavi metallici avvolgono istantaneamente l’alieno... per poi vaporizzarsi un istante dopo.

Freccia Verde e Red Tornado sono già pronti a scagliare frecce esplosive e mini-tifoni; Flash esita un paio di secondi, che per lui sono un’eternità, ma valgono la pena per aspettare Batman.

<Fermi. Sei stato tu ad assemblarci?>

<Io non sono potuto intervenire. Il mio ruolo è quello di Osservatore: posso solo assistere agli eventi, senza mai prendervi parte.>

<Se sei qui, ho l’impressione che tu non sia molto bravo nell’ultima parte.> deduce Batman.

<Cos’è un Osservatore se non ha più un universo da osservare? E’ indispensabile che abbiate tutto l’aiuto possibile per affrontare questa crisi, altrimenti...>

<Sì sì sì, l’universo verrà distrutto e blah blah blah. Siamo dei professionisti, cosa credi? Vieni al punto ed iniziamo a prendere a calci nel sedere i cattivi!> lo incita Flash.

Uatu l’Osservatore si limita ad annuire e ad estrarre una piccola scatola metallica dalla sua toga.

*ping* dice la Scatola Madre.

 

Poco tempo dopo

Grazie all’aiuto della Scatola Madre, entrambi i gruppi hanno avuto modo di comunicare facilmente, tramite ologrammi trasmessi da un universo all’altro.

Ci sono molte informazioni da scambiarsi... tutti questi eroi sono abituati ad avere a che fare con altre realtà, ma mai prima d’ora ne hanno scoperta una al tempo stesso così radicalmente differente eppure così simile.

Soltanto Batman è rimasto in disparte, intento a studiare tutti i presenti, e nessuno osa avvicinarsi a lui tranne Steve Rogers.

<Capitano.> lo saluta il cavaliere oscuro.

<Non più. Ho appeso lo scudo al chiodo da tempo ormai.>

<Ma dato che sei qui, immagino che continui ancora la tua “lotta senza fine per la libertà, la giustizia e il modo di vivere americano”. Andresti d’amore e d’accordo con Superman.>

<Mi ricordo vagamente di lui, così come del nostro vecchio incontro. Sembrerebbe che siamo tra i pochi ad averne conservato la memoria.>

<Così sembra. Ma le indagini sembrano essere ad un punto morto. Se solo potessi tornare alla Batcaverna potrei...>

<Non sei il tipo da gioco di squadra, vero?>

<Lavoro meglio da solo.>

<Forse abbiamo scoperto chi c’è dietro a tutto questo.> annuncia Calabrone, che assieme ad Acciaio ha collegato i sistemi informatici delle due basi di operazione; si trova davanti alla proiezione di due planisferi, estremamente simili eppure con numerose sottili differenze.

<Non è stato semplice: non solo i nostri universi non hanno le stesse leggi della fisica, ma abbiamo a che fare con un misto di tecnologia e magia... senza Zatanna ci avremmo sbattuto la testa per anni... ma abbiamo preparato una mappa della distribuzione delle energie interdimensionali.>

<Affascinante. Sembra che la vostra Terra abbia molte più nazioni della nostra. Inclusa quella che mostra un picco considerevole di energia.> osserva Red Tornado, puntando il dito verso l’Europa.

<Invece i vostri Stati Uniti d’America hanno molte più metropoli rispetto ai nostri. Curioso, così come il fatto che nella vostra realtà il picco proviene da Washington DC.> aggiunge Visione.

La menzione della capitale statunitense ha un immediato effetto sugli eroi di quella realtà, al punto che è impossibile non farci caso.

<Okay quella è Latveria quindi è chiaro che per noi c’è dietro Destino. Non ditemi che il gran cattivo di questo, uhm, “universo DC” sta a Washington?> si domanda Nova.

<Luthor.> commenta Batman con tono più grave del solito.

<Sì, lo so che è difficile da credere, ma nel nostro universo abbiamo eletto come Presidente un miliardario dal passato discutibile che si è rivelato essere la persona peggiore del mondo.> aggiunge Capitan Marvel.

Nessuno degli esponenti dell’altro universo risponde, ma ci sono diversi scambi di occhiate imbarazzate ed un paio di finti colpi di tosse.

<Ora che abbiamo un bersaglio, è tempo di agire. Per quanto trovi intrigante l’idea di dichiarare nuovamente guerra agli Stati Uniti, dovremmo concentrare le nostre forze contro Destino anziché contro questo “Luthor”... una minaccia al livello di Justin Hammer.> dichiara Namor.

<Senza offesa, bel fusto, ma quel Dottor Destiny in armatura lo sconfiggiamo con le mani legate dietro la schiena. Luthor è sicuramente la mente dietro a tutto.> risponde Zatanna.

<Se mi aveste lasciato finire la presentazione, avrei fatto in tempo a farvi notare che le energie stanno confluendo naturalmente nello stesso luogo in entrambi gli universi.> conclude Calabrone, quando la stessa città si illumina in entrambi i globi.

<New York!? Ma dai, non succede mai niente di interessante a New York!> protesta Freccia Verde.

 

Casa Bianca, Washington D.C.

Durante la presidenza Luthor ci sono state alcune delle visite di stato più insolite della storia americana, da Themiscyra ad Apokolips, quindi nessuno trova molto strano vedere il Presidente degli Stati Uniti accompagnare nello Studio Ovale un uomo in armatura medievale.

<Non è una sala del trono... almeno non ancora... ma fa comunque la sua figura.> si vanta Luthor, dirigendosi verso la Resolute Desk.

<Per un americano, forse. Noto che hai protetto pareti, soffitto e pavimenti con uno strato di piombo.> nota Destino, analizzando lo Studio Ovale con i propri sensori.

<Uno dei precedenti inquilini della Casa Bianca mi ha pagato molto bene per prendermene cura, ed è stato un ottimo investimento.> risponde Luthor, aprendo il cassetto della scrivania: a fianco di un blocco di Kryptonite c’è una bizzarra maschera dorata.

<Pensi davvero di poter integrare la maschera dello Psico-Pirata nella tua macchina?> chiede Luthor, porgendo l’oggetto magico al Dottor Destino.

Quest’ultimo attiva un teletrasporto per far apparire sulla scrivania uno strano dispositivo.

<In passato ho già usato il manipolatore di emozioni per radunare un vero e proprio esercito che attaccasse i Fantastici Quattro.[ii] Se questa maschera è potente come dici, ne aumenterà l’effetto quanto basta per radunare infiniti alleati contro tutti i nostri avversari, compresi i Vendicatori e la Justice League i cui continui spostamenti stanno interferendo con la nostra capacità di utilizzare le energie ottenute da Access.> spiega Destino.

<Ed una volta che ci saremo liberati di loro, ognuno di noi sarà libero di ottenere il controllo del proprio universo.> risponde Luthor.

“Ed anche del tuo” pensano entrambi.

<Combinare scienza e tecnologia è la suprema abilità di Destino, ma le nostre realtà sono molto diverse. Saranno necessari alcuni test preliminari.>

<Conosco qualcuno che ci aiuterà volentieri.> propone Luthor, recuperando il proprio cellulare.

<Anche io.> non è da meno Destino, attivando la propria piattaforma temporale.

 

Due giorni fa.

Jean Grey si sveglia in piena notte. Un miagolio di un gatto, come quello di un bambino piangente, continua a interromperle il sonno. Nella penombra, al suo fianco, un uomo dorme un sonno pesante. Sbuffando, tra l'invidia e l'incredulità, nasconde la testa sotto il cuscino. Sono le tre del mattino e quel gatto non ne vuole sapere di smettere.

 

Un giorno fa.

Jean è in auto. Dà un'occhiata alle borse sotto gli occhi verde smeraldo quando un gatto nero le attraversa la strada come una freccia. Frena di colpo, sorpresa e spaventata, lancia un accidente alla bestia. In qualche altra vita avrò dei conti da saldare con qualche gatto, pensa con ironia. Ripresa la marcia, prova un brivido gelido lungo la schiena quando nota nello specchietto retrovisore che il gatto si è girato a guardarla allontanarsi, come se avesse sentito i suoi pensieri.

 

Ora.

Jean si sveglia. Di nuovo quel miagolio inquietante l'ha disturbata. L'orologio della sveglia segna le 6.16. Così presto, pensa scoraggiata. È sola nel letto matrimoniale in parte disfatto. Poi sente lo scroscio dell'acqua provenire dal bagno lì vicino. All'improvviso un gatto nero le salta addosso affettuosamente, sbucando dal buio intorno a lei. 

<Ah! Gatto dispettoso.> Il piccolo urlo che lancia si smorza in un sorriso. Il gatto le fa le fusa accoccolandosi tra le sue braccia e la guarda dritta negli occhi.

<Che succede?!> Alla porta della camera si affaccia un uomo di colore con un asciugamano chiuso intorno alla vita stretta e muscolosa.

<Niente, John. E'... il gatto.>

<Ah! Sì, il gatto.> fa spallucce l'uomo.

<Strano...> pensa Jean ad alta voce.

<Eh?!>

<No, niente, stavo pensando che è strano.>

<Cosa?>

<Avere un gatto. Ho come la sensazione di averlo visto solo ora.>

<Sarai ancora mezza addormentata oppure sei vittima del jamais vù. Fai anche tu una doccia e vedrai che ti sentirai meglio.>

La ragazza guarda il gatto che nel frattempo non ha abbassato lo sguardo e vede riflessa nelle sue pupille dilatate una scintilla innaturale. Pochi secondi e quella scintilla prende la forma più definita di un uccello di fuoco negli occhi di Jean. Il gatto soffia, le graffia una guancia e divincolandosi sparisce nel buio da dove era uscito.

Jean si alza di scatto, gli occhi sbarrati verso il compagno che la guarda bonariamente.

<E' un gatto.> le dice con un sorriso.

Imbronciata, lei schiocca la dita, apre la mano e una fiammella intensa prende vita sul suo palmo.

<Ricorda chi sei.> gli dice, gettando la fiamma sull'uomo e mandandolo nel panico.

Nel terrore, John riacquista consapevolezza.

J'onn J'onzz si ritrova legato e appeso al soffitto di una stanza anonima. Di fronte a sé vede M.O.D.O.K. che gli dà le spalle. Il villain è assorto nei dati luminosi che continuano ad emergere colorati da diversi schermi olografici. Nel momento stesso in cui il segugio di Marte riprende piena coscienza di sé, M.O.D.O.K. lo nota nel cambio del flusso delle informazioni sotto i suoi occhi. La testa gigante fluttuante nell'aria gira su se stessa, contemporaneamente J'onn con supervelocità muta la propria forma in uno stato semi liquido, liberandosi dai cavi che lo tenevano bloccato, si gonfia come un pesce palla e poi scarica tutta l'aria accumulata al suo interno in un super soffio tanto potente quanto quello di Superman colpendo in pieno volto il suo aguzzino. M.O.D.O.K. viene scaraventato contro una parete, abbattendola. Incosciente, finisce la sua corsa tra le macerie e l'intonaco nella stanza a fianco, dove un altro duello sta avendo luogo.

Una giovane donna mezza nuda con indosso una minigonna verde in stile anni sessanta coi capelli che le hanno preso fuoco ma che non la stanno bruciando, sta ghermendo in un artiglio telecinetico il cranio enorme di Hector Hammond.

<Per… > gli sfugge un’esclamazione in lingua marziana <Una manifestazione telecinetica di classe Fenice. E'...>

<Meravigliosa.> dice Jean Grey.

<... terrificante.> conclude il Martian Manhunter.

<Non l'hai?..>

<Dovrei?> Risponde l'X-Woman. <Per quello che ha tentato di farmi, questo schifoso? Che ci ha fatto?>

<Anche una parte di me lo vorrebbe, ma...>

<... mi accontenterò di avergli fatto toccare un potere che la sua mente non può trattenere.>

<Tra la follia e la morte, non so cosa sia meglio.>

<Dal giochetto perverso in cui ci ha ingannati, ho scommesso che sia abbastanza potente da riprendersi, prima o poi.>

<Già, prima o poi.>

<Comunque grazie per aver fermato M.O.D.O.K. e per avermi aiutata a svegliarmi.>

<La mia fisiologia mi permette di modellare i due emisferi del mio cervello indipendentemente l'uno dell'altro. Il gatto era il mio emisfero sinistro che aveva trovato una breccia nel costrutto mentale di M.O.D.O.K. e Hammond. Se non mi avessi spaventato con il fuoco, però, l'emisfero destro non avrebbe ricordato la mia paura atavica e la mia identità. Per cui, grazie anche a te. Mi chiamo J'onn J'onzz.>

<Jean Grey.>

E si stringono la mano.

<Nessuno di loro lavorava da solo. Tutto questo fa parte di un piano molto più grande.> realizza il segugio di Marte.

<Sono d’accordo; avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile.> risponde Jean Grey, portando le mani alle tempie mentre emette un segnale telepatico per chiamare a raccolta gli X-Men.

 

Central Park, New York City

Nell’universo della Justice League, i Vendicatori si teletrasportano nel parco newyorkese; non ci sono molte differenze rispetto a quello del loro universo, a parte il fatto che nessuno li riconosce.

<Sembra che abbiamo già attirato l’attenzione.> commenta Calabrone, osservando i civili che hanno appena visto delle persone apparire con un lampo di luce.

Invece di lanciare urla di terrore e scappare a gambe levate, però, un paio di dozzine di loro si avvicinano come se non avessero nulla da temere.

<La Justice League apre una nuova succursale? Sembrate un po’ vecchi per i Titani, senza offesa!> commenta uno di loro, quasi azzittito dalla cacofonia di richieste di autografi e selfie.

<Decisamente non il tipo di accoglienza che mi aspettavo.> commenta Namor, che si tiene ben lontano dalle giovani ragazze che hanno immediatamente iniziato a gravitargli attorno.

<Invero questo reame sa come trattare gli eroi.> dice invece Thor, ben più avvezzo all’essere letteralmente adorato.

<Uhm, gente, siamo poi così sicuri di essere finiti nel posto giusto?> chiede Nova, che fluttuando al di sopra degli altri indica in lontananza un edificio familiare: il Four Freedoms Plaza.

Un istante dopo il simbolo dei Fantastici Quattro è rimpiazzato da quello della Lexcorp, per poi tornare all’originale, per poi cambiare ancora e ancora.

<I due universi stanno iniziando a fondersi.> realizza Visione, proprio quando un segnale molto più chiaro preannuncia l’inizio della crisi vera e propria: una gigantesca cupola ha appena avvolto l’intera città, rendendo il cielo rosso come il sangue.

<Di nuovo.> commenta con terrore Flash.

I Vendicatori si voltano di scatto verso di lui: nessuno di loro l’ha visto arrivare, nemmeno Quicksilver. E non è l’unico: ben presto anche il resto della Justice League raggiunge i Vendicatori.

<Batman. Non immaginavo ci saremmo rivisti, ma tutto sommato sono contento di rivederti.> dice Steve Rogers, estendendo la mano al cavaliere oscuro.

<Capitano. Lo stesso vale per me.> risponde Batman, stringendogli la mano.

La folla di civili si disperde rapidamente: nonostante l’ammirazione per gli eroi, quando il cielo diventa rosso e si riempie di fulmini neri anche il fan più devoto corre al riparo.

<Credevamo che foste bloccati nel nostro universo, come avete fatto a tornare al vostro?> chiede Zatanna.

<Non lo abbiamo fatto. Non siamo nel vostro universo?> domanda Pantera Nera.

<Vi sbagliate entrambi!> risponde una voce alterata elettronicamente.

Un uomo in armatura avvolto da un mantello verde è appena apparso, a fianco di un uomo calvo in giacca e cravatta, con una spilla sul petto a rappresentare la bandiera degli Stati Uniti.

<Siete nell’universo di Destino!>

<E visto che i due universi si stanno fondendo, sono il Presidente in entrambi.> aggiunge Luthor.

<Bah! E’ grazie al mio genio che la fusione è diventata possibile! Inginocchiatevi al cospetto di Destino, che nella sua magnanimità vi permetterà di servirlo come guardia d’onore!>

<E poi dicono che io amo il suono della mia voce.> alza gli occhi al cielo Luthor.

<Per essere un presunto genio, Lex, dovresti sapere che siete in inferiorità numerica.> dice Batman.

<Ammiro il coraggio del cavaliere oscuro. Penso avrà l’onore di essere ucciso da Destino.>

<Sì sì, tu e quale esercito?> lo prende in giro Nova.

In tutta risposta, Lex Luthor estrae dalla giacca un piccolo telecomando, ed una volta premuto il pulsante, Central Park inizia a riempirsi di uomini e donne in costume. Nello specifico, super-criminali. Batman lancia uno sguardo a Nova che fa gelare il sangue dell’uomo-razzo.

<Ultime parole, Batman?> chiede Lex Luthor.

<Soltanto due, con il permesso del Capitano.> risponde l’eroe, estraendo dalla bat-cintura la Scatola Madre ricevuta dall’Osservatore e modificata secondo le istruzioni di Calabrone ed Atomo.

<Vendicatori Uniti.>

*ping*

<Qualcosa non va. I miei sensori registrano...> inizia a dire Destino, zittito dalla ragnatela che gli è appena stata lanciata sulla maschera.

L’Uomo Ragno atterra al fianco della Justice League. Allo stesso tempo Iron Man, Superman, la Torcia Umana e Lanterna Verde emergono da altrettanti portali apparsi nel cielo.

E’ soltanto l’inizio: uno dopo l’altro numerosi team, dai Fantastici Quattro alla Justice Society agli X-Men ai Titani, appaiono a Central Park per dare man forte a Vendicatori e Justice League.

Destino incenerisce la ragnatela sulla propria maschera, mentre Lex Luthor teletrasporta attorno a sé la propria armatura da battaglia verde e viola.

Quando finalmente i due eserciti sono schierati, c’è un terrificante silenzio che sembra durare un’eternità, interrotto brevemente da alcuni fulmini neri.

<E’ tempo di distruzione!!!> grida Ben Grimm sbloccando la situazione, e decine di super-esseri scatenano l’inferno.

La battaglia ha inizio, ed è uno scontro epico senza esclusione di colpi.

Rhino si fa largo tra il mare di eroi; alcuni vengono travolti dalla sua corsa.

<Vi faccio a pezzi!> grida nel mentre avanza incontrastato, fino a quando una donna non gli si para davanti.

Rhino la punta, ma Wonder Woman non si smuove; appena gli è abbastanza vicino gli afferra il collo con una presa di greco romana e puntando i talloni nel terreno lo costringe a rallentare.

<Per Era, cedi!> esclama Diana, e alla fine il bruto deve cedere alla sua forte presa e frena la sua corsa.

 

Tutto intorno è puro caos; i criminali di un universo attaccano gli eroi dell'altro.

Killer Croc cerca di mordere Luke Cage, ma nulla può contro la sua pelle a prova di proiettile.

Devil colpisce Due Facce con un montante, mentre il suo manganello colpisce la nuca del Pinguino.

Il Super-Skrull cerca di avere la meglio sulla sfera d'energia che Lanterna Verde gli ha creato intorno, mentre Hawk e Dove devono vedersela con il Dottor Octopus e l'Avvoltoio.

Steve Rogers usa lo scudo energetico per proteggersi dai proiettili di Deadshot, mentre Speed Demon si rende contro che non può competere contro la maggiore velocità di Flash.

 

Ma in questa insolita battaglia c'è anche spazio per stringere nuove alleanze: mentre Arcangelo degli X-Men è alle prese coi Parademoni di Apokolips, Hawkgirl volta in suo soccorso, liberandolo da una situazione spinosa.

<Ti ringrazio... danno a me dell'Angelo, ma sei tu che sei scesa direttamente dal paradiso...> dice Warren.

<Sei un Thanagariano anche tu?> gli chiede Kendra Saunders.

<Un cosa?>

<Thanagariano. Da Thanagar. E' da dove provengono le ali che ci permettono di volare.>

<Uh no... le mie sono un dono di madre natura.>

<Interessante. Mi piacerebbe vederle da vicino.> le dice lei.

<Uhn questo scontro inizia a farsi interessante...> ammette lui.

 

<E tu che mi dici, rossa? Sei una dei buoni o dei cattivi? Perchè mi seccherebbe molto doverti stendere> chiede Freccia Verde alla Vedova Nera.

<Tsk. Mi piacerebbe vederti provare – e fallire.> risponde la russa <Ma fortunatamente per te, stiamo dalla stessa parte.>

<Oh beh... in questo caso, piacere: io sono Ollie, di Star City.> si presenta l'arciere di smeraldo, mentre scocca una freccia in direzione del Barone Zemo.

<Stai davvero facendo il cascamorto nel bel mezzo di una battaglia?> gli chiede lei.

<E perchè no? Ogni lasciata è persa! Non bisogna mai rinunciare ad un occasione di fare nuove conoscenze.> le risponde di rimando lui.

Natasha Romanoff commenta con un imprecazione in russo

<Mi ricordi tremendamente qualcuno che conosco. Che si una prerogativa degli arcieri?>

 

Da quando Kara Zor-El è arrivata sulla sua Terra, lo sa: provare vero dolore non è mai un buon segno, per la sua genia.
Ha avvertito un brutto presentimento quando l'Uomo Radioattivo ha iniziato a puntarla e caricarla; d'istinto i kryptoniani in esilio associano il colore verde al pericolo. Si era però detta: è un criminale di un'altra Terra dove non esiste la kryptonite e posso resistere alle radiazioni di una supernova, che male può farmi?
Poi era arrivata quell'improvvisa sensazione di malessere man mano che si avvicinava.
Poi è arrivato quel pugno, di una forza trascurabile per lei, eppure le aveva fatto male.
<Come... com'è possibile?> chiede a voce alta Supergirl, cercando di contrattaccare con una debolezza imbarazzante.
<Ringrazia l'imbeccata dei tuoi "amici" Luthor e Metallo> spiega il luminescente quanto calvo avversario, con un accento orientale <E dopo di te, a quanto pare, toccherà a tuo cugino!>

Elizabeth Mace non può fare a meno di notare quell'eroina in difficoltà: nella mischia della battaglia si staglia ai suoi occhi. Non è solo la sua bellezza, non è solo perché è bionda come lei: il suo costume porta le stesse insegne di quel Superman che tutti - maschi e femmine, eterosessuali o non eterosessuali - hanno ammirato e riconosciuto come il leader degli eroi dell'altro universo. Anche lei è una "American Dream"? Anche lei patirà il confronto con la controparte virile, come succede a lei giorno dopo giorno nei panni di Capitan America, o in quel mondo le cose funzioneranno diversamente? E come la vivrebbe lei se fossero ancora vivi o in attività Steve Rogers o suo fratello Jeff?

Non è il momento di filosofeggiare, è il momento di agire. Sta per scagliare il suo scudo quando la sua strada viene tagliata da un colosso di muscoli, dalla faccia inquietantemente coperta da una minacciosa maschera bianca e nera.

Probabilmente non si renderà mai conto di chi ha davanti a sé, ma Bane la trova familiare.

<Un’altra personificazione dell'imperialismo americano? Sei decisamente più carina dell’ultima bandiera umana che ho incontrato [iii], ma sarà un piacere distruggerti> recita la voce alterata del Flagello. Con l'incoscienza dell'ignoranza, Capitan America replica:

<Non ho tempo da perdere> colpendo con il bordo dello scudo i suoi gioielli di famiglia, non molto lontani dall'altezza dei suoi occhi. Approfittando del dolore di cui è preda l'avversario, si tuffa nello spazio tra le sue gambe per finire alle sue spalle, poi con un gesto rapido colpisce di taglio la sua schiena con la sua leggendaria arma di vibranio e adamantio. Pur nella baraonda, si sente un inquietante rumore di ossa rotte, e il colosso si accascia al suolo perché le gambe lo abbandonano.
Finalmente l'eroina a stelle e strisce può lanciare il suo scudo contro l'Uomo Radioattivo. Lo colpisce al costato scaraventandolo via dalla sua collega. Probabilmente riporterà seri danni alle costole e al polmone sottostante, ma ha altre priorità al momento.

<Tutto bene?> domanda tendendo la mano alla stordita Supergirl, le cui vene superficiali risaltano di verde.

<Grazie... mi hai salvato la vita, letteralmente> risponde e si rialza a fatica. <Tu sei...?>
<Capitan America, al vostro servizio! E tu..?>
<... io sono Supergirl.>
<In un altro contesto mi piacerebbe fare due chiacchiere davanti a un caf-->
Una folata di vento preannuncia l'avvento di Flash e interrompe la sua dichiarazione.

<Kara, serve una mano?!> domanda il velocista.

<Porta lontano da tutto e tutti quell'uomo radioattivo, grazie> risponde lei indicando l'avversario che sta cercando di rialzarsi.

 

Il Dottor Destino non è certo nuovo a trovarsi in mezzo a scontri di dozzine di super-esseri, e non lascia che il caos gli faccia perdere di vista il suo obiettivo.

Procede imperterrito sul campo di battaglia, ignorando le migliaia di volt che Black Lightning e Fulmine Vivente stanno inutilmente scatenando contro la sua armatura.

<Richards.> è la sola parola che pronuncia, osservando Mr. Fantastic che sta connettendo tra di loro l’armatura di War Machine ed i sistemi di Cyborg.

Avanzati circuiti assorbono i fulmini scagliati dagli eroi e ne incanalano l’energia contro i due eroi tecnologici, dopodiché il Dottor Destino afferra per il collo l’odiato nemico e lo stringe con abbastanza forza da impedirgli di sgusciargli tra le dita.

<Credevi che questa rozza tecnologia potesse bastare a sconfiggere Destino?>

<Hey non guardare me, è stata un’idea di Bats!> risponde Mr. Fantastic, lasciando Destino senza parole. Ma è ancora più confuso quando la sua nemesi sembra sciogliersi in una massa plastica che si avvolge attorno alla sua armatura, penetrando all’interno dei suoi circuiti.

<Ooh, c’è anche l’aria condizionata qui dentro! Mai pensato di noleggiarla d’estate, invece di cercare di conquistare il mondo? Faresti un mucchio di quattrini!> lo schernisce la testa di Plastic Man, che fuoriesce dall’armatura paralizzata.

Destino emette un grugnito di frustrazione mentre recita mentalmente un incantesimo che avvolge l’eroe nelle Fiamme delle Faltine, bruciando la sua anima ma lasciando Destino illeso.

<Batman.> pronuncia Destino con lo stesso tono che normalmente riserva per la sua nemesi.

 

Così come Destino, anche Hulk è abituato a grandi scontri... normalmente con una dozzina di super-eroi che provano a tenerlo fermo. Lui preferisce lavorare da solo, cosa che raramente viene messa in discussione dai suoi “colleghi”.

Oggi gli è tornato comodo: mentre fa sbattere con forza la testa dell’Uomo Radioattivo contro quella del Teschio Atomico, è grato che abbiano deciso di combattere contro qualcuno per cui la radioattività non è decisamente un problema.

<Sei molto forte.> si congratula un uomo che Hulk non riconosce. La sua pelle è viola ed il suo volto è deforme, in un modo che farebbe ribrezzo a chi non avesse visto ben di peggio.

<Non per vantarmi, ma sono più forte che c’è.>

<Non per molto.> risponde il Parassita; ad ogni passo che fa la sua muscolatura si fa sempre più imponente, e quando arriva al cospetto di Hulk nemmeno un pugno del colosso di giada lo smuove.

<Oh sì, molto forte. Così tanto potere è un faro per me, anche in presenza di così tanti eroi.> commenta il Parassita, praticamente sbavando per quanta forza sta assorbendo da Hulk.

<Ti sembro un eroe con questa faccia?> risponde Hulk; nonostante il suo tentativo di sembrare spavaldo, può sentire la sua forza che gli viene a mancare. Non è la prima volta che ha a che fare con questo genere di potere, ma il Parassita fa sembrare MezzaVita un vero principiante.

<Non fartene una colpa, non tutti gli eroi sono affascinanti quanto me. Trattieni il respiro, per favore.> risponde una voce proveniente dall’aria stessa.

Il Parassita non si accorge del miscuglio di azoto e argon che gli penetra nei polmoni, non fino a quando non si trasforma in puro monossido di carbonio. Per quanta forza possa aver assorbito ha ancora bisogno di respirare, ed il Parassita crolla a terra.

Il gas che fuoriesce dalle sue narici si ricompone in uno degli esseri dalla forma più bizzarra che Hulk abbia visto, e persino il gigante verde si ritrova a fissarlo.

<Beh, che c’è? Mai visto un mostro prima?> chiede Metamorpho, incrociando le braccia.

<Lavoro meglio con i mostri. Specialmente se fanno gli eroi.> risponde Hulk.

 

<"Firestorm"? Nome pomposo. Io sono la Torcia Umana, piacere> si presenta Johnny Storm, con la testa voltata verso le sue spalle, il tono rilassato di chi non sta contrastando l'attacco simultaneo di cinque supercriminali che padroneggiano il controllo del freddo e del ghiaccio, motivo per il quale Luthor e Destino li hanno mandati contro di loro. Non può stringergli la mano perché sono schiena contro schiena, per proteggersi a vicenda dall'accerchiamento nemico.

<Piacere, piacere, ma ora ascoltami> lo liquida Firestorm. <La ragazza si chiama Killer Frost ed è una mia nemesi, punterà su di me. Quei due impellicciati con i fucili congelanti sono Capitan Cold e Chillblaine...>

<Tutto sommato "Firestorm" non è poi così male come nome di battaglia> lo interrompe il membro dei Fantastici Quattro, mentre continua a erigere un muro di fuoco davanti a sé che liquefa i colpi che gli arrivano.

<A naso i tuoi poteri non sono nucleari, quindi puoi durare meno di me, perciò ascolta! L'ultimo è Mr. Freeze, è costretto nella sua armatura perché può sopravvivere solo a basse temperature. L'ultimo è roba vostra?>

<Blizzard, anche lui ha un'armatura che... oh, insomma, come ce li dividiamo?>

<Estendi il muro di fuoco intorno a noi e coprimi!>

<E io che pensavo di prendere ordini solo da Reed> lamenta il cognato di Mr. Fantastic.

Firestorm si solleva oltre le lingue più alte delle fiamme generate dal collega, punta le due braccia contro le armi di Capitan Cold e Chillblaine, le colpisce in maniera chirurgica e le fa esplodere tra le mani dei loro detentori.

<Salutatemi Glitternight!> li canzona da lassù, sottovalutando la minaccia della situazione. La Torcia Umana, dal basso, vede una granata congelante che sta per colpirlo alle spalle.

<Attento!> gli grida, ma le sue mani sono più veloci della lingua, perché con una fiammata dal basso verso l'alto intercetta l'esplosivo e lo neutralizza in tempo.

<Grazie..! Attento tu...!> replica Firestorm. Per venire in suo soccorso, la Torcia Umana ha fatto svanire il muro di fiamme che lo proteggeva dal "fuoco incrociato" [sic] degli altri tre. Blizzard sta per (tentare di) crivellarlo con una raffica di proiettili di ghiaccio ma un raggio d'energia li fa vaporizzare dall'alto. Non c'è tempo per i ringraziamenti. 

<Killer Frost è tua!> dice Ronnie Raymond, mentre cala come un'aquila contro Mr. Freeze.

<Non declino mai una ragazza!>

<Come osi?!> sbraita la supercriminale, all'indirizzo del suo classico nemico.

<Su, ammettilo, sarà più interessante batterti con me, no?>

<AAARGH!> urla la donna, colpita alle spalle.

<Da quando faccio questo effetto?> dice tra il serio e il faceto la Torcia Umana, nel mentre la criminale si accascia priva di sensi e rivela alle sue spalle chi l'ha colpita a tradimento.

<Questo è il motivo per cui non ho mai detto di sì ai tuoi inviti a cena, Johnny> dice Firestar, impegnata a mettere fuori gioco Blizzard con un'altra scarica di microonde. <Sei uno sbruffone...>

<Le tue parole mi feriscono più di cinque supercriminali di ghiaccio insieme, lo sai, Angelica?>

 

Gran parte del campo di battaglia si svolge all’ombra di due colossi: Giganta e Calabrone sono grandi quanto interi edifici, al punto che i due combattenti non impiegano molto tempo prima di superare Central Park e sconfinare nel resto della città.

Calabrone riduce leggermente la propria altezza per evitare un pugno di Giganta; ne approfitta per farle perdere l’equilibrio, facendole sbattere la testa contro un grattacielo.

<Dannato piccoletto!> sbraita lei, dando un pugno di frustrazione all’edificio.

<Stai attenta! Rischi di uccidere qualcuno così!>

<Come te, per esempio?> chiede Giganta, aumentando ancora di più le proprie dimensioni: Calabrone raggiunge il proprio limite di una trentina di metri, ma lei è alta almeno il doppio. Anche i bio-pungiglioni dell’eroe non sembrano avere alcun effetto su di lei: è molto più forte di quanto dovrebbe essere.

<Per quanto mi piacerebbe studiare se la tua realtà ha un equivalente delle Particelle Pym, sei troppo pericolosa per non essere fermata subito.> dice Calabrone, svanendo in un batter d’occhio.

<Dov’è finito?> si domanda Giganta, guardandosi attorno. Si porta poi entrambe le mani alla testa: la sua pelle può resistere ai pungiglioni, ma i suoi nervi uditivi no. Perde l’equilibrio in pochi istanti; per non inciampare tra i grattacieli riprende le proprie dimensioni originali. E’ allora che un Calabrone delle dimensioni di una pulce esce dall’orecchio di Giganta e la colpisce con un raggio sufficiente a stenderla adesso che è in forma completamente umana.

 

Uno degli svantaggi di grossi scontri tra gruppi numerosi è che è troppo facile perdere di vista qualcuno. In altre situazioni un grosso robot con un nucleo radioattivo nel petto attirerebbe immediatamente l’attenzione, ma in questa situazione Metallo può muoversi indisturbato.

Il dispositivo di Destino e Luthor lo riempie di odio per tutti gli eroi, così come tutti gli altri criminali presenti, ma in questo chaos non sa su chi concentrarsi.

Potrebbe vendicarsi dell’uomo in armatura o dell’energumeno con il martello che gli hanno causato problemi nell’altra dimensione [iv], ma preferisce iniziare con un bersaglio facile.

C’è un uomo che non riconosce che non sta partecipando alla battaglia: come lui, sta ancora decidendo il proprio bersaglio. Considerando che non sta dimostrando nessun potere, che non è esattamente giovane e che perdipiù non ha una mano, Metallo lo considera una preda facile.

Si avvicina a lui da dietro ed apre lo scompartimento pettorale che espone il nucleo di Kryptonite: un solo raggio sarà sufficiente a liquefare questo nanerottolo.

O almeno lo farebbe se il suo bersaglio non estraesse degli artigli e lo tagliasse di netto in due in un solo colpo.

<La prossima volta prenditela con qualcuno alla tua portata, cocco.> commenta Wolverine, gettando via la Kryptonite.

 

Nel mentre Batman è alle prese con Hydro Man che ha assunto le dimensione di una piccola cascata.

<Preparati a morire affogato, topo-volante!> esclama, mentre si avvicina minaccioso.

Batman afferra una sfera dalla sua cintura e gliela tira contro. Questa affonda nel corpo liquido di Hydro Man.

<Ah! Dovrai inventarti qualcosa di megl....> la capsula rilascia una sostanza refrigerante, che congela il corpo di Morris Bench in un istante, tramutandolo in ghiaccio. Batman gli corre in contro, colpendolo con un calcio volante che lo frantuma in mille pezzi.

<Ti sei liberato di Hydro Man in modo creativo, ma vediamo come te la cavi con Shocker!> 

Dai pugni fa partire una scarica che però Batman evita con un balzo; mentre è a mezz'aria il Cavaliere Oscuro lancia qualcosa che si attacca sulle braccia del suo avversario. Questi strani congegni mandano subito in tilt i suoi guanti.

<Ehi, ma cosa mi hai fatto?> si domanda, ma Batman lo mette KO con una micidiale combinazione di pugni.

<Ehi, fingi almeno di avere il fiatone! Così mi fai sembrare un lavativo!> gli dice l'Uomo Ragno, rimasto stupefatto dalla rapidità con cui il Cavaliere Oscuro si è liberato dei suoi avversari.

 

Superman ha cercato di usare i propri poteri visivi per analizzare la barriera che separa New York dal resto dei due universi, ma non ha tempo di concentrarsi: Black Adam si accanisce su di lui, trascinandolo a terra. Normalmente Superman riuscirebbe a tenergli testa, ma ora la situazione è più complicata: mentre Black Adam lo tiene fermo, il Fenomeno inizia a tempestarlo di pugni.

La vista calorifica non sembra avere alcun effetto, ed entrambi sembrano forti quanto lui.

<Sembra che gli eroi di questo mondo necessitino di assistenza.> commenta Thor, che sta abbattendo un nemico dopo l’altro senza fare troppa fatica... fino a quando Kalibak non blocca il martello con una mano.

<Sei tu quello che ha bisogno di aiuto. Cadrai come hanno fatto i vecchi dei!> proclama il figlio di Darkseid, scagliandosi contro Thor proprio quando Abominio si unisce alla battaglia.

<A me sembra che se la cavino ancora bene!> dice Capitan Marvel, volando in soccorso a Thor.

Il Dio del Tuono ed Mortale Più Forte Del Mondo afferrano Kalibak ed Abominio per le rispettive testa, scagliandoli con forza uno contro l’altro per metterli al tappeto.

<Sei un guerriero degno di rispetto. Ma sembra che il vostro campione abbia bisogno di noi.> dice Thor, osservando Superman: in aggiunta a Black Adam e al Fenomeno, Luthor si è premurato di aizzargli contro anche Ulik e Solomon Grundy. Considerando che la forza di ognuno di loro ha origine magiche, Superman si trova in seria difficoltà.

<Ho un’idea. Controlli i fulmini, vero? Colpisci quello che tiene fermo Superman con questo: SHAZAM!> grida Capitan Marvel.

Un fulmine viene scagliato dal cielo, dirigendosi verso di lui. Ma Thor desidera che le cose vadano diversamente, e quando alza il martello il fulmine cambia direzione fino a colpire Black Adam... che si ritrasforma in un normale essere umano.

Senza più nessuno a tenere fermo Superman, può muoversi a supervelocità per evitare i colpi del Fenomeno. Per prima cosa colpisce Solomon Grundy allo stomaco con così tanta forza da far crollare il muscoloso zombie, poi sposta Ulik affinché sia il troll ad essere colpito sia da Superman che da un disorientato Fenomeno.

<Pensi che avessi bisogno di loro? Nessuno può fermare il Fenomeno!> si vanta il criminale, caricando a testa bassa verso Superman.

<Per me non c’è problema.> risponde il Kryptoniano: invece di cercare di fermarlo, lo afferra in corsa ed inizia a roteare su se stesso a velocità incredibile. Quando lo lascia andare, il Fenomeno viene scaraventato al di fuori dell’atmosfera.

<Se fossi in te mi fermerei una volta raggiunto Mercurio, però.> commenta Superman, seguendo la traiettoria del Fenomeno con la sua vista telescopica.

<Credo di aver capito la ragione della sua fama.> ammette Thor, fermandosi quando un’incredibile potenza distruttiva lo colpisce alle spalle: dietro di lui c’è un uomo in uniforme militare che fluttua a mezz’aria, e sta scaricando tramite raggi oculari abbastanza energia da fondere un mondo.

<Ogni alleato del figlio di Jor-El cadrà al mio cospetto! Inginocchiati di fronte a...> dice l’uomo, zittito quando viene colpito in piena faccia da un Mjolnir lanciato con tutta forza. E non da Thor.

<Per la barba di Odino!> commenta, osservando il Generale Zod crollare a terra con un paio di denti in meno.

<Ho pensato di ricambiare il favore.> dice Superman, porgendo Mjolnir a Thor.

 

Il dio del tuono non è l'unico ad essere rimasto sorpreso dai talenti dell'Uomo D'Acciaio.

Non appena il kryptoniano rimane un momento isolato, un'insolita nube verdognola lo avvolge, travolgendolo con la sua fragranza.

<C'è tanta confusione qui...ho paura. Tu mi proteggerai?> chiede una donna.

<Io... sì, ti proteggerò> risponde un Superman sempre meno lucido.

<E farai tutto quello che ti chiederò?> domanda Amora l'Incantatrice.

<Tutto... ciò che vorrai...> dice Superman, ormai preda dell'incantesimo.

Improvvisamente attorno all'Incantatrice appare un lazo dorato indistruttibile che le impedisce i movimenti. Amora viene bruscamente strattonata, allontanandosi da Superman.

<Lasciami indovinare... sei la Circe di questo mondo?> chiede Wonder Woman.

<Sono Amora di Asgard e ...>

<Farai silenzio, adesso!> esclama l'Amazzone, colpendola con un pugno.

<Diana... grazie. Non so cosa mi sia successo....>

<Tranquillo Clark, non è colpa tua. Per quanto Super, rimani sempre un uomo.>

<Mentre tu evidentemente non lo sei!> esclama il Mandrillo, comparendo all'improvviso <Dunque preparati ad essere soggiogata al volere del...> ma un colpo alla testa non gli fa terminare la frase, mandandolo al tappeto.

<Aw, che disdetta!> esclama Blue Beetle, colui che l'ha colpito <L'ho steso troppo presto! Ora non saprò mai come si chiama... il Macaco? Mr. Orango? La Scimmia Umana? C'è qualcuno che lo sa?>

 

Destino e Luthor si sono isolati dal resto della battaglia. Le loro armature stanno generando un campo di forza unico, che sta resistendo ad un bombardamento concentrato: dai raggi repulsori di Iron Man ai raggi laser di Acciaio, dai colpi ottici di Ciclope alla vista calorifica di Supergirl, dal fuoco della Torcia Umana alla fiamma verde di Fire.

<Secondo te quanto ci metteranno prima di capire che sono loro ad alimentare il 95% dei nostri sistemi di difesa?> chiede Luthor.

<Noto che la proporzione inversa tra il numero di autoproclamatisi eroi e le loro capacità tattiche è una costante in qualunque universo.> risponde Destino.

<Non dirlo a me. A volte non c’è quasi gusto a vincere così facilmente.>

<Non potrei essere più d’accordo, Luthor.> dice il monarca, disattivando senza preavviso il manipolatore di emozioni.

Senza alcun preavviso, nel cuore della battaglia, metà dei partecipanti perde ogni motivo di combattere: praticamente ogni singolo super-criminale si chiede perché sia qui.

Anche gli eroi sono disorientati, e sembrerebbe un’ottima occasione per il Dottor Destino per attaccare. Invece non fa nulla.

<Destino, che accidenti ti è preso!? Abbiamo solo un’occasione per vincere!> protesta Luthor.

<E’ questo che ci differenzia, Luthor. Il tuo più grande desiderio è sconfiggere la tua nemesi, ma Destino? Destino brama solo il potere.> dice il dittatore, e la sua armatura apre uno scompartimento sul petto per mostrare un dispositivo così carico di energia da essere quasi accecante.

<Le nostre due realtà stanno per collassare su se stesse. Ma non aver timore, la mia armatura assorbirà l’energia generata e mi permetterà di creare una nuova realtà perfetta, sotto il totale controllo di Destino!>

<Non hai mai avuto intenzione di lavorare con me... volevi solo rubare la tecnologia che ti serviva per completare il tuo piano!> realizza Luthor.

<Sii fiero che la tua tecnologia inferiore sia stata d’aiuto a Destino.>

<Lo sai, in un qualche modo rispetto quello che hai fatto. Perché era esattamente il mio stesso piano.> aggiunge Luthor, rivelando che la sua armatura nasconde un dispositivo pressoché identico.

C’è poco tempo da perdere: il collasso delle due realtà sta accelerando rapidamente, e sia Destino che Luthor hanno già assorbito abbastanza energia da proteggersi dall’attacco di ogni singolo eroe: persino il martello di Thor o l’anello di Lanterna Verde non bastano.

Per fortuna i due sono troppo impegnati a combattere l’uno contro l’altro per attaccare gli eroi.

 

Il cielo è ormai rosso sangue e carico di fulmini neri. Molti tra gli eroi radunati hanno già assistito in passato alla fine di un mondo o persino di un universo, non possono fare altro che avvertire nell’aria l’arrivo di una catastrofe.

<Okay, è la fine del mondo... di nuovo. Qualcuno ha qualche idea brillante?> chiede l’Uomo Ragno, avvicinandosi all’improvvisata riunione di emergenza dei più grandi eroi di due universi.

<Destino e Luthor hanno creato una singolarità metaquantistica alimentata da un feedback positivo delle energie vibrazionali delle nostre realtà.> ragiona a voce alta Mister Fantastic.

<La barriera che separa i nostri universi è tra le più resistenti che abbia mai visto; se hanno potuto superarla, non c’è più niente che possiamo fare.> continua Atomo.

<Mi rifiuto di accettarlo. C’è sempre una speranza, una via d’uscita.> cerca di spronarli Superman.

<Sono d’accordo, ma non sappiamo abbastanza di come le diverse leggi fisiche dei nostri universi possono interagire.> replica Calabrone.

<La singolarità è alimentata dalla stessa barriera che ci separa. Qualunque cosa le lanciamo contro potrebbe solo darle ancora più potenza.> commenta Atomo.

<Vuoi dire sovraccaricarla?> chiede Steve Rogers.

C’è un attimo di silenzio mentre le più grandi menti che si siano mai riunite riflettono.

<Riunire in un unico punto energie abbastanza disparate da interrompere il processo di fusione?> ipotizza Mister Fantastic.

<Dovremmo generare abbastanza energia da infrangere la barriera. Ma avremmo bisogno di una quantità di potere pressoché inimmaginabile.> risponde Atomo.

<Invero.> annuisce Thor, appoggiando una mano sulla spalla di Superman e l’altra su quella di Capitan Marvel.

<Ho alcune idee su come ottimizzare le vostre capacità. Se due universi spingono per il gioco di squadra, immagino di dover fare un’eccezione.> si offre Batman.

 

Al centro di due universi, Lex Luthor e il Dottor Destino sono separati dalla singolarità che hanno generato: il potere assorbito da Access e nutrito dalle loro macchine si è concentrato in un unico punto, ed entrambi stanno impegnando ogni risorsa disponibile alle loro armature per cercare di avvicinarsi.

<Luthor, non puoi essere così stolto da pensare di poter controllare il potere assoluto che queste due realtà possono donarci!>

<Ho letto i tuoi dossier, Destino, quante volte hai già ottenuto il “potere assoluto” solo per perderlo? Non ti meriti un’altra possibilità!>

<Come osi? Destino non prende lezioni da...>

Persino il Dottor Destino deve tacere quando i suoi sensori rilevano una nuova fonte di energia in rotta di collisione verso la loro posizione.

Il martello di Thor sovraccaricato dal potere di Shazam. L’anello di Lanterna Verde che incanala la Forza Nova. Lo scudo di Capitan America lanciato dalla forza astronomica di Superman. L’Occhio di Agamotto del Dottor Strange incastonato sull’Elmo di Nabu del Dottor Fate. Il potere atomico di Firestorm che alimenta la Fiamma Nova della Torcia Umana. Raggi repulsori di Iron Man caricati dal potere nucleare di Capitan Atom.

La singolarità vacilla, per in secondo e per un’eternità. Due universi tremano, ed in un sussulto al di là di ogni comprensione... la realtà vacilla, ed è l’ultima cosa a cui gli eroi assistono.

 

New York City, terra MIT

Steve Rogers non sa come sia arrivato qui. L’ultima cosa che ricorda è aver visto... no, il suo cervello si rifiuta di cercare di interpretare ciò a cui ha assistito.

Il suo cellulare vibra. E’ un messaggio ricevuto dal Soldato d’Inverno, che recita semplicemente: “il cadavere di Access è sparito”.

“Allora è successo davvero?” si domanda Steve. Non è troppo distante da un’edicola, e può vedere il prima pagina sia l’articolo sull’attacco di Starro che un trafiletto su misteriose apparizioni.

Una rapida sfogliata gli conferma che non c’è stato nessuno scontro a Central Park.

“Immagino che abbiamo vinto... forse solo quello che è successo a Central Park è stato cancellato dalla storia? Detesto questo genere di crisi segrete. Chissà se rivedremo più gli eroi dell’universo della Justice League” si chiede l’ex Capitan America.

 

Gotham City, Terra DC

L'ennesima crisi è stata scongiurata. Ancora una volta, il mondo, anzi, i mondi, erano stati salvati dalle forze congiunte dei supereroi.

Batman è seduto davanti alla tastiera del suo Batcomputer. Superman atterra alle sue spalle, ma il Cavaliere Oscuro continua a picchiare sui tasti, come se si aspettasse il suo arrivo.

<Salve Clark.> gli dice, non staccando lo sguardo dal monitor.

<Ehi Bruce... volevo parlare con te di quanto è avvenuto. Ti disturbo per caso?>

<No, immaginavo volessi farlo. Stavo appunto aggiornando il database della League registrando gli eventi accaduti e tutti coloro che ne hanno preso parte.>

<Cioè stai compilando un profilo di ogni persona con cui siamo venuti a contatto?>

<Esattamente. Di ogni eroe e criminale in cui ci siamo imbattuti.>

< Ma ci vorranno delle ore!>

<3, secondo i miei calcoli.>

<Lascia almeno che ti aiuti con la mia supervelocità...>

<Ti ringrazio ma non occorre. Alfred fa un caffè molto forte.>

Nonostante si conoscano da tanti anni, Superman rimane sempre sorpreso dalla minuziosa meticolosità di Batman.

<Questa è stata senz'altro una delle imprese più bizzarre a cui abbiamo preso parte, oserei dire.> osserva poi l'Uomo d'Acciaio.

<Concordo. Ecco perchè sto registrando tutto; non vorrei che i ricordi di quanto è avvenuto ci vengano cancellati, com'è successo l'ultima volta. Non mi piace non sapere con chi ho a che fare.>

<Sei convinto che i nostri due mondi possano nuovamente venire a contatto? Da quel che mi ricordo, la natura dei nostri universi è totalmente incompatibile, tanto da respingersi a vicenda in modo da tenerci separati.>

<E' esatto, ricordi correttamente. Ma ho il sospetto che quanto compiuto da Luthor e quel Dottor Destino abbia parecchio indebolito la barriera che separa la nostre due realtà. Non ci vorrà molto prima che qualcun altro tenti un colpo del genere.>

<Spero davvero di no, ma in quel caso, beh... è bello sapere che possiamo contare sull'aiuto di gente come i Vendicatori.>

<Si. Ma se per caso uno dei loro nemici dovesse venire a Gotham, la prossima volta sarò pronto per lui.>

 

Progetto P.E.G.A.S.U.S, monti Adirondack

Anche se gli eventi di Central Park sono stati cancellati dalla memoria di chiunque non fosse presente, i continui scambi temporali che hanno preceduto la conclusione della crisi hanno lasciato dietro di loro una miriade di interrogativi.

Gli scienziati del Progetto P.E.G.A.S.U.S. si sono già messi al lavoro per studiare i preziosissimi dati sull’esistenza di tipi di energie che non credevano fossero possibili.

A confronto di tutte le altre meraviglie da comprendere, il cadavere di un uomo in costume rosso e blu dal volto deturpato dal gas del Joker è veramente una bassa priorità.

Forse è per questo che nessuno se ne è preoccupato troppo; è notte fonda quando la scienziata wakandana-americana Asha Adams entra nell’obitorio, osservando il cadavere di Access che sembra apparire e scomparire a secondi alterni.

<Eri una specie di super-eroe, non è così? Non preoccuparti, anche se il tuo volto è irriconoscibile troveremo il modo di identificarti dal DNA.> gli dice, più per rompere il macabro silenzio che per la convinzione che possa sentirla.

<Le tue cellule sono strane, lo sai? In continuo sfasamento dimensionale. Come se tu fossi al tempo stesso in due mondi differenti.> continua a ragionare a voce alta. Quando si avvicina troppo al cadavere di Access, però, è il corpo di Asha a diventare fuori fase.

<Uhm. Mi sa che è un pessimo...> dice prima di svanire.

 

S.T.A.R. Labs, Metropolis

<...segnale.> conclude Asha, ora nell’obitorio dove i migliori scienziati di Metropolis sono troppo occupati a studiare le varie anomalie per fare troppo caso al cadavere di Access.

<Come sono arrivata qui?> si domanda Asha. Indossa ancora il camice da laboratorio ed ha ancora il badge di sicurezza del Progetto P.E.G.A.S.U.S. sul petto... a fianco di un badge degli S.T.A.R. Labs. Si sente completamente fuori posto, eppure... eppure tutto questo le è familiare.

Ricorda di aver lavorato in entrambi i laboratori. Ricorda di essere cresciuta a New York in una famiglia di immigrati da Wakanda, e a Gotham City da una famiglia di immigrati da Zambesi.

<Che cosa mi hai fatto?> chiede al cadavere di Access, che brilla di luce. Il suo corpo si scompone in una massa di pura energia interdimensionale, che avvolge il corpo di Asha.

Lei chiude gli occhi per non esserne accecata. Quando li riapre Access non c’è più, ma la scienziata indossa il suo costume blu e rosso.

Sei un’anomalia come lo ero io, Asha Adams.” dice una voce maschile nella sua testa. Se l’avesse mai conosciuto, la riconoscerebbe come la voce di Axel Asher.

<Chi sei? Cosa mi sta succedendo?>

Appartieni a due universi e a nessuno. Puoi essere in ogni luogo e svanire nel nulla. Sei la sentinella di guardia ai cancelli della realtà. Sei la guardiana di due multiversi che non possono coesistere ma che non possono restare separati. Sei l’arbitro delle battaglie del secolo e la custode del loro amalgama. Sei Access.”

<Credo... credo di capire. Ma se come dici i due universi non possono restare separati, ci sarà un’altra Crisi?>

“Ora sei tu Access. Che le due realtà si siano dette addio per sempre o che questo sia solamente l’inizio di una nuova era... solamente tu potrai deciderlo”.

 

 

FINE?

 

 



[i] In ordine di scena: Fabio Furlanetto, Mr.T, Mickey, Carmelo Mobilia. Con la consulenza di Carlo Monni.

 

[ii] Durante il matrimonio di Reed e Susan su Fantastic Four Annual #1, in Italia su Fantastici Quattro Corno #39

 

[iii] Bane ha affrontato l’originale Capitan America durante il primo Marvel vs DC (e naturalmente ha perso)

 

[iv] Iron Man e Thor, rispettivamente nei numeri 1 e 2 di questa miniserie. Metallo non ha molta fortuna in Marvel IT !