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MarvelIT staff [[i]]
#2
– Crisi infinite sulla Terra
Harlem, New York
La città è piombata nel caos quando una gigantesca stella marina è
apparsa nel cielo, ma nei corridoi del complesso di appartamenti sembra un
giorno come un altro: tutti gli inquilini si sono comprensibilmente chiusi in
casa. Soltanto tre visitatori, due uomini e una donna, sono entrati nel
complesso e stanno aspettando al di fuori di una porta chiusa.
<Signor Asher? Se è in casa apra la porta. Sono Steve Rogers.> dice
il biondo, bussando ripetutamente. James “Bucky” Barnes è al suo fianco, con le
braccia incrociate e visibilmente impaziente.
<Pensi davvero che questo “Access” abbia a che fare con le recenti
apparizioni?> chiede Bucky.
<Chiamalo un presentimento. Amadeus non ha trovato assolutamente nulla
sui database sulle persone che sono improvvisamente apparse, ma c’è qualcosa di
familiare in loro.>
<I suoi vecchi amici sembrano avere qualche problema con quel mostro,
Capitano.> commenta Yelena Belova, indicando il Quinjet dei Vendicatori che
sta eseguendo acrobazie cercando di evitare di essere schiacciato da enormi
tentacoli.
<Non vorrei essere nei loro panni. Immagino che questa sia una delle
volte in cui non ti dispiace molto non essere più Capitan America, vero Steve?
Steve?> chiede Bucky: si è voltato verso Yelena solo per un secondo, ma
quando rivolge lo sguardo verso Steve non vede più il suo biondo compagno di
guerra... ma un uomo dai capelli scuri e spessi occhiali da vista, confuso
quanto lui.
<Chi siete voi?> chiede l’uomo, che resta impassibile anche quando
Bucky lo afferra per il bavero.
<Che cosa hai fatto a Steve!?>
<Non so di cosa parla. Un secondo fa ero al Daily Planet e
all’improvviso mi sono ritrovato qui. Non c’è bisogno di essere violenti: nelle
mie tasche può trovare la mia tessera giornalistica.>
<Forse Rogers era sulla pista giusta. Cosa ci sa dire su un certo
Access?> chiede Yelena, ma prima che il giornalista possa rispondere
l’attenzione della superspia russa viene attirata da qualcosa di incredibile:
dalla finestra può vedere che sopra New York stanno piovendo milioni di stelle
marine.
<Credo che la situazione ci stia un po’ sfuggendo di mano.>
commenta Bucky, lasciando andare la presa sull’uomo con gli occhiali.
<Sono d’accordo. Questo è un lavoro per qualcun altro.> dice
l’uomo; con la coda dell’occhio, Bucky può intravederlo sbottonarsi la camicia
con entrambe le mani. Solo per un istante, prima che svanisca in una potente
raffica di vento.
<Dove è finito!?> chiede Yelena.
<Ne ho abbastanza di questi misteri. Tempo di giocare a fare i
detective.> risponde Bucky, sfondando la porta dell’appartamento di Axel
Asher usando il proprio braccio bionico.
I due Vendicatori Segreti entrano, e non ci vuole molto prima che Yelena
veda una foto appesa al muro in bella vista: al centro c’è un uomo che
corrisponde alla descrizione di Access che le ha dato Steve, a destra Capitan
America, e a sinistra un uomo in costume che sembra un pipistrello umano.
<Che ne pensi di questo, “detective”?> chiede Yelena.
<Penso che lei mi debba delle spiegazioni, miss.> risponde qualcun
altro: Bucky è stato rimpiazzato da un uomo in costume nero e blu, con una
maschera a domino sugli occhi.
<Ma dalla sua reazione capisco che non è stata lei a rapirmi. Forse
lavorando assieme potremo risolvere questo mistero, che ne pensa signorina?>
<Chiamami Vedova Nera. Per me va bene, sono più abituata a normali
minacce terroristiche che a queste cose da supereroi.>
<Io ho esperienza in entrambe. E chiamami Nightwing.>
Daily Planet,
Metropolis
Steve Rogers non ha idea di come sia capitato in un ripostiglio, ma
quando ne esce non gli ci vuole tanto prima di rendersi conto di trovarsi nella
redazione di un grande quotidiano metropolitano.
C’è un gran trambusto, e non solo per motivi giornalistici: l’intero
edificio sta tremando violentemente, come se ci fosse un terremoto. Eppure
nessuno sembra farci troppo caso, come se fossa una cosa normale. Steve si
ferma un attimo per cercare di capire cosa stia realmente succedendo, quando un
ragazzo che sta correndo per l’ufficio gli sbatte contro, lasciando cadere a
terra una macchina fotografica.
<Scusi! Non l’avevo vista... lavora anche lei al Planet?> chiede il
ragazzo, che fa a malapena in tempo a raccogliere la macchina prima che una
donna lo afferri per un braccio.
<Andiamo Jimmy, non c’è tempo da perdere! La prima pagina ci aspetta!>
<Hai ragione Lois. Certo che Clark ha scelto proprio il momento
migliore per seguire un’altra notizia, si perde sempre l’azione!>
Steve lascia andare i due giornalisti, ma dopo aver cercato di attivare
la communicard dei Vendicatori senza ricevere nessun segnale decide di
seguirli, salendo le scale che portano al tetto del grattacielo.
Una volta lì, trova il fotografo dai capelli rossi e le lentiggini
impegnato a fare foto al gigantesco drago verde che si erge sopra il globo
dorato che sovrasta il grattacielo. Il mostro sta sputando fuoco cercando di
colpire una figura in armatura argentea che indossa un mantello rosso e che gli
sta volteggiando attorno, cercando inutilmente di ferirlo con raggi energetici.
<Creatura inferiore! Pensi davvero
di poter sovrastare il potente Fin Fang Foom!?>
<<Penso
che parli un po’ troppo, amico.>> risponde l’uomo in armatura, impugnando con le mani un grosso martello e
preparandosi ad usarlo per colpire la testa del drago... prima di svanire.
<Che cosa è successo ad Acciaio?> si domanda la giornalista, mentre
il fotografo si prepara a scattare un’altra foto... prima che Fin Fang Foom si
volti verso la donna quando lei grida:
<Hey! Mr. Foom! Lois
Lane, Daily Planet. Una dichiarazione sul perché sta attaccando la
città?>
Il drago non sembra apprezzare la domanda, preparandosi a sputare fuoco.
Lois non sembra preoccuparsene più di tanto, mormorando tra sé e sé:
<Andiamo, Smallville, quanto tempo ci metti?>
Fin Fang Foom spalanca le fauci e sputa fuoco; Lois verrebbe arsa viva se
Steve Rogers non corresse in suo soccorso, attivando uno scudo energetico per
proteggerla. Non è certo all’altezza dello scudo che utilizzava come Capitan
America, ma fa il proprio lavoro.
<Rapire Fin Fang Foom dalla sua terra è stato
l’ultimo errore della vostra vita, terrestri!> minaccia il drago, preparandosi a scagliarsi addosso a loro... ma si
blocca: qualcuno lo ha afferrato per la coda.
<Chi sarebbe terrestre, prego?> chiede la voce di una ragazza in
costume blu completo di minigonna rossa. Non sembra particolarmente forte, ma
riesce a scagliare il gigantesco drago nella stratosfera senza neanche fare
troppa fatica.
<Tutto bene, Lois? Scusate se ci ho messo un po’, ero in Canada a
tenere a bada una specie di Wendigo quando ho sentito l’orologio-segnalatore di
Jimmy.>
<Tutto sotto controllo, Supergirl. Ma da dove è arrivato questo “Fin
Fang Foom”?>
<Non ne ho idea, ma sarà meglio che vada a prenderlo.> dice la
ragazza, alzandosi in volo e sparendo oltre l’orizzonte infrangendo la barriera
del suono.
Nulla di tutto questo ha fatto preoccupare Lois Lane, che non perde tempo
a prendere in mano il proprio taccuino per gli appunti ed avvicinarsi a Steve.
<Okay, chiaramente non lavori per il Planet. Sei un nuovo eroe? Hai
qualcosa a che vedere con le misteriose apparizioni e sparizioni di metaumani
delle ultime ore?>
<Suppongo di sì. Che posto è questo? Avrò bisogno di un po’ di tempo
per orientarmi.>
<Posso aiutarti io... se mi dai l’esclusiva su qualunque cosa stia
succedendo, ovvio!>
Base dei Vendicatori, New York City
Anche se ha capito di non essere più di fronte ad un drago, Acciaio non
riesce a fermare il proprio martello prima che colpisca una delle statue che si
trovano nel giardino: ironicamente, ha appena distrutto la statua che
rappresenta l’originale Capitan America.
<<Che
cosa è successo? Dove diavolo sono?>> si
domanda, prima di essere preso di mira dai sistemi di sicurezza della base. La
sua armatura regge senza troppi problemi i primi colpi, ma Acciaio riconosce
immediatamente che si tratta di un sistema estremamente avanzato: non ci vorrà
molto prima che debba avere a che fare con armi ben peggiori, e cambia
strategia.
La sua armatura si interfaccia con rapidità con i sistemi della base,
spegnendo l’allarme.
<<Chiunque
abbia progettato questo sistema è un genio; meno male che so il fatto mio. Ma
qualcosa mi dice che questo è un caso fuori dalla mia portata. Acciaio a
Justice League, qualcuno mi riceve?>> trasmette via radio, senza ricevere risposta.
Un singolo raggio infuocato segna il
prato con un forellino di pochi millimetri.
<Questo è un colpo di
avvertimento. Ti conviene non tentare altre azioni ostili e uscire dal sistema
di sicurezza con le buone, mentre aspettiamo la polizia. Meglio se spegni
l'armatura, al di fuori dei sistemi di supporto vitale, se necessari.> dal cielo scende una figura
dalla pelle rossa col costume verde e giallo. Da ogni punto di vista sembra un
androide.
Acciaio non si lascia intimorire e
lancia il suo martello, che attraversa l’androide come se non esistesse.
<Non hai fatto scattare nessun allarme, nonostante i numerosi mezzi che
abbiamo per individuare tentativi di teletrasporto o di viaggio nel tempo.
Eppure il tuo comportamento mi porta a dedurre che non hai realmente intenzioni
ostili.> prosegue Visione.
<<Quindi
non sei stato tu a rapirmi. Che cos’è questo posto?>>
<La base dei Vendicatori.>
Passano alcuni secondi di silenzio.
<<Mai
sentiti. Che cosa dovreste vendicare?>>
<Hm. Questa è una ottima domanda per cui non ho Dove mi trovo?>
Acciaio è ancora più sorpreso di prima: a metà frase, il sintezoide è svanito
ed è stato improvvisamente sostituito da un androide dalla pelle rossa che
conosce bene.
<<Red
Tornado? Ma che accidenti sta succedendo?>>
<Suppongo
che la risposta possa trovarsi in questo edificio.> risponde Red Tornado,
voltandosi verso l’ingresso della base.
Castello Destino, Latveria
Se ci sono due cose che Lex Luthor capisce, sono la tecnologia e il
potere.
Non ha avuto molto tempo per studiare la strumentazione del Dottor Destino,
ma ha compreso a colpo d’occhio che è avanzata quanto la sua. Ed è chiaro che
il sovrano di Latveria sta cercando di impressionare il calvo Presidente degli
Stati Uniti: il laboratorio è sotto la costante sorveglianza di numerosi robot,
tutti quanti dall’aspetto identico a quello dell’uomo in armatura.
Luthor avrebbe potuto portare in questo universo alternativo un vero e
proprio esercito di metaumani, ma ha preferito mantenere un profilo basso
portando con sé solo la sua guardia del corpo, Mercy. E’ chiaro che Destino è
uno degli uomini più pericolosi che Lex abbia mai incontrato: avrà bisogno di
tempo per manipolarlo a dovere.
<Se hai finito di spiare la mia tecnologia nel vano tentativo di
carpirne i segreti, Luthor, forse potresti spostare la tua attenzione verso il
mio trasportatore.>
Luthor si morde silenziosamente un labbro, resistendo alla tentazione di
rinfacciare a Destino quanto sia pieno di sé, e raggiunge Destino ai comandi di
una macchina la cui complessità fa sembrare il Proiettore della Zona Fantasma
un giocattolo.
<Il nostro trasportatore, Destino. Le energie che contiene sono
incompatibili con la tecnologia di un singolo universo, e solo lavorando
assieme siamo riusciti a controllarla.>
<Per il momento è solo un successo parziale. Le energie che abbiamo
assorbito da Access sono ancora instabili: molti spostamenti dimensionali sono
ancora casuali.>
<Ma non del tutto. Siamo riusciti ad esiliare Superman nel tuo
universo: per quanto mi riguarda, questa nostra alleanza è già un successo!>
<Esattamente il tipo di visione ristretta che mi aspetterei da un
Presidente americano, Luthor. Certo, il tuo insipido avversario non ti
disturberà più, ma siamo ben lontani dal completare le nostre conquiste.>
<Forse sei più irritato dal fatto che io sono riuscito ad eliminare la
mia nemesi con facilità, mentre tu non sei ancora stato in grado di fare lo
stesso con la tua?> lo stuzzica Luthor.
<Destino non ha nemesi. Soltanto... seccature.>
<Non è quello che ho scoperto indagando un po’ sul tuo universo.>
risponde Luthor, avvicinandosi ad uno dei computer di Destino: nonostante la
loro complessità, controlla facilmente uno degli schermi per fargli mostrare
un’immagine di Mister Fantastic.
<Trovo molto divertente il fatto che la nemesi di qualcuno che si reputa
un mio pari sia una brutta copia di Elongated Man.> lo schernisce Luthor.
<Tu OSI!?> protesta Destino, voltandosi verso Lex e preparandosi a
disintegrarlo con il colpo energetico scagliato dai suoi guanti.
<NESSUNO è pari a Destino, Luthor! NESSUNO! Sono stato chiaro!?>
<Le mie scuse, Dottore. Quindi se questa “seccatura” non è nulla per
te, immagino non avrai nessuna obiezione a permettermi di liberarmene.>
risponde Luthor, mantenendo per tutto il tempo lo sguardo fisso su Destino. Non
sono molti a poter reggere un contrasto con l’ingombrante personalità del re di
Latveria, ma Destino alza le mani.
<Bah! Richards non mi interessa. Fai di lui ciò che vuoi, Luthor.>
risponde Destino, allontanandosi con fare altezzoso. Non degna neanche di uno
sguardo la guardia del corpo di Luthor, Mercy Graves, che si avvicina al suo
boss per chiedergli:
<E’ proprio necessario inimicarsi una persona del genere, Lex?>
<La sua ossessione verso il proprio nemico avrebbe potuto intralciare
i miei piani per distruggere Superman e conquistare il mondo, quindi ho dovuto
gestirlo. Inoltre...>
Lex si ferma un attimo, prima di inserire un nuovo comando nella
strumentazione.
<...non mi fido di nessuno che indossi un mantello.>
Four Freedoms Plaza, New York City
<Okay,
gommolo! L’ultima volta che gli allarmi sono andati fuori di testa a questo
modo, Galactus era venuto a farsi un
picnic! Che succede?;
Mr. Fantastic quasi non sente le parole del suo vecchio amico, la Cosa. Anzi, quasi non si accorge
neanche dell’ingresso degli altri due membri del più celebre quartetto della
città: la Donna Invisibile e la Torcia
Umana, quest’ultimo a fiamma accesa. Il leader dei Fantastici Quattro è troppo intento su un complesso pannello
olografico.
<Hm?
Scusa, Ben. Ma, involontariamente, hai quasi ragione: ci troviamo di fronte ad
una crisi che potenzialmente supera
la minaccia di Galactus.>
Gli
allarmi si spengono. La quiete nella stanza è quasi innaturale, mentre le braccia
di Reed Richards si allungano, le mani crescono per potere gestire ognuna dieci
dita, ognuna delle quali si allunga a gestire una sequenza di comandi. Ad una
persona qualunque quello spettacolo parrebbe raccapricciante. La moglie di
Reed, Susan, sa bene che invece suo marito sta adattando il corpo a livelli di
elaborazione più elevati e più rapidi. Una volta, e lei era stata la sola ad
avere avuto il dubbio onore di vederlo, Reed era diventato…una specie di massa
proteiforme collegata fisicamente ad ogni apparecchio del suo laboratorio. Era
stato spaventoso persino per lei.
<E’
per questo che ogni camera è sigillata, inclusa quella dei nostri figli? Reed,
possiamo sapere di che si
tratta?!>
La
creatura rocciosa che risponde al nome di Ben Grimm mette un’enorme mano sulla
spalla dell’amico.
<Suzie
ha ragione, cervellone: non puoi divertirti solo tu, che succede?>
Un
attimo dopo, l’aspetto di Mr. Fantastic torna normale. Il pannello olografico
scompare. Lui appare…disorientato, se non allarmato –e non è una buona cosa,
parlando di un uomo che fa dell’autocontrollo quasi una fede.
<Avete,
ragione, scusatemi. E’ solo che sta succedendo così all’improvviso… Ecco,
osservate.>
Stavolta
appare un nuovo ologramma. Rappresenta la Terra. E quello che sta succedendo.
<Sembrano
tante piccole esplosioni nucleari> osserva Johnny Storm, a fiamma spenta.
Puntini lampeggianti, principalmente sul Nord America, appaiono e scompaiono in
pochi istanti. Poi il numero cresce, e ancora, e ancora...
<E’
un time-lapse dell’Evento. E’
cominciato circa dieci ore fa, lo tengo sotto osservazione da allora. Per
qualche istante sembrava essersi stabilizzato, ma poi ha ricominciato…e non
smette.>
<Tutte
le fonti di intelligence a cui sono collegato sono concordi: ad ogni evento
corrisponde sia la sparizione di nostri metaumani, sia l’apparizione di una o
più figure in costume del tutto sconosciute. Ma non è tutto, purtroppo.>
Ben
controbatte con un grado di onesto fatalismo:
<Sei
sempre stato l’anima della festa, gommolo. Ti ricordi quando predicesti le
possibilità di un incendio alla festa di compleanno di Bobby Cavendish?>
<Vorrei
che fosse solo un incendio, Ben> dice Mr. Fantastic dal suo mondo di scienza
<In blu vedete le apparizioni di super-esseri, quelle che sono cominciate
per prime. In giallo, le sparizioni dei nostri. In rosso…le porzioni di spazio.
Sovrapposizioni di immobili e di porzioni di ecosistema. Con la relativa
popolazione.>
Il resto
del quartetto capisce perfettamente perché Reed sia allarmato.
E’ come
se, un pezzo alla volta, una seconda Terra stesse cercando di mescolarsi al
loro pianeta madre.
Ben
Grimm non ha più voglia di fare battute.
<E
cosa possiamo fare?> chiede Johnny.
<Per
ora, a parte condividere i dati con la comunità metaumana dei supereroi, lo
SHIELD e lo SWORD? Sto cercando di localizzare la fonte primaria. In
second’ordine, devo trovare un modo di rallentare il fenomeno; il Four Freedoms
Plaza è pronto a sfasarsi dallo spaziotempo per proteggerci tutti mentre lavoro
ad una soluzione. A questo ritmo, la sovrapposizione distruggerà entrambi i mondi…Eh?>
Un nuovo
allarme! E contemporaneamente…
<Hanno
spento il Sole?> chiede Johnny, mentre il cielo fuori si oscura.
Un nuovo
puntino appare proprio sopra il Plaza. La finestra si apre, e il quartetto
guarda in alto.
<Che
sviluppo rivoltante> dice la Cosa.
Enorme
nel cielo c’è ora un’astronave. Una
gigantesca, spaventosa astronave che sembra uscita da un’illustrazione di
Giger: ricorda un enorme cranio
umanoide, ma con le fattezze di un robot dagli occhi scintillanti, e dei
tentacoli metallici che si protendono come delle cose organiche dalla base.
-IO SONO
BRAINIAC!- dice la macchina con una fredda, metallica. -ED E’ MIO SCOPO
PRESERVARE DALLA DISTRUZIONE IRRIMEDIABILE CIO’ CHE E’ TROPPO PREZIOSO PER
ESSERE SPRECATO. DICHIARO CHE QUESTO EDIFICIO ED I SUOI OCCUPANTI SARANNO D’ORA
IN POI SOTTO LA MIA CUSTODIA!-
Johnny
Storm fa qualche passo indietro.
<Spiacente,
cervellone, ma ne abbiamo solennemente abbastanza
che qualcuno decida di portarsi il via il nostro nido! Fate largo, Fiamma!> L’istante successivo, la
Torcia Umana schizza verso la finestra e*DONG!* si scontra come contro un muro.
<Ow!
Ow! Ow!> dice poi, ad ogni rimbalzo che fa sul sedere, a fiamma spenta.
<Sue, se non volevi che uscissi, almeno dimmelo che usavi il campo di
forza!>
<Non
sono stata io!> risponde lei, aiutando il fratello ad alzarsi.
<E’
Brainiac> dice Reed. <Ha steso un campo di forza intorno all’intero
edificio, e...> ma non ha bisogno di dire altro, il perché è fin troppo ovvio: il Four Freedoms Plaza si sta
rimpicciolendo a vista d’occhio.
<Reed!>
dice Susan. <Le Particelle Pym!
Potresti usarle per ingrandirci!>
<Non
ancora. Non sappiamo niente di questo Brainiac, non sappiamo di quali
contromisure dispone, e per quanto ne sappiamo se lo prendiamo di sorpresa, a
questo punto, il suo campo di forza potrebbe involontariamente stritolare
l’edificio in espansione. Per ora dobbiamo solo attendere che ci porti via. Se
ci riesce…>
La Cosa
si crocchia le mani con un suono di valanga.
<Abbiamo
già fatto la festa a Festino, quando ci ha miniaturizzati. A questo ladro di
case faremo il trattamento VIP, Suzie!>
A bordo
dell’astronave, un robot il cui cranio, tentacoli a parte, è una copia
dell’astronave, osserva su uno schermo l’edificio ormai ridotto alle dimensioni
di un uovo pasquale.
<Prima
fase dell’acquisizione completata. Avviare seconda fase.> Non c’è trionfo
nella sua voce, non c’è arroganza. Brainiac esegue il suo compito con fredda
dedizione, implacabile
L’edificio
rimane dov’è.
<Contromisure
di interferenza quantistica randomizzata. Teletrasporto inattuabile. Avviare
raggio traen—> Qualcosa fa tremare l’astronave e la destabilizza. <Verifica danni! Identificazione attaccante. Superman, non ti permetterò di—>
Sullo
schermo, non c’è la sua nemesi.
<Interessante.>
<Posso
dire che avrei preferito essere a bordo del teschio gigante?> dice Ben alla
vista del nuovo incubo che si è appena aggiunto allo scenario. L’astronave di
Brainiac è circondata da uno sciame di fin troppo familiari figure umanoidi
cromate dal perenne ghigno infuocato come i loro occhi maligni.
<Io
sono Ultron!> dice lo sciame con
una sola voce. <E tu mi consegnerai il contenuto della tua nave!>
<Analisi
tattica…analisi compromessa. Contromisure quantistiche simili a quelle presenti
nell’edificio. Ho evidentemente sottovalutato questi avversari. Irrilevante.
ULTRON, SARAI ACQUISITO!>
E lo
scontro ha inizio! Con precisione impeccabile, raggi di energia miniaturizzante
partono contro ogni singolo robot dello sciame. Ma Ultron non è un bersaglio
immobile! Prima di essere colpito, lo sciame si è già mosso in una sequenza
casuale. E mantenendo tale formazione, una dopo l’altra le più letali macchine
concepite dall’uomo attaccano con eguale precisione i punti più vulnerabili di
Brainiac. Ma anche quello di Ultron è uno sforzo vano: Brainiac si circonda di
un proprio campo di forza.
Impenetrabile.
<Siamo
due intelligenze troppo avanzate per sopraffarci a vicenda in un semplice
scontro così…brutale. E non posso perdere tempo mentre i miei nemici potrebbero
organizzarsi, quindi...> Non finisce la frase.
Nel
cielo, come era apparsa, l’astronave di Brainiac svanisce.
<Temo
che non sia una buona notizia…> dice la Torcia, ora che gli Ultron hanno
qualcos’altro su cui concentrarsi. Ma è un timore di poca durata: uno dopo
l’altro, i robot assassini esplodono.
Detonazioni perfette, che non lasciano traccia dei meccanismi interni, solo
frammenti di adamantio secondario da cui i passanti devono proteggersi.
<Non
guardo in bocca a caval donato> dice Susan <ma vorrei proprio conoscere
il donatore…>
Latveria
L’ultima
telecamera si spegne insieme alla breve esistenza artificiale di Ultron.
La
figura seduta sul trono reale tamburella sul bracciolo con una mano coperta da
un guanto di grigio acciaio. “Il campo di forza era un fattore imprevisto. Un
campo multifasico che avrebbe neutralizzato anche i raggi psionici con i quali controllare Brainiac. Un vero peccato.
Quanto a te, Richards, oggi ringrazia la buona sorte: Destino aveva trovato qualcosa di più interessante dei tuoi
giocattoli. E quando verrà il momento, nessuno,
neppure quel povero mentecatto di Lex
Luthor, avrà il diritto di porre fine alla tua fastidiosa esistenza.”
Orbita terrestre
Con tutte le crisi sulla superficie, ben pochi si sono preoccupati dello
spettacolo di luci che illumina le notti stellate. Tutti tranne l’uomo che sta
schivando i colpi di due dozzine di navi spaziali che stanno cercando
inutilmente di distruggere il bersaglio.
<Seriamente? Con tutti i momenti per cercare di invadere la Terra,
proprio adesso!?> si lamenta Nova, che volando come un razzo colpisce a
piena potenza lo scafo della nave più grande.
Il suo arrivo crea una decompressione esplosiva, ma se c’è una cosa che
tutte le razze aliene che lanciano invasioni sanno come fare è arginare
rapidamente le falle allo scafo.
Ci vuole ben poco per raggiungere la plancia, dove Nova si trova davanti
ad una razza aliena che non ha mai incontrato: ognuno di loro ha un fisico che
fa sembrare un bodybuilder un mingherlino.
<Okay, non so se vi siete smarriti o cosa, ma questo proprio non è un
bel momento per attaccare la Terra, sapete?>
<Uccidete l’alieno! Per la gloria di Khund!!!> ordina il capitano,
e Nova si trova nuovamente un bersaglio, questa volta di fucili disintegratori.
I Khund restano a bocca aperta quando i loro colpi vengono bloccati da
una barriera di energia verde: quando cessano il fuoco, non hanno più di fronte
Nova.
<Okay, non so se vi siete smarriti o cosa, ma questo proprio non è un
bel momento per attaccare la Terra, sapete?> chiede Kyle Rayner.
I Khund rispondono facendo nuovamente fuoco. Lanterna Verde stringe il
pugno, il suo anello brilla, ed improvvisamente gli alieni si trovano a dover
combattere costrutti di energia verde che hanno lo stesso aspetto del cast
originale di Star Trek.
Nel frattempo, l’anello riproduce anche un segnale proveniente dal
pianeta sottostante:
<<Acciaio
a Justice League, qualcuno mi riceve?>>
<Ma aspettare cinque minuti prima di una nuova crisi mai, eh?> si
lamenta Kyle, affrettandosi a prendere il controllo della flotta con il proprio
anello.
Justice League
Watchtower
Nova riapre gli occhi: non si trova più di fronte ai soldati Khund, ma
all’ombra di una torre costruita sulla superficie della Luna.
<Wow. Qualcosa mi dice che non sono più in Kansas.>
<Credevo che Kal fosse l’unico a dirlo.> dice qualcosa nella
testa di Nova, prima che qualcosa alle sue spalle diventi improvvisamente
visibile.
Nova reagisce d’impulso, allontanandosi dal grosso alieno verde che è
appena apparso e lanciando una scarica di energia verso di lui... che passa
inerme attraverso il suo corpo intangibile.
<Non c’è motivo di allarmarsi, Richard Rider.>
<Uhm... okay? Come fai a sapere il mio nome?>
<Ho letto la tua mente. Tranquillo: non ho intenzioni ostili, e so
che non le hai nemmeno tu.>
<Questo non è particolarmente rassicurante. Chi sei e cosa ci faccio
qui?>
<Il mio nome è J'onn J'onzz, ma puoi chiamarmi Martian Manhunter.
In quanto alla seconda domanda, anche io gradirei una vera
risposta. Nova? Dove mi trovo?> chiede Visione, apparso improvvisamente al posto del marziano.
<Visione! Oh meno male, pensavo di essere l’unico ad essere sbalzato
da una parte all’altra!>
<Siamo sulla Luna, ma non ricevo segnali dalla base S.W.O.R.D. E’ logico
pensare che ci troviamo in una linea temporale parallela.>
<Ed il grosso alieno verde è sparito. Fantastico, le cose continuano a
non avere senso!>
<Alieno? Interessante. Potresti descrivermi l’essere di cui ho preso il
posto?>
<Se proprio ci tieni. Ma non dovremmo prima capire dove siamo
finiti?>
<Non siamo i primi ad essere soggetti a questo spostamento dimensionale.
Ipotizzo che ci sia una ragione precisa dietro questo evento: credo che abbia a
che fare con chi stiamo sostituendo.>
New York City di TerraMIT
Emerge dal sottosuolo di un altro mondo,
attraversando porte che gli erano state espressamente proibite. È troppo arrabbiato
per ricordare le interdizioni dei poteri al di sopra di lui e troppo stupido
per capire che la sparizione del suo re non modifica i limiti che gli sono
stati imposti.
Emerge dal sottosuolo e urla tutto il
suo furore.
<Dove è sparito re Geirrodur,
mortali? Ho seguito le sue tracce fino a questo mondo. Avete pochi istanti per
rispondere, prima che scateni la mia rabbia su questa fragile città.>
Detto questo Ulik il troll, detto da
alcuni Ulik il potente, picchia in terra con i due tirapugni che avvolgono le
sue mani e i vetri nel raggio di un isolato si infrangono per l’onda d’urto.
Un lampo bianco, rosso e blu lo
investe con violenza, lo solleva da terra e lo scaglia contro la strada con
altrettanta forza.
Il Troll colpisce duramente il
terreno e rimane steso a terra.
Una donna che nessuno ha mai visto
prima, capelli lunghi neri, indossa solo una specie di costume da bagno
integrale, la parte inferiore blu stellata, la parte superiore rosso e oro,
separate da una cintura dorata. Alle braccia dei bracciali metallici argentati,
stivali rossi e bianchi e in testa una tiara. Al fianco un lazo vagamente
luminoso.
<Troll, perché sei chiaramente un
troll, dove siamo, perché questa città, malgrado le similitudini, chiaramente non
è New York.>
Il troll non da segno di averla sentita,
ma appena lei muove un passo le balza addosso con insospettata agilità,
colpendola in pieno volto e scagliandola contro un palazzo, oltre il decimo piano.
La amazzone, perché proprio di una amazzone si tratta, torna indietro volando,
apparentemente senza aver accusato il colpo.
<Sei ingenua donna, se pensi che un
paio di pugni possano abbattere Ulik il potente, che ha retto svariati scontri
contro lo stesso Thor.>
Se sei coinvolta nella sparizione del
mio re parla, prima di provare la mia furia. –
<Mi par di capire che anche tu sei
perplesso per la situazione. Forse sono stata frettolosa nel colpirti. Ti propongo
una tregua per cercare di capire cosa è successo.>
Ulik è perplesso. Forse non sa bene cosa
significhi la parola tregua, gli asgardiani non ne hanno chiesta né concessa
mai una. Non è nella loro natura. Esita un attimo, poi brilla per un istante,
svanisce ma poi riappare. Wonder Woman non sa se la creatura che è riapparsa è
la stessa di prima. C’è in effetti una vaga somiglianza. Ma è più umano come
proporzioni, indossa una armatura senza casco grigia, irta di punte ed è
biondo. Impugna una staffa crepitante di energie, ed è chiaramente più perplesso
dell’amazzone, per via di questa trasformazione.
Dalla staffa parte una scarica di pura
elettricità che sbalza via Wonder Woman.
Lei contrattacca immediatamente ma è
Ulik che viene abbattuto dalla scarica di pugni che potrebbero impensierire finanche
il dio del tuono
Prima che si rialzi l’amazzone ha avvolto
il troll con il suo lazo fatato.
<Chiunque sia questo Thor che nomini
così spesso non deve essere un gran che, se si fa sconfiggere da te, mio caro
troll. Ora parla…>
Metropolis
Appare al centro della strada e
capisce subito che qualcosa non funziona.
Questa non è una città terrestre,
non della sua Terra, per lo meno.
Le linee dei palazzi sono tutte
sbagliate, come se qualcuno avesse cercato di fondere il sogno di un urbanista
degli anni 30 con una città aliena dei fumetti anni 90.
E sul palazzo più alto della città
c’è una colossale palla dorata circondata da una scritta.
Una città impossibile. Chiunque lo
abbia rapito non vuole ingannarlo, vuol solo prenderlo in giro.
Quindi quando sente la sirena
dell’allarme della banca dall’altra parte della piazza è tentato di volarsene
via e non cadere nella trappola fin troppo evidente.
Però esita. C’è sempre la
possibilità che questa non sia una complessa illusione generata da uno dei suoi
nemici né l’ennesimo attacco di Incubo [[ii]], non potrebbe perdonarsi se scoprisse
che questo, per quanto chiaramente non il suo mondo, è un mondo reale in cui
lui non ha risposto ad una richiesta d’aiuto.
Quindi spicca il volo dietro al suo
martello e piomba sul ladro che esce dalla porta principale della Banca con
calma, come se avesse tutto il tempo del mondo. Come se aspettasse qualcuno.
Il ladro è un colosso di metallo.
Non fa nulla per nascondere la
componente robotica del suo corpo, anche il costume, verde e arancio, serve ad
esaltare, più che a nascondere il corpo di metallo e la maschera che copre il
volto del cyborg, perché di un cyborg si tratta, lo rivelano gli occhi dietro
la maschera ed il collo scoperto “Se questo lo vede il Punitore dura 3 secondi”
Pensa il dio del tuono. E subito dopo “Non devo colpirlo in testa, il collo
potrebbe spezzarsi”
<Fermo, fellone. Posa a terra il
bottino ed arrenditi alla polizia se non vuoi incorrere nell’ira del dio del
tuono.>
Il cyborg ride.
<Vattene, sto aspettando
l’azzurrone. Non ho tempo per una brutta copia di Acciaio.>
Mjolnir lo colpisce in pieno petto,
scagliandolo dall’altra parte della piazza. La lega del suo corpo, costruita
per sopportare i colpi di Superman, regge bene l’impatto.
Il contrattacco è fulmineo e i pugni
di Metallo si abbattono su Thor con la potenza del suo cuore di kryptonite,
colpi in rapida secessione capaci di impensierire anche Superman.
L’asgardiano viene seppellito sotto
un palazzo in costruzione e il cyborg si volta per raccogliere il bottino,
caduto poco distante. Si sente un fragore di macerie spostate e una voce
tonante:
<Sei stato pesato e misurato e
sei stato giudicato manchevole.>
Una scarica d’energia parte dal
martello ed investe Metallo, lasciandolo per una attimo a terra.
Mentre l’asgardiano si scaglia
sull’avversario caduto l’istinto prende il sopravvento sul combattente esperto
e Metallo apre lo sportello sul suo petto per scagliare una potente onda
radioattiva contro Thor.
Una radiazione del tutto innocua per
un fisico non kryptoniano, ma questo il figlio di Odino non può saperlo.
<Dovrai fare molto di più se vuoi
impensierire il dio del Tuono, mortale.>
Allunga la mano e frantuma il
cristallo radioattivo, lasciandone al suo posto solo un microscopico frammento.
<Ringrazia che nella mia
misericordia non intendo prendere la tua vita meccanica, criminale.>
Sente il ronzio della communicard,
che estrae. Sul microscopico schermo compare l’immagine di Visione.
Gotham City. La Batcaverna.
Strani fenomeni stanno accadendo in
tutto il mondo.
Chiunque, compresi i membri della
comunità metaumana non sa dare una spiegazione.
Ma c'è chi una idea se la sta
facendo. Batman è dinanzi al suo batcomputer analizzando questi strani
avvenimenti. Riflette silenziosamente con le mani giunte a triangolo davanti al
volto.
<Sta meditando, padron Bruce, o è
assorto in ragionamento deduttivo?> chiede il suo fedele maggiordomo.
<La seconda opzione è quella
giusta Alfred. Comincio a capire cosa sta accadendo. E' qualcosa collegato ad
alcuni avvenimenti avvenuti tempo fa.> risponde il Cavaliere Oscuro.
<Ti dispiacerebbe ragguagliare
anche noi comuni mortali?> gli chiede Robin <Pare che il mondo sia
letteralmente impazzito. Alcuni dei Titani mi hanno detto di essersi imbattuti
a Keystone City in un ciccione di 2 metri praticamente inamovibile. E'
scomparso con la stessa rapidità con cui è apparso. Come può essere?>
<Due universi apparentemente
inconciliabili stanno comunicando tra loro in modo confusionario. Questo
spiegherebbe anche il mio incontro con quell'uomo dal costume rosso. [[iii]] C'è solo una persona in grado di fornire una spiegazione
plausibile a tutto ciò...>
<E ti dispiacerebbe tanto dirmi
chi è? So che ti piace fare il misterioso, ma...> Robin s'accorge che Batman
non gli ha rivelato il nome perchè è scomparso da lì.
La poltrona davanti al grande
computer è vuota.
<Oh Santi Numi!> esclama
Alfred nel constatare che un uomo misterioso è improvvisamente apparso
nell'inespugnabile caverna.
Un uomo con un costume totalmente
nero.
E' Pantera Nera, ed è altrettanto
spiazzato dall'avvenimento, ma la sua maschera integrale non fa trasparire
alcuna emozione agli altri.
Con un’acrobazia Robin si piazza tra
i due, a protezione dell’amico, ed estrae il suo bastone Bo.
<Chi sei? Come sei entrato?>
intima al misterioso intruso.
<Non sono qui per farvi del
male.> dice Pantera Nera
<Che cosa hai fatto a Batman?
PARLA!> esclama Robin, attaccandolo con la sua arma.
Pantera afferra il bastone a
mezz'aria e con un abile contromossa gli piazza entrambi i piedi sul petto e lo
proietta all'indietro.
Robin atterra in piedi ma ha perso
la sua arma. Pantera Nera però non è intenzionato ad utilizzarla contro di lui.
<Torno a dirti che non è mia
intenzione di farvi del male. Non so come sono arrivato qui... né tantomeno
dove sia “qui”. Che posto è questo? Chi siete voi?>
L'atteggiamento pacifico
tranquillizza sia Robin che Alfred. E' chiaro ai due che l'uomo non è loro
nemico.
<Sei a Gotham e questa è la Bat
Caverna.>
<Gotham? Cos'è? Il nome di uno
Stato?>
<Uh, tu non sei di queste parti
vero?> chiede Robin.
<Temo di no, padron Robin>
dice Alfred <E temo che l'unico uomo in grado di fornire una risposta a
questi strani fenomeni abbia preso il posto del nostro ospite...>
Fawcett City
William Joseph
“Billy” Batson è abituato a cominciare la giornata con una ricca scelta tra
quattro modalità: giornata storta, giornata brutta, giornata stramba, e, per
non farsi mancare niente, giornata WTF.
Pertanto, visto
che già lo aspetta un compito in classe col professore che più lo detesta
–Billy sta ancora cercando un modo di provare che sia in realtà un affiliato
del Dottor Sivana – e che ha un
disperato bisogno di restare concentrato dopo una notte di studi alle ore più
infauste per non essere disturbato da quell’amorevole esercito che è la sua
famiglia adottiva, il giovane Batson è uscito per primo, in tempo per prendere
l’autobus. Tutto calcolato al secondo: farà anche in tempo ad evitare i bul*!
E’ appena sceso
dall’ultimo gradino, quando la giornata entra in modalità WTF seria.
Non è più nella sua
città –o almeno, nella sua strada. E’ successo così improvvisamente da
lasciarlo disorientato. Non riesce neanche a pensare ad un’esclamazione
adeguata, mentre il cervello elabora le case e i palazzi che hanno sostituito
il familiare panorama—
Poi realizza. E si
volta. “No!”
Casa sua non c’è
più! Al suo posto…un minimarket arabo.
Billy deglutisce.
“OK, OK, niente panico. Hai un sacco di superamici, vai immediatamente a chiedere aiuto e già che ci sei giura che se
questo casino si risolve di passare la settimana ad aiutare tutti a fare i
compiti anche se ciò ti brucerà l’anima. E al diavolo l’identità segreta!” Tira
un profondo respiro, e spalanca la bocca nella familiare invocazione: “SHAZAM!”
In un attimo, il
cielo si rabbuia di nuvole gonfie di energia. Energia che si condensa in un
potente fulmine mistico che avvolge
il corpo del ragazzo, perché possa emergerne…
…la campionessa?
<Ngh…> la
donna dai lunghi capelli biondi, avvolta da un costume rosso e blu, con il
simbolo giallo di una stella sul petto, si massaggia la testa, il corpo
percorso da piccoli archi voltaici.
<Se questa è
l’idea di Thor di una trollata,
glielo mostro io...> ma non finisce la frase. Un attimo dopo, un potente pugno la scaraventa nella vetrina del
minimarket!
<Credevo di
avere avvertito l’arrivo di Capitan
Marvel, donna! Tu chi sei! Rispondi, te lo chiede Black Adam!>
Rialzandosi, la
donna osserva la figura maschile in un costume nero e dai tratti mediorientali
con un grosso fulmine giallo sul petto.
<Io SONO
Capitan Marvel, e mi hai appena fatto venire voglia di darti una ripassata!>
Velocissima,
schizza in volo pronta a colpire questo imitatore da due soldi…ma svanisce, e
al suo posto è un nuovo fulmine che centra Adam, mettendolo KO.
Capitan Marvel ora
torreggia sul suo vecchio nemico, grattandosi la testa, perplesso.
<Santa Polenta,
ma che accidenti succede?>
Laboratorio di Lex
Luthor
Ray Palmer è
avvezzo da anni a passeggiare sui barioni e a cavalcare gli elettroni, in barba
ad Heisenberg. Niente lo rilassa più che viaggiare tra l'infinitamente piccolo,
lontano dal chiacchiericcio della gente. Di solito.
Oggi è diverso.
Oggi è all'opera qualcosa al di là della comprensione di un genio come lui. Se
è in questa missione per conto della Lega della Giustizia, è perché il mondo
macroscopico stava dando di matto - di nuovo. Quello che non si aspettava è che
anche sul fronte atomico le acque fossero agitate. Si fa strada tra turbolenze
di cui gli sfugge la natura e per cui dovrà inventarsi un neologismo. E' tutto
molto familiare, se fa mente locale a precedenti crisi interdimensionali o ai
pasticci dell'ipertempo, eppure è qualcosa di nuovo per la tassonomia
quantistica.
Per di più, il suo
animo da boy scout non è del tutto a suo agio nel portare avanti una missione
che implica lo spionaggio del Presidente degli Stati Uniti d'America. E' pur
sempre alto tradimento, anche se quel Presidente è un genio del male come Lex
Luthor.
Tutti i loro
sospetti convergono su di lui: se risultasse innocente, non avrebbero niente da
rimproverarsi, alla luce di tutti i precedenti. Del resto dalle prime analisi
della tecnologia dietro la scomparsa di Superman e degli altri eroi, gli è
sembrato di riconoscere la sua firma.
Per cui eccolo
qui, a sparare raggi contro nanobot nei circuiti del sistema d'allarme di un
laboratorio di Luthor. Quando finalmente è riuscito a farsi largo verso
un'uscita che affaccia sull'interno del laboratorio, il suo spirito nerd si
ferma un istante ad ammirare le meraviglie tecnologiche che il laboratorio ha
da offrire. Se solo Luthor utilizzasse il suo intelletto superiore a fin di
bene...
Atterra sul
pavimento e sta per tornare a dimensioni umane, quando scompare nel nulla.
E non perché sia
ritornato a dimensioni microscopiche.
<Che
cosa...?!> trasecola Henry "Hank" Pym, ritrovandosi di punto in
bianco in un ambiente totalmente estraneo. Pur dall'alto delle sue competenze
tecniche, fatica a riconoscere la funzione di molti dei macchinari che lo circondano.
Non c'è tempo per
indagare oltre e soddisfare la sua curiosità di scienziato. A sua insaputa,
Atom era riuscito a disattivare dall'interno i sistemi di sicurezza di Lex
Luthor. Non aveva messo in conto un secondo, inatteso livello di sicurezza. Che
fa convincere Calabrone - a torto - di essere stato rapito a Latveria.
Una squadriglia di
Doombot fa irruzione nel laboratorio. E' evidentemente alla ricerca di un
intruso, che viene subito individuato dai loro sensori nonostante si sia
rimpicciolito alla statura di un pidocchio. Il Vendicatore punta a colpirli in
punti nevralgici, ma le scariche bio-energetiche dei suoi guanti sono bloccati
da prevedibili campi di forza. Deve aumentare al massimo l'effetto delle
Particelle Pym per diventare abbastanza piccolo da farsi strada tra le
onde-particelle che compongono i campi di forza. Così, riesce agilmente a
intrufolarsi nei sistemi di alimentazione dei robot del Dottor Destino e a
farli esplodere uno dopo l'altro.
E' il momento di
aggiornare i Vendicatori su quello che ha scoperto.
Sala del Trono di Atlantide, Terra MIT
Namor contempla il trono di Atlantide che un tempo era suo ed ora
appartiene a sua cugina Namora.
Essere il sovrano di Atlantide è un privilegio, un destino e una
conquista. Governare un regno più vasto di qualsiasi nazione della Terra è
anche un compito arduo che fa dormire poco, ma per chi come lui ha un
temperamento fumantino, quei rari momenti in cui avere una pausa e riposarsi
non appaiono come un’oasi nel deserto, bensì come lunghi periodi di noia
insopportabile e di opaca virtù.
Pareva che il fato gli fosse venuto incontro poco tempo prima, stimolando
i suoi sensi, facendogli rivivere attimi di gloria nella lotta violenta e di
passione travolgente quando i suoi occhi si posarono sul corpo ferito di quella
misteriosa atlantidea dai capelli rossi che fluttuavano nell'acqua come
seducenti coralli tropicali.
Ora non c’è più nessuno. Né i mostri né la donna. Il suo corpo martoriato
è guarito, ma con rammarico, non pensa potrà accadere lo stesso al suo cuore
spezzato.
<Continuerò io a vivere in questo tristo mondo che di lei privato non
è migliore di una stalla?[[iv]]>
E di nuovo, all'improvviso, come se le sue parole d'amore avessero
lanciato un incantesimo, avviene uno scambio. Stavolta, però, è Sub- Mariner a
ritrovarsi nell'universo parallelo.
Sala del Trono di Atlantide, Terra DC.
Namor contempla il trono di Atlantide che un tempo era di Aquaman ed ora
appartiene a lui. Essere il sovrano di Atlantide è un privilegio, un destino e
una conquista.
La città sommersa è tanto diversa quanto simile a quella che chiama casa.
Non si può dire lo stesso dei suoi abitanti. Di coloro che si trovano nella
stanza regale con lui, mentre lo guardano stupiti apparire dove pochi istanti
prima c'era il loro Re Aquaman, non riconosce nessuno dei loro volti. E poco
gli importa, se non di uno solo.
<Qual è il nome della nobil donna dai brillanti capelli di fuoco?
Immantinente, ditelo al vostro Re e ditegli dove trovarla! Imperius Rex!>
New York City,
Harlem. Terra dei Vendicatori.
Per quanto la
situazione sia anomala, Batman non è sorpreso.
L'essersi
ritrovato improvvisamente in un altro luogo non fa che confermare i suoi
sospetti.
Con questa nuova
consapevolezza Batman contatta i membri della Justice League.
<Qui Batman. Mi
ricevete?>
<<Qui
Freccia Verde, Bats. Ti ricevo.>>
<Ascolta, ho
bisogno che raduni al più presto tutti i membri della League. Tutti quelli che
possono rispondere alla chiamata.>
<<Hai
scoperto qualcosa su questi stramboidi che stanno apparendo in
continuazione?>>
<E' così in
effetti. Credo di sapere di cosa di tratti. E' collegato a qualcosa che abbiamo
affrontato tempo fa.>
<<Sarebbe a
dire?>>
Mentre comunica
con il suo alleato, Batman senta una richiesta d'aiuto provenire da lì vicino.
I componenti di
una banda stanno pestando il membro di una gang rivale.
Va in suo soccorso
senza interrompere la comunicazione.
<E' stato
durante una crisi a cui tu non prendesti parte. C'eravamo coinvolti io, Clark,
Diana Wally, Kyle e Arthur, ma per motivi che non sto a spiegarti, sono solo io
a ricordare cos'è accaduto.>
Uno dei teppisti
cerca di assalirlo con una catena. Batman evita il colpo abbassandosi, poi lo
colpisce con un montante.
<Era coinvolta
un’altra Terra, e gli eroi di quel mondo. Prendemmo parte ad una sorta di
contesa cosmica. Batterci con loro per la salvezza del nostro universo.>
spiega Batman mentre evita di venire accoltellato da un altro membro della
gang, che viene neutralizzato colpendolo col taglio della mano al collo.
<Il mio
avversario indossava un costume patriottico, tipo quello di Steel. Era un
lottatore formidabile, forse il migliore con il quale mi sono battuto, ma è
riuscito ad avere la meglio sfruttando l'allagamento di un condotto fognario.
Comunque sia, riuscimmo ad evitare il collasso di entrambi i nostri
universi.>
<<Cacchio.
Dobbiamo aspettarci una sorta di rivincita?>> chiede l’arciere
di smeraldo.
<Io non
credo> lo rassicura Batman, mentre con un calcio manda K.O. l'ultimo
criminale <A quanto ricordo, sono eroi leali e collaborativi. Non hanno
intenzioni ostili. Se la mia deduzione è giusta, si staranno facendo le nostre
stesse domande.>
<<D'accordo
allora. Radunerò tutti quelli che posso e li aggiornerò con quanto mi hai
detto. Chiudo.>>
In quel momento,
Batman riceve un messaggio da parte di Nightwing.
<Sono alla
ricerca di Access. Nel suo appartamento non c'è ma ho una pista. Grazie ad un
alleata improvvisata ho recuperato il suo numero di cellulare. Provo a
rintracciarlo.>
<Bel lavoro
Dick.> pensa Batman tra sé e sé.
Nei cieli di New
York di TerraMIT
I Vendicatori sono
a un passo dal convocare tutti i riservisti. La Grande Mela è preda
dell'attacco di forze soverchianti, che le loro attuali esigue forze potrebbero
avere difficoltà a contrastare.
Molti membri
attivi, a partire da Iron Man e Thor, sono irrintracciabili, altri sono impegnati
a fronteggiare altre minacce. Persino i Fantastici Quattro stanno dando una
mano a fermare un'altra invasione aliena qualche isolato più in là.
Uno sparuto gruppo
di Vendicatori ora dovrebbe trovare un modo per liberarsi di un alieno gigante
a forma di stella marina che campeggia su New York.
Per
fortuna, un deus ex machina è arrivato in loro aiuto. Un uomo dai capelli neri,
in un costume blu, con un mantello rosso che sfarfalla mentre vola nei cieli
della città e colpisce l'alieno.
<Impressionante
sfoggio di forza> commenta Elizabeth Mace, alias Capitan America, dopo aver
assistito al lancio di Starro nello spazio da parte di Superman, attraverso le
finestre del Quinjet in volo.
<Sembra la
brutta copia di quel Sentry che abbiamo incontrato durante l'ultima... crisi. [[v]]> prova a
sminuirlo Clint Barton, con un sopracciglio inarcato.
<Dobbiamo
ringraziarlo... o fermarlo? E' troppo potente perché scorrazzi per...>
Prima che Wanda Maximoff
possa finire la frase, lo sconosciuto sfreccia via a velocità supersonica.
<Troppo
tardi> dice Capitan America.
<Oltre a essere
fortissimo, è anche pericolosamente veloce.> ribadisce l'ovvio Pietro
Maximoff, scuro in volto.
Non è conscio di
dover temere della concorrenza di ben altro genere di velocista.
Un secondo dopo,
infatti, Quicksilver è sostituito da un altro tizio mascherato, in un costume
rosso su cui campeggiano fulmini gialli. Sua sorella Scarlet è rimpiazzata da
una donna - se possibile, ancora più conturbante di lei - con le cosce guainate
da calze a rete, sormontate dalla versione femminile di uno smoking.
<Chi... chi
diavolo ha osato smaterializzarmi senza il mio permesso!?> si inalbera
Zatanna, guardandosi intorno confusa. Non è più abituata a essere la vittima di
un evento paranormale.
In un battibaleno,
Occhio di Falco tende due frecce contro di loro.
<Chi siete voi
e cosa ne avete fatto di Scarlet e Quicksilver?>
<Justice
League, siete in ascolto?> pronuncia una voce familiare negli auricolari del
Velocista Scarlatto e della maga, che con un dito si pigiano un orecchio.
<Freccia, sono
Flash, sono in ascolto con Zatanna e...>
Le frecce di Occhio
di Falco partono all'attacco ma con assoluta nonchalance si ritrovano dopo un
impercettibile istante nella mano sinistra di Wally West, che continua a
parlare imperterrito.
<... temo
abbiamo un grosso problema.>
<Per una volta
arrivi tardi, bello mio> dice Oliver Queen all'altro capo.
Justice League
Watchtower
C'era voluto tempo perché un ragazzo nato all'inizio del XX secolo si
abituasse alle meraviglie tecnologiche, una volta risvegliatosi in un futuro
avveniristico, una volta catapulto nella girandola di avventure e disavventure
dei Vendicatori. Pensava di essere ormai abituato agli effetti collaterali di
un teletrasporto, eppure stavolta Steve Rogers accusa un capogiro quando si
materializza all'interno di una cabina e vi mette un piede fuori. Dà la colpa
al fatto di avere a che fare con la tecnologia di un altro universo:
sovrapponibile sotto tutti i punti di vista, in apparenza, ma pur sempre un
altro universo con alcune regole diverse.
<Benvenuti> lo accoglie la voce monocorde di Visione, che gira
il capo in sua direzione mentre smanetta con un fantascientifico terminale.
<Altre facce familiari, un balsamo per gli occhi> annuisce Nova,
accanto al sintezoide.
Alle sue spalle, l'ex Capitan America avverte il ronzio di nuovi
teletrasporti e i passi di altri compagni di battaglia che lo stanno seguendo:
il dio del tuono degli Aesir, l'ex re del Wakanda, il mutante velocista, l'ex
re di Atlantide e... il difficilmente etichettabile Hank Pym.
<Siamo sulla Luna.> ribadisce l'ovvio Thor, guardando al di fuori
di una vetrata che si affaccia sulla sua Midgard.
<Non è un'idea malvagia avere la base del gruppo dei supereroi più
forti del pianeta in un territorio franco.> dice T'Challa.
<Magari qui lo è. Da noi dovremmo istituire un comitato di quartiere
per gestire i rapporti con Uatu, la Guardia dell'Infinito, lo SWORD e i
periodici traslochi di Attilan!> commenta Richard Rider, tra il serio e il
faceto.
<Non hai tutti i torti. Ma bando alle ciance.> taglia corto Rogers.
E' più forte di lui: può essersi ritirato dalla militanza nei Vendicatori, ma
il suo spirito da leader emerge che lui lo voglia o meno.
Si avvicina a uno schermo olografico in cui sono segnati su una colonna i
loro nomi, con un dettaglio particolare:
Visione -> John Jones / Martian Manhunter
In base a ciò che aveva sentito
il paladino delle forze di Xandar.
<Ottimo, state cercando di capire un pattern negli spostamenti
interdimensionali.>
<Sì, siamo riusciti a risalire a…>
<Scusa se ti fermo, Viz, ma ho bisogno di chiarire un punto
importante: nessuno di voi ricorda lo scontro tra i campioni delle due Terre,
la pioggia di sangue, la temporanea fusione dei due universi...?> [[vi]]
<Mi verrebbe da dire "di che cosa stai parlando?" eppure...
anche se non so a cosa ti riferisci, non mi sembra folle quello che dici.
Perché?> si domanda Pietro Maximoff.
<E' vero, mi suona sensato.> conferma Thor.
<C'è già stato almeno uno scontro tra questi due universi. Persino io
non ci penso mai, in genere, ma ho capito nel corso degli anni che solo a me
torna in mente di quando in quando, perché per tutti voialtri è diventato
sbiadito come un sogno fatto anni fa. Io lo ricordo perché ebbi
l'incomprensibile onore di essere scelto come rappresentante del nostro mondo e
mi trovai al cospetto di Eternità... e di un certo Spettro... quando la
precedente crisi venne risolta. Ho provato a entrare in contatto con una
persona che all'epoca fu incaricata di fare da tramite tra i due mondi, ma sono
stato strappato via al nostro universo prima che potessi farlo. Qui mi sono
interfacciato con una giornalista che mi ha fatto mettere a fuoco alcune
vecchie memorie... Raccontatemi, però, come siete finiti qui, tutto quello che
ricordate può essere utile.>
I minuti successivi passano in una ricapitolazione degli eventi recenti,
che Steve Rogers ascolta con molta attenzione, mentre sussurra a Visione
appunti da mettere nero su bianco - si fa per dire - sullo schermo olografico.
<Se c'è Destino di mezzo, la situazione si complica non di poco.>
commenta Pantera Nera a margine del racconto di Calabrone, visibilmente
preoccupato grazie alla maschera abbassata.
<Quel manigoldo era coinvolto nella precedente crisi?> chiede Thor
a beneficio di Rogers, che scuote la testa.
<Vi ricordate che cosa riuscì a combinare durante la Guerra Segreta,
vero? Non oso immaginare che cosa potrebbe architettare su scala
multiversale.> ribadisce Hank Pym.
<Hai ragione. Finiamo il briefing e discuteremo anche come occuparci
di lui.> annuisce Rogers.
Quando i resoconti finiscono, sembra completato anche uno schema.
<Non posso darvi conferme perché sono riuscito ad accedere ai sistemi di
base solo fino a un certo livello di sicurezza. E' un sistema operativo
totalmente... alieno per me.> ammette Visione.
<Non ti preoccupare, hai fatto già tanto nelle condizioni in cui
versiamo. Dovremo accontentarci delle mie informazioni. Questi sono i
componenti della Justice League of America, il gruppo più importante di
supereroi di questa Terra, in base a una qualche corrispondenza con noi.>
prosegue Rogers, passando in rassegna uno ad uno i membri della Justice League.
<Quicksilver è un velocista come Flash, Calabrone può mutare le sue
dimensioni come Atom, Namor e Aquaman sono sovrani di Atlantide...>
<Ero> specifica l'ibrido
umano-atlantideo.
< ... Nova e Lanterna Verde hanno in dotazione un potere
extraterrestre e sembrano far parte di un esercito intergalattico, Thor e
Wonder Woman sono legati alle mitologie... senza offesa, biondo... gli altri
accostamenti sono più dubbi. Batman fu il contraltare di Capitan America, nella
scorsa crisi, eppure T'Challa si è ritrovato nella sua base. Avendolo visto in
azione, non mi sorprende.>
<E questo Superman? Sembrerebbe il leader del gruppo, una sorta di
Capitan America con superpoteri, ma non ho capito perché proprio questo agente
SHIELD o quello che è ha preso il suo posto.> commenta Nova.
E’ l’unico tra gli eroi presenti a non sapere che Steve Rogers era
Capitan America, e Quicksilver è naturalmente il più veloce a cambiare
argomento.
<Evidentemente lo scambio non è del tutto perfetto. Avendo visto
questo Superman in azione nel nostro mondo, sfoggia un potere che ha pochi
eguali da noi.> conferma il figlio di Magneto.
<Esatto, e mi è stato detto che è stato il primo supereroe della
storia locale... un po' come lo sono stato io. Per finire... visto che Visione
è un androide e Manhunter è, appunto, un marziano, ci basiamo sulla
testimonianza di Richard. Ora, al di là dei dettagli, direi che possiamo essere
d'accordo che una qualche forza non solo ha scambiato alcuni nostri nemici...
in una sorta di Atti di Vendetta... ma sta ricreando la Justice League of
America in base agli eroi del nostro mondo.>
<Non è detto che sia la stessa forza, potrebbero essere forze in
competizione, forze uguali e contrarie.> ipotizza Pym.
<E se tanto mi dà tanto, lo stesso starà succedendo a casa nostra, con
i Vendicatori. Sareste in grado di operare una comunicazione
inter-universale?> chiede Pantera Nera, con lo sguardo rivolto in
particolare a Visione e Calabrone, che a loro volta si guardano annuendo.
Base dei
Vendicatori
Il Quinjet ha fatto a malapena in tempo ad atterrare alla base prima che
la maggior parte del gruppo ripartisse in missione: ci sono troppe crisi per
restare con le mani in mano.
Ragione in più perché Occhio di Falco trovi la situazione estremamente
frustrante: mentre i suoi compagni di squadra sono in azione, a lui è toccato
il compito di coordinare il gruppo con i rifugiati dell’altra dimensione.
Vedere un altro super-gruppo sedersi al tavolo delle riunioni gli fa una strana
impressione, anche se deve ammettere che quando l’uomo che chiamano Batman
prende la parola attira l’attenzione come ben pochi altri eroi che ha
conosciuto.
<So che molti di voi preferirebbero essere là fuori a salvare vite, ma
abbiamo una missione più grande. E siamo costretti a fidarci degli eroi di
questa realtà... per il momento, almeno.>
<Dillo a Superman, Bats: è volato via più veloce della luce alla prima
occasione! E parlo per esperienza personale. Dovrei essere là fuori anche
io.> commenta Flash.
<Sei il nostro maggior esperto di viaggi interdimensionali, Wally.
Acciaio avrà bisogno di te per costruire una macchina che ci permetta di
controllare gli scambi.>
<Frena un secondo, Nottolone da quattro soldi: la nostra priorità è
fermare chiunque ci sia dietro a tutto questo casino, non salvarvi le
chiappe!> protesta Occhio di Falco.
<E’ quello che ho intenzione di fare. E’ chiaro che gli scambi non
sono del tutto casuali: i nostri due universi stanno cercando di rimettersi in
sesto scambiandosi gli equivalenti.> risponde Batman.
<Di che stai parlando?>
<<Concordo
con Batman.>> dice Red Tornado <<I
Vendicatori sono la Justice League di questo mondo. Io sono un androide come
Visione, Acciaio utilizza un’armatura tecnologicamente avanzata come Iron Man,
Flash è un velocista come Quicksilver, Capitan Marvel ha poteri divini come
Thor, Zatanna è una maga come Scarlet, Superman è un paragone di eroismo come
Capitan America, e Batman...>
<...è la brutta copia di Moon Knight, e allora?> lo interrompe
Occhio di Falco.
<I due universi stanno cercando di rimettersi in sesto, forse per
supplire alla mancanza di un essere come Access che li controbilanci. Se
prendiamo il controllo del fenomeno, possiamo fermarlo.>
<Okay, diciamo che mi fido. Come lo facciamo?> chiede l’arciere.
<Lasciate fare alla Justice League. Gli eroi di questo universo
sapranno anche il fatto loro, ma senza offesa, siete un po’ debolucci.>
commenta Zatanna.
<Senti un po’, streghetta, non è proprio il momento di / Batman?>
dice Freccia Verde, completamente disorientato: da un istante all’altro, si è
scambiato di posto con l’arciere dal costume viole. Ormai nessuno dei presenti
si sorprende più da questo genere di improvvisi spostamenti, meno di tutti
Batman.
<Mi chiedevo quando saresti arrivato. Evidentemente gli arcieri dalla
personalità ingombrante non sono una nostra esclusiva.>
<Mi sono perso qualcosa?> chiede Freccia Verde, guardandosi
attorno.
<Ci stiamo scambiando di posto con i nostri equivalenti dei
Vendicatori: è un tentativo dei nostri due universi di rimettersi in sesto.>
riassume rapidamente Flash.
<Ma è una soluzione temporanea: eventualmente finiranno con il tentare
di occupare lo stesso spazio e si distruggeranno a vicenda.> aggiunge
Capitan Marvel.
Tutti quanti si voltano verso di lui: ben pochi tra i presenti sanno che
sotto il suo costume si nasconde un ragazzino trasformato magicamente in un
adulto, ma nessuno si aspettava che se ne uscisse con un commento del genere.
<Che c’è? Ho qualcosa tra i denti?> chiede innocentemente Capitan
Marvel.
<Come
fai a sapere che i nostri universi saranno distrutti?> chiede Acciaio.
<Ah, quello?
Ogni tanto so delle cose. Saggezza di Salomone.> alza le spalle l’eroe.
<Certa gente vince la lotteria dei superpoteri.> sbuffa Flash.
Laboratori
Lexcorp, Metropolis
All’insaputa dei
Vendicatori e della Justice League, tutta la loro discussione è stata
monitorata dai due geni che si sono infiltrati nei sistemi di sicurezza di
entrambi i gruppi.
<Sapevo che la
nostra strumentazione era troppo perfetta per causare ancora scambi casuali.
Per quanto detesti ammetterlo, la teoria del pipistrello è plausibile...
spiegherebbe perché gli universi non vogliono rispondere ai nostri comandi.>
dice Lex Luthor.
<I nostri
universi sono molto simili ma ci sono differenze inconciliabili. Era
inevitabile... un universo senza Destino non può essere veramente completo:
questo tentativo di auto-riparazione non può fare altro che fallire.>
<Il che
significa che dobbiamo trovare un modo per arginare il problema.>
<Un modo c’è,
Luthor. La riparazione sembra coinvolgere unicamente gli autoproclamati eroi
dei nostri due mondi. Se li eliminiamo, l’universo non potrà fare nulla per
rimpiazzarli.>
<Una tesi
interessante, Dottore. Ma gli eroi della mia Terra sanno essere estremamente
ostinati nella loro insistenza a non morire, e da quanto ho capito lo stesso
vale per i tuoi avversari. Come sconfiggere un’alleanza tra i Vendicatori e la
Justice League?>
<Gli
spostamenti sono stati incontrollabili perché abbiamo cercato di essere troppo
precisi, Luthor... nessuno dei nostri universi ama pensare in piccolo.>
risponde il Dottor Destino, caricando una lunga serie di dossier: le immagini
di dozzine di nemici di entrambi i gruppi ricoprono lo schermo.
<Per fortuna
ora abbiamo due universi a disposizione.> commenta Luthor.
<E presto
saranno entrambi sotto il nostro totale controllo.> gli fa eco Destino, attivando
il trasporto di ogni singolo criminale nel database.
TERMINA
NEL PROSSIMO NUMERO
Note
[[i]]
In ordine di scena: Fabio Furlanetto, Mickey,
Valerio Pastore, rossointoccabile, Carmelo Mobilia, Mr. T