Harid,
capitale di Aqiria
Khalid bin Khafir Al-Aqir è un uomo fortunato. Non solo ha ereditato il trono di
una nazione ricchissima di petrolio, ma i suoi uomini hanno recuperato uno dei
manufatti più preziosi al mondo...una lampada magica.
Il Genio è gigantesco: metà del suo corpo è di un uomo dalle
origini chiaramente orientali e dalla pelle rossa, mentre l’altra metà è una
nuvola di fumo in costante movimento. Re
Khalid lo osserva a bocca aperta ed altrettanto fanno i suoi uomini.
Le due portavoce di Latveria hanno
reazioni molto diverse. Lancer è sorpresa quanto gli aqiriani ed in posizione d’attacco; il Primo Ministro Lucia
Von Bardas invece è serena e composta, come se si
aspettasse tutto questo.
-Io sono il Genio della Lampada. Esprimi
tre desideri ed io li esaudirò – tuona l’essere mistico, puntando il
dito contro Re Khalid.
-Sicura che sia stata una buona idea chiamare Destino? – chiede
Lancer.
-Non si perderebbe una cosa del genere per nulla al mondo –
risponde il Primo Ministro Von Bardas.
#6 – I
diabolici desideri del Dottor Destino
di Fabio Furlanetto
Una grotta al di
sotto del Palazzo Reale
Il Genio della Lampada
osserva i presenti con un misto di sdegno ed impazienza. Re Khalid stringe la
lampada dorata al petto, e facendosi coraggio riesce finalmente a dire:
-Desidero essere l’uomo più
ricco e potente del mondo.
-Niente di più facile – risponde
il Genio, schioccando le dita.
La lampada cade a terra
quando re Khalid svanisce di colpo. Nessuno dei presenti osa respirare; Lancer è pronta a gettarsi sulla Lampada, ma Von Bardas la ferma. Così facendo, è una delle guardie del
corpo del re a mettere le mani sull’antico manufatto.
Conscia di cosa potrebbe
accadere, Lancer scaglia una lama di plasma
incandescente verso l’uomo. Nonostante la sua velocità, e nonostante la lama
sia più calda della superficie del Sole, il Genio riesce comunque ad afferrarla
al volo prima che faccia alcun danno.
-Aspetta. Voglio sentire quali
desideri vuole esprimere quest’uomo.
-Voglio essere più ricco del
re! – annuncia a gran voce la guardia; se non fosse stato per la protezione del
Genio, i suoi colleghi lo avrebbero già fucilato per prendere il suo posto.
-Il Re non ha ancora
espresso gli altri due desideri – interviene Von Bardas.
-Ai morti non sono concessi
desideri – commenta criptico il Genio, schioccando di nuovo le
dita.
Ed un’altra volta la lampada
precipita, questa volta accompagnata dalla risata del Genio.
Caloris
Montes
Khalid bin Khafir Al-Aqir, re della ricca
nazione di Aqiria, non apprezza l’ironia della
situazione. Nelle sue mani c’è un lingotto d’oro, il cui valore impallidisce
rispetto alle immense ricchezze della sua nazione e che tuttavia lo rende
l’uomo più ricco che possa mai sperare di incontrare su questo mondo.
Quantomeno fino a quando la sua guardia del corpo non appare di fronte a lui,
stringendo ben due lingotti d’oro. Nessuno dei due può tuttavia godersi il
proprio desiderio.
Perché questo è Mercurio, e
nessuno dei due uomini più ricchi di questo mondo sopravvive più di un secondo
al proprio arrivo.
All’esterno del
Palazzo Reale
Due giganteschi Devastatori,
robot da battaglia latveriani alti dieci metri, sono di
guardia di fronte al cancello. Il loro arrivo ha gettato nello scompiglio i
manifestanti, che restano comunque a debita distanza. Gli animi sono ancora
calmi, ma in presenza dei robot nessuno osa fare niente di più pericoloso di
urlare slogan contro il governo. Ci sono dozzine di giornalisti presenti a
filmare e raccontare l’evento, raccogliendo le testimonianze dei manifestanti.
Poi accade qualcosa di
inaspettato: un paio di caccia sorvolano il Palazzo, volando così basso da
scatenare il panico. Un nuovo aereo si avvicina, muovendosi con grazia
inaspettata ed atterrando a pochi metri dall’ingresso del palazzo.
Tutte le telecamere sono
puntate sull’aereo, da cui scende un uomo in armatura. Un silenzio tombale
scende improvvisamente sulla folla.
I due Devastatori si
inginocchiano. L’uomo in armatura procede con passo sicuro e rapido, quasi
marziale; il suo mantello verde è mosso dal vento come una bandiera. Nessuno ha
mai negato che il Dottor Destino non sappia fare un’entrata ad effetto.
Non si ferma per un solo
istante; i cancelli del Palazzo Reale si aprono da soli. Solamente quando il
Dottor Destino è all’interno dell’edificio ed i Devastatori si sono rialzati in
piedi si sentono nuovamente voci umane, anche se nessuno osa protestare a voce
alta.
Dall’aereo è uscita anche
una dozzina di militari latveriani, due dei quali
hanno seguito Destino; gli altri si piazzano di fronte al cancello, avendo cura
di mettere in risalto le proprie armi.
Newark, New Jersey
Sunset Bain è una
delle donne più ricche ed influenti d’America, nonché un’icona del jet-set:
nessuno si aspetterebbe di vederla parcheggiare un furgone di fronte ad un
magazzino abbandonato.
Ma basta spruzzare un
particolare composto chimico ed un pesante trucco ne altera completamente i
lineamenti, rendendola assolutamente irriconoscibile.
Tutto questo le era
mancato...l’eccitazione della clandestinità, il brivido dell’essere in prima
linea. Da troppo tempo si è limitata ad agire dietro le quinte, a sfruttare
mercenari e comuni criminali per portare avanti i suoi traffici. Ma ci sono
cose che bisogna fare da soli per ricordarsi di essere vivi.
Scesa dal furgone, si trova
davanti un uomo corpulento il cui volto è oscurato da un cappuccio.
-Madame Minaccia, presumo –
dice con uno strano accento dell’est Europa.
La prima reazione di Sunset è di estrarre la propria pistola a raggi e a
puntarla contro lo sconosciuto; ma quando lo fa, si rende conto di avere tra le
mani un serpente.
-Il mago. Vendetta ha detto
che saresti venuto – nota la donna, senza perdere la calma.
-Karl Amadeus Mordo –
risponde l’uomo, cercando di prendere la mano di Sunset
per baciarla.
-Che cosa ti ha offerto
Vendetta? - taglia corto Madame Minaccia, ritraendo la mano e riponendo nella
fondina la pistola che ha ripreso la propria forma originale.
-I manufatti mistici di
Destino. Tu sai che cosa vuole da noi Vendetta?
-Per il momento dobbiamo
solo trovare un uomo. Tu mi coprirai le spalle – ordina Madame Minaccia,
incamminandosi verso il magazzino.
Osserva l’edificio con un
binocolo capace di analizzare ogni parte dello spettro elettromagnetico, senza
però trovare ciò che sta cercando.
-Non capisco. Secondo i miei
contatti questa è una delle più grandi basi AIM della costa est, ma non trovo
nessuno.
-Sono sfasati nello
spaziotempo di poche frazioni di secondo. Un semplice incantesimo di
traslazione temporale dovrebbe rivelare la loro presenza – commenta Mordo
estendendo pollice, indice e mignolo di entrambe le mani.
L’apparizione è drammatica:
non si trovano di fronte ad una base qualunque, ma ad una vera e propria
industria a cielo aperto. E a dozzine di agenti AIM, androidi e robot pronti a
fare fuoco.
La grotta
La lampada resta a terra a
lungo: anche se gli aqiriani presenti non hanno
ancora compreso pienamente la situazione, è chiaro che il Genio è estremamente
pericoloso.
Lucia Von Bardas non sembra curarsene, quando raccoglie la lampada e
la strofina.
-Attenta. Non mi fido – la
avverte Lancer.
-Prima regola di un capo di
governo, Lancer: mai lasciarsi scappare un’occasione.
-Qual è il tuo desiderio, donna?
-Desidero conoscere tutte le
regole che devi seguire per realizzare un desiderio.
-Ah, un desiderio molto saggio:
meno di tre persone l’hanno mai espresso. Molto bene: chi impugna la lampada
può esprimere tre desideri; nessun altro può farlo fino a quando non siano
stati esauditi o fino alla morte del possessore della lampada. Non è possibile
desiderare un numero infinito di desideri, né di ottenere il potere di un dio,
né di poter esprimere un desiderio perfetto, né alcun desiderio che porti a
questi risultati. E la stessa persona non può esprimere più di una volta lo
stesso desiderio.
-Allora il mio secondo
desiderio è di tornare ad essere pienamente umana, senza alcun impianto cibernetico
e senza alcuna ripercussione che io consideri negativa, sia essa fisica o
mentale.
-Un desiderio accuratamente
espresso. E sia! – acconsente il Genio, schioccando le dita.
I vestiti di Lucia Von Bardas cadono a terra, non più sostenuti da un corpo delle
giuste dimensioni.
Il primo pensiero di Lancer è che sia sparita esattamente come il re, ma può
vedere che qualcosa si muove ancora sotto i vestiti.
-Che cosa hai fatto? –
chiede al Genio, correndo a soccorrere il Primo Ministro; le lame di plasma
incandescente che escono dalle sue mani sono più che sufficienti a far sì che
nessun aqiriano tenti di approfittare della
situazione per recuperare la lampada.
Una neonata di pochi mesi si
libera dai vestiti, guardandosi attorno completamente spaesata.
-Lucia Von Bardas
è in un corpo perfettamente umano, più giovane ed in perfetta salute: nessuna
di queste ripercussioni può essere considerata negativa, o forse sbaglio? In
questa forma vivrà almeno trent’anni di più rispetto a prima.
-Dubito davvero volesse
tornare una bambina! – protesta ancora Lancer,
inginocchiandosi: la neonata non sta piangendo, anzi ha già iniziato a
gattonare verso la lampada.
-Potresti chiederlo a lei. Le sue
facoltà mentali sono esattamente le stesse di prima.
-Eo
aaee aduu – è tutto quello
che riesce a dire Lucia invece di “desidero tornare adulta”, ma è sufficiente
l’intento: il Primo Ministro di Latveria torna alla
propria vera età.
-Mi hai mentito – sono le
sue prime parole adulte, mentre si copre con il niqab che Lancer
ha smesso di usare come travestimento.
-E come?
-Ho desiderato conoscere le
regole, ma non hai detto che ogni desiderio è interpretato a modo tuo in modo
ostile verso chi lo esprime.
-Hai chiesto di conoscere le
regole che DEVO seguire. Ma non c’è nessuna regola che mi impone di tormentare
i miei padroni...lo faccio di mia spontanea volontà. Non DEVO farlo.
-Tocca a me – interviene Lancer, strappando la lampada dalle mani di Von Bardas.
-Questo potere spetta solo a
Destino – obietta Lucia.
-Deve aspettare il suo
turno. Desidero che mio marito ritorni in vita.
-Lancer,
no! Non ci si può fidare di questo essere! – protesta Lucia, tentando di
riprendere possesso della lampada; senza più impianti cibernetici, però, non ha alcuna speranza di riuscirci.
-In qualunque modo possa
storpiare il mio desiderio, ne ho altri due per rimediare.
-Hai finito? Sono pronto per il
secondo desiderio.
-Come? Non hai ancora
esaudito il primo!
-Certo che l’ho fatto. Pensi sia
difficile? Resuscitare i morti è uno dei desideri più espressi; non sai quante
volte mi hanno chiesto di farlo. Sarebbe anche ora di desiderare qualcosa di
nuovo.
-E allora dov’è?
-Esattamente dov’era prima: nella
sua bara. Non mi hai chiesto di spostarlo – spiega il Genio con un
sorriso maligno.
-Allora portalo subito qui!
– urla Lancer.
-E’ questo il tuo secondo
desiderio?
-Sì, sì certo! Desidero che
mio marito sia qui!
-Basta chiedere.
Un fumo sovrannaturale
riempie la grotta, in un elaborato spettacolo che sembra non finire mai. I
sensi artificiali di Lancer non riescono ad
analizzare ciò che sta avvenendo, ed allo stesso modo il suo cuore cibernetico
non smette di rallentare.
Finalmente il fumo svanisce,
lasciando spazio ad una bara. Lancer si affretta ad
aprirla, ed in una frazione di secondo tutto il dolore degli ultimi anni le
passa davanti agli occhi: il corpo del marito martoriato dai marziani sotto i
suoi occhi, gli infiniti interventi chirurgici per salvarle la vita, il patto
con Destino per avere una seconda vita...e non esita un istante a gettarsi
tutto all’istante per poter rivedere David.
Ed il suo cuore va ora in
pezzi una seconda volta: David Dunbar è immobile
all’interno della propria bara, come si conviene a un morto. Sul suo volto c’è
un’espressione di terrore.
-David? Rispondimi, David! –
lo chiama Lancer, cercando di sollevarlo: il corpo
dell’uomo non è freddo come quello di un cadavere di due anni, ma è
completamente privo di vita.
-Che cosa ho fatto? – si
domanda Lancer, le cui lacrime bagnerebbero il
cadavere del marito se solo fosse ancora fisicamente capace di piangere.
-E’ soffocato nella propria
bara. Ecco perché ci ha messo così tanto a portarlo qui – comprende Lucia Von Bardas.
-Se avessi voluto un trasporto
istantaneo, avresti dovuto essere più chiara.
-Schifoso bastardo!
Riportalo in vita subito!!!
-E’ forse il tuo terzo desiderio?
Desolato, ma hai già desiderato di riportare in vita quest’uomo. Non si può
esprimere due volte lo stesso desiderio...sono le regole. Credevo di essere
stato chiaro.
Le parole non possono rendere
giustizia all’ira scatenata da Lancer contro il Genio
della Lampada: decine di tipi diversi di armi si abbattono sull’essere magico,
che non smette di mostrare il proprio sorriso sadico neppure per un istante.
Newark, New Jersey
Madame Minaccia non riesce a
capire di quale tecnologia stia usando Mordo, ma ne riconosce l’efficacia:
nessuna delle armi dell’AIM riesce a fare breccia nel suo campo di forza, ed i
suoi ologrammi sono così realistici da far sprofondare nel terrore assoluto gli
agenti.
I disgregatori molecolari e
le granate ipersoniche che ha portato con sé sono più che sufficienti a tenere
sotto controllo androidi e robot, ed ha già messo gli occhi su una buona
dozzina di tecnologie che potrà rubare e rivendere al mercato nero.
Ma è il generatore temporale
ad attirare la sua attenzione: se può rendere invisibile ed intangibile
un’installazione di queste dimensioni, il suo valore è davvero inestimabile.
-Stiamo cercando un uomo. Il
Professor William McAlexander – rivela Madame
Minaccia.
-Sono io. La prego, non
distrugga il generatore – la implora uno degli agenti, togliendosi il casco: è
molto più anziano di quanto Sunset si aspettasse,
probabilmente vicino ai novant’anni.
-Lei è una persona difficile
da trovare, Professore. Nessuno ha sue notizie da più di quindici anni...da
quando ha smesso di insegnare fisica quantistica all’Empire State University.
Devo dire di essere un po’ delusa...lei è l’ultimo sopravvissuto del team di
scienziati che creò il primo Cubo Cosmico. Ed ora si limita a costruire
giocattoli – lo schernisce Madame Minaccia, indicando con la pistola il
generatore temporale.
-Quello che lei chiama
“giocattolo” è la mia vita: ho impiegato vent’anni per realizzare il progetto
del mio studente.
-“Studente”? – ripete Madame
Minaccia.
-Victor Von Doom – rivela il Professor McAlexander.
Palazzo Reale
Destino non si sta
divertendo. Le difese del Palazzo si sono dimostrate oltremodo patetiche ai
suoi occhi; molti aqiriani hanno dato la propria vita
per impedirgli di raggiungere la porta pesantemente blindata che conduce ai
sotterranei. Solo una voce femminile si rivolge a lui:
-Che cosa hai intenzione di chiedere, Victor?
Con l’accesso ai sotterranei
di fronte a sé, Destino non si volta per guardare negli occhi il riflesso di
Morgana proiettato misticamente su uno degli specchi appesi alla parete.
-Il potere assoluto? La distruzione dei tuoi nemici? Il mio amore? Spero
tu non ponga troppa fiducia nel Genio della Lampada. Potresti essere sorpreso
da chi è il padrone e chi è il servitore.
-Destino non si fida di
nessuno – risponde prevedibilmente Victor Von Doom,
sfondando la porta blindata con un colpo concussivo
emesso dai guanti dell’armatura.
“Nemmeno Morgana Le Fay” pensa la strega.
Una volta raggiunta la
grotta, Destino analizza con attenzione la situazione. Il Genio della Lampada
sta combattendo contro Lancer, o almeno questo è
quello che pensa la donna: non un singolo colpo riesce a ferire il Genio,
nemmeno le armi delle guardie aqiriane che stanno
facendo fuoco.
Lucia Von Bardas è protetta da un campo di forza personale progettato
da Destino; una rapida scansione mostra che gli impianti cibernetici nel suo
corpo sono scomparsi. E di fianco a lei c’è una bara aperta che contiene il
cadavere di un uomo che Destino non ha mai visto prima.
-Non c’è che dire, i tuoi sottoposti fanno una vita interessante –
commenta il riflesso di Morgana.
-SILENZIO – tuona il Dottor
Destino, scatenando una scarica mistica contro il Genio.
L’intera grotta trema per
l’impatto, e gli aqiriani cessano il fuoco. Lancer è l’unica a non fermarsi, ma il Genio della Lampada
l’afferra con una mano sola e le impedisce di muoversi. Nonostante non sia
stato ferito dall’attacco di Destino, è comunque riuscito a percepirlo.
-Victor Von Doom.
Ho sentito parlare di te a Jahannam.
-Il nome di Destino è
conosciuto in molti inferni, compreso quello islamico.
-Lord Destino – saluta Lucia
Von Bardas, inchinandosi quando consegna la lampada
al suo re.
Il Dottor Destino raccoglie
il manufatto, e stringendolo come un trofeo si rivolge agli aqiriani:
-Destino vi concede di
sparire dalla sua vista.
Dopo aver assistito a più di
un miracolo, anche i pochi aqiriani che non sanno di
cosa è capace l’armatura dell’invasore non hanno alcun desiderio di combattere.
Mentre la grotta si svuota,
Destino studia il corpo nella bara. Il computer dell’armatura riconosce le
fattezze del marito di Lancer: non è difficile
comprendere il motivo della furia della donna.
-Esprimi il tuo desiderio, Lancer, così che Destino possa realizzare i propri.
Il Genio della Lampada
lascia andare Lancer, che atterra illesa ma crolla
immediatamente in ginocchio. Esaurita la rabbia, non sa con che cosa riempire
il vuoto nel proprio cuore.
-E cosa potrei chiedere? Ho
avuto la possibilità di resuscitare David e l’ho sprecata.
-Tu non puoi farlo, ma Destino può
ancora desiderare la resurrezione di tuo marito.
-Un desiderio simile sarebbe
al di sotto di Lord Destino – Lancer obietta.
Il Dottor Destino non
risponde immediatamente. Si avvicina solennemente a Lancer:
fino a quando non avrà espresso il terzo desiderio, Destino non potrà usare la
lampada.
-Siamo spiriti affini, Lancer: per questo ti ho scelta come mio araldo. Anche
Destino ha conosciuto il dolore della perdita di una persona amata ed ha
combattuto il diavolo in persona per la possibilità di incontrarla ancora una
volta.
-E cosa faresti se non
avessi più la possibilità di salvarla?
-Troverei forza nell’unica cosa
che spinge un uomo a superare ogni limite e superare ogni ostacolo.
Il Dottor Destino porge a Lancer la lampada. I due stringono il manufatto allo stesso
tempo, e Lancer osa fare qualcosa che raramente ha
avuto il coraggio di fare: guardare Destino negli occhi.
Sono occhi carichi di
orgoglio e di pazzia. Una pazzia che al momento sembra allettante.
-La più grande forza
dell’universo. L’odio.
-Desidero che il Genio della
Lampada si suicidi dopo aver esaudito i desideri del Dottor Destino.
Il Genio della Lampada
emette un ruggito rabbioso, ed il suo corpo si ricopre di fiamme infernali.
-Credi di poter incastrare un
Genio!? Ho distrutto le vite di migliaia di mortali che si credevano abbastanza
furbi da raggirarmi!!! Non metterò fine alla mia vita solo per un tuo
capriccio!!!
-Non hai stabilito nessuna
regola che lo proibisse – gli ricorda Lucia Von Bardas,
il cui unico dispiacere è di non essere la diretta responsabile della fine del
Genio.
-Che siate maledette...la magia
della Lampada mi costringe ad obbedire. Esprimi i tuoi tre desideri, Victor Von
Doom, ma soppesa bene le parole: il mio ultimo atto
su questo mondo sarà ricordato per sempre.
-Taci ed osserva come agisce
un vero essere superiore – lo schernisce Destino.
Il Dottor Destino strofina
la lampada dorata con un lembo del proprio mantello; non è il riflesso della
sua maschera di ferro ad osservarlo, però, ma quello di Morgana.
-Non lasciarti tentare dal potere, Victor. Il genio esaudirà il tuo
desiderio, ma lo interpreterà in modo da farti soffrire.
-Desidero che Morgana Le Fay arrivi nel presente.
Cornovaglia
Il castello è in rovina da
secoli; tra tutti i castelli associati alla leggenda di Re Artù, forse è
appropriato che quello di Morgana sia stato completamente dimenticato. Il cielo
è carico di nuvole nere, ed un’imponente tempesta illumina ciò che resta di
un’epoca magica.
Morgana Le Fay appare sotto la pioggia scrosciante, e per la prima
volta da tempo immemore è libera dalla propria prigionia.
-Finalmente!!! Sapevo che
Victor avrebbe trovato il modo di superare l’incantesimo di Merlino!!! – esulta
Morgana, nella cui mente si sta formando un piano: prima che il giorno sia
finito, questo mondo sarà sotto il suo totale controllo.
Riesce a malapena a fare un
passo, però, prima di sbattere contro una barriera invisibile che le impedisce
di procedere oltre.
-No. No no NO!!! – ripete
con rabbia crescente, scatenando la propria magia contro qualcosa che non può
vedere.
-L’incantesimo che mi
imprigiona nel castello è ancora attivo, anche se tutto ciò che ne resta sono
pietre morte!!!
Per quanto Morgana urli e si
scateni, nulla può permetterle di liberarsi: il Genio della Lampada può essere
stato abbastanza potente da strapparla dalla nebbia del tempo, ma l’astuzia di
Merlino non conosce eguali.
Quando l’ira di Morgana ha
raggiunto l’apice, due robot di chiara fattura latveriana
atterrano di fronte a lei. Morgana si ricompone, cercando di riprendere la
propria compostezza regale, anche se non è semplice quando si è completamente
fradici in mezzo al nulla.
-Era ora. Sbrigatevi a
portarmi alla corte di Destino; ho bisogno di un bagno caldo.
Aqiria
Il Genio della Lampada ride di
gusto, una risata così perfida da far raggelare qualsiasi anima.
-Trovi la situazione
divertente? – chiede Destino, senza scomporsi.
-Non ho bisogno di storpiare i
tuoi desideri, Victor Von Doom, quando tu stesso
invochi la tua distruzione! Quella donna non desidera altro che renderti il suo
schiavo d’amore e regnare su tutta la Terra.
-E credi davvero che Destino
non lo sappia? La sete di potere di Morgana è insaziabile quasi quanto la mia.
-Ed ora qual è il tuo secondo
desiderio? Che Morgana abbandoni i suoi piani per tradirti?
-Desidero che l’anima di
Morgana Le Fay sia esiliata per sempre nel Limbo,
priva di ogni memoria e conoscenza mistica.
Nella sua lunghissima vita,
il Genio della Lampada ha condannato infinite persone a fati peggiori della
morte...ma non riesce a ricordare di aver udito un desiderio così gelido da
farlo esitare.
-Io...non credo di poter...
-Stai forse mettendo in
discussione il volere di DESTINO?
-Naturalmente no...Padrone – risponde
il Genio, abbassando la testa.
Cornovaglia
I due robot afferrano
Morgana per le braccia; per colpa della sua vulnerabilità al ferro, la pelle
della donna inizia a bruciare.
-Lasciatemi andare, schiavi!
Non sapete chi avete di fronte!? Io sono...sono...oh Victor, che cosa hai
fatto?
Il corpo di Morgana Le Fey crolla a peso morto, sostenuto solo dai due robot.
-Missione
completata. Ritorno alla base.
I robot trascinano il corpo
senza vita di Morgana oltre la barriera invisibile, ormai inefficace: lo
spirito che doveva esserne intrappolato è ben lontano.
Non c’è nessuno ad osservare
i due emissari di Destino volar via portando con sé il cadavere della più
grande strega della Cornovaglia.
Eppure, se ci fossero, forse
intravedrebbero nascosto nella nebbia un vecchio dalla lunga barba bianca
sorridere soddisfatto.
Aqiria
Victor Von Doom stringe tra le mani la lampada, riflettendo
accuratamente sull’ultimo desiderio da esprimere.
-Intendete chiedere il
controllo del mondo, Lord Destino? – Lucia Von Bardas
chiede.
-Dovresti aver capito ormai
che non ci si può fidare del Genio della Lampada, e non è consentito chiedere
il potere assoluto. Qualsiasi cosa io possa desiderare per me
stesso...un’armata invincibile, la morte di Richards...ogni cosa mi verrebbe
ritorta contro. No, Primo Ministro, Destino può realizzare da solo i propri
sogni e non ha bisogno dell’aiuto di nessuno.
-Non hai intenzione di
chiedere proprio niente? – Lancer insiste.
-Il mio intento era di usare
l’ultimo desiderio per uccidere il Genio, ma con il tuo terzo desiderio non è
necessario. No, il mio ultimo desiderio non sarà un atto di egoismo, ma di
generosità. Avete visto che cosa sia Aqiria... una
nazione corrotta, dedita all’adorazione del lusso e del denaro. Il popolo di Aqiria dovrà pazientare ancora un po’ prima di godere i
frutti del governo di Destino, che avverrà quando governerò con pugno di ferro
il pianeta intero. Eppure, per quanto fosse incompetente, Aqiria
ha appena perso un re. Dovrei farle un dono per compensare questa perdita.
-Non capisco; vuoi
conquistare Aqiria? Donarle la tua tecnologia?
-Meglio: voglio restituirle
il suo destino. Genio della Lampada...il mio ultimo desiderio è di trasformare
tutto il petrolio di Aqiria in acqua.
-E così sia.
-Che cosa!? Ma...senza il
petrolio, l’economia di Aqiria andrà in rovina...
-Un giusto sovrano deve
saper impartire lezioni dure senza esitazione, Lancer.
Anche tu, Genio della Lampada, ne hai imparata una oggi.
-Ho imparato che non esiste
nessuno, in tutta la storia umana, che abbia un cuore più gelido di quello di
Victor Von Doom – sono le ultime parole del
Genio della Lampada, mentre crea una enorme spada fiammeggiante.
E’ sufficiente un rapido e deciso
colpo di lama per decapitare il Genio, il cui corpo di fumo e magia si disperde
rapidamente nell’aria. Non c’è un grido di dolore, non c’è nessun suono al di
fuori della lampada dorata che viene stritolata dal guanto metallico del Dottor
Destino.
-Ritorniamo al Castello.
Destino è stanco di questa opulenza orientale.
Newark, New Jersey
Ci sono moment in cui
l’universo si dimostra più strano di quanto si immagini. Che una donna d’affari
e trafficante d’armi part-time, un professore di fisica quantistica diventato
terrorista ed un mistico transilvano si incontrino dentro un furgone in New
Jersey lo prova.
-Se volete che vi costruisca
un Cubo Cosmico, non ne sono capace – li avvisa anticipatamente il professor McAlexander.
-Prova a raccontarla a
qualcun altro, nonno – risponde Madame Minaccia puntandogli alla testa una
pistola a raggi.
-Il Cubo era un progetto di
Burns e Decker; non sono mai riuscito a spiegare scientificamente come
funzionasse, né a replicare i risultati senza il loro aiuto. E’ stato il
fallimento di maggior successo delle nostre carriere.
-“Fallimento”? Il Cubo
Cosmico può fare praticamente qualunque cosa – ricorda Madame Minaccia.
-Sì, è quasi una professione
di fede per un agente dell’AIM...il Cubo Cosmico, moderna Lampada di Aladino che
può esaudire ogni desiderio, creata dai più grandi scienziati del mondo. In
realtà Burns, Decker ed io stavamo cercando di creare tutt’altro e nel nostro
errore abbiamo creato il Cubo.
-Vorrei offrirle l’opportunità di rimediare al suo errore, professore
– interviene una voce dall’autoradio...una voce che Madame Minaccia e Mordo
riconoscono come quella di Vendetta.
-E’ impossibile, ve lo
ripeto. Burns è stato ucciso dal Teschio Rosso e Decker si è suicidato.
-Non è un problema. Ci sono
modi per rimediare alla loro situazione – insinua Mordo.
-So che avete costruito il Cubo Cosmico cercando di portare a termine un
esperimento pensato da qualcun altro, Professore. Se avesse a disposizione gli
appunti originali, pensa che potrebbe farcela?
-Chi è lei? Come fa ad avere
gli appunti originali? Gli unici che potrebbero averla sono...
-Reed Richards e Victor Von Doom. Gli ideatori del Progetto Overlord.
Limbo
Questo è un regno senza
tempo, dove i secondi possono durare un’eternità e l’infinito può estinguersi
in un respiro. Il Limbo si espande in ogni era come una nebbia indistinta, e
tutti gli eventi della storia umana possono essere visti solo come un’immagine
indistinta.
Un’anima vaga per questo
reame eterno ed etereo. Forse da sempre, forse da poco, non ha importanza. Non
può vedere, ascoltare, assaggiare o toccare nulla; ogni sensazione o desiderio
umano può solo essere intravisto nella nebbia.
L’anima vorrebbe essere
morta. Vorrebbe poter ricordare che cosa è stata. Non ha ricordi di cosa
significhi essere umani, ma per tutta l’eternità proverà rimpianto per ciò che
è stata. Oltre all’immensa malinconia e sofferenza, c’è un solo ed unico
pensiero coerente ad impedirle di scivolare nell’oblio.
“Pagherai per quello che mi
hai fatto, Victor” pensa l’ombra di ciò che era Morgana Le Fay.
Castello Destino, Latveria
E’ notte fonda a Doomstadt, ma il governo di Latveria
non dorme mai. Il Dottor Destino si sta incamminando verso uno degli innumerevoli
laboratori, mentre il Primo Ministro Lucia Von Bardas
lo aggiorna sulla situazione.
-Il governo di Aqiria è crollato non appena abbiamo lasciato il paese,
Lord Destino. La distruzione della sua economia sta destabilizzando l’intera
regione; secondo le analisi psicostoriche iniziali,
otto nazioni avranno una guerra civile nei prossimi due anni.
-Offriamo asilo a qualsiasi
profugo desideri prendere dimora a Latveria, a patto
che giuri eterna fedeltà a Destino. C’è altro, Von Bardas?
-Lord Destino...riguardo i
miei impianti cibernetici...
-Non saranno re-installati.
Tradiscimi una seconda volta, Von Bardas, e subirai
un destino mille volte peggiore di quello di Morgana. Questa udienza è
terminata – taglia corto il Dottor Destino, ritirandosi nel proprio
laboratorio.
C’è qualcosa di sinistro nel
laboratorio, qualcosa di impalpabile ma che aleggia nell’aria artificialmente
sterile.
Sospeso in una vasca
nutritiva galleggia un corpo umano; migliaia di cavi di alimentazione collegano
la vasca ad un numero elevato di alimentatori, tenendo sotto controllo i segni
vitali dell’umano. O meglio, verifica che non ci sia alcun segno vitale.
-Il paziente è pronto? –
Destino chiede.
-Abbiamo
seguito le sue indicazioni nei minimi particolari, Lord Destino – uno dei
robot risponde.
Il corpo di Morgana Le Fay è stato adagiato sul tavolo operatorio. Non respira più
da ore; i suoi abiti provocanti sono stati sostituiti con un camice operatorio,
e la sua folta chioma è stata completamente rasata a zero.
Ad un gesto di Destino, i
generatori olografici proiettano delle rune mistiche sul cadavere di Morgana.
Un robot si avvicina spingendo un carrello su cui sono stati adagiati numerosi
attrezzi chirurgici.
Un altro porta l’oggetto più
curioso e raccapricciante del laboratorio: un embrione dell’alieno interdimensionale Annihilus [1], da cui sono stati estratti il cervello ed un paio di
organi senza equivalenti in un essere umano.
Il Dottor Destino impugna il
bisturi di adamantio e si prepara all’operazione. Esita per un istante,
accarezzando delicatamente il volto di Morgana. C’è l’ombra di qualcosa di
inaspettato nei suoi occhi. Forse un rimorso? Il ricordo della risata di
Morgana? Amore?
-Ha bisogno di
assistenza nell’operazione, Lord Destino?
Una scarica di energia dal
guanto di Destino manda in mille pezzi il robot impertinente; i suoi simili si
affrettano a ripristinare le condizioni sterili del laboratorio, e Destino fa
un lungo respiro per calmarsi.
Il Genio aveva ragione.
Destino deve essere freddo. Freddo come le mani di sua madre. Freddo come lo
zero assoluto della sua anima nera.
Freddo come il cadavere di
Morgana quando Destino inizia l’autopsia.
CONTINUA!
Nel
prossimo numero: Iron Man