L'UOMO SENZA PAURA
N° 39
(PARTE
TERZA)
Di Carlo Monni
1.
Anni or sono un uomo di nome Bolivar Trask iniziò una vera e propria campagna contro quella che lui chiamava la Minaccia Mutante. Alcuni dicono che quello fu il primo atto di quella che divenne nota come isteria antimutante. Molto tempo è passato da allora, Bolivar Trask è morto dopo aver compreso l’errore delle sue convinzioni e pian piano l’atteggiamento dell’opinione pubblica verso i mutanti ha cominciato a cambiare. Oggi la possibilità di una convivenza pacifica tra il comune essere umano ed il suo fratello mutante è sempre meno solo una speranza e si avvicina a diventare una concreta realtà. Ma molto rimane da fare. I semi gettati da Bolivar Trask hanno trovato terreno fertile nella paura, nell’ignoranza, nell’intolleranza, in ultima analisi, nel razzismo, sentimenti che, spesso albergano, più o meno nascosti, nell’animo di più esseri umani di quanti ci piaccia ammettere. Nel clima di Caccia alle Streghe di quel periodo nacque Operazione Zero Tolerance. Nulla a che fare con la politica del Sindaco Giuliani, questa era un operazione finalizzata alla detenzione ed alla futura eliminazione fisica di tutti i mutanti. In un momento di vera e propria follia il Governo consentì che tale operazione fosse condotta sul territorio nazionale. Per fortuna ci fu chi vide l’aberrazione di questo comportamento e si attivò per fermare tutto, ma, come si dice: le azioni hanno conseguenze e le conseguenze al momento sono rappresentate da una causa civile da molti milioni di dollari contro il Governo degli Stati Uniti per violazione dei diritti civili, in un’inchiesta penale ed in una futura inchiesta Congressuale sugli stessi fatti. Forse troppo poco, sicuramente troppo tardi. Quanto a me, io sono solo un cronista di un grande giornale della grande città chiamata New York, il mio nome è Ben Urich ed il mio compito è narrare questa storia, non prendervi parte… almeno per ora.
Li
chiamano mutanti. La loro colpa? Essere nati con doti fisiche o psichiche
diverse da quelle dei comuni esserti umani. L’umanità ha sempre provato
diffidenza per chi è diverso dalla norma, quale che essa sia. I razzisti del
Sud prima della Guerra Civile giustificavano la schiavitù sostenendo che i
negri erano una specie inferiore, incapace di prendersi cura di se stessa; gli
antisemiti giungono a negare che gli Ebrei siano del tutto umani. L’uomo non ha
bisogno di molti pretesti per odiare, deridere od anche solo commiserare un suo
simile. Questo accade a più gente di quanto ci piaccia ammettere. Per quanto mi riguarda, i mutanti sono esseri
umani come tutti gli altri ed hanno gli stessi diritti di tutti gli altri.
Molti anni fa, troppi ormai, forse, una guerra fu combattuta contro coloro che
negarono ad un’intera categoria di persone i diritti fondamentali di cui ogni
uomo o donna dovrebbe godere. Non s’impara mai dagli errori della Storia, dite?
Non se io posso farci qualcosa.
I
miei sensi, ipersviluppati grazie allo steso incidente radioattivo che mi privò
della vita, mi dicono che coloro che mi stanno davanti sono perplessi. Sono
stati perseguitati da esseri metà uomini e metà macchine, imprigionati
ingiustamente, destinati a morire a causa delle folli idee di un uomo
conosciuto solo come Bastion ed ora si chiedono come
potranno un cieco ed una paralitica aiutarli ad ottenere giustizia? La
risposta? Con ogni mezzo possibile ed anche con qualcuno leggermente
impossibile.
-Preoccupato per la causa, Matt?- mi chiede
Becky Blake. Becky è l’Amministratore del mio Studio Legale. Anni fa uno
psicopatico la violentò e le provocò un trauma alla spina dorsale che le
costrinse per sempre su una sedia a rotelle. Le ci volle un pò
per superare il trauma, soprattutto dal punto di vista psicologico, ma alla
fine eccola qui, un brillante avvocato dotato di determinazione, talento ed
immaginazione. Non avrei mai voluto altri al mio fianco in questa causa... a
parte Foggy Nelson, s’intende, ma stavolta lui può
essere l’avversario.
-Preoccupato?- rispondo a Becky –Si, direi
di si, in un certo senso. Questa causa mette in gioco
un bel po’ di valori in cui ho sempre creduto, ma, a dire il vero, non è il
versante giudiziario a preoccuparmi, quanto piuttosto… gli effetti
collaterali.-
-Spiegati meglio.-
-Stiamo pestando un nido di vespe: ci sono
fazioni che si combattono aspramente su entrambi i fronti. Questo è un tempo di
cambiamenti, Becky, è come ai tempi del Movimento per i Diritti Civili negli
Anni Sessanta. I Mutanti cominciano a non essere solo temuti, ma accettati, a
trovare il loro posto al sole in questa nostra società ed i cambiamenti fanno paura
a molti.-
-Temi gli estremisti antimutanti?-
-E quelli pro mutanti. L’integrazione, la
fine delle ostilità è quello che più temono gli estremisti di ogni idea. Ne
abbiamo avuto un assaggio con l’attacco intimidatorio a Paul Bailey,[1]
non credo che sarà l’ultimo.-
-Per fortuna abbiamo Worthington ed i suoi X
Men a proteggerci.-
-Già.- commento ed intanto mi alzo e mi
avvicino alla finestra, lasciando che la mia attenzione sia assorbita per
qualche attimo da suoni ed odori provenienti dall’esterno. E se gli X Men non
dovessero bastare, beh io non sono del tutto indifeso, dopotutto. Dove non può
agire l’Avvocato Matt Murdock, può sempre arrivare Devil, l’Uomo senza Paura.
Qualche
tempo fa. Washington D.C. Nel
suo ufficio al Dipartimento della Giustizia il Procuratore Generale degli Stati
Uniti esamina una lista di nomi fornitagli dai suoi collaboratori.
-Quindi dovrei scegliere uno di loro, adesso?- chiede il Procuratore.
-Si, signore.- risponde uno di loro –Sono tutti noti avvocati
Democratici o indipendenti, esattamente quelli di cui abbiamo bisogno come
Pubblico Ministero Indipendente per l’inchiesta sull’Operazione Zero Tolerance.
-Uhm, direi che la scelta migliore è… questo.- risponde il Procuratore
Generale puntando il dito su un nome.
-Ottima scelta signore, ha esperienza con i supercriminali ed è già
stato nominato per quell’altra faccenda.-
-Uhm già, quando prevede che finisca quel processo?-
-Entro poche settimane, signore.-
-Bene, fatelo venire qua appena possibile, allora.-
E così dicendo, il Procuratore Generale
chiude la cartella sulla sua scrivania.
2.
Un posto segreto. Dall’aspetto sembra
un’installazione militare o quantomeno paramilitare. Gli uomini e donne che vi
stanno agendo vestono delle uniformi, anche se non indossano alcuna insegna che
li identifichi come appartenente ad un qualunque esercito nazionale. Fanno
eccezione un gruppo di persone che indossano dei camici bianchi e che si
scambiano degli sguardi d’intesa. L’oggetto del loro interesse è una figura
umanoide, apparentemente appartenente ad un uomo di età superiore ai 50 anni,
dai capelli ed il pizzo bianchi, con indosso una tuta di color porpora e blu
scuro. L’uomo, se è questo che è, si trova all’interno di un macchinario che, a
quanto sembra, lo sta analizzando da capo a piedi. Il suo volto grigiastro è apparentemente
privo di espressione, mentre si rivolge a coloro che lo fronteggiano:
<<Spero che siate soddisfatti, signori.
Tutto è posto, non è vero?>>
-Si, ora ne siamo certi…- risponde uno degli
scienziati -… ma dovevamo assicurarcene, visto il suo stato quando l’abbiamo…
ehm… recuperata.-
<<Comprendo dottore ed approvo. Solo la perfetta efficienza mi
permetterà di portare a termine il compito che mi sono prefisso, il compito per
cui sono stato creato.>>
-Che è anche il nostro stesso scopo, per questo
ci siamo dati da fare per ricostruirti, dopotutto chi meglio di te potrebbe
riuscirci? Tu che sei stato creato per….-
L’essere scuote una
mano per zittire l’uomo e replica:
<<So benissimo chi sono: Prima Sentinella, Classe Nimrod, creata ed equipaggiata per la neutralizzazione
dell’aberrazione nota come Mutanti. Nome in codice: Bastion.>>
E
mentre parla, la forma dell’essere muta passando da quella di un essere umano a
quella di un robot corazzato alto circa tre metri di color rosso e blu, sul cui
volto si potrebbe credere di vedere, per quanto possa sembrare impossibile, un
sorriso di maligna soddisfazione.
. Ci sono momenti in cui mi piace star
solo, appollaiato come un uccello da preda sulla più alta torre del mio Nido
del Gufo, con gli occhi rivolti verso la costa lontana e la Città di New York.
Sono capace di rimanere in questa posizione anche molto a lungo, meditando
sulle mie mosse ed i miei piani, poi, come obbedendo ad un impulso
irresistibile, salto nel vuoto, aprendo le braccia e scivolando lungo le
correnti aeree come il mio omonimo, un padrone della notte. In questi momenti
sono veramente me stesso, sono davvero degno del mio nome, sono: il Gufo.
Mentre volo, la mia memoria corre a
tempi in cui il mio nome era ridicolizzato, in cui io stesso non ero che
l’ombra di quello che sono ora, ma tutto è passato adesso: sono di nuovo
all’apice della mia forza e potenza, ho scalzato Wilson Fisk,
il tanto vantato Kingpin, dalla sua posizione di
Signore del Crimine di New York, un titolo che ora è mio di diritto e non solo,
la mia influenza si estende in ogni angolo della Costa Orientale, fatta
eccezione per le cosiddette “Mafie Etniche”, ma anche questo è un ostacolo che
supererò prima o poi, si tratta solo di avere pazienza.
Quando, alla fine, decido di ritornare
nel mio ufficio, vi trovo colui che si occupa di risolvere le , chiamiamole
così, situazioni spiacevoli per me, il killer albino chiamato Lapide.
-Ci sono
novità?- gli chiedo.
-Nulla di
realmente importante.- risponde lui –Willie Lincoln e Blackbyrd
stanno seguendo la traccia che abbiamo fatto avere loro su quell’omicidio.-
-Molto
bene.- replico –In questo modo chiuderemo una situazione incresciosa e ci
sbarazzeremo di pericolosi rivali senza che nessuno possa accusarci di avere
interferito. Con un po’ di fortuna questo distrarrà Devil
abbastanza a lungo da servire ai nostri scopi.-
-Potremmo
sistemarlo permanentemente sin da adesso. Una parola sola, Gufo, e me ne occupo
io immediatamente.-
-Mi
tenteresti, ma non è ancora il momento. Quando deciderò di sistemare quel
buffone vestito di rosso, lo farò nel momento da me scelto ed alle mie
condizioni, fino ad allora…. Diciamo che mi divertirò a vedere come se la
cava.-
Rido decisamente soddisfatto di me s
tesso.
Sede
della Fondazione Vanessa Fisk per l’Assistenza alle
Vittime del Crimine. Il nome del signore è Richard Fisk
ed è il Presidente di quest’istituzione il cui scopo, almeno ufficialmente, è
occuparsi di coloro la cui vita è stata toccata dai neri tentacoli del Crimine.
Richard sa molte cose al riguardo: suo padre, Wilson Fisk,
non era un semplice imprenditore come ci teneva a fargli credere quando lui era
un ragazzino, no, in realtà era il Capo del Crimine Organizzato in tutta la
città. La coscienza di Richard si ribellò a questa scoperta, giurò di abbattere
l’impero del male del padre e ci provò molte volte, usando vari stratagemmi,
tra cui un paio di identità mascherate, ma finì con lo scoprire un’amara
verità: che la strada per l’Inferno è lastricata di buone intenzioni. Ora suo
padre è rovinosamente caduto dal trono ed è in prigione, almeno per il momento.
Richard dovrebbe sentirsi libero, ma non è così, perché ora ha un nuovo scopo
da perseguire ed è determinato a raggiungerlo a qualunque costo.
In questo momento sta terminando di firmare
alcuni documenti, che poi porge alla sua segretaria
-Per oggi spero che basti Miss Stevens.- le
dice –Ormai è l’ora di chiudere. Se non c’è altro, può anche andare.-
_Davvero? Grazie signore.- replica la ragazza
–Prima di andare volevo ricordarle l’incontro col Vice Sindaco domattina e poi
col Presidente della Camera di Commercio.-
-Domattina alle nove, giusto, sarò
puntualissimo come mia abitudine, Miss Stevens. Ora vada e buona serata.-
-Grazie signore, anche a lei.-
Dopo
che la segretaria è uscita, Richard si allenta il nodo alla cravatta e si
avvicina alla finestra guardando il panorama al di fuori.. A cosa pensi non c’è
dato saperlo, almeno per ora. Con gesto deciso compone un numero su un
cellulare “protetto” ed attende finché non gli viene risposto, poi…
-Sono io.- dice -È il momento di iniziare la
fase due. Ora di inizio le 9 e 15 di domattina, ora della Costa Orientale. È
tutto.-
Richard
chiude la comunicazione e si concede un abbozzo di sorriso, poi prende un altro
telefono e preme un tasto collegato ad un nome ben conosciuto:
-Candace, tesoro,
immagino che tu sia libera stasera, vero?-
3.
L’ultima
volta che Franklin E Nelson Jr, detto Foggy dagli
amici, è stato a Washington D.C. è accaduto per le udienze del Senato per la
conferma della sua nomina a Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Sud
dello Stato di New York. Ripensandoci, deve ammettere che è stato un momento di
gran nervosismo, ma non è che oggi sia molto diverso. Nell’ufficio in cui viene
introdotto, nella sede del Dipartimento della Giustizia, ci sono: il suo
diretto superiore, il Direttore dell’Ufficio Esecutivo per i Procuratori degli
Stati Uniti; l’Assistente Procuratore Generale a capo della Divisione Civile e
nientemeno che il Vice Procuratore Generale.
-Si sieda, Avvocato Nelson.- lo invita
quest’ultimo, dopo i saluti di rito, poi gli si rivolge dicendo: -Si chiederà
perché l’abbiamo convocata.-
-Uhm… - comincia a dire Foggy
-… ho pensato che, a causa della gravità della faccenda, la Divisione Civile se
ne sarebbe occupata direttamente, rilevando il mio ufficio.-
-Non è del tutto esatto.- risponde il Direttore
dell’EOUSA –Lo staff della Divisione l’affiancherà, ma dal momento che il
processo si terrà nella sua giurisdizione, è stato deciso che sarebbe una mossa
politicamente inopportuna toglierle il caso. Per questo motivo, gradiremmo
sapere come la pensa sulla conduzione della causa.-
Qualche
istante di silenzio in cui Foggy soppesa quel che
deve dire, poi, parla:
-Se volete davvero il mio consiglio, beh, io
farei una transazione.-
-Perché?-
-C’è un’inchiesta del Congresso che sta per
cominciare e questo Dipartimento sta per nominare un Pubblico Ministero
Speciale ed un Grand Jury
per l’inchiesta penale federale… si, ne sono al corrente... le voci corrono. Di
questi tempi l’opinione pubblica è nervosa riguardo alla violazione dei diritti
civili. Che accadrebbe se perdessimo? Potrebbero darci un risarcimento punitivo
di quanto… 10 milioni di dollari a testa? Senza contare un fatto molto
semplice: hanno ragione loro. Quello che è stato fatto con Operazione Zero Tolerance era, ammettiamolo, incostituzionale. Al confronto
la "Caccia alle Streghe" di McCarthy era un picnic sul prato.-
-È stato il Governo a fermare l’Operazione in
terra americana.- interviene il Vice Procuratore Generale
-Il che prova che sapevamo che quello che quel Bastion ed i suoi scagnozzi stavano facendo era sbagliato.
Non dico che perderemo, signori, ma il rischio è alto, possiamo permetterci di
correrlo?-
Altro
silenzio, poi è il Capo della Divisione Civile a parlare:
-Dice delle cose sensate Mr. Nelson. Lei è
stato socio di Matt Murdock prima del suo attuale
incarico, crede di poter parlare con lui di una transazione?-
-Non dico che l’accetterebbe, ma mi ascolterà.-
risponde Foggy.
-Bene, ne parlerò al Procuratore Generale e se
sarà d’accordo, potrà procedere.-
Le
mani si stringono e la riunione finisce e Foggy si
chiede se quel che è successo è stato un passo avanti per lui
Ci sono volte in cui mi capita di pensare ai
vecchi tempi e mi capita di chiedermi che cosa nei sia stato di tutti i
supercriminali in costume che affrontavo durante i primi anni della mia
carriera di supereroe. Oh certo, ogni tanto ne salta ancora fuori qualcuno, ad
esempio Jester o il Matador qualche tempo fa, ma in qualche
modo le cose sembrano cambiate ormai. Devil sembra
essere diventato sempre più un vigilante cupo ed oscuro. Quand’è che è
accaduto? Difficile dirlo, è stato un processo lento e graduale. A volte mi
chiedo se non rimpiango quei tempi per via di Karen e la verità mi colpisce
come una frustata: lei mi manca. Ha lasciato in me un vuoto che mi sembra di
non riuscire a colmare. Perfino indossare il mio costume rosso e girare per i
tetti in cerca di torti da raddrizzare non mi dà più le soddisfazioni di una
volta. Quando mi vengono certi pensieri, mi viene da maledire il fato che non
mette sulla mia strada qualche furfante da pestare e non è un bel pensiero. Ehi
cos’è quella? Il suono di una sirena della Polizia, chissà, forse c’è un lavoro
per Devil
La solita installazione
segreta. Se l’uomo di nome Simon Bixby è nervoso in
presenza del suo interlocutore, lo nasconde benissimo, il suo volto non mostra
alcuna traccia d’emozione.
-Mi auguro che si trovi bene qui Mr. Bastion.-
<<Bastion, solo Bastion,
oppure, in questa forma, Nimrod.- risponde
l’altro –Immagino che dovrei esserle grato ed anche alla sua organizzazione per
avermi riportato in vita. Il mio scontro con Cable e Machine Man mi aveva
danneggiato oltre le possibilità di autoriparazione,[2]
anche se ero riuscito ad infettare Machine Man con un tecnovirus
basato sulla mia coscienza.>>[3]
-Tutto molto interessante Bastion
o Nimrod, o come altro preferisce farsi chiamare.-
replica Bixby –Ora, se non le spiace, il personale ed
anche io stesso, a dire il vero, ci sentiremmo molto più a nostro agio se lei assumesse forma umana.-
<<Come desidera, non è un problema per me.>> il
corpo dell’essere muta forma e dimensioni, finché non diventa del tutto simile
ad un essere umano <<Così va meglio?>>
-Si, direi di si.
Sarebbe anche meglio se potesse fare qualcosa per quella voce… elettronica.-
<<Oh, capisco che possa inquietare voi umani. Basta regolare il
modulatore vocale…. Così… Va meglio adesso?-
-Si, certo che si.- risponde Bixby, celando a stento un brivido che gli percorre tutta
la spina dorsale. Qualcosa nel modo di parlare di quell’essere, come si è
riferito a loro chiamandoli “umani”… sta facendo un patto col diavolo. Beh non
è la prima volta dopotutto.
-Dunque…- prosegue Bastion
–Grazie a voi posso proseguire la mia missione per estirpare per sempre la
razza mutante dalla Terra e perseguire il bene degli umani, come previsto dalla
mia programmazione. Tuttavia, conosco fin troppo bene i metodi di voi umani,
non fate mai niente senza aspettarvi qualcosa in cambio. Non tergiversiamo, mi
dica cos’è stavolta.-
Di nuovo quell’uso inquietante del termine
“umani”. Forse stavolta è stato commesso un errore, forse hanno liberato dalla
lampada un genio che rifiuterà di farsi rimettere dentro. Bixby
si sente sempre meno tranquillo mentre risponde alle domande di Bastion.
4.
Riverdale, Bronx, l’ultima propaggine di New York, giusto
al confine con la Contea di Westchester. Diversamente
da quanto si potrebbe credere pensando al nome Bronx, questo è un elegante
quartiere residenziale dell’alta borghesia, composto perlopiù di eleganti ville
padronali. Tra di esse spicca l’antica Villa Sterling, costruita oltre trecento
anni fa da una dinastia di mercanti britannici, un luogo dove, alcuni anni fa, Devil visse una delle sue più bizzarre avventure.[4] Ma non è
quello che accade tra le mura di quell’antica e piuttosto sinistra dimora che
ci riguarda oggi,[5]
no, quel che c’interessa è una villa in stile tardo ottocento, sita in un viale
elegante poco distante. Superiamo le sue porte ed in un ampio salone troviamo
un gruppo di uomini e donne. Tra di loro
spiccano due figure in costume. L’uomo è alto ed indossa una tunica nera che lo
copre da capo a piedi, il volto è completamente coperto da una maschera pure
nera, sopra il costume indossa un’armatura leggera coloro blu scuro ed un
cappuccio dello stesso colore gli copre la testa; il suo vero nome è Carson Knowles, ma tutti lo conoscono col nome di Spettro Nero. La
donna è alta, la sua pelle è chiarissima. di un colorito indefinito tra il
giallo ed il bianco, i capelli neri le ricadono sulla nuca legati a coda di
cavallo, gli occhi sono neri come la brace e le sue labbra sono stirate in un
sorriso crudele che mostra due canini superiori innaturalmente lunghi, come
quelli di un vampiro; è completamente nuda, eccezion fatta per un ridottissimo
costume che le copre i seni e l’inguine. Il suo vero nome è ormai dimenticato,
forse perfino da lei stessa, tutti i presenti la conoscono solo col nome che
lei stessa si è scelta: Nekra. Ai loro lati un
piccolo esercito in armi costituito da persone vestite di un uniforme scura ed
un elmetto dorato, che nasconde i loro volti: sono l’Esercito dello Spettro
Nero
Uno
dei presenti, un uomo dai capelli e baffi bianchi, fa un cenno allo Spettro
Nero che annuisce e, quindi, l’uomo annuncia:
-Signore e signori, vi presento il nuovo
affiliato alla nostra organizzazione…-
Una porta si apre ed entra una massiccia figura
che suscita una ridda di emozioni, mentre avanza spavaldo nella sala. Il suo
aspetto è quello di una scimmia antropomorfa vestita solo di un paio di
pantaloni blu e di un paio di stivali dallo stesso colore. L’uomo termina la
presentazione:
-… colui che è stato il fondatore dell’Esercito
dello Spettro Nero: il Mandrillo!-
-Vi ringrazio Mr. Jonas e voi signori.- saluta
il Mandrillo –Mi auguro che sapremo lavorare bene insieme come è accaduto in
passato per alcuni di noi.- dicendo così punta lo sguardo verso Nekra che lo sostiene sorridendo.
-Sarà certamente così, Mandrillo.- commenta lo
Spettro Nero –Ora credo che, finiti i convenevoli, si possa passare agli
affari: il nostro obiettivo è la conquista del potere a New York.-
-Perché limitarsi?- ribatte il Mandrillo –Oggi
New York, ma domani, se saremo abbastanza audaci, gli Stati Uniti stessi cadranno sotto il
nostro tallone.-
-Si.- interviene Nekra
–>Avremo il potere.-
Ed
i suoi occhi brillano di sadica soddisfazione.
È stata un’impresa facile, un lavoretto di
routine con due rapinatori assicurati alla giustizia, ma mentre mi dirigo verso
casa sento di essere osservato e quando si tratta di sensazioni del genere,
raramente mi sbaglio. Mi fermo sul tetto di un palazzo ed annuso letteralmente
l’aria, mentre i miei altri sensi individuano ogni suono intorno a me, ogni
diversa sfumatura dell’ambiente che i sensi possono cogliere. Sulle prime
sembra non esserci niente, tranne una sensazione di pericolo, poi qualcosa
sembra improvvisamente prendere vita intorno a me e mi ritrovo circondato da
guerrieri ombra, che non incontravo da tempo, ma cosa vogliono da me i
guerrieri della Mano, a parte una vendetta a lungo rimandata?
-Tu devi morire
guerriero rosso.- dice uno di essi –Morire per l’onore della Mano.-
-Se per voi è lo
stesso, preferirei sopravvivere un altro pò.-.
replico, scansando i fendenti di due spade che cozzano tra loro. Subito dopo
abbandono le parole per passare ai fatti. Quelli della Mano passano per essere
i migliori ninja del Giappone, ma questi devono essere apprendisti perché si
muovono troppo lenti. Evito con facilità i loro colpi e ne abbatto due con un
paio di calci ben piazzati. Mi volto in tempo per bloccare un fendente di
katana con il mio bastone, quindi scatto in avanti ed afferro il mio avversario
alla vita. Nel frattempo, faccio una capriola, scagliandolo lontano. Mi rialzo
e fronteggio gli ultimi due rimasti
-Ragazzi, siete
davvero insistenti, sapete?- dico in tono scherzoso mentre mi preparo al loro
assalto.
A volte penso che sia la mia
condanna essere sempre l’ultimo ad andarsene dalla redazione. Mia moglie Doris
pensa che forse considero questa la mia vera casa e talvolta non mi sento di
darle torto. Di certo, quando seguo una storia non la mollo facilmente, orario
di lavoro o meno. Ma ho una storia adesso? Certo, tra le altre cose, sto
seguendo gli sviluppi di quella faccenda di Zero Tolerance,
ma, sebbene ci siano magagne anche lì, non è quello ad occupare i miei pensieri
adesso. No, quello a cui sto pensando è la busta che ho ricevuto ieri.[6].
Nessun mittente, ma non ce n’era bisogno, la busta conteneva un semplice
cartoncino con su disegnato un bersaglio da tiro a segno, la firma di Bullseye. Che vuol dire? Forse che il miglior killer sulla
piazza è sulle mie tracce? E perché? Ne dovrei parlare a Matt, dopotutto è lui
ad essere la nemesi di Bullseye (o forse è il
contrario?), quanto a me, mi accontenterei di uscirne vivo. No, non illudere te
stesso, Ben Urich, se avessi sottomano una storia non
ti preoccuperesti della tua incolumità. Bullseye ha
ucciso il Vice Capo dello Staff del Sindaco e lo ha fatto in modo eclatante.[7]
Perché? Chi lo ha pagato per farlo? Lavora ancora per Kingpin,
anche se il grassone è in prigione? Ed in ogni caso, che scopo ha
quest’omicidio? E sarà solo il primo di una serie? Cosa ha voluto dirmi Bullseye? Era un avvertimento od uno scherzo? Vorrei avere
le risposte a queste domande e so che c’è un solo modo per riuscirci, ficcarmi
nei guai. Beh, in fondo è quello che so fare meglio.
All’improvviso mi sembra di avere
degli occhi puntati su di me. Mi giro di scatto, ma non c’è nessuno. Sospiro,
forse sono paranoico. Termino di accendermi l’ennesima sigaretta della giornata
e getto il fiammifero spento in un cestino prima di avviarmi lungo la via. Si,
forse sono paranoico… o forse no!
4.
Affondi e parate, un
gioco in cui mi sono allenato parecchio.
Questi sono più tosti degli altri. Evito i loro colpi. Sono in gamba, ma
i miei sensi mi danno un vantaggio in più rispetto a loro. Riesco ad anticipare
le loro mosse e questo è fatale per uno di loro: la katana del suo compare lo
colpisce in pieno, mentre io mi scanso evitando il colpo destinato a me. Non
era quello che avrei voluto, ma non perderò tempo a compiangere la sorte del
mio nemico, non quando ne ho un altro da affrontare. Evito il suo colpo e gli
faccio lo sgambetto, poi lo afferro mentre cade e gli blocco le braccia,
disarmandolo.
-Ora amico mio…- gli dico -… mi dirai il vero motivo per cui mi avete
attaccato.-
-Da me non saprai nulla.- replica sprezzante il ninja ed ecco che la sua
figura si dissolve, lasciando solo la sua tunica da cui si alzano volute di
fumo, assieme ad un penetrante odore, che sento provenire anche dai suoi
compari abbattuti. Quest’abitudine all’autodistruzione da parte della Mano l’ho
sempre trovata irritante.
Un
locale del Bronx abitualmente frequentato da poliziotti o da ex poliziotti,
come i due uomini di colore non più giovanissimi che siedono ad un tavolo
d’angolo, lontano dall’ingresso. Willie Lincoln è ora è un investigatore
privato per lo Studio Legale Nelson & Murdock, è
anche cieco, ma questo è un handicap che non lo ferma facilmente. Quanto a
Nathaniel Byrd, detto Blackbyrd, beh, diciamo che
attraversargli la strada non è mai igienico, specie ora che si è messo al
servizio di datori di lavoro alquanto speciali.[8]. ha
fatto da guardia del corpo a Willie per un’indagine relativa all’omicidio di un
furfante da due soldi che, per motivi misteriosi , sembra connesso ad un
attentato terroristico.
-Cosa conti di fare?- gli chiede Blackbyrd.
-Francamente ci sto pensando.- risponde Willie
–Non posso certo andare da quel tizio e chiedergli se è il mandante di un
omicidio.-
-Beh se glielo chiedi gentilmente… magari
puntandogli sotto il naso una 44 Magnum, potrebbe risponderti.-
-Stai scherzando vero? No, se ti conosco bene,
non stai scherzando.-
-Lui non scherza mai.- dice improvvisamente la
voce di un nuovo arrivato. –Posso sedermi?
La
voce ha un che di familiare, ma Willie non riesce a collegarla ad un ricordo
preciso. È Blackbyrd a toglierlo dall’imbarazzo,
rivolgendosi al nuovo venuto:
-Oh, Oh, l’illustre Capitano D’Angelo, quale
onore per noi ricevere una visita del Comandante del 42° Distretto. Siediti
pure, Jimmy, c’è posto. Come vanno le cose a Fort Apache?-
-Meglio da quando ti sei dimesso Blackbyrd.- è la secca risposta di James D’Angelo –Scherzi
a parte, ragazzi, mi sembra di capire che vi potrebbe servire aiuto, volete
parlarmene?-
Willie
è il primo a rispondere:
-Beh, Capitano, magari potresti darci qualche
suggerimento utile.-
E
comincia a parlare.
Ok, ecco finita un’altra notte di
pattugliamenti, volta a far calare il tasso di crimini a Hell’s
Kitchen e nel resto di New York. Ora questo stanco vigilante , nonché avvocato
di grido, potrà permettersi qualche ora di riposo in vista degli impegni della
prossima giornata. Sa il cielo se non ne sento il bisogno.
Un momento, sembra che abbia parlato
troppo presto. Si direbbe che abbia sottovalutato i miei avversari. I miei
sensi urlano pericolo ed improvvisamente capisco di non essere solo.
La mia casa è stata invasa.
FINE
TERZA PARTE
NOTE
DELL’AUTORE
Ecco terminato un altro episodio
della nostra impegnativa saga, ma già sento le vostre perplessità, quindi,
lasciamo spazio ad un pò di annotazioni tutte per
voi:
1) I lettori abituali degli X Men sanno già che Bastion, già capo operativo dell’Operazione Zero Tolerance, è in realtà un essere artificiale, ibrido tra
una Sentinella di Classe Nimrod, venuta dal futuro
per cacciare i mutanti e Master Mold, ovvero la Prima
Sentinella dalla cui matrice sono nate tutte le altre. Si tratta di un
avversario formidabile, perché in grado di autoripararsi
se danneggiato e che impara dagli attacchi ricevuti. Se Devil
dovesse affrontarlo come potrebbe cavarsela? Risponderemo a questo quesito
molto presto, non vi resta che attendere. __^
2) Perché l’ambiguo Simon Bixby,
agente della C.I.A., ha fatto rivivere Bastion? Quali
sono le mire sue o di chi c’è dietro di lui? Con un poco di pazienza ogni
risposta arriverà.
3) L’attacco della Mano a Devil
è stato orchestrato da Bixby come l’attentato a Paul
Bailey dello scorso episodio oppure è l’ennesima sottotrama di questa serie? Lo
saprete nel prossimo episodio, promesso. -_^
4) Quali sono i piani dello Spettro Nero e come
c’entrano il Mandrillo, Nekra e l’uomo chiamato Mr.
Jonas? E come può questo coinvolgere Bullseye, Ben Urich e Deborah Harris? Ne saprete di più nel prossimo
episodio.
5) Che ne è delle trame trascurate in
quest’episodio. come quella della sostituzione del Senatore Kelly ad opera di
Vanessa Carlisle, alias Copycat? Tranquilli,
torneranno entrambi dal prossimo episodio assieme a diversi altri personaggi ed
a questo proposito…
Nel prossimo episodio: alcune risposte e nuove domande.
Carlo
[1] Nell’ultimo episodio.. ed ove, sennò? -_^
[2] In Machine Man/Bastion ‘98 (Zero Tolerance Omega #2)
[3] Come si è visto in Gli Incredibili X Men 2000 MIT
[4] Come visto in Daredevil Vol 1° #209 (Star Magazine #5)
[5] Ma a qualcuno toccherà pensarci, prima o poi, no? -_^
[6] Ovvero nello scorso episodio
[7] Sempre nell’ultimo episodio.
[8] Speciali davvero, sono La Guardia dell’Infinito e se non sapete chi sono… vergogna! Che aspettate a correre a leggere le loro avventure (Dopo aver finito di leggere questo racconto, possibilmente)?