L’urlo nasce da dentro,
si espande fino a non essere più contenibile e Katherine Fraser, Ispettore di
Scotland Yard, lo lascia andare, finché non riempie la sala, forte,
inarrestabile, forzando l’espansione stessa dei polmoni, la capacità delle
corde vocali umane, riempiendo la stanza e richiamando l’attenzione di tutti.
Il primo ad arrivare accanto a lei è il suo superiore diretto in quella che
viene confidenzialmente chiamata la Squadra Antivampiro, L’Ispettore Capo
Chelm Quest’ultimo, dopo aver inutilmente tentato di scuotere Kate dall’assurdo
trance in cui si trova, non trova di meglio che usare un metodo rudimentale, ma,
si spera, sempre efficace, le molla un forte schiaffo su una guancia e poi un
altro ancora.
L’urlo cessa e Kate Fraser sbatte gli occhi,
poi il suo sguardo torna normale
-Mi scuso, Kate…- le
dice Chelm -… ma non vedevo altro modo. Che le è successo?-
-Demoni!- replica Kate
–Decine, centinaia, migliaia, forse milioni di demoni tutti pronti a sciamare
sulla Terra e vogliono le nostre anime.-
#10 - I CANCELLI DELL’INFERNO
1.
A
New York in questo momento sono le ore 13. In una stanza di un vecchio edificio
del Greenwich Village, al n° 177/A di Bleecker Street, una giovane donna di
nome Darklady ha appena, letteralmente spalancato i cancelli dell’Inferno Da
ogni dimensione ultraterrena, gli esseri chiamati demoni si stanno rovesciando
sulla terra, cominciando la loro espansione proprio da New York.[1] A Londra e nel resto delle Isole
Britanniche, sono, invece, le 18 di un pomeriggio ancora tranquillo, almeno per
il momento, ma non durerà.
L’edificio
è un antico castello diroccato, a nord di Inverness, nelle Highlands scozzesi,
sorge non distante da un lago, eterno simbolo della forza di coloro che lo
costruirono, uomini, duri, fieri, orgogliosi, selvaggi, come la natura dei
luoghi in cui hanno vissuto. Oggi questo castello è stato acquistato dalla
potente Carfax Corporation ed è attualmente la dimora di due creature delle
tenebre. Il sole è da poco tramontato, quando, colui che in vita era conosciuto
come Vlad III di Valacchia, e che molti conoscono come Conte Dracula, si
affaccia ad una delle feritoie. I suoi occhi spaziano lungo il panorama della
brughiera scozzese ed il suo volto mostra un’insolita preoccupazione. Può
sentirla distintamente: una cappa di oscurità molto più fitta e sinistra delle
tenebre naturali che stanno avvolgendo il Regno Unito, si sta espandendo da
ovest. La stessa forza che la notte precedente aveva richiamato in superficie i
Figli della Notte, come li aveva chiamati il Conte di Salisgrave.[2]
Dracula, quasi si rammarica di non aver accettato l’offerta di ospitalità
fattagli dallo stregone, ma scaccia subito quel pensiero; lui è Dracula e non
teme niente e nessuno. Può affrontare qualunque nemico e vincere, come ha
sempre fatto, eppure… stavolta percepisce nell’aria una malvagità come mai
gli era capitato di sentire. Un male così antico, così oscenamente orribile,
da inquietare perfino lui. Per oltre cinquecento anni quest’essere, che una
volta era un uomo, ha camminato su questa nostra terra. Quando era vivo ha amato
ed odiato con eguale intensità. Per il suo popolo è stato sia l’eroe che li
ha protetti dai Turchi, che lo spietato tiranno la cui parola era legge suprema
e la cui protezione indiscussa. Da quando è diventato vampiro ha visto re e
potenti della Terra farsi polvere, mentre
lui continuava nella sua oscena esistenza. Ha affrontato orrori che pochi
sopporterebbero, eppure stasera si chiede se sopravvivrà a questa nuova prova
e, molto stranamente vorrebbe non essere solo. Pensa alla figlia che ripudiò
alla nascita, anch’essa divenuta vampira e con cui ha avuto una faida durata
secoli, e pensa a Frank Drake, ultimo discendente adulto di del suo amato figlio
Vlad, attualmente a Londra, deciso ad ucciderlo; ed, infine, pensa alla donna
che ha scelto come sua compagna in questa fase della sua esistenza di non morto:
Rachel Van Helsing, un tempo sua acerrima ed implacabile avversaria e poi da lui
tramutata in vampira e quindi preziosa alleata. Deve confessare a se stesso di
aver goduto nell’orchestrare la corruzione dell’anima di quella donna, un’opera
completamente riuscita. Rachel Van Helsing ha ormai abbracciato con entusiasmo
il suo ruolo di Signora dei Vampiri e ceduto completamente al lato oscuro che
alberga in ogni essere umano. In questo stesso momento è in caccia di una preda
per soddisfare la sua brama di sangue. Che formidabile epilogo per una degna
avversaria. Dracula ride, ma, poi, si acquieta e quel senso d’oppressione lo
riprende ancora una volta.
Sulla
cittadina di Inverness vola un pipistrello, si posa sopra uno dei tetti ed
eccolo assumere l’aspetto di una giovane donna bionda vestita di un maglione a
collo alto rosso e di un paio di Jeans. Il suo nome è Rachel Van Helsing ed è,
come abbiamo detto, la compagna di Dracula, che ha fatto di lei la non morta che
è adesso, ed infine l’ha designata Regina dei Vampiri, coreggente di un
impero sotterraneo composto da creature che la vita e la morte stessa hanno
respinto, morte, eppure non morte ed, allo stesso tempo, non vive. Gli occhi
grigi di Rachel scrutano sotto di lei in cerca di preda ed, alla fine, la trovano. Le sue labbra si
schiudono, in un’oscena parodia di sorriso, lasciando scoprire i canini
appuntiti. C’era un tempo in cui questa giovane ragazza avrebbe tremato d’indignazione
per i pensieri che le passano per il cervello ed avrebbe agito per fermare la
sua mano, ma quella donna è morta, prima sotto i canini di Dracula e, poi
quando, rinata, ha ceduto alla sua parte più oscura, nutrendosi del sangue di
un’innocente bambina.[3]
Ora ha abbracciato senza riserve il credo di Dracula e la sua vita precedente
sembra solo il sogno di qualcun altro. Mentre si appresta a trasformarsi in pipistrello, un brivido le
attraversa la spina dorsale. Un brivido? Impossibile, i vampiri non soffrono il
freddo. Scaccia con fastidio quella sensazione e cambia forma, volando verso la
preda. Stanotte non vuole solo nutrirsi, vuole anche un po’ di divertimento,
il brivido della caccia.
Lontano
da lì, più a sud, in un castello diroccato nei pressi dei resti di quello che
fu conosciuto come il Vallo di Adriano, su un pavimento di pietra appare una
pozza di magma ribollente, da cui si agitano dei tentacoli, poi un geyser erutta
e sulla sua cima si forma una figura d’aspetto vagamente umano che, con voce
sepolcrale, pronuncia una sola parola:
-Finalmente!-
Angus
MacCarthy non crede alla sua fortuna, mentre Maggie Fergus è lì, con lui,
nella vecchia Mini di suo padre e lascia che le sue mani la tocchino
dappertutto, che le sollevino la gonna. Angus è giovane ed impaziente, da tempo
sperava in questo ed ora non può e non vuole aspettare più a lungo. Quello che
ha sentito è un ringhio? Si volge e lo vede: un lupo, anzi una lupa, dal pelo
fulvo e dagli occhi rossi come la brace, proprio fuori dall’auto. Un lupo ai
limiti della città? Non può essere vero. Angus non riesce a muovere un
muscolo, paralizzato dal terrore, le dita strette al polso di Maggie che urla.
Prova ad avviare la macchina, ma la maledetta non vuol saperne di funzionare. Le
zampe della lupa battono contro lo sportello e d’improvviso, una voce sembra
eccheggiare nel suo cervello.
“Corri!”
Ed Angus si
riscuote, con un gesto brusco, spinge Maggie fuori dall’abitacolo, dal lato
passeggeri e comincia a correre verso le vicine luci di Inverness e con lui
corre anche Maggie. La corsa è frenetica. Dietro di loro la lupa si muove con
calma, come se non avesse fretta di raggiungere i due giovani, né si curasse delle loro urla, poi Maggie cade.
-Aiuto, Angus!- grida
Angus si
gira a guardarla e vede il lupo avvicinarsi, stringe le labbra, basterebbe poco
per raggiungere Maggie ed aiutarla. Esita, poi si volge e corre via, senza
guardarsi indietro, senza badare alle urla che sente. Pochi metri, pensa, pochi
metri alle prime case e sarò salvo. Non nota il pipistrello che lo supera, è
preso solo dal desiderio di correre, poi, d’improvviso, la donna è lì. Alta,
statuaria, bionda, apparsa dal nulla, o, meglio, condensatasi dalla nebbia, ma
non è possibile, vero? Vero?
-La tua fuga è finita.- dice
semplicemente Rachel scoprendo i canini.
Angus
la guarda negli occhi e tutto perde importanza per lui.
2.
Frank
Drake è inquieto. Non sa nemmeno dire lui perché. Ha passeggiato sino ad ora
per il parco di Godalming Manor, cercando di scacciare quest’inquietudine, ma
senza riuscirci. I suoi pensieri continuano a tornare a suo figlio, il piccolo
Quincy, nelle mani di quel mostro di Dracula, intenzionato a farne, come ha
detto, il suo erede, un vero Dracula, ha detto. Frank si sente rabbrividire al
solo pensiero. Quel mostro gli ha condizionato la vita da quando ne ha appreso l’esistenza.
Solo pensare che è un suo lontano antenato gli fa quasi desiderare di non aver
mai avuto figli a cui trasmettere geni malefici. Basta! Questi pensieri non lo
porteranno da nessuna parte, se non alla pazzia e lui deve essere sano, perché
le uniche cose che gli restano sono: la vendetta e suo figlio ed è deciso ad
averli entrambi.
-La disturbo Mr. Drake?-
La
voce di Penelope Clayborne lo scuote dai suoi pensieri e Frank abbozza un
sorriso, rispondendole:
-No di certo Miss Clayborne, non sono così scorbutico
come sembro, sa?-
-Non l’ho mai pensato, Mr. Drake è solo che…. c’è
sempre un velo di tristezza nei suoi occhi.-
-Non è strano, credo. Dopotutto quante persone
possono dire di avere il capostipite della propria famiglia che è un vampiro
che lo perseguita, uccidendo o rapendo tutti coloro che gli sono cari. A Boston
ho lasciato mia moglie in una fredda bara. Dracula mi ha lasciato solo la scelta
tra non far nulla e lasciare che si risvegliasse come vampira dopo tre giorni
dalla morte, oppure eseguire il rituale che assicura la morte definitiva di un
vampiro: decapitarla, riempirle la bocca d’aglio, cucirla ed, infine bruciare
il tutto.-
Sul
volto di Penelope si dipinge un’espressione d’orrore:
-Mio Dio!- esclama –E lei cos’ha fatto? Cos’ha
scelto?-
Frank
scuote la testa
-Non me lo chieda, è meglio.- risponde, infine
-Ma che bel quadretto!- la voce ironica spezza la
quiete della sera, mentre una nebbiolina si condensa nella forma umana del
vampiro William Jeffries. Frank è rapido a reagire. Prima che Jeffries completi
la trasformazione, gli sferra, con tutte le sue forze, un pugno, che gli fa
perdere l’equilibrio, sbattendolo a terra.
-Corra in casa!- urla a Penelope –Svelta!
-Stupidi!- esclama Jeffries –Non vi servirà a
niente!-
-Lo vedremo.- replica Frank cominciando a correre.
Mentre lo fa, estrae da sotto la camicia, il crocefisso che, da anni, è
abituato a portare con se e lo stringe. Sopra di lui, sente il battere d’ali
di pipistrelli. Qualcuno si è unito a Jeffries, Frank ha riconosciuto il
vampiro dalle foto mostrategli dall’Ispettore Chelm e Lord Godalming, forse la
sua compagna Alice Hastings. Con un ultimo sforzo Frank salta oltre la porta d’ingresso
che, subito, viene chiusa. Gli occupanti sentono il vampiro percuotere la
pesante porta di quercia
-Credete di potermi tenere lontano? Sbagliate,
abbatterò questa porta in un soffio.-
Pure
un vampiro con un pessimo senso dell’umorismo ci voleva, pensa Frank.
Ad
Haiti sono le 13 di un giorno infausto. Il luogo è la camera da letto di una
villa padronale poco oltre la periferia di Port Au Prince, capitale di quella
povera repubblica. Blade si sveglia di colpo e si guarda intorno, spaesato. L’ultima
cosa che ricorda è di essere stato legato ad un palo, nel bel mezzo di una
cerimonia proibita Voodoo, assieme a Donna Garth ed Anton Cartier e che il
coltello di Calypso stava calando verso il suo cuore, poi il vuoto totale. Ora
eccolo qui, è giorno fatto, anche se piuttosto nuvoloso, si direbbe, non è
più nella radura del sacrificio (sembra una definizione da romanzo d’avventure
d’altri tempi, pensa.), è a torso nudo e si sente come se avesse dormito più
di 10 ore. E Donna Garth ed Anton Cartier, che fine hanno fatto?
-Stanno bene Blade!-
Blade si volta. Sulla porta della camera c’è una
donna che imparato a conoscere bene, ormai: Marie Laveau, la Regina Voodoo di
New Orleans, una donna che dovrebbe essere morta da cento anni, ma, invece è
ben viva e, per giunta molto in carne. Indossa un lungo abito nero, con una
vertiginosa scollatura sia anteriore, che posteriore, con ampi spacchi laterali
sulle gambe, emana una forte sensualità, ma Blade non ci bada adesso, si
rivolge alla donna con fare brusco
-Marie Laveau! Ci sei tu dietro a tutto questo?-
La
mulatta sorride
-Ahimè no, almeno non direttamente. È stata opera di
un vecchio amico comune. Non ricordi cosa ti è successo?-
-No, nulla da quando quella strega di Calypso mi stava
per spaccare il cuore con un coltello sacrificale.-
-Mmm, l’immaginavo, ma ricorderai a tempo debito.-
-Attenta donna!- esclama Blade afferrandola per un
polso –Voglio sapere cos’è accaduto a me ed i miei amici e voglio vederli
adesso. Come siamo arrivati qui, nella villa di Cartier? E tu che c’entri?
Marie
Laveau lo guarda con un sorriso sprezzante e ribatte:
-Ti ho già detto che, presto, saprai tutto. Chi ti ha
salvato ed io siamo stati spesso nemici, ma oggi siamo forzatamente alleati per
un motivo comune ad entrambi e per cui tu potrai essere d’aiuto
-Che motivo? Smettila di parlare per enigmi.-
-Molto semplice: dovremo impedire l’avvento dell’Inferno
sulla Terra.-
Nel
crepuscolo britannico una creatura che non ha nulla di umano si muove lungo i
bordi di una pozza ribollente, che i mistici chiamano Sa’arpool, apparsa sul pavimento di pietra di un
antico castello in rovina. Con una voce che sembra venire dal più putrido degli
inferni, grida:
-Sorgete fratelli, le antiche catene sono state spezzate, i sigilli
rotti, questo mondo assaggerà il nostro potere congiunto. Seguite il mio
richiamo, unitevi a me nel potere della Triade!-
Gli risponde il cupo rombo di un tuono.
3.
A New York, la Cappa delle
Ombre sta avvolgendo nel suo nero sudario l’intera città, e da un varco
aperto nel cielo si riversa un’orda inarrestabile di demoni.[4]
Nel
suo ufficio, l’Avvocato Charles Blackwater si affaccia alla finestra e lo
spettacolo che vede lo agghiaccia. Lo riconosce immediatamente per quello che è
e reagisce quasi istintivamente. Si trasforma nel suo vero io, il demone pentito
che si fa chiamare Omen, il quale sa benissimo cosa fare e si teleporta fuori
dall’ufficio. Per usare un cliché, questo è un lavoro per la Legione della
Notte.
Nell’East
Greenwich Village, lo scrittore e giornalista, nonché esperto dell’occulto e
del paranormale e membro dell’informale gruppo chiamato Legione della Notte,
Martin Gold alza la testa dai tomi che sta consultando. Martin non è un
mistico, ma il brivido che ha sentito correre lungo la sua schiena non è
semplice freddo, lo sa. Si alza e va a quella che in quell’edificio passa per
una finestra. Ombre all’una e trenta. Non è un temporale, ma qualcosa di più
sinistro, lo sa ancor prima che l’avvertimento telepatico di Omen lo
raggiunga, ma cosa può fare lui?
-Martin, caro…-
La
voce di donna lo sorprende, anche se sa chi è. Non ha mai avuto un tono simile.
Lentamente, Martin si gira…
A
migliaia di Miglia di distanza, in Irlanda, sono poco più delle 18 e 30. Nel
paesino di Ballintoy, Angel O’Hara rientra in casa. Un oscuro presentimento l’ha
improvvisamente colta e vuol tornare dal piccolo Ted. Non che non si fidi della
cara zia Rose, ma, ecco non sa spiegarsi cos’è, ma deve vedere suo figlio,
subito. Quando arriva alla villetta, i suoi timori sembrano aver trovato
conferma: la porta è spalancata, zia Rose è a terra, dalla sua testa esce un
rivolo di sangue, ai suoi lati, i cocci di una bottiglia, Ted sta piangendo
-Angel, cara, piccola Angel…-
Angel
si volta e vede quello che, nonostante le apparenze, non può essere il parroco
del paese. Sul suo volto, un’espressione di lubrica lussuria e si avvicina a
lei con voce cantilenante:
-Ora ci divertiremo insieme, mia piccola Angel!-
Londra.
Nella sede di Scotland Yard, Kate Fraser si sta calmando, anche se continua a
tremare.
-Tutto bene Fraser?- le chiede Chelm
-S…si….è stato come, come se… il mio potere
psicometrico fosse stato sovraccaricato. Come se l’aria stessa mi trasmettesse
sensazioni ed erano sensazioni negative, molto negative.-
-Ha parlato di demoni, Kate, a che alludeva? Un nuovo
piano di Dracula, forse?-
-No, Dracula non c’entra, ne sono sicura. È
qualcosa di molto, molto peggio ed è qui tra noi.-
-Dice sul serio Kate o a parlare è quella sua assurda
infatuazione per quel maledetto vampiro?-
-Chelm, che sta dicendo?-
-Oh via, smettiamola di prenderci in giro. Lo sappiamo
tutti che lei ha fatto colpo su Dracula e lui su di lei, come si spiega
altrimenti che ogni volta che ha avuto la possibilità di ucciderlo, l’ha
lasciato andare?-[5]
-Chelm!- esclama Kate –Lei non parla sul serio, non…
non può davvero pensare questo… io … non…-
Tu
non…. Cosa? Le dice una voce interiore. Non è forse vero che sei rimasta
affascinata da Dracula sin dal vostro primo o incontro? Non è altrettanto vero
che dentro di te vuoi essere la sua donna, la sua amante, la sua compagna?
Perché negarlo? Perché reprimere questi tuoi istinti? Lasciati andare,
accettali, accoglili in te, sono parte di te, abbandona le tue repressioni
puritane e sii, finalmente quello che vuoi davvero essere. Non è
vero, replica, debolmente Kate, io non voglio essere…. quella cosa…. non
voglio! Non mentire con me, Kate, puoi farlo con chiunque, ma non con te
stessa.
Kate
corre fuori dalla stanza e si rifugia in bagno. Freneticamente si butta acqua
fredda in faccia. Si sente tremare tutta, le sue mani stringono con forza i
bordi del lavandino sino a diventare rosse. Con riluttanza alza la testa e fissa
lo specchio e questo le rimanda il suo volto, tirato in un sogghigno malvagio.
Niente
remore, Kate, ora sai chi sei, accettalo.
Si, lo so, pensa Kate.
4.
Non
è una semplice porta, per quanto robusta, a poter fermare un vampiro, pensa
Frank Drake. Certo, un vampiro non potrebbe mai entrare in una casa in cui non
sia mai stato da vivo o non sia stato invitato da chi la occupa, ma proprio qui
sta il punto. Sia William Jeffries, che la sua fidanzata Alice Hastings hanno
visitato Godalming Manor quando erano ancora vivi e, quindi, nessuno nel
palazzo è al sicuro. Frank guarda gli altri ospiti della casa: il padrone di
casa, Arthur Holmwood, 17° Visconte
Godalming, dallo sguardo sempre più cupo; sua moglie, nel cui sguardo si legge
solo terrore; il figlio maggiore ed omonimo del visconte, stringe a se Penelope
Clayborne, ancora scossa dall’aggressione di poco prima ed, infine, il Dottor
Charles Seward, che stringe le labbra e serra i pugni, mentre le due piccole
ferite sul suo collo, lasciategli dall’aggressione di Rachel Va Helsing,
cominciano a pulsare sempre più aritmicamente. Come può sperare di
sopravvivere con loro? Non sono addestrati, non hanno le giuste capacità,
dilettanti che si faranno uccidere al primo scontro.
Il fragore di
una finestra che si rompe lo distrae, giusto in tempo per vedere entrare nel
salone un pipistrello, che subito dopo assume la forma di una giovane donna
bruna:
-Alice!- esclama Penelope, riconoscendola
-Esatto, cara amica!- risponde, ridendo, Alice Hastings mentre avanza
nella stanza –Ora, cosa facciamo? Vi arrendete o dovrò darvi la caccia ed
uccidervi uno ad uno? Mi divertirebbe, a dire il vero.-
-Io ho un’altra idea, Vampira!- esclama Frank e getta in faccia il
contenuto di una boccettina. Con un urlo, la vampira indietreggia e si porta le
mani al volto, che comincia a fumare…
-Acqua benedetta.- spiega, compiaciuto, Frank –A voi vampiri sembra
acido muriatico, vero?-
Solo un cupo
ringhio gli arriva in risposta, mentre da poco lontano gli arriva lo schianto
della porta d’ingresso. William Jeffries sta per arrivare.
Dracula
vede Rachel tornare al castello, portando con se i due giovani incontrati prima
-A che scopo te li sei portati dietro?- le chiede
-Ora lo vedrai.- risponde Rachel con un sorriso
maligno.
Angus
MacCarthy si sveglia su un freddo pavimento di pietra. L’ultima cosa che
ricorda sono gli occhi rossi della donna davanti a se, poi, più niente.
Faticosamente, si rimette in piedi ed i suoi occhi scrutano il buio ambiente in
cui si trova. Una cripta, una segreta in qualcuno dei diroccati manieri della
regione. Dalla polvere e dall’odore, nessuno ci deve venire da decenni, ma
perché è qui? Che fine ha fatto la lupa che l’inseguiva? E Maggie? Era
rimasta indietro e…. Oh Dio! Quella posata su quel lastrone di pietra è lei,
Maggie. Angus la tocca, fredda, come il marmo su cui è adagiata, è….
-È morta.- dice una fredda voce femminile.
Angus
si volta, per vedere, in piedi, accanto alla porta della cripta, Rachel Van
Helsing
-Ti aveva chiesto aiuto, ma tu l’hai abbandonata
vigliaccamente al suo destino. Si era fidata di te e tu l’hai abbandonata,
piccola patetica, caricatura d’uomo.-
-Tu…tu… vuoi uccidermi?- biascica Angus, in preda
al terrore
-Io?- replica Rachel –No. Non mi sporcherò le mani
personalmente con te, lascerò il compito a qualcun altro. Scommetto che non
credi ai vampiri, ragazzo… beh, sbagli, esistono ed io sono una di loro.- apre
le labbra mostrando i canini affilati –Ho ucciso la tua amica, mordendola, fra
tre giorni si risveglierà come vampira. Questa era una cella in cui, secoli fa,
i Signori del Castello rinchiudevano i loro nemici destinandoli a morire di fame
e di sete o…di qualcos’altro. Quando avrò chiuso questa pesante porta di
pietra, tu sarai, per sempre, intrappolato qui, con lei. Avrai due sole
possibilità allora: fra tre notti lei si risveglierà e si nutrirà del tuo
sangue, oppure, se non sarai così fortunato, a te ci penseranno i topi che
infestano questi sotterranei e che troveranno in te un boccone fin troppo
succulento.-
-No! Non puoi farlo, non puoi, sei un mostro!
-Oh, si, che posso e lo farò.- replica Rachel –E
quanto all’essere un mostro…io, almeno, non nego di esserlo. Ed ora, addio.-
con un rapido movimento, Rachel chiude la pesante porta di pietra e fa scattare
i chiavistelli, poi, prende a risalire le scale e, mentre, dietro di lei
risuonano le urla, le invocazioni ed il pianto disperato di Angus MacCarthy, la
vampira sorride soddisfatta.
Haiti,
ore 13:45 locali. Blade ha seguito Marie Laveau sin nella sala da pranzo della
villa e qui, lo attende una nuova sorpresa: seduto su una delle poltrone, sta
Simon Garth, lo Zombie. L’ultima volta che Blade ricorda di averlo veduto, era
il fedele schiavo di Calypso ed ora, invece, è qui. Ci sono un sacco di domande
senza risposta.
-Non preoccuparti.- gli dice Marie. -È dalla nostra
parte, ora, anche lui ci serve nella battaglia che incombe.-
-Puoi fidarti di lei Blade.- dice una voce alle sua
spalle –Marie Laveau è di sicuro una strega, ma di certo, sa quello che
dice.-
Blade
si volta, per vedere, nel vano della porta d’ingresso della sala, Donna Garth,
i lunghi capelli biondi sparsi sulle spalle e con indosso un paio di comodi
shorts ed una corta camicetta annodata all’altezza del seno.
-Insomma!- sbotta Blade –Qualcuno vuol decidersi a
spiegarmi cosa sta succedendo?-
-Lo farò io
Blade e con molto piacere.- dalla veranda, ecco spuntare la figura di Fratello
Voodoo –Ti anticipo solo che l’Inferno è arrivato sulla Terra e che noi
dobbiamo contrastarlo o sarà la fine del genere umano.-
5.
Il luogo è un antico
maniero diroccato al confine tra Scozia ed Inghilterra. Sul pavimento, la Sa’arpool
continua a ribollire. Sulla sua superficie guizzano strane forme ed i colori
variano continuamente dal rosso, al blu, al verde. Su un trono fatto interamente
da ossa umane, montato su un piedistallo, anch’esso fatto di ossa, sta una
creatura il cui aspetto umanoide, è assolutamente identico a quello del Diavolo
nell’iconografia tradizionale: rosso dalla testa ai piedi, due piccole corna
sulla fronte, sul volto due occhi gialli e due file di zanne appuntite al posto
dei denti, pizzetto e zampe caprine. Di fronte a lui: due creature che d’umano
hanno poco o niente. Da tutte e tre emanano grande potere ed un’incommensurabile
malvagità venuta da ere ormai dimenticate.
-Perché hai preso quella forma fratello Y’Garon?- chiede una delle due altre
creature a quella assisa sul trono
-Perché mi diverte.- risponde quello chiamato Y’Garon
con un ghigno orribile dipinto in volto. –Fu in questa forma che circa 2000
anni fa, per come misurano il tempo gli abitanti di questa palla di fango,
camminai sulla Terra e fui sconfitto dalla maledetta Marada la Lupa ed esiliato
da questo piano di esistenza.[6]
Da allora ho dovuto sempre accontentarmi di possedere dei mortali, in attesa di
trovare il modo di liberarmi. Ora questa attesa è finita e sarà in questa
forma che mi prenderò la mia rivincita. Noi, la Triade, regneremo ancora una
volta supremi o, altrimenti, ridurremo questo insignificante pianeta ad una
foresta di scheletri!-
La sinistra risata del
demone eccheggia tutt’intorno spingendo ogni creatura vivente a rintanarsi
nella sua tana.
Loch
Ness, nei pressi di Inverness in Scozia. Come spesso accade, questo specchio d’acqua
è avvolto dalla nebbia e nell’aria ovattata, le urla del giovane Angus
MacCarthy, provenienti dai sotterranei del vicino castello, sono solo poco più
di un sussurro che si confonde col vento, per arrivare, forse, all’orecchio
sensibile del più famoso abitante di queste acque. Un lungo collo emerge dalle
fredde acque, sembra tendersi, come a cogliere le ultime vestigia delle grida,
poi, con calma, la testa si immerge ancora una volta e per il millenario lago le
cose tornano come sono sempre state.
Altrove,
nel mondo, l’Inferno sta dilagando.
FINE DECIMO EPISODIO
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