Villains LTD

INSOMNIA

 

 

Parte 1 – Crash

 

Anni fa. New York City.

Una mattina tranquilla nel turbolento quartiere di Hell’s Kitchen. E’ ancora mattina presto.

Dalla finestra semichiusa di un appartamento da quattro soldi entrano i suoni della città che non dorme mai. Dei bambini che giocano, una lite tra moglie e marito. Una sveglia suona alle sette in punto, emettendo un rumore infernale.

Trenta secondi dopo, il suono si fa più forte. Ed aumenta nuovamente dopo altri trenta secondi.

Quattro minuti di fracasso dopo, una mano femminile lo zittisce. Mormorando qualcosa, la ragazza si rigira nel letto. Una seconda sveglia si fa sentire per dieci minuti buoni, prima di zittirsi da sola.

La ragazza continua a dormire, seppellendosi sotto le coperte per non essere svegliata dall’aria gelida che passa dalla finestra.

Mezz’ora dopo, una vecchia sveglia malandata fa sentire la propria voce da sotto il letto. La ragazza non sente assolutamente nulla.

Uno spiraglio di luce passa dalla finestra, atterrando direttamente sulla testa della ragazza. Coperte o meno, non c’è modo per evitarlo. Apre gli occhi.

Con un lungo sbadiglio, la ragazza sposta le coperte e si alza in piedi. Si massaggia gli occhi, camminando lentamente verso il bagno.

Mezz’ora dopo ne esce, guardandosi attorno con uno sbadiglio. Come sempre, il monolocale è nel caos più totale. Inciampa in una delle pile di vestiti sporchi e vecchi libri, quasi picchiando la testa contro il letto.

Rimettendosi in piedi, raccoglie un paio di spessi occhiali da vista dal comodino e li inforca. Sbadigliando, nota la posizione delle lancette della sveglia.

-Le undici !? – si meraviglia ad alta voce, sbattendo la mano contro la fronte – Ne ho perso un altro !!!

 

Un’ora e mezza dopo, all’ingresso di un centro di ricerche universitario.

Alzando gli occhi dalla limetta per le unghie, la segretaria nota una ragazza sui vent’anni, leggermente sovrappeso e con un paio di occhiali notevolmente spessi, che si avvicina alla reception.

-Desidera ? – chiede con tono seccato. Un altro studente che si è perso…

-Sono qui per il colloquio.

-???

-Per il lavoro… cercavate una donna delle pulizie. Nessuna esperienza…

-Sta scherzando, vero ? – chiede la segretaria, riprendendo a limarsi le unghie – Sono tutti in pausa pranzo. Torni domani.

-Ma…ma il colloquio era stamattina…

-Alle otto se non sbaglio. Spiacente carina, questa è la città che non dorme mai. Prendere o lasciare.

La ragazza resta a bocca aperta, fissando pavimento. La segretaria attira la sua attenzione schioccando le dita davanti alla sua faccia.

-Ehi ? Sveglia !!!

-S-scusi…stavo pensando…

-Fallo mentre cammini allora, carina…quella è l’uscita.

-La prego, non può farmi avere quel colloquio ? Mi serve un lavoro ! Vorrei iscrivermi all’università ma…

-Allora buona fortuna, carina. Io sto cercando di avere un appuntamento con Thor ! Adesso fuori, stai bloccando il progresso.

La ragazza apre bocca per controbattere, ma lascia perdere. Con gli occhi fissi sul pavimento si volta e si incammina verso l’uscita…

La segretaria tossisce. Più volte. Un odore dolciastro si diffonde nell’aria.

-Aaah !!! Oddio oddio oddio !!!!

La segretaria si allontana dal suo posto, pallidissima in volto ed in preda al panico più totale. Urlando ed agitando le braccia corre verso l’uscita.

La ragazza resta ferma in piedi. Non sente più quell’odore, ma sta faticando a respirare. Un attacco d’asma segue subito dopo.

Le gambe le tremano, e sta avendo i sudori freddi. Il laboratorio inizia a girare su se stesso, e l’aria al cervello è sempre meno. Si accascia a terra, appoggiando la schiena al bancone della reception.

Qualcosa fa esplodere la porta di vetro. Una figura gigantesca si avvicina con passi pesanti, e quando vede che quella montagna vivente è un uomo… la ragazza sviene.

 

Un colosso di due metri d’altezza ed una quantità semplicemente ridicola di massa muscolare si gratta la testa, togliendo le schegge di vetro.

Sotto il braccio sinistro, come se fosse un giornale, porta una cassa di metallo grande abbastanza da contenere un uomo. Sulla spalla destra, appoggiata casualmente come un asciugamano bagnato, porta a peso morto una donna adulta.

Lo chiamano il Bue.

-Uh…dove abbiamo…parcheggiato, capo ?

-Dall’altra parte della strada, imbecille ! – risponde una voce via radio - Muoviti, abbiamo pochi minuti prima che qualcuno risponda all’allarme silenzioso.

-Ma se è silenzioso come fanno a sentirlo ? E poi quale parte della strada, la destra o la sinistra ?

-Davanti a te, Bue, devi solo attraversare la strada ! Sbrigati ! Nel furgone !

Ed il nerboruto criminale attraversa, evitato per un pelo da una macchina che inchioda di colpo per non investirlo.

-Ehi ! Capo, sono qui ! Ho la refurtiva !!!!

Allungando un braccio per farsi notare, il Bue blocca la strada ad un motociclista che viene disarcionato dal proprio mezzo. Il Bue non se ne accorge neanche, e si avvicina al furgone lanciando all’interno la cassa e la donna.

Il furgone si abbassa di qualche millimetro quando la cassa fa sentire il proprio peso, e quasi tocca terra quando la montagna di muscoli fa lo stesso.

-Un secondo…Bue, chi è quella donna !?

-Ah…un ostaggio. Avevi detto di non farmi vedere, lei mi ha visto, così ho pensato…

-Tu…non devi…PENSARE !!! E’ troppo tardi per riportarla dentro…deciderò in seguito cosa farne ! Al rifugio segreto, presto !!!

 

Più tardi. La ragazza apre gli occhi, emettendo qualche suono intelligibile. La testa le gira ancora, ed ha uno strano sapore dolciastro in bocca. E’ legata ad una sedia. Non ha i suoi occhiali. Tutto quello che può vedere sono delle forme sfocate, grandi e minacciose su di lei. Ovunque, una nebbia scura.

-Dove…

-La prego di scusare il mio dipendente. Il Bue manca di un certo…tatto.

La voce che le ha parlato è distorta, profonda e spaventosa. Riecheggia nella stanza, come un fantasma.

-Una ragazza di poche parole ? Bene. Mi piace il silenzio. Ma mi piace anche sapere chi sono le mie vittime, signorina…

-Iris…Iris Slape…la…la prego…non mi…

-Pietrificata dalla paura ? La capisco. Oh, nessuno può capire meglio di me la paura. E’ spaventoso parlare con qualcosa che non si conosce, che non si capisce…che non si vede. I suoi occhiali sono stati rotti dal Bue…lei è abituata a vedere le cose diversamente dagli altri, non è così signorina ? E’ abituata a dipendere da quegli occhiali per non avere paura di ciò che vede.

-C-che cosa sei ? – chiede la ragazza, sul punto di un’altra crisi d’asma.

-Sono il terrore nell’animo dell’uomo. Sono la paura che immobilizza chiunque senta il mio nome. Sono l’inevitabile, inarrestabile, l’incomprensibile. Sono il signore della disperazione, mia cara, e futuro padrone del pianeta…sono MISTER FEAR !!!!!

La nebbia si dirada, lasciando spazio ad un uomo avvolto in un mantello purpureo. Nell’ombra, un teschio bluastro.

La ragazza lo fissa, stringendo gli occhi per vederlo nonostante la miopia.

-Ehm. Il signore della paura…MISTER FEAR !!!

-Graziegraziegraziegrazie… - mormora la ragazza – Pensavo…pensavo di essere morta ! Oddio… a momenti avevo un’altra crisi…

-Hhm, la tua reazione al gas della paura è stata…unica. Non credo di averlo mai usato su persone asmatiche. Lo shock deve averti fatto perdere conoscenza e immunizzato per un breve lasso di tempo. Finché resterai mio ostaggio, avrai comunque paura di me…gas o non gas.

-Dio, che sollievo… - continua la ragazza senza ascoltarlo - Pensavo volessi torturarmi o farmi stuprare da quella montagna umana o-

-…Gas della paura. Sì, è quello che ci vuole. Dove ho messo le fiale di scorta ?

-Non…non mi farai del male, vero ? Non…non sul serio, giusto ? E perché…perché io ? Nessuno pagherà un riscatto per me…ho a malapena finito il liceo, non ho un lavoro e non…non sono neanche carina…

-Sì…forse una breve scorsa al mio piano ti restituirà al mortale abbraccio del Terrore Puro. Che cosa ho rubato, chiedi ? Osserva !!!!

 

Con un ampio movimento del braccio, Mister Fear allontana la nebbia fitta che avvolge il locale…che ora Iris riconosce come un magazzino abbandonato.

Ovunque, statue. Mostruosi gargoyle alti due, tre metri. Figure demoniache, soldati, condottieri… e al centro, una grossa cassa di metallo.

Con fare teatrale, Mister Fear apre la cassa per rivelare una grande quantità di cilindri fluorescenti.

-Isotopi di Iridio ! Altamente radioattivi, altamente instabili ! Si ritiene possano accelerare le reazioni chimiche. Questi isotopi sono stati sintetizzati per accelerare la crescita delle cellule sane per curare il cancro. Ma io…Mister Fear…ho ben altri piani ! Queste statue…sono convinto che in ognuna di esse sia intrappolata una forma di vita in attesa di uscire allo scoperto ! Me lo hanno detto loro…mi parlano ! Mi confidano i loro segreti ! Per anni ho cercato di creare una formula per riportarle alla vita…non intendevo creare il gas della paura. Ma grazie agli isotopi di Iridio...le statue rinasceranno in mio potere ! Questo è il mio terrificante piano !!!

-…che ti hanno suggerito delle statue…uh…non è che quel gas ha qualche effetto secondario ?

-Non mi credi, ragazza ? Allora osserva ! Osserva il mio trionfo !!!

Mister Fear afferra un cilindro radioattivo, lanciandolo contro una delle statue. Il vetro si rompe all’impatto, rilasciando il contenuto sulla statua… che inizia a sciogliersi emettendo un odore nauseabondo.

-Uh… più iridio ! Ci vuole più iridio ! Sì…vivi ! VIVI !!!

Un’altra fiala si rompe sulla statua, e un’altra ancora. Nulla.

-Il gas…il gas della paura deve aver spaventato le statue. Ci vuole più iridio ! Molto di più !

Dieci fiale si infrangono su un gargoyle, che si scioglie in pochi secondi. Un fumo nerastro sale dal pavimento in legno.

-Le senti ? Le senti anche tu, ragazza ? Le statue ! Le statue vogliono vivere ! Ne ho abbastanza dei loro sguardi vuoti !

In un impeto di rabbia, Mister Fear afferra fiala dopo fiala e le scaglia contro le statue, contro i muri, contro il pavimento. Rapidamente, il legno prende fuoco.

-Perché non mi rispondete !? Le statue devono vivere ! Le statue devono VIVERE !!! – urla sempre più forte, sempre più pazzo.

-Fermo ! Così moriremo…tutto questo non ha senso !!!

All’esterno, sirene. Vigili del fuoco, probabilmente; il fumo è già molto denso.

-Silenzio !!! Se non volete nascere, morirete tutti quanti ! TUTTI QUANTI !!!

Il pazzo afferra Iris per il collo, e la avvicina alla propria maschera. Guardando negli occhi quello scheletro bluastro, Iris trema. Di terrore.

-Sì…cooosì…abbi paura di me…

Con un ultimo scatto di rabbia, Mister Fear fa cadere a terra la sedia e corre fuori dal magazzino balbettando:

-Il gas della paura…è infiammabile...non posso vivere senza la paura…devo salvarlo…

Iris sente i suoi passi allontanarsi. Cerca di liberarsi dalla sedia, senza successo. A pochi centimetri dalla sua faccia, un’ultima fiala di isotopi di iridio. Intatta.

Il fumo le entra nei polmoni. Brucia. La fiala si sta scaldando…la pressione dall’interno aumenta… La testa le gira. L’ossigeno ha smesso di arrivare al cervello da troppo tempo; sta per perdere conoscenza un’altra volta.

I suoi occhi sono spalancati; l’iridio si surriscalda. Il liquido verde scuro si illumina.

“Non perdere conoscenza…” pensa disperatamente Iris “Non svenire…non dormire…non morire…”

La fiala esplode. Il fuoco si espande. La sua mente si spegne con un’esplosione di luce.

 

Parte 2 - Beep

 

La prima cosa che avverto è la luce. Una luce accecante, bianchissima. Cerco di chiudere gli occhi, accorgendomi di averli già chiusi.

C’è anche un rumore…un battito. Forte, continuo, regolare. Accompagnato da un suono elettronico…beep beep beep… Una voce maschile.

-Credo che si stia svegliando.

-Non sono ancora convinto che dormisse…aveva 180 battiti al minuto !

-Era sopra i 400 quando l’hanno trovata. Dodici ore, ti rendi conto ? Come ha fatto il cuore a non scoppiarle ?

-Troppa luce – riesco a dire, senza sentire la mia voce. Beepbeepbeepbeep…

-Sa dirmi il suo nome ? Capisce dove si trova ?

-Iris…Slape. Ospedale. Potete spegnere quella luce ?

Beepbeepbeep

-La polizia vorrebbe farle alcune domande, miss Slape, ma se non se la sente…

-VOLETE SPEGNERE QUELLA LUCE !? E basta con quel cazzo di rumore !!!

-Miss Slape… non c’è nessuna luce. Le finestre sono chiuse, e lei ha una benda sugli occhi.

Il beep continua, ma non lo ascolto. Mi metto a sedere… i polmoni bruciano. La testa mi pulsa. Metto una mano davanti agli occhi…c’è una benda, e non vedo altro che una luce fortissima.

-Cosa…cosa mi è successo ?

-Non ricorda nulla ?

-No, ricordo…Mister Fear. Mi aveva preso in ostaggio e…ha dato fuoco a tutto. Sono…sono cieca !?

-Ah… - c’è una pausa lunghissima. Il dottore spegne la macchina; a 400 battiti al minuto, non si distingue più un beep dall’altro.

-Allora !?

-I suoi occhi funzionano, signorina. Le sue pupille si restringono e allargano come dovrebbero. Risponde agli stimoli visivi, ma i suoi occhi sono ipersensibili alla luce. Può darsi che abbia avuto un danno cerebrale… ma non abbiamo registrato niente di anomalo, tranne un’assenza della fase REM durante il sonno.

-Perché è così difficile respirare ? E’ peggio di un attacco d’asma…

-Qualcosa ha…accelerato il suo ritmo cardiaco. Il suo cuore batte molto più velocemente di quanto ha bisogno, ma la sua pressione sanguigna è normale. Non riusciamo a capire come faccia… è come se avesse un infarto continuo.

-Cosa…cosa può aver causato…

-Tutto quello che sappiamo è che la quantità di adrenalina nel suo sangue è dieci volte la dose letale. Lei è una mutante, signorina Slape ?

-NO !!! Non sono nessuno ! Sono…non riesco a pensare. Le tempie stanno per esplodermi…non potete darmi qualche sedativo ?

-Signorina… ha in corpo abbastanza sonniferi da stendere Hulk.

 

Ore dopo.

Ore spese a parlare con dottori, poliziotti e giornalisti. Tutti a insistere su come non vogliono disturbarmi… a quanto abbia bisogno di riposare.

E’ notte. La luce mi dà meno fastidio, anche se c’è ancora. Con un po’ di fortuna tornerò a vedere. Domani vedremo.

Chissà che ore sono. Chissà se c’è un orologio qui. In ogni caso, non posso vederlo.

Il dottore aveva una bella voce. Non vedo l’ora di vederlo. Un paio di chili in meno e potrei essere anche sexy con questo camice.

…...

Mi farò portare una radio domani.

Chissà che ore sono ?

…………

Perché non sono stanca ?

Mi metto seduta. La testa non gira più. Mi alzo in piedi… wow. Non mi sono mai sentita così…carica di energia ! Non riesco più a stare ferma. Ho bisogno di muovermi, ho bisogno di fare qualcosa… Esercizio. Sì, dovrei stancarmi abbastanza.

Faccio un po’ di stretching. E’ meraviglioso potersi muovere un po’… Noioso. Devo fare qualcosa di più… Da non credere. La mia idea di allenamento è fare le scale. Se non mi muovo un po’ esplodo !!!

Prima di rendermene conto, mi metto a fare flessioni. Non ne ho mai completata una in vita mia. Uno due tre dieci quindici trenta cinquanta settanta.

Non sono stanca. Più veloce. Perché sono così grassa ? Sento a malapena i muscoli. Cento trecentocinquanta ottocento.

Forse dovrei smettere. Forse dovrei dormire un po’.

Milleduecento milleottocento duemilaquattrocento. Da quanto tempo sto andando avanti ? Non è normale… Con un braccio solo adesso.

Uno due sette quindici trecento. Sinistra cinquecento. Destra mille. Sinistra duemila.

Gli occhi si stanno abituando al buio…ancora un po’ e riuscirò a dormire.

Destra. Però adesso non sono stanca. Tremila.

 

Il mattino dopo. L’infermiera entra nella mia stanza.

Ieri sono quasi entrata in coma. Ora sto facendo flessioni su un dito solo.

-Quattromilanovecentosedici quattromilanovecentodiciassette…ehi ! Si mangia !? Arrivo subito !

-Ah…forse dovrei chiamare il dottore !!!

-Quattromilanovecentodiciotto…

 

Una settimana dopo.

Ho tolto il camice e la benda. Con un pigiama di cui non conosco il colore ed un paio di occhiali da sole, faccio ginnastica. Le finestre sono sempre chiuse, e c’è una tenda davanti alla porta. Il buio non è più accecante… più una giornata di sole sulla neve. Mi ci sto abituando.

Mi fermo un attimo per esaminare i risultati. Ho perso più di quindici chili. Gli addominali iniziano a vedersi. Vorrei mi lasciassero usare qualche peso.

Torniamo agli addominali. Cinquecentoventitremilasettecentoven… no. Seicento o ottocento ? Sapevo di dovermelo scrivere !!!

Qualcuno apre la porta senza bussare.

-Iris ? Sei sveglia ?

-Molto divertente, dottore – rispondo aspramente. Deve dirlo tutte le volte ? Sedere per terra. Gambe bloccate dal letto. Addominali. Uno due sette…

-Potresti smettere per un po’ ? Ci sono un paio di cose serie di cui dobbiamo…

-Okay !

Libero le gambe, rotolando all’indietro per appoggiare tutto il peso sulle braccia. E mi lancio sul letto. Il dottore resta senza parole.

-Allora allora allora !? Veloce ! Ho un milione di flessioni che mi aspettano !!!

-Non…non dovresti sforzarti così, Iris. Il tuo cuore…

-Scherza, dottore !? Non sono stanca ! Una settimana di ginnastica intensiva senza sosta e non vedo l’ora di farne di più ! Ho troppa energia in corpo per stare ferma più di due secondi…al diavolo i 400 battiti al minuto ! Sono normali per me !

-Sì, è questo il punto… Dovrei dimetterti, Iris. Non hai un’assicurazione, e ci costi centinaia di dollari al giorno di sedativi…che comunque non funzionano.

-Ma…non ho neanche cento dollari. Anche non pagando l’affitto e… Oh. Mio. Dio. Mi dica che ho telefonato a qualcuno per l’appartamento !!!

-Iris, da quando ci hai detto il tuo nome non hai fatto altro che fare ginnastica 24 ore al giorno.

-Oddio oddio oddio…avrà già venduto tutta la mia roba…tutti i miei libri di legge…

Mi alzo di scatto e corro verso la porta. Il dottore cerca di fermarmi, ma sono troppo veloce. Apro la porta…e faccio un salto all’indietro.

La luce !!! Più forte che mai…gli occhi si sono abituati al buio…

-Iris, non puoi andare a casa. La tua condizione potrebbe aver bisogno di cure continue per anni. Dobbiamo trasferirti in una struttura specializzata…

-Cosa ? COSA !? Non voglio fare da cavia ! Non sono venuta a New York per questo, chiaro !?

-Iris, calmati…

-Non posso !!! NON POSSO PIU’ ESSERE CALMA !!! Non posso più dormire !!! Non posso più…tornare a casa o… trovare un lavoro o…

-Iris…

-Lei è ricco, dottore ?

-Cosa ? No, mio padre aveva un negozio di…

-Io…vorrei saper fare qualcosa, dottore. Vorrei non essere mediocre. Volevo diventare un avvocato, sa ? Ma non sono stata abbastanza brava per vincere una borsa di studio… e non sono capace di trovare un lavoro. Possiamo continuare il discorso domani ? Sono un po’ stanca…

-Ma certo, Iris. Nessun problema… anche se non puoi dormire, hai bisogno di allentare un po’ la tensione.

 

Esce dalla stanza, silenzioso. Ho bisogno di muovermi…questa stanza mi va stretta. Ho bisogno di uscire.

Non mi lasciano tenere niente. Hanno i miei documenti, i pochi spiccioli che avevo con me e i miei vestiti. Un paio di occhiali da sole ed un pigiama di cotone, ormai troppo largo, sotto cui non porto niente.

Non il massimo per sopravvivere nella città che non dorme mai. Ma il pensiero mi eccita. Mi…devo…muovere.

Apro lentamente la finestra. Uno spiraglio di luce accecante entra nella stanza, come un laser. Faccio un ampio respiro e spalanco la finestra.

Mi riparo gli occhi con le braccia e la luce è ancora troppo forte. Richiudo la finestra e crollo a terra.

Forse aspetterò la notte.

 

Un calcio spalanca la finestra. La notte è scura, senza luna. Per me, la città è chiara come il sole.

Prendo una buona rincorsa…il cuore mi sta pulsando a mille. Mi sento rilassata.

Salto giù dalla finestra, facendo una capriola a mezz’aria. Atterro sull’asta di bandiera che avevo già visto, e rimbalzo dall’altra parte della strada.

Atterro duramente sul tetto di una casa. Fa male, ma era la cosa di cui avevo più bisogno al mondo.

Faccio un ampio respiro, rinvigorendo i polmoni con un po’ di aria inquinata. Il cuore batte sempre di più.

Mi sbagliavo. C’è una cosa di cui ho ancora più bisogno…correre !!!

Salto sulla casa davanti a me. Corro sul tetto, mettendo abbastanza forza nel salto da arrivare dall’altra parte. Non è ancora abbastanza.

Cado su una scala antincendio; sfruttando l’inerzia, la uso per lanciarmi ancora più in là. Riesco a malapena ad afferrare un cornicione.

Mi rialzo goffamente. Mi ha fatto male. Mi sento viva come non mai.

Continuo la corsa. Salendo, scendendo, cadendo, arrampicandomi. La notte è appena scesa. Devo allontanarmi il più possibile dall’ospedale prima che faccia giorno. Dovrei avere abbastanza tempo da far perdere le mie tracce.

Sbaglio un salto, mancando un cornicione. Mi aspetta una caduta di cinque piani, ma non sono minimamente agitata. Afferro un filo per la biancheria, rompendolo con il mio peso e schiantandomi contro un muro.

Questo mi ha fatto troppo male.

Un cassone dell’immondizia attenua la mia caduta. Un cassone chiuso.

Fa. Un. Male. Cane !!!

Mi rialzo dolorante, ma viva. Viva ed entusiasta. Eccitata.

Salto su un’altra scala antincendio, carica come non mai. Anche rispetto agli altri giorni. Ho bisogno di scaricarmi subito.

Dalla scala posso vedere una finestra aperta, nel palazzo di fronte. Un ragazzo accende la luce e si affaccia, svegliato dal frastuono che ho fatto.

Salgo sul cornicione e salto verso la sua finestra, cadendogli addosso. Afferro la prima cosa a tiro…un posacenere, credo…e lo lancio contro la lampadina.

Buio. Vita. Adrenalina. PURA. Nella mia testa. In tutto il mio corpo.

Ho bisogno di scopare come non mai. Strappo i suoi vestiti e i miei. Non lo lascio parlare. Nella mia mente, ha la voce del dottore.

 

Parte 3 – Boom

 

New York, notte fonda. Abbastanza fonda perché ci sia una sola discoteca ancora aperta.

La musica sta rovinando un vecchio successo con un incessante battito. Boomboomboomboom. Nessuno ascolta le parole fuori ritmo.

Il locale resterà aperto fino alle prime ore del mattino, che non sono neanche troppo lontane.

La maggior parte dei nottambuli della città è passata di qui almeno una volta, e non solo per gli orari impossibili. Anche perché hanno sentito che nessuno è mai riuscito a restare sveglio per tutto il turno della sua barista.

Chiunque voglia provare a resistere più di lei deve solo lasciare un dollaro. Il “montepremi” ammonta ad alcune migliaia di dollari, adesso.

I primi clienti la scambiano per un’eccentrica barista acrobatica, ed arrivano a scommettere due o tre volte prima di arrendersi.

Altri ancora credono che sia una trovata pubblicitaria o una leggenda metropolitana. La barista, che secondo alcune versioni è occasionalmente anche il buttafuori del locale, non ha un nome.

L’hanno soprannominata Insomnia.

Sta servendo mezza dozzina di clienti allo stesso tempo, lanciando per aria bottiglie come se fossero attrezzi da giocoliere e non facendone cadere mai una.

I più si sono limitati a chiederle come faccia a restare sveglia così a lungo o come mai porti gli occhiali da sole anche la notte.

Raramente risponde, ipnotizzata dal ritmo incessante. Boomboomboomboom.

Vive così da anni ormai. Le hanno chiesto da quanto lavora lì, e a volta ha risposto di non ricordarsene. Alcuni pensano sia per restare fedele alla leggenda metropolitana; in realtà, non ci pensa mai.

Alcuni l’hanno vista in città anche di giorno. Si dice che frequenti varie palestre… pugilato, kick-boxing, varie arti marziali e qualcosa di nuovo ogni mese. E l’hanno vista lavorare come barista o buttafuori in vari altri locali notturni.

Chi non la conosce ride al pensiero: se facesse davvero tutte queste cose, dove troverebbe il tempo per dormire ?

-Comunque, dicevo – continua il cliente sorseggiando il drink – Potrei anche mettere una buona parola per te al Bar With No…

Insomnia si congela in un istante, lasciando cadere una bottiglia. La afferra all’ultimo istante possibile prima che si rompa.

-Ho…detto qualcosa che non va ?

-Zitto – ordina Insomnia, stringendo gli occhi sotto le lenti scure.

Il battito incessante della musica continua, ma la sua mente lo esclude. Le è sembrato di sentire…

Boomboomboomboomboomboomboom

 

Dall’altra parte della discoteca, un gruppo di amici sta chiacchierando. Urlando per potersi sentire nonostante il fracasso.

-…e lo spinge giù ! Giuro, la piattaforma si inclina e Mister Fear…

Non finisce la frase, perché una bottiglia lanciata da alcuni metri di distanza lo colpisce alla nuca.

Ci sono alcune urla dalla folla danzante, mentre una donna volteggia ad una velocità impensabile sopra le loro teste, talmente veloce da afferrare la bottiglia prima che cada a terra.

Gira su se stessa per sbattere la bottiglia contro il muro, spaccandola a metà e rovesciandone il contenuto a terra.

Cinque secondi dopo aver colpito il malcapitato cliente, punta il vetro rotto contro la sua gola ed ordina:

-Dimmi TUTTO quello che sai di Mister Fear.

-Ah…io…eh… - balbetta terrorizzato l’uomo.

-Rispondimi !!!

In uno scatto di rabbia Insomnia solleva l’uomo di peso, lanciandolo contro il muro. Tutto con un braccio solo, continuando a tenere la bottiglia rotta appoggiata sulla carotide.

-L’ho visto combattere Devil ! Non so niente…non uccidermi ! Non so niente !!!

-Dove !?

-San Francisco ! Era al telegiornale l’anno scorso !!!

-L’anno…scorso ?

Insomnia lascia cadere l’uomo, voltandosi a guardare la discoteca. Tutti si sono fermati, e la osservano.

-Il bar è chiuso.

 

Parte 4 – Smack

 

San Francisco, notte fonda.

Un mantello solleva la polvere di un magazzino, illuminato dalla luce di una torcia. Il raggio di luce si posa su diverse casse, chiaramente scassinate e distrutte o semplicemente svuotate.

L’uomo in costume sbuffa, incrociando le braccia e battendo qualche volta il piede sul pavimento.

-Figurarsi. Tutta questa strada per niente… avrei dovuto seguire quella pista su Saxon…

Qualcosa di freddo attraversa l’aria, tagliando il mantello viola ed inchiodandolo alle travi di legno del pavimento. L’intruso si libera goffamente, rischiando di cadere quando il mantello si strappa.

Punta la sua torcia verso gli stracci a terra, illuminando un coltello da cucina.

-Chi è stato !? – chiede rabbiosamente, la voce sinistramente distorta dalla maschera.

Un altro rumore metallico, e la torcia viene scagliata via dalla mano e cade a terra. L’uomo mascherato si abbassa per recuperarla, ma un altro coltello si inchioda al pavimento a mezzo centimetro dal suo guanto blu scuro.

-Le faccio io le domande, qui. Chi sei ? – chiede una voce femminile, proveniente dalle travi del soffitto.

-Sono…Mister Fear ! – risponde l’intruso, aprendo una minuscola valvola sulla propria cintura e rilasciando un’ampia quantità di gas in pressione verso il soffitto. Approfittando dell’attimo di distrazione, si sbriga a recuperare la torcia e ad estrarre una pistola dalla cintura.

Qualcosa atterra alle sue spalle. Mister Fear si volta per spararle, ma un calcio lo disarma rapidamente.

-Dimostralo.

Dai guanti blu esce un’ampia quantità di gas, spruzzato direttamente sulla faccia della donna. La torcia ne illumina il volto, finora nascosto dal buio e dal gas verdastro; Mister Fear pregusta già il formarsi dell’espressione di purissimo terrore che si accompagna sempre alla sostanza…

Invece, sotto i sottili occhiali da sole, la donna sorride come se questo fosse il momento più felice della sua vita.

-Sei tu…sei proprio tu…

Senza altri preavvisi, la ragazza salta addosso a Mister Fear che istintivamente cerca le altre armi nascoste nel suo costume… lei invece ne bacia la maschera, ed inizia a togliergli i pantaloni.

-Che stai facendo !? – chiede il criminale, cercando di tenere a bada la donna che sembra essersi scatenata.

-Sapevo che un giorno saresti tornato… - gemita lei, insistendo con le sue manovre.

-No…stà ferma ! Ma chi sei !?

Il criminale si allontana riallacciandosi i pantaloni, sudando profusamente. Chi è questa pazza ? Queste cose non succedono ai cattivi ! Dev’essere una trappola !!!

-Non ti ricordi di me ? Giusto, come potresti. Anni fa… mi hai rapita ed esposta a un isotopo radioattivo. Hai cambiato la mia vita… mi hai trasformata da un’asmatica vergine soprappeso a quello che vedi adesso… ho fatto l’impossibile per ritrovarti, dicevano tutti che eri morto…

-Di che cosa diavolo stai…no, è impossibile. Zoltan Drago ne parlava nei suoi diari ma…credeva che tu fossi morta nell’esplosione…

-Zoltan…Drago ? – chiede confusa la donna.

-Certo, il primo Mister Fear…il suo nome era sui giornali. E’ morto da… un paio d’anni dopo il tuo rapimento, credo. Io sono il quarto Mister Fear.

-Morto…

La donna si guarda intorno, apparentemente distrutta dalla rivelazione. Si appoggia ad uno degli scatoloni vuoti, per poi saltarci sopra con le gambe a penzoloni.

-Quando ho ritrovato questo suo vecchio covo, e ho visto che era già stato trafugato quasi tutto, pensavo che…

-Ah…veramente questo era uno dei nascondigli del terzo Mister Fear… e speravo di poterne ricavare un po’ della sua vecchia attrezzatura. Avevo sentito dire che chiunque si avvicinasse a questo posto venisse ucciso, e speravo avesse lasciato dei sistemi di sicurezza da depredare. Ma immagino fosse per merito tuo, vero ?

-Morto… - continua a ripetere la donna, rigirando tra le dita sottili un affilato coltello da cucina.

Mister Fear si rimette in sesto, riflettendo. C’è chiaramente del potenziale in tutta questa situazione. Questa donna è chiaramente pazza, ma i pazzi si possono controllare. La paura sembra non avere effetto su di lei… forse altre emozioni ?

-Sì, anche io ne sono stato profondamente colpito. Zoltan Drago è stato un grande ispiratore per me… un vero genio incompreso, strappato troppo presto alla grandezza dell’umanità. Come ti chiami, ragazza ?

Lei si toglie gli occhiali da sole, e se non fosse per il buio il criminale vedrebbe che sta piangendo. Ma il tono della sua voce è fin troppo rivelatore.

-Mi chiamano Insomnia.

Mister Fear le accarezza i capelli e il volto, mettendole poi una mano sulle spalle. Si dà dell’idiota per essersi spaventato: ha un ottimo odore.

-Che cosa faresti all’uomo che ha ucciso il primo Mister Fear, se lo incontrassi ?

-Gli farei capire cos’è la vera paura – risponde lei, lanciando per aria il coltello da cucina e facendolo conficcare contro il soffitto come se non avesse peso.

-Tu lo sai, vero ? Tu sai chi lo ha ucciso ?

-Certo, mia cara Insomnia… - risponde l’uomo sotto il mantello, togliendosi la maschera e baciandola nell’oscurità.

“E’ stato Starr Saxon, il secondo Mister Fear… ma non è lui che voglio distruggere…” pensa, mentre quello che dice in realtà quando le loro labbra si separano è:

-Lo chiamano Devil, e dicono sia senza paura.

Nella fredda notte di San Francisco, i gemiti si mescolano ai sogni di vendetta e di vita.

 

 

Parte 5 – Bang

 

Una notte tranquilla nel turbolento quartiere di Hell’s Kitchen. E’ ancora notte fonda.

Dalla finestra semichiusa di un appartamento da quattro soldi entrano i suoni della città che non dorme mai. Dei bambini che piangono, una lite tra moglie e marito. Una mano dalle unghie dipinte di verde scuro cambia canale ogni mezzo secondo.

Le immagini si susseguono sul riflesso proiettato sugli occhiali da sole. Una bella donna dolcemente sdraiata sul divano tiene il broncio; con la sinistra gioca con un pugnale da tiro, facendone roteare  la lama sulla punta delle dita e lanciandolo aritmicamente in aria come una monetina.

Nella sua mente non ci sono i suoni della città, né la cacofonia proveniente dalla televisione. C’è una replica continua dell’ultima conversazione che ha avuto con il suo capo, Mister Fear.

“Tu resta pure nell’ombra, io voglio vendicarmi di Devil” gli aveva detto.

“Fai come credi. Se un giorno volessi tornare da me, non aver paura a chiamarmi” era stata la diplomatica risposta di Mister Fear; non perché volesse fermarla, ma perché non gliene poteva importare di meno.

Lo scontro con l’uomo senza paura era stato entusiasmante. Era persino riuscita a rubargli il bastone. Dopo la loro sconfitta si sarebbe aspettata una nuova battaglia, un’immediata rivincita… ma la natura cerebrale di Mister Fear non poteva sostenere i suoi bisogni fisici di avventura.

Finito l’innamoramento iniziale, era presto diventato chiaro che i due non avevano nulla in comune. Insomnia si era sentita così eccitata, una volta decisa la carriera solitaria… come del resto si sentiva sempre eccitata, grazie all’innaturale e permanente eccesso di adrenalina nel suo corpo…

Ed ora, il nulla. Qualche lavoretto qua e là era riuscita a racimolarlo. Assassini, intimidazioni, qualche rapina spicciola. Ma cose di poco conto. Aveva ricevuto proposte d’impiego dai più rinomati signori del crimine, proponendosi come la nuova Bullseye, e le sembrava di aver fatto una discreta impressione.

Ma nessuno aveva accettato la clausola su cui Insomnia insisteva di più: chiunque la ingaggiasse doveva garantirle almeno 22 ore di lavoro al giorno, ogni giorno dell’anno.

Nessun novizio, come per tutti lei era nonostante gli anni di allenamento sul campo, poteva permettersi di avanzare una simile pretesa.

Eppure doveva esserci qualcuno disposto ad usare una cecchina con la super-vista che non dorme mai…

Il flusso di coscienza viene interrotto da uno sparo. Non esattamente un rumore nuovo a Hell’s Kitchen, nonostante il miglioramento urbano degli ultimi tempi, ma abbastanza interessante da rompere la monotonia.

Insomnia si alza e si stiracchia i muscoli e con indosso solo canottiera e mutandine si lancia giù dalla finestra con un coltello in mano. I cinque gradi sottozero la accarezzano gelidi la pelle, risvegliandone il sangue durante una piroetta che con l’aiuto di un lampione la fa arrivare a terra.

Un forte vento le scompiglia i capelli, quando un qualcosa di verde le sfreccia a fianco e si dilegua per la strada.

Perplessa, mentre si pettina, Insomnia si abbassa e si toglie gli occhiali da sole per fissare il suolo. Vede alcune tracce di rosso, indiscutibilmente rosso sangue.

 

Ad un altro angolo. Un uomo con indosso un’armatura metallica verde è appoggiato a un muro, con una mano premuta sul casco come se stesse parlando a un cellulare.

-Professore ? Turbine. C’è stato un problemino al vecchio covo del russo, il bastardo aveva ancora delle guardie. Certo, sono un professionista no ? Li ho… no, no, posso cavarmela. Prof, ho detto che posso… Lo so che avevo detto di poter essere più silenzioso di Shades, ma…no, ho detto che non…okay, aspetto. Merda !

Il pugno dell’uomo colpisce il muro, azionando una delle lame da polso che ne taglia uno dei mattoni come se fosse burro.

-Dovevo saperlo ! Non gli sono mai andato a genio ! Scommetto quei due bastardi hanno un accordo e…

-Chi sei ? – chiede la voce di una donna.

Turbine si volta, come tutti i velocisti non abituato ad essere preso di sorpresa. Quello che ha sotto gli occhi è una bella donna seminuda, accovacciata su un muretto e con in mano un coltello pronto ad essere lanciato.

-Sono innamorato. Ho il resto della nottata libera, ti va di divertirti ?

-Lo sto già facendo. Chi hai ammazzato ? Eri proprio sotto casa mia.

-Non sono sicuro che siano affari tuoi, baby, ma metti giù quel coltello e ne parliamo. Non è che ti possa servire a molto; sai, posso correre a Mach…

-Getta quel coltello.

Accompagnata dallo scattare di una sicura, la voce che si è intromessa è lievemente distorta da una maschera. Insomnia ne vede il riflesso sul coltello; è una maschera completamente nera, unico particolare due fessure bianche all’altezza degli occhi.

-Switch, che cazzo fai !? Quasi me la facevo dare, non rovinare tutto !

-Zitto e cerca di essere un po’ professionale, che cazzo Turbine. Allora, getti il coltello o devo sparare ?

-Facciamo entrambe – risponde la donna, lanciando il coltello verso l’alto.

Quello che segue avviene al rallentatore per il velocista, ma un normale essere umano farebbe fatica a non perdersi metà del movimento della donna. Appena il coltello lascia la sua mano, Switch fa fuoco.

Lei si è appena spostata di lato, lasciando che i proiettili rimbalzino sull’armatura di Turbine.

Switch smette di sparare quando capisce di aver sbagliato bersaglio, ma a questo punto Insomnia è già nella posizione giusta per bloccargli il braccio con le gambe e colpirlo con un pugno che riesce a sentire fin troppo bene nonostante l’imbottitura della maschera.

Turbine si toglie di dosso i bossoli osservando la fine dell’azione: Insomnia strappa la mitragliatrice al teleporta, afferrando il coltello che è appena caduto nella sua mano. E mezzo secondo dopo, che lui lascia passare perché vuole assolutamente vedere fino a dove si spinge la ragazza, lei lo tiene di mira con l’arma da fuoco minacciando di lanciare la lama contro il suo compagno di squadra.

-Okay, chi siete voi due ? Sono le cinque del mattino…

-Metti giù l’arma o mi incavolo, baby. Posso muovermi più velocemente di un proiettile, lo sai ?

-In uno spazio così limitato ? Io non credo. Prima che tu possa accelerare, posso colpirti agli occhi… non sono coperti dall’armatura. Pessima fattura. Posso spelare il culo di una mosca facendo rimbalzare il proiettile a un chilometro di distanza, penso di poterti tenere sotto tiro.

-Interessante. Oh, il mio amico che tenevi sotto tiro ? Hai sbattuto le palpebre, mi dispiace.

Qualcosa di freddo le tocca la schiena. Al tatto, una calibro nove. L’uomo in costume nero appare di fianco a Turbine; una mano scompare all’interno di un disco nero a mezz’aria.

Nell’altra mano porta una mitragliatrice. Senza che lui dica nient’altro, si creano altri due portali. Uno davanti alla mitragliatrice, l’altro davanti al naso di Insomnia.

-Bei riflessi, te lo concedo. Fai una mossa senza che io te l’abbia detto e ti sparo da entrambi i lati in contemporanea, va bene ?

Insomnia obbedisce, facendo cadere a terra le armi.

-Ora calciale verso di noi.

-Ti ho visto in televisione, giusto ? Sei il tipo dell’Hudson…

-Perché chiunque ha visto quel servizio !? – si lamenta Switch.

-Togliti la maglietta – chiede lascivo Turbine, sorridendo sotto il casco.

-Turbine, porca puttana, ce la fai ad essere un minimo più…serio…ehm…okay, ma adesso tieni le mani sopra la testa…

Insomnia obbedisce, adesso con addosso solo le mutandine e gli occhiali da sole, e sorride.

-Sono una cecchina. Ho la super-vista ed un metabolismo potenziato. Esperienza nel corpo-a-corpo. Accetto orari flessibili, e adoro scopare.

Il vento gelido della notte di Hell’s Kitchen sottolinea il silenzio che cala nella conversazione, inizialmente rotto solo da un paio di brevi colpi di tosse.

-Voglio dire che cerco un lavoro. Mi chiamo Insomnia.

-Questo non succede ai cattivi… - si lamenta Switch, che però resta a guardare.

-E poi dicono che il crimine non paga. Se ne può parlare, baby, se ne può parlare…togliti anche il resto…

Un rumore di sirene spiegate interrompe la scena. I portali che minacciano Insomnia svaniscono, e ne appare uno alle spalle dei due criminali.

-Non adesso, Dave, cercano noi due. Ci terremo in contatto, okay ?

Zittendo le proteste del mutante, Switch estrae dalla cintura un biglietto da visita e lo lancia verso Insomnia che lo afferra al volo.

-Teniamoci in contatto. Sei brava – si complimenta il teleporta prima di svanire.

-Metterò una buona parola per te – si augura il mutante, voltandosi verso il portale.

Insomnia fischia per richiamarlo; lui si volta, e si ritrova un paio di mutande sul casco. Le toglie subito, osservando la donna con gli occhiali da sole mentre le sirene si avvicinano sempre di più.

-Ci conto, bello.

-Cristo, odio il crimine.

Il mutante scompare nel portale, che svanisce. Insomnia si sbriga a tornare nel suo appartamento. Non per paura di essere catturata, per il freddo o per il pudore; nessuna di queste tre cose potrebbe interessarla di meno, al momento.

Ma sul biglietto da visita c’è un numero di telefono, ed un nome: VILLAINS LTD.

 

Il giorno successivo.

Una stanza piccola; tre sedie per gli “ospiti”, una scrivania su cui sono appoggiati un portatile, un teschio, una clessidra e ben poco altro. Appena dopo il teschio, una targhetta:

“President and Chief Executive Officer: Augustus DeCeyt, Ph.D”.

Seduto alla scrivania, un uomo sui quarant’anni leggermente stempiato. Parla con voce basse e dosata, calibrando ogni parola. Il suo accento ha un che di inglese e qualcos’altro di impossibile da identificare.

Insomnia, nel costume verde scuro con lungo mantello che le ha procurato Mister Fear, lo osserva. Nonostante le tendenze ninfomane esaltate dal suo metabolismo impazzito, quest’uomo le pare assolutamente privo di vita. Non per l’età, o la mancanza di un interesse sessuale. Tutt’altro, è piuttosto intrigante a modo suo.

Ma i suoi occhi sono più freddi del ghiaccio.

-Un curriculum interessante, miss Slape. Credo che potrà facilmente ambientarsi nella mia…organizzazione.

-E’ quello che…come fa a sapere il mio nome !? Non lo uso da…

-Sono il miglior pianificatore del pianeta ed uno degli uomini più intelligenti ad essere nati, c’è da aspettarsi una certa propensione per le informazioni non crede ?

-Okay… ma sono Insomnia, adesso. Soltanto Insomnia.

-Normalmente preferisco un certo…distacco nelle relazioni interpersonali, ma se è questo il suo desiderio. Il suo arrivo è a dir poco provvidenziale, Insomnia, per l’organizzazione che sto per lanciare. Mi è costata anni di pianificazioni e mesi di accurate azioni preparative, eppure mancava ancora un elemento. Ho già due assassini alle mie dipendenze, Shades e Turbine, ma nessuno dei due è efficace sulla lunga distanza. Una cecchina dalle sue potenzialità avrà molto lavoro nella mia organizzazione, non se ne preoccupi: la terrò impegnata quanto vuole.

-La ringrazio, professore. Quando mi ha detto che la Villains LTD aveva già accettato i contratti da portare a termine per la sua prima uscita pubblica, non credevo avesse più spazio…

-Non c’era, ovviamente, mia cara Insomnia. Avevo pianificato perché altre circostanze si occupassero dei suoi bersagli. Tuttavia, sono stato assai…colpito dalla sua situazione. Vede, per una sorta di affinità ideologica sono sempre stato immensamente interessato alle persone al margine della società che abbiano schemi e processi di pensiero su piani diversi da quelli normali. Le ho trovato un buco, per usare terminologie gergali.

-Gliene sono grata, professore. Vedrà che non la deluderò…e ci divertiremo parecchio.

-Le posso assicurare la prima, Insomnia, ma temo di avere una concezione del tutto personale del “divertimento”. Ciononostante, sono stato informato della sua esuberanza. E’ un qualcosa che posso usare, ma sono stato un po’ allarmato dalla sua esuberanza sessuale.

-Cosa !?

-Ha già avuto più rapporti con Turbine e Switch, durante la giornata. Avrebbe quantomeno potuto attendere questo colloquio.

-Non sono affari suoi ! Ma che razza di…

-La sua abitudine di cambiare otto virgola sei partner sessuali alla settimana, come mi è stato riportato, può non essere di mio interesse. Ma non voglio che le sue orge mettano in pericolo la salute dei miei affari. So quanto può essere dannoso cercare di incanalare le energie sessuali dei criminali verso altri sbocchi, quindi non cercherò in nessun modo di limitarla. Ma pretenderò il suo costante uso di precauzioni; se scoprirò che se ne astiene… e mi creda, le mie fonti di informazione possono rivelarsi molto più intime di quanto non creda…non esiterò ad espellerla.

-Sta…sta dicendo sul serio ?

-E’ scritto nel suo contratto, come può vedere.

Insomnia scorre rapidamente il foglio di carta sulla scrivania, senza neanche troppo interesse. Ha capito che questo DeCeyt non mente, se c’è la possibilità che qualcuno se ne accorga.

-Questo è…umiliante. Mi dia una sola ragione per cui dovrei…

-Perché nonostante le sue abilità, nessuna altra organizzazione vuole assumere una killer così mentalmente, emotivamente e sessualmente instabile, con la pretesa di essere utile per orari così prolungati. Perché da quando lei è stata trasformata in Insomnia, il suo pensiero è prettamente fisico. Così fisico da non farle rendere conto, finché non era troppo tardi, che nella vita non aveva realizzato nulla di ciò che voleva; anzi, che non aveva nulla. Ha provato a colmare quel vuoto col sesso, con l’esercizio, con l’amore, l’odio, e ora il crimine. Vuole una ragione, Insomnia ? Quel vuoto è incolmabile, e l’unica cosa che può curarla è appartenere a un gruppo che la sostenga in tutto ciò che non è fisico affinché lei possa concentrarsi sul suo personale stile di vita e modo di pensare, senza doversi uniformare a tutte le altre persone di cui non potrebbe interessarle di meno. Siamo molto simili, Insomnia, anche se su linee opposte. Onestamente, mi piacerebbe lavorare con lei. Le interessa ?

Insomnia resta senza parole. Non è esattamente una patita della psicanalisi, ma in poche frasi quest’uomo che conosce da dieci minuti l’ha capita come forse nemmeno lei stessa aveva mai osato capirsi.

C’è qualcosa di magnetico e sinistro, nella sua voce monotona. Di ipnotico, nei suoi occhi le cui palpebre non sbattono mai.

Il suo cuore è calmo. Sesso e azione erano le uniche due cose che riuscivano a placare l’incessante rombo dell’adrenalina. La terza, a quanto pare, è Augustus DeCeyt.

Forse, in quegli occhi di ghiaccio, rivede la ragazzina asmatica. E in quegli stessi occhi, la vede uccidere.

Le piace.

-Okay, si può fare. Dove devo firmare ?

 

FINE

(continua su Villains LTD #1)

 

 

Insomnia creata da Karl Kesel, Gene Colan, Cam Smith e Paul Neary