N° 102
NUOVI ORIZZONTI
1.
Cosa succede quando tutto sembra
andare storto? Quando il tuo matrimonio è andato in pezzi? Quando il tuo
migliore amico diventa il tuo peggiore nemico? Quando perdi il tuo lavoro?
Potresti lasciarti andare, arrenderti ai duri colpi inflitti dal destino
avverso oppure rialzarti e combattere ancora. James Rupert Rhodes, Rhodey per
gli amici, ha scelto la seconda opzione.
Adesso è seduto in una sala riunioni
della Stark Tower davanti a due uomini ed una donna che conosce bene.
Al centro sta un uomo anziano e
corpulento dalla chioma candida come la neve, l’ex Senatore del Massachusetts
Harrington Byrd che è stato sia avversario che amico di Tony Stark; alla sua
destra c’è una donna dai corti capelli biondi, Rebecca Bergier, da poco
nominata Direttore Esecutivo della Fondazione Maria Stark in sostituzione del
defunto Happy Hogan;[1]
alla sinistra Felix Alvarez, giovane avvocato californiano ed anche lui amico
di Tony.
-Non sono sicuro di
aver capito.- dice Rhodey.
-Eppure direi di
essermi spiegato bene.- replica Byrd -Dopo la scomparsa di Virginia Potts,[2]
noi tre abbiamo la gestione delle sue quote della Stark Solutions in nome di
suo figlio fino al suo ritorno o, se ciò non dovesse, purtroppo, avvenire, fino
alla maggiore età del bambino. Non possiamo gestire direttamente la società e
quindi abbiamo deciso, all’unanimità sottolineo, di nominarla Presidente
Esecutivo.-
-Ed è questo che mi
sorprende... che anche lei sia d’accordo, Senatore, intendo.- ribatte Rhodey.
-Non mi
sottovalutati, Mr. Rhodes. Lei ha un curriculum impeccabile sia come ufficiale
che come dirigente d’azienda. Certo, ha un approccio poco ortodosso ai problemi
ma questo era anche un pregio… e un difetto di Tony Stark ed è certo l’uomo
adatto per tenergli testa adesso che…-
-… che è… cambiato.
Capisco.-
-Accetta, Rhodey.-
interviene Rebecca -Sei l’unico che può farlo.-
-Potrei pensare a
diversa altra gente ma, se ci tenete tanto, ci sto.- replicò Rhodey.
La riunione si scioglie e Rhodey si
avvicina a Felix Alvarez.
-Posso parlarti un
attimo, Felix? Ho bisogno di assistenza legale per una questione personale.-
-Non dirmi che ti sei
ficcato in qualche guaio.- replica Alvarez.
-Non io, mia
sorella.-
-Non sapevo che
avessi una sorella.-
-Non siamo rimasti in
contatto per anni e solo di recente sono venuto a sapere che si droga e si
prostituisce qui a New York.[3]
Ha rifiutato di sottoporsi ad un programma di riabilitazione ed ora è a Ryker’s
in attesa del processo. Non voglio abbandonarla un’altra volta. Dammi una mano
a tirarla fuori dai guai.-
-Uhm… non posso dirti
di no. Come suo fratello puoi nominarmi suo avvocato. Come hai detto che si
chiama?-
-Non l’ho detto. Il
suo nome è Jeannette ma si fa chiamare Jenny Rose o anche Star.-
-Molte prostitute
usano uno pseudonimo. Scusa Rhodey.-
-Nessun problema. Che
altro ti serve sapere?-
Rhodey dice ad Alvarez tutto quello
che sa e poi l’avvocato picchietta sul suo Starkphone. Quando ha finito chiede:
-Immagino che ci sia
una stampante in questo posto.-
-Ovviamente, perché?-
-Per stampare il mio
mandato… che tu firmerai. Se ce la faccio, andrò a trovarla oggi stesso.-
-Grazie, Felix. Per
il tuo onorario…-
-Non pensarci
nemmeno. Mi rimborserai le spese, se ne avrò. Siamo amici dopotutto.-
Prima che Rhodey possa dire
qualcosa, il suo telefono squilla. Un numero sconosciuto. Un attimo di
esitazione poi risponde:
-Pronto?-
<<Mr. Rhodes,
sono Riri Williams, si ricorda di me?>>
L’immagine di una ragazzina
quindicenne afroamericana gli appare alla mente, la stessa ragazzina prodigio,
dottoranda al MIT,[4]
che ha salvato da Isla Suerte.[5]
-Ma certo che mi ricordo
di te. Hai tenuto il mio numero vedo. Cosa posso fare per te, Riri?
<<Nulla, ma
credo di poter fare io qualcosa per lei: ridarle quello che ha perso a Isla
Suerte. Che ne dice di fare un viaggetto fino a Cambridge,
Massachusetts?>>
Rhodey rimane senza parole.
Il nome dell’uomo è Anthony Edward
Stark o almeno è ciò che lui sostiene e di certo il suo aspetto conferma le sue
asserzioni, eppure chi conosce bene Tony Stark non faticherebbe a notare
qualcosa nei suoi occhi e nel suo sorriso, qualcosa di inquietante e crudele.
Sì. Decisamente questo non è il Tony Stark che in molti hanno stimato.
Alla sua nuova scrivania di
Presidente guarda un elenco di nomi che scorre sullo schermo di un computer.
-La miglior difesa è
l’attacco.- mormora -Tu saresti d’accordo, Justin, vecchio mio.-
Si alza e si avvicina ad una parete
che si apre rivelando un ‘armatura color azzurro cobalto. Sullo schermo alle
sue spalle lampeggia un nome: Hammer.
Sulle coste del Golfo Persico fa caldo,
molto caldo, specialmente per due occidentali come Mike O’Brien e Meredith
McCall.
-Sicuro che sia il
posto giusto?- chiede Meredith che indossa una veste lunga fino ai piedi e cela
i capelli biondi sotto un velo.
-Secondo il database
dell’Interpol, è qui che lo Sceicco Abdullah Hurani ha il suo quartier
generale.- risponde Mike -Essere un ex agente federale ha i suoi vantaggi.-
-Non ne dubito. Anche
avere agganci col principale azionista della Stark-Fujikawa non guasta.-
-Jet privato, hotel a
cinque stelle pagato. Non ti chiederò perché Kenzo Fujikawa ci riserva un tale
trattamento da VIP.-
-Ecco, bravo.
Pensiamo piuttosto a stanare Hurani.-
-Anche se lo
troviamo, non ci sono garanzie che Pepper Potts sia ancora con lui. Potrebbe
essere dovunque ormai e lui potrebbe non sapere dov’è.-
-Se lo sa, ti
garantisco che ce lo dirà.-
E Mike non dubita che Meredith dica
la verità.
2.
Il nome dell’uomo è
Zhang Tong e nella zona di Hong Kong il suo nome è leggenda. Si dice che sia
immortale e che tutte le Triadi gli debbano obbedienza. Dove finisca la
leggenda e cominci la realtà solo lui lo sa con certezza. In questo momento è
in piedi nella terrazza di un attico nel centro di Manhattan affiancato da due
donne in costume: una giapponese che si fa chiamare Cybermancer ed una
indocinese chiamata Lady Mandarin.
Zhang Tong alza lo sguardo verso
l’alto poi sorride e dice:
-Sta arrivando.-
-Chi, mio signore?-
chiede Cybermancer.
-La tua prima grande
sfida, piccola mia. Ti senti pronta ad affrontarla?-
-Lo sono.-
-Ed allora ti
concederò di dimostrarlo.-
La figura in armatura color blu
cobalto punta dritta verso il palazzo che ospita la sede americana della Hammer
Inc. e sfonda una finestra entrando in un’ampia stanza dove un uomo anziano sta
seduto ad una scrivania di mogano.
-Ma che…?- esclama
l’uomo alla scrivania.
<<Ciao Justin. Bella giornata vero?>>
dice l’uomo in armatura con voce filtrata elettronicamente.
Justin Hammer, spietato finanziere
inglese, recupera la sua compostezza e replica.
-Conosco quel design:
è una versione più leggera dell’armatura Iron Monger, ma tu non sei certo il
mio defunto ex socio Obadiah Stane e scommetto che non sei nemmeno il suo
presuntuoso figlio Ezekiel. Ti manda Stark?-
<<Tony Stark si è stancato dei tuoi continui tentativi di
rovinarlo o assassinarlo ed ha mandato me per risolvere la questione una volta
per tutte.>>
-Intendi uccidermi?
Il Tony Stark che conoscevo non avrebbe mai ordinato un’azione simile, ma si
dice che non sia più lo stesso ultimamente. È vero?-
<<Ti importa davvero? Non perdiamo tempo: se ti ricordi ancora
qualche preghiera, è il momento di recitarla.>>
Iron Monger punta i palmi guantati
delle sue mani verso il volto di Hammer, palmi che iniziano a brillare.
Improvvisamente, però, qualcosa colpisce l’uomo in armatura alla schiena.
Iron Monger cade ma si rialza
girandosi e trovandosi davanti una donna in costume che indossa un guanto
metallico che brilla di energia.
<<Cybermancer?>> esclama sorpreso.
La sola risposta della donna è una
nuova scarica dal suo guanto che Iron Monger blocca con un campo di forza..
Il contraccolpo manda la ragazza
contro una parete ed Iron Monger avanza verso di lei.
<<Chi sei?>> le chiede <<Non Suzi Endo, questo è certo. E dove hai
preso il suo guanto?>>
-Non lo saprai mai,
cane!- ribatte lei.
<<La tua voce… Rumiko?>>
Approfittando della sua sorpresa,
Cybermancer lo colpisce direttamente al volto. Iron Monger barcolla ma non
cade.
<<Mi dispiace, tesoro...>> dice mentre
le afferra saldamente il polso destro <<… ma quest’armatura è decisamente più potente di qualunque altro
modello precedente… purtroppo per te.>>
Hammer è corso verso una vicina
porta ma Iron Monger volta la testa e punta il braccio sinistro verso di lui
dicendo:
<<No, Justin, non te la caverai così facilmente.>>
Un raggio parte dal suo palmo e
colpisce alla schiena Hammer che con un grido crolla sul pavimento. L’uomo in
armatura si rivolge di nuovo a Cybermancer:
<<Ora, Rumiko…>>,
-Non chiamarmi così!
Io sono Cybermancer!- urla lei.
<<Chiamati come ti pare, ma se non vuoi che ti rompa questo bel
braccino, mi dirai cosa ti sta succedendo.>>
-Mai!-
Il guanto di metallo si surriscalda
divenendo sempre più rosso emettendo un crepitio sempre più forte poi c’è un
lampo e quando cessa Iron Monger è a terra supino con Cybermancer che allunga
la mano verso la sua piastra pettorale.
-La tua armatura non
è più forte del mio guanto.- afferma trionfante -Ed ora ti ucciderò.-
Dall’altra parte degli Stati Uniti,
in California, l’ex pugile afroamericano Eddie March contempla la propria vita
che al momento non sembra offrirgli molte alternative.
La sua spina dorsale è stata
spezzata rendendolo tetraplegico e completamente insensibile dal collo in giù,
una condizione intollerabile per un uomo come lui Negli ultimi giorni si è
spesso chiesto se non sarebbe stato meglio per lui morire nello scontro con il
robot chiamato Demolitore.[6]
Sta pensando proprio a questo quando
nella sua stanza in uno dei maggiori centri medici dello Stato entra la sua
fisioterapista: una donna decisamente bella il cui nome è Veronica Benning.
-Buongiorno, Eddie.-
lo saluta -Pronto per la nostra piccola sessione?-
-Non saprei, Miss
Benning.- risponde lui -Avevo una mezza idea di fare una passeggiata
mattutina.-
-Un tentativo di
umorismo? Puoi fare di meglio, Eddie... e chiamami Veronica. Dovremo passare un
bel po’ di tempo insieme, lasciamo perdere le formalità, ok?-
-Se va bene a te.-
-Ti senti a disagio
con me?-
-Perché dovrei? Solo
perché una bella donna mi tocca dappertutto mentre io non sento niente? Mi ci
posso abituare, come ad essere pulito dalle infermiere.-
-Sarcasmo. Andiamo
già meglio. Niente autocommiserazione, però.-
-Già, perché dovrei
commiserarmi? dopotutto sono solo completamente paralizzato.-
-Quando eri sul ring,
eri uno che non mollava mai, giusto? Ti chiamavano Iron Man.-
-Un nomignolo idiota.
In questo momento mi sento di pezza.-
-Balle. Quella forza
d’animo che ti sosteneva quando eri un pugile c’è ancora. Usala per lottare.
Incanala la rabbia e la frustrazione che provi verso l’obiettivo giusto..-
-Ci proverò.-
-Non provarci: fallo
ed ora al lavoro.-
Donna tosta, pensa Eddie.
3.
Jim Rhodes e Rebecca Bergier entrano
in una delle aule del MIT e si dirigono verso un gruppo di ragazzi e ragazze
che chiacchierano vicino alla cattedra.
-Santo Cielo, ma sono
tutti a malapena adolescenti!- esclama Rebecca
decisamente colpita dal vedere quanto sono giovani.
-Il tipo che ci ha
indirizzato qui li ha definiti il Club dei Piccoli Geni.- replica Rhodey.
-Potrebbe essere una
definizione azzeccata.-
Una ragazzina afroamericana si volta
verso di loro ed esclama:
-Mr Rhodes, è venuto
finalmente!-
-Felice di trovarti
bene, Riri.- replica lui.
-Ne dubitava?-Noi di
Chicago siamo tipi tosti, non lo sapeva?- ribatte Riri Williams
-L’ho sentito dire.-
-Sono contenta che
abbia deciso di venire qui. Quindi è interessato a quello che ho da farle
vedere?-
-Diciamo che sono
incuriosito.-
-Pensavo che sarebbe
venuto solo.-
-Rebecca Bergier è la
Direttrice della Fondazione Stark, che finanzia la tua borsa di studio e quelle
dei tuoi amici.-
-Oh… beh, immagino
che dovrei ringraziarla.-
-Non essere
maleducata, Riri, presentaci ai tuoi amici -
A parlare è stata una giovane donna
di chiare origini orientali ed i capelli color viola che tende la mano verso
Rebecca e Rhodey e si presenta:
-Dottoressa Ho, ma
gli amici mi chiamano semplicemente Toni.-
-Quella Toni Ho?-
replica Rebecca stringendole la mano -Ho sentito parlare di lei quando abitavo
a Los Angeles: era la più giovane dottoranda del Caltech[7]
dai tempi di Reed Richards.-
-Lui è imbattibile.-
ribatte l’altra -Ha ottenuto il suo primo dottorato a 14 anni, io solo a 16.-
Rhodey non trova nulla da dire.
-La Dottoressa Ho è
l’assistente del Professor Kennedy, il nostro supervisore.- spiega Riri.
-Non c’è bisogno di
essere formali solo perché abbiamo ospiti, Riri, ma scusate, voi siete venuti
per Riri ed io devo controllare una cosa con Alex.-
La giovane orientale li saluta e si
dirige verso un ragazzo biondo.
-Davvero un bel
tipino.- commenta Rhodey.
-Decisamente.-
aggiunge Rebecca con un sorrisetto.
Rhodey si rivolge a Riri:
-Dunque, vuoi
mostrarci la tua sorpresa?-
La ragazzina guarda Rebecca e
chiede:
-Anche a lei? Voglio
dire… pensavo…-
-Anche Rebecca
conosce il mio piccolo segreto, Riri, e da prima di te.- sussurra Rhodey.
-Oh, bene,
seguitemi.-
Riri li guida fuori dall’aula e
lungo un corridoio fino ad una porta che apre usando uno scanner ottico. I tre
entrano in un laboratorio e dopo essersi chiusa la porta alle spalle la ragazza
attiva un pannello su una parete.
Immediatamente appare dal nulla una familiare
figura in nero e argento.
-Signori e signore…-
dice la ragazzina facendo un largo sorriso -Ecco a voi la nuova e migliorata
armatura War Machine Mark III.-
Ci sono solo due modi per
raggiungere Ryker’s Island: il traghetto ed un ponte per auto che la collega
con il Queens ed è questo il mezzo scelto da Felix Alvarez per raggiungere uno
dei più grandi carceri della Nazione ed ora è in una delle sale visita in
attesa della donna che è venuto a trovare.
Passano solo pochi minuti poi eccola
entrare indossando la divisa arancione dei carcerati.
-E tu chi ca§§*
saresti?- gli si rivolge la donna.
-Il suo avvocato,
Miss Rhodes.- risponde, calmo, Felix.
-Io non ho avvocati.-
-Mi ha nominato suo
fratello, Miss Rhodes.-
-Piantala con questo Miss
Rhodes! Io mi chiamo Jenny Rose e non ho fratelli, non ho nessuno.-
-Non è quello che
dicono le sue impronte digitali: Jeanette Rhodes, alias Jenny Rose alias Star,
arrestata per la prima volta a 19 anni per possesso di droga e rilasciata da un
giudice comprensivo. Arrestata ancora sei mesi dopo per lo stesso motivo;
arrestata nuovamente, stavolta per adescamento, nel…-
-Basta!- urla la
donna.
L’agente penitenziaria che l’ha
accompagnata apre la porta della stanza.
-Non è nulla. Solo
una piccola crisi che ora è passata.- le dice Felix -Il colloquio continua.-
Con evidente riluttanza la donna in
uniforme esce chiudendosi la porta alle spalle. Felix fissa la donna magra dal
volto scavato e gli occhi arrossati. E con voce ferma le dice:
-Suo fratello vuole
davvero aiutarla, Jeannette. Non si arrenderà ed io nemmeno.-
-Vattene.- replica la
donna.
-Me ne vado ma ci
rivedremo.-
Il guanto metallico sta per colpire
la piastra pettorale di Iron Monger quando da essa esce un raggio che investe
in pieno Cybermancer.
<<Sorpresa!>> esclama l’uomo in armatura.
Prima che la sua avversaria possa
riprendersi, la afferra e poi vola fuori dalla finestra.
<<Hai un sacco di domande a cui rispondere, Rumiko, e lo
farai.>> le dice.
Improvvisamente Cybermancer è
avvolta da una luce azzurrognola e poi scompare.
<<Come direbbe Ben Grimm: che razza di sviluppo
rivoltante!>>
Iron
Monger si guarda intorno poi sente il suono di sirene in lontananza. La Polizia
non lo spaventa ma non è ancora il momento di uno scontro ed anche il mistero
di Cybermancer aspetterà.
Con un’improvvisa accelerazione si
allontana e scompare.
4.
È Rebecca Bergier la prima a
parlare:
-L’hai davvero fatta
tu questa?-
-L’ho progettata, sì.-
risponde Riri Williams -Per la costruzione… beh con i lavori manuali me la cavo
piuttosto bene.-
-Piuttosto bene, sì.-
borbotta Jim Rhodes -Non sono un ingegnere ma un po’ me ne intendo e questa non
è certo roba che si costruisce in un garage usando materiale di scarto e fiamma
ossidrica.-
-Un po’ sono stata
aiutata, lo ammetto. I laboratori del MIT sono molto ben attrezzati. Le piace?-
-Beh, di sicuro è
meglio dei pezzi di ricambio di Gears Garvin. È funzionante?-
-Ma certo, vuole
provarla?-
Senza aspettare risposta Riri preme
un telecomando e l’armatura si divide in tanti componenti che iniziano a
fluttuare in aria e si ricompongono attorno a Rhodey.
<<Incredibile!>> esclama lui con la
voce filtrata elettronicamente..
-Coraggio, Mr.
Rhodes.- lo esorta l’adolescente.
Preme un altro pulsante ed un
lucernario si apre. Rhodey non esita e si lancia verso l’alto sostenuto dai jet
negli stivali. Compie una serie di evoluzioni e mentre le fa, dalle sue spalle
escono delle canne che subito dopo sparano raffiche di proiettili. Appena
terminato Rhodey aziona i raggi repulsori e l’uniraggio pettorale. Tutto
funziona a meraviglia: quella ragazzina è davvero un genio.
War Machine scende rapidamente e
torna nel laboratorio.
<<Funziona alla perfezione.>> afferma soddisfatto.
- è stata costruita
per questo.- replica Riri con noncuranza.
L’armatura si divide ancora ed
assume l’aspetto di una sfera compatta che galleggia in aria.
-Sono solo stupefatto
da quello che hai saputo fare. Hai replicato alla perfezione l’armatura.-
-L’ho anche
migliorata.-
-Niente falsa
modestia eh?- commenta Rebecca -Posso chiederti come hai fatto?-
-Oh non è stato così
difficile.- risponde Riri -Mi sono studiata tutto quello che c’era di
disponibile sulla tecnologia sviluppata da Tony Stark e i filmati su Iron Man e
War Machine… e poi ho fatto un po’ di reverse engineering del software del mio
Starkphone.-
-Eccezionale. Da quel
che ho letto di lui, forse Stark non era ai tuoi livelli alla tua età.-
-Oh, non lo so, ma
non importa.-
Davvero? Pensa Rebecca. Non ne sarei
così convinta.
-Allora… Mr. Rhodes,
la vuole questa armatura?- chiede Riri.
-Se la voglio?-
esclama Rhodey -Certo che la voglio. Tony… o chiunque sia davvero ha fatto in
modo che le armature da lui progettate non funzionassero più ma tu sei riuscita
a superare il problema.-
-Un giochetto da
ragazzi.-
Rhodey preferisce non commentare.
-Credo che i soldi
della Fondazione siano stati ben spesi, che ne dici Rebecca?-
-Direi proprio di
sì.- conviene la donna. -Mi chiedo, però, come fare a portar via questa cosa
senza che nessuno se ne accorga.-
-Niente di più
facile.- replica Riri.
Manovra ancora il suo telecomando e
la sfera si solleva verso il lucernario.
-Qual è la vostra auto?-
chiede indicando uno schermo dove appare un parcheggio. Rhodey indica a sua
volta un’auto il cui bagagliaio si apre di colpo. La sfera vi si colloca e
subito dopo il portello si chiude.
-Gli schemi cerebrali
di Mr. Rhodes sono stati automaticamente registrati dal software dell’armatura
ed ora lui può richiamarla e farla funzionare quando vuole.- afferma
l’adolescente.
-Grazie, Riri… e
chiamami Rhodey.-
-Va bene… Rhodey.-
In quel momento qualcuno bussa alla
porta che dopo poco si apre ed entra la Dottoressa Ho.
-Scusatemi. Riri, se
qui hai finito ci sono gli altri esperimenti che dovremmo continuare.-
-Arrivo subito.-
replica Riri.-
-Noi stavamo giusto
andando via. Interviene Rhodey.
Un rapido scambio di strette di mano
e poi Rhodey e Rebecca si avviano all’uscita.
-Quella Dottoressa Ho
ha qualcosa di strano e non mi riferisco al colore dei suoi capelli.- dice
Rhodey.
-Beh, non è più
strana di me, se è questo che intendevi.- ribatte Rebecca
-Vuoi dire che è…?
No, non è quello ma qualcos’altro che mi sfugge. Tu ne avevi sentito parlare,
mi pare di aver capito. Che ne sai?-
-Quello che ne
dissero all’epoca: una vera bambina prodigio che aveva ereditato il talento
scientifico del padre.-
-Il padre… il padre…
che sai di lui.-
-Era un famoso
scienziato indocinese che fu rapito ed ucciso da una banda di guerriglieri del
Sin-Cong una quindicina di anni fa, credo.-
-Oh, Santo Cielo! È
la figlia di…-
Le ultime parole di Rhodey si
perdono mentre i due escono dall’edificio. Alle loro spalle la donna dai
capelli viola si rivolge a Riri:
-Bene, torniamo al
lavoro..
Le due donne entrano in un piccolo
laboratorio dove si trovano altre due armature color rosso e oro.
La donna di nome Cybermancer appare
improvvisamente sulla terrazza dell’attico che appartiene all’uomo che si fa
chiamare Zhang Tong, che la osserva con un’espressione enigmatica sul volto.
La donna scatta in piedi e si
rivolge al suo capo:
-Perché mi hai
richiamato? Avrei potuto sconfiggerlo!-
-Forse… o forse no.-
replica Zhang Tong -In ogni caso non era quello che mi interessava: volevo
sapere quanto fosse potente questo nuovo Iron Monger ed ora lo so.-
-Tuttavia…-
-Tu mi devi
obbedienza, Cybermancer, senza discutere le mie decisioni.-
-Io… come tu ordini,
mio signore.-
-Ottimo, ma non
temere, Cybermancer, ti prometto che avrai presto la tua rivincita.-
La figura di Iron Monger spunta da una
porta segreta all’interno di una stanza. Si sfila il casco e contemporaneamente
l’armatura si divide in vari pezzi che si riassemblano in un vano alle sue
spalle.
Tony Stark esce dalla piccola stanza
ed entra in un vasto salone.
-Finalmente sei
arrivato.-
A parlare è stata una giovane donna
dai capelli castano rossicci con grandi occhiali che siede a gambe accavallate
in un’ampia e comoda poltrona.
-Vedo che hai
approfittato della chiave elettronica che ti ho dato.- ribatte lui.
-Se non avessi voluto
che avessi accesso libero al tuo appartamento, non me l’avresti data.-
-Infatti apprezzo le
donne belle e di talento.-
-Molto da Tony Stark,
ma non sono qui per flirtare bensì per avere notizie sul test.-
-Il test è andato
benissimo e non ne dubitavo. Quando io progetto qualcosa, questo qualcosa
funziona… sempre.-
-La modestia non è
mai stata la tua migliore virtù.-
Tony fa un sorrisino e si avvicina
alla donna. Con gesto deciso le sfila gli occhiali appoggiandoli su un tavolino
poi la prende per i polsi spingendola ad alzarsi e le dice:
-Potevi chiamarmi o
aspettare che ci vedessimo in ufficio. Non sei venuta solo per sapere del test,
Cly, e lo sappiamo entrambi, quindi basta ipocrisie.-
La bacia e la donna esita appena un
istante prima di ricambiare e gettargli le braccia al collo.
5.
Appena fuori
dall’Aeroporto Internazionale di Los Angeles una limousine attende la coppia
formata da un attraente donna bionda di trent’anni o più e un giovanotto che di
anni ne dimostra a malapena venti.
Un compassato autista in divisa si
avvicina loro e dice:
-Bentornato, Mr.
Halloway. Mi dia pure i suoi bagagli e quelli della signora.-
-Grazie Benson.-
risponde Jason Halloway -Portaci a casa del nonno.-
-È casa sua adesso,
signore..-
-Giusto. Non ci sono
ancora abituato.-
Una volta che i passeggeri si sono
sistemati, l’autista si mette al volante e parte dirigendosi verso nord.
-Mi sembri un po’ a
disagio, Jason.- dice la donna.
-La verità, Rae, è
che debbo ancora abituarmi ad essere uno degli uomini più ricchi della
California meridionale.-
-Ci sono cose
peggiori, credimi.- ribatte Rae Lacoste -E comunque ciò che conta non è quanto
denaro hai ma come lo usi. Lo stesso vale per il potere.-
-Mi hai dato qualcosa
su cui riflettere.- ammette il giovane.
La Barstow Electronics è una
sussidiaria della Stark-Fujikawa la cui sede si trova nei pressi delle Santa
Monica Mountains nella Contea di Los Angeles. Si tratta di un’azienda piccola
ma molto dinamica.
Uno dei suoi dirigenti è un giovane
ingegnere di nome Carl Walker o almeno questo è il nome con cui è conosciuto
oggi.
Carl Walker ha dei segreti ma oggi
ne conosceremo solo uno.
-Finalmente!- esclama
spegnendo una torcia all’acetilene e togliendosi una visiera protettiva -Ci è
voluto un sacco di tempo per installare il nuovo sistema operativo, ma
funzionerà?-
L’armatura di Iron Man che ha appena
finito di sistemare non può rispondergli.
Il Columbia University Herbert and Florence Irving Medical Center è uno dei
più famosi centri medici della Città di New York ed è qui che irrompe una donna
vestita di rosso dai capelli neri su cui spicca una ciocca bianca. Dietro di
lei una ragazza dai capelli neri e corti con i lineamenti vagamente
orientaleggianti e da due uomini: uno biondo sui 35 anni ed uno dai capelli
scuri sui vent’anni.
-Sono Justine Hammer.- dice in tono arrogante -Mio padre è stato
ricoverato qui.-
L’impiegata alla
reception resta sorpresa per un attimo poi replica:
-Hammer? Certo. Justin Hammer lo stanno operando in questo momento.-
-Quanto è grave?-
-Questo non lo so, non posso saperlo. Posso solo dire che è un paziente
da codice rosso.-
-Pericolo di vita, dunque.- commenta il biondo il cui nome è Tiberius
Stone.
Poco più indietro il
ragazzo sta osservando lo schermo di uno Starkphone e borbotta:
-Interessante.-
-Che stai guardando, Zeke?- gli chiede la donna più giovane.
-Le immagini delle telecamere di sorveglianza dell’abitazione di tuo
nonno.- risponde Ezekiel Stane.
-Cosa?- esclama Sasha Hammer -Come hai fatto?-
-Grazie ad un programma che mi ritrasmette tutto quello che le telecamere
riprendono.-
-Sorvegliavi il nonno?-
-Fidarsi è bene e non fidarsi è meglio. Volevo essere informato sui suoi
piani in tempo reale.-
-E cos’hai scoperto?-
Zeke fa vedere lo
schermo a Sasha dove appare una figura che sta volando verso il palazzo.
-War Machine!- esclama la ragazza -No, non è lui: sembra una versione
oscura di Iron Man.-
-Per essere più esatti, una versione più snella e leggera dell’armatura
Iron Monger che indossava mio padre quando… quando è morto.- puntualizza Zeke.
-È stato lui a…-
-A tentare di uccidere tuo nonno? Probabile ma visto che subito dopo aver
ripreso quest’immagine le telecamere sono state disattivate non lo si può
provare con certezza. Non che io voglia condividere queste informazioni con le
autorità.-
-Che intendi fare?-
Zeke sogghigna e
risponde:
-Sfidare Tony Stark sul suo stesso terreno… e batterlo.
CONTINUA
NOTE
DELL’AUTORE
Poche cose da dire:
1) Il Senatore Harrington Byrd è uno dei più vecchi
comprimari di Iron Man, creato da Stan Lee & Don Heck ed apparso per la
prima volta su Tales of Suspense #46 datato ottobre 19635.
2) La prima versione dell’armatura Iron Monger è
apparsa su Iron Man Vol. 1° #200 datato novembre 1985.
3) Tony Ho è stata creata da Al Ewing & Gerardo
Sandoval su New Avengers Vol. 4* #1 datato dicembre 2015. Suo padre è… su che
lo sapete. -_^
Nel prossimo episodio: il ritorno di Philip e Kathy
Stark; battaglie legali e battaglie decisamente più mortali.
Carlo