N° 107
IRON MONGER
1.
Seduto su una
poltrona nella suite che ha prenotato in uno dei migliori hotel di Boston, l’uomo
chiamato Tony Stark riflette sugli avvenimenti in cui è stato coinvolto la
notte precedente.[1]
Deve
riconoscere che anche se molto giovani, Toni Ho e Riri Williams sono molto in
gamba. Hanno costruito delle armature efficientissime partendo praticamente dal
nulla. Al massimo, Toni Ho può aver sfruttato qualche appunto di suo padre, ma
resta comunque un genio. Un vero peccato che non possa convincerla a passare
dalla sua parte. Che grandi cose potrebbero fare insieme se fossero alleati,
per tacere di quel vero talento che è Riri.
Ho Yinsen ha perso la vita per
salvare la sua ed ora lui potrebbe essere costretto ad ucciderne la figlia. Il
destino sa essere crudele a volte.
L’esplosione scuote l’area
laboratori della sede di Los Angeles della Stark-Fujikawa, informalmente nota
come Stark West, sbattendo a terra coloro che si trovano nel corridoio.
-Che altro pasticcio
hai combinato, Dale?- chiede il Dottor Herbert Bell più o meno, cinquant’anni, pancetta
e calvizie incipiente, mentre cerca di recuperare gli occhiali che gli sono
appena caduti.
-Ma io… veramente...-
balbetta il Dottor Dale West, più o meno trent’anni, capelli rossi, efelidi e
decisamente sovrappeso.
Da uno dei laboratori la cui porta è
crollata esce una figura indistinta che poi diventa riconoscibile come una
donna bionda che indossa una tuta gialla e rossa.
-Stratosfire!-
esclama Carl Walker non particolarmente sorpreso.
-Dov’è Iron Man?-
grida la donna in evidente stato di alterazione mentale -Portatemelo qui o
raderò al suolo questo posto!-
Certe giornate nascono proprio
storte, pensa Carl.
Amanda Armstrong fissa la donna
davanti a lei e pacatamente le chiede:
-Perché mai dovrei
aiutarla a fare del male a mio figlio, Miss McPherson?-
-Non è mia intenzione
fargli del male se non sarò costretta…- replica altrettanto pacatamente Ling
McPherson -… ma lui ha già fatto del male a diverse persone e ne farà ancora ad
altre se non verrà fermato ed io voglio almeno provarci.-
-Perché? Non mi dica
che è per pura bontà d’animo.-
Ling abbozza un sorriso e ribatte:
-Le mie motivazioni sono… diciamo… complicate
ma resta il fatto che suo figlio è diventato una minaccia e lei può continuare
a far finta di nulla oppure aiutarmi. Cosa sceglie?-
La domanda rimane in sospeso senza
risposta.
2.
È Dale West il primo a rompere il
silenzio:
-Ehi, ma tu sei davvero
Stratosfire. Pensavo fossi morta!-
-Sono viva e vegeta, invece…
a differenza di come sarai tu tra un minuto, ciccione, se non mi porti da Iron
Man.-
-Ciccione?-
-Che cosa ti fa pensare
che noi possiamo portarti da Iron Man, Stratosfire?- interviene Carl Walker.
-È stato lui a…
dissiparmi ed ora sono qui, deve essere opera sua.-
-Ti sbagli!. Guardati
attorno e lo capirai da sola. Questo è un laboratorio di ricerca, non la sede
dei Vendicatori. Sei semplicemente stata attratta da un convogliatore di
microonde che il Dottor West stava testando.-
-È vero, posso giurarlo!-
aggiunge Dale.
Stratosfire è chiaramente perplessa
e borbotta:
-Sì, forse è vero,
forse non sapete davvero dov’è Iron Man…-
Un sorriso sadico le si disegna in
volto mentre aggiunge:
-… ma se rado al
suolo questo posto, lui arriverà sicuramente.-
Di male in peggio, pensa Carl.
A Cambridge, Massachusetts, il MIT[2] ferve di
attività come sempre. Al suo arrivo Tony Stark è accolto dall’eccentrico Sal
Kennedy, suo vecchio professore.
-Tony, che piacere
rivederti di nuovo qui. Toni Ho mi aveva preannunciato la tua visita.-
-Ma davvero?- replica
Tony in tono appena un po’ stupito e corrugando appena un sopracciglio.
-Mi ha chiesto di
riferirti che ti aspetta nel suo laboratorio.-
-E allora non
facciamola aspettare più a lungo. Abbiamo diverse cose da discutere.-
E senza aggiungere altro, Tony si
dirige speditamente verso i laboratori.
Dopo l’esplosione il laboratorio è
quasi silenzioso. Il convertitore di microonde di Dale West è solo un rottame
ormai eppure c’è ancora dell’energia che danza nell’aria e pian piano si
condensa in una figura umanoide.
Una voce risuona nel silenzio:
-Dove sono?-
3.
Quando entra nel laboratorio Tony
Stark ci trova soltanto Toni Ho.
-Bentornato, Mr.
Stark.- lo saluta con apparente cordialità la ragazza.
-Dov’è Riri? Speravo
di incontrare anche lei.- replica Tony.
-In questo momento è…
occupata altrove.-
C’è qualcosa nel tono della ragazza
che non convince affatto Tony.
-Tu ti aspettavi una
mia visita stamani. Come mai?-
-Beh, era abbastanza
ovvio che saresti venuto dopo i fatti di ieri sera.-
-I fatti di ieri
sera?-
-Non fare
l’innocentino con me, Stark.- replica Toni -Non puoi più ingannarmi. Io so
tutto di te. Tutto.-
Gli occhi di Tony diventano due
fessure mentre replica con voce dura:
-Forse non sai
proprio tutto, insolente ragazzina…-
Su di lui comincia a formarsi
un’armatura nera ed oro e la sua stessa voce cambia:
<<… ma ora lo saprai.>>
Le cose si stanno per mettere
davvero male, pensa Carl Walker. Al diavolo le precauzioni e le identità
segrete, bisogna agire in fretta. Sta per richiamare la sua armatura quando
ecco che accade qualcosa di assolutamente inaspettato.
Qualcosa di indistinto percorre
rapidamente il corridoio e colpisce Stratosfire, poi entrambi scompaiono.
-Ma che è successo?-
esclama Herbert Bell.
-Non ne ho la più
pallida idea.- risponde Carl -Ma non possiamo correre rischi, Stratosfire
potrebbe ritornare da un momento all’altro. Bisogna lanciare l’allarme generale
e far evacuare tutti gli edifici. Non perdiamo tempo.-
Senza aspettare risposta si lancia
di corsa lungo il corridoio. Contemporaneamente aziona due comandi dal suo
cellulare. Del primo si sentono gli effetti non appena delle sirene cominciano
ad ululare in tutto l’edificio.
Quanto al secondo… ciò che ha
richiamato sta letteralmente volando verso di lui. Carl Walker si lascia
avvolgere dal metallo e pochi attimi dopo una familiare figura rossa e oro
sfreccia all’aperto.
Altrove, in Medio Oriente, l’ex
poliziotto, ex agente federale, ex supereroe Mike O’Brien si muove nelle
tenebre avvicinandosi alle due auto parcheggiate poco distante dal suo hotel.
C’è un uomo in ciascuna di esse proprio come aveva detto Meredith McCall.
Con molta circospezione Mike si
avvicina. Quegli idioti sono così fiduciosi che non stanno nemmeno all’erta.
L’idea che le vittime possano passare al contrattacco non li sfiora nemmeno,
grosso errore.
Uno dei due idioti scende dall’auto
per fumare e Mike non perde tempo nell’arrivargli alle spalle ed afferrarlo per
il collo.
-Spiacente amico.-
gli sussurra.
Privato di ossigeno l’uomo sviene e
scivola a terra. Nel frattempo, però il rumore ha attirato l’attenzione del suo
compare che scende dalla sua auto impugnando la sua pistola.
Lui e Mike si fissano forse per una
frazione di secondo poi l’uomo spara ma Mike si è già gettato a terra estraendo
la sua arma e sparando a sua volta. Il suo avversario cade con un grido,
colpito a morte.
-Non mi hai lasciato
scelta.- commenta Mike rialzandosi.
-Bravo! Sapevo che
eri un tipo in gamba anche senza armatura.- dice una voce alle sue spalle.
A parlare è stata Meredith McCall
arrivata silenziosamente come una vera ninja e non sembra nemmeno affannata.
-I tuoi avversari?- le
chiede Mike.
-Sistemati.- è la
laconica risposta.
Mike la guarda meglio e nota delle
macchie di sangue sulla sua camicetta. La fissa negli occhi e capisce che è
meglio non approfondire.
4.
Iron Man vola sopra il complesso
della Stark West e non tarda ad individuare chi sta cercando.: due figure
anch’esse in rosso e oro che stanno lottando tra loro: una e Stratosfire e
l’altra una sorpresa.
<<Sunturion?>> esclama Carl Walker.
<<Confermo.>>
interviene la voce di Friday, l’intelligenza artificiale dell’armatura <<Il
mio database lo identifica con certezza. Nome Sunturion. Nome reale: Arthur Dearborn.
Status: presunto morto in un attentato nel Golfo del Messico.>>[3]
<<Beh, a me sembra vivissimo e visto che abbiamo una nemica in
comune, non credo che gli dispiacerà se gli do una mano.>>
Iron Man sfreccia verso i due
avversari. A quanto sembra Stratosfire è in difficoltà. Cosa le sta facendo
Sunturion? Ma certo! Può farlo anche lui.
Un comando dell’armatura viene
attivato e Stratosfire grida:
-Ah! Cosa mi stai
facendo?-
<<Sto assorbendo la tua energia immagazzinandola nella mia
armatura >> risponde Iron Man <<Più tardi la riverserò in un contenitore sicuro
dove ti potrai ricostituire con calma in attesa di essere prelevata dalle
autorità.>>
Stratosfire urla ancora mentre si
dissipa e scompare. Carl si rivolge a Sunturion:
<<Bene amico, ora…>>
L’altro non lo fa finire e parla con
un tono decisamente preoccupante;
-Tu! Tu indossi l’armatura di Iron Man. Sei un nemico… e devi morire!-
A quanto pare, i guai non sono
finiti: sono appena cominciati.
Quando, entrando nel parlatorio del
carcere di Ryker’s Island a New York, la donna che si fa chiamare Jenny Rose e
talvolta Star vede chi la sta aspettando è tentata per un attimo di voltarsi e
tornare nella sua cella poi ci ripensa, si siede, prende il microfono e chiede:
-Ti manda lui?-
-Lui, che poi sarebbe
tuo fratello, non sa nemmeno che sono qui e potresti essere più cordiale con
una vecchia amica che non vedi da anni, Jeannette.- risponde Glenda Sandoval.
-Non conosco nessuna
Jeannette. Mi chiamo Jenny Rose e non ho fratelli.-
-Questo puoi
raccontarlo a chiunque altro ma non a me. Ti conosco da quando eri bambina,
Jeannie e so benissimo chi sei. Sono venuta qui sperando di convincerti a farti
aiutare se non per te stessa almeno per tua figlia.-
La donna aldilà del vetro divisorio
trasale per un attimo, si morde le labbra poi inizia a dire:
-Io non…-
-Non hai figli, Ok,
quindi immagino che non ti interesserà quale potrebbe essere la reazione di
questa figlia che non hai se un giorno dovessero ritrovarti morta per overdose
o pestata a sangue da un pappone o squartata da un cliente psicopatico.-
Dall’espressione sul volto della
donna Glenda capisce che il colpo è andato a segno.
Tony Ho non sembra minimamente impressionata
dalla trasformazione che è avvenuta sotto i suoi occhi.
-Bel trucco.-
commenta -Piacerebbe saperlo fare anche a me ma devo accontentarmi di metodi
più… tradizionali.-
La giovane scienziata stringe i
pugni e subito dopo un pannello si apre in una parete e ne escono dei moduli
metallici che si ricompongono intorno a lei a formare la sua armatura.
<<Ora siamo alla pari.>> dice dopo che il
casco si è chiuso sulla sua testa.
<<Non sei mai stata mia pari, sciocca ragazzina.>>
replica Iron Monger <<Ora
ti sistemerò come meriti, poi sarà il turno della piccola Riri.>>
<<Da quando il famoso Tony Stark è diventato un assassino
spietato?>>
<<Da quando è diventato vitale proteggere i miei interessi e tu e
Riri Williams li minacciate con la vostra stessa esistenza. Se mi aveste
consegnato le vostre armature senza discutere avrei potuto risparmiarvi ma la
vostra ostinazione non mi ha lasciato scelta.>>
<<C’è sempre una scelta. Io, per esempio scelgo di
combatterti.>>
Un doppio colpo di repulsori di
Rescue intercetta un analoga scarica di Iron Monger.
<<Scacco.>> commenta Rescue.
Il soffitto del laboratorio si apre
e la ragazza in armatura spicca il volo verso l’esterno. Senza esitare Iron
Monger la segue.
<<Non mi sfuggirai.>> proclama.
<<Non intendo sfuggirti, intendo combatterti!>>
replica Rescue sparandogli una scarica di uniraggio pettorale.
5.
Ci sono giorni in cui Carl Walker si
pente di aver accettato di assumere il ruolo di Iron Man, questo è uno di quei
giorni.
-Devi morire!- ripete ossessivamente Sunturion.
È abbastanza evidente che qualunque
cosa gli sia successa gli ha causato un qualche scompenso mentale. In altre
parole: in questo momento è matto come un cavallo.
<<Aspetta!>> esclama Iron Man <<Non sono un nemico. Non c’è bisogno
di…>>
-Devi morire!- ripete Sunturion sparandogli contro una
scarica di microonde.
Iron Man la evita e risponde con una
scarica di repulsori ma Sunturion è scomparso.
<<Ma dov’è finito?>>
Sunturion riappare alle sue spalle e
lo colpisce con una scarica ad alta intensità.
-Muori.- dice.
Carl urla poi comincia a precipitare
a candela.
Iron Monger evita il colpo di Rescue
volando più alto.
<<Non dirmi che credevi davvero di sistemarmi così
facilmente?>> le dice <<Te l’ho già detto: non sei alla mia
altezza.>>
<<Da sola forse no, ma in due?>>
Una scarica di repulsori crepita
nell’aria mentre una voce dice:
<<Ultimo avvertimento.>>
<<Riri!>> esclama Iron Monger <<E così eri qui in modalità stealth. Avrei
dovuto pensarci.>>
<<Ma non l’hai fatto ed ora arrenditi, non voglio farti del male.>>
replica la quindicenne afroamericana in armatura.
<<Tu fare del male a me? Non hai capito nulla allora: sarò io a
fare del male a tutte e due. Molto male.>>
I guanti di Iron Monger crepitano di
energia.
Altrove un uomo vestito di bianco
osserva su uno schermo panoramico la scena dal punto di vista di Iron Monger.
Le sue labbra si increspano in un
sorriso mentre sussurra:
-Semplicemente
perfetto.-
CONTINUA
NOTE
DELL’AUTORE
Di fatto nulla da aggiungere a
quanto spiegato nella storia. Nel prossimo episodio: la fine di due scontri,
sorprese, rivelazioni, colpi di scena e molto di più… forse.
Carlo