PROLOGO: A diverse decine di
migliaia di chilometri di distanza dal pianeta di Altro Regno, si consumavano
gli ultimi atti di una tragedia.
La malconcia struttura
rocciosa era quanto restava di S’shadz, la grande ammiraglia della flotta di
colonizzazione del popolo dei Tok.
S’shadz stava morendo. Le sue
riserve di energia erano pressoché esaurite. Quanto rimaneva era stato
convogliato nelle operazioni di evacuazione.
E quanto rimaneva dei Tok era
impegnato su due fronti: quello della ritirata, e quello della sopravvivenza.
I Tok erano qualcosa di imponente, a vedersi: alti il doppio di un uomo,
le loro scaglie li coprivano e li proteggevano come un’armatura. Erano stati i
dominatori del loro lontano mondo, in questo Microverso, prima di doverlo
abbandonare. E mai avevano creduto, durante il loro lungo peregrinare, di
dovere riscoprire l’amaro sapore della guerra civile…
“Questi sono gli ultimi,
Vostra Maestà. Con loro, i Protestanti a bordo di S’shadz contano duecentoventuno
unità.”
I moli di S’shadz erano un
silenzioso alveare di attività, punteggiato dall’incessante movimento di
migliaia di figure corazzate, al massimo vestite di un casco per non perire nel
vuoto.
Ssylak, ex-principe
ereditario dei Tok, spostò lo sguardo dalla vetrata, e si voltò verso il
gruppetto di suoi simili. Come da protocollo, i sette guerrieri erano stati
posti in ceppi ed incatenati l’uno all’altro. Un drappello di soldati li teneva
costantemente sotto tiro con armi ad energia.
Ssylak studiò attentamente le
espressioni dei ribelli…o meglio, di coloro disposti a violare le più sacre
norme della loro unica religione per raggiungere un obiettivo che sia loro che
gli ortodossi condividevano.
Le mani giunte dietro la
schiena, con calma, Ssylak disse una sola parola, “Liberateli.”
Al suo fianco, il Generale
Viskajj quasi cambiò colore per lo stupore, e così un po’ tutti i sette
prigionieri, ma non pronunciò verbo, mentre ceppi e catene venivano lasciati
cadere al suolo. Quando i prigionieri furono liberi, Ssylak disse loro, “Sapete
perché ho ucciso JseJsek[i]? Perché
era lui a tirare le fila. Voi siete solo dei semplici esecutori, e non ho
intenzione di effettuare una purga ai vostri danni; la fedeltà ad Antesys è
antica quanto la nostra specie, pertanto solo mantenendo intatta la nostra
ortodossia potremo mantenere la nostra identità come civiltà.
“Dimenticare le tradizioni è
facile, quando arriva l’opulenza…ma se Altro Regno è un mondo grasso, il
pericolo, rappresentato dal blasfemo Stargod, non è ancora cessato.
“Tornate fra le nostre fila,
senza mai più cedere alle lusinghe dei Protestanti, e sarete trattati con
rinnovato rispetto. Il prezzo di un nuovo tradimento sarà una morte indolore, e
questo è il massimo onore che potrò concedere alla vostra distorta lealtà. Cosa
mi rispondete?”
Uno dopo l’altro, i sette
sollevarono la gola in segno di sottomissione. E Ssylak era sicuro che gli
altri avrebbero fatto lo stesso. In questo modo, le sue forze sarebbero state
al massimo dell’efficienza per raggiungere i suoi obiettivi.
“Sono sicuro che la vostra
fedeltà sarà ben vista dall’onnipotente Antesys, Viskajj.” Ssylak fece saettare
la lingua in soddisfazione.
Il rettile dispiegò le ali
della schiena verso il basso, come un mantello. “Anche se il nostro procreatore
Brassilva ci dovesse rinnegare per un milione di generazioni, egli disobbedisce
al volere di Antesys. Tu segui il Suo volo, Principe, e noi ti seguiremo fin
oltre la morte.”
Ssylak annuì. Vengo a prenderti, Stargod!
MARVELIT Presenta
Episodio 24 - La Vendetta di Sashiel!
La spianata si apriva sulla
sommità di una collina.
Questo era uno dei pascoli
preferiti per le alate creature scagliose, ma mammifere, che erano i ‘cavalli’
di Altro Regno. I kore erano, secondo
alcuni, un dono di Stargod agli umani dopo che i dragoni fecero loro la guerra.
Si trattava comunque di creature forti, dall’ampia apertura alare, coraggiose
in battaglia, testarde come pochi ma altrettanto fedeli una volta domate.
Nel viaggio verso le coste,
ultima tappa prima di giungere all’arcipelago di Mournhelm, la tribù nomade
fedele a Stargod doveva procurarsi molti kore, in vista di un lungo
addestramento per diventare l’esercito volante del dio-lupo.
Alla loro vista, alcuni kore
rimasero dov’erano, ruminando mentre fissavano i nuovi venuti. La maggior parte
si levò in volo, pur tenendosi a breve distanza dall’enorme carovana.
La possente figura di Iron Monger vigilava dall’alto -un
compito, fra l’altro, decisamente noioso. Per Richard Rennsaeler, l’uomo dentro
l’armatura, era più divertente quando doveva fare gli straordinari a decriptare
codici-macchina, allo SHIELD. Il panorama, qui, era la fine del mondo, ma alla
fine era solo un gran panorama…
Ma chi me lo fa fare? In
questo mondo, la tecnologia più avanzata era a disposizione dei soli Tok. Per
il resto, la catapulta era già un bel progresso!
Suo figlio, ecco chi glielo
faceva fare. Per pagare il mantenimento nei migliori ospedali, dall’aspirina al
supporto psicologico, del suo figlio autistico, Rennsaeler
avrebbe fatto patti col diavolo… Diamine, una volta aveva quasi scatenato la
III guerra mondiale[ii]!
“Iron Monger.”
Per poco non spense i motori!
Non tanto per l’interruzione, quanto per l’agghiacciante timbro della voce del Seminatore di Morte -ecco uno capace di
farsi ascoltare! “Sono in ascolto.”
“Esegui una scansione su
quegli animali.”
“Ricevuto.” Mentre chiudeva la
comunicazione, l’eroe puntò i sensori a tutto spettro sui kore. Non che si
aspettasse di trovare chissà che…ma quella donna, in fondo, se non faceva la
paranoica non era lei… “Cazzo!”
Non uno, ma ogni singolo
animale passato ai raggi X aveva nello stomaco un oggetto metallico! “Ci sono
complicazioni, truppa!”
In quel momento, però, uno
dopo l’altro, i kore esplosero.
Ognuno di essi con una potenza devastante. Insieme, quelle esplosioni
trasformarono la spianata in un inferno di fiamme e fumo.
“Signore Iddio…” Richard non
seppe neppure cosa fare. Era successo
così in fretta…l’intera carovana era stata investita da quell’esplosione
combinata…
Era talmente preso dai suoi
pensieri e da quell’orrore, da non essersi accorto di un altro tipo di luce che
di colpo apparve, come un puntino lampeggiante, in mezzo al fumo.
E quando se ne accorse, o
meglio se ne accorsero i suoi sistemi di rilevamento, era già troppo tardi! Una lancia… “NYARGH!”
L’oggetto si conficcò nella
spessa corazzatura! Archi voltaici percorsero il metallo dalla testa ai piedi.
Poco dopo, cortocircuitato, Iron Monger cadde a terra, sollevando una colonna
di terra e polvere.
Danneggiati i sistemi primari. Backup dovrebbe entrare in funzione fra
poco…ma non credo che avrò tutto quel tempo.
Infatti, intorno a lui si
materializzarono delle luci -mezza dozzina, come fuochi fatui, in realtà
bagliori di teletrasporto.
In breve, Iron Monger si trovò
circondato da figure umane in armatura. Tre di loro impugnavano larghe pistole.
Le altre lance identiche a quelle che l’avevano abbattuto.
“L’ultimo sopravvissuto,”
disse una voce femminile, avanzando fra gli uomini armati.
Iron Monger voltò la testa
verso di lei. “Tu?”
“Ovviamente,”
disse la donna dai lunghi capelli rossi. Al suo fianco, procedevano i due
gemelli che erano i suoi figli. “Il tuo bestiale capo avrebbe dovuto uccidermi
quando poteva, sciocco. Io non farò lo stesso errore con te, ed il tuo guscio
servirà a migliorare la qualità del mio
esercito.”
Mournhelm
“Sashiel!” il ringhio del bianco uomo-lupo era qualcosa da fare paura,
così come la sua espressione. Ogni muscolo del suo corpo era contratto nel
desiderio di prendere quella donna e ucciderla a mani nude.
Sashiel, la discepola
dubbiosa, una donna dal carattere difficile e forgiata dalla diffidenza. Era
appartenuta all’originale ‘compagnia di Stargod’, quando John Jameson era
giunto la prima volta in Altro Regno. Ed era stata fra i primi a cadere in uno
scontro contro le armate dei non-morti di Tyrk. Quando era successo, John aveva
giurato di vendicarla, e poi erano seguiti gli anni con un senso di colpa per
non essere stato capace di aiutarla…
Solo per scoprire che razza di
serpente si fosse rivelata. Non era morta per un soffio, e aveva dedicato la
sua vita a disfare ciò che Stargod aveva costruito. Pazza o lucida che fosse,
Sashiel era diventata un pericolo.
E questa volta, lui non
avrebbe peccato di pietismo! Distolse lo sguardo dalla finestra che era
diventata la superficie liquida. “Wasya, devo
andare! Non posso permettere…”
“Ti ho forse ordinato di
restare qui con me?” disse il solenne dragone marino , il cui collo sporgeva
dalla polla al centro della stanza. “Puoi andartene quando vuoi. Se stai ancora
esitando, sai anche perché, tuttavia.”
“…”
“Fidati dei tuoi seguaci.
Anche se i Cavalieri non sono stati una tua idea, l’hai abbracciata per una
ragione precisa.”
“Possono farcela.” Era una
semplice questione di fiducia. Se lui era potenzialmente onnipotente, non
voleva dire che gli altri fossero incapaci di provvedere a sé stessi.
La
rettile annuì.
Sashiel levò una spada a lama
monomolecolare. “Detesto i lunghi addii, Terrestre.”
Solo un altro maledetto minuto..!
Sashiel calò la lama, mirando
al collo.
Un oggetto rotante schizzò
fuori dalle fiamme!
La lama fu colpita in pieno e
dissolta in una pioggia di scintille.
“Chi..?” la donna, i gemelli e
gli uomini armati si voltarono all’unisono nella direzione da cui l’attacco era
venuto, la stessa verso cui l’oggetto tornò come un boomerang.
Una mano artigliata, più
simile ad una zampa, coperta di pelo arancione, afferrò quella che era un’ascia
bipenne dalle lame nere coperte di rune.
Sashiel imprecò. “Impossibile!
Quell’esplosione…”
“Non può fare del male a chi è
nato e vissuto nel Limbo, dove niente di naturale può fare del male al potente Balkatar,” disse il demone-felino emergendo
dal fuoco senza un solo pelo strinato.
“Così come non può fare male a
qualcuno che non era materialmente sul posto per farsi colpire,” disse un’altra
voce maschile. E questa volta, ad emergere dal fumo fu la figura magra di Diablo. “Sorpresa, donna? Non dovresti,”
aggiunse, accarezzando un oggetto di pietra oblungo stretto fra le mani. “La Stele di Thellhy ‘Ed ha portato tutti al
sicuro un attimo prima che la tua trappola scattasse.”
“Un vanto del tutto inutile,
mago!” disse il gemello dai capelli rossi, facendo saettare la sua pistola. Un
solo colpo ad energia, e Diablo fu colpito in pieno! Eppure, mentre la sua
figura si disintegrava…l’alchimista rise.
“Sorpresa, cretino!” disse Iron Monger, colpendolo alle spalle, un
pugno corazzato dritto sul cranio! Si udì un distinto suono di vertebre
spezzate!
“NO*Hurrk!*” Sashiel e il
figlio sopravvissuto non ebbero neppure il tempo di reagire, mentre venivano
colpiti ognuno da un raggio repulsore! Furono entrambi scagliati all’indietro
come pupazzi.
Quanto ai soldati, diressero i
loro colpi contro i due Cavalieri di Stargod…ma a quel punto, avevano perso
l’iniziativa. Il guerriero corazzato non lesinò sui colpi, mentre centrava in
pieno le teste dei suoi nemici.
Grigar il Balkatar, veloce
come il fulmine, impermeabile agli attacchi rivoltigli contro, mieté
velocemente morte, decapitando ogni uomo con la sua arma.
“Complimenti, mostri!” disse
Sashiel, ora di nuovo in piedi, gli occhi accesi di energia propria. “Avete
ucciso i miei figli…ma non potevo aspettarmi di meno da degli incapaci come
loro. Per quanto riguarda voi, avete solo rimandato la vostra morte.”
Senza sprecare parole, Grigar
saltò addosso alla donna. O Stargod in persona lo fermava, adesso, o…*urk*
La mano di lei saettò contro
la gola di lui…e la serrò in una morsa invincibile! Colto di sorpresa, Grigar
fu costretto a piegarsi in ginocchio.
“Fa male, vero, animale?”
Sashiel sorrideva come una folle. “Un grave errore, da parte di Stargod, dimenticarsi
del mio Visir.” Le dita affondarono sempre più nella carne. E per quanta forza
usasse Grigar, questi non riusciva a liberarsi. La sua lingua già pendeva da un
angolo della bocca. “O credevate veramente che non sarei stata preparata ad
affrontarvi, questa...” il suo trionfo divenne una smorfia di dolore.
Istintivamente, guardò in
basso, da dove il dolore veniva…e vide una mano
spuntare dal suo addome.
Un’altra fitta la costrinse a
lasciare il demone, per afferrare quell’arto.
L’arto di Avatar, il sintezoide. “La tua ira non fa che alimentarmi, donna.
Quanto più ti infuri, tanta più energia posso convogliare contro di te.”
“Dav…vero..?” e dicendo ciò,
con un ultimo sforzo di volontà, Sashiel piantò i gomiti nel volto della
creatura artificiale!
Avatar ricadde all’indietro,
uscendo dal corpo di lei; la guerriera si voltò e gli piantò un calcio nello
stomaco, sbattendolo contro le fiamme. “Cosa senza anima! Meno che mai un
abominio come te potrà sperare di sconfiggermi…” poi grugnì di nuovo, quando una
coppia di missili la centrò alla
schiena.
“Ti va bene un po’ di
tecnologia per bambini, allora?” fece Iron Monger. “Scegli il tipo di morte
preferito.”
Ormai gli occhi di lei, mentre
si rialzava, erano due polle di energia ribollente. “Scelgo la tua, di morte!” veloce come il lampo, la
sua mano volò alla fodera della schiena, e con un solo movimento estrasse e
lanciò un pugnale all’indirizzo di Richard -il quale, troppo tardi si accorse
che la mira perfetta aveva indirizzato la lama contro la fenditura per
l’occhio! E lui rimase lì, come ipnotizzato dal bagliore dell’acciaio, così
perfettamente centrato nel suo campo visivo… “No!”
Ma non ci fu bisogno che
urlasse, o che istintivamente incrociasse le mani: la lama, semplicemente, lo
attraversò come se lui fosse stato inconsistente.
“E adesso cosa, maledizione??” ringhiò Sashiel.
Ebbe la sua risposta appena
una tetra figura in mantello nero le apparve davanti dal nulla: la tetra figura
del Seminatore di Morte. “Succede che
è finita, Sashiel. Arrenditi, e forse Stargod ti darà salva la vita.”
La voce di Mary Elizabeth
Sterling, filtrata dai dispositivi del costume, suonava come quella fredda ed
implacabile dell’angelo della morte. Possedeva una tonalità capace di toccare
le corde più profonde dell’autoconservazione.
Sashiel non ne era immune. Ed
esitò.
Non che avrebbe fatto molta
differenza, perché era già sufficientemente distratta per subire un nuovo
attacco! Cinque artigli le squarciarono la cotta e la carne della schiena
sottostante. La donna cadde in ginocchio, cosciente solo in virtù della sua
forza di volontà.
“L’ultima volta che una
femmina osò umiliarmi,” disse Grigar, torreggiando su di lei, “venni bandito
dalla mia gente e dalla mia patria. E mi sono ripromesso che non sarebbe successo di nuovo!” Calò l’ascia
su di lei…
E il metallo si trovò a
colpire la nuda roccia. “Occhi di Mefisto! Un altro dei suoi trucchi!”
Poi si udirono i passi. Passi
dai suoni metallici, dai ritmi lenti e regolari. A dozzine.
Mentre le ultime fiamme
morivano, apparve un’intera legione di soldati armati fino ai denti.
I Cavalieri si riunirono in
formazione, dandosi le spalle.
“Se vuoi chiamarlo così,
animale…” disse Sashiel, dalla sommità di una roccia. Apparentemente, la donna
non aveva subito un graffio. “Io preferisco chiamarla tattica diversiva:
infatti, chi è ora in netta minoranza?” Sollevò una mano e la abbassò di
scatto.
L’energia complessiva generata
da quelle armi doveva essere sufficiente a ridurre un villaggio in cenere. Il
punto dove si trovavano i quattro eroi divenne un sole abbagliante…
E, ancora una volta, Sashiel
vide che le cose non erano andate come aveva previsto. “Ma come..?”
Il terreno intorno al gruppo
era carbonizzato…almeno, fino a un perfetto cerchio intorno a loro.
“Ti siamo grati per avere
rivelato le tue forze,” disse il Seminatore, aprendo una mano guantata e
rivelando una fialetta cristallina aperta in due. “Non credevi davvero che solo
Diablo sapesse usare le pozioni?”
“Non importa! Io…”
“Agron.” Una sola parola, un
solo nome. Una sola condanna per quasi cento soldati.
Il volto di Avatar era coperto
sull’occhio destro e sulla bocca da una maschera metallica. Avatar era la
combinazione del sintezoide Empatoide e dell’energia vivente che era Agron,
l’’uomo del domani’. Quell’energia consisteva nella totale conversione di
quello che, molte evoluzioni prima, era stato un essere umano. Di norma,
quell’energia serviva ad alimentare Avatar…
La maschera scivolò via. Dalla
bocca e dall’occhio, quell’energia fu vomitata come un fiume in piena.
Ora quell’energia colpì in
pieno ogni singolo soldato, consumandolo come un cerino all’inferno. Quei pochi
che ebbero il tempo di vedere la propria fine cercarono di voltarsi per
fuggire, ma guadagnarono appena una frazione di secondo.
In
pochi istanti, era tutto finito. Agron rientrò nel suo guscio, e la maschera si
chiuse con uno scatto.
Un
mare di ossa annerite, carni abbrustolite e metallo fuso circondava il
quartetto.
In una caverna non molto
distante da quella scena atroce, l’anziana figura del Visir impallidì, mentre
le sue mani tremanti cercavano di tenere insieme la finestra sul disastro.
Niente era andato per il verso
giusto! Una facile vittoria sulla guardia scelta del Dio si era rivelata
un’abile trappola, e loro ci erano cascati in pieno…
Poi, un altro pensiero si fece
largo in lui: per questo era stato
così facile mantenere i contatti! I maledetti lo avevano permesso… In questo modo, sarebbero anche potuti arrivare a lui…
“Dalla tua faccia, deduco che
ci sei arrivato, vecchio,” disse la voce dietro di lui.
Poi, Diablo emerse dall’ombra.
“Se nel vostro piano ci fosse stata almeno la considerazione per i vostri
stessi uomini, credo che Jameson avrebbe volentieri tentato di riconsiderare la
vostra esecuzione…ma il massacro a sangue freddo è un altro discorso, vero?”
Il Visir cercò di tracciare un
incantesimo con le proprie mani…solo per scoprire che le sue mani erano come
diventate di legno, ancora calde ma insensibili, rigide. La sua stessa mente
sembrava essersi improvvisamente rallentata, come se un solo pensiero coerente
fosse diventato un’impresa titanica.
“Puoi risparmiarti la fatica,
idiota,” disse l’alchimista. “Mentre eri così concentrato ad aiutare la tua
‘regina’, hai anche respirato delle spore il cui contenuto sta trasformando il
tuo cervello in una massa di gelatina. In altre parole, addio.”
Il Visir crollò a terra. Il
corpo fu percorso da un’ultima serie di spasmi, poi anche quelli si fermarono.
Diablo si concesse un
sorrisetto di superiorità. “Dilettanti.”
“Hai ragione, alchimista,”
disse una nuova voce. Dall’ingresso della caverna! “Per questo ho deciso che tu mi sarai più utile di quel vecchio
sciocco.”
Diablo
si voltò, appena in tempo per essere colpito da un colpo neurale! Svenne ancora
prima di toccare terra.
Urlando, la sua tradizionale
spada di metallo pronta a colpire, Sashiel corse incontro al suo destino. Se
doveva morire, non sarebbe stato come una sciocca ragazzina impaurita!
Una zampa di Grigar le afferrò
il polso armato, spezzandolo poi come un legnetto. Lei ebbe un sussulto, ma non
urlò.
“Almeno, sai morire da
guerriera. Saresti stata una buona Tigra.”
Un
suono di carni lacerate, poi la testa di Sashiel rotolò al suolo.
L’immagine fu percorsa dalle
increspature dell’acqua, poi scomparve.
Stargod contrasse i pugni sul
marmo, rigandolo come burro.
“Era pazza. Lo sentivo fin da
qui…non desiderava altro che sostituirsi a Tyrk.”
“Ma fino all’ultimo hai sperato
di esserti sbagliato, che ci fosse ancora una scintilla di fedeltà in lei,”
disse Wasya.
L’uomo-lupo si mise seduto su
uno scalino. “Non lo so. Non so cosa speravo, quando ho chiesto al Seminatore
di mandarla in coma invece di ucciderla io stesso… Ma è così difficile gettare
via una vita, anche quella di un nemico…”
“La risparmiasti perché ti
sentivi in colpa nei suoi confronti. Non volevi riabilitare un nemico, volevi
riabilitare te stesso.”
Stargod annuì.
“Niente è impossibile,
Stargod. Ma ricorda che perseguire l’impossibile richiede un prezzo: forse, un
giorno, Sashiel avrebbe visto gli errori della sua scelta…ma se nel frattempo
fosse riuscita a toglierti quanto più hai di prezioso, per farti un esempio,
invece di provare ad uccidere i tuoi fedeli?”
La testa lupina scattò verso
il Draco Magister. Le orecchie si appiattirono.
Max! Il suo compagno di vita,
colui per il quale aveva pianto la propria gioia, per il quale sarebbe morto e
risorto un milione di volte.
“Questo mondo non è il tuo
mondo,” disse Wasya. “Non fare l’errore di portare qui i tuoi costumi. Non sei
un dispensatore di morte, ma devi sapere calarla per colpire quando necessario.
Usa la tua saggezza per capire quando, e affidati ai tuoi Cavalieri perché
sappiano perseguire i tuoi interessi.”
L’uomo-lupo scodinzolò.
“Grazie per le tue parole, Wasya.”
La creatura ondeggiò il collo.
“Sono solo la verità. Non ho altro da dirti, figlio di Antesys.” Fece per rientrare
nell’acqua, quando lui stese una mano a chiamarla.
“Aspetta! C’è ancora una cosa
che devo chiederti.”
Wasya tornò ad emergere. “E di
cosa si tratta, Stargod?”
Le
orecchie di lui tornarono a farsi rosse. “Uhm…si tratta di me e Max, e di…”
Quando il fucile lo lanciò, si
trattava di un proiettile ogivale, rigonfio. A metà della sua traiettoria, si
aprì in una rosa fatta di tentacoli piatti e metallici.
Grigar fu avvolto in quei
tentacoli. Anche se riuscì a tagliarne una manciata con l’ascia, erano semplicemente
troppi, e presto si trovò fermato in un saldo bozzolo. Ricadde a terra, accanto
alle figure inerti dei suoi compagni.
“Vile! Combatti come una
guerriera, invece di nasconderti dietro i tuoi trucchi!” ruggì,
contorcendosi…tutto inutilmente. Nei suoi occhi c’era solo il bagliore del
sole, contro il quale si stagliava un figura umana in armatura e mantello.
“Mi
preoccuperò di simili finezze con il tuo capo, demone. Per quanto riguarda voi,
ho altri piani…”
Stargod emerse sul tetto del
grande tempio-cittadella che era il cuore di Mournhelm.
“Si direbbe che sia andata
bene, musozannuto,” disse l’uomo di nome Gorjoon. “Allora, quali perle di
saggezza ti ha dispensato la signora delle acque?”
Stargod non rispose subito, ma
si avvicinò al dragone azzurro arrotolato al centro del tetto, e gli strinse il
muso in un abbraccio. Poi, tenendo un braccio ancora sul muso, si rivolse ai
quattro che erano stati i suoi primi compagni di lotte su quel mondo
incredibile: Garth, Duna e il mago Lambert. “Garth, Sashiel è...”
Il biondo guerriero annuì. “Se
ha incontrato la sua giusta punizione, non voglio sapere altro, mio signore.”
“Avrei voluto che ci fosse un
altro modo, voglio che tu lo sappia. Ma non rischierò inutilmente le vite di
tanti per salvarne una. È una lezione che imparai anche prima di venire qui[iii]…ARGH!”
improvvisamente, si piegò in due, tenendosi il cranio fra le mani!
“Stargod!” Max assunse
immediatamente sembianze antropomorfe per poterlo prendere per le spalle. “Cosa ti succede? Rispondimi.”
Da
Garth a Lambert, tutti formarono un cerchio serrato intorno al loro dio.
Che
rimase immobile. Senza respirare…
“STARGOD!”