Numero 18.
GIOCO MORTALE
di Carlo Monni
(con speciali ringraziamenti ad Andrea
Garagiola e Mickey)
Dedicato a Ian Fleming
1,
CASINÒ
ROYALE
Il Casinò Royale sorgeva su una sorta di terrazza naturale quasi a picco
sul Mar Ligure a Montecarlo, nel Principato di Monaco. Apparteneva ad una delle
imprese legali che facevano capo al defunto Conte Nefaria ma con l’unica figlia
ed erede di quest’ultimo in coma apparentemente irreversibile in un ospedale
americano,[1]
nessuno sapeva con certezza chi ne fosse a capo adesso. L’unica cosa certa era
che un’affascinante bionda dall’accento inglese più vicina ai quarant’anni che
ai trenta si era installata nel vecchio ufficio di Nefaria e dirigeva il casinò
con piglio autoritario. Si diceva che portasse con sé un frustino e che come
animale da compagnia avesse nientemeno che una pantera nera ma di questo
nessuno aveva una prova.
Il
giovanotto di bell’aspetto che forse aveva meno di trent’anni dai capelli
castani e l’aria spavalda che entrò nel salone principale alle 9 di una sera di
fine ottobre ancora decisamente calda avrebbe potuto confermare o smentire le
dicerie sull’enigmatica direttrice ma non era lei ad interessarlo quella sera.
Anche se altri casinò avevano allentato certe
regole, questo conservava ed applicava un rigido codice di abbigliamento:
smoking per gli uomini e abito da sera per le donne. Non erano ammesse
eccezioni e così lui si era adeguato indossando uno smoking con giacca bianca
realizzato su misura per lui da un sarto decisamente speciale che non era
possibile trovare a Saville Row a Londra o sulla Quinta Strada a New York.
Il giovanotto si soffermò per qualche istante sulla
soglia dell’ampio salone guardandosi intorno con studiata noncuranza poi sulle
sue labbra si disegnò un lieve sorriso e con passo spedito si diresse verso uno
dei tavoli dove si stava giocando a blackjack. Trovò posto accanto ad
un’affascinante donna dai capelli platinati che indossava un abito da sera
bianco con una scollatura vertiginosa.
-Posso?- chiese in un Francese appena venato da un
accento che poteva essere dell’Europa dell’Est sfoggiando un sorriso cordiale.
La
donna gli rivolse uno sguardo con un’ombra di perplessità poi rispose in tono
freddo e con una sfumatura di accento esteuropeo:
-Prego, si sieda pure.-
Il
nuovo arrivato non si fece pregare e si sistemò alla destra della donna e
davanti ad uomo sulla cinquantina dall’aria molto seria.
Il mazziere di turno era una giovane donna dai capelli
neri e corti fasciata da un abito blu scuro con un’ampia scollatura sulla
schiena che invitò i giocatori a fare le loro puntate e dopo che anche l’ultimo
ebbe posato le sue fiches sul tavolo procedette, con consumata abilità, a
distribuire le carte a ciascuno di loro, compresa se stessa che ricevette un
nove. La donna dai capelli argentei si ritrovò un otto, l’uomo dall’aria seria
un dieci mentre il giovanotto ricevette un asso… di picche.
Il
Banco procedette a distribuire il secondo giro di carte. Stavolta un otto e
secondo le regole del gioco, avendo raggiunto un punteggio pari a 17 doveva fermarsi.
-Il Banco sta.- annunciò con voce stentorea. La
donna platinata ricevette un altro otto, troppo poco, avrebbe dovuto chiedere
un’altra carta e rischiare di superare 21 e sballare. La cosa non sembrò
turbare la sua impassibilità. L’uomo dalla faccia seria ricevette un altro
dieci ed i suoi occhi sembrarono illuminarsi ma il suo sorriso di soddisfazione
si spense quasi subito nel vedere che il giovanotto davanti a lui aveva
ricevuto un fante anch’esso di picche
-Blackjack!- annunciò la mazziera con una nota di
sorpresa nella voce.
Con
un sorriso tranquillo, il giovanotto ritirò la vincita e fece una nuova
puntata. Vinse anche stavolta con una combinazione di un otto una donna ed un
tre..
-Due 21 di fila non capita tanto spesso.- disse
l’uomo dalla faccia seria in Francese ma con un evidente accento tedesco -Lei è
un uomo fortunato signor…-
-Alexiev, Mikel Alexiev ed è ancora presto per dire
se sono fortunato.- ribattè il giovane
-Alexiev? È bulgaro?-
-Non proprio. Sono originario della…-
-… Carpazia.- completò per lui la donna dai capelli
argentei.
-Complimenti, madame. Non sono in molti ad essere
capaci di riconoscere l’accento del mio piccolo paese. Ci pigliano tutti per
bulgari o russi. Da parte mia, posso dire che il suo sembra un accento
symkariano, ci ho azzeccato?-
-Può darsi.- si limitò a rispondere la donna.
Il
gioco continuava.
Se pensavate che l’aver finalmente catturato
il Barone Strucker, aver praticamente smantellato l’Hydra ed aver messo le mani
su quasi tutti i loro segreti[2]
mi avesse reso più tranquillo e rilassato, beh, vi sbagliavate di grosso, il
vostro Nick Fury era più impegnato che mai.
C’erano
ancora diversi fili sparsi da riannodare: agenti dell’Hydra sfuggiti alla
cattura, segreti non del tutto svelati, cose su cui avevo già messo al lavoro i
miei agenti migliori.[3]
Restava ancora qualcosa di cui dovevo occuparmi personalmente.
In
quel momento avevo davanti a me, nel mio ufficio nell’Eliveicolo dello
S.H.I.E.L.D. più o meno sopra New York, un gruppetto di persone abbastanza inusuale
anche per i miei abituali standard.
-Vi ho convocati qui per ringraziarvi
dell’ottimo lavoro che avete fatto.- dissi loro
-I ringraziamenti mi scaldano il cuore ma se
non sbaglio avevamo pattuito qualcosa di più concreto per il mio… contributo,
non è così?- replicò Neena Thurman alias Domino, mutante dalla pelle color
latte, dotata di una mira infallibile ed una fortuna sfacciatissima… che era
poi il suo potere.
-Il compenso che avevamo concordato ti è
stato accreditato sul conto cifrato che ci hai indicato. Puoi controllare, se
vuoi.-
-L’ho appena fatto.- rispose lei sorridendo
-Non che avessi dubbi sulla tua correttezza, Colonnello, ma in questo pazzo
mondo una ragazza fa bene a non fidarsi troppo.-
Scrollai
le spalle e mi rivolsi al membro più bizzarro di quella squadra:
-Ovviamente anche il tuo aiuto è stato
adeguatamente ricompensato, Gorilla Man.-
-Oh, io l’ho fatto principalmente per il
gusto dell’avventura e devo dire che mi sono divertito.- replicò lui.
Un’antica
maledizione africana aveva intrappolato il cacciatore Ken Hale nel corpo di un
gorilla immortale ma gli aveva conservato la sua intelligenza e la capacità di
parlare. Magia, non pretendevo di capirla.
Mi
rivolsi, infine, all’altra donna del gruppo, una gigantessa dai capelli rossi
alta un paio di metri con muscoli da culturista:
-Quanto a te, Man-Killer, per il tuo aiuto
sono riuscito a farti ottenere la cancellazione completa di tutta la pena che
ti restava da scontare. Sei una donna libera adesso e cerca di usare bene la
tua libertà perché se sgarri il tuo perdono diverrà carta straccia.-
-Cercherò di non ammazzare nessun maschio
senza prima avere l’autorizzazione del Governo, allora.- ribattè Katrina Van
Horn.
-Dov’è Juniper?- chiese Domino -Mi mancherà
quel bel ragazzone biondo e mi sarebbe piaciuto salutarlo come si deve.-
Gorilla
Man ridacchiò, Man Killer borbottò qualcosa ed io replicai:
-L’Agente Juniper si sta godendo una
meritata vacanza ed io vi consiglio di fare altrettanto.-
Io
non avrei potuto farlo.
La partita proseguì fino a notte fonda ed il
giovane che aveva detto di chiamarsi Mikel Alexiev aveva vinto diverse mani e
perda qualcuna ma alla fine raccolse le sue fiches e disse:
-Bene, signori e signore, per stasera io ho finito.
Vi ringrazio per la piacevole compagnia ma adesso me ne andrò a dormire.-
-Mi ha portato via un bel gruzzoletto, Herr
Alexiev, mi auguro che voglia concedermi la rivincita.- gli disse l’uomo dalla
faccia seria.
-Naturalmente. Vogliamo fare domani alla stessa
ora, signor… non ricordo il suo nome.-
-Zahl… Ernst Zahl di Amburgo.-
-Bene, Monsieur Zahl. A domani sera,
allora.-
Il
giovanotto salutò i presenti e si diresse a cambiare le fiches con un cospicuo
assegno, poi uscì all’aperto e si fermò qualche istante ad assaporare l’aria
frizzante della notte.
Con
passo fermo si diresse al parcheggio dove l’attendeva una Maserati color blu
elettrico. Stava per azionare il telecomando che ne sbloccava le portiere
quando udì un rumore alle sue spalle. Non fece in tempo a voltarsi che si
ritrovò la canna di una pistola puntata alla tempia mentre una voce femminile
gli diceva in una lingua slava:
-Non fare una mossa.-
La
donna dai capelli d’argento, non ne era sorpreso. Le rispose nella stessa
lingua:
-Non c’è bisogno di essere aggressivi Madame…
Sablinova, giusto? Sono certo che siamo dalla stessa parte.-
-E così sai chi sono? Ne ero sicura. Anch’io so chi
sei tu, Mikel Alexiev. Quello che voglio davvero sapere è: che ci fa qui il
figlio di Nick Fury?-
2.
SOLO
PER I TUOI OCCHI
Mi
chiamo Michael Jacob Fury. Non è il nome con cui sono nato ma è quello che ho
scelto di usare quando ho scoperto la verità sulla mia nascita e su tutte le
menzogne che mia madre mi aveva propinato per anni su mio padre.
Se
credete che essere il figlio di Nick Fury sia facile, beh, vi sbagliate. Quando
ho deciso di diventare un agente dello S.H.I.E.L.D. ho dovuto faticare più
degli altri per dimostrare di essere all’altezza del cognome ingombrante che
porto e di non essere un raccomandato. Ho cominciato dal basso facendo una dura
gavetta e non me ne lamento. Ma smettiamo di parlare di me e veniamo al motivo
in cui quella notte mi trovavo nel parcheggio di un casinò di Montecarlo con
davanti a me un’affascinante donna dai capelli argentati che mi puntava contro
una piccola ma micidiale calibro .22.
Non
molto tempo prima ero stato rapito dall’Hydra che mi aveva sostituito con un
mio clone che aveva cercato di uccidere mio padre. Quando ero stato liberato
ero ansioso di dimostrare a me stesso ed agli altri di essere sempre in gamba e
così mi ero offerto volontario per questa missione, il che mi aveva portato a
ritrovarmi in quel famigerato parcheggio sotto il tiro di una donna tanto bella
quanto dal brutto carattere.
-Credo di non sbagliare dicendo che siamo entrambi
qui, per lo stesso motivo, Madame Sablinova.- dissi rispondendo alla sua
precedente domanda -Direi che possiamo discuterne da persone civili.-
-Chiamami Silver.- replicò lei abbassando la
pistola
Guardò
la mia Maserati e mi chiese:
-È una di quelle famose super auto dello
S.H.I.E.L.D.?-
-Naturalmente.- risposi più rilassato -Vuoi farci
un giro?-
-Portami al tuo hotel.-
-Non rifiuto mai quando una bella donna mi fa una
richiesta simile.-
Mentre
saliva a bordo, la sentii borbottare:
-Buffone.-
Sorrisi.
Nia Jones entrò in un piccolo ristorante di Manhattan
e dopo essersi guardata rapidamente intorno si diresse verso un tavolo dove
sedeva un’attraente donna afrocaraibica che si alzò per salutarla.
-Sono lieta che abbia accettato il mio invito, Miss
Jones… o preferisce che la chiami Mrs. Johnson?-
-Nora Johnson era solo un’identità fittizia, un
nascondiglio di cui non ho più bisogno. Io sono Nia Jones e non mi nascondo
più.- ribatté Nia sedendosi.
-Capisco.-
-Ho la sensazione che il suo invito non sia solo un
gesto di cortesia, Mrs. Weaver, sbaglio?-
Ann Weaver, capo del Dipartimento Scienze e Tecnologie
dell’Accademia dello S.H.I.E.L.D. ed attuale Direttrice ad interim di
quell’istituzione annuì vigorosamente.
-Dopo il recente attacco dell’Hydra[4] e la dolorosa perdita di
vite che ne è stata la conseguenza l’Accademia ha bisogno di insegnanti e mi
chiedevo se le interessasse essere una di loro.-
Nia
rimase per un attimo sconcertata poi rispose:
-Certo che mi interessa ma mi auguro che lei abbia
considerato tutte le implicazioni della sua proposta: mio padre è uno dei
leader dello S.H.I.EL.D, per tacere poi del padre di mio figlio. Non crede che
qualcuno possa pensare che ci siano troppi Jones nello S.H.I.EL.D.?-
-Ci ho pensato, poi ho pensato alle sue competenze e
sono ancora convinta che sia una buona scelta. Ci rifletta su.-
Era proprio quello che Nia aveva intenzione di fare.
Per sostenere la mia copertura di ricco e sfaccendato
playboy dell’Europa dell’Est, lo S.H.I.EL.D. non aveva badato a spese
prenotandomi una suite in uno dei migliori, e più costosi, hotel di Montecarlo.
A volte mi chiedevo dove mio padre trovasse tutti i fondi necessari per spese
simili, certe altre capivo che era meglio non fare domande. E a proposito di
non fare domande…
Vista la fama del personaggio di Mikel Alexiev, nessuno
del personale si stupì nel vedermi arrivare in compagnia di una bella donna e
pochi minuti dopo la donna di nome Silver Sable era seduta davanti a me su una
raffinata poltrona di pelle.
Accavallò le gambe mostrando una generosa porzione di
cosce rendendomi decisamente difficile concentrarmi.
-Comincia tu.- disse.
Forse
il mio vecchio non sarebbe stato d’accordo ma io sentivo che era il caso di
giocare a carte scoperte, tanto per usare una metafora adatta alla situazione.
-Non c’è molto da dire.- replicai -Tanto per
cominciare, Ernst Zahl non si chiama affatto Ernst Zahl ma Dietrich Hoffman e
non viene da Amburgo, Germania, bensì da Vaduz in Lichtenstein ma queste sono
cose che sono certo che sai già.-
Lei
fece un cenno di assenso e mi invitò a continuare.
-Hoffman era uno dei dirigenti dell’Echidna Group un
conglomerato di società di copertura dell’Hydra. Non appena si rese conto che
qualcuno non autorizzato, ovvero noi dello S.H.I.E.L.D.,[5] era entrato nei loro
sistemi informatici, trasferì immediatamente i fondi della società su un conto
segreto di cui solo lui era a conoscenza, cosa che fa pensare che fosse
preparato a questa eventualità. I tentativi dei nostri geni informatici di
scoprire i dati di quel conto non hanno portato a niente così hanno mandato me
a catturare Hoffman e recuperare i soldi. Ora tocca a te.-
Silver
non si fece pregare e cominciò a parlare:
-Come di certo saprai, la mia squadra, il Branco
Selvaggio, è stata fondata dopo la Seconda Guerra Mondiale per dare la caccia
ai criminali nazisti riusciti a fuggire dopo il crollo del Terzo Reich, ma
ormai è una razza in via d’estinzione così ci siamo… diciamo… riciclati.-
-Siete diventati dei bounty hunters internazionali.-
-Una definizione che mi piace. Qualcuno ha messo una
forte taglia sulla testa di Hoffman e visto che l’Hydra è un’organizzazione
neonazista, ho pensato che avrei unito l’utile al dilettevole. Quando ho saputo
che Hoffman era stato individuato a Montecarlo con il nome di Zahl, mi sono
mossa personalmente per catturarlo.-
-Il che fa di noi dei potenziali rivali immagino.
Personalmente non mi importa molto di Hoffman ma lo S.H.I.E.L.D. vuole i codici
di accesso ai suoi conti segreti ed io intendo recuperarli.- Magari possiamo
trovare un accordo.-
Lei
stava per dire qualcosa quando il suo cellulare squillò. Con un’espressione perplessa rispose. Riuscii
a sentire una voce che diceva:
-Giù la testa.-
Silver
Sable si alzò di scatto dalla poltrona e mi piombò addosso sbattendomi a terra.
La scia rossa di un mirino laser entrò nella stanza e subito dopo un proiettile
silenziato mandò in frantumi la testiera della poltrona dove era seduta un
attimo prima.
Quanto
a me, mi ritrovai il suo seno ad un millimetro dal mio naso, una situazione
piacevole in un altro momento.
Silver
si rialzò di scatto e corse verso la finestra.
Dette una rapida occhiata fuori poi scosse il capo e disse:
-Se n’è già andato, naturalmente.-
-Sai chi è stato?- le chiesi.
-È il modo contorto del mio ex marito di darmi il
benvenuto.- mi rispose.
-Il tuo ex?-
-Un errore di gioventù. È un uomo dai molti nomi ma
nel mondo della malavita internazionale è noto come lo Straniero.-
-Il leader del Club dei 1400, ne ho sentito parlare.-
-Se anche lui è della partita, dovremo stare molto
attenti.-
-Grazie dell’avvertimento, non abbasserò la guardia.
Ora vuoi che ti accompagni al tuo hotel o ti chiami un taxi?-
Silver
corrugò le labbra in quello che poteva essere un sorriso e replicò:
-Aiutami ad abbassare la zip del vestito.-
Ci
sono inviti a cui è difficile resistere.
3.
UN
QUANTUM DI SICUREZZA
Silver Sable uscì dalla doccia, si sfilò l’asciugamano
che la cingeva dalla vita in su e si rivestì silenziosamente stando attenta a
non svegliare il suo compagno di una notte.
Uscì
dalla suite che lui ancora dormiva. Avrebbe conservato un piacevole ricordo di
Mike Fury ma adesso doveva pensare agli affari e questi affari, che
comprendevano la quasi certa morte di un uomo, l’avrebbero quasi sicuramente
messa in conflitto con quel bel giovanotto in gamba ma ancora un po’ troppo ingenuo.
Un vero peccato ma non ci si poteva fare niente.
Una
limousine scura l’attendeva fuori dall’hotel e lei vi salì a bordo.
-Dove devo accompagnarla, Madame?- le chiese l’autista
dall’impeccabile divisa blu.
-Alla villa, Dmitri.. rispose Silver -Devo cambiarmi e
prepararmi per un appuntamento importante.-
Per
una questione di vita e di morte.
Dicono che la colazione sia il pasto più importante della giornata, in ogni caso, farla in compagnia di una bella donna, sia pure non più giovanissima, non era affatto male. Se poi la donna in questione era ufficialmente la responsabile dell’Ufficio Visti del Consolato Generale Russo a New York ed ufficiosamente la rezident[6] del S.V.R.[7] negli Stati Uniti, la colazione poteva avere dei risvolti davvero interessanti
Anya Olegovna Derevkova ripose il suo cellulare e sorridendo mi disse:
-Sarai lieto di sapere, mio caro Kolya,[8] che nostra figlia è arrivata sana e salva in Russia dove gli esperti del F.S.B.[9] si occuperanno delle fasi finali del suo decondizionamento dal lavaggio del cervello inflittole dal Teschio Rosso.-[10]
Dovevo ancora abituarmi all’idea di avere altri due figli di cui uno un sottufficiale delle forze speciali dell’esercito americano e l’altra, più giovane, una killer al servizio del servizio di sicurezza russo con il nome in codice Vedova Bianca. Quest’ultima non avevo nemmeno avuto l’occasione di conoscerla veramente e chissà se l’avrei mai avuta. Nick Fury, la tua vita è decisamente incasinata
-Ne sono lieto.- risposi -Sospetto, però che non è solo di Olga che vuoi parlarmi.-
-In un certo senso sì. Sto indagando sulla talpa nei servizi segreti del mio paese che ha consegnato Olga nelle mani del Teschio Rosso.-
-E sai già chi è.- una constatazione non una domanda.
Anya annuì e proseguì.
-Devo solo trovare il modo di smascherarla provando la sua colpevolezza oltre ogni dubbio poi... poi la ucciderò.-
Il nome della donna era conosciuto da pochi, quasi
tutti la chiamavano Pavane e quelli che la conoscevano bene sapevano che era
tanto spietata quanto bella. Ora si trovava nel suo ufficio di direttrice del
Casinò Royale e davanti a lei era seduto un uomo che lei personalmente trovava
sgradevole ma negli affari non sempre si possono scegliere i propri partner.
-Mi faccia capire, Mister… Zahl… cosa vorrebbe
esattamente da me?-
-Protezione.- rispose il tedesco -protezione dalle
persone che mi vogliono morto.-
-E cosa le fa pensare che io sia in grado di
fornirgliela?-
-Non prendiamoci in giro, Fräulein Pavane. Io so con certezza che lei dirige non solo questo
locale ma, dopo la morte del Conte Nefaria,[11] anche gli affari della sua
Famiglia in Europa e che è anche la rappresentante della Commissione del Maggia[12] per tutta l’Europa
meridionale. Può fornirmi tutta la protezione di cui ho bisogno ed anche di
più.-
-Ammesso che quello che afferma sia vero, resta una
domanda: perché dovrei assumermi il compito di difenderla dai suoi presunti
nemici?-
L’uomo
che si faceva chiamare Ernst Zahl fece un sogghigno e dopo una pausa ad effetto
calò sul tavolo il suo asso.
-Perché io posso portare lei ed il Maggia al tesoro
dell’Hydra.-
Pavane
fece un sorriso maligno e replicò:
-Ora sono interessata, Mister Hoffman.-
4.
VIVI E
LASCIA MORIRE
Lasciai l’hotel e presi l’auto per fare un giro. Avevo
bisogno di schiarirmi le idee. Sulle tracce di Hoffman c’era decisamente troppa
gente. Non bastava Silver Sable, ora era entrato in gioco anche il Club dei
1400, una delle più efficienti e famigerate organizzazioni internazionali di
killer a pagamento. Sul suo leader, lo Straniero, nemmeno lo S.H.I.E.L.D. aveva
molte informazioni, il che era decisamente insolito. Si diceva che avesse dei
superpoteri e che fosse inglese ma forse l’accento che sfoggiava era solo un
altro modo di depistare eventuali curiosi.
Di
una cosa ero abbastanza sicuro: chiunque lo avesse ingaggiato non voleva semplicemente
Hoffman morto ma anche i codici per accedere ai fondi segreti dell’Hydra, il
che mi dava ancora un certo margine di manovra.
Di
un’altra cosa che ero sicuro ovvero che l’auto che mi stava dietro fin da
quando avevo lasciato l’hotel non stava facendo la mia stessa strada per caso.
Bene, ora avremmo visto se era all’altezza della mia Maserati.
Accelerai
bruscamente aumentando rapidamente velocità. Chiunque fosse alla guida
dell’auto inseguitrice sapeva il fatto suo e riuscì a starmi dietro senza
perdere terreno e, credetemi sulla parola, non è affatto facile mantenere
l’auto in assetto alla velocità che stavamo tenendo sugli stretti tornanti a
strapiombo sul mare dove ci trovavamo.
Improvvisamente
dalle mie spalle arrivarono delle raffiche di proiettili, il che chiariva
definitivamente gli eventuali dubbi sulle intenzioni dei miei inseguitori:
erano decisamente ostili.
I
proiettili si infransero senza danni contro la blindatura della Maserati ma per
un attimo persi il controllo dell’auto, sbandai e finii contro il guardrail
infrangendolo.
Per un secondo sembrò che la Maserati rimanesse
semplicemente sospesa in aria poi le ruote si posizionarono in assetto
orizzontale ed il motore riprese a rombare. Adesso la Maserati era in modalità
L.O.L.A.,[13]
un acronimo inventato da un ex agente. In altre parole, stava volando.
Con
un sorriso cattivo mi riportai sulla strada e mi diressi verso i miei
avversari.
-Bye, bye, baby.- dissi.
Premetti
un pulsante sul cruscotto e da un’apertura sopra il paraurti partì un
minimissile che prese in pieno l’auto che mi inseguiva che esplose e sparì
letteralmente in una fiammata. Spiacente per quelli a bordo ma loro non
intendevano certo usarmi cortesie.
Le
ostilità erano cominciate ed il primo round era mio.
La ragazza dai capelli neri entrò nel casinò e si
diresse verso il bar.
-Fammi un margarita, Jacques- disse al barman.
-Subito, Mademoiselle Garvin.-
La
giovane donna si sedette su uno sgabello ed in attesa del cocktail gettò uno
sguardo nel salone con finta noncuranza. Ancora non c’era molta gente ma presto
il salone sarebbe stato pieno ed al tavolo del blackjack si sarebbe svolta una
partita decisiva per le vite di molti e lei sarebbe stata uno dei giocatori.
-Mi permette di offrirle il suo cocktail, Miss…?-
disse una voce alla sua sinistra.
Lei
si voltò per trovarsi di fronte un uomo distinto ed elegante in smoking nero
che aveva una certa rassomiglianza con un attore dei tempi andati che le
piaceva molto: Patrick McGoohan.
-Garvin.- gli rispose -Wilhelmina Garvin, Billie per
gli amici… ed accetto volentieri la sua offerta, Mr…-
-Drake, John Drake e spero che potremo diventare
amici. È bello incontrare un’altra inglese qui. Mi sento meno… straniero.-
Billie
Garvin sorrise, si portò il bicchiere alle labbra, sorseggiò il cocktail con
deliberata lentezza ed infine disse:
-Siamo tutti un po’ stranieri l’uno per l’altro, Mr.
Drake. Tutti nascondiamo qualcosa di noi stessi anche alle persone che amiamo.-
-Lei è una vera filosofa, oltre che essere molto
bella, Miss Garvin.-
-La ringrazio. Immagino sia qui per giocare.-
-Come tutti, no? Mi hanno detto che stasera ci sarà
una partita molto interessante al tavolo del blackjack e non ho intenzione di
perdermela.-
Nemmeno
io, pensò la ragazza.
Grazie
ad una serie di monitor all’occorrenza convertibili in un unico grande schermo
panoramico Pavane poteva controllare l’intero casinò senza muoversi dal suo
ufficio. In questo momento la sua attenzione era focalizzata su uno dei tavoli
dove si sarebbe giocato a blackjack. I giocatori erano già al loro posto e
comunque fosse andata a finire, chiunque avesse vinto, di una cosa era certa:
almeno uno dei giocatori sarebbe morto prima dell’alba.
5.
RISIKO
Billie Garvin riprese il suo ruolo di dealer al tavolo
del blackjack e mentre distribuiva il primo giro di carte osservò i principali
giocatori: Mikel Alexiev che non era il playboy sfaccendato che voleva
sembrare; Silver Sable, che anche lei recitava una parte; John Drake, che non
era un facoltoso finanziere britannico ma lo Straniero, capo del Club dei 1400;
Ernst Zahl alias Dietrich Hoffman, un uomo in fuga custode di un segreto che
molti volevano ed infine c’era lei stessa. Anche lei non era quello che
sembrava, anche lei recitava una parte e si chiese se qualcuno a quel tavolo ne
fosse consapevole.
Respinse
quel pensiero e distribuì anche il secondo giro di carte. La partita entrava
cominciava adesso ed in modo o nell’altro tutto si sarebbe concluso quella
sera.
Le
prime mani furono di riscaldamento e le vincite furono distribuite equamente,
poi le cose cominciarono a cambiare: Alexiev cominciò a vincere sempre più
spesso e le puntate a farsi sempre più forti. Uno dopo l’altro tutti i
giocatori si ritirarono a parte i quattro più importanti.
Billie
li osservò di nuovo. Mantenevano una freddezza esteriore impressionante ma
all’interno quali emozioni li agitavano?
Mikel
aveva un fante ed un otto; Zahl un Re ed un nove, gli altri dei punteggi più
bassi.
-Sto.- annunciò il tedesco con un sorriso soddisfatto.
-Pare che non abbia altra scelta che ritirarmi o
chiedere una carta sperando che non sia più alta di un tre.- borbottò Alexiev.
-La scelta è sua, Herr Alexiev.-
Il
giovanotto tacque per qualche istante come per riflettere, poi disse:
-Carta!-
Billie
estrasse una carta e la posò davanti al giovane: era un due.
-Venti.- annunciò -Monsieur
Alexiev vince anche questa mano.-
Se
gli sguardi potessero uccidere quello dell’uomo che si faceva chiamare Zahl
avrebbe incenerito all’istante il suo avversario.
-Bene, signore e signori, è stata una bella partita ma
il gioco si è fatto troppo forte per me e mi ritiro… anche se credo che rimarrò
a vedere come finisce.- intervenne John Drake.
-Lo stesso vale per me.- annunciò Silver Sable.
-Bene, Herr Alexiev, siamo rimasti solo io e lei e
confido che non vorrà ritirarsi adesso negandomi l’opportunità di rifarmi con
la prossima mano.- disse il tedesco.
-Naturalmente.- replicò il giovane.
-Che ne direbbe se per rendere la sfida più
interessante raddoppiassimo la posta?-
-Che per me non è un problema, Herr Zahl. Posso
agevolmente coprire l’intera somma.-
-Anch’io senza alcun problema. Dia pure le carte, fräulein.-
Billie
distribuì le carte ai due giocatori ed a se stessa. Le toccarono un dieci ed un
sette cosa che la obbligava a fermarsi. Adesso era anche lei una spettatrice di
quella che ormai era una sfida a due.
Zahl
aveva ricevuto un asso ed un tre. Non una brutta combinazione: l’asso poteva
valere uno o 11, lo avrebbe deciso sulla base del valore della carta che era
costretto a prendere.
Mikel
Alexiev alias Mike Fury aveva un dieci ed un sei. Anche lui era praticamente
obbligato a chiedere una carta.
Gli arrivarono rispettivamente un sei
ed un tre. Zahl/Hoffman sogghignò. Qualunque carta avesse chiesto non avrebbe
potuto mai sballare mentre il suo avversario aveva solo due possibilità di
salvarsi ed avrebbe anche lui dovuto chiedere.
Le carte furono distribuite di
nuovo. A Zahl toccò una donna,. Venti. Ci fu un attimo di silenzio mentre il
suo avversario voltava la sua carta. Era un due: aveva fatto ventuno.
Zahl/Hoffman impallidì. Aveva perso
tutto.
-Mi
auguro che sia davvero in grado di saldare il suo debito.- disse Alexiev mentre
incamerava le fiches.
-Le
ricordo, Monsieur Zahl che se non
salda il suo debito il Casinò ha il diritto di bloccare tutti i suoi assets
ovunque si trovino e rivalersi su di essi.- intervenne Billie.
-Non…
non c’è problema.- replicò il tedesco con un leggero tremito nella voce- Mi dia
un minuto.-
Prese il suo cellulare ed armeggiò
con la tastiera per qualche secondo poi sulle sue labbra si disegnò un sorriso
che scomparve un istante dopo sostituito da un’espressione di stupore misto a
rabbia… e paura.
-Non
è possibile!- urlò.
Dall’altro lato del tavolo Mike Fury
stava sorridendo.
Aveva funzionato.
Come previsto, messo alle strette, Hoffman aveva deciso di attingere ai fondi
dell’Hydra che aveva sottratto. Nello stesso momento in cui aveva digitato il
codice di accesso al conto, un aggeggino inventato da quel genietto di Leo Fitz
e nascosto in uno dei bottoni della mia giacca era entrato in azione inserendosi
nel sistema svuotando il conto alla velocità della luce trasferendo tutti i
fondi in un conto dello S.H.I.E.L.D. miracoli della tecnologia.
Hoffman sparò un paio di
imprecazioni in tedesco poi si alzò dicendo:
-Scusate,
ho bisogno di prendere un po’ d’aria.-
Ci alzammo tutti per seguirlo
compresa la dealer e la cosa mi stupì. La guardai e lei mi fece l’occhiolino.
Possibile che…?
Hoffman era arrivato alla porta.
Si fermò e si rivolse ad un uomo fermo lì vicino. Ci indicò ed urlò:
-Uccideteli!
Uccideteli tutti!-
Un gruppetto di uomini e donne
prese a spararci contro. Evidentemente Hoffman aveva predisposto un piano di
emergenza. Forse anche quelli che avevano tentato di uccidermi al mattino
appartenevano alla stessa squadra.
Il casinò piombò nel panico: gli
ospiti presero a gridare e correre dappertutto beccandosi qualche proiettile
vagante. Gli addetti alla sicurezza avevano estratto le loro armi ma non
sembravano ben sicuri di chi avrebbero dovuto essere i loro bersagli.
Mi gettai a terra imitato dagli
altri ed estrassi la mia pistola in materiale sintetico non rilevabile dalla
maggior parte dei sensori. Anche gli altri estrassero delle armi che
evidentemente erano riusciti a far entrare nel casinò. Quello che mi stupì fu
scoprire che anche la dealer era armata e che sapeva sparare dannatamente bene
un altro mistero da lasciare per dopo, ora avevo altro a cui pensare. Approfittando
del panico Hoffman era scappato ed io scattai in piedi gettandomi al suo
inseguimento. Papà non sarebbe stato contento se mi fosse sfuggita la preda che
avevo insistito per poter essere io quello incaricato di catturare.
Mi feci largo sparando ed
evitando proiettili finché raggiunsi l’uscita. A quel punto la mia fortuna finì
e fui raggiunto da due proiettili in pieno petto.
Mike Fury cadde
all’indietro e rimase a terra inerte mentre dall’ombra usciva Dietrich Hoffman
con il volto stravolto dall’odio.
Si avvicinò a Mike e disse:
-Non
so come hai fatto ma sono certo che sei stato tu. Per colpa tua sono un uomo
finito: senza i soldi dell’Hydra il Maggia non mi proteggerà più ed ora sono
anche sulla loro lista nera. Sì, sono un uomo finito ma almeno mi accerterò che
tu mi preceda all’Inferno.-
Stava per sparare alla fronte di
Mike quando si bloccò colpito da un pensiero:
-Un
momento… non vedo sangue. Dov’è il sangue?-
Proprio in quell’istante si udì una
detonazione e la pistola salto via dalla mano di Hoffman che urlò e si strinse
la mano ferita con quella sana.
Silver Sable era comparsa sulla
soglia impugnando la sua pistola.
-Ritieniti
fortunato che abbia mirato alla mano e non alla testa come ero tentata di fare ma
non mi piace uccidere se non è strettamente necessario.- disse con voce dura.
-Io
invece non ho di questi scrupoli.- intervenne Billie Garvin appena sopraggiunta
ed anche lei armata -Ho la licenza di ucciderti e sono molto tentata di farlo.-
-Strane
parole per la dealer di un casinò.- commentò Silver Sable -Ma tu non sei una
semplice dealer, giusto?
-Mi
chiamo Petra O’Donnell e l’MI6[14] mi ha incaricato di catturare
questo bastardo o, a mia discrezione, eliminarlo.-
-Hai
sentito abbastanza, Fury?- chiese Silver -Puoi anche smetterla di fare il morto
adesso.-
Mike non si fece pregare e si rimise
in piedi di scatto.
-Fury?-
esclamò, sorpreso, Hoffman.
-Michael
J. Fury, Agente dello S.H.I.EL.D. di secondo livello per essere esatti.- si
presentò lui sorridendo.
-Il
figlio di Nick Fury? Se lo avessi saputo prima… io ti ho colpito, lo so, come
mai non sei nemmeno ferito?-
-Abito
in tessuto speciale antiproiettile ed ignifugo misto a vibranio wakandano,
un’esclusiva Wakanda Design Group che non si trova in tutte le sartorie. Anche
così è stato come ricevere il calcio di un mulo e sono rimasto senza fiato per
un po’. Non sarei stato in grado di difendermi ma per fortuna Silver Sable è
arrivata giusto in tempo. Grazie Silver.-
-Non
mi piace che si uccidano i miei… alleati se posso evitarlo.-
Mike ammiccò e si rivolse alla
giovane donna bruna::
-O’Donnell,
eh? Non ha molto l’aria dell’irlandese, Miss.-
-Neanche
lei, Mister Fury.- replicò lei in tono divertito.
-Toccato.-
Mike guardò verso Hoffman ed aggiunse -Che ne facciamo di lui?-
-A
me basta incassare la taglia sulla sua testa, il resto non mi interessa.-
rispose Silver Sable.
-Io
credo ancora che un bel proiettile in testa risolverebbe ogni questione.- disse
Petra O’Donnell.
-La
cosa mi tenta.- commentò Mike -Credo invece che lo porterò davanti al Tribunale
Internazionale dove lo aspetta una condanna molto severa.-
-Aspettate!-
intervenne improvvisamente Hoffman -Possiamo trattare. Io conosco un altro
segreto importante che posso rivelare in cambio di una sentenza mite.-
-Di
che si tratterebbe?- chiese Mike in tono diffidente.
-La
vera identità dell’Hydra Imp…-
Non finì la frase. Alle sue spalle
sembrò materializzarsi quasi dal nulla John Drake alias lo Straniero che gli
sparò alla nuca frantumandogli il cranio come fosse un melone maturo.
Superato il primo attimo di sorpresa
Mike si lanciò contro lo Straniero che stava fuggendo e lo mancò clamorosamente
rovinando a terra. Mentre si rialzava lo vide allontanarsi a bordo di una moto.
Inutile provare ad inseguirlo ormai.
-Ma
come diavolo ha fatto?- borbottò.
-È
uno dei suoi talenti.- spiegò Silver Sable -Far credere alla gente che si trova
in un posto mentre invece è in un altro. È così che è riuscito ad arrivare alle
spalle di Hoffman senza che ce ne accorgessimo.- si guardò l’abito macchiato
del sangue di Hoffman ed esclamò -Un abito esclusivo costato migliaia di euro
rovinato per sempre. Scommetto che quel bastardo l’ha fatto apposita.-
Alla fine era stato lo Straniero ad
avere l’ultima parola.
EPILOGO UNO
SI VIVE SOLO DUE VOLTE
Alla
fine non era andata poi tanto male: avevo completato la missione recuperando il
tesoro dell’Echidna Group. Con quei soldi lo S.H.I.E.L.D. avrebbe potuto
finanziare diverse operazioni contro il terrorismo internazionale ed era la sola
cosa veramente importante.
Non avremmo mai saputo se
Dietrich Hoffman conosceva veramente la reale identità dell’Hydra Imperiale o
se il suo era stato un bluff in un estremo tentativo di salvarsi ma io speravo
che un giorno avremmo comunque avuto quel figlio di buona donna tra le nostre
mani finalmente.
Quanto al sottoscritto, beh, non
preoccupatevi: il vostro Mike Fury, si stava godendo una vacanza pagata su una
spiaggia della Costa Azzurra in compagnia di due belle donne. Non poteva
andarmi meglio.
Petra O’Donnell, Billie Garvin o
qualunque altro fosse il suo vero nomi, che indossava un microbikini da urlo,
posò il bicchiere del suo cocktail e mi chiese:
-Toglimi
una curiosità, Mike: non è stata solo una combinazione di abilità e fortuna a
farti vincere a blackjack. Tutto il piano si basava sul fatto che tu vincessi e
non può essere stato lasciato al caso. Come hai fatto?-
-Un
mago non rivela mai i suoi segreti.- risposi sorridendo.
Specialmente quando non ha la
più pallida idea di come funzionino, pensai ma non dissi. Chi immaginava che
due tipi così perbenino come i Fitzsimmons[15] potessero inventare un
metodo per vincere a blackjack? Mai sottovalutare i nerd.
Sorrisi ancora e dissi a Petra:
-Perché
non lasciamo da parte il lavoro e non ci dedichiamo a qualcosa di più piacevole
adesso?-
La baciai e passai una mano
dietro la sua schiena sganciandole il top del bikini. James Bond non avrebbe fatto di meglio.
EPILOGO DUE
VISTA SU UN OMICIDIO
Il
volto dello Straniero campeggiava sullo schermo di un computer ma dal suo lato
lui avrebbe potuto vedere solo una silhouette scura ed udire una voce alterata
elettronicamente.
-I
miei complimenti, Straniero: ha portato a termine il suo incarico in modo
impeccabile.- disse l’Hydra Imperiale.
<<Mi
piace che i miei clienti siano soddisfatti, considerato quello che
pagano.>> replicò lo Straniero.
-E
a tal proposito, il resto del suo compenso le è stato accreditato come
concordato.-
<<Grazie.
Posso farle una domanda? È possibile che Hoffman conoscesse davvero la sua
identità?>>
L’Hydra Imperiale si prese qualche
istante prima di rispondere:
-In
effetti, forse un modo in cui avrebbe potuto scoprirlo c’era ma ormai non ha
più importanza, grazie a lei. Per questo ha ricevuto un bonus aggiuntivo.-
<<Grazie.
È un piacere fare affari con un cliente come lei.>>
-Peccato
che non abbia eliminato anche Mike Fury.-
<<Nessuno
mi aveva pagato per farlo. Sono un professionista e non uccido per diletto.>>
-Capisco.
-Vorrà dire che me ne ricorderò per la prossima volta.-
<<Sono
a sua disposizione… per il giusto compenso, ovviamente.>>
-Ovviamente.-
L’Hydra Imperiale chiuse la
comunicazione poi si alzò e si avvicinò ad una finestra da cui contemplò un
panorama alpino.
Nick Fury pensava di avere
completamente distrutto l’Hydra ma si sbagliava. Non aveva tagliato tutte le
teste e prima o poi l’Hydra sarebbe rinata.
Si
trattava solo di avere pazienza e Werner von Strucker ne aveva in abbondanza.
FINE
NOTE DELL’AUTORE
Primo di un trittico di episodi che
funge da epilogo alle precedenti storylines e veniamo alle note:
1) Il
vero protagonista è Mike Fury, figlio di Nick, personaggio creato da Archie
Goodwin & Howard Chaykin nella graphic novel “Scorpio connection”. Spero di
avergli saputo rendere giustizia.
2) La
Carpazia, luogo di nascita di Mike Fury e di sua madre, è una delle tante
nazioni fittizie della Marvel. Carpazia è anche il nome dello Stato fittizio
che compare nella commedia di Terence Rattigan del 1953 “Il Principe e la
ballerina” da cui fu tratto l’omonimo film del 1957 con Laurence Olivier e
Marilyn Monroe. Si tratta della stessa Carpazia? E perché no?
3) La
storia è un chiaro omaggio all’opera di Ian Fleming, creatore di James Bond
007, ed in particolare al suo primo romanzo: “Casinò Royale”. I titoli dei
capitoli sono tratti da quelli di suoi romanzi o racconti ed il cattivo si fa
chiamare Zahl che in tedesco significa cifra, un riferimento a Le Chiffre,
antagonista di Bond in Casinò Royale.
4) Il
personaggio di Petra O’Donnell alias Billie Garvin è fisicamente ispirato a Modesty
Blaise, icona femminile della spy story anni 60. Il nome Billie Garvin è un
riferimento a Willie Garvin, braccio destro di Modesty Blaise, mentre il nome
Petra O’Donnell è un omaggio al creatore di Modesty: Peter O’Donnell. Sarà
davvero il suo nome? e chi lo sa?
5) Il
nome John Drake usato dallo Straniero è un omaggio all’omonimo personaggio
protagonista della serie spionistica anni 60 “Danger Man” (e secondo alcuni
anche della serie “Il prigioniero”) interpretato da Patrick McGoohan du cui è
fisicamente ispirato lo Straniero.
6) Ritroverete
Domino su Justice Inc #25 ad opera di Valerio Pastore. Quanto a Gorilla Man e
Man-Killer… chissà?
Nel
prossimo episodio: Nick Fury Jr contro Predator… beh, non proprio. -_^
Carlo
[1] O almeno questo è quello
che sembra
[2] Come visto nell’ultimo
episodio.
[3] Come dettagliato, ad
esempio, negli ultimi due episodi di Agents of SHIELD.
[4] Vedi Capitan America
#106.
[5] Per la precisione Leo
Fitz.
[6] Capo di una rete di spie
russe all’estero.
[7] Sluzhba Vneshney Razvedki, il Servizio Informazioni dall’Estero della Federazione Russa.
[8] Vezzeggiativo russo di
Nikolai.
[9] Federal'naya Sluzhba Bezopasnosti. Il Servizio di Sicurezza interna della Federazione Russa.
[10] Vedi Captain America
#105.
[11] Avvenuta su Moon Knight
MIT #45.
[12] Il Sindacato criminale
internazionale.
[13] Levitating
Over Land Automobile.
[14] Nomignolo del Secret
Intelligence Service britannico.
[15] Ovvero Leo Fitz e Jemma
Simmons.