Numero 20.
UNA GIORNATA DI NICK FURY
di Carlo Monni
1,
Appartamento di Nick Fury, Manhattan,
New York City. Come ogni giorno mi svegliai molto presto e
mi gettai fuori dal letto. In bagno lo specchio mi restituì l’immagine di un
uomo sui cinquant’anni ancora prestante. Un’illusione in un certo senso, ma
un’illusione che in fondo mi piaceva.
Certo c’era una benda nera che copriva
l’occhio sinistro o meglio quello che ne rimaneva. Non avrei avuto alcuna
difficoltà ad avere un occhio bionico che assomigliasse in tutto e per tutto ad
uno vero, e talvolta l’avevo anche usato, ma preferivo così. Mi dava una certa
aria da pirata che, tra le altre cose, non dispiaceva alle donne. E questo mi
ricordò che era meglio che mi facessi la barba, dopotutto tra non molto avrei
dovuto incontrare una signora.
Mi chiamo Nicholas Joseph Fury, sono il
Direttore Esecutivo dello S.H.I.E.L.D. e mi aspettava una giornata molto
impegnativa, tanto per cambiare.
Un altro appartamento
di Manhattan, in un condominio di lusso dell’Upper East Side. La Contessa Valentina Allegra De La Fontaine uscì
dalla doccia avvolta in un telo di spugna e lasciando dietro di se una scia di
un costoso profumo francese di Givenchy.
Giunta all’armadio, lo aprì lasciando scivolare con
noncuranza il telo ai suoi piedi e quindi si accinse al non semplice compito di
scegliere quale abito scegliere per il suo appuntamento del mattino.
Il protocollo dello S.H.I.E.L.D. esigeva che dopo
il suo rapimento da parte dell’Hydra[1]
si sottoponesse ad una valutazione psicofisica prima di rientrare in servizio
ed anche se era il Secondo Vice Direttore Esecutivo non ne era esentata, Una
formalità che prima avrebbe sbrigato prima sarebbe potuta tornare al lavoro e
di certo si sarebbe presentata vestita nel modo appropriato.
Sorrise allungando la mano verso l’armadio.
Russian Tea Room, Manhattan, New York
City. A ristoranti come questo
non mi sarei nemmeno avvicinato quando ero uno squattrinato ragazzo di Hell’s
Kitchen ma adesso le cose erano diverse. Nonostante ciò mi sentivo sempre un
po’ a disagio ad entrarvi anche se, come in questo caso, ero stato invitato.
Mi
presentai al maître che mi disse:
-Si accomodi pure, Colonnello Fury.-
Un
solerte cameriere mi accompagnò al tavolo e nell’attesa ordinai una vodka con
ghiaccio giusto per mantenermi in tono con il nome del locale anche se ormai di
russo gli era rimasto appena poco più del nome. Il cameriere mi rivolse
un’occhiata poco convinta.
La
mia ospite arrivò pochi minuti dopo. Era una bella donna che dimostrava circa
quarant’anni, capelli rossi, occhi verdi, portamento elegante. Il suo nome Anna Olegovna Derevkova, Anya per gli amici. Ufficialmente
era la responsabile della segreteria dell’Ufficio Visti del Consolato Generale
Russo ma io ero convinto che fosse una copertura per il suo vero lavoro: responsabile della rete di
agenti del S.V.R.[2]
negli Stati Uniti.
Venne verso di me e disse in un ottimo Inglese appena
venato da un accento russo:
-Scusami per il ritardo,
Kolya[3]
ma sono sai com’è: imprevisti sul lavoro.-
-Il tuo lavoro di copertura
o quello vero?-
Lei mi sorrise, si mise a sedere e replicò:
-Lo sai che non posso
risponderti, caro. Ma ora ordiniamo, se non ti dispiace. Parleremo dopo di
lavoro.-.
Non potevo fare altro che assecondarla. Consumammo la colazione
in silenzio poi mi decisi a dire:
-Come sta?-
Non avevo bisogno di specificare di chi stessi parlando,
lei lo sapeva benissimo.
-Si è ormai del tutto
ripresa dagli effetti del lavaggio del cervello a cui l’aveva sottoposta il
Teschio Rosso[4] e
presto sarà di nuovo in grado di riprendere servizio.- mi rispose.
-Dal tuo tono di voce, direi
la cosa non ti entusiasma. Non dirmi che sei una madre apprensiva.-
-Sono una madre e questo è
sufficiente. Tu come ti senti pensando ai tuoi figli che sfidano il pericolo?-
-Touché. Anche se quello con
i miei figli è un rapporto… complicato. Mentirei se dicessi che non mi sono
preoccupo nel saperli impegnati in missioni pericolose[5]
ed almeno in un caso sono stato io ad affidarla ad uno di loro.-
-Hanno il tuo sangue…
proprio come Olga.-
-Uno di questi giorni dovrò
incontrarla e parlarle. Credo che sia giusto che sappia chi è davvero suo
padre.-
-Forse lo ha già capito, è
una ragazza sveglia.-
-ha preso il meglio da
entrambi… almeno spero.-
-In ogni caso dovremo aspettare:
io ho i miei doveri qui e tu… so che stai per fare un viaggio fino all’Aja.-
-Non è un gran segreto.
Voglio accertarmi che Strucker arrivi alle prigioni della Corte Penale
Internazionale dove si apprestano a processarlo.-
-Temi che anche se l’Hydra è
stata smantellata lui abbia ancora un piano per fuggire?-
-Sarei sorpreso del
contrario ed è per questo che voglio assicurarmi personalmente che tutto fili
liscio. Farò in modo che Strucker abbia quello che si merita a qualunque
costo.-
2.
Quartier Generale
dello S.H.I.E.L.D., Turtle Bay, Manhattan, New York. Gabriel Jones era già al lavoro da alcune ore,
anzi, ad, essere esatti, non aveva mai davvero smesso. Si era concesso qualche
ora di sonno in uno dei mini appartamenti della foresteria dell’edificio, una
veloce colazione alla mensa del primo piano e poi era tornato di nuovo alla sua
scrivania.
Era il
Direttore della Divisione Operazioni Speciali ed il suo compito consisteva del
dirigere e coordinare le varie task force di pronto intervento che lo S.H.I.EL.D.
aveva a disposizione, alcune delle quali erano davvero molto speciali. Era proprio
a causa di una di queste che in quel momento era in contatto con la donna dai
corti capelli scuri il cui volto appariva sul monitor davanti a lui.
-Allora, Vice Direttore Hill, devo presumere che
siamo d’accordo nella costituzione di una task force congiunta tra S.H.I.E.L.D.
e F.B.S.A. per occuparsi di minacce paraumane sul territorio americano.- le
disse
<<Da parte del Direttore Sitwell nessuna
obiezione.>> rispose Maria Hill, Vice Direttore del F.B.S.A. l’agenzia
federale americana che si occupava dei superumani.
-Il buon Jasper conosce il valore della
collaborazione.-
<<Stiamo aspettando solo l’approvazione del
Dipartimento della Sicurezza Interna e della Casa Bianca per rendere operativa
la squadra.>>
-E la burocrazia non è mai veloce, lo so. Anche noi
aspettiamo il via libera del Comitato di Controllo che dopo i recenti
avvenimenti è in ristrutturazione, diciamo.-
<<Uhm, già. Ho letto i rapporti sull’affare
Whitehall e devo ammettere che la squadra ha fatto un ottimo lavoro.>>[6]
-E potrà continuare a farlo se avremo le necessarie
autorizzazioni. Intanto ho dato ordine ai miei ragazzi di assistere i suoi due
agenti nella caccia agli altri scagnozzi dell’Hydra ancora in libertà in
territorio americano, spero non le dispiaccia.-
<<Uhm, no. Anche se a malincuore, devo
ammettere che lo S.H.I.EL.D. ha più esperienza di noi con l’Hydra. Io stessa,
sebbene sia stata una di voi per breve tempo non ci avevo avuto a che fare
prima della faccenda dell’Isola di Hydra[7]
ed i suoi agenti potranno esserci utili se i ricercati si sono rifugiati oltre
confine.>>
-Infatti. Sono lieto di trovarla collaborativa,
Vice Direttore Hill.-
<<Non mi è stata data altra scelta. Resta
inteso che dopo che avremo avuto l’ok ogni rapporto della squadra dovrà essere
trasmesso anche a me e che ogni missione dovrà avere anche la mia
approvazione.>>
-Resta inteso.-
La
conversazione proseguì ancora per un po’ poi i due dirigenti si salutarono e
Gabe si concentrò su altro: il vecchio Team Coulson non era la sola squadra ai
suoi ordini.,
La stramba squadra di superumani che Nick aveva
messo insieme per affrontare la cospirazione dei cloni organizzata dall’Hydra e
di cui aveva affidato il comando a Laura Brown e Junior Juniper si era sciolta
ma se avesse avuto ancora bisogno dei suoi membri sapeva come contattarli.
Erano strani ed indisciplinati ma avevano il loro valore. Intanto Laura e
Junior si stavano godendo una vacanza, decisamente meritata.
Gabe passò ad esaminare la Squadra Gamma. Stando
all’ultimo rapporto stava ancora alle costole del Capo ma senza molto successo.[8]
Ne facevano parte uno dei suoi nipoti che portava il suo stesso nome ed anche
uno dei nipoti di Dum Dum e del suo vecchio compagno degli Howling Commandos
Dino Manelli.[9]
Chissà se anche loro si preoccupavano dei loro ragazzi quando uscivano in
missione? Domanda stupida, certo che sì. I ragazzi potevano essere anche capaci
di badare a se stessi ma erano pur sempre sangue del loro sangue,
Per ultima restava la squadra guidata da Gertrude
Jacks che lui aveva mandato in soccorso di una delegazione ONU sparita in
Centro America. La missione era stata in fallimento, anche se non per colpa
loro e metà squadra ci aveva lasciato la pelle.[10]
Gabe doveva ammettere di essere sollevato che tra i superstiti ci fosse un
altro dei suoi nipoti: Marcus Johnson o meglio Nick Fury Jr, Già: uno dei figli
del vecchio Nick. Avrebbe dovuto avercela con lui per questo, ma dopo tanti
anni non aveva più molto senso.
La voce della sua segretaria lo strappò alle sue
riflessioni:
<<Mi scusi, Direttore ma è arrivata la
funzionaria dell’intelligence canadese con cui aveva appuntamento.>>
-La faccia passare, grazie.-
Le
questioni personali avrebbero aspettato.
Al piano superiore. Uffici del Direttore
Esecutivo. Quando arrivai,
Karin Rossberg, la mia efficiente assistente amministrativa, un modo più
delicato per chiamare una segretaria di questi tempi politicamente corretti,
era già alla sua scrivania. Ammiravo la sua efficienza e, siamo onesti, anche
qualcos’altro.
Karin
era il classico tipo della svedese secondo l’immaginario comune, specie quello
maschile: biondissima, occhi azzurro cielo, carnagione chiara, gambe
lunghissime, fisico esplosivo su cui più di un agente, maschio o femmina che fosse,
aveva sicuramente avuto qualche fantasia. Era molto riservata sulla sua vita
privata e non aveva relazioni con nessuno del personale amministrativo che
l’ONU ci aveva messo a disposizione e nemmeno con gli agenti operativi. Nessuno
sapeva con chi andasse a letto. Nessuno a parte me, ovviamente ma era mio
compito sapere tutto specie di chi lavorava a stretto contatto con me.
La
salutai sorridendo:
-Buongiorno, Karin. Sempre mattiniera,
vedo.-
-Il mattino ha l’oro in bocca, diceva mia nonna
e qui c’è sempre molto da fare.- rispose lei in un Inglese impeccabile con una
lieve traccia di accento che lei diceva essere di Uppsala e che sulle sue
labbra aveva un effetto molto sexy -Specie adesso. Per fortuna i ragazzi del
Damage Control stanno facendo un ottimo lavoro nel riparare i danni causati
dall’attacco dell’Hydra.-
-Si meritano ogni centesimo della loro
salata parcella, questo è certo. Mi tratterrò solo pochi minuti poi andrò
sull’Eliveicolo. Tornerò nel primo pomeriggio per occuparmi del trasferimento
di Strucker. Immagino che abbia già predisposto tutto.-
-La squadra di scorta sarà pronta all’ora
stabilita, Colonnello.-
-Sapevo di poter contare sulla sua
efficienza scandinava, Karin. Lei è la migliore assistente che ho avuto da quando
Maggie Huff è stata distaccata alla sede di Washington.-
-Lei mi fa arrossire, Colonnello.-
-C’è davvero qualcosa capace di farla
arrossire, Karin?-
Lei
rise gettando indietro la testa poi si chinò in avanti offrendo al mio unico
occhio sano lo spettacolo della sua generosa scollatura. Era sicuramente
consapevole del suo fascino ma lo esercitava con naturalezza. Decisi di non
pensarci troppo.
Entrai
nel mio ufficio privato e mi chiusi la porta alle spalle. La prima cosa che
feci fu recarmi nel piccolo spogliatoio annesso e cambiarmi d’abito indossando
la tuta operativa, più adatta a quello che sarebbe potuto succedere di lì a
poco.
Avevo
appena finito di allacciarmi la fondina ascellare che sentii il familiare
rumore dell’arrivo di un messaggio whatsapp. Non crediate che solo perché sono
nato più di cento anni fa io non sia capace di usare i moderni mezzi di
comunicazione. Ho avuto un sacco di tempo per imparare.
Era
un messaggio di mio figlio Mike che si stava godendo una vacanza assieme a
Silver Sable ed un’agente del MI6[11]
che dalla foto che avevo appena ricevuto sembrava decisamente molto somigliante
ad una certa signora molto affascinante con cui avevo collaborato per risolvere
un intricato caso a Casablanca negli anni 70.
Invidiai un po’ il mio ragazzo che si godeva
la vita in compagnia di due belle donne mentre il suo vecchio aveva altro a cui
pensare. Del resto se lo meritava dopo quello che aveva passato di recente ed
aver risolto il caso del contabile dell’Hydra fuggito con la cassa.[12]
L’improvviso
trillo dell’interfono sulla scrivania mi strappò ai miei pensieri. Risposi
immediatamente.
-Cosa c’è Miss Rossberg?- le
chiesi.
<<Una chiamata
dell’Ambasciatore Komarev>> rispose Karin. <<Vuole
rispondere?>>
Viktor Komarev era uno dei componenti del Comitato di
Controllo dello S.H.I.E.L.D. per conto del Consiglio di Sicurezza ed era anche
un tipo a posto per quanto mi riguardava.
-Certamente. Non è il caso
di fare uno sgarbo ai nostri amici russi proprio ora che siamo tornati in buoni
rapporti.-
Un attimo dopo sul monitor alla parete di fronte a me
apparve il volto del diplomatico russo.
-A cosa debbo l’onore,
Viktor Vassilievitch?- gli chiesi.
<<Mi crederesti se ti
dicessi che volevo solo ringraziarti per avermi salvato la vita per ben due
volte, Nikolai Yakovitch?>>[13]
rispose lui.
Giuro che non capirò mai il vezzo di alcuni russi di
russificare i nomi dei loro interlocutori. Feci un sorrisetto e risposi:
-Mia mamma diceva di non
credere mai alle parole di un diplomatico.-
<<Tua madre la sapeva
lunga.>> replicò lui ridacchiando <<Beh, è vero che vorrei
ringraziarti ma è anche vero che ci sono cose che devo comunicarti per conto
del mio governo.>>
Ero abbastanza sicuro che non sarebbero state cose
piacevoli e non sbagliavo.
Uno studio medico a
Manhattan. L’afroamericano attraente ed
elegante smise di prendere appunti,, guardò la sua paziente ed infine disse;
-Bene, direi che abbiamo finito.-
-E qual è il verdetto, Dottor Garner? Sono idonea a
riprendere il servizio?- chiese Valentina Allegra De La Fontaine,
-A mio modesto giudizio, sì. Direi proprio che ha superato la
sua recente brutta esperienza senza traumi apprezzabili.-
-Mi preoccupa quella parola: apprezzabili.-
-Quando si fa una vita come la sua è praticamente impossibile
che non si generi un certo stress che è comunque gestibile. Io le consiglierei
di prendersi un periodo di ferie. Suppongo ne abbia accumulate un bel po’ di
arretrate, ma immagino anche che non seguirebbe il mio consiglio.-
-Ha ragione, Dottore. Ho ancora qualche affare da sistemare
prima di pensare ad una vacanza ma terrò presente il suo consiglio.-
Il Dottor Andrew
Garner scosse il capo, abbozzò un sorriso e salutò la sua paziente. Una volta
che fu uscita preparò il suo referto da inviare allo S.H.I.E.L.D. per via
telematica.
Nel
frattempo Valentina era scesa nel garage sotterraneo dell’edificio e si stava
avviando verso la sua auto. Aveva una sua idea su come gestire lo stress di cui
le aveva parlato lo psichiatra ma avrebbe dovuto aspettare. Come si è soliti
dire, prima il dovere e poi il piacere.
3.
Elivelivolo
dello S.H.I.E.L.D. in volo sopra New York City.
Timothy Aloysius Cadwallader Dugan, meglio noto com Dum Dum,
scese dalla sua Porsche Carrera e si avviò verso la zona degli uffici. Era la
sua prima uscita senza stampelle da quando era stato ferito durante l’attacco
al quartier generale.[14]
Forse il suo medico non sarebbe stato molto d’accordo ma al Diavolo: aveva
subito ferite peggiori in passato e non se ne era preoccupato allora, quindi
perché farlo adesso?
Si tenne con
la mano la sua ormai famosa bombetta e rispose con una specie di grugnito al
saluto dell’ufficiale di turno. Non era troppo in vena di convenevoli. Tanto
per cambiare, prima di partire per l’Aja Nick gli stava per lasciare qualche
gatta da pelare. Cosa stava dicendo l’ufficiale?
-Capitan America sta per arrivare, Signore.-[15]
A proposito
di grane.
-Quando sarà atterrata accompagnala nell’ufficio di Nick,
figliolo. Ci sarò anch’io.-
-Molto bene, Signore.-
-E non scattare sempre sull’attenti ogni volta che mi dici
qualcosa. Di Sitwell me ne è bastato uno,.-
-Come ordina, Signore.- replicò l’altro sbattendo i tacchi,
Dum Dum non
riuscì a reprimere un sorrisetto.
Quartier Generale
dello S.H.I.E.L.D., Turtle Bay, Manhattan, New York. La donna che entrò nell’ufficio di Gabe Jones
aveva I capelli rossi, occhiali da miope ed indossava un tailleur verde, scarpe
decolleté tacco 10 ed una borsetta verde scuro in finta pelle di coccodrillo.
-Benvenuta Mrs. Hudson.- la salutò Gabe -Sono
felice di incontrarla di persona.-
-Sul lavoro uso il mio cognome da nubile, McNeil.-
rispose lei sedendosi.
-Come desidera. Approfitto dell’occasione per
esprimerle la mia solidarietà per la sua destituzione da Direttore del
Dipartimento H. È stata davvero ingiusta.-
-Dopo il disastro che è successo che ha portato il
Canada sull’orlo di un colpo di stato,[16]
il Primo Ministro lo ha ritenuto opportuno ma per fortuna mi ha lasciato il
ruolo di agente di collegamento del suo ufficio con Alpha Flight e con i servizi
speciali delle altre nazioni. Oltre che, naturalmente, con lo S.H.I.E.L.D.-
-Volevo anche dirle che non credo affatto che il
suo defunto marito fosse colpevole dei delitti che gli sono stati attribuiti.
Era un uomo di principi e non avrebbe mai potuto fare quello di cui era
accusato.-
-Preferirei non parlarne, se non le dispiace.
Parliamo piuttosto del motivo per cui sono qui, ovvero la collaborazione tra la
sua divisione ed i servizi di sicurezza canadesi.-
-E magari anche della presenza di un membro
canadese nel ristrutturato Comitato di Controllo dello S.H.I.E.L.D.-
Heather
McNeil sorrise e replicò:
-Mi avevano detto che lei era un uomo intelligente
Direttore Jones.
Elivelivolo dello S.H.I.E.L.D. in volo sopra l’Oceano
Atlantico.
Rimasi sul ponte finché il Bus[17]
con a bordo Capitan America e il Comandante America non fu completamente
scomparso all’orizzonte poi mi avviai verso il mio ufficio.
Ero consapevole che quella coraggiosa ragazza si era assunta
una missione difficile e mi pesava non poterla aiutare direttamente. Il mio
incarico mi metteva fin troppo spesso a confronto con aspetti della politica
internazionale e delle singole nazioni decisamente troppo sporchi per i miei
gusti. Un giorno avrei mollato tutto ed avrei lasciato le preoccupazioni del
mio ruolo a qualcun altro. Un giorno ma non oggi.. C’erano ancora troppi affari
in sospeso.
Dum Dum mi aspettava nel mio ufficio.
-Dalla tua faccia, vecchio
tricheco, direi che sono in arrivo brutte notizie.-
-Pessime.- replicò lui -Riguarda
quel plutonio finito in mano a quei mediorientali di cui ci ha parlato Nomad.-
Dum Dum mi ragguagliò rapidamente su quanto gli aveva
comunicato Amadeus Cho[18]
ed alla fine gli dissi:
-Affido a te la questione.
Come sai ho intenzione di occuparmi personalmente del trasferimento di Strucker
alla prigione internazionale dell’Aja e non intendo rinunciarci.-
-Accidenti. Non sai quanta
voglia ho di venire con te.-
-Lo immagino ma tu sei
l’unico che può occuparsi di certe cose in mia assenza e lo sai bene.-
Il vecchio tricheco brontolò ancora ma era già
rassegnato.
4.
Prigioni dello S.H.I.E.L.D., Turtle Bay, Manhattan,
New York City. Quando entrai nella sua cella il Barone Wolfgang von
Strucker, il Supremo Hydra, era seduto sulla sua branda ed alzò gli occhi su di
me dicendo:
-Se sei qui, Fury, suppongo
che sia ora di partire.-
-L’hai detta giusta
Strucker.- ribattei -Ora fatti ammanettare senza fare scherzi.-
-Non intendo farne. Sono uno
Junker prussiano, un ufficiale della Wermacht, non un bambino capriccioso.-
Mio
malgrado mi ritrovai a sorridere. Applicammo a Strucker il trattamento Hannibal
Lecter e lo trasportammo fino all’hangar sotterraneo dove ci attendeva il jet
che ci avrebbe portato sino all’Aja nei Paesi Bassi.
Ad attenderci
c’erano due uomini ed una donna. Avevano la classica aria da burocrati. Sapevo
chi erano e la cosa non mi entusiasmava ma sapevo anche che la loro presenza
era inevitabile.
-Buonasera, Colonnello
Fury.- si presentò il più anziano sfoggiando un impeccabile accento oxfordiano -Sono
Frederick Anson Smith dell’ufficio del Pubblico Ministero della Corte Penale
internazionale e questi sono Miss Audrey Collins del Dipartimento di Stato e
Heinrich Schreiberg della delegazione tedesca alle Nazioni Unite, designato
difensore d’ufficio del Barone Strucker che non ha voluto designarne uno di sua
fiducia. La accompagneremo nel viaggio ed oltre. Il nostro incarico è
testimoniare che durante tutta la procedura i diritti del prigioniero siano
rispettati.-
-E a questo proposito…-
intervenne il tedesco -… era proprio necessario legarlo in quel modo?-
-Mi creda, Herr Schreiberg,
Strucker è un uomo molto pericoloso, non si faccia trarre in inganno dal suo
aspetto.- replicai ed aggiunsi -Mi prendo ogni responsabilità.-
-Gli Stati Uniti non hanno
sottoscritto il Trattato di Roma sulla Corte Penale Internazionale ma in questo
caso hanno preferito accettarne la giurisdizione data la… ehm… delicatezza
della questione.- puntualizzò la funzionaria del Dipartimento di Stato.
-In altre parole, l’Hydra è
una grana che siete ben felici di scaricare ad altri ed il suo compito consiste
nell’assicurarsi che non accadano grane finchè il prigioniero è nel territorio
degli Stati Uniti e se dovessero accadere, stabilire che non è colpa del
governo americano, dico bene?- replicai.
Lei si limitò ad un cenno del capo ed io aggiunsi:
-Bene, signori e signora,
ora che abbiamo chiarito le rispettive posizioni, che ne dite di partite,
finalmente?
Stavamo per salire a bordo quando vedemmo arrivare di
corsa qualcuno che conoscevo bene.
-Pensavi forse di andartene
senza di me, Nick?- mi apostrofò senza tanti complimenti la Contessa Valentina
Allegra De La Fontaine.
-Ascolta, Val. Non è il
momento.- replicai -Dopo quello che hai passato è ancora troppo presto per
missioni operative di questo tipo.-
-Ma non era troppo presto
per mandare a Montecarlo tuo figlio Mike, vero? Cos’è: lui poteva perché è un
maschio mentre io sono una fragile donna?-
Sospirai e risposi:
-Non ho mai pensato che tu
fossi fragile, Contessa. Se vuoi venire con noi sei la benvenuta.
Potevo indovinare il sogghigno beffardo di Strucker
dietro la museruola.
Quartier Generale
dello S.H.I.E.L.D., Turtle Bay, Manhattan, New York. Karin Rossberg osservò il jet appena decollato
dall’hangar sotterraneo volare verso la sua meta. Aspettò che fosse ormai
scomparso all’orizzonte, si accertò di essere completamente sola quindi mise la
mano destra su un orecchino, Si udì un lieve click e subito dopo lei disse:
-È appena partito.-
<<Sicura che non sospetti niente? Fury è una
vecchia volpe.>> replicò una voce d’uomo direttamente nel microfono
incorporato nell’orecchino.
-Non sospetterebbe mai della sua efficiente
segretaria svedese, stai tranquillo. Naturalmente, essendo accorto, non seguirà
le rotte tradizionali per l’Aja. Nemmeno io so quale sarà il percorso
effettivo.-
<<Di questo non preoccuparti: ho previsto
ogni possibile eventualità. Non mi sfuggirà. Ottimo lavoro, Cassandra, come
sempre.>>
-Heil Hydra.- replicò Cassandra Romulus.
Bus dello S.H.I.E.L.D. in volo
sull’Oceano Atlantico. Eravamo finalmente in volo diretti in Europa. Finora
stava andando tutto bene ma continuavo a non essere tranquillo.
Mi sedetti vicino a Strucker che mi si rivolse in tono
sarcastico:
-Hai davvero così tanta
paura di me, vecchio nemico, da volermi tenere legato così fino all’arrivo?-
Mi avvicinai a lui e gli tolsi la museruola.
-So bene quanto sei
ingegnoso, Barone.- gli dissi -Se ti sottovalutassi sarei ancora più ingenuo di
quanto già mi credi.-
-Mi fai un torto. Ho sempre
avuto stima di te. Fin dai tempi della guerra sei stato un valido avversario anche
se devi ammettere che più di una volta sei stato aiutato dalla fortuna.-
-Non ho nessuna difficoltà
ad ammetterlo. A te, invece, la fortuna ha voltato le spalle e ti aspetta una
vita dietro le sbarre.-
-Chissà? Il nostro viaggio
non è ancora finito e poi… non esiste prigione da cui non si possa davvero
evadere prima o poi.-
-Speri davvero di non
arrivarci nemmeno alla prigione, Wolfgang? Conti davvero che l’Hydra Imperiale
tenterà di liberarti? Perché dovresti?
Dopotutto a lui conviene che tu resti in carcere così potrà ricostruire l’Hydra
a sua immagine e somiglianza senza la tua presenza ingombrante a fargli ombra.-
Strucker rimase impassibile ed io proseguii:
-A meno che tu sia sicuro
che lui tenterà davvero di liberarti perché ha un qualche debito nei tuoi
confronti. Un debito familiare magari?-
La mascella di Strucker tremò leggermente ed io ebbi la
certezza di averci azzeccato.
-Sai… non mi ha mai convinto
il modo in cui hai ucciso il tuo primogenito.[19]
All’inizio ho pensato che fossi ancora un po’ sbalestrato dalla tua recente
resurrezione[20]
ma da quando è comparso al tuo fianco un nuovo Hydra Imperiale ho cominciato a
pormi delle domande… e chissà… tra non molto potrei scoprire se ho ragione.-
-Tu… speri che succeda!-
esclamò Strucker con un misto di sorpresa e di ira -Questo viaggio è una
trappola ed io… io sono l’esca!-
Fu la mia volta di sorridere mentre replicavo:
-Ho sempre saputo che sei
intelligente, Wolfgang.-
Lui serrò la mascella e mi fissò con odio.
5.
Altrove.
Quella era la parte che Gabriel Jones odiava di più: l’attesa. Quando sai che
sta per accadere qualcosa ma sembra non avvenire mai.
Quanto
doveva ancora aspettare?
-Direttore Jones, guardi!- esclamò un agente indicando un
monitor.
Gabe guardò
nella direzione indicata e dalle labbra gli sfuggì un:
-Finalmente!-
Bus dello
S.H.I.E.L.D. in volo sull’Oceano Atlantico. La Contessa Valentina Allegra De La Fontaine
teneva gli occhi fissi su un monitor attendendo. La rotta che stavano
percorrendo era stata interdetta al normale traffico civile. Gli strumenti non
rilevavano la presenza di altri mezzi aerei ed anche se ci fossero stati il Bus
era costruito con una lega comprendente anche vibranio wakandano capace di
resistere allo stress di viaggiare a Mach 8[21]
senza che i passeggeri soffrissero scompensi. Nessuna arma convenzionale
avrebbe potuto anche solo scalfirlo. Il problema è che l’Hydra disponeva anche
di armi decisamente non convenzionali e se, come sospettava Nick, erano ancora
in giro abbastanza agenti da tentare di liberare il loro capo…
Le
sue elucubrazioni furono interrotte dall’improvviso apparire sul radar di una
massa volante di ragguardevoli proporzioni. Era spuntata letteralmente dal
nulla. Sicuramente aveva utilizzato tecnologia stealth e si mostrava adesso,
questo voleva dire…
Il
flusso dei suoi pensieri fu nuovamente interrotto, stavolta dalla fredda canna
di una pistola.
-Non si muova, Contessa. Sarebbe molto spiacevole
per me doverla uccidere così.-
La
voce del funzionario britannico. Val sospirò. Nick aveva avuto ragione anche
questa volta.
-E così siete usciti allo scoperto..- disse.
-Se guarda di nuovo lo schermo, noterà che il Bus è
sotto il tiro di una nostra aeronave e non conti troppo sulla sua blindatura.
Dovrebbe ormai sapere che le armi dell’Hydra possono penetrare ogni corazza,-
-Se ne avranno l’occasione… e non l’avranno.-
Con
una mossa rapida la Contessa girò di scatto la sua sedia. Il suo avversario
premette il grilletto della sua arma ma non accadde niente.
-Sorpresa.- disse Val con un sorrisetto.
Prima
che l’uomo potesse fare un’altra mossa, lei era scattata e gli aveva sferrato
un calcio che lo mandò lungo disteso sul pavimento
Heinrich
Schreiberg si guardò intorno. Constatò di essere circondato. Il piano era
fallito e lui era praticamente disarmato. Non gli restava che una sola cosa da
fare,
-Heil Hydra!- gridò poi chiuse di scatto la bocca
schiacciando la capsula di cianuro nascosta nell’incavo di un dente. Tremò per
una frazione di secondo poi cadde a terra.
Quando
un agente si chinò su di lui era già morto.
-Molto classico.- commentò con cinico distacco la
Contessa poi si rivolse agli agenti intorno a lei:
-Non statevene impalati. Abbiamo un attacco da
respingere.-
Da un’altra parte del Bus, poco prima.
La donna che diceva di chiamarsi Audrey Collins si alzò dala sua poltrona. La
vera Audrey Collins, in realtà, era scomparsa da molto tempo e lei, grazie alla
tecnologia a disposizione dell’Hydra, ne aveva preso il posto e nessuno si era
mai accorto di nulla.
La cellula
di agenti dormienti di cui faceva parte non era registrata nei database
dell’Hydra e rispondeva direttamente all’Hydra Imperiale per questo non era
stata ancora scoperta.
L’ordine di agire per liberare il Supremo Hydra
avrebbe fatto saltare la sua copertura, peccato, si era ormai abituata ad
essere Audrey Collins.
Si avvicinò a Nick Fury che stava parlando con il prigioniero
e non badava a lei. Dalla borsetta estrasse quello che sembrava un comune
rossetto ma in realtà era un potente taser, gioiello della tecnologia Hydra che
aveva passato indenne tutti i controlli. Lo puntò contro Fury che, colpito
dalla scarica che emise, crollò a terra come il proverbiale sacco di patate.
Prima che qualcuno potesse azzardare una reazione la
donna disse con voce stentorea:
-Prendo possesso di questo velivolo in nome
dell’Hydra! In questo momento siete sotto il tiro di un’aeronave della
Divisione Tigre dotata di armi in grado di distruggere quest’aereo. La vostra
sola speranza di sopravvivere consiste nel non opporvi all’arrembaggio e lasciar
liberare il Supremo Hydra.-
-Non credo proprio.-
A
parlare era stato Nick Fury che con uno scatto si era rialzato ed aveva
afferrato il polso della donna.
6.
Bus dello S.H.I.E.L.D. in volo
sull’Oceano Atlantico. L’espressione
sul volto della presunta Audrey Collins era decisamente impagabile.
-Non è possibile!- esclamò -La scarica che
hai preso avrebbe dovuto lasciarti svenuto per ore!-
-Se avesse funzionato.- replicai -Purtroppo
per te, le vostre armi, per quanto ben nascoste, sono state individuate e
neutralizzate non appena siete entrati nel quartier generale senza che ve ne
accorgeste.-
-Tu sapevi?-
-Diciamo che avevo preso le mie precauzioni
nel caso avvenisse quello che è successo. Sai come si dice: i migliori piani
degli uomini e dei topi spesso finiscono male. Beh, è quello che è avvenuto al
vostro.-
Due
agenti afferrarono la donna e la ammanettarono mentre un altro mi gridò:
-I commandos dell’Hydra stanno attaccando
usando jetpack, Colonnello!-
-Esattamente come previsto.- replicai.
Accesi
un microfono e dissi:
-Adesso, Gabe!-
In un altro Bus non molto distante.
Gabe Jones non aspettava altro. Non appena giunse il segnale di via libera si
rivolse ai suoi agenti già in assetto da battaglia:
-Sapete già quello che dovete fare, quindi fatelo.
Schiacciamo anche questa testa dell’Hydra, forse l’ultima.-
Il
Bus uscì dalla modalità stealth e rivelò la sua presenza agli esterefatti
agenti dell’Hydra. In rapida successione partirono dei missili che bersagliarono
l’aeronave nemica. Squadre di agenti dello S.H.I.E.L.D, muniti di tuta alare
sciamarono fuori dal velivolo ed affrontarono le loro controparti dell’Hydra
nella più strana battaglia aerea mai vista e che Gabe aveva voluto guidare
personalmente.
Dall’altro
bus uscirono altre squadre armate e Gabe udì il caratteristico grido di
battaglia degli Howling Commandos. Neanche il vecchio Nick aveva rinunciato a
prendere parte allo scontro.
I
due vecchi amici si salutarono rapidamente.
-Dum Dum non ci perdonerà mai di averlo lasciato in
disparte.- disse Gabe.
-Gli passerà.- replicò Fury -Ora suoniamole ai
cattivi anche per lui.-
Senza
perdere altro tempo in discorsi, Nick e Gabe si rigettarono nella mischia
facendo la loro parte come gli altri agenti. Non erano mai stati i tipi che
restano indietro mandando altri a rischiare la vita e non lo sarebbero mai
diventati.
Fu
presto evidente che era lo S.H.I.E.L.D. ad avere la superiorità sul campo.
Implacabilmente gli agenti dell’Hydra cadevano uno dopo l’altro mentre i loro
avversari subivano poche perdite.
Improvvisamente
l’aeronave dell’Hydra esplose in una nuvola di fuoco e questo segnò la fine
dello scontro. Demoralizzati i membri dell’Hydra rimasti decisero di arrendersi
e furono portati nel bus di Gabe. Per il momento sarebbero stati ospiti delle
prigioni dello S.H.I.E.L.D., poi, una volta che fossero stati identificati, i
rispettivi Stati di appartenenza avrebbero deciso se processarli per atti di
terrorismo o lasciarli alla Giustizia Internazionale. Ma queste era una
questione per un altro momento.
Bus di Nick Fury. Finalmente potevamo concederci di
rilassarci. Gabe aveva deciso di rimanere nostro ospite mentre il suo bus
portava i prigionieri a New York.
Nel
mio ufficio c’eravamo io, Gabe e Valentina. Lei aveva tirato fuori da chissà
dove una bottiglia di vino pregiato.
-Per festeggiare.- disse con un sorriso -Uno
Chardonnay di ottima annata. Viene dai vigneti di famiglia in Francia, non è
quella roba che coltivano in California.-
-A me piace il vino della California.- disse
Gabe.
-Perché sei un barbaro come tutti gli
americani.-
Abbozzai
un sorriso e lasciai che Val mi riempisse il bicchiere. Dallo schermo sulla
parete Dum Dum mi rivolse uno sguardo arcigno. Sollevai il bicchiere mimando un
brindisi con lui poi dissi:
-Adesso direi che possiamo fare il punto
della situazione.-
-Forse stavolta abbiamo chiuso i conti con
l’Hydra una volta per tutte.- disse Gabe -Quelli sconfitti oggi erano quasi
certamente gli ultimi agenti rimasti liberi.-
-Non illuderti, vecchio mio.- getti acqua
sul fuoco del suo entusiasmo -Scagnozzi come quelli si rimpiazzano facilmente.
Come il mostro mitologico di cui porta il nome l’Hydra non sarà mai veramente
sconfitta finché non avremo tagliato e bruciato tutte le sue teste e ne rimane
in circolazione ancora una.-
-L’Hydra Imperiale.- commentò la Contessa
-Prima o poi prenderemo anche lui.-
-Ma fino ad allora non dobbiamo abbassare la
guardia.
<<Sono d’accordo.>> intervenne
Dum Dum <<Peccato non essere stato lì con voi.>>
-Avrai altre occasioni, vecchio tricheco,
non preoccuparti. Con la vita che facciamo i guai non mancheranno, vedrai.-
Ed
era l’unica cosa di cui potevo essere davvero sicuro.
EPILOGO
UNO
Da qualche parte in Europa.
L’Hydra Imperiale era furioso soprattutto con se stesso. Aveva sottovalutato
ancora una volta Nick Fury e questo gli era costato una cocente sconfitta oltre
al fatto che ora suo padre era in una prigione da cui sarebbe stato difficile
tirarlo fuori.
Difficile
ma non impossibile si disse abbozzando un sorriso, Era uno Strucker dopotutto e
gli Strucker non si arrendono mai.
La
sua mente stava già formulando un piano.
EPILOGO
DUE
Appartamento di Nick Fury, Manhattan, New York
City. Il volo di ritorno dall’Aja era stato
rapido. Grazie anche al fuso orario su New York era da poco calata la sera.
Dovevo ammettere che non ero più
un giovincello e l’adrenalina che mi aveva sostenuto finora stava ormai
scemando e forse anche per questo mi sentivo stanchissimo.
Mi stavo chiedendo cosa farmi
portare per cena: cinese oppure una bella pizza? Decisione difficile.
Improvvisamente sentii aprire la
porta dell’appartamento. Chi poteva essere? Un sicario dell’Hydra venuto a
chiudere i conti?
Impugnai la mia pistola e corsi
verso l’ingresso. Sulla soglia c’era la Contessa in gran spolvero.
-Ciao, Nick, quella è inutile con me.- disse
indicando la pistola che le stavo puntando contro.
Mi
sentii un po’ stupido e l’abbassai mentre lei continuava:
-Scommetto che ti eri dimenticato che non ti
avevo restituito le chiavi dopo che ci siamo lasciati.-
-In effetti è proprio così.- ammisi -Dimmi:
avevi così fretta che sei venuta direttamente in sottoveste?- le chiesi
alludendo al suo cortissimo vestito.
-Molto spiritoso.- replicò lei -È solo uno
straccetto che ho preso dall’armadio.-
Uno straccetto che probabilmente
costava quanto la mia paga di un anno ma in fondo non erano affari miei.
-Cosa ti porta qui, Val?- le chiesi ancora.
-Dopo quello che abbiamo passato non me la
sentivo di passare la serata da sola e così ho pensato che avremmo potuto farci
reciproca compagnia e magari rinverdire i vecchi tempi. Che ne dici?-
Mi
conoscete: non so dire di no ad una bella donna.
FINE
NOTE
DELL’AUTORE
Giusto qualche nota:
1)
Se non sapete
chi è Heather McNeil Hudson, non sarò a dirvelo, non ve lo meritate. -_^
2)
Il Dottor Andrew
Garner è un personaggio creato da Monica Owusu-Breen per la serie TV Marvel’s
Agents of S.H.I.E.L.D. ed apparso per la prima volta nell’episodio 13 della
seconda stagione andato in onda negli Stati Uniti il 17 marzo 2015. In MIT è
apparso per la prima volta su Uomo Ragno #96. L’idea di farne un consulente per
lo S.H.I.E.L.D. è mia,
3)
Chi è la
donna incontrata da Nick Fury a Casablanca negli anni 70? Magari qualcuno lo ha
indovinato, gli altri dovranno tenersi la curiosità. -_^
E così si chiude questa storia e per il momento, forse, anche questa
serie. Le idee per portarla avanti ci sarebbero anche e qualche seme è già
stato gettato che se non qui potrebbe essere sviluppato su altre serie, specie
una che qualcuno, io lo spero, potrebbe decidere di portare avanti. Solo il
tempo lo dirà.
Intanto
ne approfitto per ringraziare Andrea Garagiola senza il cui impulso non saremmo
mai arrivati sin qui e Mickey che anche quando non se ne rendeva conto ha dato
preziosi suggerimenti che, come gia detto, potrebbero non esaurirsi tanto
presto. Capito Mickey? -_^
Carlo
[1] Avvenuto dietro le
quinte del n. 8,
[2]Sluzhba Vneshney Razvedki, Servizio Informazioni dall’Estero.
[3] Vezzeggiativo di Nikolai
in Russo.
[4] Vedi Capitan America
#105.
[5] Dettagliate nei numeri
#18 e 19.
[6] Su
Marvelit’s Agents of S.H.I.E.L.D, #008 E 009.
[7] Nel n. 17.
[8] Dopo gli eventi di Hulk
#50.
[9] Per la Precisione
Timothy “Timmy” Dugan III e Melody Manelli.
[10] Nell’ultimo episodio.
[11] Il servizio segreto
britannico.
[12] Nel numero #18.
[13] Nei numeri #12 e 17.
[14] Su Capitan America #106.
[15] Vedi Capitan America
#112.
[16] Nella serie MIT di Alpha
Flight.
[17] Nomignolo dei quinjet
dello S.H.I.E.L.D. coniato da Phil Coulson.
[18] Su Vendicatori Segreti
#51.
[19] Su Daredevil Vol. 1°
#309.
[20] Nick Fury
Agent of S.H.I.E.L.D. Vol. 3° #22/23.
[21] Ovvero otto volte la
velocità del suono