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Numero 23.

 

RISIKO[1]

 

    di Carlo Monni

 

 

1,

 

           

            In volo verso l’Europa. Facevo del mio meglio per mostrarmi impassibile, ma in realtà ero decisamente preoccupato. Mio figlio Mike era finito in grossi guai ed io ne ero almeno parzialmente responsabile ed è per questo che stavo guidando personalmente la spedizione di soccorso.

            Mentre il velivolo da battaglia supersonico dove mi trovavo stava macinando miglia su miglia in direzione dell’Europa orientale potevo solo sperare di arrivare in tempo.

            Mi chiamo Nick Fury, sono il Direttore dello S.H.I.E.L.D. e non permetterò a nessuno di fare del male ad uno dei miei figli.

 

            Khamiskan, Europa orientale. Ero decisamente in un bel pasticcio: circondato da gente armata fino ai denti ed apparentemente decisa ad uccidermi. Come avevo fatto a cacciarmi in questo pasticcio?

                Lo S.H.I.E.L.D. era venuto a conoscenza che una misteriosa superarma ancora in fase sperimentale era scomparsa dagli arsenali russi e che in questo piccolo paese, poco più di puntino su qualsiasi atlante, qualcuno aveva organizzato un’asta per venderla al miglior offerente. Bisognava impedire a tutti i costi che l’arma, qualunque cosa fosse, cadesse nelle mani sbagliate, che in questi tempi turbolenti potevano essere anche quelle degli originali proprietari.

                Mi ero offerto volontario per questa missione senza immaginare che il banditore dell’asta fosse una mia vecchia conoscenza, un agente dello S.H.I.E.L.D. traditore creduto morto, e che al termine delle trattative invece di consegnare la merce avrebbe cercato di uccidermi… beh, no: in realtà quest’ultima cosa me l’ero immaginata.[2]

                Eccoci qui, io ed un'affascinante agente del MI6[3] che si faceva chiamare Billie Garvin, ma che io conoscevo anche come Petra O’Donnell, davanti ad un nutrito gruppo di agenti di varie nazioni o gruppi terroristici che difficilmente avrebbero avuto buone intenzioni nei nostri confronti.

                La sola cosa positiva era che sembravano abbastanza indecisi su cosa fare.  Si aspettavano di vederci arrivare con una pesante valigetta. Dov’era l’arma che in teoria il banditore avrebbe dovuto consegnarmi una volta vinta l’asta? Perché avevamo in pugno le nostre armi?

                Non approfittare dell’occasione sarebbe stato da stupidi. Sfoderai il mio miglior sorriso e dissi:

-Calma, ragazzi, ho una spiegazione.-

                In quel momento una voce rabbiosa alle mie spalle urlò:

-Uccideteli!-

Decisamente il vostro Mike Fury si trovava in grossi guai.

 

Il nome del giovanotto biondo era David Ferrari. Dopo una breve carriera nell’USAF[4] era stato arruolato nello S.H.I.E.L.D. ed impiegato in incarichi sotto copertura.

Aveva, però, un problema piuttosto grosso: si sentiva discriminato ed emarginato perché era gay. Questo lo portò a covare un rancore che divenne sempre più profondo fino a spingerlo a tradire cosa che lo aveva portato a passare dall’altra parte della barricata.

Dopo il fallimento di un attentato al Presidente russo era stato creduto morto[5] ed aveva potuto operare tranquillamente in clandestinità, ma ora il suo segreto non era più tale e lui poteva solo togliersi la soddisfazione di far fuori Mike Fury e la sua amica.

-Uccideteli tutti e due!- ripeté mentre puntava la sua pistola alla testa di Mike.

            Il figlio di Nick Fury si gettò a terra prima che lui potesse premere il grilletto, rigirò su se stesso e sparò pressoché contemporaneamente al suo nemico.

            Il proiettile sparato da Ferrari passò appena sopra la testa di Mike, mentre quello di quest’ultimo fece saltare la pistola di mano al suo avversario.

Un caso oppure il giovane Fury lo aveva fatto intenzionalmente? Ferrari non perse tempo a chiederselo e, tenendosi la mano destra, con l’altra rientrò di corsa nella stanza da cui era uscito,

            I suoi uomini avrebbero pensato a Mike e a chiunque altro si fosse eventualmente messo in mezzo, ma lui non sarebbe rimasto lì disarmato e ferito ad attendere gli eventi. Aveva altro da fare. Peccato, avrebbe voluto essere lui ad uccidere Mike, ma non si può sempre avere tutto quello che si vorrebbe.

 

 

2.

 

 

            Accademia dello S.H.I.EL.D., Turtle Bay, Manhattan, New York City. Lo S.H.I.E.L.D è un’agenzia internazionale affiliata all’ONU ed è assolutamente normale che tra il suo personale ed i suoi dirigenti si trovino persone di varie nazionalità.

Un classico esempio era la donna dalla pelle ambrata che ricopriva l’incarico di Direttrice dell’Accademia dove venivano formati ed addestrati gli agenti della suddetta agenzia di intelligence e molto altro.

In questi tempi politicamente corretti era definita afrocaraibica. Veniva dalla Giamaica e tra i suoi antenati c’erano sicuramente bianchi, schiavi africani ed indigeni Taino oggi praticamente scomparsi. Il tutto aveva creato un mix decisamente gradevole.

            Al momento la mente di Anne Weaver, questo era il suo nome, non era rivolta al suo lavoro, bensì ad un uomo che aveva conosciuto di recente e da cui aveva accettato un invito a cena la sera precedente.[6]

Doveva ammettere che Nick Fury Jr aveva il suo fascino, ma non era sicura che fosse adatto ad una relazione impegnativa e lei non era il tipo da accontentarsi di essere solo una delle tante “amiche con benefici” che lui sicuramente aveva, o così si diceva, ma non ne era davvero così sicura.

Forse una relazione poco impegnativa sarebbe stata la cosa migliore dopotutto, visto che come agente operativo lui rischiava la vita praticamente ogni giorno, forse proprio in questo esatto momento.

 

Sopra i cieli dell’Europa orientale. L’uomo che avevo da poco scoperto essere mio padre stava arringando per l’ultima volta i membri della squadra di soccorso di cui facevo parte anche io.

-Siete tutti agenti addestrati e sapete cosa mi aspetto da voi. Uno dei nostri è in pericolo e noi lo tireremo fuori dai guai a qualunque costo: sono stato chiaro?-

-Chiarissimo, Signore!- ripetemmo tutti all’unisono.

-E allora non perdiamo tempo e andiamo.-

         L’agente che si trovava nei guai era Mike, il fratello che avevo da poco scoperto di avere, e sebbene lo conoscessi ancora poco, ero determinato a salvarlo esattamente come il nostro comune padre.

         Che mi chiamassi Marcus Johnson o Nick Fury Jr, nessuno sarebbe morto se io avessi potuto impedirlo.

-Andrà tutto bene, vedrai.- mi sussurrò Gertrude Jacks, un’agente con cui avevo condiviso una brutta avventura di recente.[7]         

            Mi sorrise, poi si gettò nel vuoto dietro al vecchio Nick. Presi un lungo respiro e li imitai. Le tute alari di cui eravamo dotati si gonfiarono consentendoci di planare verso il nostro obiettivo.

          Dal basso arrivava l’eco di alcuni spari. Questo voleva dire che eravamo arrivati in tempo. Mike era ancora vivo? Lo avremmo scoperto molto presto.

         Una parte di noi atterrò sul tetto di un edificio, altri in strada. Ci sbarazzammo delle tute alari, impugnammo le nostre armi e ci preparammo all’azione.

 

          Khamiskan, Europa orientale. Avevo agito d’istinto sparando a David Ferrari. Non avevo intenzione di ucciderlo se non fosse stato indispensabile. Da vivo avrebbe potuto avere una storia interessante da raccontare.

Lo vidi scomparire nella stanza da cui io e la mia compagna di sventura eravamo fuggiti. Mi sarebbe piaciuto inseguirlo, ma in questo momento avevo altri problemi, tipo una dozzina o forse più di scagnozzi armati e decisi a farci la pelle.

                La ragazza che oggi si faceva chiamare Billie Garvin aveva trovato riparo dietro un tavolo rovesciato e mi fece cenno di raggiungerla. Mi gettai verso di lei schivando quelli che mi sembravano un centinaio di proiettili.

-Sei davvero un ragazzo fortunato.- mi disse quando rotolai vicino a lei.

-Davvero una bella fortuna essere circondati da gente che vuole ammazzarci.- ribattei.

-Siamo ancora vivi, no? Piuttosto… dimmi che hai ancora qualcuno dei gadget per cui la tua agenzia è tanto famosa, che so: un lanciamissili nei bottoni della camicia.-

                Mio malgrado feci una risatina, poi replicai:

-Nulla di tanto bello, ma ora che mi ci fai pensare, forse ho qualcosa che potrebbe esserci utile.-

Staccai uno dei bottoni sulla manica della giacca e lo lanciai davanti a me. Si rivelò essere una granata flash bang che accecò alcuni dei nostri avversari e ne disorientò altri con il rumore. Ne gettai un secondo che a contatto con il pavimento creò una cortina di fumo.

Mi rivolsi a Billie:

-Diamoci una mossa e proviamo a raggiungere l’uscita.-

                Scattammo all’unisono e corremmo aprendoci un varco sparando. Eravamo quasi arrivati alla meta quando un gruppetto di uomini armati ci si parò davanti.

-Di qui non si passa.- disse uno di loro.

Sospirai e mi preparai a sparare. Improvvisamente il portone d’ingresso cedette sfondato dall’esterno.

Era arrivata la cavalleria.

 

 

3.

 

 

             Upper West Side, New York City. All’interno del palazzo che ospitava il Consolato Generale della Federazione Russa la vice responsabile dell’Ufficio Visti era già al lavoro nonostante fosse molto presto.

            Il suo nome era Anna Olegovna Derevkova e a quasi cinquant’anni di età era sempre una donna molto bella: lunghi capelli rossi e penetranti occhi verdi, corpo tonico di chi fa regolare esercizio fisico.

            Il suo incarico ufficiale era solo una copertura per quello vero: capo della rete di spie del S.V.R.[8] negli Stati Uniti che nel gergo russo era denominato rezident. La cosa era ben nota alle agenzie di intelligence americane e non solo, ma tutte facevano finta di nulla: dopotutto è sempre meglio il nemico che conosci e se fosse stata sostituita poteva essere con uno peggiore.

            Anya, come la chiamavano gli amici, era decisamente preoccupata. Stava conducendo un gioco molto pericoloso e se fosse stata scoperta le conseguenze sarebbero state le peggiori immaginabili. Il suo governo sapeva essere spietato con chi riteneva, a torto o a ragione non aveva la minima importanza, un nemico e Anya non aveva nessuna voglia di finire tra le notizie del giorno come l’ennesimo caso di suicidio di un funzionario russo. Nonostante la consapevolezza del pericolo la sua coscienza le imponeva di continuare e a questo non c’era via d’uscita.

I suoi pensieri andarono a sua figlia Olga. Anche lei si era scelta una vita pericolosa: era la Vedova Bianca, una delle tre agenti scelte del Programma Vedova, ed in questo ruolo era la migliore eliminatrice (delicato eufemismo per "assassina") del ’F.S.B.[9], un incarico che non le permetteva di coltivare molti scrupoli morali. In questo momento era impegnata, tanto per cambiare, in una missione ad alto rischio.[10]

Anche se Olga era più che capace di badare a sé stessa, Anya non riusciva a non essere preoccupata. Istinto materno, si disse con un lieve sorriso.

Pensare a sua figlia le ricordò un altro problema. Da tempo, ormai non aveva dubbi, il Tenente Colonnello Anna Nikolaievna Amasova, ufficialmente Addetto Militare dell’Ambasciata russa, ma in realtà rezident del G.R.U.,[11] era una talpa al servizio del Teschio Rosso.[12]

Il problema era che Anya non aveva ancora prove per accusarla e per farlo voleva averne di inoppugnabili. Poteva solo sperare che la giovane Vedova Nera[13] riuscisse a trovarle in fretta.

Anya si sentiva come se stesse pattinando su una sottile lastra di ghiaccio. Chissà se Nick Fury aveva mai provato una sensazione simile? Molto probabile.

Chissà cosa stava combinando in quello stesso momento?

 

Khamiskan, Europa orientale. Fui io stesso a sfondare la porta e con la mia migliore voce stentorea intimai:

-Che nessuno si muova! Gettate le armi!-

            Il solo risultato che ottenni fu che spararono contro di me e la mia squadra. Mai una volta che facciano come richiesto. Se non altro li avevo distratti da mio figlio e la sua amica.

            Fui svelto a gettarmi di lato mentre rispondevo al fuoco. I miei ragazzi fecero altrettanto ed in breve la sala risuonò ancora di più di spari. Decisamente il vostro Nick Fury sa come passare le sue giornate senza annoiarsi.

            Avremmo sicuramente avuto comunque la meglio alla fine, ma l’improvviso arrivo di Nick Jr e della sua squadra dal piano superiore mise fine alla questione. I pochi superstiti del fuoco incrociato capirono che era il caso di arrendersi, gettarono le armi ed alzarono le mani.

-Meglio per voi.- commentò Junior in tono secco.

            Mentre il resto degli agenti si occupava dei prigionieri e dei feriti, io ed il mio figlio maggiore ci avvicinammo a Mike che si alzò in piedi e ci rivolse un sorriso beffardo dicendo:

-Ti piace sempre fare un’entrata ad effetto, eh papà?-

-Mi conosci ormai, non sono contento se non mi butto in una bella rissa .- risposi.

            Gettai uno sguardo alla donna con lui: una bella bruna che non dimostrava nemmeno trent’anni. Lei mi rimandò un sorrisetto insolente. Davvero un bel tipino.

-Non ci presenti la tua amica, Mike?- chiesi.

-Certo.- rispose lui -Lei è…-

-Wilhelmina Garvin.- rispose lei tendendoci la mano -Ma potete chiamarmi Billie. Per me è un onore conoscere finalmente il leggendario Nick Fury… ed il suo omonimo figlio naturalmente.-

-Mi conosce?- esclamò Nick, stupito.

-Mi piace tenermi informata.- rispose lei sempre sorridendo.

-Ho conosciuto un Willie Garvin negli anni 60. Non mi dica che era un suo parente.-

-Chissà?- fu l’evasiva risposta -Ha importanza?-

-Nessuna.- replicai -Quello che è veramente importante è andarcene da questo paese alla svelta.-

            La replica di Mike mi sorprese:

-No.-

 

            Mio padre ed il mio fratellastro mi guardarono sorpresi ed io ribadii:

-Non me ne andrò da qui senza aver catturato David Ferrari od essermi assicurato che sia davvero morto.-

-Ed io sono con lui.- aggiunse Billie.

-David Ferrari… ho visto il filmato che ci hai mandato.[14] Quindi è davvero lui ed è ancora vivo?- esclamò mio padre.

-Abbastanza vivo da puntarmi al viso una pistola e quasi riuscire ad uccidermi. Deve aver approfittato della confusione per scappare.-

-Chi è David Ferrari?-chiese Nick Jr.

-Un bastardo traditore.- replico papà.

-Un bastardo traditore che ha tentato di fregarci due volte e poi se l’è filata portando con sé un’arma di distruzione di massa.- precisai.

-Ok, puoi dargli la caccia.- concesse il vecchio -Ma non da solo.-

-Andrò io con lui.- intervenne Nick -Porterò anche  Gertrude… l’Agente Jacks. Abbiamo collaborato bene in passato.-[15]

-E naturalmente sarò anch’io della partita.- aggiunse Billie.

-Fate pure come volete, ma ora togliamoci da qui prima che arrivino le autorità di questo paese o peggio.- replicò papà nel suo solito tono burbero.

4.

 

 

            Bus dello S.H.I.E.L.D. nei cieli dell’Europa Orientale. Eravamo riusciti a filarcela prima che arrivasse qualcuno. Con un po’ di fortuna nessuno dei sopravvissuti avrebbe denunciato la presenza dello S.H.I.E.L.D. in Khamiskan, ma tanto per non correre rischi il nostro veicolo era in modalità stealth, invisibile ad occhio nudo ed i rilevatori più sofisticati.

            Avevo salvato la pelle ad uno dei miei figli solo per vederlo rituffarsi nel pericolo stavolta assieme al suo fratello più anziano? Fare il padre non era affatto facile ed io non ero affatto sicuro di saperlo fare. Ero decisamente più a mio agio a combattere le orde dell’Hydra.

            Mi rivolsi a Mike:

-Come pensi di ritrovare Ferrari? Potrebbe essere dovunque ormai.-

            Il ragazzo fece un sorrisetto e replicò:

-Senza che se ne accorgesse gli ho piazzato addosso una microspia. Finché avrà con sé la sua valigetta con l’arma russa non può sfuggirmi.-

-Non hai pensato che potrebbe trovarla ed usarla per attirarci in una trappola?- chiese Junior.

-Ci ho pensato sì, ma che alternative abbiamo? Voglio quel figlio di puttana in galera o morto e questa è la migliore possibilità che ho di riuscirci.-

-Che abbiamo.-precisò Nick Jr -Non dimenticare che non sarai da solo in questa caccia… fratellino.-

-Bene. Adesso che abbiamo chiarito il punto, suggerisco che andiate tutti a riposare per almeno un paio d’ore.- intervenni io -Mike, dai ai tecnici la frequenza della tua microspia  Ci penseranno loro a monitorarne gli spostamenti mentre tu ti fai un sonnellino.-

-Ma…-

-Niente ma… è un ordine, soldato. Sono stato abbastanza chiaro?-

-Chiarissimo, Signore.- replicò Nick Jr.

            Dopo che se ne furono andati mi sedetti ad una piccola scrivania e vi piazzai sopra i piedi. Avrei avuto voglia di un sigaro, ma i regolamenti me lo impedivano. Non era la mancanza del tabacco, però, a rendermi irrequieto. Avevo scoperto di avere tre figli e tutti e tre avevano scelto di vivere vite pericolose. Non potevo farci niente, ma non potevo nemmeno non preoccuparmi.

Quanti soldati o agenti ai miei ordini erano morti nell’adempimento del loro dovere? Di quante di quelle morti ero responsabile io? Chi aveva permesso che Junior Juniper, poco più di un ragazzino, andasse in prima linea? Chi aveva permesso che Mary Fitzpatrick seguisse il marito in una missione pericolosa? E se una mia decisione avesse portato alla morte di uno dei miei figli?

            Cercai di scacciare quel pensiero , ma fu inutile.

 

            In una località segreta. L’uomo il cui volto era criptato grazie ad una tecnologia sofisticata si rivolse all’uomo con cui era in videoconferenza:

<<Finora ha fatto un buon lavoro, Ferrari. Peccato che la sua identità sia stata scoperta. Lo S.H.I.E.L.D. non smetterà di darle la caccia. Fury ed i suoi agenti sono mastini molto tenaci, io lo so bene.>>

-Ma finora non sono riusciti a prenderla, giusto?- replicò David Ferrari -E non ci riusciranno nemmeno con me.-

<<Ammiro la sua fiducia in sé stesso, ma attento che non diventi eccessiva. Sottovalutare Nick Fury è sempre un errore e spesso è irreparabile.>>

-Starò molto attento.-

<<I cimiteri e le galere sono pieni di gente che ha detto la stessa cosa. Ma non parliamo di questo adesso. Le ho affidato un compito importante e si ricordi che io posso essere più spietato di Nick Fury con chi fallisce.>>

            L’uomo chiude bruscamente il collegamento lasciando David Ferrari a riflettere.

 

            Bus dello S.H.I.E.L.D. nei cieli dell’Europa Orientale. Mi trovavo in uno degli alloggi dell’equipaggio. Mi ero appena fatto una doccia, mi ero messo i pantaloni della tuta e mi stavo infilando gli stivali quando sentii bussare alla porta.

-Arrivo!- gridai.

         Pochi istanti dopo aprii la porta e mi trovai di fronte una giovane donna dai capelli ramati tenuti fermi da una bandana.

-Ciao Marcus… Nick… come vuoi che ti chiami?- disse

         Marcus Johnson era il nome che credevo fosse il mio finché non avevo scoperto la verità sulla mia nascita e lo usavo ancora quando volevo mantenere l’anonimato.

         Mi spostai per farla entrare e mentre richiudevo la porta replicai:

-Nick andrà bene. Dopotutto devo abituarmi ad usarlo. Come mai sei qui, Gertrude?-

-Volevo… volevo sapere perché hai fatto il mio nome come tua partner nella caccia a quel Ferrari.-

-Io e te abbiamo fatto un buon lavoro insieme in quella brutta faccenda del dio giaguaro ed ho pensato che avremmo potuto rifarlo.-

-Uhm… capisco. Ok…-

         Sembrò che stesse per dire altro, ma ci ripensò si voltò ed uscì lasciandomi perplesso. Decisamente non avrei mai capito le donne.

 

 

5.

 

 

            Tudor City Upper East Side, Manhattan, New York City. La donna si contemplò nello specchio e sorrise soddisfatta. Aveva ancora un fisico invidiabile per la sua età, pensò. Merito di una vita sana e di costante esercizio fisico e chissà che quella formula dell’eternità che suo padre aveva assorbito ai tempi della Seconda Guerra Mondiale non c’entrasse qualcosa?

            La donna di nome Nia Jones accantonò quel pensiero e si vestì con cura. Non mancava molto all’inizio delle lezioni all’Accademia dello S.H.I.EL.D. e lei non voleva arrivare in ritardo: una brava insegnante deve essere sempre puntuale.

            Mentre saliva sulla sua auto per poi dirigersi verso Turtle Bay, Nia rivolse i suoi pensieri a suo figlio. Il destino aveva voluto che molti membri della sua famiglia conducessero vite pericolose e lui non faceva eccezione. Non sarebbe stata sorpresa di scoprire che stava rischiando la vita anche in questo stesso momento, ma non aveva senso fare la madre apprensiva, non sarebbe stato nel suo stile.

            Immettendosi nel traffico cittadino cercò di scacciare i cattivi pensieri, ma senza molto successo. Se avesse creduto nei presentimenti avrebbe detto che presto sarebbero arrivati guai.

 

            Nei cieli sopra New York City, qualche ora prima. Non mi era piaciuto dover salutare la squadra che avrebbe dato la caccia a David Ferrari. Avrei decisamente preferito andare con loro, ma come Direttore Esecutivo dello S.H.I.E.L.D. avevo dei doveri che non potevo ignorare.

            Questa era la prima volta che i miei due figli agivano insieme o nella stessa missione. Sarebbero stati capaci di collaborare? Erano fratelli, ma non avevano ancora imparato a conoscersi. Beh, peggio che tra me e mio fratello Jake non avrebbe potuto andare.[16]

            In poco tempo il Bus ci riportò sull’Eliveicolo e mi ritrovai con i miei due Vice: il burbero Dum Dum Dugan e l’affascinante Contessa Valentina Allegra De La Fontaine.

-E questo è tutto.- dissi alla fine del mio racconto degli ultimi eventi.

-Ma ancora non sappiamo per chi stia lavorando quel dannato traditore di Ferrari e che intenzioni abbia.- puntualizzò Dum Dum.

-È proprio quello che Mike intende scoprire.- ribattei.

-Mickey è un ragazzo in gamba ed anche Nicky è tosto.- intervenne la Contessa con un sorriso -Con loro due alle costole Ferrari non ha scampo, ne sono convinta.-

-Il problema è che potrebbe esserne convinto anche Ferrari ed agire di conseguenza.-

-Non è facile vederti nei panni del padre apprensivo, Nick. I tuoi ragazzi sono in gamba, ho imparato a conoscerli ormai e sono certa che non si faranno ingannare facilmente, credimi.-

-La Contessa ha ragione, Nick.- aggiunse Dum Dum -Quei due non sono novellini e sono sopravvissuti in situazioni peggiori.-

            Avevano ragione, ovviamente, ma non mi confortava troppo. Fin dai tempi degli Howling Commandos mi ero sempre sentito responsabile delle vite degli uomini e delle donne ai miei ordini ed il fatto che stavolta fossero coinvolti i miei figli rendeva le cose più difficili.

            Decisi di ritornare nel mio appartamento di New York per riposare un po’. Chissà che dormire in un vero letto, tanto per cambiare, non mi aiutasse ad accantonare le preoccupazioni? Ne dubitavo.

Bastarono pochi minuti alla mia Porsche Carrera volante per portarmi a destinazione. Una rapida corsa in ascensore e finalmente raggiunsi il mio appartamento.

Mi ero appena chiuso la porta alle spalle che udii una voce provenire dal salotto .

-Bentornato, Nick.-

            I guai mi avevano raggiunto anche a casa mia.

 

            Da qualche parte in Europa. Dovevo ammetterlo almeno con me stesso: ero nervoso. Non era la prima volta che mi trovavo nel mezzo di una missione pericolosa, ero appena sopravvissuto ad una dopotutto, ma era la prima volta che mi trovavo alla guida di una squadra e non potevo non chiedermi se ne sarei stato all’altezza.

-Credo di sapere cosa stai pensando.-

                A parlare era stato mio fratello Nick Jr. che mi si era avvicinato senza farsi sentire, un trucco che aveva sicuramente imparato durante la sua permanenza nelle forze speciali dell’esercito.

-Sono così trasparente?- gli chiesi con un sorriso un po’ forzato.

-Per me almeno.- rispose -Mi sentivo così anche io quando mi hanno assegnato il primo comando. Avevo il terrore di commettere un errore che avrebbe portato i miei uomini  al disastro.-

-Stento a crederlo. Sembri sempre tranquillo, freddo. Sempre in controllo di tutto.-

-Sono solo più bravo a fingere, ecco tutto.-

                Non ero del tutto sicuro di potergli credere, ma di sicuro mi faceva piacere sentirglielo dire. Non era male, in fondo,  avere un fratello con cui parlare. Chissà se lo pensava anche lui?

-Cambiando discorso, che tipo è la brunetta che è venuta con noi?- mi chiese Nick -Che doti ha? Oltre a quelle evidenti, intendo.-

                Parlava ovviamente di Billie Garvin che se ne stava seduta poco distante. Aveva sostituito il suo abito da sera con una pratica tuta che evidenziava le sue forme generose.

-Di certo se la sa cavare sia con le armi che nel combattimento corpo a corpo. Deve aver ricevuto un addestramento severo quanto il nostro.-

-Non per impicciarmi degli affari tuoi, ma tu e lei…?-

-Un vero gentiluomo non risponde mai a domande che coinvolgono l’onore di una signora.- risposi con un sorriso ammiccante -E tu e la bella Gertrude? Mi è stato detto che avete avuto una brutta esperienza in Centro America. Certe cose possono… come dire ? … avvicinare le persone.-

-Mi appello al Quinto Emendamento.-

                Scoppiammo a ridere all’unisono e le ragazze ci fissarono con un’espressione strana. Avevano, forse, indovinato di cosa stavamo parlando?

                Il momento di cameratismo tra me e Nick ed il successivo imbarazzo cessarono di colpo quando Gertrude Jacks esclamò:

-Si è fermato!-

                Parlava ovviamente del segnalatore che avevo nascosto nella valigetta di Ferrari.

-Che vuoi dire con: si è fermato?- le chiesi.

-Esattamente quello che ho detto .- replicò lei -Il segnale è stabile e proviene da un punto proprio sotto di noi.-

-Cioè nel bel mezzo del nulla.- puntualizzò Billie -Sotto di noi c’è solo acqua.-

-Non ha senso.- commentò Nick Jr -O Ferrari ha trovato la microspia e se n’è sbarazzato, oppure…-

                Non finì la frase. Dal basso partì qualcosa che investì il nostro veicolo. Il mondo sembrò rotearmi intorno, poi tutto cessò e ci furono solo il silenzio ed il buio.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Quasi nulla da dire che non sia spiegato già nella storia, quindi passiamo a parlare del prossimo episodio.

1)    Per coloro che non lo sapessero, William “Willie” Garvin era il braccio destro di Modesty Blaise, protagonista di una serie a fumetti e di una serie di romanzi scritti da Peter O’Donnell tra il 1963 ed il 2002. Nick dice di aver conosciuto Garvin negli anni 60 e quindi sia lui che Modesty Blaise sono esistiti nell’universo Marvel IT, ma che legame hanno con l’amica di Mike Fury?

2)    I figli di Nick Fury sono dunque morti ed io ho usato il bieco trucchetto di far narrare la storia ad un morto? Chissà?

3)    Chi sta aspettando Nick Fury nel suo appartamento e come ha fatto ad entrare superandone le difese?

4)    Chi è il misterioso committente di David Ferrari e qual è il suo altrettanto misterioso piano?

Per avere tutte le risposte sapete cosa dovete fare. -_^

 

 

Carlo



[1]Ebbene sì, è l’ennesima citazione del titolo di un racconto di James Bond. Che volete farci?

[2] E non dite che non forniamo mai riassunti veloci degli ultimi episodi.

[3] Noto anche come Secret Intelligence Service, l’agenzia di spionaggio all’estero del Regno Unito.

[4] United States Air Force.

[5] Come visto su Vendicatori Segreti #29

[6] Ovvero nello scorso episodio.

[7] Nel numero 19.

[8] Sluzhba Vneshney Razvedki. Il servizio di spionaggio all’estero della Federazione Russa.

[9] Federal'naya Sluzhba Bezopasnosti. Servizio di Sicurezza interna della Federazione Russa.

[10] Per saperne di più leggete Lethal Honey #28,

[11] Glavnoje Razvedyvatel'noje Upravlenije. Direzione Principale Informazioni. Il servizio segreto militare della Federazione Russa.

[12] Non l’originale, ma il suo sostituito russo visto spesso in Vendicatori Segreti.

[13] Yelena Belova, non Natasha Romanoff.

[14] Nello scorso episodio.

[15] Nell’episodio #19.

[16] Jacob, il fratello minore di Nick, era l’originale Scorpio dell’organizzazione criminale nota come Zodiaco.