PROLOGO: Prendete due fra i
più pericolosi lupi mannari viventi:
Ø
Volk,
ex-assassino del KGB, un tempo umano, poi rinato come lupo per grazia della
tecnologia del XX secolo.
Ø
Hellwolf, unico
mannaro di una nobile stirpe di folli affetti da licantropia psicologica.
Entrambi assassini
specializzati, uno per addestramento, l’altro per divertimento. Entrambi,
insieme ad altri quattro loro simili, erano sulle tracce di alcuni
serial-killer localizzati presso il villaggio di Saint-Lo, in Canada, nella
Columbia Mountain Region. Tali assassini, contro ogni logica, sembravano essere
dei Wendigo[i]…e
il mostro non si era mai presentato in più d’un esemplare. Tale anomalia aveva
indotto il Consiglio del Popolo, i
quattro mannari più antichi viventi, a sospettare, in realtà, dell’operato del
Popolo-Ombra, cioè di quella sottorazza di licantropi maledetti dal Darkhold.
Il Power Pack, i campioni del
Popolo, si era diviso in due squadre, e mentre una veniva coinvolta in
un’avventura imprevista[ii] nelle
foreste canadesi, gli altri sei, cioè oltre ai presenti, Wolfsbane, Carlos Lobo, Warewolf e Fenris, avevano il compito di localizzare almeno la tana dei
Wendigo[iii].
I due lupi russi, alla fine,
ce l’avevano fatta. Il caso aveva dato loro una mano, ed ora erano lì, in uno
dei magazzini abbandonati alla periferia del paese. Ed avevano appena scoperto
che l’uomo che avrebbe dovuto essere loro d’aiuto, un testimone apparente sulle
attività dei Wendigo, era in realtà il Wendigo in persona.
Purtroppo, quello era il
problema minore.
Il vecchio Paul, il Wendigo,
era anche un lupo mannaro. Una mina
biologica ambulante, con la forza di due maledizioni nel proprio sangue, e
deciso a spargerle con ogni mezzo possibile.
Fermarlo, ed evitare di
finire sotto gli occhi delle telecamere, non sarebbe stato facile, per usare un
eufemismo!
MARVELIT presenta
Episodio 21 - Di uomini e mostri (IV parte)
La parete del magazzino
esplose, quando una figura coperta di pelliccia grigio-azzurrina fu
scaraventata fuori.
Volk terminò il proprio volo
con la schiena contro una pila di casse. Gli scappò un grugnito. Andò giù e ci
rimase, in stato di semi-incoscienza, mentre il sangue colava copioso da una
ferita all’addome. L’armatura era servita a poco, questa volta…
“Vuoi scherzare, vero?”
disse, sogghignando, il mostro metà lupo e metà Wendigo dalla pelliccia candida.
Era così grosso da fare sembrare persino il nero, potente Hellwolf, come un
nanerottolo di fronte a Schwarzenegger.
Lentamente, Paul si leccò un
artiglio coperto del sangue di Volk. “Cosa ti fa pensare di avere una chance
contro di me, cucciolo insolente? Sei solo, i tuoi compagni sono troppo
occupati a nascondersi da quei piccoli umani[iv].”
Hellwolf si mosse in circolo,
teso come una molla, tenendo fissi gli occhi di giada contro quelli scarlatti.
“Ne so qualcosa dell’arroganza, creatura,” sibilò attraverso un sorriso di
sicurezza. “Credimi, fa male alla salute.” Si assicurò di avere tutta
l’attenzione del mostro…poi mosse un braccio! Un movimento velocissimo,
collaudato, diretto ad una delle tasche delle cinture che decoravano il suo
corpo nudo.
Il Wendigo licantropico
sorrise. Scattò ancora più velocemente, e fu addosso al suo avversario! Il suo
artiglio scavò un solco lungo il braccio di Hellwolf. E il lupo ruggì di
dolore.
“Ridicolo!” sibilò Paul.
“Credevi veramente di potere essere così veloce da…” il suo ghigno si trasformò
rapidamente in una smorfia di sorpresa, appena il fumo raggiunse le sue narici. *?* Abbassò lo sguardo. *!*
Due grandi chiazze da
ustione, fumanti e sfrigolanti, erano apparse sul suo torace e sull’addome!
Hellwolf, reggendosi il
braccio insanguinato, disse, “Fesso.” In teoria, l’acido di sua concezione
avrebbe dovuto fare un lavoro migliore di questo, ma, evidentemente, il fattore
rigenerante della bestia era molto più potente di quanto sospettato…
Il Wendigo ruggì, un verso carico
di odio. “Mi hai fatto MALE!”
Fuori dal magazzino, la
ragazza di nome Marie Caldron se ne
stava rannicchiata dietro una pila di casse. Era pallidissima, tremava e
piangeva, ma non osava singhiozzare: aveva troppa paura di farsi sentire.
La sua mente era come entrata
in cortocircuito. Fino a neanche due ore prima, la sua maggiore preoccupazione
era stata di assicurarsi che i suoi amici, che passavano il tempo presso questi
magazzini, stessero bene...e, invece, si era trovata catapultata in questa storia
di mostri!
Cosa poteva fare? C’era quel
lupo nero e cattivo che le aveva promesso di mangiarsela, se lei avesse
avvertito le autorità, e c’era quell’orrendo mostro bianco che si era mangiato
i suoi amici, oddio oddio oddio..!
Nuovi rumori di lotta giunsero
dal magazzino, nuovi ringhi ed uggiolii. E poco più in là c’era quell’altro
mostro, mezzo morto…no, stava rimettendosi in piedi..?
Marie lo udì dire qualcosa in
Russo… Oddio, si stava reggendo le viscere! Come faceva a essere vivo?!
Hellwolf fu gettato contro i
cadaveri dei ragazzi che erano serviti da sacrificio per ‘fissare’ la
trasformazione. Il lupo finì in un mucchio scomposto, osceno, con due cadaveri.
Il suo muso finì a giacere contro una scatola cranica aperta.
La cicatrice ustionata di
Paul si richiuse. Altre, sulle braccia ed una sulla tempia, erano in via di
guarigione.
“Sei stato divertente,
balordo russo,” disse Paul. “Divertente, ma inesperto. Resta lì a far la
cuccia, che papà deve andare ad occuparsi dei suoi figlioli adorati. Stasera si
pappa!” Ridendo, si chinò su tutti e quattro gli arti e scattò via.
Marie provò una nuova fitta
di nausea, alla vista di quell’orrore deforme, dalle braccia lunghe e la
schiena leggermente ingobbita. Persino i suoi muscoli erano brutti a vedersi,
come se li avessero messi a strati, a casaccio…
La creatura svoltò un angolo
e sparì alla vista. Neanche un minuto dopo, il paesaggio intorno a Marie
tremolò. Prima che lei potesse rendersene conto, non si trovava più ai
magazzini abbandonati, bensì…in una grande stanza!
E c’erano molti più
lupi mannari, là dentro!
Pietosamente,
la ragazza svenne.
Astronave
Umbra, orbita terrestre.
Karnivor tolse le mani dal cranio di lei. Era stata pulita,
curata, e una flebo le stava immettendo del nutriente in vena per rimetterla in
forze. “Le ho ripulito la mente da ogni ricordo successivo all’irruzione di voi
due testecalde,” disse all’indirizzo di Hellwolf e Volk –a loro volta sdraiati
& fasciati come mummie. “Manterrà un debole ricordo del vostro aspetto, e
la Phobia sopprimerà ogni dettaglio del resto. Secondo la polizia
locale, i genitori non hanno neppure capito cosa fosse successo.”
“Se non fosse per i risultati
conseguiti, omega,” disse Sir Wulf, le braccia incrociate al petto,
“sarei stato felice di staccarvi un po’ di pelliccia a morsi. Ma credo che
quello che avete passato sia sufficiente.”
I due lupi russi grugnirono.
I capobranco uscirono.
Appena furono fuori, il nero Espectro
chiese loro, “Sappiamo dove si trova. Perché non andiamo a prenderlo a calci?”
“Dobbiamo aspettare la
notte,” rispose Sir Wulf. “Dobbiamo eliminare tutto il branco, o la maledizione
continuerà a persistere.” Fissò il lupo messicano con durezza. “Grazie alla
vostra leggerezza, abbiamo perso la migliore opportunità di rintracciarli prima
di un potenziale massacro. Ci manca solo che gli umani di Saint-Lo vengano
massacrati sotto gli occhi dei media: a quel punto, Set potrà disporre di
intere legioni di nuovi seguaci.”
“…”
Fu Karnivor a parlare, “In
qualità di Beta, tu e Wolfsbane dovevate essere di esempio, anche in assenza di
Fenris. Invece, vi siete fatti sorprendere come dei cuccioli ancora ciechi. Se
vuoi mettere una pezza al tuo orgoglio ferito, abbi la decenza di imparare
dagli errori di questa missione con umiltà.”
Carlos Lobo abbassò le
orecchie. Era la seconda volta in pochi giorni che veniva ripreso con
severità…almeno, non lo avevano preso a ceffoni, questa volta. “Come mai i
Russi non si sono ancora ripresi?”
“Questa creatura possiede
qualità mistiche…peculiari, che interagiscono col nostro fattore di guarigione”
disse Sir Wulf. “Un altro elemento di cui tenere conto, naturalmente.”
“Nel qual caso,” disse una
profonda voce dietro di loro, “aspettare che facciano la loro mossa ci sarà
solo deleterio.”
Tutti
e tre si voltarono, per incontrare lo sguardo di un lupo nerissimo, dagli occhi
di brace, grosso come un cavallo. Wulf annuì. “Lieto di riaverti fra noi,
Fenris.” Gli si avvicinò, e le due creature si strofinarono il muso in saluto.
“Hai dunque qualche idea, in proposito?”
Saint-Lo. -3 ore al
sorgere della Luna
Il suo nome era Francis
Baton. Abitava a Saint-Lo da tutta la sua vita, e i suoi genitori e nonni prima
di lui. Francis era il vostro tipico ‘villico’, dedito a ritagliarsi un angolo
tranquillo nella comunità facendo piccoli lavori occasionali e la guida
turistica.
Un ‘Mr. Smith’, insomma; la
sua era una vita regolare e monotona…se si eccettua un solo evento degno di
nota. Un evento, tuttavia, sepolto in profondità nella sua mente; un qualcosa
che la sua memoria non sfiorava neppure, ma che per qualche ragione gli dava
degli incubi pazzeschi. E ricorrenti. Incubi che duravano una notte e
sbiadivano in immagini nebulose al mattino.
Francis prese un paio di uova
dal frigorifero…no, meglio quattro. In questo periodo, verso sera, gli veniva
una fame da lupo!
Chiuse il frigo e si diresse
alla cucina economica. In padella, stava già sfrigolando una generosa porzione
di bacon.
Francis mise le uova in padella.
Le ruppe con tutto il guscio. Mano a mano che i minuti passavano, i suoi
movimenti si facevano sempre più frenetici, i pensieri sempre meno coerenti. I
suoi pensieri erano sempre più focalizzati sulla sua fame; se la padella non
fosse stata rovente, il 20enne avrebbe ceduto alla tentazione di mangiare il
tutto crudo… *eep!*
Si trovò improvvisamente
circondato da una specie di nebbia! Prima che potesse capirlo, il fenomeno si
insinuò attraverso i suoi pori, la sua bocca, le orecchie… Francis Baton si
irrigidì. La padella cadde a terra.
Pochi istanti dopo, la sua
espressione vitrea fu sostituita da una sorridente, soddisfatta.
Ignorando il cibo rovesciato
e il fornello ancora accesa, Francis uscì dalla cucina.
Il giovane oltrepassò il
salotto e si diresse verso le scale. Salì al primo piano.
Si fermò sotto la botola che
dava sulla soffitta. Osservò intensamente il portello, come se a volersi
decidere se ne valesse la pena… Annuì.
Afferrò il bastone uncinato
che giaceva appoggiato al muro, e lo usò per agganciare l’anello della
serratura. Uno scatto, e la botola si aprì, estendendo la scaletta.
Francis salì.
Dentro, l’ambiente era
pulito, con ogni cosa al suo posto… Francis starnutì -ammoniaca, il figlio di
buona donna aveva spruzzato ammoniaca dappertutto. Il suo capo evidentemente
non sottovalutava i cani-poliziotto.
Ma dove si trovavano quelle
due scimmie del… Ah! Eccoli! Appena aveva
fatto un passo, qualcosa sotto una coperta si era mosso. Francis si avvicinò
alla coperta; la tirò via e…sorpresa, sorpresa…
Le ultime vittime del Wendigo
erano lì, apparentemente sane e salve, e legate come salami: Jacques e Linda Barclay. I due poveri
cristi avevano gli occhi strabuzzati, puzzavano di paura…e di qualcos’altro,
purtroppo. Francis diede una rapida occhiata ai polsi -sì, c’erano i morsi.
Erano stati contaminati. Per
qualche ragione, tuttavia, erano rimasti ancora umani e coscienti di sé.
Francis tolse il bavaglio a Linda. “Ora calmati, femmina. Nonostante le
apparenze, non sono il tuo carceriere. Non urlare, non attirare l’attenzione.”
Lei, del resto, era troppo
spaventata per pensare anche solo di urlare. Francis scosse la testa; doveva
toccare la sua mente, placare almeno il suo terrore… Le sfiorò una tempia con
la mano, un gesto puramente simbolico; un attimo dopo, il cuore di lei smise di
andare all’impazzata.
“Ascolta. È della massima
importanza che i tuoi ricordi siano chiari: ricordi cosa è successo, la notte
in cui foste rapiti?”
Il respiro di lei riprese ad
accelerare. “I mostri…hanno fatto irruzione nella tenda. Bianchi, pelosi,
grandi…”
Francis le toccò di nuovo la
tempia. “Quanti erano? Concentrati. Se vuoi essere liberata da questa follia,
dobbiamo sapere quanti erano esattamente.”
Lei non esitò. “Sei. Erano
sei, e uno di loro era così grosso…”
Francis annuì. “Ottimo. Vi
ringrazio, umani.” Una lieve pressione mentale, e i fratelli Barclay svennero.
Francis
Baton li seguì a ruota un attimo dopo; i suoi occhi rotearono all’indietro, e
si accasciò ai piedi dei suoi prigionieri. La stessa nebbia che era entrata in
lui ora ne uscì…e prese la forma e la solidità di Karnivor! “Teletrasporto.”
Tutti e quattro si
materializzarono sull’Umbra.
Subito dei droni andarono ad
occuparsi dei tre nuovi ‘ospiti’. Karnivor andò incontro al suo compagno,
rimasto prudentemente in attesa e con la spada-laser attivata. Spense la lama,
la rinfoderò e chiese, “Tutto be*mfff!*” o meglio, ci provò. Il lupo più
anziano lo strinse con forza e gli stampò sul muso un lungo bacio con i
fiocchi!
Quando si furono separati, ma
continuando l’abbraccio, Wulf disse, “Non che mi dispiaccia, ma…” poi, si
accorse della tensione dell’altro.
Karnivor ansimava. Con le orecchie
basse, guardò Francis. “Mostruoso. Ho toccato da vicino la sua corruzione; è
qualcosa che il mio odio più intenso non aveva mai raggiunto…” Tremava -al
diavolo il suo orgoglio, fingere era roba da umani, e in quel momento lui aveva
bisogno della purezza del suo amato!
Wulf si slegò riluttante
dall’abbraccio. “Quanti ce ne sono, come lui?”
Karnivor diede un rapporto
completo. “Non sarei sorpreso se quei due umani fossero mutanti.”
Wulf annuì. Il Darkhold, scritto con il fuoco mistico
ed il sangue dell’Uomo, era un libro molto potente; combinando le sue
maledizioni con l’ingegneria genetica, i Custodi
del pianeta Arcturus erano riusciti a creare una sottorazza sanguinaria dei
lupi mannari, una razza capace di spandere il suo seme attraverso il semplice
scambio di saliva o di sangue[v]…
Tuttavia, nella loro perversione, i Custodi avevano commesso una leggerezza:
avevano focalizzato questa ‘trasmissibilità’ fra Lupo ed Uomo tenendo conto
della specie umana ‘Homo Sapiens’. Fino all’ultimo particolare.
‘Homo Superior’, per quella
sottile differenza genetica, il ‘Fattore X’, poteva anche essere un’altra
specie! Il morso di un membro del ‘Popolo-Ombra’, i figli di quello sciagurato
esperimento, non aveva effetto sui mutanti umani.
Wulf disse, “Cinque, dunque.
Quattro, adesso che uno di loro è nelle nostre fauci. Dovremmo farcela.”
“Dobbiamo ucciderli,” ringhiò
Karnivor. “Non devono restare neppure i loro peli, in giro, o questa storia non finirà più.”
I
due lupi andarono alla porta. Appena si fu aperta, si trovarono di fronte a
“Sorella Ursula.”
La
femmina rossiccia si parò davanti a loro. I suoi occhi erano accesi di
determinazione. “Non posso permettervelo. Loro non c’entrano nulla.”
Karnivor
ringhiò in avvertimento. “Omega, qui non stiamo parlando di qualche umano
sviato… Non possono andare in giro a diffondere due maledizioni
contemporaneamente, sarebbe un disastro.” La fissò dritto negli occhi,
sporgendo il muso in avanti. “O hai qualche idea migliore per applicare il tuo
cristiano pietismo?”
Lei
annuì. “Chiedo solo una possibilità. Una possibilità di intercedere per un
miracolo.”
Saint-Lo. Notte.
La Luna Piena aveva appena raggiunto
il suo zenit. Nonostante l’ora tarda, il paese non dormiva affatto: quello che
era successo in mattinata, la minaccia di quella banda di mutanti ai danni del
vecchio Paul, aveva riacceso le vecchie paure in ogni abitante. Le strade erano
deserte, la gente se ne stava ben chiusa in casa ed armata. I pochi turisti che
ancora erano rimasti avevano deciso di seguire il consiglio delle autorità e
restarsene in albergo. Quelli che non avevano obbedito al suggerimento
preferivano starsene al bar, o al ristorante, o in qualunque luogo pubblico
pieno di gente.
L’ufficio del capo della
polizia Hartland, per la prima volta in quella folle giornata, poteva godere di
un po’ di quiete. Le telefonate avevano arroventato le due sole linee
disponibili e mandato in tilt la centralinista. La poveretta, esausta, si stava
facendo un pisolino nella stanza degli interrogatori, il solo luogo
adeguatamente isolato da tutto.
Lo stesso Hartland aveva un
sonno assassino: aveva passato praticamente tutta la giornata a consolare
vecchietti angosciati, a rassicurare che il rumore improvviso nel cortile era
solo un povero procione goloso, non un mutante in agguato, a dispensare
ramanzine a una banda di ragazzi intenti a scrivere ‘Mutie Rule’ sui muri della
scuola…
La radio gracchiò. A Hartland
quasi venne un colpo -Dio, fai che non
sia un’altra ‘emergenza’. Il vicesceriffo era di pattuglia -un buon
ragazzo, ma con la fissa per Callaghan. Sonny aveva terrorizzato almeno cinque
turisti ‘sospetti’, oggi. Se non fosse stato per la scusa dell’emergenza, si
rischiava pure una denuncia per abuso di esercizio del potere!
Hartland prese il microfono.
“Qui Capo della Polizia Hartland. Chi…”
“Buonasera, Capo,” rispose
una voce maschile, ma non quella di Sonny. “Qui parla l’Agente Kyle McLean del Federal Bureau for Superhuman Affairs.”
Hartland
si strofinò gli occhi con una mano. “L’FBSA? Non vi aspettavamo prima di doma…”
“Sì, lo so. Ma abbiamo
intercettato un radioamatore che parlava di un attacco di mutanti, ed abbiamo
spinto a tavoletta. Abbiamo con noi un’intera squadra di agenti di StrikeForce Alfa[vi]. E stia tranquillo: sono armati per rendere
innocui tutti i mutanti che volete.”
Dalla radio giunse una
scarica statica. “Uhm. Sentite, ogni aiuto qui è bene accetto. Quando arrivate,
per favore, evitate di*skzz* gente nervosa *squawk*” Poi, le scariche furono i
soli suoni che si udirono dall’apparecchio.
Kyle si accigliò. “Dannato
campo…” Osservò le montagne che scorrevano alla sua destra. “Ci vuole ancora
molto?” chiese all’uomo alla guida. Questi disse, “Ancora un’ora.”
Il convoglio, composto da una
berlina nera e da un furgoncino blindato, svoltò una curva. La strada sterrata,
non proprio l’ideale per qualunque mezzo che non fosse un fuoristrada,
proseguiva ora lungo una macchia.
“Ci credo che qui il turismo
di massa non faccia proseliti: ci vuole una guida indiana per arrivare in quel
buco! Ma che ci faranno dei mutanti, lì, poi..?”
“Una passeggiatina, ecco
cosa,” rispose il suo collega al volante. “Altro che Wendigo! Si staranno
inventando delle storie su quei turisti scomparsi per potersi liberare dei
terribili mutanti cattivi. Quei tizi scomparsi erano in vacanza, insomma;
magari li troveremo in mezzo al bosco a pomiciare, e ci beccheremo una denuncia
per violazione della privacy.” Fece uno schiocco con la lingua.
McLean sospirò e si ravviò i
capelli -ancora folti e neri. Va bene che lui aveva trent’anni, ma temeva che
quel lavoro lo avrebbe reso calvo e brizzolato
prima del tempo. Ancora un paio di quelle levatacce di seguito, e… “Ferma!”
Kyle era a capo della
missione, e quando dava un ordine gli si obbediva. L’auto si fermò; il furgone
seguì a ruota, evitando la collisione per un soffio.
“Che diavolo succede?” disse
l’agente al volante. Davanti a loro stava solo una leggera foschia… “Hai visto
qua*” tacque appena l’altro estrasse la pistola dalla fondina ascellare.
Lo stesso Kyle non era sicuro
al 100%, ma in quel lavoro sottovalutare equivaleva a morire… I suoi occhi
scattarono in tutte le direzioni, poi mise mano alla maniglia. “Movimento. Una
macchia bianca. Di’ alla SFA di prepararsi a scendere; se mi sono sbagliato, ci
rideremo su. Come va la radio?”
L’agente regolò la manopola.
“Niente su tutte le frequenze. Comincio a sospettare che non sia solo mancanza
di campo.”
“Brillante, Sherlock, farai
carriera. Ora avverti gli*”
“ATTENTO!” urlò l’altro, già
mettendo mano alla pistola. Kyle l’aveva visto, ovviamente -solo che non si era
aspettato di trovarselo davanti così di colpo! Prima ancora che potesse solo
puntare la pistola, un braccio peloso sfondò il finestrino! Kyle fu afferrato e
tirato fuori come un sottaceto dal barattolo!
L’agente al volante urlò
qualcosa…e a quel punto, un braccio afferrò anche lui!
Appena udirono le urla, gli
agenti della StrikeForce Alfa entrarono in azione! Aprirono il portello. Le
armi erano cariche al massimo, e non*
“Buona sera, amati
discepoli,” ringhiò la mostruosità bianca ed irsuta…che li stava aspettando
proprio lì fuori.
L’addestramento degli agenti
li spinse per prima cosa a darci dentro con le pistole-sifoni! Armi copiate da
un prototipo concepito a suo tempo dal mutante Forge per cancellare i poteri dei mutanti, poi perfezionate per
agire su qualunque metaumano. Il fuoco concentrato di sette armi doveva essere
sufficiente a trasformare quell’orrore in gelatina…
Tuttavia, nonostante non
un’arma avesse mancato il colpo, nonostante il bruto si fosse acceso come un
albero di natale…alla fine, era ancora in piedi e perfettamente in forma!
“Divertente,” disse la creatura.
“A me basterà molto meno, sapete?” Spiccò un salto, le fauci spalancate e
sbavanti…E qualcosa lo afferrò per un piede! Il suo ruggito trionfale si
trasformò in un guaito di sorpresa…poi, fu tirato via!
Ad occhi sgranati, gli agenti
videro il mostro lottare contro qualcosa di invisibile, ma che doveva essere
comunque bello forte, se riusciva a sollevarlo per aria per poi sbatterlo come
un bambolotto contro gli alberi, con una tale forza che uno addirittura si
spezzò!
“Vigliacco!” gridò il mostro.
“Fatti vedere, invece di…” ma di nuovo fu sbattuto con forza a terra. Si udì
distintamente il suono di ossa spezzarsi.
Poi, gli uomini udirono anche
i colpi di pistola! Fecero per approfittare di quello sviluppo per uscire dal
furgone…ma le porte si chiusero da sole!
Kyle McLean era sicuro di
stare per morire. Aveva svuotato tutto il caricatore nel petto di quell’orrore,
e già i buchi dei proiettili si stavano rimarginando.
La mente dell’uomo era un vortice di pensieri incoerenti; qualcosa in quel
mostro gli stava togliendo ogni parvenza di lucidità. Non sapeva cosa pensare,
meno che mai cosa fare per…
La creatura ghignò, poi
spalancò la bocca piena di zanne frastagliate. Kyle, molto poco virilmente,
svenne dalla paura. Il suo collega era già partito mezzo minuto prima.
Le fauci si avvicinarono: un
solo morso, e quella gente sarebbe diventata parte del branco…
Improvvisamente, un bruciore
terribile attraversò la schiena del mostro! Per lo choc ed il dolore, questi
lasciò andare la sua preda. Si voltò di scatto…trovandosi di fronte la nera
figura di Maximus Lobo. “Fammi vedere
cosa sai fare, piccolo.”
Il secondo mostro esitò…ed urlò, quando una lama di pura energia
spirituale entrò nel suo nero cuore! Anche lui dovette lasciare andare la sua
preda.
“Così, aveva ragione,” disse Espectro, avvolto da un guscio
dell’energia di suo fratello. “Qualcosa può
farvi male!”
La creatura ruggì, pronta a saltare addosso all’intruso... E in quel momento,
si udirono suoni di lotta tremendi provenire dagli alberi vicini. I due ‘Werewendigo’
rimasti furono indecorosamente sbattuti a terra, belli malconci; poco dopo,
emersero le figure di Kody e di
Wolfsbane. Lui sembrava la versione orchesca di un licantropo, con i muscoli
ipertrofici e una bocca dalle zanne a sciabola. Lei era nella sua ‘forma
estrema’, cioè alta e robusta almeno il doppio, e vestita dell’armatura magica Jillgar.
Un momento dopo, anche il
terzo Werewendigo fu sbattuto nel mucchio, per cortesia di Lobo. “Nipote,
quanto ancora vuoi metterci?”
Il quarto arrivò subito dopo.
“Questi erano i pesci facili,” disse il licantropo messicano, battendosi le
mani. “Speriamo che la suora riesca a mantenere fede alla sua parola.”
Paul fu sbattuto contro una
roccia, e questa si sbriciolò nell’impatto. Ormai, persino la sua potente
fisiologia era prossima al limite. Aveva abbastanza fratture e lesioni interne
da poterci riempire un manuale di anatomopatologia; il suo fattore di
guarigione aveva a malapena il tempo di riparare i nuovi danni, prima che un
nuovo attacco dall’invisibile nemico gliene causasse di nuovi.
La testa gli girava, vedeva
delle luci davanti agli occhi, le gambe erano spezzate. “Fatti…vedere…” ansimò
L’aria tremolò e si
solidificò…nella forma di Fenris. Questa volta, l’Asgardiano aveva assunto un
aspetto antropomorfo, alto tre metri. Indossava la potente Spada Valtran al
fianco e giri dell’indistruttibile catena Glepnir
avvolti dalle spalle alla vita. “Piccolo, sciocco presuntuoso: non stai
combattendo contro un mortale, questa volta. Preparati a soffrire il fio dei
tuoi crimini!”
Paul sorrise. “Solo…parole!”
Con uno schiocco, le gambe si ripararono. Il mostro tossì sangue. “Uccidermi
non ti servirà a nulla. Fin quando esisterà la maledizione del Wendigo, sarà
solo questione di tempo prima che un altro di noi ne venga contaminato. Non
potrete impedirlo per sempre!”
Fenris non sembrò scosso da
quell’affermazione. Fu il suo torno di mostrare un ghigno lupino. “Ed è proprio
quello che ci accingiamo a fare, invece. Neppure il Popolo-Ombra deve essere
toccato da questa maledizione, ne’ ora ne’ mai più.”
“Cosa..?”
istintivamente, Paul arretrò di un passo. “Non potete, non…” improvvisamente,
una macchia di luce apparve sul suo corpo! Da quella macchia partì una sciabola
abbagliante. Poi apparve un’altra macchia, e con essa un’altra sciabola. Ed
un'altra, ed un’altra ancora… “No! No!
NOOOO!!!”
A bordo dell’Umbra, Ferocia, seduta a gambe
incrociate sopra un Sigillo infuocato, stava concentrando tutte le sue forze e
la sua conoscenza nel suo più potente incantesimo. Se avesse potuto sudare,
rivoli sarebbero scorsi lungo tutto il corpo.
Da sola, naturalmente, non
avrebbe mai potuto riuscire a vincere una maledizione tremenda come quella
lanciata dagli Antichi Dei in
persona. Ma la femmina in ginocchio accanto a lei aveva supplicato di potere
pregare per il miracolo, e se gli alfa non avevano nulla in contrario, allora
lei non si sarebbe tirata indietro.
Sorella Ursula non conosceva
alcunché di riti esorcisti; aveva imparato al dettaglio dei rosari
interminabili, sapeva quali erano le preghiere della notte e del giorno…ma
niente riguardava delle divinità in cui non credeva. Poteva solo aggrapparsi
alla sua fede, stringere la croce, invocare mentalmente il nome di Dio e
chiedere la Sua Grazia non per punire dei malvagi, bensì per liberare degli
innocenti da un peso che non avevano chiesto. Non lo chiedeva per sé, ma per
gli uomini e le donne innocenti che
avrebbero potuto diventare vittime a loro volta…e per le creature meravigliose
come Rahne, per le quali doveva esserci un futuro fatto di pace, non di paura e
persecuzione…
Naturalmente,
Ferocia non credeva ad alcunché della religione cristiana, essendo nata molto,
molto prima che una tribù errante inventasse la sua fede; tuttavia, il punto
non era la sua, di fede. C’erano tanti Dei al di là della sua fede, e tutti
molto potenti. Tutto quello che doveva fare era fornire il potere; al resto,
faceva meglio a pensarci questo anonimo ‘Dio’!
Paul cadde a terra,
contorcendosi come se la corrente elettrica stesse attraversando ogni sua cellula.
Inarcò la schiena, si irrigidì completamente, mentre la sua carne sembrava
bruciare…
Poi il suo corpo fu avvolto completamente
dalla luce. E quando la luce si estinse, restava solo un essere umano, fragile
e nudo, privo di sensi.
Poco più in là, le vittime
della contaminazione tornarono alla loro forma umana, completamente esorcizzate
e guarite.
“Se non lo vedessi, non ci
crederei,” disse Espectro. Si chinò accanto ad uno degli ex-Werewendigo, e
annusò cautamente un braccio. “La ragazza è davvero più potente di quanto
sospettassimo.”
Wolfsbane scosse la testa.
“La sua fede è potente. E pura, così pura nonostante le sue terribili
esperienze. Mi fa vergognare…”
“Le discussioni teologiche le
rimanderemo a dopo,” disse Karnivor, dalla cima del furgone. Saltò giù e si
avvicinò ai due agenti dell’FBSA, e uno dopo l’altro ripulì sistematicamente la
memoria dei recenti eventi. “Si sveglieranno con un bel mal di testa, ma non
creeranno pericoli per nessuno.” Se fossero andati in giro a dire di avere
visto dei lupi mannari, si sarebbe scatenata una battuta di caccia ai danni del
Popolo… Guardò verso il furgone, annuendo alla vista degli autisti belli che
addormentati e già ‘trattati’. Anche gli agenti intrappolati nel vano
posteriore se la stavano dormendo della grossa.
Fortunatamente, Fenris aveva avuto ragione: Paul aveva voluto attirare
l’attenzione. Aveva fatto proseliti il più rumorosamente possibile senza
scoprirsi, in modo da fare arrivare le autorità dall’esterno. Una volta che
fossero stati contaminati, avrebbero diffuso la maledizione anche in città,
partendo proprio dalle autorità.
Karnivor digitò dei comandi su un pannello nel polso
dell’armatura. Un attimo dopo, i cinque ex-Werewendigo sparirono in un lampo di
teletrasporto. Sarebbero riapparsi presso l’ospedale locale, insieme ai
fratelli Barclay e Francis Baton… Peccato non essere presente per vedere la
faccia che avrebbe fatto lo staff medico, o i poliziotti che avrebbero dovuto
compilare un rapporto!
Un altro lampo di
teletrasporto avvolse i lupi. Il meritato riposo non sarebbe stato lungo:
un’altra missione della massima importanza li attendeva, e presto…