PROLOGO: Da qualche parte
in Transia
Era un braccio, un arto
perfetto con la mano artigliata, coperto di pelo rossiccio.
Un braccio che sofisticate apparecchiature
stava ricollegando a livello molecolare al gomito da cui era stato amputato.
Un processo delicato e lungo.
Un processo che l’essere di
nome Karnivor avrebbe portato a
termine, a qualunque costo.
Perché quel braccio
apparteneva al suo amato, al suo compagno di vita, per il quale aveva
rinunciato a perseguire i suoi antichi propositi di vendetta.
Nella stanza adiacente, su un
lettino, il lupo antropomorfo Sir Wulf,
nudo, dormiva nel sonno indotto dai farmaci e dai neurosoppressori. Si sarebbe svegliato
solo quando l’operazione fosse stata portata a termine.
Una frazione della mente di
Karnivor era lucida, perfettamente in grado di gestire e visionare il processo
in ogni dettaglio.
Un’altra frazione era accesa
dalla furia. Quei…cuccioli incapaci
erano riusciti a ferire il suo amato[i]! Non il
nemico. Loro! E non l’avrebbe fatta
passare loro liscia, oh no!
Il lupo digrignò le zanne.
Sì, ci sarebbe stato l’inferno
da pagare, per loro!
MARVELIT presenta
Episodio 23: Le Anime Smarrite nel Sottomondo
Il Morlockworld,
New York City
“E ora cosa facciamo?”
Domanda curiosa, visto che il
‘noi’ sottinteso era di un branco di dodici lupi
mannari.
Ø
Jon Talbain,
il Capitan America del Popolo.
Ø
El Espectro,
vale a dire l’unione del feroce Carlos Lobo e dello spirito del suo defunto
fratello Eduardo.
Ø
Il Predatore nel Buio, il potente Deviante
Ø
Fenris, il
Dio-lupo Asgardiano, figlio di Loki.
Ø
Warewolf, il
mannita.
Ø
Kody, figlio
di una strega e di un mannaro.
Ø
Ferocia,
l’ultima licantropa Hyboriana.
Ø
Volk, il
licantropo figlio della scienza del Patto di Varsavia.
Ø
Hellwolf,
mutante Russo.
Ø
Sorella Ursula,
una rara licantropa figlia della Chiesa Cattolica.
Ø
Maximus Lobo,
nonno di Carlos e combattente di rara forza.
Ø
Nightwolf,
un umano investito dei poteri del Popolo.
Erano i più potenti della loro
specie, insieme erano invincibili.
Ed erano senza la loro coppia
alfa. Senza i loro capobranco.
Fu Jon Talbain a rispondere
alla domanda posta da Kody. “Potrebbero esserci altri membri del Popolo-Ombra
sparsi per questi tunnel. Ci divideremo in due squadre: una di voi si occuperà
del branco migratorio come concordato, gli altri soccorreranno i superstiti del
massacro di Demogorge.”
“Dividerci ancora?” ringhiò
Lobo, mettendosi muso a muso con Talbain. “Brillante! E tu saresti un candidato a capobranco? E chi guiderà la seconda formazione?”
Talbain sostenne lo sguardo
degli occhi rossi. “Io, tu, Nightwolf, il Predatore ed Hellwolf ci occuperemo
dei superstiti. Ferocia, trasporta gli altri presso la zona indicata per
l’appuntamento con i migratori. Espectro, a te il comando del branco. Noi vi
raggiungeremo quanto prima. Ci sono domande?”
“Non ha senso separarci! Se ci
sono superstiti, lascia che se la vedano da loro. Se sono adatti a farcela*urk!*”
non poté aggiungere molto, con una zampata di artigli piantati in gola!
“Questi discorsi li riservi
per un essere umano. Il Popolo aiuta sé stesso, ogni volta possibile. Inclusa
questa. E non intendo ripeterlo!” Non lasciò la presa, in compenso, se non
quando Lobo non abbassò lo sguardo.
Jon lanciò un’occhiata a
Ferocia. Lei gesticolò la forma di un sigillo mistico, e sette mannari
scomparvero in un bagliore[ii].
Jon osservò la biforcazione
davanti a loro: senza una mappa, quel posto poteva rivelarsi una trappola. Le
uniche uscite davano sulla superficie, e l’ultima cosa che voleva era portare
il branco in vista degli esseri umani. “Hellwolf, riprova a contattare gli
alfa.”
Il mannaro nero digitò con un
artiglio sulla ricetrasmittente, ma senza effetto. “I costruttori di questo
posto hanno fatto un ottimo lavoro: siamo perfettamente isolati.” Del resto,
non c’era da aspettarsi da meno: il Morlockworld, nelle intenzioni dei suoi
progettisti, doveva servire come il perfetto rifugio antiatomico per quanti più
newyorchesi possibile.
“Posso sapere perché mi vuoi
qui fra i pezzi grossi?” chiese Nightwolf, l’unico umano di quel branco.
“Insomma, non ho esperienza, e non divento grande neppure la metà di voi
cristoni…”
“Appunto,” lo interruppe Jon.
“Approfittane per fare un po’ di esperienza adesso, finché posso valutarti
personalmente. E ora taci.” Imitato dagli altri tre lupi, Jon fiutò
attentamente l’aria, filtrando via l’odore del sangue e della morte dispensati
dal Demogorge.
Poi, tutti udirono il grido,
un verso più simile ad un guaito.
Un cucciolo!
Scattarono verso quella voce
senza aspettare un momento!
Il cucciolo in questione,
forse proprio per la sua età, assomigliava ancora a un ragazzino, con il muso
quasi piatto, anche se già vi si intravedevano i futuri tratti dell’animale,
come il tartufo del naso. Le orecchie erano lunghe ed appuntite, gli occhi
grandi e verdi. La pelliccia era uno strato rado e castano, anche se gli
artigli erano tutt’altro che poco sviluppati.
Ma servivano a ben poco con un
mostro d’uomo dalla carne di pietra. Un uomo che lo stava tenendo per la gola,
schiacciato contro il muro.
“È tutta colpa di quelli come
lui. Attirano il male, sono il male.”
“Mangiano la gente, attirano
attenzione!” sibilò una donna dai capelli bianchi e la voce roca dietro di lui.
“Sono rimasti in pochi,
liberiamocene!” disse un altro uomo, dalla pelle a scaglie. “Usiamo lui come
esca per stanarli! Usiamo i suoi pezzi!” La sua voce aveva un timbro malsano,
isterico.
“I suoi pezzi…che idea
interessante.” L’uomo di pietra strinse ancora un po’. “Sì, faremo proprio
così. In fondo, chi piangerebbe la vostra scomparsa, assassini…NYARGH!”
Il colpo gli arrivò addosso
con una potenza sufficiente a squarciargli la schiena come carta! Blocchi di
pietra volarono via insieme al sangue.
Il mutante ricadde
all’indietro, contorcendosi per il dolore. In tempo per vedere la figura di
Maximus Lobo fermare la sua corsa con una aggraziata scivolata sull’acqua.
“Il tuo concetto di forza si
basa sulla brutalità contro i piccoli?” ringhiò il lupo, e il suo sorriso
divertito fu qualcosa di tremendo da vedersi. “Perché non te la fai con
qualcuno della tua taglia?”
Gli altri due Morlock non
avevano avuto neppure il tempo di capire che stesse succedendo….ma quando si
trovarono circondati da altre quattro paia di occhi scintillanti, nessuno si
sentì particolarmente ‘eroico’.
“Se volete finirci, fate
pure,” disse la donna dai capelli bianchi. “Ma i Morlock non smetteranno di
cacciarvi come gli…” si trovò cinque artigli ad accarezzarle la gola.
“’Come gli animali che siete’,
volevi dire?” fece Hellwolf, sussurrandole nell’orecchio, punzecchiandole la
carne. “Storia vecchia, frase abusata. Voi senza pelo non sapete dire altro?”
Lei, in preda al terrore
atavico dell’Uomo verso il licantropo, doveva sforzarsi solo per non svenire.
“Lasciala,” disse Talbain.
Poi, al pelledirettile, “Quanti siete? Come è struttura la vostra comunità?
Avete un capo?”
“State…scherzando..?” l’uomo
di pietra si alzò in piedi, per poi appoggiarsi alla parete. “Voi vivete
quaggiù con noi, come fate a…”
“Veniamo dall’esterno. Siamo
un altro…ramo della nostra gente.”
“Allora non saprete nulla,”
disse la donna. “I nostri persecutori erano i soli a conoscere i nostri
segreti, e in questo momento stiamo facendo il possibile perché gli ultimi non
rappresentino mai più una minaccia.”
“Ho io quelle informazioni,”
disse il cucciolo in perizoma.
“Piccolo…” il pelledirettile
fece scattare una lingua lunga come una frusta, rigida come una lancia, verso
il cucciolo.
Gli artigli di Talbain si
allungarono come pugnali, e con un colpo la amputò fino alle labbra. Il mutante
cadde in ginocchio, reggendosi la bocca sanguinante.
Lobo lo afferrò per il collo,
e lo spezzò come vetro, senza sforzo.
“Credo che questo chiarisca la
nostra posizione, signori,” disse Talbain. “Noi
possiamo fare in modo che voi
cessiate di essere un problema per la nostra gente. Prendete il vostro morto e
seguiteci. Tu, cucciolo: come ti chiami?”
Quello annuì. “Mi chiamo
Nicholas. Ci sono un sacco di comunità, quaggiù: si tratta di mutanti, anche se
dopo il massacro non ce ne sono così tanti, e poi ci sono i derelitti e i
rifiuti della società. Ci sono anche degli squatters, ribelli alla
globalizzazione… Non c’è un gran capo o qualcosa del genere, tranne che per i
mutanti. Loro si considerano una categoria a parte.”
“Piccolo…traditore…” il
mutante roccioso sibilò. “Appartenevi alla nostra comunità praticamente da
quando nascesti.”
Nicholas gli ringhiò di
rimando. “E voi avete dato la colpa a me per gli attacchi dei mannari!
Volevate uccidermi, fino a poco fa! Dovrei esservi grato?”
Lobo gli mise una mano sulla spalla.
“Tanto coraggio in questa palletta di pelo. Mi piaci, giovane Nicholas.”
“Sai dove trovare il loro
capo?” chiese Talbain.
“Vi ci posso portare…”
In quel momento, una luce si
accese in fondo al tunnel.
Sotto la pelliccia, Nicholas
impallidì. “È lui! Ci ha trovati!”
Getti globulari di energia
saettarono nell’aria, ognuno in cerca del proprio bersaglio!
I lupi saltarono via, evitando
solo all’ultimo istante di essere colpiti in pieno. Maximus, invece, usò il
proprio corpo per fare scudo a Nicholas! Fu sbalzato contro una parete,
lasciandovi la propria impronta.
“NO!” urlò Nicholas…per poi
essere afferrato per la collottola da una mano di pietra.
“Coraggio, capo, falli a
pezzettini!” disse il mutante. Poi riprese a stringere il collo del ragazzo…
Un oggetto dai riflessi
metallici saettò nell’aria. Il nunchaku di Talbain colpì in pieno il polso,
facendolo scricchiolare, incrinando la roccia. “Maledetto!” ringhiò il mutante
reggendosi l’arto fratturato.
Altri globi saettarono
nell’aria. I lupi compirono una vera e propria danza nell’evitare il nuovo
attacco. Fu il Predatore a decidere di spostare gli equilibri della battaglia,
gettandosi in avanti come un missile, a tutta velocità, sollevando una scia di
acqua.
La donna avvolse sé stessa ed
il mutante in una cortina di energia. “Non hanno più la sorpresa dalla loro,
Tom, ma dobbiamo ritirarci. Questo campo impedirà loro di…NO!”
Al posto del suo amico,
adesso, c’era un licantropo simile a Maximus Lobo, anche se senza la striscia
argentea della cresta.
“Sì,” disse il mannaro,
piantandole gli artigli nello stomaco. E quando lei fu morta, il mannaro
scomparve, per lasciare il posto ad un esterrefatto Tom. “Maria..? Che cosa…che
cosa ti ho fatto?”
“Quello che io farò adesso a
te!” disse Maximus, piantandogli un colpo nella schiena ferita. “Te lo dovevo,
no?”
Altri colpi riempirono l’aria,
esplodendo contro l’acqua e contro le pareti, ma tanto valeva cercare di
acchiappare un fantasma.
Il Predatore si muoveva ad una
tale velocità che l’inerzia da sola gli bastava per correre lungo le pareti.
Purtroppo, perso nella sua
brama di sangue, il licantropico Deviante dimenticò che più si avvicinava, più
diventava un facile bersaglio…
Ci fu come un’esplosione dal
fondo del tunnel, e subito dopo la figura del Predatore, schizzando come un
ciottolo, fu rispedita da dove era partita.
“Chi è il nostro avversario,
Nicholas?” chiese Talbain.
Il ragazzo scosse la testa.
“Non potete batterlo! Per favore, arrendetevi, Gabriel è troppo potente!”
Come a provare le sue parole,
questa volta una rete di energia
avanzò verso il gruppo. Una rete che correva da una parete all’altra, dal
soffitto al pavimento, sollevando nuvole di vapore al contatto con l’acqua.
“La sola resa di un lupo è la
morte, Nicholas. Gabriel lo imparerà presto.” Talbain schizzò in avanti. Saltò,
e la sua figura fu avvolta da un guscio di energia. Dopo, fu una specie di
cometa che schizzò verso la rete.
L’impatto generò una muta
esplosione abbagliante.
Quando la luce si dissipò,
Talbain era in ginocchio, ansante, ma vivo, anche se rivoli di fumo si levavano
dalla sua pelliccia. “Niente…male…”
Il resto della squadra si mise
in formazione. “Coraggio, umano!” ruggì Lobo. “Fatti avanti, fatti vedere!”
“Non hai bisogno di
chiedermelo due volte, assassino,” disse una voce calma, sicura di sé. Poco
dopo, giunsero i passi metallici.
La sua armatura era essa
stessa una fonte di luce. Un’armatura di oro venato d’argento, con una maschera
metallica perfettamente modellata, al punto che…no! Non una maschera, ma il suo
volto, che si mosse ad ogni parola pronunciata. “Io sono Gabriel, il signore
dei Morlock, lupi. Le vostre invasioni finiscono qui.”
“Ma davveeero?” Lobo avanzò di
un passo. “Non sei riuscito ad ammazzarmi con un colpo diretto, prima. Come
pensi di farci fuori tutti e cinque, ora?”
“Con un piccolo aiuto dai miei
amici.” Gabriel schioccò le dita. Il gesto produsse dei globi di energia
tutt’intorno a loro. Poi quei globi si tramutarono in altrettanti Morlock dalle
sembianze più disparate.
Gabriel sorrise, sempre con
quel tono placido. “Allora, quelle considerazioni sulla resa?”
“Allora, quelle considerazioni
sulla resa?” ripeté, ridacchiando, una voce gutturale
“Allora, quelle considerazioni
sulla resa?” fece la stessa cosa una seconda, simile voce.
E poi una terza. E una quarta.
Gabriel si sentì
improvvisamente meno sicuro di sé. “Cosa..?”
Un momento dopo, fu di nuovo
il caos! Al posto di quattro dei Morlock c’erano adesso altrettanti
‘replicanti’ di Lobo, e tutti determinati a prendersi le vite dei Morlock che
non erano stati ‘posseduti’.
Gabriel caricò le mani di
energia…ma si trovò colpito allo stomaco dal piede artigliato di Talbain. Andò
a finire contro la parete, e subito il Predatore gli fu addosso. Con un colpo
di artigli, il Deviante mannaro gli aprì di netto l’armatura, dall’addome al
petto! Gabriel urlò orrendamente, mentre ora sangue scarlatto colava lungo il
metallo.
Non era un’armatura. Era la
sua carne viva che era stata aperta come una lattina.
Intanto, l’ultimo Morlock, un
uomo con un solo occhio e un paio di corte corna sulla fronte, fu mandato al
tappeto con un’ampia ferita sul torace.
“Stiamo solo perdendo tempo,
qui,” disse Talbain. “Dobbiamo…ARRR!”
Purtroppo, in vantaggio o no,
i licantropi avevano tutti i piedi nell’acqua. E non poterono evitare di essere
investiti da una potente scarica elettrica!
Poco dopo, preceduti da passi
di stivali di cuoio, arrivarono dei nuovi contendenti. Sei umani, quattro
uomini e due donne, vestiti con uniformi militari e armati di fucili a triplice
canna.
“Un buon bottino, non c’è che
dire. E Gabriel in persona come bonus,” disse uno degli uomini. Appoggiò il
piede sul fianco di Talbain. “Coraggio, gente, portiamoli via tutti. Prendete
misure speciali per questi cagnacci.”
“Sì, Sergente,” fece una delle
donne.
“Zitto, non muovere un
muscolo, non pensare neppure.”
La voce di Nightwolf era
appena un sibilo nelle orecchie di Nicholas. L’uomo si era nascosto in un
angolo, tenendo il giovane mannaro con sé. Come Davy Hutch, un semplice
spacciatore e tossico, prima che il suo mondo cambiasse per sempre, era
abituato a vedersela con le improvvise irruzioni della Polizia. Era diventato
in gamba a trovarsi degli angoli in cui infilarsi ed aspettare che il pericolo
passasse…
Nightwolf e Nicholas videro
una camionetta arrivare sulla scena. Poco dopo, i licantropi ed i mutanti
vennero caricati di malagrazia sul veicolo. Solo Gabriel venne messo su una
barella ed accudito con cura.
Gli uomini salirono a bordo, e
il veicolo partì.
Solo a quel punto, Nicholas
diede un morso al polso di Nightwolf, che lo lasciò andare con un verso di
dolore.
“Perché non sei intervenuto?!”
ringhiò il giovane. “Sei un vigliacco!”
Il riluttante guerriero si
massaggiò il polso, ma vide che tanto la ferita quanto il costume si erano già
rimarginati. Fissò incredulo quel fenomeno. “Io… Piccolo, tu non capisci. Io…”
Quel cucciolo non era
decisamente il tipo da lacrimoni. Il suo volto era una maschera di rabbia più
matura dei suoi anni.
E questo aumentò la vergogna
dell’adulto. Nightwolf scosse la testa. “Io dovrei essere…” dove? In prigione,
ad aspettare il suo turno di essere abusato? Oppure in qualche appartamento
disabitato a farsi un bel buco per dimenticare la fame e la solitudine?
Garantito, era finito in un
mondo, quello dei mannari, che violava molte delle cose in cui aveva sempre
creduto -almeno prima di entrare nel fantasmagorico mondo della
tossicodipendenza.
E Nicholas continuava a
guardarlo.
Almeno, in questo bizzarro
mondo, Davy Hutch aveva una chance di fare qualcosa di buono. La guarigione
dalla sua dipendenza era già un passo non da poco, vero?
Nightwolf si morse il labbro
inferiore. “Ehi, Nicky. Cosa sai dirmi di quella gente?”
“Loro si fanno chiamare
Plotone M, anche se tutti li chiamano Greenies. Per via delle loro uniformi,
sai?
“Vanno in giro a cacciare
mutanti, poi si prendono il loro territorio. Ho sentito dire che la loro base è
un centro di comando militare, ai livelli più inferiori del Morlockworld.”
“Militari. Dio, ci mancavano
solo loro… E immagino che tu sappia come raggiungere il loro covo, vero?”
Purtroppo, Nicholas scosse la
testa.
“Lo sapevo: è il mio giorno
fortunato. Prima il Demogorge, poi questo…obbe’, tanto vale darsi da fare.” Si
concentrò. La sua forma passò istantaneamente a quella di un lupo dal pelo
rosso e la schiena nera, con una mascherina nera intorno agli occhi.
“Wow,” disse Nicholas.
<E non chiedermi come
faccio. C’è una specie di juju all’opera,> comunicò mentalmente il lupo,
prima di mettersi ad annusare l’aria. Colse la traccia dei fumi di scarico. Era
la prima volta che usava i suoi sensi a quel modo, ed era come vedere gli odori; temeva sarebbe stato
sopraffatto dalla puzza, invece i suoi centri recettori si limitavano a
trattare la pletora aromatica del Morlockworld come un occhio avrebbe trattato
una varietà di colori.
Il lupo latrò. <Saltami in
groppa, Nicky! Si va a caccia di cattivi.>
Il
mannaro fu lieto di obbedire.
Teoricamente, la sola scarica
elettrica non sarebbe certo bastata a mettere fuori gioco i mannari per più di
qualche minuto. Purtroppo, gli umani erano stati furbi: avevano applicato dei
dispositivi neurosoppressori al cranio dei prigionieri, una tattica già
collaudata con i Morlock.
Così,
i quattro guerrieri continuavano a dormirsela della grossa, mentre la
camionetta procedeva lungo i tunnel, scendendo di livello in livello, dove
nessun altro Morlock era mai giunto prima[iii].
“Così, ce ne sono altri, di
voi, fuori di qui?”
<Io non sono un licantropo.
Ho solo avuto la sfiga, credo, di rubare la roba sbagliata. E sì, ce ne sono
altri, molti altri. Cazzo, credo che
siano più numerosi dei lupi veri. Noi
come gruppo siamo quindici.>
“Wow. E scommetto che quello
con la criniera d’argento è il più forte!”
<Maximus? Dovresti vedere
Fenris: quello sì che da un nuovo senso a ‘grande, grosso e cattivo’. Ci
fossero stati gli altri, saremmo già fuori di qui. Tu, piuttosto: che fine
hanno fatto i tuoi genitori?>
Nicholas abbassò la testa. “Mi
hanno gettato via. In un cassonetto, quando sono nato. Un Morlock mi ha trovato
e mi ha portato quaggiù.”
<E dire che credevo fosse
brutto essere scacciati di casa per avere rubato qualche spicciolo ai propri
vecchi… Cristo su una Harley, ma quanto ancora c’è da andare giù, qui?> A
dire il vero, Nightwolf era ben lontano dal sentirsi stanco.
In
compenso, mano a mano che copriva terreno, l’odore della camionetta si faceva
sempre più forte. Era chiaro che sempre meno Morlock scendevano quaggiù…
Finalmente, non c’erano più
deviazioni o altri tunnel. Questo era il capolinea, il cuore del Morlockworld.
E solo una gigantesca porta blindata lo proteggeva dall’esterno.
Il Sergente si sporse dal
finestrino. Inserì in un lettore un tesserino su cui erano registrati tutti i
suoi dati biometrici. Poi inserì la password alfanumerica personale.
Con uno scatto titanico, e con
una lentezza che tradiva la sua robustezza, l’enorme portone si aprì in due.
La camionetta entrò in quella che
era un’oasi di ordine ed efficienza, una cittadella nel mondo sotterraneo.
Con uno stridore di freni, il
veicolo si fermò in mezzo alla piazzola. Due muletti, ognuno che reggeva una
gabbia, si avvicinarono alla camionetta.
Il Sergente uscì. “Abbiamo roba
interessante, questa volta. Portate un’ambulanza,” disse a un soldato. “Abbiamo
Gabriel, anche se è messo davvero male. E preparate un altro paio di gabbie, di
quelle extra strong: ci sono certi bestioni che non ci credereste, qua dentro.”
Un uomo con i gradi di Tenente
si avvicinò al Sergente. “Caccia grossa, serg?”
“Ci può scommettere, Tenente.
Abbiamo intercettato un po’ delle loro conversazioni, prima di attaccarli. Dia
un’occhiata.” Aprì il portello.
Alla vista dei licantropi
inerti, al Tenente quasi venne una sincope! “Cazzo! Ma che si sono mangiati
questi? Morlock agli steroidi?”
“Hanno detto di venire
dall’esterno. Pare che ce ne siano altri…”
Il Tenente si voltò. “Allora
non ce ne frega un fico secco, fin quando questi restano quaggiù. Sbatteteli in
gabbia, poi vedremo cosa ne vorrà fare di loro la sezione medic*urk!*”
“Tenente!”
L’uomo fissò con
un’espressione quasi comica la zampa bianca, ora coperta di sangue, con degli
artigli enormi, che gli spuntava dal torace insieme a frammenti di costole e
del proprio cuore.
La mano fu tirata
all’indietro, e Jon Talbain emerse dal veicolo. “Credo di avere il diritto di
esprimere la mia posizione sulla vivisezione.”
“Procedura S!” gridò il Sergente, estraendo la pistola e facendo
fuoco.
Due soldati con il
lanciafiamme diressero una coppia di getti contro la camionetta.
Talbain ringhiò e tornò dentro
il veicolo, parandosi il muso con le braccia.
Poi la camionetta esplose!
Procedura S: sterilizzazione.
Un metodo collaudato nel caso i dispositivi neurosoppressori si fossero
guastati…come era evidente in questo caso… “Macchecc..?” il Sergente si parò il
volto con una mano, mentre, improvvisamente, il rogo della camionetta veniva dissipato!
Gli uomini guardarono con
stupore la bolla di energia che sostituì
il rogo. Poi la bolla si dissolse, rivelando un mucchio di Morlock inerti…e
quattro licantropi in perfetta salute!
“Grazie per averci portati
nella vostra tana, signori,” disse Jon Talbain. “Ora, intendete sottomettervi
pacificamente, o dobbiamo cominciare a giocare duro?”