PROLOGO: Lykopolis, Africa
Si ergeva come una gemma, nel
deserto a sud dell’Egitto. Una via fluviale artificiale correva come una netta vena
azzurra verso il Nilo, divisa in due corsi, lungo uno dei quali si muovevano le
imbarcazioni dallo scafo futuristico e le brillanti vele solari. Vista
dall’alto, la vegetazione era essenzialmente una sola cosa con la struttura
urbana. Gli edifici erano disposti lungo una
pianta circolare, in settori verdi divisi da strade sterrate. Le maggiori
strutture erano disposte nel cuore del cerchio. Anche lì, la vegetazione
costituiva un tutt’uno con il cemento, come se questo fosse letteralmente
cresciuto da madre terra. L’aeroporto era l’unica struttura decentrata, ma
l’eliporto si trovava sulla cima della grande torre centrale. Ed era lì che
l’elicottero con la sigla blu e bianca della WNN era diretto.
La donna al microfono era a
dir poco eccitata, mentre diceva, “Qui Tanya
Veil per il World Wide News channel in diretta da Lykopolis! Siamo la prima
troupe televisiva ammessa ad entrare in questa nuova città eretta
dall’eccentrico magnate e capo di stato Alexander
Thran. So che non ci crederete, amici a casa, ma gli abitanti di questa
città sono licantropi. Proprio così,
lupi mannari. I figli della luna, i predatori della notte, i cattivi di tante
favole esistono davvero, e sono molto più numerosi di quanto avessimo pensato!
Stiamo per scoprire i segreti di questa antica razza dietro questa incredibile
rivelazione, e noi di WWN stiamo per offrirvela in esclusiva assoluta. Restate
con noi, dopo la pausa pubblicitaria!”
MARVELIT presenta
Episodio 28 – Alla luce del sole
Di Valerio Pastore (victorsalisgrave@yahoo.it)
L’atterraggio avvenne senza
problemi. Quando la reporter scese, trovò ad accoglierla una coppia di maschi
in armatura: entrambi dal pelo rossiccio, indossavano corazze di modello
diverso entrambe corredate da un ampio mantello. Entrambi reggevano un elmo
sotto il braccio. Il cameraman non era esattamente un mingherlino, eppure era
quasi un nano di fronte a loro. Tanya poteva essere considerata una bambina.
Deglutì, e si avvicinò a loro. Reggendo il microfono, tese una mano. “Molto
piacere!”
Il maschio in corazza blu e
argento ricambiò la stretta, imitato poi dal suo compagno dall’armatura
smeraldina. “Piacere nostro, signorina Veil. Io sono Sir Wulf. Lui è Karnivor.
Saremo le vostre guide.”
Superato l’ingresso, Tanya
entrò in un altro mondo. Per cominciare, c’era l’odore. Quando era alle prime armi, aveva fatto un servizio su un
canile, e ancora ricordava la puzza. Durante il viaggio si era aspettata
qualcosa di simile, invece si trovò immersa in un caleidoscopio di aromi e
profumi dei più diversi tipi, con un retroaroma…secco, paglierino.
“I nostri sensi,” disse Wulf,
toccandosi il naso, “ci permettono di apprezzare meglio le variazioni dei
profumi. Facciamo un ampio uso di sostanze aromatiche.”
“Oh.” Tanya non sapeva da che
parte iniziare. Vide che il povero cameraman aveva lo stesso problema, non
riusciva a puntare la telecamera nello stesso punto per più di sei secondi. Gli
toccò la spalla. “Jack, punta su quelli.”
‘Quelli’ erano un branco di
cuccioli intenti a ruzzare sotto un portico. Gli adulti erano, a livello di
abbigliamento, un calderone di stili: chi vestiva antiche armature, chi era
completamente nudo, chi indossava abiti simili a toghe romane… E le razze: come
i lupi ordinari, ce n’erano di bianchi, castani, rossi dalla criniera nera… E,
sopra tutto, c’era questa allegria.
Parlavano, ridevano, abbaiavano, a gruppi e a coppie… Ma mancavano quelle
espressioni di rabbia o di ferocia che distinguevano l’icona del mannaro.
Ed erano tanti. Pochi, comunque, rispetto alle dimensioni della città, ma non
c’era angolo dove trovarne un branco –già…o si muovevano a coppie, o in branco,
ma non vedeva uno che fosse da solo. “Vedo che siete una…specie sociale.”
“I lupi sono una specie molto sociale,” disse Wulf.
“Già,” annuì Tanya. “Voi siete
mutanti o appartenete proprio ad una razza separata, come lo sono gli
atlantidei o i mutanti?”
“Cominciamo con una
specificazione,” disse Karnivor. “I mutanti sono i membri di una specie che
presentino variazioni specifiche. Anche se alcuni di noi sono mutanti che per
caso hanno fattezze licantropesche, la stragrande maggioranza appartengono ad
un preciso ramo evolutivo separato. E prima che lo chieda, no, i primi di noi
non furono frutto di copule zoofile, non nella millenaria storia registrata.”
“’Millennaria’, ha detto?”
Wulf annuì. “I primi licani
documentati sono menzionati nell’antica Grecia, quando si pensava che bastasse
immergersi nelle acque del lago di Arcadia per trasformarsi. Delle pitture
rupestri parlano di uomini-bestia, e pensiamo che si trattasse di licani o di
figure ispirate dai licani.”
“E a proposito,
“Un’idiozia creata ad arte da
Hollywood,” rispose seccamente Karnivor. “Alcuni di noi si trasformano sotto la
luna piena, ma solo perché sono cresciuti con la convinzione che debba essere
così. Una forma molto potente di autosuggestione, per della gente che fin
dall’infanzia è cresciuta senza altro riferimento che letteratura e cinema.
“Capisco. Ma come mai proprio
ora avete decise di…abitare qui?”
“Perché solo ora la città è
stata terminata,” disse Wulf. “Il Signor Thran, molto sensibile alla nostra
causa, ha deciso di darci un luogo dove vivere in pace con noi stessi. Siamo
solo in quattromila, circa, adesso, ma il nostro numero cresce con i nuovi arrivi,
e presto con i nostri figli.”
“E nella vostra politica di
immigrazione c’è spazio per gli esseri…per le persone, ah…” Tanya si impappinò
sulla gaffe, e lo sguardo assassino di Karnivor non l’aiutò a concentrarsi.
Wulf le sorrise. “Non si
preoccupi, ci capita dalla notte dei tempi. Ad ogni modo, la risposta è no,
almeno per ora. Siamo stati oggetto di persecuzione da sempre, e abbiamo
davvero bisogno per prima cosa di trovare un ordine sociale comune. Dopo
potremo sicuramente pensare a dei vicini senza pelliccia. Senza offesa.”
“Ha menzionato Alexander
Iulius Thran. Ebbene, mi perdonerà se vi chiedo come mai un industriale
dell’alta tecnologia abbia investito simili sforzi per regalare una città a
creature che fino a poco fa erano leggenda. Che accordo c’è, fra di voi?”
“Nessun accordo segreto,”
rispose Wulf. “Il Signor Thran pensava che sarebbe stata una perdita
inestimabile, se la nostra specie avesse raggiunto la soglia dell’estinzione, e
ci ha fornito quanto serve per riprodurci e prosperare, oltre a rinfrescare
radicalmente il nostro patrimonio genetico. Contrariamente alle vecchie
leggende, un nostro morso non trasmette la licantropia come una malattia,
abbiamo sempre bisogno del sesso.”
Tanya ridacchiò, sperando che
il trucco nascondesse il rossore. “Non come i vampiri, quindi?”
Wulf rise. “Quelle sono leggende!”
“Però l’argento non lo è,”
buttò lì lei.
Karnivor scosse la testa. “Con
tutto il rispetto, Miss Veil: se le sparano una pallottola d’argento nel cuore
o nel cranio, lei muore come chiunque altro.”
“La triste verità,” intervenne
Wulf, “è che alcuni di noi si sono comportati in modo esecrabile. Alcuni di
loro erano stati spinti alla follia dall’incapacità di accettarsi per quello
che erano, pensando che la trasformazione fosse il risultato di una qualche
influenza maligna incontrollabile. Una specie di schizofrenia autoindotta.
Altri invece hanno vigliaccamente approfittato della loro condizione per il
piacere di uccidere.”
“Come i Fratelli Lobo?” disse Tanya, ricordando quello che quei mostri
avevano fatto a loro tempo a New York.
Wulf annuì. “Esatto. Ma da
allora sono cambiati, o almeno Carlos è cambiato. La morte del fratello ha
davvero mitigato la sua furia.”
“Parla come se lo conoscesse.”
“Sì. Infatti, lui è qui, come
cittadino di Lykopolis. Ma ve lo farò incontrare, fra poco. Ci sono altre
domande che vorrà farci nel frattempo, immagino.”
Immersa in una specie di
trance da Pulitzer, Tanya disse, “Sì: come vi comporterete nei confronti degli
elementi più instabili?”
“E’ un po’ complicato: essenzialmente,
una nostra squadra speciale, assimilabile ai vostri Vendicatori, ma si occuperà di gestire i singoli casi in accordo
con le autorità locali, nel pieno rispetto delle suddette, ma a patto di potere
estradare qui gli indiziati e gestirli secondo la giustizia dello Zilnawa.”
“Sembra molto complicato.”
“Il maggiore ostacolo sarà
ottenere il mandato e la collaborazione di agenzie di vigilanza come FBI,
Interpol, e così via. Ci auspichiamo una piena collaborazione in nome di un
buon vicinato con la specie che ci è stata fin troppo spesso antagonista.”
Il gruppo arrivò ad un caffè.
“Abbiamo davanti a noi una giornata lunga, e fa caldo.” Wulf indicò il locale.
“Mi creda, non troverà altrove bevande più rinfrescanti delle nostre.”
In effetti, Tanya si accorse
solo in quel momento di avere completamente inzuppato il fazzoletto. Aveva
dimenticato che il clima in quell’oasi gigantesca era più umido che nel deserto
circostante. Anche i suoi anfitrioni avevano cominciato ad ansare, per quanto
cercassero di tenere la bocca aperta il meno possibile. “Penso che
accetteremo.”
L’interno era composto da un
unico salone lungo le cui pareti correvano i banconi in massiccio e nero legno
lucido. Gruppi di tavolini con separé si trovavano agli angoli, riservati ai
clienti che preferivano la forma umana ed agli umani. Al centro, la maggior
parte dello spazio era occupata da una distesa di cuscini su cui sedevano o, a
seconda del caso, si sdraiavano i mannari nella forma intermedia o pienamente
ferale.
Alla vista delle nudità
esposte così numerose e disinvoltamente, Tanya si sentì sicura che il trucco si
stesse sciogliendo, ora. “Um… Come mai così, ah, disinvolti?”
“Gli abiti hanno due funzioni:
protezione, come nel caso mio e del mio compagno, od ornamento o mimesi nella
società umana. Negli eventi sociali come un pasto non è necessario nascondersi
dietro di essi. Flirtare è ammesso, ma l’accoppiamento è severamente vincolato,
le relazioni volatili non sono accettate per ora.”
“Cosa intendete dire?”
“Sembriamo tanti,” rispose
Karnivor, “ma siamo ancora pochi. Non
abbiamo tempo da sprecare per amori fatui, in un branco la cosa fondamentale è
fare figli e proteggerli. Le coppie omosessuali sono quelle che o non possono
figliare o non hanno il permesso perché deputate alla protezione della
cucciolata.”
“Speriamo che un giorno
cambierà, ma per ora ci atteniamo severamente a queste leggi. Chi le viola è un
criminale che può essere bandito.”
Il gruppo si sedette ai tavoli
d’angolo. Tanya sentì su di sé gli sguardi ammirati di diversi esemplari dal
centro della stanza. Doveva sentirsi lusingata o fare una vaccinazione? “Non
potreste essere più elastici e permettere anche ad altre coppie nello stesso
branco di figliare?”
“No,” rispose secco Karnivor.
“Non se si vuole essere sicuri di avere una cucciolata capace di arrivare
all’età adulta con il minimo dei problemi. Se il branco si spacca in tante
cellule familiari, perde coesione, diventa vulnerabile, e le risorse necessarie
devono essere aumentate, a detrimento della capacità di procacciamento.”
“Oh.” Meglio chiudere
quell’argomento. Arrivò provvidenziale un cameriere, umano, o almeno di tale
aspetto, che, fatto un rapido inchino ai due lupi, chiese, “Jokdàr per tutti, signori?”
Wulf annuì. Il cameriere tornò
verso il bancone. “Jo..?”
“Succhi misti di agrumi
arricchiti di aromi molto particolari. Una vecchia ricetta persiana tramandata
dai proprietari del locale.”
Tanya annuì. “Pare buona. E
ora, parliamo di economia. Come vi sosterrete? Su cosa si baserà il vostro
PIL?”
“Quasi
tutti hanno un’istruzione, conseguita nella loro forma umana. E come abitanti
dello Zilnawa siamo dipendenti della Talon Corporation. Prestiamo lavoro anche
nell’artigianato, nel campo della cosmetica come le ho detto… Insomma, il
nostro aspetto non ci impedisce di fare quello che chiunque dovrebbe per
guadagnarsi da vivere onestamente. Lo Zilnawa coprirà alcune spese speciali
fino a quando non saremo in grado di essere completamente autonomi.” Poi si
rivolse alla telecamera. “È nostra speranza che chiunque dei nostri fratelli e
sorelle di branco ci stia ascoltando sappia che qui può trovare un posto dove
ricominciare da zero, senza pregiudizi.”
Edificio del Daily Bugle,
“Glory, dimmi che non lo
sapevi o ti licenzio.”
La redazione del Bugle era
stipata oltre i limiti della geometria euclidea all’interno della più grande
delle sale riunioni. L’aria era satura di fumo di sigaretta a dispetto del
cartello di divieto di fumare, ma francamente erano tutti troppo nervosi per
pensare a farci caso.
Glory Grant sembrava prossima
ad avere un colpo lei stessa, nel rispondere, “No. Le assicuro che anch’io lo
scopro ora, Sig. Jameson.” La donna di colore era quasi bianca per l’emozione.
Si sono rivelati! Pensava, in
piedi accanto a Glory, Peter Parker, che aveva avuto diversi contatti con
svariati licantropi lui stesso. Si sono
mostrati al mondo per davvero, dio! Non sapeva cosa pensare, in un certo
senso era…esaltante, anche se avevano dovuto inventarsi molte menzogne sulle
loro origini. Il mondo poteva ancora digerire i mutanti, ma le creature del
soprannaturale proprio no…
“Parker,” disse J.J. Jameson. L’editore del Bugle parlò senza togliere lo sguardo
dall’intervista in corso. “Tu, Glory e Stephenson andrete immediatamente in
quella città. Noi parleremo con l’ambasciata dello Zilnawa per i permessi. E il
primo di voi che solo pensa ad una scusa per non andare, lo ammazzo.” Non c’era
dubbio, nei suoi occhi c’era una speranza. Speranza che fra quella gente ci
fosse suo figlio John…
Studio legale Nelson &
Murdock
“Signore iddio,” fu il solo
commento che venne in mente a Becky. “Matt, come vorrei che tu potessi vederci. Senza offesa.”
“Non fa niente,” rispose il
celebre avvocato Murdock, le orecchie ben tese. “Mi fai un favore?”
“Sì?” fece l’altra senza
togliere gli occhi dallo schermo.
“Trovami
tutti i casi connessi alla licantropia trattati recentemente nella città e
nella contea di New York, casi mentali inclusi. Credo che presto avremo molto
lavoro in più.”
Roma, Italia
Era raro che il derby
Roma-Lazio venisse interrotto nel mezzo della diretta, e di solito, i clienti
del Caffè Tiburtina non la prendevano per niente bene. Si diceva che uno
scherzo del genere costasse voti, in campagna elettorale.
Questa volta, nessuno disse
un’acca, mentre seguivano il servizio con tanto d’occhi.
Fra di loro, c’era un ragazzo.
Un ragazzo molto speciale, che quasi piangeva di gioia all’idea che forse
poteva davvero cambiare in bene il suo futuro una volta per tutte, che forse c’era una casa per lui.
Nessuno
udì Romeo Doria dire, “Grazie, Signore.”
Sancta Sanctorum del Dottor
Strange e Rintrah, Greenwich Village
“Impressionante,” disse l’ex mago
supremo. “Questa svolta nella loro politica di isolamento può solo volere dire
che si avvicina sempre più il tempo dell’ultima battaglia contro Set.”
“Vogliono rinsaldare
l’Alleanza?” chiese Rintrah, in piedi accanto all’ex-mago supremo.
Incrociando
le mani, Strange annuì. “Viviamo in tempi interessanti, amico mio. Credo che i
draghi aspetteranno ancora, prima di fare la loro mossa, ma ormai il fiume
degli eventi è in moto, e non potrà essere fermato.”
Quartier Generale dei
Vendicatori
“Bene,
bene, se non è una sorpresa questa…” disse Scarlet, intenta ad allattare suo
figlio. Come allieva della strega Agatha Harkness, sapeva bene quale fosse la
vera natura dei lupi mannari. Capiva la necessità di quella piccola bugia, ma
era ugualmente perplessa. Cosa sarebbe successo, adesso? I Vendicatori
avrebbero dovuto inviare qualcuno anche lì…
Eliveicolo SHIELD
“È
un #@ç€$ scherzo, vero?” chiese Nick
Fury, col tono di volere uccidere chi gli avesse risposto. “Cosa **#@秀$€ ha
in mente quel figlio di puttana di Thran!? Voglio ogni occhio ed ogni orecchio
puntato su quella città! Voglio informazioni!
Dovremmo essere la migliore agenzia di intelligence di questo maledetto mondo,
e ci è sfuggita un’intera città in
mezzo al maledetto deserto??? Muovetevi, razza di fannulloni, o a quelle
bestiacce darò in pasto le vostre maledette teste!”
Genosha
Il
potente mutante di nome Magneto sorrise nell’assistere a quel notiziario. Una
simile irruzione in scena poteva portare a dei risultati…interessanti anche per
la sua politica, se si giocava bene le sue carte.
A
Starkesboro, Massachusetts, una televisione rimasta accesa trasmetteva le
notizie ad una stanza vuota. Dalla finestra aperta, il suono del servizio
echeggiava in una strada adornata di case vuote, abbandonate. Il vento faceva
sbattere delle porte e finestre rimaste aperte, creava mulinelli di foglie e di
rifiuti. Un foglio di carta sbatté contro uno dei tanti cartelli di ‘vendesi’
che adornavano ogni singolo edificio.
Una
simile sorte accomunava la comunità di Hinterland, in Australia, la terra delle
nebbie nell’Isola di Muir, e tutte le altre comunità, dalla Grecia all’Europa.
I lupi erano stati grati a Gaea per avere trovato rifugio durante i lunghi
secoli della persecuzione, ma erano radici flebili, il lungo protrarsi di una
situazione forzata, in vista di un giorno come questo…
“Quelle sono il vostro cibo?” chiese Tanya, indicando una vasta area
dove pascolavano mucche e tori di dimensioni da gran premio.
Karnivor annuì. “Ci cibiamo
anche di carne di struzzo, in un allevamento separato. Mi dispiace per i
vegetariani, ma la nostra specie ha veramente bisogno di molte proteine della
carne anche in età adulta. Sono solo i nostri anziani ad averne meno bisogno.
Poiché mangiamo molta carne, ci siamo concentrati nel selezionare delle specie
a grande resa, come appunto bovini e struzzi. Un pollo non sarebbe neppure
considerato uno snack.
Tanya sfoggiò l’ennesimo
sorriso diplomatico. “Per ora passo, mi aspetta un viaggio in elicottero, dopo.
Un’altra domanda, signori: le persone… Voglio dire, gli esseri umani presenti a
Lykopolis, che posizione occupano nella vostra gerarchia?”
“Anche qui, le condizioni sono
variabili: esistono le persone che ci venerano acriticamente e farebbero carte
false per vivere con noi. Ci sono zoosessuali che bussano alla porta pensando a
noi come…be’, può immaginarlo. E ci sono coloro che hanno imparato a conoscerci
durante singole relazioni. Là dove tali relazioni sono rimaste durature, ebbene
quelle coppie sono le benvenute e vengono trattate come pari… Ah, ecco.”
In quel momento, entrò una
coppia. Lei, una donna con un bel pancione, lui un maschio in forma intermedia.
Fu come se fosse entrata una coppia regale. Per qualche istante, non volò una
mosca. Tutti, umani e mannari, fissarono i due con solennità e ammirazione.
“Lei è una donna, e aspetta un
figlio da…lui?”
Wulf annuì. “Due, per la precisione.
La famiglia di lei l’ha rinnegata, quella di lui l’ha accolta sotto la sua
ala.”
“Wow. Quindi, le nostre specie
sono compatibili.”
“Esatto. Ma per quanto
riguarda la nostra politica di immigrazione verso gli umani, siamo per ora
costretti ad una rigida selezione. Anche se abbiamo molto spazio, adesso,
contiamo di colmarlo, e non vogliamo dei conflitti intestini per il territorio
quando il numero dei nostri simili aumenterà. Cerchiamo di pensare con
prospettive generazionali, ma non intendiamo comunque essere del tutto chiusi,
ripeto, agli umani che vorranno venire ad abitare da noi permanentemente. I
turisti, invece, sono sempre benvenuti.”
Tanya scosse la testa. “Be’,
e…come intendete proteggere tutto questo? Insomma, avete una polizia? Un…esercito?”
“Siamo protetti dalle forze
dello Zilnawa,” le ricordò Wulf. “E, come le abbiamo detto prima, disponiamo
tuttavia di un gruppo di licantropi potenziati il cui scopo è difendere i
nostri simili nel mondo e proteggere specificamente questa città da eventuali
minacce esterne. Prego, vuole conoscerli?”
“Mia
alfa,” dissero all’unisono Wulf e Karnivor chinandosi su un ginocchio in
ossequio. Tanya non vide in quella femmina e nel maschio al suo fianco che
potesse spingerla a fare altrettanto. Anzi, lei era, per dimensioni, di poco
più robusta e alta di Tanya. Ed era incinta.
Istituto Xavier di
Istruzione Superiore, Westchester County
“Guarda! Quella è Rahne!” Uno dei giovani studenti
riconobbe subito la licantropa che aveva militato nelle file dei Nuovi Mutanti
e in X-Factor.
“È incinta!” esclamò un’altra
Charles Xavier, in
videoconferenza con Moira McTaggart sorrise alla vista della sua ex-allieva al
fianco di un fiero maschio dal pelo nero e bianco. “Che ne dici, Moira?”
La scienziata era quasi in
lacrime. “Non speravo più di vedere quella pancia gonfia, Charles. La nostra
bambina è davvero cresciuta.”
Anche
Roberto Da Costa, in arte Sunspot, si strofinò discretamente gli occhi.
“Cavolo, se non mi nomina padrino pianto un casino che mi sente!”
“Ma
piantala!” Sam Guthrie, noto come Cannonball, gli diede una pacca sulla schiena
che lo fece vacillare. “Non aveva occhi che per te, quando eravamo tutti
insieme, e tu niente! Sei solo invidioso.”
“Sono felice di conoscerla,
Miss Veil.” disse la femmina, tendendo una mano. “Sono Wolfsbane, ma può chiamarmi Rahne.”
La donna la strinse. “Accento
scozzese..?”
“Aye. Sono nata e cresciuta
nell’Isola di Muir, e sono una mutante.” Indicò il maschio. “Lui è mio marito, Jon Talbain. Insieme, siamo i capibranco
del Power Pack, là dove Sir Wulf e Karnivor sono la coppia beta, i nostri vice
per così dire. Venga, le presento gli altri.
La presentazione non fu una cosa breve. Tanya si era
aspettata sei o sette elementi, come i Vendicatori. Invece, si trovò a doversi
ricordare i nomi di altri venti
elementi, fra cui proprio Carlos Lobo in persona! Ed alcuni di loro mettevano
decisamente i brividi, come quel Fenris, incarnazione del licantropo selvaggio,
o quel pazzesco Hoarfen, che per metà sembrava davvero fatto di ghiaccio… “Quindi,
voi siete il Power Pack, i superlupi per così dire…” Si accorse del crocefisso
che brillava al collo di Pleias. “Lei è cristiana?” Ecco un’altra cosa
interessante per i telespettatori. Jack zumò sul monile.
La giovane femmina annuì. “Sì.
Cattolica, e la mia alfa è battista. Sono stata tirata su da un ordine di
suore, ma anche se loro erano bene intenzionate, sono stata quasi uccisa per
via della mia natura. Questa gente mi ha salvato, e ora sono a casa, ma non ho
perso la mia fede. Vorrei solo che si capisse che siamo anche noi figli di Dio,
non del Diavolo. È il pregiudizio il vero frutto del male.” Parlò in fretta,
con quel nervosismo tipico di chi si trovava a disagio con le telecamere. Gli
spettatori l’avrebbero adorata, così cucciolosa!
“Molte grazie, signorina
McCarthy. Però mi sono stati mostrati altri…luoghi di culto, molto interessanti
fra l’altro.”
Pleias annuì. “Ho scoperto che
i licantropi in generale sono seguaci del Culto
di Gaea, che mescola il naturalismo professato da alcuni Wiccani alla loro
storia di guerrieri per la difesa di madre terra. Ha ragione, si tratta di un
culto molto bello.”
Tanya si rivolse a Talbain.
“Da capobranco, quali sono le minacce che possono richiedere l’uso di una
simile forza combattente?”
“Non tanto le minacce in sé,”
rispose Jon “Quanto la loro diffusione. Ci sono persone anche dotate di
superpoteri che saranno pronte a colpirci. Ci sono fanatici, folli… Insomma, le
stesse categorie di persone che senza ragione che l’odio farebbero del male ai
mutanti.”
“E fino a che punto siete
pronti ad arrivare?”
“Come Zilnawani, non possiamo
certo muovere guerra a una nazione se un suo cittadino uccide uno dei nostri,
ma in tale caso faremo di tutto per ottenere che
il Power Pack possa estradare i colpevoli qui e processarli. Chiederemo alle
Nazioni Unite un permesso, simile a quello concesso per i Vendicatori, perché
questo branco possa liberamente muoversi attraverso i confini per vigilare sui
nostri simili senza prendere altra iniziativa che sia puramente difensiva.”
“Immagino che sarà un
dibattito molto interessante.” Tanya si asciugò la fronte. “Come mai erigere
una città proprio qui? Insomma, anche voi sentirete un gran caldo, no?”
“Non è il clima più
confortevole,” rispose Rahne. “Però la nostra pelliccia funge da isolante, come
fanno i mantelli dei beduini, senza contare che le abitazioni sono moderne e
bene isolate. Inoltre, siamo vicini al luogo dove sorgeva la vecchia Lykopolis,
per noi è come trovarci in un luogo sacro. Ha visto il nostro cimitero?”
Tanya annuì. Quasi perdeva il
conto di quello che aveva visto in quella frenetica mattinata, Ad essere
onesta, solo ora stava cominciando ad accorgersi di essere stanca.
“In un suo settore vi sono
sepolte le mummie dei licantropi e dei loro lupi, che combatterono per il
faraone Amaon. Le abbiamo trasportate qui col permesso delle autorità
egiziane.”
“Capisco. Be’, è stata una
prima intervista molto interessante, ma il tempo a mia disposizione per oggi è
scaduto. Spero di potervi incontrare di nuovo per nuovi approfondimenti.” Tese
la mano a Rahne, che ricambiò decisa.
“Speriamo sinceramente di
rivederla fra noi. E’ stato un piacere, Miss Veil.”
“A questo punto, non resta che
aspettare la prossima mossa del nemico,” disse Rahne, quando la giornalista fu
andata via. “La segretezza della nostra esistenza era l’ultimo punto debole a
cui Thulsa Doom poteva appoggiarsi.
Ora i suoi messi umani dovranno dichiarare guerra allo Zilnawa se vorranno
attaccarci, mentre noi potremo muoverci più liberamente. Karnivor?”
Il lupo figlio degli
esperimenti dell’Alto Evoluzionario mostrò un ghigno feroce. “I nostri votati
alle Nazioni Unite sono pronti, e io li…aiuterò al momento giusto. Non dovrebbe
essere difficile avere quel permesso in men che non si dica.”
“Ottimista,” commentò Maximus
Lobo. Come sempre, al suo fianco stava il giovane Scratch. “Gli ingranaggi
politici sono più duri da muovere di quanto pensi. Inoltre, dovrai stare molto
attento a non incappare in qualche agente di Set. Se ti colgono in flagrante,
le nostre PR vanno a farsi benedire.”
“O forse no,” commentò
Talbain. “Anzi, cogliere loro in
flagrante presenza potrebbe tornare a nostro vantaggio per le pubbliche
relazioni… Rahne?”
La licantropa scozzese aveva
lo sguardo profondamente preoccupato. “ Jon le accarezzò le spalle. “So che è
una decisione difficile, ma sai che è la sola.”
Lei annuì. Dio, quasi non si
riconosceva più: simili mezzi andavano contro ogni insegnamento del Professor X
e di Moira! Aveva voglia di urlare, ma qual’era l’alternativa? La sua
gravidanza era ripresa, il che significava che entro il giorno del parto Set
avrebbe scatenato le sue forze nell’ultima battaglia. Jon aveva ragione, non
c’era altra scelta, occorreva bruciare le tappe. Il Popolo Lupo doveva essere
difeso ora più che mai, e la strategia di unificarlo ed uscire alla luce del
sole era sua in fondo. “Il secondo problema da affrontare seriamente, come
detto in quell’intervista,” disse Rahne, una volta ritrovato il controllo, “è
quello dei bloodstalkers. Per questo
il Consiglio si è dato da fare per aumentare il numero del branco. Nina?”
Nina Price, la licantropa
bianca cugina di Jack Russell, folta e robusta come una lupa artica, disse,
“Attraverso i miei contatti, posso darvi una prima lista di quei pazzi
assassini.”
“Molto bene. E tu, Fera, stai
bene?”
“Sto bene,” annuì la figlia di
K’un Lun. “Mi sento…completa, ora che il Consiglio dei Draghi mi ha dato la sua
benedizione[i].”
“Ora sei l’incarnazione dell’Alleanza,”
disse una donna, emergendo dall’ombra. Era
Fera chiuse un pugno e fletté
un braccio. Una spirale serpentina scorse lentamente dal pugno lungo il braccio
e poi giù per il corpo. “È stato come rispondere ad una chiamata, come se
dovessi averlo. Ha a che fare con quello che mi ha fatto il mio vecchio
padrone?” quasi sputò la parola.
La donna annuì. “Shirrara era
la sposa del Re Drago quando questi era giovane e volle vivere per un po’ fra
gli umani. Quando dei cacciatori la uccisero, lui distrusse per vendetta la
loro città senza distinguere innocenti da colpevoli e per questo ne fu
maledetto. Ma prima di doversi allontanare dal regno degli uomini, il Re Drago
diede ordine a un branco di lupi di vegliare sul corpo di Shirrara, e a loro
diede il suo potere perché non fallissero. I discendenti di quei lupi portano
con sé un po’ del potere del drago. Khan ha percepito quel potere in te, per
questo ti ha scelta per portare il sigillo.”
“Credevo che fosse il potere
di Shou Lao quello che ho ricevuto[ii]. E lui non
è certo il Re Drago.”
“Si tratta di un altro drago,
più antico, uno degli ultimi guerrieri che parteciparono alla prima guerra
contro i messi di Set.” Poi si rivolse a Rahne. Le si avvicinò e l’abbracciò.
Era raro che quella donna si abbandonasse ad una simile manifestazione di
affetto, anche se era una persona molto gentile d’animo.
Guardando la lupa negli occhi,
Rahne annuì debolmente.
“Perché proprio i miei figli sono così importanti?” Avrebbe voluto aggiungere
che certe volte aveva voglia di fuggire con il suo compagno in una foresta e
partorirli in santa pace, lontano da tutto…
La donna scosse leggermente la
testa, continuando a sorriderle benevolmente. “Lo capirai quando giungerà il
momento, te lo prometto. Sappi che essi non saranno difesi solo dal tuo branco,
di più non posso dirti.” Detto ciò, l’abbracciò una seconda volta, le diede un
bacio sul naso e si allontanò quietamente. Era stato un peccato non presentarla
alla giornalista, ma la sua presenza avrebbe significato dovere spiegare
dell’esistenza di Set e del mondo di dèi, maghi e mostri soprannaturali…
“Cerchiamo di stabilire quale
sarà la prossima strategia,” disse Wolfsbane. “Abbiamo l’iniziativa e dobbiamo
mantenerla. Quali potrebbero essere i prossimi bersagli di Thulsa Doom, a
questo punto?”
“I votati e i nostri alleati,”
disse Maximus Lobo. “Dei secondi, ad essere in pericolo maggiore saranno gli
umani senza poteri, quelli indifesi alla vendetta del sacerdote di Set*!*” non
fu solo lui ad accorgersene. Fu come se l’aria fosse diventata elettrica,
toccando ogni loro nervo scoperto. L’intero Pack drizzò il pelo del collo, e
più d’uno ringhiò pericolosamente. Era una sensazione che conoscevano bene,
quella che causavano proprio il maledetto Doom o i suoi emissari! Erano vicini!
Era naturale che la capitale
dei licantropi fosse protetta non solo da armi ad alta tecnologia, ma
soprattutto da barriere mistiche. Molti licantropi erano versati nelle arti
arcane, e con l’aiuto delle più sperimentali delle tecnologie della Talon, la
città era invulnerabile alla maggior parte degli attacchi mistici orditi dai
mortali.
Il branco al gran completo si
materializzò in prossimità del punto dove lo stolto aveva tentato di sfondare
la barriera. Si erano aspettati qualcuno abbastanza potente da tentare quella
sciocchezza, invece di una figura femminile ridotta in fin di vita, il corpo
martoriato da mille ferite, così debole da riuscire a stento a sollevare il
busto.
Una figura, tuttavia,
familiare a chi aveva fatto parte della prima incarnazione del branco. Una
figura che quasi aveva ucciso lo stesso Jon Talbain.
La figura di Faidara, uno dei nove Alti Generali di
Thulsa Doom! La donna fissava con sguardo implorante dal suo unico occhio buono
i lupi ringhianti pronti ad ucciderla. “Vi…prego… Aiu-aiutate…mi.” Poi svenne.