PROLOGO: Phoenix, Arizona
Divide et impera, recita un
antico motto. Dividi e conquista.
I Rangers, un gruppo di dieci
superumani, ha saputo difendere efficacemente la loro area, compresa nel
sud-ovest degli Stati Uniti, grazie soprattutto alla forza del loro numero ed
alla loro coordinazione.
Questa notte, un altro
supergruppo, i Desert Razers, i Devastatori del Deserto, ha attaccato i Rangers
individualmente, prendendoli di sorpresa, senza risparmiare le forze. La
strategia del leader di questi supercriminali, i cui nomi ricalcavano quelli di
antiche, quanto infami, glorie del vecchio west:
Ø
Ursa, un
nativo cresciuto fra i grizzly, aveva preso di mira Red Wolf e il suo lupo, Lobo nelle strade della città.
Ø
Il Coguaro,
un uomo-felino che del leone di montagna ricalcava l’aspetto, si stava battendo
contro il guerriero tribale Puma
nell’edificio che faceva capo alla Fondazione Fireheart per l’Assistenza ai
Rimpatriati.
Ø
Il Dottor Pericolo e Uragano si erano scelti Texas
Twister e Shooting Star presso un cinema in città.
Ø
Una donna con
indosso un costume meccanizzato che rispondeva al nome di Corvo Rosso aveva attaccato Corvo
Nero nel QG della Arizona Special Police, di fronte all’esterrefatto capo
della ASP, Jack Ironhoof.
Ø
Il capo del
gruppo, Iron Mask, aveva attaccato
personalmente Raptor il Rinnegato in
casa propria.
Ø
Il colossale
nativo Quercia Torreggiante si era
scelto il navajo Aquila Americana,
presso la base in ricostruzione dei Rangers, a Chilada.
Ø
Sempre alla base,
non stava andando meglio neppure per Phantom
Rider, Firebird e Johnny ‘Coyote’ Cash.
I primi due erano stati abbattuti dal sinistro Devil Rider e dallo sciamano Stella
Fiammeggiante. Il terzo, mentre la base stessa era sotto l’attacco del Totem Vivente, stava lavorando
disperatamente all’unico mezzo che potesse cavarli fuori da quell’impiccio…
MARVELIT presenta
RANGERS
Episodio 26 - Verso la Discronazione
Phoenix
Red Wolf lo sapeva bene: un
orso poteva essere più veloce di quanto la sua mole suggerisse, e quando
colpiva il suo attacco sapeva essere devastante!
“Vigliacco! Combatti invece di
fuggire!” ruggì Ursa, brandendo un massiccio tomahawk.
Ma l’avatar vivente del dio Owayodata, che dall’inizio dello scontro
si era tenuto ad una rispettosa distanza dal guerriero-grizzly, non stava
affatto fuggendo. No, lui stava studiando
il proprio avversario, i suoi movimenti, le sue tattiche…e capì che Ursa non
possedeva alcuna finezza, in tale senso. Ursa bramava solo lo scontro diretto.
Wolf lanciò un’occhiata al suo
compagno d’avventure, Lobo. Nonostante l’evidente disparità di forze, il lupo
rosso stava tenendo a bada abilmente il grizzly di Ursa, stuzzicandolo quando
serviva, scartando appena la bestia si muoveva... Ma non era quella la vera
preoccupazione di William Talltrees, mentre osservava la folla che si stava
radunando alle finestre e ai tetti. Uomini e donne, che fossero bianchi o
nativi, incitavano rumorosamente il Cheyenne con eguale entusiasmo. Red Wolf
sperò solo che nessuno di loro decidesse di… No!
Come temeva, un uomo aveva
tirato fuori un fucile da caccia, e ora stava mirando al grizzly! E se per
errore colpiva Lobo…
Battaglia o no, Red Wolf non
avrebbe perso un altro suo compagno! Dimentico di Ursa, il guerriero scagliò la
sua staffa con mirabile precisione e fermezza.
Il fucile fu colpito proprio
nel momento in cui il suo proprietario premette il grilletto!
Il proiettile si piantò nel
suolo in mezzo all’orso e al lupo, che fecero un salto all’indietro
all’unisono.
“Wolf, attento!” urlò una donna. Lui fece solo in tempo a voltare la testa…prima
di venire colpito alla schiena dal tomahawk! La forza dell’impatto lo
scaraventò a terra.
Lobo, dimentico del suo
avversario, si parò fra il suo compagno e Ursa, nella cui mano era appena
tornata la sua arma. Ursa rise. “Ancora vivo, eh? Resta lì, allora, mentre
prima uccido il tuo fedele amico.”
Red Wolf si sentiva la schiena
bruciare. Il tomahawk lo aveva colpito con l’affilata lama, e avrebbe
effettivamente potuto ucciderlo, se non fosse stato per la veste di pelliccia
di lupo sacro, donatagli dallo stesso Owayodata. Quella pelle era
indistruttibile, se portata da uno spirito puro…
Ursa andò all’attacco,
fiancheggiato dal grizzly.
Con un latrato, Lobo scattò in
avanti, verso l’uomo.
Red Wolf tese la mano verso la
sua staffa, e questa, animata di vita propria, schizzò verso di lui.
“Muori!” urlò Ursa…e in quel
momento, invece di attaccarlo, il lupo gli passò fra le gambe! Ursa, spinto
dalla propria inerzia, vacillò goffamente e cadde in avanti…
Il piede del guerriero
Cheyenne gli si piantò nello stomaco, togliendogli il fiato. Ursa rovinò a
terra. Lobo approfittò dello smarrimento del grizzly per attaccarlo, e gli
piantò le zanne nel collo! Quella battaglia distrasse Wolf per un attimo…
…e Ursa ne approfittò. Si
rialzò rapidamente e si preparò a colpire il suo nemico nella zona scoperta del
fianco…
Ma il tomahawk finì solo con
l’incontrare la staffa mistica!
I due avversari rimasero così
per qualche secondo, i muscoli tesi allo spasimo. Per un attimo, sembrava che
il figlio degli orsi dovesse prevalere…poi, con una mossa a sorpresa, Red Wolf mollò
un calcio al ginocchio dell’altro! Contemporaneamente, approfittando del dolore
e dello smarrimento di Ursa, usò la staffa per strappargli il tomahawk di mano.
Subito dopo, concentrò tutte le sue forze in due colpi, il primo diretto alla
bocca dello stomaco, il secondo al mento, facendo scattare la testa
all’indietro.
Il tomahawk di Ursa terminò la
sua parabola piantandosi a terra. Ursa rimase in piedi ancora un paio di
secondi, con l’espressione imbambolata…prima di crollare a faccia a terra.
Mentre la folla scoppiava in
un grido di giubilo, il grizzly, che perdeva sangue dal collo, si portò accanto
al suo compagno, per poi ergersi sulle zampe in posa minacciosa a difenderlo.
Lobo arretrò, ringhiando, ma non infierì. Lo stesso Red Wolf lasciò che
l’animale si caricasse l’uomo sulle spalle… Di più, il Cheyenne si avvicinò
alle pattuglie di polizia, tirando fuori dalla cintura il distintivo della
Arizona Special Police. “Non toccateli. Lasciateli andare.”
I poliziotti avrebbero avuto
parecchio da dire, almeno a giudicare dalle espressioni, ma obbedirono.
“E li lasci andare così?” urlò
qualcuno.
Senza
voltarsi, continuando a fissare il grizzly portarsi via l’uomo, Red Wolf annuì.
“Era una questione personale. Non siete mai stati in pericolo… Ora andiamo,
Lobo!” e corse in direzione di un altro teatro di battaglia -era stato
distratto fin tro*
Con
non poco stupore dei presenti, a quel punto Ursa, il grizzly, Red Wolf e Lobo scomparvero.
Ci erano voluti cinque mesi
per rimettere in sesto quella zona della città, ed ora due pazzi stavano
facendo del loro peggio per buttarla giù!
Gli originali Uragano e Dottor
Pericolo non sarebbero mai stati all’altezza dei loro avversari, ma queste
moderne versioni erano davvero degne del loro nome. Uragano generava venti
spaventosi. Il Dottor Pericolo controllava il magnetismo…
Era esattamene per questa
ragione che Drew Daniels e Victoria Star avevano deciso di scambiarsi gli
avversari, piuttosto che affrontarli sul loro terreno. Una scelta poco sensata?
Almeno così l’aveva pensata Uragano, prima di scoprire che quella donna
maledetta sapeva cavalcare i venti come se fosse la cosa più naturale del
mondo!
“Tesoro,” disse Shooting Star.
“Facevo di questi trucchi da molto prima che tu indossassi il costume. Ora,
perché non ti arrendi e basta?” E lanciò una nuova raffica di laser dalle unità
ai polsi.
I colpi non andarono a segno,
solo grazie al fatto che lui la stava tenendo abbastanza destabilizzata da
impedirle di mirare bene… Per il resto, non stava andando niente bene! “Cazzo!
E meno male che doveva essere facile!”
Al Dottor Pericolo non stava
certamente andando meglio. I suoi tentativi di domare Texas Twister con i
poteri magnetici erano stati frustrati dall’aura di energia del texano.
“Non mi capita spesso di usare
la mia radioattività,” disse Twister. “Ma questo è uno di quei casi in cui ci
godo pure, figlio di &%$£! Ti rendi conto di che casino avete combinato,
eh!?”
L’altro le aveva tentate
tutte, dalla pura energia ai detriti, ma era tutto inutile: semplicemente, non
era preparato contro quell’avversario… “Iiih!” si fermò di colpo, quando il
corpo di Uragano gli piombò dall’alto, davanti ai piedi.
Shooting Star gli atterrò
davanti un attimo dopo. Indicando il criminale inerte, disse, “Cercavi questo?”
Il poveretto, pallidissimo,
gli occhi serrati, sollevò le mani. “Mi…mi arrendo… Per favore, non mi fate
male…”
Passarono
i secondi, poi un minuto, senza che succedesse alcunché.
E
nulla più sarebbe successo.
Perché
tanto i criminali quanto i tutori della legge erano scomparsi.
Edificio della Fondazione
Fireheart
Una finestra andò in frantumi,
sotto l’impatto di un corpo scagliato con forza.
Nella cascata di frammenti che
seguì, il corpo di una creatura a metà fra l’uomo e il felino riuscì a
trasformare agilmente la caduta in un morbido atterraggio…
L’essere che si faceva
chiamare Coguaro osservò una silhouette simile alla propria stagliarsi contro
il disco lunare, gli artigli spianati.
Inutile cercare di
allontanarsi. Il Coguaro aspettò fino all’ultimo istante, apparentemente
offrendosi come bersaglio per il suo avversario…trasformandone poi l’attacco,
invece, in una contromossa per gettarlo a terra!
Ma l’altro non era da meno,
quanto a forza ed agilità; e così, il guerriero di nome Puma fece una capriola
e si rimise in piedi. “L’ultimo Coguaro di cui mi ha parlato il mio sensei era solo un bianco in costume. Da
dove hai preso il tuo potere ed il tuo aspetto?”
I due esseri si fronteggiarono,
tesi, semiacquattati, compiendo un cerchio. Il Coguaro sorrise. “Noi
Devastatori siamo tutti discendenti
dei criminali di cui portiamo il nome. Quanto al potere che abbiamo ricevuto,
be’, diciamo che per ora resta il nostro piccolo segreto.” E così dicendo,
saltò addosso a Puma.
“Idiota!” ruggì questi, e si gettò in avanti ad incontrarlo
frontalmente.
Quando le due figure si
scontrarono, ci fu un bagliore accecante che trasformò brevemente la notte in
giorno…
Poi,
quando la luce si estinse, di Puma e del Coguaro non era rimasta traccia
alcuna.
È la regola d’oro per ogni
guerriero: la sorpresa vale solo fino a quando la si può sfruttare appieno.
E la donna che si faceva
chiamare Corvo Rosso non sembrava affatto intenzionata a seguire tale regola.
Si era preoccupata di presentarsi distruggendo l’ufficio di Jack Ironhoof, ed
ora si era messa a giocare al gatto e al topo con Corvo Nero, inseguendolo per
i cieli di Phoenix. Lo sciamano, consapevole dei rischi di uno scontro in
un’area civile, per quanto ancora scarsamente popolata, aveva assunto la forma
del suo totem, un enorme corvo nero. Predatore e preda avevano appena lasciato
i confini della città, quando il corvo compì una brusca virata…e si trasformò
in una potente folgore!
Corvo Rosso sollevò le
braccia, incrociandole davanti a sé…e deviò la saetta!
Il fulmine si trasformò in una
nuvola oscura, per poi tornare alla forma dello sciamano. “Sei la prima che
riesce a sopportare il mio massimo attacco. Le mie congratulazioni.”
Corvo Rosso si mise davanti al
suo avversario. “Posso essere una donna bianca, Corvo Nero, ma sono anch’io una
sciamana. Ho appreso i segreti del primo Corvo Rosso, mio antenato, dai suoi
scritti, e li ho adattati alla tecnologia moderna, mescolandoli alle sacre arti
dei grandi spiriti.”
La voce di Corvo Nero si fece
minacciosa. “Hai commesso un atto di depravazione,
mescolando gli spiriti alla fredda scienza, per giunta per fare rivivere un
mito del male.”
La donna fece spallucce.
“Bisogna guadagnarsi da vivere in un modo o nell’altro. E ora, preparati ad
incontrare il Grande Spirito!” pannelli si sollevarono dalla superficie
dell’armatura, rivelando altrettanti piccoli lanciamissili! “Eccoti un po’ di
scienza!” E fece partire la letale raffica.
Corvo Nero fece compiere un
arco alla sua staffa, e la nuvola nera tornò a materializzarsi intorno a lui. I
missili la penetrarono un istante dopo, e la nuvola ribollì di altrettante
esplosioni.
Dietro la visiera di cristallo
chiusa nel becco spalancato dell’elmo, la donna socchiuse gli occhi. “Troppo
facile, ovviamente. Cosa hai in mente, sciamano?”
Lo scoprì l’istante
successivo, quando qualcosa la colpì con violenza allo sterno! Un altro colpo
seguì velocissimo ai fianchi, poi al collo… E gli attacchi si moltiplicarono. I
sensori dell’armatura percepivano la presenza di Corvo Nero, ma non riuscivano
a metterlo a fuoco. Corvo Rosso poteva solo raggomitolarsi per proteggersi da
quell’assalto. “Ma da quando quel maledetto ha acquisito la
supervelocità…ARRGH!”
Improvvisamente, la staffa si
era come materializzata dentro la sua spalla! Dallo squarcio nel metallo
sprizzavano scintille e sangue.
Dietro di lei, Corvo Nero, ora
perfettamente visibile, disse, “La magia del Grande Spirito è dalla mia parte. E l’ho usata per rallentare
il tempo. Da quel momento, la tua sconfitta era segnata.”
Per quanto dolorante, Corvo
Rosso…sorrise. “Questo rimane da vedersi.”
Ed
entrambi scomparvero
Chilada
Il pugno calò con violenza al
suolo, scavandoci un piccolo cratere, sollevando una pioggia di detriti.
L’uomo che avrebbe dovuto
ricevere quel colpo, Aquila Americana, si rimise velocemente in piedi dopo
essere rotolato via.
L’uomo che aveva eseguito
l’attacco, il gigantesco Quercia Torreggiante, sembrava decisamente
infastidito. “Di solito, le mie vittime rimangono a terra.”
“Se sei abituato a batterti
contro i deboli, ti credo,” rispose il Navajo.
Quercia si chinò a terra.
Afferrò saldamente un enorme masso, e lo sollevò sulla sua testa. “Ti sbagli.
Sono abituato a vincere!” e scagliò
con forza quel masso contro il suo avversario.
Aquila sollevò il pugno e
colpì la roccia, facendola a pezzi…ma così facendo, troppo tardi si accorse di
avere commesso un errore! Anche se solo per un attimo, la nuvola di detriti lo
accecò…E Quercia Torreggiante scelse proprio quel momento per piombargli
addosso come un treno in corsa!
Aquila Americana si ritrovò
senza fiato, mentre veniva spinto contro una roccia. Tale fu l’impatto, che vi
si ritrovò piantato. “Forza e intelligenza!” disse Quercia Torreggiante, mentre
calava il primo pugno sul suo nemico. “Non trovi che siano grandi qualità,
quando le si sfrutta bene, eh?” e rise, e rise ancora, mentre colpiva
ripetutamente con tutta la forza che aveva…
La risata si trasformò in un
urlo lacerante, quando una fiammata
lo colpì alla schiena! Il nativo si inarcò per il dolore, per poi cadere
pesantemente a terra, le carni ustionate e fumanti.
Non era abitudine di Firebird
attaccare a tradimento un nemico…ma questa era letteralmente questione di vita
o di morte. “Jason!”
La donna atterrò accanto al
corpo di Jason Strongbow. Durante la sua carriera di assistente sociale, Bonita Juarez aveva fatto ampia esperienza
come infermiera…e non le piacque affatto quello che vide. C’era di tutto, da
una commozione cerebrale a costole rotte. Aveva bisogno di un ospedale e
subito!
E sapete qual’era l’ironia in
tutto questo? Che ce lo avrebbe portato…ma non dove pensava.
Perché
lei, Aquila Americana e Quercia Torreggiante svanirono.
“Le percepisci anche tu?”
chiese Devil Rider, spettrale e demoniaca figura brillante di luce propria in
sella al suo luminescente destriero.
Il suo antagonista, Phantom
Rider, a cavallo del suo destriero fantasma, Banshee, annuì istintivamente. E
il suo timore superò il dolore causato dai proiettili mistici dell’altro.
“Forze potenti. Stanno alterando il tessuto dello spaziotempo a livelli
impressionanti. Cosa ne sai?”
“Non è opera nostra.” Il
cavaliere rinfoderò le proprie armi nel cinturone. “Intendevo sconfiggerti in
modo onorevole. Ma deve riguardare solo noi, senza interferenze.”
“Cosa intendi fare?”
“Aspettare. Qualunque cosa
stia succedendo, sta per investirci. I nostri problemi dovranno aspettare…a
dopo.”
Fu
profetico.
La base dei Rangers fu
risparmiata da ulteriori attacchi dei componenti del Totem Vivente, quando
questi scomparve a tutti gli effetti.
“Non capisco,” disse l’ologramma
di Jason Dean, l’intelligenza artificiale racchiusa nella base. “Non vi sono
tracce di teletrasporto, nessun dispositivo schermante, nessuna traccia energetica.
Johnny, ho bisogno di te per…” fu a quel punto che i suoi sensori se ne
accorsero. Si voltò, ma Coyote Cash era scomparso…e con lui la sua ultima
invenzione.
“Davvero
interessante.”
Phoenix
Un errore ricorrente nel
scegliersi l’avversario consiste nel credere che l’aspetto fisico faccia la
differenza.
Specificamente, un aspetto
animale tende a dare l’idea di avere a che fare con un bruto incapace di
organizzare un combattimento efficace.
Iron Mask aveva appena
scoperto la portata del suo errore.
Il tetto della casa esplose,
mentre Raptor schizzava nel cielo come un missile. Stretta fra la sue braccia,
stava la figura in armatura del capo dei Devastatori. In quella stretta, l’uomo
era ridotto come una minuta bambola per il divertimento del suo avversario.
Quando Raptor fu abbastanza in
alto che Phoenix sembrava un villaggio-giocattolo, afferrò Iron Mask per la
gola, ed iniziò a stringere senza pietà, con una forza sufficiente a piegare
l’acciaio. “Mi hai dato del mostro, del bruto…proprio tu che hai osato mettere in pericolo la mia famiglia, mio figlio!”
Teoricamente, a quel punto, la
testa di Iron Mask avrebbe dovuto saltare via come un tappo dal collo di una
bottiglia… Invece, le sue mani metalliche si chiusero veloci sul polso di Raptor…e
una scarica di elettricità percorse il suo corpo! Ci sarebbe voluto ben altro
per uccidere il rettiliano, ma l’improvviso shock lo spinse a mollare la presa.
“Ammetto di averti
sottovalutato, bruto,” disse l’uomo. “Ma tu farai meglio a non fare altrettanto
con me: sarai forte ed immune al calore, ma non invincibile!”
“Come fai a sapere queste
cose? Chi sei?”
Iron Mask fece un inchino
portandosi una mano allo sterno. “Solo un avversario che preferisce studiare le
sue prede prima di colpire. Avevo calcolato che questo primo attacco potesse
non ottenere il successo sperato, ma avevo bisogno di apprezzare le vostre…potenzialità,
prima.”
“E credi che ci sarà un
‘poi’?” fece Raptor, per poi spalancare la bocca e vomitare un torrente di
fuoco!
Le fiamme investirono
implacabili la figura di Iron Mask…ma quando si estinsero, lui era ancora lì,
senza neanche una scottatura. “Tutto qui?”
“A dire il vero, no!” Raptor
si gettò in avanti, i pugni saturi di fiamme, e sferrò il suo miglior colpo
alla testa dell’umano. Poteva non spezzargli il collo, ma stordirlo*
Invece, per poco non si ruppe
lui la mano.
L’uomo rise. “Armatura di
adamantio, costume di carbonadio, bruto. Le tue probabilità di battermi sono
pari a zero!” Sollevò le mani, ed emise un doppio colpo di raggi repulsori!
Intuendo le sue intenzioni,
Raptor incrociò le braccia a mo’ di scudo… E, invece, furono le sue ali a essere colpite e squarciate!
“Come volevasi dimostrare,”
commentò Iron Mask, osservando il rettiliano cadere inerte,a vite, verso il
suolo.
Dentro il corpo della creatura
vecchia di milioni di anni, la mente di Jonaton Earthgreen lavorava
freneticamente. Per cominciare, si impose di non cedere al panico: se non
poteva impedirsi di cadere, doveva almeno fare in modo di sopravvivere
all’impatto!
Studiò attentamente l’area
sotto di lui…e vide la sua unica chance. Piccolissima, ma sempre meglio che
niente: l’impianto polisportivo comunale, dono della Fondazione Fireheart.
Janet Napolitano, la Governatrice dell’Arizona, non solo aveva accettato con
gratitudine il dono, ma si era prodigata per renderlo attivo fin dal trasloco
della prima famiglia: voleva dare un’impressione di efficienza e di accoglienza
della ricostruita città. Evviva la
politica!
Anche se gli faceva un male
assassino, Raptor stese le ali e mosse il corpo quel tanto che bastava per
dirigersi verso il padiglione della piscina. Il tetto era rinforzato, così come
ogni altra struttura, dopo che la città era stata letteralmente rasa al suolo[i]…ma
quello era il minore dei problemi, se solo fosse riuscito a deviare la caduta
verso la parete a vetri.
E così fu. Una specie di
cometa fiammeggiante attraversò la parete del padiglione, fondendo come burro
acciaio e vetro. Un attimo dopo, quella cometa impattò l’acqua con forza esplosiva,
sollevando una colonna di acqua e vapore! La sua corsa terminò contro il fondo
della piscina, e la collisione sollevò un nuovo geyser d’acqua, oltre a fare
tremare tutta la piscina.
Passarono i minuti, le acque
bollenti si raffreddarono, si calmarono…ma Raptor non riemerse. Ne’ il suo
nemico andò a verificare la sua morte…perché entrambi, ormai, non erano più su
questo piano.
Da qualche parte, un antico
dio ed il suo seguace risero a lungo.
L’Operazione Discronazione
era iniziata