PROLOGO: Base Demonica,
nelle profondità dell’Oceano Indiano
Si trovava nel punto più
profondo di quell’abisso marino. Intorno ad essa, ribolliva una corona di fumarole
a loro volta circondate dalle esotiche forme di vita che solo in quelle
condizioni si potevano riscontrare.
Se un sottomarino fosse mai
capitato in quell’area, avrebbe visto una specie di castello a forma sommaria
di teschio, con gli stessi occhi ribollenti di acque vulcaniche.
Gli Atlantidei sapevano bene
dell’esistenza del ‘castello del diavolo’, il cuore di una zona maledetta,
antica quanto la scomparsa Mu.
Sapevano, ed evitavano quel posto.
Il che, ai suoi occupanti,
andava benissimo…
“Isolato? Come sarebbe a dire
‘isolato’?” Parlando, il comandante della base, il Dottor Demonicus, camminava andando
avanti e indietro come una tigre in gabbia. A un certo punto, le mani
incrociate dietro la schiena e sotto il mantello, si fermò e fissò lo schermo.
L’immagine sottolineava le preoccupazioni dell’interlocutore di Demonicus: in mezzo ad una cornice di giungla, stava una
colossale cupola di energia, composta
di una sorta di fitta polvere scintillante, accesa di una luce azzurra. “Dottor
Smith, con i Campioni impegnati in Slorenia[i],
questa è l’occasione migliore per sbarazzarci dello Zilnawa. Perciò, non mi interessa
come farà, ma raggiunga quella pseudo-nazione e la annienti!”
L’immagine cambiò, passando a
quella di un uomo dal volto angolare, i capelli castano chiaro e tirati
all’indietro, vestito di un camice beige. Aveva un sorriso da faina ed occhi
cattivi. “Sarà fatto, Dottore. E so già come impedire che i nuovi Shogun
Warriors non ci mettano i bastoni fra le ruote.”
MARVELIT presenta
di Valerio Pastore
Episodio 5 - SECONDO SCONTRO: SPLENDE NEL CIELO LA
CROCE DEGLI EROI!
Non
erano degli esperti militari, ma nella loro vita avevano combattuto molte
volte.
E
sapevano riconoscere una situazione a loro svantaggio!
Nel
cielo, la grande sagoma dell’ammiraglia di Demonicus
si stava rapidamente allontanando, diretta verso lo Zilnawa.
A fermarla, dovevano pensarci i due nuovi super-robot Antares e Beralios,
e il velivolo Gumper.
Non proprio il massimo per il colosso volante…E come se non bastasse, dalla
fortezza era appena stata lanciata una formazione di caccia di un design mai
visto prima; e, insieme ai caccia, un modello più avanzato ed imponente del
primo, famigerato Samurai Destroyer. E se la sua precedente incarnazione aveva distrutto
ben tutti e tre i vecchi Shogun Warriors, cosa potevano, solo due piloti ed un
leone meccanico fare, da soli?
Il
Samurai puntò le mani verso Antares. Dalle sue dita partirono raffiche di
missili!
A
bordo del robot, Leonard ‘Wrench’ Hebb vide i missili
arrivare a velocità supersonica. Fece l’unica cosa che gli venne in mente:
guidato dalle istruzioni ‘visualizzate’ sulla visiera dell’elmo, manovrò i
comandi in modo
da
fare spiccare un salto all’indietro
ad Antares! Come prima manovra, non gli riuscì male, ma diversi missili
riuscirono a colpire lo stesso il corpo metallico, dal torace alle gambe.
“UNGH!”
Antares andò giù.
Il
Samurai atterrò. Stese velocemente un braccio, e da un alloggio sotto i polsi
partirono cinque shuriken. Le stelle
metalliche appuntite si caricarono di energia in volo. La mira era perfetta…
…E
così lo fu quella del missile che distrusse le armi in volo!
Il
Samurai voltò la testa: era stato Beralios, ad
intercettare con l’unità lanciamissili nella schiena. Il leone brontolò e
lanciò un altro paio di missili.
Ancora
una volta, il movimento del robot fu veloce. Estrasse una katana dalla schiena, e distrusse i missili con un solo fendente.
Saltò.
“E
io che cavolo faccio?” Leonard era un mago delle riparazioni, e guidare una
moto era l’altra sua specialità…Ma una macchina antropomorfa che ti veniva
addosso ad armi sguainate era
un’altra cosa!
Ci pensò Beralios, ad
intercettare il nemico in volo! I due rotolarono avvinghiati per svariate
decine di metri -incidentalmente facendo polpette di ogni albero sulla loro
strada! Terminarono la loro corsa in un lago, sollevando una gran colonna
d’acqua.
Base Astra, Isola Del Drago, Atlantico Settentrionale
“A
questo devo ammettere di non avere pensato,” disse Sherna.
“I Guerrieri precedenti lottarono in aree dove non ci sarebbero stati rischi
ambientali.”
Basque annuì. “Se anche vincessero, la distruzione del robot
causerebbe un incendio e inquinamento alquanto gravi. Si trovano in una riserva
naturale: il governo e il WWF ci mangerebbero vivi. Avremmo i Vendicatori
addosso in un momento…Dannazione!” Quest’ultima parola la pronunciò alla vista,
sullo schermo principale, dei due velivoli di appoggio distrutti dai missili
del Gumper. Uno andò in frammenti che piovvero sul
verde. L’altro andò a schiantarsi quasi tutto intero, come una meteora ardente.
La
sola fortuna fu che in quell’area aveva di recente piovuto pesante; l’umidità
era tale da contenere l’espandersi degli incendi, ma non si poteva fare troppo
affidamento su quel fattore. “Energia, Dr. Charn?”
chiese l’anziano Dott. Tambura.
Il
corpulento scienziato, intento a fumarsi una pipa, spostò lo sguardo dal pannello
di controllo a un indicatore. “Energia ancora insufficiente.”
Tambura annuì. “Wrench,
Wings. Cessate le ostilità. Ritiratevi in direzione 45-3-10, subito.”
“Ricevuto
forte e chiaro, Doc,” disse Georgianna Sue ‘Wings’
Castleberry, manovrando la cloche. Le istruzioni
le giunsero, come al solito, chiare. Completò la manovra…E due missili si
piantarono nel fianco sinistro. Serrò i denti, ma non subì più di uno scossone.
Di
sotto, il Samurai si gettò addosso ad Antares.
Leonard
vide il Gumper colpito. “Sue!”
La
voce di Tambura lo scosse come una frustata. “Preoccupati del nemico, adesso, o
morirai!”
“Co..?
Cazzo!” Era vicinissimo! Una sola chance, obbedire alla lettera al suggerimento
sulla visiera. Comando vocale, giusto?
“HAND
SLICER!”
I
triangoli dorati posti ai lati delle gambe si staccarono e saettarono verso
l’alto. Antares afferrò le maniglie alla loro base, e le pose davanti a sé
appena in tempo per parare la spada dell’altro. Volarono le scintille, ma
nessuno si fece male. In compenso, Antares indietreggiò sotto la pressione,
lasciandosi dietro due enormi solchi paralleli.
Beralios mosse la testa, uno scatto che terminò con
l’apparente esplosione della bocca. Da lì, una palla di fuoco eruttò all’indirizzo del Samurai Destroyer!
Il
robot fu colpito alla schiena, senza danno per la vegetazione.
Leonard
ne approfittò per effettuare un doppio fendente con le sue spade. Produsse due
squarci nel torace del Samurai. Squarci da cui colarono olio e scintille.
Gumper arrivò in picchiata. Un portello si aprì nel suo
ventre, e ne uscì un manubrio a T. Antares posò rapidamente le lame alle gambe,
e saltò! Afferrò il manubrio, e si fece portare via.
“Stanno
fuggendo?” Smith era incredulo. Il
pilota del primo dei nuovi Shogun Warriors era stato goffo, ma tosto, deciso
fino in fondo… “Cosa abbiamo in quella direzione?”
Gli
uomini alle consolle lavorarono freneticamente, Uno di loro voltò la testa e
disse, “Nulla, signore. C’è un piccolo lago alcalino, un vulcano estinto, ma
nessuna installazione tecnologica o super-esseri fino alla costa.”
“Hmm…Mechamorfi, inseguiteli ed
abbatteteli. Comunicazioni, datemi un canale in chiaro. Qualunque cosa abbiano
in mente, è l’ora di tirare fuori l’asso.”
“SHOGUN
WARRIORS, MI SENTITE?” La voce amplificata dall’astronave attirò immediatamente
l’attenzione dei piloti. “SE FOSSI IN VOI, CESSEREI LA RITIRATA. E SUBITO! DATE
UN’OCCHIATA, PER FAVORE.”
Telecamere
e sensori furono puntati sulla nave….e sulla cupola che emerse dal suo ventre.
“Mioddio,” disse Sue.
La
cupola era piena di gente. Erano
tutti disorientati, spaventati; molti di loro guardavano con pari terrore le
bocchette che spuntarono dal soffitto della loro ‘cella’..
“VI PRESENTO I PASSEGGERI DEL VOLO PAN-AM 443. COME
POTETE VEDERE, LORO STANNO BENE, PER ORA. PER SALVARLI, DOVRETE FARE SOLO LA
COSA GIUSTA, E FARVI DISTRUGGERE. SENZA BARARE. UN SOLO SCHERZO, E QUELLE
BOCCHETTE RIEMPIRANNO LA CUPOLA DI GAS NERVINO. MORTE ISTANTANEA”
“E
spaccando il vetro ammazziamo quelli che sopravvivrebbero,” disse Basque. “Sempre ammesso che la decompressione, da quella
quota, non faccia il resto del lavoro.”
“Capo,
li lasci a me!” Lobo quasi travolse Tambura, il quale si voltò e disse, “Non.
Ancora. E comunque, non intendo rischiare mandando Mazinkaiser
o Goshogun. A parte che ne’ tu e ne’ gli altri avete
ancora sufficiente esperienza, questo non è un lavoro che si possa affidare
alle grandi macchine. Non avreste la sorpresa necessaria.”
Lobo
era perplesso. “E allora, cosa..?”
“Tu
tieniti pronto. Charn?”
“Ci siamo quasi.”
“Dottore?
Ci siete, Base Astra? Rispondete.” Ma, per quanto provasse, solo il silenzio
rispondeva ai tentativi di Leonard.
Non
avevano scelta. L’uomo sganciò Antares; fece rimanere il robot in piedi,
immobile. Gumper si fermò sulla verticale di Antares.
A
spada tratta, Samurai Destroyer si avvicinò.
Non
potevano fare nulla, salvo pregare per un miracolo! Certo, c’erano sempre gli
altri a continuare il lavoro…Ma fallire così, di brutto, alla prima missione! E
la cosa peggiore era che ne’ lui, ne’ Sue, sapevano se il loro sacrificio
sarebbe servito a qualcosa…
Giunto
a portata di tiro, il samurai alzò la spada. Un solo fendente, ed avrebbe avuto
la testa del nemico!
Nel
cielo, Gumper era circondato dalle navette, pronte a
concentrare tutta la loro potenza di fuoco.
Altre navette atterrarono intorno a Beralios, che si guardava intorno, frustrato. Una volta
atterrati, i velivoli si trasformarono.
In pochi secondi, divennero chi delle vere e proprie bestie meccaniche, chi dei
carri armati.
“Ma
che cavolo stanno facendo?”
La
cupola aveva una base piatta, in modo che i passeggeri fossero tutti ben
disposti in piedi, anche se alquanto pigiatini. Uno
di loro, un uomo in perfetta forma fisica ma vestito di un’agghiacciante
camicia ‘da turista’ a maniche corte e cappello di paglia, stava con la faccia
talmente schiacciata al cristallo che sembrava ci si volesse fondere. “Sono
venuti per salvarci o no, quei tre rottami? EHI! SIAMO QUI…teste di…”
“Mister,
siamo già abbastanza stretti qui,” disse un altro uomo, più anziano, e vestito
per contro in maniera molto sobria, dirigenziale. Afferrò una spalla
dell’altro; le sue dita avevano una presa forte, per un uomo della sua età.
“Anche a me piacerebbe sapere cosa sta succedendo, ma non ci servirà seminare
altro panico fra questi poveretti.”
‘Turista
Pacchiano’ fece per ribattere, ma fu ‘gelato’ da una pronta occhiataccia
dell’altro.
Dei bambini fra la folla di 120 passengeri
piansero.
“Goduria,”
disse Smith, poi sospirò come un attore tragico a teatro. “Ah, è faticoso ma
così gratificante essere sempre all’altezza. Un colpo solo, e via…Operatore, a
proposito: avvertite la manutenzione di predisporre altre tre tacche sulla
fiancata di tribordo.”
“Sissignore!”
scattò l’altro.
“E
ora, basta cincischiare. Miei prodi, annientate gli Shogun…” Una vibrazione
scosse il ponte di comando! Smith si morse la lingua. “Ba
fi fiafolo eba??”
Un altro operatore voltò lo sguardo. La sua maschera
a teschio era contorta dalla preoccupazione. “Dottor Smith! Siamo sotto attacco
di caccia intercettori! Si tratta delle forze aree del Wakanda!”
“Cosa?”
“Sono
arrivati, finalmente,” disse Tambura, osservando la fitta formazione di aerei
militari, sulla cui fusoliera spiccava una testa di pantera stilizzata. Uno
stupito Lobo fece per parlare, ma lo scienziato gli indicò la porta con la
testa. “Ora vai alla sala di teletrasporto, e diventa Axelot. Ogni secondo è prezioso.”
Lobo
fece il pollice in su, e corse. Dallo schermo, il caposquadriglia disse,
“Abbiamo raccolto il vostro SOS, Base Astra, ma il nostro sovrano vorrà
parecchie spiegazioni per questo conflitto. E per quanto riguarda gli
ostaggi..?”
Tambura
annuì. “Sono in buone mani, potete fidarvi.”
Casco e respiratore impedivano una visuale del volto
dell’altro, ma c’era da scommettere che non
si stava fidando affatto! Ma non aveva scelta, e lo sapeva.
“Ancora poco,” disse Charn.
Lobo
percorse il corridoio senza risparmiare le forze. Quando fu in vista
dell’ingresso alla sala, si concentrò. Emise un grido mentale, silenzioso, per
evocare a sé quelle energie mentali che scorrevano nei suoi compagni. Fu come
venire investiti da una cascata di fuoco liquido. Il potere scorse nelle sue
vene, lo riempì fino all’ultima cellula. Ne fu inebriato, e il grido mentale
divenne voce. “Aaxelooot!!”
Pezzo
per pezzo, il costume bianco e blu da Thunderider
lasciò posto alla familiare armatura grigia e rossa. La testa fu coperta da un
elmo con un diadema frontale, e il volto da una piastra liscia.
Axelot entrò nella stanza, e si portò sulla piattaforma.
“Preparati
a fare come ti trasmetteremo,” comunicò Tambura. “E ricorda, hai una sola
possibilità. Buona fortuna.”
Un lampo di energia avvolse Axelot,
che scomparve l’istante successivo
“Dannazione,
dannazione e dannazione!” Ad ogni parola, un pugno sul bracciolo. Il Dott.
Smith era, ahimè, un genio dell’organizzazione, ma di fronte ad un ostacolo
tendeva ad andare un pochino nel pallone. Vale a dire che schizzò
completamente! Sudava freddo, era pallido, gli occhi fissi e il labbro
inferiore tremolante. Sembrava sul punto di scoppiare a piangere. “L’intervento
del Wakanda non era previsto! Ma perché?
Oddio, ora chiameranno i Vendicatori, ne sono sicuro, quelli sono peggio dei
Fantastici Quattro, sono rovinato, finito!”
Un
soldato gli si avvicinò timidamente, indeciso sul da farsi. “Signore..?” lo
chiamò, picchiettando su una spalla -non l’avesse mai fatto! Si trovò
fulmineamente afferrato per la gola da Smith che ormai era tanto furioso quanto
isterico. “Non voglio sentire scuse, gente!” ringhiò, un filo di bava che gli colava
dall’angolo della bocca. “Fate tutto quello che dovete, nuclearizzate l’intera
area, annientalidistruggeteliFATELIAPEZZI!”
“Sì…urk…signore,” rantolò il poveretto, che era stato scosso
come uno shaker. “E…i prigionieri?”
Smith
si rimise seduto. “Uccideteli, no? Devo dirvi tutto io, teste di teschio??”
“Signore!”
urlò uno degli operatori. “Manifestazione teleport! È
proprio sotto di noi!”
A
Smith si drizzarono i capelli. “È uno di quei robot maledetti?”
“No,
signore. È un corpo umano. Lo inquadro.”
Lo
schermo mostrò Axelot, Smith lo riconobbe come quello
che distrusse da solo alcuni mechamorfi. E ora
brandiva la stessa ascia dalle lame a giglio.
Smith si afflosciò. “Lo odio.”
L’uomo
anziano non stette molto a riflettere all’apparizione dello sconosciuto in
armatura. Decisamente era più importante l’estrazione, dalla schiena, di una
staffa. Un’estremità di essa si era aperta, rivelando tre lame in una
formazione a giglio.
L’uomo
poi vide lo sconosciuto brandire l’arma per un fendente. Gli si spalancarono
gli occhi. “TUTTI A TERRA, PRESTO!” Il tono, stentoreo, baritonale, era di
quello non abituato a sentire obiezioni, e tutti, chi più, chi meno
prontamente, obbedirono.
Axelot lanciò la sua arma! La lama monomolecolare affettò
il robusto cristallo come burro. Le bocchette di gas rilasciarono il loro
letale carico, ma ormai era troppo tardi. Il vento disperse subito il gas,
senza contare che i prigionieri erano ormai in caduta libera!
L’ascia
tornò in mano ad Axelot. Le lame scomparvero nella
staffa, ed essa fu riposta nella schiena. L’emisfero della cupola si rovesciò,
vomitando il suo carico umano.
Axelot estrasse il mantello dalla
schiena. La ‘stoffa’ fatta di micropiastre metalliche
si conformò in un’ala a delta. Un gruppo propulsore si accese sotto l’ala, e
l’eroe schizzò verso il basso, all’inseguimento!
“Speriamo
solo che ne abbia la forza,” disse Basque, che si
stava rodendo un’unghia per il nervosismo.
“La sua è la forza di sei eroi,” disse Tambura.
“Insieme, non possono fallire.”
Era
abbastanza vicino, adesso. Tutte le luci, davanti ai suoi occhi, erano sul
verde…
Axelot incrociò le braccia davanti al diadema, e gridò, “Super Neutroni!” Tolse le braccia, e dal diadema partì una serie di raggi frastagliati
come saette. Ogni raggio si spezzò in altri, e tutti, in pochi secondi,
catturarono i passeggeri in una gabbia energetica.
Adesso, si trattava di
portarli giù, dolcemente…
“NO! Non permetterò a
quel buffone di rovinare il mio piano! Uccidete…ARGH!” Smith si tenne a stento
in piedi, alla serie di vibrazioni che scosse la nave. Sullo schermo, Gumper, Beralios e i caccia Wakandiani ci stavano dando dentro di brutto! Inutilmente,
i mechamorfi cercavano di nuocere al leone, che,
mentre dalla schiena lanciava missili, dalla bocca faceva partire micidiali
sfere infuocate. La corazzatura di Gumper era troppo
spessa.
Il Samurai Destroyer era rimasto alquanto interdetto. Aspettava il
comando finale, e Leonard era ben felice che rimanesse in tale stato!
“WRISTSLICERS!”
Quattro lunghe lame
emersero da ogni polso, intorno alle mani. Antares si gettò addosso al Samurai,
il quale, però, fu pronto a parare! La katana
si infilò fra due lame, facendo leva. Antares tentò di colpire con l’altro
braccio, ma in quel momento, la lama della spada rilasciò una potente scarica
di energia!
“NNYAAARGH!” Leonard, che
era collegato mentalmente alla macchina, sentì la scarica, anche se attutita.
La bocca del robot riflesse l’espressione di dolore.
“Charn,
energia.”
Axelot
depositò a terra il suo carico. In quel momento, Beralios,
Gumper, Antares e il Samurai Destroyer
si trasformarono in un bagliore di energia. E scomparvero.
Riapparirono all’altezza del lago salino, una
struttura sterile e abitata solo da microorganismi.
Il Samurai staccò la sua spada, guardandosi
intorno, confuso.
Leonard approfittò del momento. “ELBOW FLASHER!” A
quel comando, gli avambracci di Antares si piegarono all’indietro. Dall’interno
degli arti, partirono raffiche di missili!
Il Samurai fu colpito in pieno! La forza
dell’impatto lo spinse dentro il lago.
“Così non farete molto,” disse Tambura ai piloti.
“È il momento della super-configurazione.”
Le istruzioni scorsero di fronte agli occhi di
Leonard; lui sorrise. “Sarà un piacere, Doc.”. Un attimo dopo, vide Gumper arrivare in picchiata.
Antares afferrò il manubrio, e si lasciò portare
su. Beralios spiccò un gran salto.
Ad una data quota, Antares si staccò come un
acrobata. Fece una giravolta e spalancò le braccia. “DALTANIUS, AGGANCIO
TOTALE!”
Un potente campo di energia circondò il robot. Le
antenne dell’elmo si estesero, e così fece il torace. Le gambe si piegarono
completamente in avanti, fino a rientrare nello spazio del torace.
Il campo di energia agganciò Beralios.
Le zampe anteriori si ripiegarono fino ad ‘arrotolarsi’ nelle giunture delle
spalle. La sua testa si piegò in avanti fino ad arrivare al torace.
Gumper
fu circondato dal campo di energia. Due pannelli paralleli scesero sul muso del
velivolo, fino a coprirlo completamente. Quando l’operazione fu completata, il
nuovo muso del Gumper si piegò all’indietro. A quel
punto, Gumper si voltò all’indietro. Due pannelli si
aprirono nella coda, e dal corpo del velivolo uscirono due grandi pugni.
Il Samurai Destroyer
emerse dalle acque del lago. Attraverso i suoi occhi, Smith vide il corpo di
Antares, Beralios, Gumper
ed i pugni in una formazione a croce, circondati da un campo energetico. “Non
stare lì impalato, inutile lattina! Attaccali ora che sono vulnerabili!”
E il Samurai obbedì: estese le braccia, e dalle
dita partirono raffiche di laser all’indirizzo della formazione…Ma il potente
campo elettromagnetico, semplicemente, deviò quell’attacco!
I pugni si agganciarono per primi. Beralios fu il secondo, agganciandosi direttamente al
torace. Gli artigli delle zampe posteriori si ripiegarono. Un attimo dopo, Gumper si divise in due per la sua lunghezza, andando ad
agganciarsi alle zampe. Quattro pannelli per zampa andarono a coprire la
distanza fino al bacino. Gli occhi di Beralios si
accesero.
Daltanius
era completo!
Il Samurai Destroyer si
lanciò all’attacco, spinto dai suoi propulsori podali,
a spada tratta e brillante di energia.
Daltanius
gli si precipitò incontro. “GYRO SPINNERS!” Una corona di lame acuminate spuntò
intorno ai polsi. I pugni partirono contro il nemico.
Il Samurai intercettò il primo di loro con la
spada, fra l’altro solo deviandolo, ma non poté evitare il secondo, che gli
cavò metà della faccia! Temporaneamente privo di controllo, precipitò al suolo!
I pugni tornarono al loro padrone, che atterrò un
attimo dopo. “VEDIAMO COME TE LA CAVI SUL TUO STESSO TERRENO. LAMA COSMICA!
SCUDO COSMICO!”
La fibbia sinistra sul bacino saltò letteralmente
in mano al robot. Lui l’afferrò, ed essa estese una serie di pannelli
metallici, che finirono col formare un grande scudo. Un’impugnatura si estese
dalla fibbia destra. Daltanius l’afferrò, ed ora era
pronto per un duello ad armi pari!
Il Samurai si rialzò, e si gettò all’attacco.
Faccia danneggiata o no, era ancora veloce! Daltanius
levò lo scudo e parò. Tentò un affondo con la spada, ma era decisamente goffo
per una simile finezza. Senza mezzi termini, e senza tanti problemi, Samurai Destroyer lo disarmò!
“Perché stai perdendo tempo??” Era difficile vedere
Tambura arrabbiato, ma quando capitava, gli davi retta!
“Doc, io…” ma era anche difficile organizzare una
risposta, soprattutto quando il tuo nemico stava dandoci dentro per affettare
la tua unica difesa!
“Fai silenzio, Wrench! Il
tuo nemico è un avanzatissimo computer. Le tue provocazioni non gli fanno ne’
caldo ne’ freddo. Usa le armi secondo le istruzioni,
e non sprecare altra energia!
“SEI BRAVINO, TE LO CONCEDO. VEDIAMO COME TE LA
CAVI CON QUESTO, MA PRIMA…” fece una finta, si accosciò e tracciò un arco
laterale con la gamba…facendo inciampare il robot nemico, che cadde umiliantemente sul sedere.
Daltanius
fece rientrare lo scudo, e si gettò sulla spada perduta. Una volta presala, la
fece rientrare a sua volta. “E ORA...CHAIN HARPOON!”
La fibbia destra estroflesse una nuova impugnatura
ed un uncino lungo a doppia punta. Daltanius li
afferrò con entrambe le mani. Tirò l’uncino, e questi divenne l’estremità di
una catena, quindi, la fece roteare per accumulare inerzia.
Il Samurai decise di fare rientrare la spada nella
schiena, quindi, da pannelli ai fianchi, estrasse una coppia di Sai. Così equipaggiato, si preparò all’attacco
dell’avversario.
Le due macchine si fronteggiarono, fissandosi
attentamente. Da quest’azione, si decideva il destino della lotta…
Daltanius
lanciò l’uncino a catena!
Il Samurai saltò -fin troppo facile, evitare quel
ridicolo…*!*
Purtroppo per lui, l’arma era a razzo, e
filoguidata! Credendo di evitarla, il robot non aveva realizzato che essa
poteva essere pilotata per avvolgersi intorno alle sue gambe! Frustrato, lanciò
i Sai in rapida sequenza.
Con il pugno libero, Daltanius
ne deviò uno, ma il secondo gli si piantò nella spalla! Leonard urlò!
Il Samurai, impigliato, cadde a terra. Daltanius cadde in ginocchio.
“Leonard!”
Wings era, come Wrench, un’afroamericana, ma in quel
momento era comunque pallidissima, alla vista del marito che si reggeva la
spalla come se l’arma fosse arrivata direttamente alle sue carni.
“Ce la faccio…È stato solo molto rapido…” Afferrò i
comandi. Sotto l’elmo, sudava freddo. Faceva un male cane, ma se cedeva ora, ci
avrebbe messo dei giorni, prima che una simile occasione si ripetesse!
Daltanius
estrasse l’arma dalla spalla, lasciandosi dietro olio e archi voltaici. Il
samurai aveva tirato fuori la Katana
e stava affettando la catena.
Era ora o mai più!
“FIAMMA DISINTEGRANTE!”
La testa di Beralios
sembrò accendersi completamente, raccogliendo tutte le energie del robot. Poi,
una supersfera infuocata partì all’indirizzo del
Samurai, che si era liberato proprio in quel momento! Il robot nemico fu
investito in pieno e trascinato via dalla forza del calore, terminando il suo
volo contro una parete.
Daltanius
si mise a correre come non mai. “SPADA INFUOCATA!”
Dalla bocca leonina, stavolta, uscì una vampata
infuocata coerente. Una vampata con la grossolana forma di una spada. Daltanius l’impugnò. La fiamma divenne una spada vera e
propria, dalla lama dorata con disegni scarlatti di fiamme. Il super-robot
saltò, brandendo alta la sua arma.
Il Samurai, il corpo fuso in alcune parti, ma
ancora operativo, si stava riprendendo…troppo tardi.
Il salto portò l’eroe proprio sull’avversario.
“DALTANIUS…” disse Leonard, e menò il primo fendente, in verticale, dal cranio
all’inguine. Una volta atterrato, velocissimo, menò il secondo, dal fianco
sinistro a quello destro. “…VINCE!”
Il corpo spaccato a croce era oltre ogni recupero.
Le unità di autodistruzione fecero il resto, trasformandolo in una titanica
esplosione!
Leonard ansimava pesantemente. “Però. Se lo sapevo
prima…”
Il solito Tambura disse,
“Quando sarete addestrati al meglio, capirete il perché di tenere le maggiori
armi per ultime, signori. Per il resto, buon lavoro tutto sommato…Ora,
raggiungete Lobo. Non possiamo teleportarvi
immediatamente alla base, e dovete aiutare non pochi innocenti a tornare a
casa.”
Sullo schermo, attraverso un satellite, il Dottor Demonicus vide il super-robot spiccare un salto e volare
via. “Dottor Smith?”
L’immagine passò a quella di un uomo molto, molto
spaventato. “Signore, io…”
“Si risparmi le scuse, e
faccia rientrare la Hell’s Shadow alla base. Nonostante i disastrosi
risultati, almeno qualcosa da usare contro quei malnati paladini del bene
l’abbiamo ancora fra le nostre mani. La prossima volta che ci incontreremo,
saranno meno tronfi!”
Nel cielo, l’ammiraglia di Demonicus,
costellata di niente di più grave di bruciature lungo lo scafo, invertì la
rotta…e scomparve. Modalità stealth-assoluta,
neppure un mago avrebbe potuto rintracciarla. I caccia Wakandiani
erano tornati indietro dopo avere terminato le armi.
A terra, Lobo, tornato ormai alla modalità normale,
si tolse il casco. Guardò verso il cielo, verso la grande figura di Daltanius che rapidamente si avvicinava, avvolto dalla luce
fiammeggiante del Sole.
Era stata una vittoria sudata, e già era chiaro che
il nemico stava preparandosi a giocare molto pesante…Ma che facesse pure! I Thunderiders…no, i nuovi Shogun Warriors lo avrebbero
accolto come meritava!