Marvelit
presenta:
Capitolo
0.1.
Come
un Nastro di Moebius#3
Di Yuri
N. A. Lucia.
The Gatering Club, Infranet, U.S. OF E.C. 1.00 ora
metrica della rete.
Si era collegato
troppo velocemente e l’immersione gli aveva provocato un forte senso di disagio
esistenziale che il suo avatar traduceva con una serie di scariche statiche ed
interferenze che ne facevano a tratti sbiadire il colore e tremare i contorni.
Dovette fermarsi
cinque minuti e tentare di calmarsi, appellandosi alle tecniche di
concentrazione netnautiche che Gabri gli aveva
insegnato.
Man mano che
riprendeva il controllo, il suo cervello si adattava al flusso di dati che
cominciavano a venire tradotti in termini di suoni,
odori, colori, immagini. Il locale, da un confuso listato di 01, divenne un
confortevole ambiente vecchio stile con panelli di legno scuro alle pareti,
soffitto a cassettoni, un solido pavimento di noce, un ampio bancone in acero,
una barra poggia piedi in ottone, un grande specchio dietro sul cui sfondo facevano bella mostra di sé bottiglie di diverso tipo
e grandezza. C’erano diversi tavoli e sgabelli, molte persone ognuna intenta in
conversazione con qualcuno e un atmosfera soffusa e ovattata,
sottolineata dalle luci basse color ambra, dal fumo delle sigarette e dei
sigari che si vedeva risaltare nei pressi delle lampade, e della musica. Un
pianista carezzava con delicatezza quasi struggente, i tasti d’avorio di un
vecchio Ollister & Sherman a muro, traendone una melodia discreta e
accattivante, scandita da un ritmo insinuante ma mai prepotente, quasi come
sentire un vecchio amico che confidava un segreto piccante.
“Ti piace Duke
Ellinghton?”
La voce che gli
aveva rivolto la domanda era bassa e leggermente roca e proveniva dalla sua
destra. Un uomo, tra i trenta e i quaranta, fisico non particolarmente
imponente, carnagione chiara, lunghi capelli biondi, occhi azzurri, se ne stava seduto da solo mentre faceva un solitario e in bocca
teneva una sigaretta Barclay. Era vestito con la foggia dell’ovest coast del
tardo diciannovesimo secolo.
“Ho sempre
adorato Night Train.”
“In a sentimental mud è la mia preferita. Un amante del Duca
merita una bevuta offerta dal sottoscritto.”
Miguel si sedette
al suo tavolo e pochi istanti dopo, ubbidendo ad un cenno dell’uomo s’avvicinò
una cameriera che portava un vassoio con due bicchieri.
“I signori cosa
preferiscono?”
“Highlands creep
per me.”
“Un vecchio Jack liscio per me.”
Disse Miguel.
“In arrivo per
voi.”
Le informazioni vennero scaricate nelle due icone-bicchiere e il liquido
bianco al loro interno, assunse il colore tipico delle bevande da loro scelte.
Presero i loro
drink e cominciarono a sorseggiare con calma, lentamente.
“Allora, le
condizioni sono queste…”
“Frena un
momento. Come fai a sapere che voglio qualcosa da te?”
“Perché sei tu
quello che mi ha lasciato un messaggio nella casella postale.”
“E come fai a sapere che sono io.”
“Con quell’aria
spaesata? Un gioco da ragazzi.”
Gli rispose
sorridendo.
“Sei un buon
investigatore, te ne do atto.”
“Costo 100
dollari l’ora.”
“Esoso!”
“E questo incontro te ne costerà 350”
“Ci credo che il
drink lo offri tu.”
“Il consulto lo
pagherai subito insieme a dieci ore di lavoro anticipate. Il resto lo salderai
a lavoro terminato, indipendentemente dall’esito. Prova a fregarmi e qui in
rete non ci rimetterai mai più piede, senza contare che prima
o poi troverò un modo di fartela pagare.”
“Tutto chiaro.”
“Il primo
versamento lo farai qui e il secondo su quest’altro numero.”
Gli porse un
tovagliolo su cui con un pennino aveva scritto due numeri di banche.
“Non usi
net-crediti? Il contante non ti pare obsoleto?”
“Pagherai in
iridio e platino.”
“Iridio e
platino? E dove trovo così su due piedi?”
“Le condizioni
sono queste. Hai quindici secondi per accettare oppure no. Se rifiuti, nessun problema ma questa è l’ultima volta che ci vediamo.”
“Ok! Accetto! Quanta impazienza amico. Posso fare una telefonata?”
“Certo.”
Miguel usò
l’accesso alla sua linea protetta di livello blu Alchemax per contattare Kerr
Frer il suo agente e consulente finanziario.
Come suo solito
Frer non fece domande e provvide subito a comprare il platino e l’iridio da far
depositare nella banca richiesta.
“Molto bene,
l’accordo è concluso. Io sono Roy Z.”
Disse l’uomo
tendendo la mano che l’altro strinse.
“Io Pulsar.”
Disse Miguel
consapevole che il suo nick suonava terribilmente ridicolo.
“Bene Pulsar. Chi
dobbiamo cercare?”
Prima di
rispondere fece una pausa volutamente drammatica e poi con tono indifferente:
“Firelight.”
Senza scomporsi
Roy rispose:
“Sono 1000
dollari extra se lo troviamo.”
“Sta bene.”
“Se si tratta di
ucciderlo, ci penserai tu. Non sono un killer.”
Miguel fece una
smorfia, infastidito dal cinismo dell’uomo che batteva persino il suo.
“Non voglio
ucciderlo! Voglio solo trovarlo.”
“Non mi interessano
le tue motivazioni. Te l’ho solo detto per chiarire che non mi occupo di certe
cose.”
“Ti sei
sufficientemente chiarito.”
I due si
fissarono senza aggiungere null’altro.
Si trovavano più
o meno all’altezza di Geocity e di Yahooville, e stavano cavalcando da circa
tre ore, tempo metrico della rete.
Nel 2020 Internet
conobbe il suo momento di massimo splendore grazie alla diffusione delle
tecnologie di interfaccia neurale low cost. Fu una febbre che però ebbe vita
breve. Se i bio gear garantivano un accesso illimitato e facilitato alla rete,
era vero che garantivano un accesso illimitato e facilitato a chi ne aveva
installato uno. Quando nel 2023 gli Iron men della Stark-Fujikawa attaccarono
la California non incontrarono resistenza perché il trenta per cento della
popolazione era in coma, infettata da un virus neurale contenuto in innocui
programmi di navigazione. Senza contare i casi di spionaggio industriale
avvenuti grazie ad inconsapevoli impiegati divenuti viventi webcam, o di
omicidio a distanza, perpetrati entrando nel sistema nervoso di qualcun altro e
costringendolo alle azioni più efferate, la violazione della privacy, e via
dicendo. Il Governo proibì allora quel tipo di impianti, che rimasero riservati
soltanto ad un certo numero di agenti informatici ed addetti ai lavori, ed
ovviamente a chi era abbastanza ricco da potersene comunque procurare uno,
sentenziando che non sarebbero mai stati abbastanza sicuri da poter garantire
l’inviolabilità della mente di chi ne faceva uso.
Nel 2045 iniziò
quello che i netnauti chiamavano il Nuovo Rinascimento. Le equazioni di Campo
Continuo del Professor Ching Kai avevano di fatto trasformato Internet in un
vero e proprio portale su di un’altra realtà, il Netverse, che ancora nel 2099,
alle soglie del 22esimo secolo, rimaneva in larga parte insesploarata. Le
virtua city si erano moltiplicate, espandendosi sempre più verso il beyond
range, quell’insieme di territori sconosciuti che esisteva sotto forma di
impulsi nel campo elettromagnetico terrestre, al di fuori di schede,
processori, plastiche e metallo che costituiva i servers.
Secondo le
leggende della rete vi fu un nauta, @LEXANDER THE GREAT, che trovò il coraggio
e per primo, nel 2049, vi si avventurò. Tornò nel 2067, secondo alcuni
completamente impazzito, secondo altri trasformato in una potentissima semi
divinità dopo aver incontrato quella che lui aveva chiamato “Intelligenza
Gaia”.
Nessuno aveva mai
capito cosa intendesse e poco dopo il suo ritorno, sparì di nuovo e di lui
rimase solo @leXandriA, il Dominio senza Domino come veniva chiamato, sede del
Faroweb che illuminava il più importante nesso di raccordo di tutto il netverso
conosciuto.
Molti tentarono
di emularne le imprese. Chi provò ad avventurarsi al di fuori dei range
conosciuti però, non fece mai ritorno.
Altri, più
prosaici, tentarono di eguagliarne la fama e il potere, costruendosi dei propri
domini e combattendo per sottrarne o per espandere l’influenza del proprio.
Iniziò nel
2068 la grande febbre informatica che
nel 2071 sfociò nella Prima Guerra virtuale. Si dice che furono gli esiti di
questa a determinare quella che invece si combatté all’esterno tra le
Corporazioni e i Governi del Mondo, durante le Eco Guerre che cambiarono per
sempre l’assetto geo-politico del pianeta.
I Signori del Web
erano divenuti sovrani gelosi dei propri regni, diffidenti e spesso crudeli nel
far rispettare il loro potere. Persino le grandi aziende erano state costrette
a venire a patti con loro per potersi garantire un accesso sicuro alla rete e
il suo utilizzo. I costrutti virtuali, gli esseri che possedevano uno schema
mentale umano ma erano nati direttamente nella rete, furono in origine
progettati per essere dei soldati da utilizzare in un eventuale guerra tra
aziende e Signorie ma alla fine, gli accordi del Polo Sud, evitarono questa
eventualità. Tuttavia c’era chi non si piegava alle regole di questi feudatari
e li sfidava apertamente. Qualcuno li chiamava hacker, e proprio come i vecchi
pirati informatici, sceglievano per sé nomi di battaglia chiassosi e compivano
imprese atte a destabilizzare quello che consideravano un regime illiberale ed oppressivo.
Anche Gabri
andava sempre ripetendo quelle sciocchezze dal sapore terribilmente
liberal-retrò, e si gettò a capofitto nello studio dei protocolli di navigazione,
sicurezza in rete, linguaggi informatici e costruzione dei domini. Divenne
amico di un famoso hacker, Duke Stratosphere che ne fece un discepolo per un
paio d’anni. Su quel periodo della sua vita il fratello aveva sempre mantenuto
il massimo riserbo. Alla fine si fece un nome tutto suo, Firelight, e parecchi
nemici navigando nel vasto mondo della rete. Proprio come per molti, le
immersioni erano divenute più di una semplice passione ma una soffocante
necessità di cui non poteva fare più a meno. Il problema era che si stava
ammalando di sfasamento sincro-nervoso, un male che colpiva chi faceva abuso di
internet. Si ricordava quelle lunghe e devastanti giornate alla clinica per il
disintossicamento e la ricostruzione neurale. Tremava come una foglia al vento
e spesso non riusciva a trattenere né le proprie urine, né le feci. Non lo
raccontò mai a nessuno, neanche alla madre. Era lui a pulirlo e ad accudirlo
praticamente ventiquattro ore su ventiquattro. L’Alchemax, in quanto uno dei
suoi più talentuosi ricercatori, gli aveva accordato un lungo periodo di
vacanza che lui dedicò interamente al fratello. Parlava con lui, tutti i
giorni, anche quando Gabri probabilmente non riusciva a capirlo e neanche a
sentirlo ed era un muto manichino di carne che lo fissava il vuoto con l’aria
smarrita.
Ed ora era
tornato ad esporsi al rischio di una ricaduta. Era un miracolo che ne fosse
uscito, un miracolo che non si sarebbe ripetuto e questo fece infuriare Miguel
O’Hara che senza pensarci mandò un imprecazione tra i denti. L’improvviso
afflusso di adrenalina al cervello, cambiò per un istante la sua percezione del
mondo circostante, rompendo l’incanto dei filtri di ricombinazione cognitiva e
rivelandogli un freddo mondo di particelle e flussi di corrente. L’avatar che
si era costruito usando un vecchio schema ideato per lui dal fratello, tremò,
divenendo iridescente per alcuni istanti.
“Devi controllare
le tue emozioni, uomo, o altrimenti sei finito. Questa è la principale regola
del net.”
Sentenziò con un
sorriso serafico Roy Z, la sua guida in quel mondo mutevole ed effimero.
“Non sono
dell’umore giusto per perle di saggezza Zen.”
Controbatté di malanimo Miguel.
“Tra poco saremo
a 3W Tombstone. Li dovrai essere calmo, anzi, possedere la calma stessa di Buzo
nel tuo cuore, altrimenti…”
“Altrimenti?”
“Sarai preda
degli Scotitori.”
Miguel non riuscì
a trattenere un sobbalzo per le infauste immagini che quel nome gli evocava.
Ricordò i macabri
racconti di Angela sugli Scotitori e sulle torture che infliggevano ai malcapitati
che capitavano loro a tiro. Torture che potevano durare settimane intere.
Capitava che la
coscienza di talune persone morte nel net sopravvivesse al corpo e continuasse
la propria esistenza sotto forma di schema mentale impiantata in un avatar. Si
dice che gli Scotitori nacquero a seguito della Guerra Informatica e si
trattasse di aspiranti dominatori impazziti quando scoprirono di essere morti e
si trasformarono in feroci predatori di coscienze. Per rimanere integri
infatti, avevano bisogno di sottomettere ed assimilare altre menti, altrimenti
divenivano poco più che ombre della rete, incapaci di andare oltre ad una mera
apparizione. Erano attirati dalle emozioni umane e da esse traevano forza.
Soprattutto la paura. Per questo sottoponevano le vittime ad ogni genere di
supplizio prima di nutrirsene.
Con il passare
del tempo si erano evoluti, riprogrammandosi, divenendo sempre meno umani e
sempre più deformi, mostruosi, rappresentazioni del terrore stesso, vampiri dei
pensieri e delle emozioni ben più pericolosi delle loro leggendarie controparti
di carne. Potevano entrare in qualsiasi computer, si diceva che non esistesse
schermo ad impulsi o programma di difesa che potesse tenerli lontani e che
fossero capaci di aspettare in stand by persino mesi che la loro preda si
collegasse.
Molti sostenevano
trattarsi solo di una leggenda inventata ad arte per spaventare i meno esperti
e farsene gioco ma ogni volta che se ne parlava, Gabri sbiancava e gli sudava
la fronte.
Miguel aveva
sempre sospettato che il fratello avesse visto qualcosa che lo aveva per sempre
segnato, durante quei due anni con Duke”
3W Tombstone era
nota a tutti come la città di quelli che cercano fama. Un aspirante hacker
andava lì e sfidava gli hacker anziani. Se vinceva, aveva il diritto a rilevare
il nick dello sconfitto, cosa che accadeva assai di rado visto che di solito i
rivali erano all’altezza della propria fama. Più spesso accadeva che i
novellini più bravi, anche se sconfitti, venissero presi come allievi dai
consumati netnauti e li seguissero, proprio come era successo a Gabri, lungo le
loro peregrinazioni virtuali. L’aria era polverosa e attraversata dai
melanconici raggi d’un sole rossastro, che pareva destinato ad una inesauribile
morte all’orizzonte, ovunque visi tirati, barbe mal rasate, camice di tessuto
grezzo sporche di grasso, umide di sudore sotto le ascelle.
Quelle persone
erano fittizie, almeno quanto le facciate in legno di quegli edifici, così come
l’astro che stava lì nel cielo.
Suo fratello gli
disse con orgoglio che aveva contribuito alla riscrittura grafica della città.
Era stato Duke a proporgli il lavoro in segno di stima ed amicizia e lui si era
ispirato ai vecchi film di Sergio Leone che entrambi adoravano e che vedevano
sempre da piccoli.
Si sentì strano.
Quando vedevano per Qualche dollaro in più, C’era una volta il West o il Bello,
il Brutto e il Cattivo era sempre un momento speciale. Seguivano con attenzione
tutte le scene, in religioso silenzio rotto solo da qualche sospiro. Persino
quando sgranocchiavano o bevevano qualcosa badavano a fare il meno rumore
possibile. Alla fine del film, visto per un numero impressionante di volte, si
scambiavano sempre commenti ed impressioni almeno per un paio d’ore. In quei
momenti, era come se tutte le tensioni tra loro svanissero e si sentissero
davvero uniti da qualcosa. Vedere quelle scene così famigliari, quelle
camminate, quelle prospettive, fu come prendere consapevolezza del fatto che
tutti potessero penetrare nell’intimità di ricordi a lui tanto cari.
Roy Z. si diresse
con passo sicuro verso un uomo che sfoggiava un paio di mustacchi come Miguel
pensava di non aver mai visto e un volto che era l’immagine stessa
dell’atarassia.
“Benvenuti,
stranieri.”
Era vestito con
giacca e cappello neri, pantaloni di tessuto marrone scuro e stivali da cow boy
con tanto di sperone. Portava guanti di pelle, un cravattino di cuoio sulla
camicia bianca a righine e un vistoso cinturone dalla quale pendeva una fedele
simulazione di una colt 6 colpi della Smith &Wesson.
“Salve Ark. Il
tuo nuovo Avatar è decisamente migliore del precedente.”
“Anche il tuo
nuovo cliente ha l’aria migliore del precedente. A proposito, sapevi che il suo
corpo reale è stato ritrovato solo dopo due settimane dal decesso? Ti rendi
conto! Chissà che puzza.”
Miguel si
trattenne dal lanciare un’occhiata preoccupata alla sua guida.
“Figurati! Ho
dato un occhiata alla sua vera forma. Un lardoso ammasso di ciccia! Il tanfo
avrà accorato almeno per due mesi!”
I due risero con
una divertita cattiveria, di gusto, quasi si stessero gingillando con il
proprio cinismo.
“Andiamo al sodo.
Che cosa cerchi da me?”
“Firelight.”
“Vai decisamente
al sodo! Ti avverto: è un binario pericoloso quello che vuoi percorrere.”
“Lascia giudicare
me.”
“La Camarilla di
Domegan lo ha invitato ad un summit a cui hanno partecipato tutti gli ex
appartenenti della Supreme Squad.
Quale fosse
l’oggetto della discussione è impossibile saperlo ma se tanti pesi massimi
hanno accettato l’invito penso che si dovesse certamente trattare di qualcosa
di grosso. Estremamente grosso. Il luogo dell’incontro è stato tenuto nel il
più assoluto segreto ma per 10.000 posso dirtelo.”
“D’accordo. Ok
amico, paga.”
Miguel non si
scompose più di tanto e si limitò a chiedere:
“Dove e come?”
L’uomo dai lunghi
baffi rispose:
“Conto 25b5R*^§,
R-8Bank, megadollari canadesi. Entro 5 minuti.”
Ancora una volta
contattò Kerr, ancora una volta l’uomo non fece domande, e ancora una volta il
conto del brillante scienziato si alleggerì ulteriormente.
“Downloderò
l’informazione nel tuo destriero tra 10 minuti. Tu non scalpitare ragazzo, il
tuo amico sa che non do mai fregature. Adesso mi toccherà cambiare avatar e
porta d’ingresso. Quelli della Camarilla non ci metteranno molto a capire che
sono stato io a darvi l’informazione perché è escluso che non si accorgano
della vostra investigazione. Ti consiglio di fare altrettanto Roy. Addio bella
gente.”
Li salutò
voltandogli le spalle senza troppe cerimonie e sparendo all’orizzonte.
3W Tombstone, FreeNet. – Ore 4.00 tempo
metrico di rete.
L’odore della
terra intorno a loro era acre e venato del puzzo di escrementi di cavallo. A
Miguel pareva incredibile trattarsi solo di una simulazione.
Gabriel era un
vero artista, un genio nel suo campo e non era un caso che fosse corteggiato da
tutti i maggiori Studi di Produzione. Lui preferiva lavorare per i così detti
Network indy, anche se quando aveva bisogno di incassare grosse somme accettava
dei contratti di collaborazione a progetto. Si stiracchiò, sperando di
scacciare il pizzicore che cominciava ad avvertire, anche se definirlo tale era
sbagliato: era la sua mente che reagiva alla prolungata immersione nella rete,
prolungata per quelle che erano le sue abitudini.
“Domegan,” fece
in tono didattico Roy Z.” E’ uno dei più vecchi e potenti domini del
net. Il suo Domino fu spodestato otto anni fa e venne sostituito da un facente
funzioni, un fantoccio nelle mani della potentissima Camarilla, costituita dai
suoi ex Signori della Guerra. L’identità dei singoli membri è un segreto difeso
gelosamente e chiunque abbia provato anche solo ad interessarsene, ha fatto una
brutta fine. La Camarilla ha cercato in tutti i modi di espandere l’influenza
di Domegan, e anche con un certo successo ed ora aspirano ad annettersi @leXandriA.
Il più Vecchio dei Domini, fondato dal più grande dei netnauti è risalente
all’ante Guerra Informatica, è territorio neutrale, retto dalla Quadriga, un
consiglio di quattro saggi che si occupa della sua amministrazione. Gli accordi
del Polo sud, sancivano che nessuna forza della rete avrebbe tentato di
impossessarsene e in cambio la città avrebbe messo a disposizione di tutti i
navigatori, Domini, esterni e costrutti, Faroweb. Conquistare la città
equivarrebbe a mettere le mani sul più efficiente mezzo di navigazione mai
costruito ma equivarrebbe anche a dichiarare guerra a tutti gli altri domini.
Una volta la Supreme Squad, il gruppo in cui militava Firelight, riuscì a
smascherare un complotto ordito dalla Camarilla proprio per invaderla. La cosa
si risolse facendo cadere la colpa su alcuni sottoufficiali ribelli che vennero
giustiziati ma la Camarilla giurò vendetta per l’imbarazzo che gli avevano
creato. Per come la vedo io, devono aver cambiato idea e stanno cercando il
loro appoggio per procedere nel loro piano di annessione.”
Miguel
aveva ascoltato con grande interesse, meravigliandosi di quante cose gli avesse
taciuto il fratello sulla propria doppia vita e, per un istante, capì che lui
stava facendo lo stesso con la storia dell’Uomo Ragno.
Si schiarì la
voce con un colpo di tosse, o meglio, con una simulazione di un colpo di tosse
che aveva più che altro una funzione espressiva in quel mondo fittizio.
“ A me non pare
plausibile! Se Firelight ha contrastato già in passato i piani di questa
Camarilla, ed i suoi amici hanno fatto lo stesso, perché ora dovrebbero
allearsi con loro? E’ un atteggiamento terribilmente contraddittorio, non
credi?”
“Bisogna vedere
che cosa ha offerto la Camarilla. Puoi pensarla come ti pare ma credo che
ognuno abbia il suo prezzo e la Supreme Squad non fa eccezione.”
Miguel avrebbe
voluto replicare stizzito per quella affermazione ma si rese conto che in un
certo senso sarebbe stato ipocrita. Anche lui l’aveva sempre pensata così e
ricordava i rimproveri di Angela quando gli diceva che avrebbe dovuto rivedere
seriamente la sua scala di valori etici e morali.
“L’etica e la
morale sono solo orpelli obsoleti come lo sono la democrazia o la deontologia.
Viviamo nel secolo in cui il massimo valore, l’unico che valga la pena di
perseguire, è la soddisfazione del sé. Questa è l’era del narcisismo e
dell’auto indulgenza. Tutto il resto sono chiacchiere accademiche, buone al più
per riempire i vuoti in una conversazione e per esercizi di retorica.”
Le sue stesse
parole gli risuonarono chiare attraverso gli anni in quel momento. Si chiese
cosa pensasse davvero Angela di lui quando gliele sentì pronunciare la prima
volta. Capì che doveva essere stato un bambino estremamente irritante e
sfacciato, sempre che lo si potesse definire un bambino.
“Allora tutto sta
nel capire cosa gli hanno messo sul piatto tanto da spingerlo ad accettare quell’incontro…”
“Sbagliato
mister. Tutto sta nel portarti sul luogo del summit e poi incassare il resto
della paga. Non mi interessa rischiare la pelle, specie per Firelight.”
Miguel alzò il sopraciglio
e disse:
“Fin’ora mi sei
costato una bella cifra. Potresti far qualcosa per guadagnartela e poi pensavo
fossi interessato al bonus per ritrovare Firelight.”
“Sono più
interessato alle chiappe. Nella fattispecie le mie che faranno una brutta fine
se non mi sgancio da te in tempo utile.”
“Come mai hai
questo astio nei confronti di Firelight? E non dirmi che non è vero perché si
sente lontano un miglio.”
“E come mai il
fratello di Firelight, che non è mai andato d’accordo con lui, ora si interessa
tanto della sua vita?”
“Devo decidermi a
migliorare la sicurezza della mia banca dati personale.”
“Consolati: è
stata un impresa violarla. Ma quando ho visto tante protezioni, ho capito che
dovevo saperne di più. Che fossi collegato a lui lo si vede subito. Usi un
avatar progettato da lui stesso, con tanto di firma personale tra un frame e
l’altro. Io mi informo sempre sui miei committenti, è così che sono rimasto
vivo tanto a lungo nonostante lo schifo di mestiere che faccio. Comunque
risponderò alla tua domanda: Firelight si mise di mezzo durante una resa dei
conti con un tizio; il fatto di essere suo amico, lo fece sentire in diritto ad
interferire. Era una questione di famiglia! Comunque è acqua passata.”
“Sei piuttosto
animoso, per essere un costrutto.”
Roy alzò il
sopraciglio, imitando il gesto di poco prima compiuto da Miguel.
“E come faresti a
saperlo?”
“Tre motivi. Uno:
la tua mimica facciale è frutto di un programma che simula i movimenti casuali
del viso ma in realtà segue uno schema preciso. Osservandola a lungo e
attentamente, è possibile capirlo.
Due: l’iridio e
il palladio servono nella costruzione o nella manutenzioni di componenti come
espansioni di memoria, processori o cerebri artificiali molto utili per i
costrutti.
Tre: Roy Z. era
l’essere sintetico coprotagonista del romanzo di P. K. Dick e del film di
Riddley Scott.
Si capiva subito
che sei un costrutto.”
“Razzo! Amico,
altro che Pulsar! Sherlock Holmes dovevi farti chiamare!”
Miguel si era
reso conto che anche in quella realtà virtuale, pur non potendo contare sui
suoi poteri ragneschi, possedeva un elevata capacità di osservazione, dovuta
alla velocità con cui il suo cervello operava, velocità potenziata dalla
mutazione per rispondere agli impulsi inviati dalla sua vista accelerata e dalle
sue terminazioni nervose.
Sorrise
soddisfatto per quel colpo segnato. Voleva mettere le cose in chiaro: non era
di certo uno stupido.
Entrambi si
voltarono quando udirono la stupefacente e fedele riproduzione del rombo di una
sessantina di Harley Davidson e imprecarono all’unisono tra i denti quando
riconobbero i famigerati Angel@Death.Hell
Era senza dubbio
una delle più temute congreghe di netnauti indipendenti, ovvero non legati ad
un dominio, un azienda, né tanto meno al codice etico morale auto imposto degli
hacker. Quello che cercavano gli Angels era pura e semplice violenza, in quanto
dediti al suo culto come forma di emancipazione dalla patetica condizione della
mortalità, o per lo meno così recitava un volantino che Miguel, una volta,
trovò nella sua casella postale. Roy si muoveva piuttosto bene e riuscì ad
evitare diversi attacchi portati su diversi lati dagli avatar avversari. Miguel
aveva scoperto di poter reagire altrettanto bene, questo grazie alla velocità
con cui lavoravano le sue sinapsi e con cui il cervello rispondeva agli stimoli
ricevuti dalla rete rielaborandoli. Si lanciò in volo, memore di un trucco che
gli aveva insegnato Gabe per sbloccare quella funzione e vincere la pseudo
gravità del Netverso, lanciandosi verso le nubi sopra di lui. Dietro lo avevano
seguito un paio di energumeni sbavanti che roteavano minacciosi delle lunghe
catene sopra le proprie teste. Le moto su cui viaggiavano si spostavano
velocemente e guadagnavano terreno e Miguel cominciava di nuovo a sentirsi
male: anche con le sue facoltà speciali la permanenza nella realtà virtuale
cominciava a pesargli; superò un nembo e, puntata la mano su di esso, trasmise
i propri impulsi cerebrali, in modo tale da creare un piccolo sovraccarico di
informazioni. Il risultato si tradusse visivamente con una suggestiva folgore
che investì i suoi inseguitori disintegrandoli. Si sentì male, consapevole che
al di fuori di quel mondo, in quello definito reale, i loro corpi probabilmente
erano svenuti per lo shock da feedback neurale. Sapeva che c’era una piccola ma
considerevole possibilità che qualcuno di loro fosse morto e si sentì rimordere
fortemente la coscienza. Sperò vivamente di non dover avere nessuno sulla
coscienza. Il suo ex collega di lavoro, l’Avvoltoio in fin di vita e chissà
quanti che si erano feriti o fatti ammazzare cercando di imitarlo, erano già un
peso sufficientemente gravoso per la sua anima.
“Ha cortocircuitato
Cy Sky e To Be An Hero!”
Urlò rabbioso uno
dei loro compagni dal basso. Ci fu un levarsi di imprecazioni e minacce rivolte
al suo indirizzo. Intanto Roy era di nuovo montato a cavallo e stava dandosi
alla fuga. Miguel lo maledisse silenziosamente per averlo lasciato solo e
decise di passare all’azione sperando di contare quanto meno sull’elemento
sorpresa. Ormai non poteva più tentare il trucco della nube, il motore che
gestiva quella porzione di spazio e le sue animazioni si era bloccato in
seguito al sovraccarico e prima di una mezz’ora abbondante, il tempo di riconfigurarsi
non si sarebbe riattivato. Lo sfondo non era più di alcuna utilità, doveva
contare solo su sé stesso. Ridacchiò a denti stretti e si dette del pazzo,
perché tutto sommato quella situazione ora cominciava stranamente ad eccitarlo.
Roy ne aveva stesi quattro, lui uno e disintegrati due, il che significava che
rimanevano circa cinquantacinque di quei selvaggi da sistemare. Se li
immaginava al di fuori del netverso, magari irreprensibili impiegati, agenti
dell’occhio pubblico, brocker, consulenti finanziari, medici e persino
religiosi che davano sfogo ai loro istinti più sordidi una volta entrati in
rete.
“Ipocriti!”
Gli urlò contro
improvvisamente, colto da un inspiegabile attacco di ferocia. Schizzò verso il
basso e passò proprio in mezzo al gruppo che istintivamente aprì il fuoco
utilizzando impulsi emessi da costrutti dall’aspetto di armi da fuoco del
ventesimo secolo. La mossa fu un errore, di quelli che non si commette mai due
volte. Si colpirono vicendevolmente, e molti di loro caddero a terra, privati
della vita che fino a poco prima li sosteneva. Ci furono grida di dolore,
simulazioni di un dolore lacerante e feroce. Riprese quota, inconsapevole di
essere sotto tiro e un attimo prima di venire colpito, Roy Z. irraggiò da un
altura i sopravvissuti alla manovra di Miguel con onde alpha, cancellandone gli
script e facendoli scomparire in pochi secondi.
“Ah! Ecco il
codardo e vigliacco!!!”
Lo apostrofò in
malo modo.
“Ascoltami
Pulsar, non sono fuggito. Era solo una manovra diversiva. Non sai quello che
dici, ora stai andando in…”
Saltò con il
cavallo giù dalla rupe prima di venire travolto dallo stesso uomo che l’aveva
ingaggiato trasformatosi in un proiettile umano.
“Sai cosa penso?!
Penso che tu centri qualcosa con la scomparsa di mio fratello e che l’assalto
da parte di quegli imbecilli perdenti, è stata una tua idea per farmi fuori!
Questa è una trappola! Una fottuta trappola!”
Il corpo virtuale
di Miguel ondeggiava paurosamente, deformandosi sotto il peso della mole di
dati che il suo cervello sovra eccitato gli stava inviando.
Roy aveva subito
capito che c’era qualcosa che non andava. Aveva visto cose simili con chi aveva
subito un intervento di potenziamento cerebrale.
Miguel era caduto
preda della mortale febbre di rete!
Fine
dell’episodio.
Per commenti,
chiarimenti, informazioni e proposte (possibilmente oscene), contattatemi al
seguente ed ormai stranoto indirizzo:
Grazie a tutti
quelli che hanno letto o hanno reso possibile questo racconto.
Grazie al mio
Astro, fonte di ispirazione continua per me.
Grazie agli
Editor di questo sito che mi sopportano: Carlo e Rosso;
un grazie
speciale a quest’ultimo che ha anche supervisionato il presente lavoro con la solita
celerità e professionalità.
Grazie a Miky,
senza il quale non avrei mai iniziato a scrivere su Marvelit e che mi ha sempre
difeso a spada tratta anche quando lui stesso non era pienamente convinto dei
miei lavori.
Grazie al mio
Editor Ragnesco, Frank Web con cui è stato davvero Odi et Amo (adesso più amo! J )
Grazie agli altri
ragazzi della cricca:
Vic Sebastian
(ormai mio disegnatore ufficiale!), Sergio Gambit (anche se purtroppo non
scrive più per Marvelit) e Valerio Patore.
Un grazie a Jordi
e Andrea, a Matt (il più grande Bassista con cui ho avuto l’onore di suonare),
a Francisca e tutti quelli che mi conoscono e sostengono.
Grazie a tutti
quelli che credono, si scontrano e poi si riappacificano, riversando il proprio
estro creativo in questa fantastica avventura chiamata Marvelit di cui, da due
anni a questa parte, ho l’onore di far parte.