RIASSUNTO: I Supernaturals hanno sconfitto Master Pandemonium e liberato la moglie e la figlia di Carrion dalla prigionia dell’Interregno. Carrion, costretto dal Caduceo degli Sterling a restare nel gruppo, si prepara con gli altri a trascorrere un periodo in sereno isolamento presso il Castello Salisgrave…

 

 

PROLOGO: Il vecchio furgone arrancò lungo una stradina secondaria della città, dentro un dedalo di case e negozi che risalivano a secoli prima. Si aveva la precisa impressione di fare un salto indietro nel tempo, fra lampioni a gas e una strada che ancora non aveva visto l’asfalto.

Il veicolo si fermò davanti ad un edificio appena più grande degli altri, un affare di due piani, dotato di due finestre ai lati della porta e di un grande occhio di vetro al primo piano. La gradinata anteriore alla porta era parzialmente occupata da una rampa inclinata. L’insegna, una targa di ottone appesa ad un arco di bronzo sopra la porta, diceva,

 

YE

CABINET O’CURIOSITIES

Open Sat-Sun 10 to 13

 

Spento il motore, la porta della cabina di guida fu aperta. Scese a terra un uomo tozzo, con la faccia scavata dal sole e dalla polvere. Il suo vestito, invece, dalla polvere era coperto. Se mai quel volto aveva sorriso, era stato molto, molto tempo prima.

Dalla cabina saltò fuori anche un gatto: un grosso europeo bianco, dagli occhi verdi, che subito iniziò a strusciarsi a coda alta alla caviglia dell’uomo. Questo si chinò a dargli una grattata alla schiena. “Lo so che mi vuoi bene, Bast, e te ne voglio anch’io. Ora, però, vai a cacciare i tuoi topi, che ho da fare.”

E mentre il gatto spariva come un fulmine in un vicolo, l’uomo si tolse la bombetta, sollevando un’altra nuvoletta di polvere, e la scosse, per poi rimettersela sulla capigliatura rossa ancora folta. Tirò fuori della tasca una grossa chiave di bronzo, e aprì la porta. La serratura fece uno scatto sonoro come uno sparo. Se mai qualcuno aveva udito, erano gli anziani pensionati nelle altre case. Tutti gli abitanti al di sotto dei sessanta anni erano pendolari fuori per lavoro. Il che andava benissimo per scaricare la merce.

L’uomo sporse la testa oltre la soglia. “Harold! Razza di rapa, vedi di darti una mossa! Ho portato la nuova merce!

Jason McLander si voltò e tornò al suo furgone. Aprì lo sportello, ed iniziò ad estrarre delle grosse casse di legno -al diavolo! Aveva caricato e scaricato quelle casse un’infinità di volte e sempre da solo. Il più delle volte, il personale indigeno era talmente cacasotto che non avrebbe neanche guardato le casse, branco di superstiziosi…

Un cigolio di ruote interruppe quelle felici considerazioni. “Era l’ora, vecchio dormiglione,” borbottò, mentre posava la seconda cassa…questa volta su un carrello a L. “Ti stavi facendo la tua pennichella?”

Harold Parker, come il suo socio da dieci anni, non era proprio un ragazzino, o un forzuto se era per questo: era un tipico topo di biblioteca, con il suo abito grigio-anonimo, classico pallore e pience-nez d’altri tempi su un naso adunco. “Stavo studiando, caro Jason,” disse, con un tono petulante che ben si sarebbe sentito da una zitella.

“Sì, tanto per cambiare,” fece McLander tirando fuori un’altra cassa. “Almeno, questa volta ti sei guadagnato il pane, socio. Ho portato delle meraviglie che faranno triplicare il numero dei visitatori. Magari, questa volta anche il nostro caro prelato ci onorerà della sua visita.”

Sbuffando e grugnendo, Palmer girò il carrello e lo portò in casa. “Vuol dire che hai *puff* trovato *puff* il Tomo di Galadeno?

Jason lo udì togliere le casse, e sorrise -un po’ di sano sudore non gli avrebbe certo fatto male, a quel dottorino che lo mandava in giro per il mondo con le istruzioni e senza mai sporcarsi le mani. Almeno, quasi sempre lo aveva indirizzato a colpo sicuro; e poi, quando si trattava di recuperare certi…reperti, ci voleva un tipo di persuasione un po’ più…concreta di quattro discorsi sui beni-culturali-patrimonio-di-tutti bla bla. “L’ho trovato sì, vecchio marpione. E pare che sia molto più antico di quanto le tue indicazioni dicessero. È nella prima cassa che ho scaricato. Serviti pure.” Ma sì, che senso c’era a farlo soffrire ancora? Tutta la fatica del mondo valeva la sua faccia illuminata come quella di un bambino, come ora, intento quasi a demolire la cassa a mani nude.

Con una reverenza quasi religiosa, Harold Palmer estrasse un grosso volume dalla copertina in pelle. “Finalmente è nostro…Oddio, finalmente ci siamo…”

La prima di copertina mostrava quello che, a prima vista, sembrava un cerchio zodiacale, con le sue stelle e le linee che le collegavano nei dodici segni. E al centro del cerchio, stava un occhio fiammeggiante.

“Lei ha ragione, Professore,” disse una voce femminile dalla soglia.

*?* entrambi gli uomini si voltarono. Nessuno di loro l’aveva sentita arrivare!

Eppure, lei era lì, una figura femminile con indosso un abito lungo color indaco, di gran lusso, con uno spacco a rombo sullo stomaco, ed una mantellina che scendeva dalle alte spalline. Sembrava una fata, con i suoi capelli neri e gli occhi verdi, ma la sua voce aveva un tono…come se il suo miele fosse stato distillato dal veleno.

“Uhm, possiamo fare qualcosa per lei, Miss…” disse Palmer, con gli occhi strabuzzati. Meccanicamente, si riaggiustava il pience-nez come fosse stato improvvisamente in preda ad un tic. McLander, che nei quattro angoli del mondo dove era stato, era convinto di averne viste, di stangone, sembrava incapace di fare altro che tirarsi il colletto.

Con un ticchettio di tacchi alti sul pavimento, la donna entrò in casa. “Oh, potete. Potete davvero…”

I suoi occhi lampeggiarono di una luce propria.

 

 

MARVELIT presenta

di Valerio Pastore

Episodio 16 - CONGIUNTURA DIABOLICA (I parte)

 

 

Cape Cliff, Salisgraveshire, Scozia

 

L’uomo in piedi al centro della stanza poteva essere un vecchio guscio avvizzito, a vederlo, ma in quel corpo scorreva ancora la volontà di uno dei più potenti e fieri discendenti dei Pitti. Il suo nome era Victor Salisgrave, e la sua mente era offuscata dal timore.

“Vi ho convocati, Supernaturals, perché ancora una volta il caos degli Antichi minaccia la pace del mondo.”

In piedi davanti a lui, stavano i suoi interlocutori:

Ø  Nebulon, l’Uomo Celestiale. “E noi siamo pronti a rispondere, Conte.”

Ø  Carrion, il portatore dell’omonimo virus senziente. “Parla per te, alieno. Non intendo rifarmi sbattere in prima linea se non per un’ottima ragione.”

Ø  Hobgoblin, l’uomo-demone. “Allora lasciamo che esponga il problema, prima. Decideremo dopo se obbedirgli o meno,” e sottolineò il concetto passandosi una lingua orrenda fra le zanne di una bocca senza labbra.

Ø  Dreadknight annuì silenziosamente.

Ø  Moonhunter fece lo stesso. Cominciava ad averne abbastanza di essere sballottato qua e là. Il fatto che tutti loro fossero legati dal maledetto Caduceo degli Sterling non li costringeva a seguire i capricci di Nebulon.

Ø  Tagak, il Principe Leopardo, percepiva quella tensione come una forza fisica, una nuvola aleggiante sui loro cuori. Lui e Nebulon erano i soli che possedevano un animo ‘nobile’, e capiva che fino a quel momento le circostanze li avevano spinti ad agire in concerto…ma l’’idillio’ non poteva durare a lungo…

Ø  Nightshade, la licantropa, si era vantata di avere compiuto le sue bravi azioni illecite, quando era solo umana…ma si sentiva appena una dilettante di fronte ai veri ‘mostri’ che era costretta a chiamare ‘compagni’. Sperò solo che non si dovesse arrivare ad uno scontro aperto…

Ø  Lilith, la figlia di Dracula, per quanto la riguardava, non poteva che essere soddisfatta di questa discordia. Anche se era vero che il vantaggio dello stare in gruppo era la protezione, non ci teneva a che i loro ‘atti di eroismo’ divenissero un’abitudine. Aveva già abbastanza di che preoccuparsi senza doversi fare nuovi nemici…

Victor Salisgrave ridacchiò. “Volete un’ottima ragione? Eccovela.” Fece un cenno con una mano che l’artrite aveva quasi ridotto ad un artiglio rachitico. Energia fluì dalle sue dita, e presto essa si conformò in un globo stellato rotante con al centro la Terra. “Quella che vedete, signori, è una mappa astrologica.”

“Impossibile,” disse Nebulon. “I tratti d’unione dei segni sono completamente sbagliati. E le posizioni di molte stelle principali non coincidono con quelle che ho appreso…È una mappa alquanto rozza.”

Salisgrave sorrise. “Oh, ma è una mappa molto esatta, amico mio. Comunque, in un certo senso, hai ragione: essa risale ad oltre centomila anni fa, quando il Dio-Serpente Set stringeva la Terra fra le sue spire. Le costellazioni che vedi erano i riferimenti dei suoi empi sacerdoti. Le dodici posizioni dello Zodiaco Nero, tracciate non da calde stelle lontane per sottolineare vizi e virtù dell’Uomo, bensì tratteggi fra pianeti morti e freddi buchi neri, linee per mostrare quanto oscura e depravata possa essere l’umanità. Lo Zodiaco Nero traccia la disperazione. Ecco i suoi segni!” altro gesto.

La prima costellazione si trasformò…nell’immagine di un busto di bambino. I suoi occhi emanavano una grandissima tristezza, la perdita dell’innocenza, e un grande squarcio attraversava la sua fronte. “Il Bambino Primogenito.”

Seconda costellazione: un torso umano. Niente braccia, troncato all’altezza della vita, senza testa. “Il Torso.”

Terza costellazione: una donna i cui occhi erano ombreggiati dalla morte. Il suo collo era piegato in un angolo innaturale, e la lingua penzolava dalla bocca in una smorfia orrenda. “La Donna Prigioniera.”

Quarta costellazione: una donna avvizzita, un fiore che in gioventù doveva essere stato bello e che ora di quella bellezza possedeva solo il ricordo. Il suo volto era immensamente triste. “L’Amante Appassita.”

Quinta costellazione: un giovane nel pieno del suo vigore fisico, un uomo che avrebbe dovuto avere il mondo ai suoi piedi e che invece urlava il suo dolore per l’orribile cicatrice che riempiva metà del suo volto. “Il Principe Sfigurato.”

Sesta costellazione: una donna bellissima, il cui volto era però una maschera di ira pura, l’antitesi di tutto ciò che c’è di buono in una creatura femminile. “La Principessa Iraconda.”

Settima costellazione: un’altra donna, dagli occhi lattiginosi, con i polsi, le caviglie e il collo prigionieri di grossi ceppi di legno. “La Pellegrina.”

Ottava costellazione: un bambino enorme, un nudo cumulo rivoltante di obesità e il volto stupido dagli occhi a pesce; sul suo grembo stava una piccola donna dal volto di folle e i capelli stopposi. “Il Grande Bambino e la Madre Crudele.”

Nona Costellazione: un uomo ingobbito, dall’espressione omicida, che reggeva un grosso martello dalla testa insanguinata. “Il Martello.”

Decima costellazione: una creatura più animalesca che umana, con il volto ridotto ad un grottesco ibrido fra quello umano e di una bestia, con lunghe zanne grondanti sangue e le unghie come artigli. “Lo Sciacallo.”

Undicesima costellazione: un gigante, un uomo dalla bocca enorme intento a divorare manciate di esseri umani. “Il Golem.”

Dodicesima costellazione: un uomo con un ricco turbante sulla testa, e una lancia che gli impalava il petto, all’altezza del cuore. Il suo dolore era terribile solo a guardarsi. “Il Principe Trafitto.”

Per una volta tanto, i Supernaturals non se la sentirono di fare battutine.

Salisgrave disse, “Come ben sapete, ci sono più Zodiaci, ognuno volto non solo all’analisi dell’individuo, ma anche alla divinazione del presente, passato e futuro. Sistemi, naturalmente, alquanto imprecisi a meno di essere un mago supremo.

“Lo Zodiaco Nero, invece, ha una caratteristica peculiare: è unico. Non ce n’è un altro in ogni cultura nota.

“Ma è anche estremamente preciso: un’opportuna combinazione sacrificale, durante la congiunzione che riproduce i segni oscuri, può dare accesso all’Oculum Infernalis, il cuore stesso dell’Inferno, l’abisso dove dimora un male ancora più antico di Set.

“L’Oculum Infernalis permette di vedere nel tempo: fin quando dura la congiunzione, la mente del divinatore ha accesso ad una conoscenza pressoché infinita. Sono convinto che i fedeli di Set vogliano l’Oculum Infernalis per trovare ogni residuo frammento e proiezione alternativa e parallela del loro padrone. Per riunirlo in un’unica entità di potenza quasi infinita, ma per noi inarrestabile.” Con un gesto, fece sparire la mappa stellare.

“Va bene,” disse Moonhunter, facendo spallucce. “Di nuovo la fine del mondo, un casino dappertutto e nessuno che pulisce dopo la festa. Capirai, il nostro vecchio mondo ci è passato più volte che peli della cara Nightshade…”

“Ehi!”

“…e ne siamo sempre usciti bene. Ci penseranno i Vendicatori, i Difensori o chi altri per loro. Scusate, ma io voglio tornare ad esercitarmi con la mia Betsy,” e diede una pacca affettuosa al suo fucile a canne mozze fissato alla schiena.

Il gruppo stava già cominciando a sciogliersi, quando Victor disse, “Oh, ma la cosa vi riguarda.” E nel dirlo, fece venire in mente un vecchio uccello del malaugurio.

Fu sufficiente: loro si fermarono sui propri passi, per poi guardarlo con una strana intensità.

Victor si mise seduto sulla sua poltrona preferita -in fondo, non era più un ragazzino. Agitando un indice ammonitore verso i Supernaturals, disse, “Vedete, Thulsa Doom, l’Alto Sacerdote di Set, perì la sua prima morte per mano del Popolo, cioè dei lupi. E…” spallucce, “ha un po’ in astio i mannari. Inclusa la vostra cara Nightshade. E farà comunque e sempre di tutto, per ammazzarla il più dolorosamente possibile.”

Non ci fu bisogno di aggiungere altro. Diversi angeli oscuri lanciarono occhiatacce a dir poco feroci all’indirizzo della neolincatropa, che uggiolò miseramente. Poi, Carrion disse, “E se ci fosse un modo per purgarla? È stato il siero ricavato da un licantropo a trasformarla. Conosco ancora abbastanza biochimica da potere elaborare un antidoto…”

Lo stregone Pitto ridacchiò. “Per essere uno scienziato, Dr. Allen, lei è sorprendentemente ingenuo. Ora capisco come mai avesse pensato di potere controllare il virus Carrion.

“Il siero ricavato dal sangue di Jack Russell è di natura magica. La trasformazione di Nightshade è completa ed irreversibile. Lei potrà cambiare forma, se lo vuole, ma ha letteralmente perso la sua umanità. Se anche la trasformazione fosse inibita, e lei fosse fissata in una forma umana, il suo sangue è quello del Popolo, ora. Per Thulsa Doom sarà più che sufficiente.”

A quel punto, Nightshade si voltò, un’espressione rabbiosa incresparle il muso. “E un’altra cosa, Carrion: è stata una mia scelta arrivare a questo stato. Non voglio essere di nuovo umana, che ti piaccia o no, a costo di combattere contro questo Set in persona!” Detto ciò, se ne uscì dalla stanza a grandi passi.

Nebulon si rivolse al Conte, “Perché menzionare lo Zodiaco Nero adesso?”

“Perché il Tomo di Galadeno, il libro maledetto che contiene tutte le formule necessarie per la divinazione, è stato strappato dai suoi custodi. Il responsabile del furto è un tale Jason McLander, un predatore di tombe minore, ma caparbio: dopo il furto, si mette a fare il giro del mondo sotto un’infinità di false identità, e nessuno lo ha mai preso. Non con le mani nel sacco, almeno, e francamente, a parte le autorità, solo qualche mistico minore se n’era preoccupato.

“Fate quello che potete e che volete, signori, ma vi suggerisco, per le vostre stesse vite, di trovare quel volume e restituirlo ai suoi custodi. La sua ultima locazione era presso Lampara, un’isola all’estremo nord dell’arcipelago indonesiano. Se ci fossero sviluppi, vi avvertirò immediatamente.”

 

La trovò, qualche minuto dopo, seduta sulla nuda scogliera da cui era stato ricavato il castello. “Bel panorama,” disse Moonhunter, togliendosi la maschera piatta. “Posti riservati o pubblici?”

Lei sospirò e batté il palmo sul terreno accanto a lei.

L’ex-cacciatore di licantropi si sedette. “Gli altri si sono convinti…per ora. E per una volta tanto, Nebby non ha fatto i suoi discorseti morali.” Le posò una mano sulla spalla: “Sei dei nostri?”

“Naturalmente. In un modo o nell’altro, ci tocca fare i boy-scout, si direbbe. Se non è zuppa…”

“Non ci scommetterei su il mio ultimo centesimo, pelliccetta. Credo proprio che questa volta si vedranno volare le scintille, per arrivare al nostro ladruncolo presto e bene. Li conosci i ragazzi, in fondo sono sempre delle gran belle carogne. A parte Nebby e Tagak.”

“Ed io?” fece lei, fissando l’orizzonte. “Ho ucciso a mia volta. E non solo delle persone, ma ho anche sacrificato dei licantropi da me creati[i] pur di…fare dispetto a Capitan America. Non sono migliore…” ridacchiò. “E sai qual è la cosa buffa? Non me ne sono minimamente preoccupata, fino a quando non sono stata scelta per portare questa armatura,” e si guardò il lucente guscio metallico appartenuto all’eroico licantropo transilvano Pintea. “Il suo proprietario era un paladino degli oppressi, e mi chiedo perché abbia voluto proprio me.”

“Forse perché adesso ti stai comportando meglio che in passato?”

“…”

“Ho letto i tuoi file, mentre ero nel personale dei Vendicatori. D’accordo, non sei uno stinco di santa, ma sei sicuramente diversa dalla persona descritta negli archivi.”

“Hm. Forse perché sono finalmente completa.” Si guardò le mani artigliate, flettendo le dita. “Prima di iniettarmi il siero, credevo che sarei diventata come le mie creature, una demente assetata di sangue e violenza. Ammiravo i mannari, li ho sempre ammirati, ma ne ero anche spaventata, per questo non avevo provato il siero su di me.

“Avendo visto che Jack Russell possedeva un pieno controllo su di sé, mi sono detta ‘perché no?’…e quando sono cambiata, non solo ero lucida, ma mi sentivo…mi sento come se tutta la mia vita precedente non fosse stata che un brutto sogno, un qualcosa che non è più mio.”

“Allora,” Moonhunter si chinò verso di lei, “c’è speranza.” E detto ciò, le prese dolcemente la nuca, e la baciò! Un bacio breve, cui lei non rispose con altrettanta passione, più che altro perché era troppo occupata a capire cosa stesse succedendo, ma nel quale sentì distintamente la lingua di lui accarezzarle gli aguzzi incisivi e il tartufo.

Dopo essersi staccato, Moonhunter disse, “Io non sono un criminale da meno: ho volontariamente massacrato abbastanza mannari da tappezzarci tutto il castello. Ma ne sono uscito, e per la miseria farò tutto il possibile ed anche di più per salvare almeno la tua pellaccia.”

“Sono solo questo?” Nightshade abbassò le orecchie. “Un’ammenda? Una scusa per…”

In quel momento, scomparvero.

 

Lampara, Indonesia

 

Un’isola minore, nel grande arcipelago, con una popolazione umana esigua ed una fitta vegetazione che aveva resistito ad ogni tentativo di domarla.

La piccola città omonima costiera era poco più un agglomerato di prefabbricati disposti quasi a casaccio, una scadente evoluzione del villaggio di pescatori che avevano abitato l’isola prima dell’avvento del ‘progresso’.

“…poterti sentire meglio? *eep!*” Nightshade terminò la frase nel mezzo di una piazzetta…e sotto un violento acquazzone. Il solito Carrion, la cui natura repelleva efficacemente il prezioso fluido portatore di vita, era come sempre asciutto, e così  Moonhunter e Dreadknight erano protetti dalle loro corazze.

“Certe volte vi invidio, lo sapete?” fece la licantropa al loro indirizzo. Stava scoprendo ora che l’armatura non era a tenuta stagna, ed assomigliava sempre più alla pubblicità dell’abbandono dei randagi!

Intorno a loro, si era formata una piccola folla curiosa di persone di un po’ tutte le età. Si sporgevano dalle finestre, dalle porte, o si erano fermate in mezzo alla strada.

“Che cosa avranno da guardare, poi, ‘sti pezzenti…” Hobgoblin ‘accese’ una sua mano di fuoco infernale, pronto a sfogare un po’ di stress alla sua maniera…quando una bolla di energia si avvolse intorno al polso.”

“Non credo che sia un corso di azione raccomandabile,” disse Nebulon. “Abbiamo bisogno di informazioni, non di distruzione.”

“Uomini,” disse Lilith. Una pioggia tropicale non poteva nuocerle, ma le dava fastidio lo stesso; prima si finiva, meglio era. La vampira voltò lo sguardo su uno degli spettatori, un uomo grasso in un’automobile -grasso e motori, simboli di soldi. Con un po’ di fortuna… “Vieni da me, mortale,” disse, con una voce dolce ed autoritaria allo stesso tempo.

Come sempre, funzionò a meraviglia: lo sguardo dell’uomo si fece spento, la sua volontà annientata da quella di lei. Mise mano alla maniglia, fece per aprire…

Uno sparo turbò quello scenario! Un proiettile che arrivò dritto al cuore di Lilith! La non-morta, colta di sorpresa, fu spinta in avanti. E la sua concentrazione fu spezzata.

L’uomo grasso emise un gemito strozzato. In preda al terrore puro, diede tutto gas all’acceleratore e partì a busso. La gente sulla sua strada si fece indietro -anche se non abbastanza, perché un anziano fu preso al fianco e sbattuto diversi metri all’indietro. Caracollando sul terreno bagnato, il veicolo si allontanò.

Nebulon disse, “Carrion, Hobgoblin, Dreadknight, voi prendete quel terrestre. E prendetelo vivo. Noi ci occuperemo dei feriti.”

“Non c’era bisogno di dirlo,” fece il cavaliere. Un fischio uscì dalla bocca dell’elmo a teschio, e Hellhorse, il suo cavallo dalle ali di drago, apparve al suo fianco. Montato in sella, Bram Velsing si gettò all’inseguimento. .

Hobgoblin generò il suo aliante infernale, e partì a razzo. Carrion scomparve in un sulfureo lampo di teletrasporto.

Nebulon si avvicinò all’anziano. Il poveretto era svenuto, ma era ancora vivo. Sarebbe bastata un’imposizione delle mani per guarirlo…

 

Lilith si alzò in piedi -per quanto nessuna arma mortale, tranne quelle benedette, l’argento e il frassino, potessero minimamente nuocerle, si era comunque trattato di un attentato alla sua persona! E, almeno in questo, la figlia era simile al padre: nessuno aveva il diritto di attaccarla alle spalle…

Altri colpi! Questa volta, una vera e propria raffica di mitragliatrice! I pochi coraggiosi rimasti nella piazza si dileguarono urlando. Tagak sopravvisse grazie ai suoi eccezionali riflessi. Moonhunter fu colpito in pieno e rotolò a terra, ma la sua corazza aveva assorbito i colpi. “*huff* gran figlio di…Vediamo un po’ se gli piace un po’ della sua medicina!” Estrasse il fucile, puntò e…ed era già troppo tardi.

 

Il sedicente sicario imprecò -avrebbe dovuto usare l’artiglieria pesante, contro quei super-eroi impiccioni, ma non importava. Un altro paio di raffiche e…*Urk!*

“Fammi indovinare,” disse Lilith, afferrandolo per il collo e tirandolo su come un fuscello. “Non hai pensato che io rappresentassi un pericolo perché sono una donna, giusto?”

Bisognava dargli credito: anche se era appena un ragazzo, non si fece prendere dal panico. La femmina occidentale era solo un impiccio, e come tale l’avrebbe trattata! Mise mano al coltello alla cintura, e lo fece scattare con le ultime forze contro il braccio che lo imprigionava…

La lama entrò nella carne…e non successe niente! Non una goccia di sangue, non un sussulto da parte della creatura…

“Cosa stai biascicando? Oh, capisco: Musulmano, vero?” Lilith sorrise, esponendo i canini aguzzi. “Sai, metà dei miei problemi vengono proprio dal fatto che mio padre fu ucciso la prima volta da dei Musulmani…”

 

Sotto la maschera, Moonhunter rabbrividì, nell’udire l’ultimo urlo di agonia del sicario. Decisamente, fra tutti i suoi ‘camerati’, quella pupa gli metteva i brividi più marcati..!

 

L’uomo grasso piangeva e pregava, mentre guidava quasi alla cieca lungo una sterrata. Si era lasciato il villaggio alle spalle, ed era sicuro che non vi sarebbe mai tornato. Una volta raggiunta la giungla, sarebbe stato al sicuro, sì!

Una preghiera, questa, che non sarebbe mai stata esaudita: le zampe di Hellhorse sfondarono il cofano ed il motore in un colpo solo! Solo la cintura di sicurezza salvò l’uomo dal trovarsi col piantone piantato nel petto, ma il contraccolpo fu sufficiente a stordirlo. Un attimo dopo, la portiera fu strappata via; Hobgoblin tirò fuori il poveretto con forza sufficiente a spezzare la cintura e la spalla. «Fine dei giochi, cocco,» disse in Malese. «Ora, vedi la manina del mio amico? » Gli occhi di lui, le pupille dilatate al massimo dall’adrenalina, scattarono dal cavaliere sul cavallo che aveva zanne nella bocca, all’orribile demone ed alla figura cadaverica con una mano coperta di stracci protesa sul suo volto. «Rispondi ad un paio di domande e ne esci vivo. Che ne dici?»

L’uomo provò a balbettare qualche parola, ma gli uscì solo un farfuglio incoerente.

«Risposta sbagliata. » Poi, tornando all’Inglese, “Carrion, fagli un bel lifting, giusto per gradire. Così capirà che noi si fa sul serio.”

 

 

UNA NOTA DALL’AUTORE (incredibile ma vero!) - lo Zodiaco Nero è un’idea nata in un film del 2001 della Warner Bros, I 13 SPETTRI, diretto da Steven Beck. Pur non essendo IL film horror, vale la pena di noleggiarlo.



[i] CAPITAN AMERICA #76 Corno