THOR
Epilogo
a Teomachia
di Michele Miglionico, Carlo Monni e
Fabio Furlanetto
Thor: Speciale “La Guerra dei Mondi”
New York Memorial Hospital E.R.
di Carlo Monni
1.
Il
Dottor Keith Kincaid si guarda allo specchio, che gli rimanda l’immagine di un
uomo biondo con limpidi occhi azzurri, magro ma non scheletrico, si sente
soddisfatto dell’esame. Ha appena finito la solita doccia veloce del mattino e,
dopo una rapida rasatura, sarà pronto ad andare al lavoro. Quando esce, sua
moglie, la Dottoressa Jane Foster lo sta aspettando in cucina. Le sorride.
Stanno facendo un cammino duro per far funzionare il loro matrimonio, dopo un
breve periodo di separazione. Per fortuna lei ha deciso di tornare e fare un
altro tentativo. Mentre la guarda, non può fare a meno di pensare alla prima
volta che l’ha vista, quando venne a cercare un lavoro da infermiera.[i] A ripensarci, non riesce a
ricordare perché avesse bisogno di un’infermiera o come lei avesse saputo del
posto, ma non importa, fin da quando la vide si sentirono subito a loro agio,
era quasi (ma questo gli sembra un volo di fantasia molto ardito) come se
fossero predestinati ad innamorarsi e sposarsi. Anche quel breve periodo in cui
lei lavorò per il suo collega Jim North, mentre cercava di, come disse allora,
di chiarirsi lei idee, non servì a molto, poco dopo un incontro con Thor,[ii] tornò
a lavorare in ospedale e decise di studiare medicina. Thor, strano, ma vero la
vita di Jane (e di conseguenza quella sua) è intrecciata spesso con le vicende
di quello che dice di essere un dio mitologico (e chissà perché, ma Keith è
propenso a crederci). Non solo si erano incontrati parecchie volte in passato,
ma fu Thor stesso a salvare con la magia la vita di Jane dopo un suo misterioso
tentativo di suicidio.[iii] Uno strano periodo della
sua vita di cui Jane non ha mai amato parlare. Ricorda che sparì per qualche
tempo[iv] e poi, fu lui stesso con
Thor (sempre lui) a riportarla indietro da un’oscura dimensione ed alla
decisone improvvisa di sposarsi.[v] Quasi subito Jane rimase
incinta ed arrivò Jimmy, fu un periodo felice sotto tutti i punti di vista, poi
ancora una crisi, mentre lui lavorava come medico dei Vendicatori e lei se
n’andò portando con se il bambino. Per breve tempo rimase con Thor,[vi] ma tornò ancora da lui
alla fine ed ora eccoli qui. Se credesse in certe cose, direbbe che c’è davvero
qualcuno in cielo che ha deciso che loro due debbono stare insieme.
Saluta
allegramente Jimmy. Sta venendo su bene il loro ragazzo, Jane lo chiama il
terrore dell’asilo e lui sbuffa. È la famiglia che ho sempre voluto, pensa
Keith. Prende il giornale e lo sfoglia distrattamente, le solite notizie,
pensa: la crisi in Medio Oriente, un discorso del Sindaco, l’altalena dei
titoli di borsa. E questo cos’è? Una riunione urgente di tutti i gruppi di
supereroi del mondo al palazzo dell’O.N.U. su richiesta di capitan America? Non
era successo mai nulla di simile prima. Ha imparato a conoscere Cap e sa che
non è il tipo che si allarma per niente. Accantona il pensiero, qualunque cosa
sia non lo riguarda più ora,
Finita
la colazione lui e Jane accompagnano Jimmy all’asilo e poi si recano
all’ospedale dopo aver accompagnato a scuola Jimmy, si recano insieme al
lavoro. Oggi hanno lo stesso turno ed a lui piace l’idea di passare la giornata
al fianco di sua moglie.
Nell’atrio
del Memorial Hospital, seduta al banco della reception, Hannah Fairmont sta
riflettendo su quello che è diventata ultimamente la sua vita. Avrebbe dovuto
sposarsi con Jake Olson, tutto sembrava andar bene, poi tutto è precipitato:
prima l’incidente in cui sembrava che Jake fosse morto, poi le accuse di
traffico di droga, venute proprio da Demitrius. Non può credere che Jake sia
colpevole di qualcosa di così sporco, Demitrius ed il suo partner O’Neil devono
sbagliarsi, per forza.
-Ciao Hannah!-
-Salve dottor Kincaid, dottoressa
Foster.-
Jane
si ferma al bancone, mentre suo marito si avvia agli spogliatoi.
-Notizie di Jake?- chiede
-Nessuna!- risponde Hannah. -È
scomparso subito dopo aver salvato la vita al detective O’Neil[vii] e da allora niente.-
Jane
fa per parlare, ma desiste, cosa potrebbe dire a Hannah? Che Jake Olson in
realtà è morto da mesi e che quello che va in giro è solo il suo corpo abitato
dallo spirito di Thor?[viii] O che, magari, in
questo momento Thor è in giro per qualche regno mitologico o galassia
combattendo per qualche gusta causa che comprendono solo lui e suo padre Odino?
Lei stessa ci crederebbe se non avesse visto quello che ha visto negli ultimi
anni? E poi…questa conoscenza sarebbe di conforto a Hannah? Ne dubita
sinceramente. La sua attenzione viene distratta da un improvviso annuncio.
-Attenzione, attenzione, tutti si
sintonizzano sui notiziari televisivi, sta per essere fatto un importante
annuncio.-
Pieni
di curiosità tutti si affettano a seguire il consiglio ed ecco sullo schermo
comparire la figura del Presidente.
-È con profondo rammarico che debbo
annunciarvi che da informazioni sicure abbiamo appreso che un’invasione aliena
è imminente. Sono stati predisposti piani d’evacuazione…-
La
voce continua e Jane rabbrividisce, Keith Kincaid pensa immediatamente che il
loro turno rischia d’essere più lungo oggi.[ix]
2.
È
cominciata. I dischi volanti sono arrivati in gran numero. Hanno potuto sentire
i suoni della battaglia sopra le loro teste: aerei e missili contro dischi, poi
ecco quel ronzio strano ed affacciandosi hanno potuto vederli allungare le loro
gambe telescopiche e poi muoversi sparando i loro micidiali raggi. L’allarme
non è stato tempestivo, in città c’è ancora troppa gente. Nel giro di un’ora il
pronto soccorso è pieno. Attraverso il vetro Jane vede suo marito mentre opera
una ragazza rimasta colpita dai raggi di un tripode, poi torna a concentrarsi sul
ferito che ha di fronte.
Non
ci sono pause: le ambulanze vanno e vengono in continuazione. Dopo due ore il
Pronto Soccorso è intasato, dagli altri reparti tutti i medici ritenuti non
indispensabili vengono fatti scendere in Emergenza e tutti quelli di riposo
sono richiamati. Fuori, tutti lo sanno, c’è in corso una dura battaglia a cui
non partecipano solo le tradizionali forze armate, ma anche le truppe speciali
dello S.H.I.E.L.D. ed i vari supereroi mobilitati da Capitan America. Dai vari
punti del globo, i giornalisti raccontano le varie vicende della guerra (non
c’è altro modo di definirla). Hannah guarda la TV sconcertata. Le sembrerebbe
di stare vedendo “Mars Attacks” di Tim Burton, se non sapesse che è tutto vero.
Alla TV dicono che gli invasori arrivano da Marte e questo rende tutto più
surreale, i piccoli omini verdi sono realmente qui. A dir la verità, questi non sono verdi e non
sono neppure umanoidi, o come cavolo, si dice, il solo scopo che hanno sembra
lo sterminio. È un incubo divenuto realtà.
-Cos’abbiamo qui?- chiede Keith
-Maschio, bianco, età apparente
trent’anni, era ancora nel suo appartamento quando è arrivato uno di quei
dischi volanti ed ha colpito il palazzo è rimasto travolto dal crollo, ma è
ancora vivo.- risponde il paramedico
-Mmm.Signore mi sente?-
-S…si.-
-Sono il Dottor Kincaid, si trova al
Memorial Hospital. Ricorda come si chiama?
-Far…Farley…Jos…Joseph Farley.-
-Bene Mr. Farley, ora mi ascolti. Sente
dolore qui?- così dicendo Keith lo punge con un ago all’altezza dei piedi.
-Ahh si!-
-Bene, niente lesioni alla spina
sembra. Per sicurezza, RX alla schiena e toracica, emocromo e…-
Gli
ordini sono impartiti con sicurezza, poi Keith si volge verso un altro
paziente.
-Questo?-
-Agente S.H.I.E.L.D. ferito assieme ad
altri quattro in uno scontro con i marziani.-
Keith lo tasta un attimo poi…
-Morto maledizione!- esclama. Si volge
verso il resto del suo gruppo. –Scusate, credo di cominciare a cedere allo
stress.-
L’infermiera gli sorride, ha sempre
avuto rispetto per Kincaid da quando lo conosce.
-Non importa dottore, neanche noi
stiamo meglio
La porta si spalanca ed entra un
infermiere
-Dottor Kincaid, c’è bisogno di lei in
sala Tre!-
-Arrivo!-
Quando
finirà? Si chiede.
Jane
si prende un attimo di respiro e guarda fuori dalla finestra con lo sguardo
cupo.-
-A cosa pensi Jane?- le chiede Keith
raggiungendola
-A Jimmy. Il nostro amico sarà riuscito
a raggiungere l’asilo in tempo?-
-Beh non lo conosco in realtà, ma i
Vendicatori garantiscono per lui e mi sembra molto determinato no?-
-Si Thor me ne ha parlato una volta, lo
ha definito un nobile guerriero.-
-Mmm, un guerriero è proprio quel che
ci serve ora, abbi fiducia Jane.-
L’edificio
è parzialmente in fiamme ed all’interno c’è il panico. Qualche insegnante
mantiene abbastanza sangue freddo da incolonnare i bambini verso l’uscita. Agli
occupanti dei tripodi non importa nulla di che edificio sia e di chi ci sia
dentro, colpiscono senza pietà, finché un oggetto volante di piccole dimensioni
li colpisce ripetutamente abbattendoli uno dopo l’altro, tornando
immancabilmente nella mano del suo proprietario. Subito dopo, questi atterra
proprio di fronte ad una colonna di bambini.
-Tra di voi c’è James Kincaid?-
-Io sono Jimmy Kincaid!- dice un
bambino biondo –Tu sembri Thor, ma non sei lui vero? Io ho conosciuto Thor e
lui ha i capelli lunghi e non ha la testa da cavallo!-
Beta Ray Bill sorride, più o meno, e
risponde:
-Ahimè no, giovane James! Non sono
Thor, ma mi onoro d’essere tuo amico. I tuoi genitori mi hanno chiesto di
proteggere te e gli altri bambini dagli invasori.-
-Vuoi dire i cattivi? Mia mamma e mio
papà stanno bene?-
-Te lo assicuro mio giovane amico, ma
ora dobbiamo lasciare questo luogo prima che i dischi volanti ritornino, vi
porterò al sicuro.-
O
almeno spera.
La
porta d’ingresso del Pronto Soccorso si spalanca di colpo sotto la spinta di un
vigoroso calcio, ed entrano tre figure in costume. Una è U.S.Agent, il suo
costume è lacerato in più punti e sulle spalle porta una figura esanime, il
terzo è la versione russa di Capitan America, il Guardiano d’acciaio.
-Quest’uomo è gravemente ferito!- Urla
U.S.Agent.
-Presto una barella!- urla Jane.
In
breve, il terzo supereroe, un uomo di colore che può essere definito come un
vero gigante è deposto su una barella
-Cos’è successo?- chiede Jane
Combattevamo contro i tripodi e lui non
è stato abbastanza svelto ad evitarli tutti, tre raffiche l’hanno colpito prima
che cadesse. Un vero combattente. Si chiama Rage!- risponde U.S.Agent.
-È conciato male…- afferma Keith -…può
ringraziare la sua particolare fisiologia se è ancora vivo, ma dovremo operarlo
subito. Qual è libera?
-La uno dottore.-
-Muoviamoci, avremo bisogno di due, no,
tre sacche di zero negativo ed altrettante di plasma. Che potete dirmi di lui?
Il Guardiano scuote la testa
-Molto poco!- risponde U.S.Agent non
c’eravamo mai incontrati prima. Per quanto possa sembrare strano vedendolo,
credo non abbia più di 16 anni.-
-Non mi stupisco di niente, ora
scusatemi ma c’è una vita da salvare.-
Così
dicendo, Kincaid corre via ed i due supereroi rimangono con Jane, quest’ultima
si volge verso U.S.Agent.
-È ferito anche lei!- afferma
-Non è nulla!- ribatte lui
-Uomini!- esclama Jane –Perché quasi
tutti dovete avere quest’atteggiamento da macho? Mi chiedo, mi faccia vedere
Tocca il braccio destro di U.S.Agent e
lui stringe i denti senza un lamento.
-Mmm, non lo muove quasi per niente.
Dev’essere stata una sofferenza per lei arrivare sin qui con Rage caricato
sulle spalle.-
-Andava fatto!- piuttosto, sono
preoccupato per Rage, se la caverà?-
-Lo sapremo presto, è in buone mani
adesso.
-Quel dottore è in gamba spero.-
Jane punta gli occhi su di lui e
risponde decisa.
-È, probabilmente, il miglior chirurgo del paese, c’era uno solo
che potesse stargli alla pari, ma se n’è andato da tempo-
-Sono certo che il mio compagno non voleva offendere dottoressa.-
interviene il Guardiano d’Acciaio. Jane è colpita dalla quasi totale mancanza
d’accento nell’inglese del supereroe russo.
-So difendermi da solo tovarisch, comunque è vero dottoressa.-
-Non diciamo più tovarisch non lo sai?-
U.S.Agent
gli lancia un’occhiata torva. Jane comincia ad esaminarlo. Pochissime ferite
superficiali, la sola più seria è quella al braccio, per fortuna si è già
cauterizzata e la perdita di sangue è stata relativamente poca. Una medicazione
facile, dopotutto, Chissà come sta andando a Keith.
-Bisturi!-
Keith Kincaid è concentrato. Qualunque
cosa abbiano usato per sparare a questo ragazzo, aveva una potenza incredibile,
solo la sua non comune fisiologia l’ha protetto, un comune essere umano sarebbe
morto all’istante. Non che abbia avuto poi tutta questa fortuna, i suoi organi
sono al collasso ed ha molte probabilità di non sopravvivere nemmeno
all’operazione. Niente pensieri tetri, si dice, è un medico e non deve pensare
al fallimento. Il paziente vivrà, deve.
3.
Keith
Kincaid è sdraiato su un lettino di quelli messi a disposizione dei medici e
cerca di riposare un po’, ma il sonno tarda ad arrivare. Quanti feriti ha
curato sinora? Non è in grado di dirlo con certezza, quello che sa è che ha
perso sette pazienti. Perché deve capitare a lui? Perché ogni paziente che
perde deve ferirlo così? A volte si chiede perché ha scelto di fare il medico,
una sorta d’impulso irresistibile a quanto ricorda. La verità, per quanto trita
è che lui l’ha sempre considerata una missione, altrimenti avrebbe, da tempo,
uno studio nei quartieri eleganti con una clientela scelta ed un sacco di soldi,
invece di lavorare esclusivamente in ospedale. Certo non se la passa male e se
riuscisse a diventare Primario di chirurgia….
Si
è appena assopito che un infermiere spalanca la porta e grida:
-Feriti in arrivo, dottore, un
elicottero abbattuto dai marziani ha colpito un treno..-
-Quanti?- chiede Keith rimettendosi in
piedi
-Almeno una ventina. Quelli, cioè, che
non hanno mandato agli altri ospedali.-
_Ok Ok, siamo pronti, immagino.-
-Per la verità, dottore, siamo al
limite delle scorte. Ho sentito dire che l’esercito sta per mandarci nuove
scorte, ma con la situazione là fuori..-
-A proposito, come sta andando?-
-Non si capisce bene, ma sembra che
arrivino sempre meno dischi..o tripodi, come sembra che li chiamino, ma non
finirà tanto presto.-
Guerra!
Keith pensa agli uomini che stanno combattendola. Quanti soldati sono morti
sotto il fuoco nemico? Quanti ne ha visti lui solo in questa giornata?
-Che ore sono?- chiede
-Le quattro del mattino, dottore.-
risponde l’infermiere
Un’intera giornata di guerra. Cos’altro
li aspetta?
Arrivano
i feriti e Keith è rapido nell’impartire gli ordini necessari, in breve i
feriti sono smistati. Due sono arrivati già morti, uno spira prima di arrivare
alla sala operatoria, è un bambino. Jane pensa a suo figlio, almeno lui è al
sicuro. I Vendicatori hanno messo a disposizione i sotterranei, a prova
d’olocausto nucleare, del loro palazzo come rifugio dei bambini. Maledizione a
chi non ha pensato ad avvertire prima, così da permettere una seria
evacuazione. Jane Foster Kincaid accantona rapidamente questi pensieri, le sue
priorità sono altre ora.
Jane
ha appena finito di occuparsi del decimo (o era l’undicesimo?) ferito quando
ecco arrivare Ryan, l’Amministratore dell’Ospedale che si rivolge a Hannah
Fairmont, provvisoriamente trasferita all’accettazione del Pronto Soccorso
-Spero che abbiate controllato che
abbaino tutti l’assicurazione in regola- dice –Il bilancio dell’ospedale non
può permettersi…-
Jane scatta all’improvviso:
-Ryan, se lei pensa che manderò
indietro qualcuno solo perché non ha l’assicurazione sanitaria, ha sbagliato
persona Me ne infischio del bilancio dell’ospedale, qui parliamo di guerra e di
vite da salvare, non l’ha ancora capito?-
-Beh…io….-
Torni ad occuparsi dei suoi conti e ci
lasci in pace, per favore.-
Ryan
sbuffa ed esce e Jane si rivolge a Hannah
-Credi sia stata troppo dura?-
-No hai detto una cosa giusta e credo
che anche Ryan lo capirà alla fine.-
Ed anche se non lo capisce, beh riusciranno a
conviverci entrambi.
L a ragazza non sa come ha fatto ad
arrivare viva sin lì, forse in tutto quel caos quei marziani non possono badare
a d una semplice ragazzina. Da che ricorda, non ha mai visto niente di simile:
più eroi in costume di quanti pensava addirittura che esistessero, impegnati
contro qui cosi rotanti ed alcuni di loro li ha visti, addirittura cadere, e
poi gli aerei…aveva visto dei film con battaglie aeree, ma nulla l’aveva
preparata allo spettacolo di vederne una proprio nei cieli cittadini. L’unica
cosa a cui riusciva a pensar era correre, correre, trovare un posto sicuro,
ammesso che ne esista uno. Con uno sforzo raggiunge l’entrata del pronto
soccorso, evitando le autoambulanze che vanno e vengono, (ma come fanno? Si chiede)
e si catapulta nell’atrio.
-Amanda!- grida Hannah Fairmont alla
vista di sua figlia e le corre incontro
Amanda Fairmont è sfinita, ma riesce a
tenersi su.
-Non sapevo dove andare mamma. Quei
cosi sono dappertutto, non potevo restare a casa, non potevo!-
-Calmati ora!- le intima la madre –Hai
fatto bene, preferisco saperti con me, anche se forse dovresti raggiungere il
figlio dei dottori Kincaid al Palazzo dei Vendicatori.-
-Ora non posso mamma, davvero
Hannah
stringe la figlia se. Quello che sta succedendo sembra più tremendocce mai, ma
è felice di essere con sua figlia ora. Vorrebbe che anche Jake potesse essere
con loro ora, ma Jake è un fuggiasco ormai.
4.
Jane
Foster si chiede quanti feriti abbia medicato stanotte, si asciuga il sudore ed
alzando la testa incrocia lo sguardo di suo marito, il dottor Keith Kincaid e
ricambia il suo sorriso. Non ho mai visto nulla di simile, pensa. Anche quegli
ospedali da campo a Santo Marco[x] o in India[xi] non l’avevano preparata
questo, ma non può permettersi di cedere. Pensa a suo figlio. Vorrebbe che
Jimmy fosse lì con lei, ma sa che non sarebbe una buona idea. Forse Jarvis non
sarà la persona più adatta per intrattenere un bambino, ma nel bunker del
Palazzo dei Vendicatori lui sarà al sicuro, almeno se lo augura. No. Si dice,
niente pensieri cupi. Oggi andrà tutto bene. Il ronzio sopra la sua testa
interrompe il corso dei suoi pensieri.
-Fibrillazione!- urla uno degli
infermieri.
-Il defibrillatore presto! Avanti!-
Quante
volte usa con mano esperta il defibrillatore? Non sa dirlo nemmeno lei, quando,
alla fine, decide di arrendersi. È lei stessa ad allungare il lenzuolo sopra il
volto della ragazza appena morta. Una parte di lei vorrebbe piangere, ma si
trattiene. Sente due braccia forti stringere le sue e si gira per poi finire
abbracciata col volto sul petto del marito. Non c’è bisogno di parole. I due si
capiscono benissimo, ormai
Hannah
guarda uscire verso la livida alba due eroi in costume rimasti lievemente
feriti in questa guerra, crede che si chiamino Justice e Turbo, ma non è molto
sicura, invidia la sicurezza con cui si rituffano nell’azione. Le Tv dicono che
gli attacchi dei marziani sono sempre di meno, forse li stanno respingendo.
Vede passare davanti a se il Detective O’Neil,
quello che indaga su Jake. Era ricoverato qui sino a poco prima e, per quanto
ne sa, doveva essere qui per un controllo quando sono arrivati i dischi
volanti. Vorrebbe chiamarlo, ma per dirgli cosa? Che Jake è innocente? Non la
prenderebbe in considerazione.
Mentre
il sole comincia ad illuminare la città, una figura ammantellata atterra
silenziosamente sul retro dell’ospedale.
Non
finisce mai, pensa Jane quando entra l'ennesima barella. Si precipita verso
l’uomo in chiara crisi convulsiva.
-Qualcuno mi aiuti!- urla Jane
-Serve una mano?- risponde una voce che
conosce molto bene
Due
braccia decise tengono fermo l’uomo, mentre gli viene iniettato un sedativo
-Jake Olson!- esclama lei –Che ci fai
qui?-
-Il mio lavoro!-ribatte lui con calma.
E lo dice così, pensa Jane, come se non fosse accusato di furto, traffico di
droga e tentato omicidio e come se, in realtà sotto quella forma non ci fosse
Thor, il mitico dio del tuono.
-Perché sei tornato?- gli sussurra
-Fidati di me Jane.- ribatte lui
–Invero so cosa sto facendo.-
-Me lo auguro per te –
Il
Detective O’Neil si avvicina immediatamente.
-Fermo dove sei, Olson, ti dichiaro in
arresto.-
-Non intendo sottrarmi al mio destino,
detective O’Neil, sono tornato per discolparmi da tutte le accuse.-
-Vorresti dire che sei innocente? Ero
incline a crederti, ma ti sei giocata ogni possibilità fuggendo ed io devo fare
il mio dovere.-
Per
fortuna, pensa il presunto Jake Olson, non ricorda il tentativo di Loki di
ucciderlo facendo ricadere la colpa proprio su Jake, interrotto dall’attacco di
Seth ad Asgard[xii]
-Le chiedo di rimandarlo Detective, c’è
bisogno di me qui, ora.-
-Mi spiace Olson , non ho scelta,
porgimi le mani, hai il diritto di non parlare…-
O’Neil
non riesce a finire la frase, la parete dell’ospedale s’infrange con una
tremenda esplosione e, subito dopo appare la terribile sagoma di un tripode.
Gli
attori del nostro piccolo dramma rimangono per un lungo attimo, come incantati,
poi, con decisione improvvisa, Keith Kincaid si muove…
-Via tutti, portate i malati via di qui
presto!-
Jake si volta verso Kincaid i loro
occhi s’incontrano ed è come se una muta comunicazione passasse tra loro. “Bada
a Jane” “Contaci”
Con
uno scatto improvviso Jake balza in avanti spostando O’Neil dalla traiettoria
dei raggi del tripode solo per essere, a sua volta, colpito in pieno
-Noo, Jake!!!- urla Hannah, ma Keith la
trattiene prima che possa correre.
O’Neil
è sconcertato quell’uomo si è sacrificato per lui, non certo il comportamento
degli spacciatori che ha conosciuto. Dovrà cominciare a meditare sulle prove
che gli ha portato Demitrius, se sopravvive cioè…il tripode prende ancora la
mira e stavolta per O’Neil non ci sarebbe niente da fare se….
La
copertura del tripode è distrutta da un possente colpo di martello ed una voce
tonante si ode
-Indietro malvagi, queste persone sono
sotto la protezione di Beta Ray Bill!-
L’assalto
è rapido e senza scampo per il tripode che piomba rovinosamente al suolo
esplodendo a livello della strada, poi Bill atterra nel salone devastato.
-vedo che il mio intervento non è stato
abbastanza tempestivo, ahimè! Uno di voi è morto, purtroppo.-
-Jake Olson.- risponde Jane. -È morto
com’è vissuto, salvando la vita di un altro.-
Il
che è vero da tanto tempo, pensa, Jane, ma che ne è di Thor? Si chiede Jane,
che ne è dell’essenza del dio del tuono che era ospitata nel corpo di Jake
Olson? E perché invece di trasformarsi in Thor, ha agito come ha agito? Quasi
come se volesse essere ucciso…e se…guarda verso Beta Ray Bill e nel suo volto
alieno legge la risposta che voleva.
Hannah
Fairmont piange e sua figlia non riesce a far altro che stringersi a lei. Non
aveva mai mostrato molta simpatia per Olson, ma non è giusto che sia finita
così. Vorrebbe poter dire qualcosa, ma non sa cosa e così tace.
Il
Detective O’Neil scuote la testa. Quell’Olson era un enigma, ma se è stato
incastrato lui scoprirà la verità, glielo deve
-Che razza di disastro!- commenta
l’Amministratore Ryan –Chissà se l’assicurazione copre i danni da invasione
aliena-?
-È solo a questo che sa pensare?-
sbotta improvvisamente Hannah –Un’uomo è morto, era uno dei suoi uomini e lei
pensa solo ai danni?-
-Beh…Mrs. Fairmont, Olson era un
ricercato e….-
-Vigliacco!- ribatte Hannah e lo
schiaffeggia con forza
Ryan rimane fermo, poi risponde con
rabbia:
-Lei è licenziata Fairmont!-
-Io non lo farei Ryan.- dice con voce
ferma Keith –Prima di tutto è vero che sei un bastardo…
-Kincaid…!-
-…e poi…- continua tranquillo Keith
–Quando al processo salteranno fuori tutti retroscena, e credo che oltre a me
anche Jane ed il Detective O’Neil testimonieranno volentieri…-
I
presenti annuiscono
-…quanto credi che dovrà pagare di
danni a Hannah l’Ospedale per licenziamento arbitrario? E la tua poltrona di
amministratore reggerebbe?-
Ryan riflette un attimo, poi:
-Uhm, okay, niente licenziamento.
Solo…ehm..capisco quanto sia scossa…ma la prossima volta, controlli meglio i
suoi scatti di nervi Fairmont.-
Così
dicendo se ne va.
-Quel pallone gonfiato!- commenta
Amanda Fairmont.
-Keith l’ha rimesso a posto.- aggiunge
Jane.
-Già i miei complimenti dottore, non ha
risparmiato i colpi.-
-Grazie dottor Kincaid.- dice Hannah
-Non ho fatto niente, dopotutto.- si
schermisce Keith –Ora si riposi un po’ Hannah, lei e sua figlia ne avete
bisogno, credo.-
Mi sono giocato un voto per la nomina a
Primario, pensa, ma, in fondo, ne valeva la pena,
5.
E
questo era l’ultimo pensa Keith Kincaid togliendosi il camice sporco di sangue.
Da quanto è al lavoro? 24 ore? Non ricorda se è riuscito a trovare anche solo
mezz’ora per dormire. Quante cose sono successe da quando è cominciata questa
tremenda giornata. Ha appena sentito di nuovi attacchi dei marziani e questo
vuol dire che presto il Pronto soccorso tornerà ad affollarsi, beh non sarà
peggio di com’è andata finora. Trova Jane alla mensa che si concede un caffè ed
un panino e si siede accanto a lei.
-Ho appena telefonato a Jimmy…- gli
dice sua moglie -… va tutto bene per lui, non sembra avere neanche tanta paura,
ma dice di annoiarsi. Gioca con altri
bambini, ma vorrebbe uscire.-
Keith fa un sorriso amaro:
-Normale per un bambino della sua età,
ma presto, spero, questa storia finirà. Non chiedermi perché, ma sono
fiducioso. Respingeremo i marziani.-
Jane
guarda fuori dall’ampia finestra. In lontananza i fumi delle esplosioni, i
dischi che vanno e vengono, le scie dei caccia. Una scia di fuoco che riconosce
come segno distintivo della Torcia Umana. Qualche supereroe volante che va e
viene a malapena riconoscibile e poi….un’inconfondibile figura volante dai
lunghi capelli biondi che fluttuano sotto un elmo puntuto, un mantello rosso
agitato dal vento, trasportata da un poderoso martello.
Jane
sorride. Si, pensa, tutto va come dovrebbe ora.
-Appena finita questa storia andremo
subito dai Vendicatori a riprenderci Jimmy.- continua a dire Kincaid!-
-Beh magari potremmo anche pensare a
dargli un fratellino od una sorellina no?- risponde Jane
Con uno sforzo Keith riesce ad evitare
che il caffè gli cada nei pantaloni
-Beh..- risponde con un sorriso stupido
-…perché no? Mi sembra davvero una gran bella idea.-
All’improvviso
entra uno degli infermieri
-In arrivo un bel carico di feriti.Tutti
ai loro posti!-
Si
ricomincia.
Fine di un episodio speciale per altri due motivi: 1) è scritto da
me (grazie Fabio F, e Mickey) e non dagli autori abituali, i cui suggerimenti
sono, stati, comunque, molto utili; 2) non vi compaiono, se non in maniera
marginale dei supereroi ed è tutto incentrato sullo staff del Memorial
Hospital, che è poi lo staff dei comprimari “mortali” della serie di Thor, che,
pur essendo la star della serie, vi compare in modo alquanto anomalo.
Spero che il mio ritratto di Keith Kincaid,
Jane Foster, Hannah Fairmont e tutti gli altri vi abbia soddisfatto
Ed ora qualche necessario
chiarimento:
1) Jake Olson, valente paramedico
del Memorial Hospital rimase ucciso in un’esplosione mentre salvava la vita di
un automobilista coinvolto in uno scontro tra Thor, I vendicatori ed il letale
Distruttore. Poiché era morto a causa dell’incuria di Thor, questi accettò di
vivere la vita di Olson al suo posto. In seguito si scoprì che Olson era
indiziato di furto di medicinali e spaccio di droga e che il suo collega
Demitrius Collins era un agente di Polizia infiltrato. Colpevole od innocente?
Dan Jurgens ha dato una spiegazione non molto soddisfacente (a mio parere
appena un gradino sopra quella di Mackie & Byrne sul ritorno della Zia May)
e questa storia rappresenta un primo tentativo di dare una risposta più
ragionevole.
2) Con quest’episodio, Olson esce
di scena definitivamente e Thor cessa di avere un’identità umana (almeno per
ora). I misteri relativi alle incriminazioni a suo carico, il fato di Demitrius
Collins e O’Neil ecc, sono oggetto di numeri di”Devil”, in particolare il #7.
3) Thor ricompare in “La Guerra dei Mondi #2 e da
lì su Thor #6.
Thor#6
Teogonia
di Fabio Furlanetto e Mickey
Dopo un epico
scontro contro il potentissimo Seth, Asgard e i suoi abitanti erano rinati,
grazie al demone Mefisto e al Celestiale Ashema…sebbene il ruolo della dea
dello spazio fosse meno evidente.
Mentre gli dei avevano festeggiato la vittoria, Thor si era tenuto in disparte.
Quante volte ormai aveva trionfato contro le forze del male ? Quante battaglie
aveva già combattuto, nei suoi innumerevoli anni di vita ? Tutto iniziava a
sembrargli vano. Una battaglia dopo l’altra. Un nemico dopo l’altro. Molte
forze oscure si erano ribellate all’esistenza del gioiello dorato che era
Asgard per l’Universo…forse. Anche gli Asgardiani stessi erano stati più volte
la causa delle proprie disgrazie. La recente resurrezione poteva forse ridare
ad Asgard l’antico splendore, ma quanto alto era stato il prezzo ?
E mentre lui combatteva su Asgard, Midgard era stata invasa da demoni chiamati Marziani,
colpevoli d’indicibili crudeltà. Ma anche i mortali avevano le loro
colpe…avevano ripreso il loro splendore a costo dello sterminio degli alieni.
Eppure, Thor sentiva ancora di appartenere in parte alla Terra. Dopo la
vittoria, aveva interrogato l’onniveggente Orikal attraverso la Fiamma della
Verità, scoprendo che Jake Olson, il mortale di cui aveva assunto l’identità e
che si stava ridestando da un coma, era stato ingiustamente accusato di crimini
che non aveva commesso. Thor è un essere che vive per la giustizia e non poteva
rimanere indifferente al torto. Per questo, Thor non poté fare a meno di
rendere ad Olson almeno un riscatto per il suo ricordo.
Gli dei stavano
festeggiando, ma Thor non aveva molte ragioni per essere felice di ciò. Il suo
martello stava già per portarlo alla volta di Midgard, quando suo padre Odino
lo fermò.
- Figliolo, ferma il vorticoso Mjolnir!
Thor obbedì al genitore, come faceva la maggior parte delle volte. Quando non
lo faceva erano guai…ma ancora più spesso, erano guai quando lo faceva.
- Padre… perché interrompi il mio viaggio sul nascere ? Non ho interesse a
restare.
- Come sempre, figlio mio, dimentichi i tuoi obblighi come principe di questo
regno.
- Strane parole, Padre di Tutti. Hai sempre chiaramente affermato la sua
autorità superiore.
- Figliolo, la mia sola volontà è che tu rimanga ad Asgard per partecipare ai
grandi festeggiamenti, in occasione di questa rinascita.
- Dopo quello che ho saputo, queste frivolezze non mi attirano.
- Thor! Sarà un festeggiamento sacro, e solenne non ridurlo ai festini cui
partecipavi da fanciullo! E poi… non vuoi conoscere i tuoi figli, prima di
partire?
- Ebbene, padre, sei riuscito a rievocare in me questo ricordo che così
difficilmente avevo accantonato.
- Vieni, figliolo… io sono rimasto chiuso qui, nelle mie camere, in attesa del
tuo ritorno.
- Verrò, padre, ma la mia mente è turbata da innumerevoli pensieri. Il fato di
Jake Olson, la rivelazione riguardo miei figli… e non l’ultimo la morte di così
tanti valorosi dei a causa di Seth… Leir, dio celtico del lampo, era invero uno
dei più onorevoli guerrieri con cui avessi avuto l’onore di pugnare.
- Capisco il tuo rammarico, Thor… ma tu stesso hai giurato che libererai lui e
i nostri simili dalle grinfie di Mefisto.
Perso nelle sue riflessioni, il dio del tuono notò strane vibrazioni trasmesse
da Mjolnir.
“Ma certo” pensò “Mjolnir è composto dal metallo Uru, sensibile alla magia
degli dei. Sta risentendo dei recenti trascorsi oppure…”
Odino notò il volto pensieroso del figlio.
-Ancora assillato dai dubbi sulla nostra vittoria, Thor ?
- No, padre…avverto uno squilibrio sul piano mistico... credo provenga dalle
dimensioni in cui vivevano i perduti pantheon.
- Quelle dimensioni, purtroppo, adesso sono disabitate. Mefisto detiene le
anime dei suoi abitanti.
-Ma non i loro corpi...
-Proferisci il vero, Thor. Avrei dovuto pensarci prima. Manderò un plotone di
Valchirie a raccogliere le salme. I nostri antichi alleati meritano una degna
sepoltura e una cerimonia funebre all'altezza del loro rango. Ma adesso è il
momento di distrarsi e celebrare l’ennesima vittoria di Asgard..
Poco dopo, tutte le Valchirie in servizio si recarono nel vicino regno degli
dei celtici. Quando arrivarono, non riuscirono a trattenere espressioni di
sorpresa sui loro volti.
Ad Asgard, intanto, mentre chiacchieravano, dopo pochi minuti, i due dei, padre
e figlio, raggiunsero una vasta pianura, brulicante di gente. Odino aveva
appena convocato l'Althing supremo, che riuniva tutte le genti sotto la sua
autorità.
- Non ho mai visto tanta gente ad Asgard in vita mia! – commentava attonito
Thor.
- Perché questa è tutta la gente che sia mai nata nel Regno Dorato… ecco, ora
parlerò alla folla – disse il patriarca, arrampicandosi su di un alto podio.
C’era una gran confusione. Thor non aveva mai visto la sua terra così
vitale…così simile a Midgard.
- Gente di Asgard, oggi è un giorno da festeggiare! Siamo qui riuniti in questo
grande spiazzo, al centro di Asgard… Idhavollr, il luogo che avrebbe segnato la
rinascita degli dei dopo il Ragnarok… ebbene, quel giorno, per certi versi, è
arrivato… gli dei sono rinati!
Un boato di approvazione esplose dalla folla.
- Un misterioso aiuto dal cielo ha riportato le nostre terre all’antico
splendore… e dalle ceneri, compagni e parenti caduti sono di nuovo tra noi… e
in nome della tradizione, appena rinnovata…
Odino stranamente s’interruppe e portò una mano al viso. La folla inorridì alla
vista di Odino che si strappava un occhio. Ma non ci fu sangue. Il dio,
lasciando un’orbita vuota, fece cadere per terra il bulbo, che si frantumò.
- A che scopo farsi forgiare un occhio di cristallo dagli artigiani di
Nidavellir? Il vostro re ha sacrificato una parte di sé per ottenere la
conoscenza atta a proteggervi e guidarvi… e ne deve andare fiero!
Un altro boato. Indubbiamente, Odino sapeva essere un grande comunicatore e
nonostante fosse spesso troppo altezzoso, amava la sua gente.
- E se molti di voi saranno spaesati dalla nuova situazione nel Regno… bene, io
chiarirò le vostre idee! Gioite, Asgardiani, perché avete avuto una seconda
possibilità… la prima leggendaria guerra contro gli Dei Oscuri fu estremamente
luttuosa… molti di noi perirono. E io feci cadere quel tragico capitolo della
storia degli dei nel dimenticatoio, per alleviare il vostro dolore. Chi rimase
comunque provato da questa terribile esperienza, si autoesiliò in altri mondi.
Ora che siamo tutti riuniti, non ce n’è più motivo.
Richiamò qualcuno, dietro di lui. Era Mimir, il dio della memoria. E gli porse
il suo scettro. Con un gesto netto, Mimir sollevò il suo scettro verso il
cielo. La sua punta iniziò a illuminarsi e a risplendere come una stella.
- Che la luce rischiari la nebbia dei ricordi! – gridò il sovrano di Asgard.
Tutti ricordarono. Come se il ricordo della guerra e tutto ciò che ne
comportava fosse rinchiuso in una sfera di cristallo… e quella sfera,
improvvisamente, esplodesse, rilasciando tutto ciò che custodiva con violenza.
”Come… com’è possibile?” si chiedeva Thor, dopo aver ricordato.
- E adesso che si dia inizio ai banchetti!
Thor
si avvicinò a suo padre per chiedere spiegazioni.
- Padre… non riesco a credere a ciò che detta la mia memoria… com’è possibile
che sia riuscito a dimenticare un capitolo così importante della mia vita?
- La magia di Odino può questo e altro – disse Sif, avvicinandoglisi.
- Sif, noi… eravamo sposati… avevamo un figlio… Uller!
La guerriera aveva gli occhi lucidi.
- Già… e tu avevi altri tre valorosi figli… due nobili e giovani guerrieri,
Magni e Modhi, e una graziosa fanciulla, Thrud… figli della gigantessa
Jarnsaxa…
- Stento a credere… non è possibile… ricordavo di essere un ragazzino,
all’epoca della guerra…
- Ti affidi ai tuoi ricordi, quando sai che gran parte di ciò che sapevi era
fallace ? Eri assai più maturo di quanto non ricordi… eri già un uomo adulto
all’epoca. Ma dato che i tuoi ricordi iniziano con quei giorni, hai iniziato a
pensare che l’inizio dei tuoi ricordi coincidesse con la tua infanzia. No, Thor:
tu eri un uomo già cresciuto, ed avesti anche una famiglia.
- Famiglia? Chiami questa famiglia? Io che mi… unisco con una gigantessa… no,
padre, questo dev’essere una menzogna ben ordita… non ho mai concepito un
simile comportamento.
- Hai rievocato che tuo fratello Loki arrivò persino ad accoppiarsi con lo
stallone Svadhilfari, partorendo il mio fido destriero Sleipnir? Il costume
degli Asgardiani è cambiato durante i secoli, Thor… ti ho già ricordato quanto
questo mondo sia diverso da quello di millenni fa.
- Io… ho dimenticato di aver avuto dei figli… e ho dovuto dimenticare di essere
il marito di Sif… per sopportare la loro perdita?
- Precisamente.
-Ma non esitasti a cancellare la mia memoria, e a non riferirmi mai di codesti
cambiamenti !
-Nemmeno il Padre di Tutti è onnisciente, Thor. Anche io ho recuperato questo
ricordo solo da poco.
-Ciononostante, padre…come sempre, interferisci nella mia vita e nella mia
mente quando più ti aggrada. Non vi è dunque fine alle ricorrenti tribolazioni
degli dei !?
-Di che parli, Thor ?
-Credo non importi che tu lo sappia, padre. Tutto ricomincerà da capo, non ne
dubito.
Odino sembrò sconcertato dalle parole del figlio. Giammai aveva rinunciato così
platealmente a festeggiare una vittoria. E le sue parole erano quasi un insulto
per Odino. Forse le sue lezioni di umiltà erano servite a poco…e sarebbe stata
necessaria una grave punizione. Tuttavia…Asgard era ancora viva solo grazie a
Thor. Per una volta, avrebbe lasciato perdere.
- E adesso… dove sono i miei figli?
- Ti staranno cercando anche loro, tra la folla.
- Li cercherò anch'io... devo assolutamente vederli.
Affannosamente, il dio del tuono si faceva strada nella mischia, cercando di
riconoscere i volti appena riaffiorati nella sua mente. Dopo molti minuti, la
ricerca ebbe un esito.
- Padre!
Tre ragazzi e una ragazza… lo abbracciarono con tutta la loro forza. Dopo
qualche secondo di diffidenza, Thor ricambiò calorosamente. Era commosso.
- Figlioli... venite a banchettare con me... dobbiamo recuperare il tempo
perduto.
Qualche ora dopo...
- Ah, non pasteggiavo così bene da quando sconfissi il Serpente di Midgard
!- confessava il Dio del Tuono, al culmine della sua gioia, per
essersi ritrovato padre di figli così sani e valorosi.
- Io sono satollo, padre! - dichiarò Magni.
- Allora vorrà dire che riposeremo.
Poco dopo, l’imponente Jarnsaxa li raggiunse.
- Salve, Thor.
- Jarnsaxa…
I figli della gigantessa la riabbracciarono, lamentandosi l'un l'altro di
essersi persi di vista per la confusione. Sif, accanto a Thor, era estremamente
imbarazzata.
- Siediti con noi.
La gigantessa obbedì.
- Sono felice di averti potuto rivedere, Thor.
- Ne sono felice anch'io.
- Però devo chiederti una cosa: i miei figli torneranno con me a Jotunheim… è
lì il mio posto, tra i Giganti.
- Invero, sono costretto ad acconsentire… i figli devono stare con la propria
madre, specie se il padre è spesso assente. Ma non mancherò di farvi visita
ogni qual volta sarò ad Asgard.
Detto questo, abbracciò i figli di Jarnsaxa e li salutò.
- Verrò a trovarvi in ogni mio momento libero, parola d'onore.
Dopo poco, Odino si alzò in piedi e proclamò la fine delle celebrazioni.
- È ora che tutti tornino alle proprie dimore… è ora che le famiglie si
riuniscano!
Gimlé, la costruzione più imponente di tutta Asgard.
- Odino – dissero, all’unisono, due voci.
Il dio orbo quasi rabbrividì, a quel suono. Erano i suoi fratelli Vili e Ve a
parlare… quelli con cui aveva fondato Asgard e che aveva… ucciso, per mantenere
la propria sovranità. Era a causa loro che aveva aspettato Thor chiuso nei suoi
alloggi. Preferiva ritardare più possibile l'incontro con loro... un guerriero
così coraggioso e impavido che temeva un semplice rendez-vous con i suoi
parenti. Escludendo, naturalmente, i suoi stessi figli. Fece buon viso a
cattivo gioco.
- Fratelli!
Corse verso di loro e li abbracciò, insieme.
- Odino – dissero altre voci.
”I miei genitori… i miei nonni…”
Un turbine di emozioni si affollò nel cuore del vecchio e saggio dio. Buri e
Bolthorn, i suoi nonni; Bor, suo padre; la gigantessa Bestla, sua genitrice…
erano tutti lì.
”Figlio… sono fiero di te” pensò Buri, che si era finto morto e aveva seguito
le gesta del nipote sotto le mentite spoglie dello stregone
Tiwaz, da Nastrond.
”Sei
felice, fratello, vero?” pensava con rancore Vili.
- Presto, accomodatevi... avete molto di cui parlare - disse Frigga, proprio
mentre la numerosa prole di Odino irrompeva nelle sale regali: Hoder (o Hodhr,
il dio cieco dell'inverno), Vidharr (notoriamente esiliato da solo da Asgard),
Tyr (dio della guerra), per non parlare di molti altri dei redivivi.
"Sarà una giornata molto lunga" realizzò il re degli Asi.
Breidhablik, dimora di Balder.
Il pensiero che più assillava il luminoso dio era… “Cosa succederà con Karnilla
adesso?”
Adesso la sua casa ospitava le persone a lui più vicine: sua moglie Nanna e suo
figlio Forseti, dio delle controversie. Doveva parlare prima che la situazione
peggiorasse.
Castello di Loki.
”Per favore… ditemi che è un incubo!”
Dopo secoli di goduta solitudine, Loki si ritrovava a vivere con la sua
famiglia… la moglie Sygin e i loro figli Nari e Vali. Per non parlare dei suoi
genitori (Farbauti e Laufey) e dei suoi fratelli (Helblindi e Bylistr) che gli
facevano visita. Doveva rimediare a tutto questo, non avrebbe resistito a
lungo.
-Maledetto sia Mefisto, per tutta l’eternità ! Questo non era tra i patti!
-Marito mio – disse Sygin mettendogli gentilmente una mano sulla spalla –
perché sei così adirato ? Abbiamo riacquistato i figli che abbiamo perso…
Loki si girò di scatto e la picchiò, il volto pieno di rabbia.
-Silenzio, strega ! Cosa importa al Dio dell’Inganno delle stupide manovre di
palazzo di Odino !? Che mi importa dei tuoi figli, se non posso avere il trono
di Asgard che mi spetta di diritto !? Che mi importa dei miei fratelli, se già
odio il mio fratellastro ?
Laufey fermò la mano del figlio con le sue enormi mani da gigante. Al tocco, il
gigante si trasformò in ghiaccio.
- Non osare mai più toccarmi, padre. E che nessuno osi rivolgermi più la parola
!
Ad un gesto di Loki, i suoi figli si ritrovarono avvolti in lingue di vivo
fuoco. I suoi genitori si tramutarono in ghiaccio pronto a sciogliersi ad un
suo pensiero, e Sygin fu incatenata al muro.
-Così va molto meglio.
-Loki, perché ti comporti così !? Cosa ti abbiamo fatto per meritare tanto ?
Volevamo solo renderti felice…
-Io non voglio essere felice ! Voglio solo conquistare il potere che mi spetta,
e far pagare alle genti di Asgard l’avermi trattato come un indegno estraneo
per tutta la mia vita. Che Odino ed il mio odiato fratellastro si
trastullino con l’idea della riunione di famiglia…ho altri piani. Come presto
scopriranno, i vecchi tempi non erano necessariamente migliori !
Loki scoppiò in una risata agghiacciante, guardato a vista sia dall’inferno di
Asgard che da un inferno più generale, in attesa del pagamento richiesto.
Vanheim, mondo dei Vani.
Amora e Lorelei, erano, probabilmente, le dee più confuse. La guerra con gli
Dei Oscuri le aveva rese orfane ... e il prodigio di Odino aveva fatto
dimenticare loro chi fosse la loro madre, la dea della fertilità Freya, e il
loro padre, il misterioso Odhr, oltre ai loro veri nomi, Gersemi e Hnoss. Ormai
erano note così, ma conoscere la propria genitrice, da cui avevano ereditato la
bellezza e la lussuria, era uno shock. Senza contare lo zio Freyr (dio della
virilità, padrone di Alfheim), sua moglie Gerdh e i nonni Njordhr (dio del
mare, leader dei Vani) e Skadhi (dea della caccia e dello sci).
Avrebbero dovuto affrontare tutti. Ma Amora aveva altre mire, e lasciò la
sorella alle prese con una famiglia non voluta. Lorelei era appena risorta, e
forse lei più di tutti comprendeva come si sentissero gli dei ritornati. Lei,
che era morta per colpa di Amora e che era stata controllata da Seth. Amora
tornò su Midgard…ma nemmeno lei sapeva se lo faceva per desiderio di potere,
per fuggire alle responsabilità o per paura della sorella…come fidarsi di chi
ha servito il Dio Serpente della Morte, ed è resuscitata grazie al diavolo ?
Bilskirnir,
dimora di Thor.
Dopo aver ritrovato la sua famiglia, Thor aveva appena rincontrato Thialfi e Roskva,
due ragazzi, fratello e sorella, con cui aveva condiviso innumerevoli avventure
nei bei tempi andati, ed aveva gioito per averli ritrovati.
Forse che tutte queste rinascite avrebbero cambiato il suo cuore, che si
sentiva oppresso dalle mille battaglie ? O tutto sarebbe tornato come prima ?
Come avrebbe affrontato il già tormentato rapporto con Sif? Perso in questi
pensieri, non avvertì subito il richiamo del padre, che lo convocava
urgentemente al palazzo reale.
Infatti, mentre la notte si avvicinava per Asgard, le Valchirie erano tornate.
- Mio signore - cercava di spiegare una Valchiria, completamente genuflessa
davanti al suo signore- è questo lo stato in cui abbiamo trovato le salme degli
dei defunti. Abbiamo avuto il tempo di recuperare solo la maggior parte delle
vittime... dopodiché, le dimensioni che abbiamo visitato sono collassate su se
stesse.
- Collassate? - chiedeva Thor. Intanto Odino aveva un'espressione tra
l'imbarazzato e il preoccupato.
- Padre, cosa significa tutto questo?
Il sovrano non sembrava voler rispondere. Quella gelida atmosfera venne
interrotta dall'apparizione di una presenza, che incusse subito timore persino
nell'animo del grande Odino. Egli, con suo figlio, si voltò repentinamente
verso l'intruso.
All'apparenza, una strana donna mortale, dai colori scuri e dall'abbigliamento
bizzarro.
Ma i due dei non potevano non riconoscere l’impronta dei Celestiali in lei.
- Salve - proferì la dea spaziale.
- Ashema! - ribatté Thor, riconoscendo l'entità con cui aveva avuto a che fare
durante il ritorno dall'universo di Franklin Richards.
- Thor... credo che sia finalmente giunto il momento che tu conosca la verità.
Una verità pesante, forse, ma a questo punto importante.
Odino, sempre più allarmato, fece cenno alle spaventate Valchirie di lasciarli
soli.
- La verità... su che cosa?
- Sull'origine della vostra divinità. Una verità costata un occhio della testa
a tuo padre, il quale l'ha sempre rinnegata persino a se stesso, dopo averla
appresa.
Il tonante guardò
suo padre, il quale aveva il capo chino. Così si rivolse nuovamente alla dea.
- Parlami. Non ti interromperò.
Ashema si accomodò su di un seggio crisoelefantino, e lo stesso fecero Thor e
Odino.
- Qualche milione di anni fa, in un lontano pianeta di questa galassia, abitava
una popolazione, manipolata dalla mia genia come è stato fatto sui Terrestri in
tempi più recenti. Questi esseri si proclamavano dei, e dicevano di essere nati
con l’universo stesso.
Ai Celestiali non importava se questo fosse vero. La nostra essenza infinita ci
definisce come qualcosa di talmente superiore a quegli dei, come potrebbe
esserlo un umano rispetto ad un batterio. Ma così come gli umani studiano le
forme di vita inferiori, noi studiammo loro.
Il livello di evoluzione raggiunto da essi sia a livello di genoma sia a
livello di civiltà aveva raggiunto vette mai toccate prima da nessun mortale.
La loro capacità di manipolare le energie metafisiche era incommensurabile. Ma
il loro potere era ancora acerbo, ancora da perfezionare. Fu qui che
intervenimmo, perfezionando la perfezione. Li rendemmo più dei di quanto già
non fossero. Da un certo punto di vista il nostro esperimento fu un successo:
la popolazione manipolata aveva il potere di alterare la realtà, come l’umano
Franklin Richards…sebbene il metodo di alterazione fosse più lento e più
sottile, e le divinità superiori ereditarono un potere anche maggiore.
Inoltre la sua cultura era così sviluppata che essi consideravano un'unica cosa
scienza, magia, tecnologia, religione... una civiltà sviluppatissima, ambiziosa
di raggiungere i livelli di divinità dei loro stessi manipolatori... tanto da
preoccupare persino i Celestiali. Dopo il canonico lasso di cinquanta anni
terrestri, una Coorte stabilì il fato di quel popolo. Arishem segnò il pollice
verso ed Exitar stava per sterilizzare il pianeta, quando, con i loro potenti
mezzi, gli autoctoni riuscirono a comunicare con noi e a proporci un patto.
Sebbene le loro parole furono infantili dal nostro punto di vista, la proposta
ci affascinò.
Ci proponevamo di non vanificare gli sforzi di millenni cancellandoli dalla
faccia del pianeta; in cambio della salvezza avrebbero accettato una riduzione
del loro potere, ma pretendevano comunque il raggiungimento effettivo del loro
obiettivo: la divinità, che ironicamente già possedevano…ma non riuscivano a
conciliare la propria divinità con la nostra superiorità. Incredibilmente, per
motivi insondabili da un Celestiale del mio rango, la Coorte accettò. Così, la
popolazione si sparse per le galassie. Su ogni pianeta, le colonie di alieni si
insediarono in punti cruciali. Noi Celestiali cancellammo la loro memoria e gli
permettemmo di adottare nuove identità, a seconda della cultura da cui dovevano
essere adorati. Un nuovo esperimento era iniziato, per noi, risolvendo una
potenziale crisi.
Thor, a quel punto,
osò interrompere la narrazione.
- Mi stai dicendo che... questa popolazione... siamo noi?
- Sì. Tutti gli dei di tutte le mitologie universali fanno capo ai miliardi di
individui della popolazione di cui vi parlavo. Voi compresi. Avevate il potere
di creare dimensioni in cui vivere, di cambiare aspetto, di far nascere
leggende sul vostro conto... in cambio dell'adorazione avete perso gran parte
delle vostre facoltà originarie e soprattutto la vostra identità. A un certo
punto, però, abbiamo dovuto instaurare un nuovo patto con le vostre nuove
identità, per limitare la vostra influenza sugli esseri umani. Questo è
successo al tempo della terza Coorte terrestre.
- Quindi tutti quei cadaveri amorfi... rappresentano il nostro vero aspetto.
- In un certo senso. Tu non comprendi appieno, Thor. Questi esseri non erano
dei veri e propri esseri viventi come intendi il termine…erano creature più
astratte, anche se elementari per i Celestiali. Ognuno di essi poteva incarnare
un concetto. Tu ad esempio sei il dio del tuono, ma questa manifestazione
naturale sarebbe esistita lo stesso…molti dei di Asgard non rappresentano un
concetto vero e proprio. In assenza della loro forza vitale, gli dei morti
hanno perso alcune delle sovrastrutture che si erano costruiti. Ma neanche
questo è il vero aspetto degli dei, così come questo corpo umano non è il mio
vero corpo. La vera natura degli dei sarà sempre sfuggente.
-Quindi…gli dei non sono veramente ciò che pensano ?
Ashema sorrise. Erano come bambini, al suo confronto.
-Che senso avrebbero degli dei che non sono degli dei ? In questo caso
sarebbero stati superflui, se non addirittura dannosi. Nessun dio può impedire
ai Celestiali di perseguire i loro scopi. La vostra natura resta
incomprensibile ai mortali e a voi stessi, così come la relazione tra la vostra
esistenza e l’ordine delle cose.
-Non comprendo – disse Odino – se non siamo dei, come possiamo aver dato
origine all’universo ?
-La lezione che tutte le razze devono imparare è che tutto è relativo.
Nell’universo si sovrappongono diversi tipi di realtà…realtà ed illusione,
scienza e magia, il mondo sensibile e la metafisica. Tutti questi aspetti
convivono, e gli dei sono perennemente in bilico tra questi estremi. Siete il
maggior enigma dell’universo.
-Come i Celestiali stessi ?
-Non paragonare una goccia ad un oceano. Noi siamo un enigma che cela un
mistero che cela un indovinello.
-Quello che capisco, Ashema – disse Odino con voce altezzosa – è che non ci hai
detto niente di concreto. Gli dei sono veri dei o meno ?
-Ha veramente importanza ? Quello che è importante capiate è che esistono
poteri oltre gli dei. Questa non è una lezione di storia…è una lezione di
umiltà.
Odino e Thor si guardarono negli occhi. Quante considerazioni scatenavano
quelle parole. Ma Thor non aveva ancora messo pace nel suo cuore.
-Ashema, che tutto questo sia vero o che sia solo il frutto della fantasia dei
Celestiali…
-La nostra fantasia è la realtà, Thor. Tale è il potere della mente di un
Celestiale.
-Se tutto quello che dici è vero…che importanza hanno le mille battaglie, le
mille insidie che abbiamo sconfitto…che importanza ha la stessa gloria di
Asgard ?
-Tutto è relativo, Thor. I Celestiali hanno capito che passato, presente e
futuro convivono, respirano insieme nell’eternità del tempo. Sappiamo bene che
tutto cambia per restare uguale. Per questo i nostri cambiamenti sono sempre
lenti, sottili, ponderati…per evitare che si perdano nell’eterno presente.
-Non sono sicuro di capire. Forse siamo ancora molto limitati. Chissà se un
giorno arriveremo a comprendere queste cose…ad arrivare al vostro livello.
-Chissà, Thor, chissà…
-Un secondo, Ashema, che ne è degli altri dei ? Gli dei che si sono recati su
altri pianeti ?
Ashema sorrise molto più spontaneamente di prima.
-Anche loro attendono una risposta…
La Celestiale scomparve lentamente, lasciando Thor ed Odino con più dubbi di
prima.
-Di una cosa sono certo, figlio mio…non ci lasceremo sopraffare dalla nostra vanagloria,
come in passato. E mi scuso con te, Thor…per la prima volta da millenni. Non
avrei dovuto pensare di avere il diritto di manipolarti così…ma cerca di capire
che volevo solo il tuo bene.
-Sì, capisco, padre.
-Mi pari ancor dubbioso, Thor.
-Tutt’altro, padre. Il mio cuore è sereno perché ho compreso che non esistiamo
per niente…abbiamo uno scopo. E che possiamo ancora migliorare. Siamo dei, ma
siamo ben lontani dalla fine del nostro viaggio.
-Eppure, ancora parecchi tasselli mancano a questo indovinello…
-Forse, padre mio, dovremmo essere noi a ricomporre la storia, e non aspettare
che la verità ci sia rivelata. Forse il cercare la verità è ciò che ci può
aiutare a migliorare.
-E come credi di poter trovare questa verità ?
-Come hai detto tu…noi abbiamo una tessera. Forse i nostri fratelli hanno le
altre.
Thor guardò il cielo stellato di Asgard, da dove si vedevano tutte le stelle
dell’Universo…e fu felice di non averle ancora viste tutte.
Thor#7
Estremi saluti
di Mickey
Thor sta contemplando
le stelle. Il Celestiale conosciuto come Ashema ha rivelato a lui e a suo padre
che esistono altri dei come loro, sparsi per l'universo. Quanto lo cambieranno
le recenti scoperte sulla sua divinità?
- Ashema, è tutto vero ciò che hai detto? - riprende a parlare, dopo un lungo
silenzio.
- Thor, hai saputo ciò che devi. La verità è stata parzialmente celata o
alterata per un'ottima ragione: se conoscessi tutta la verità, l'incantesimo si
spezzerebbe e tutti voi perdereste la vostra aura divina. La vostra natura di
divinità non implica che conosciate le vostre origini.
- Non capisco come interpretare questa frase, ma credo di non potermi opporre
alla volontà di un Celestiale, nevvero?
- Non si tratta di questo, Thor. Presto i miei simili sopprimeranno ogni mia
tendenza umana. Per questo vi ho rivelato ciò che potevo in tempo, prima che lo
stesso istinto di solidarietà nei vostri confronti venga sradicato in me.
- E' un vero peccato che presto verrà a mancare l'unica intermediaria tra umani
e Celestiali - fa notare Odino.
- Non posso che condividere, ma non posso ribellarmi al volere delle Schiere. Vi
ricordo solo che il concetto stesso di divinità contempla l'idea di mistero, di
dogma, di incompenetrabilità. E' per questo motivo che nemmeno voi stessi
dovrete conoscere l'origine del vostro stato, che è molto più complessa di
quanto io abbia potuto spiegarvi in termini mortali.
- Questo lo capiamo, Celestiale.
- Adesso è ora che io vada. Addio.
Quando Thor e Odino stanno per rispondere al saluto, l'incarnazione umana di
Ashema è scomparsa. La rivedranno mai?
In quel frangente, la forma astrale di Loki ha assistito alla scena, senza
parole. L'aveva sempre subodorato. Non per nulla aveva recentemente parlato a
Thor dei ruoli che sono entrambi costretti ad assumere e aveva sentito le
strane parole pronunciate da Mefisto a Seth: ne ha avuto la conferma e adesso
la sua rabbia nei confronti della famiglia reale è diventata più intensa. Per
millenni è stato discriminato per la sua natura di gigante nano...
ingiustamente. Erano tutti allo stesso livello, in tempi immemorabili: è
evidente che l'originario stato divino esulava da limitate classificazioni come
quella tra Asi, Vani, giganti, elfi...
Il colpo di stato che sta preparando si colorerà di tinte ancora più diaboliche
e crudeli, a questo punto.
Thor guarda suo padre con perplessità. Egli sapeva già tutto o no? Ma non ha il
coraggio di chiederlo.
- Nonostante tutto - prende a parlare il Padre di Tutti - oggi verranno
celebrati i funerali dei nostri fratelli caduti in battaglia. Nastrond
diventerà un santuario in loro onore, a maggior ragione dopo ciò che ci è stato
rivelato. Anche se gli altri pantheon avevano culture diverse, onoreremo il
loro trapasso secondo il rito asgardiano.
- E' cosa buona e giusta - commenta Thor.
- Ci sarà tutta Asgard a commemorarli. Purtroppo dovremmo nascondere ai sudditi
la natura delle salme. A questo proposito, mi sovviene ciò che mi hanno
poc'anzi riferito le Valchirie.
- Ovvero?
- La vera natura di alcune salme. Il pantheon russo ha conservato il suo
aspetto noto...
- Ciò può voler solo dire che almeno uno di loro è ancora vivo... che un suo
membro stia ancora calpestando il suolo di Midgard? - si chiede Thor, pensando
a Perun, il dio russo con il suo stesso titolo.
- ... mentre le salme degli dei egizi sono irrintracciabili - continua Odino.
- Come? Com'è possibile? Che siano ancora vivi, da qualche parte, come mi è
sembrato di intuire durante la battaglia con Seth?
- Probabilmente lo scopriremo presto, chissà - dice pensieroso Odino.
- Cosa ti angustia, padre?
- Mi preoccupa la sicurezza di Asgard.
- Proprio adesso? Per quale arcano motivo?
- Soprattutto adesso. Siamo vivi grazie al meschino patto con il
Diavolo... nessuno escluso. Tantomeno le minacce.
- A chi ti riferisci?
- Una su tutte... Surtur. O Fenris, che ha sciolto le magiche catene che lo
tenevano imprigionato sull'isola di Lyngi. E non so dove si trovi adesso, anche
se sicuramente non ad Asgard.
Thor deglutisce.
- E' per questo che sto spendendo molte energie mistiche per indebolire i
contatti tra Asgard e mondi come Muspellheim. Purtroppo, però, rischio di
alterare fatalmente gli equilibri cosmici tra i Nove Mondi, se intensifico
questo genere di incantesimi.
- Perciò non saremo mai abbastanza sicuri?
Il silenzio di Odino è molto eloquente.
- Invero, padre, prova a considerare la questione dal punto di vista opposto.
Per quanti felloni sono tornati in vita, altrettanti eroi hanno svuotato le
sale del Valhalla!
- E' su questo che conto, figliolo.
Stranamente, il Dio del Tuono sente improvvisamente il desiderio di confidarsi
con chi gli ha dato la vita, come non succedeva da decenni, forse.
- Sono confuso, padre. C'è una parte di me che vorrebbe rimanere qui, ad
Asgard, per vivere la più florida era nella storia del Regno Dorato; un'altra
parte, vorrebbe redire a Midgard, che purtroppo si trova in un momento molto
negativo della sua storia recente; un'altra ancora desiderebbe solcare i cieli
alla ricerca dei nostri fratelli perduti.
- E' stato sempre questo il tuo cruccio, figlio, ed anche la mia croce. Ho
sempre cercato di convincerti a risiedere nella tua terra natìa e stavolta ho
argomenti abbastanza solidi per farlo.
- Cosa intendi?
- Vuoi forse macchiare il tuo onore trascurando i tuoi figli e tua moglie? Gli
Dei Oscuri ti avevano privato di una famiglia... il Fato ti ha permesso di
riaverla e non è un tuo diritto dissipare una tale opportunità.
- Stavolta sono costretto a darti ragione... a volte la tua leggendaria
saggezza si rivela fondata.
- Thor, come osi parlare in questo modo a tuo padre?! E non è la prima volta,
recentemente, che metti in dubbio la mia saggezza.
- E' arrivato il momento di rivalutare tutta la nostra storia, Odino. A
partire dal tuo "illuminato" governo. Ma non è questo il momento. Hai
citato gli Dei Oscuri e adesso la mia mente è ottenebrata da numerose
riflessioni.
Odino resta silente, mentre Thor continua a pensare ad alta voce.
- Se ciò che Ashema ha detto è vero... anche loro potrebbero far parte di
quell'unica, originaria popolazione di divinità da cui tutti discendiamo.
Detto questo, senza neanche attendere risposta, esce dalla sala a passo deciso,
facendo risuonare i passi tra quelle lussuose mura. Il Regno Dorato aveva
subito molte guerre sul proprio territorio, conflitti che, al loro termine,
avevano sempre richiesto una ricostruzione della maggior parte degli edifici,
così che, nel suo eterno splendore, Asgard non fosse mai la stessa. Ma Ashema
ha voluto riportare il regno al suo splendore originario, così come Odino e gli
altri l'avevano fondata. E' uno dei più magnificenti spettacoli dell'universo.
Così come Bilskirnir, la reggia privata di Thor, il più grande edificio che
abbia mai ospitato il Dio del Tuono, con le sue centinaia di sale. Adesso il
suo padrone le sta attraversando per tornare dai suoi familiari.
- Bentornato, Thor! - è il caloroso saluto della giovane Roskva, fedele
servitrice e compagna di avventure del Dio del Tuono... prima dell'antica
guerra con gli Dei Oscuri.
- Roskva! Thialfi! - esclama il biondo e barbuto dio, riferendosi alla ragazza
e al fratello di lei - Mi fa sempre un grande effetto rivedervi. Prima o poi
dovrò farmene una ragione...
Passano le ore. Sono passati millenni dall'ultima volta che Thor ha passato del
tempo con la sua famiglia. A poco a poco, i sentimenti di affetto che provava
per loro eoni prima stanno riafforando con tutta la loro prepotenza. L'istinto
paterno era qualcosa che gli mancava da millenni.
Sif spera che si risveglino presto i suoi sentimenti per lei, così come sono
prepotentemente tornati alla ribalta nel suo cuore quelli nei confronti di
Thor.
"Thor... non continuare ad evitarmi. Mi fa piacere che tu ti dedichi a
nostro figlio, ma... hai una moglie, adesso, anche se il destino ci ha separati
per tutto questo tempo".
Uno squillo di trombe annuncia il momento della cerimonia funebre.
- E' ora di andare, ragazzi! - comunica deciso il Dio del Tuono.
Insieme a Sif, Uller, Roskva e Thialfi, Thor sale a bordo del suo carro,
guidato da Arrotadenti e Digrignadenti, partendo alla volta del nuovo cimitero
divino.
Una volta atterrati, si prospetta davanti a loro uno scenario inquietante ma
intriso di sacralità. Nastrond, la spiaggia dei morti, costellata da infinite
sottili steli, a perdita d'occhio. Su ognuna di essa, con certosina pazienza,
le Valchirie hanno inciso i nomi degli dei periti, in doppia dicitura: quella
runico-asgardiana e quella propria della cultura del pantheon. Migliaia di corpi
sepolti da una finissima sabbia.
Tutta la popolazione di Asgard è riunita alle spalle dell'improvvisato
camposanto. Una folla di persone come si era mai vista nel Regno Dorato.
- E' incredibile... - commenta Thor, spaesato. Molti volti gli sono sconosciuti,
altri li rivede per la prima volta dopo millenni, altri ancora gli sono
familiari e li rassicurano.
E' Balder ad aprire la cerimonia.
- Un male antico come il mondo stesso è venuto prepotentemente alla ribalta,
strappando innumerevoli, nobili vite apparentemente immortali a questo piano
della realtà. E' stato impossibile salvarli, ma non è ancora detta l'ultima
parola.
Detto questo, Odino sale su di un altare pagano ed intona una preghiera tipica
degli Asi, adatta a cerimonie funebri.
Molti sono commossi. Thor, invece, riflette molto. Cosa può fare per salvare le
anime degli dei degli altri perduti pantheon terrestri, in balia di uno dei
demoni più antichi e potenti dell'universo? Non si darà pace finché non troverà
un modo per riaffermare il suo orgoglio, indebolito dal fatto di essere sceso a
patti con Mefisto.
Una volta che il rito è finito, tutti si ritirano.
- Io devo andare a Midgard per chiudere gli ultimi ponti - dice Thor per
avvisare Sif e gli altri.
- Ti aspetteremo.
Una semplice rotazione di Mjolnir e le barriere dimensionali sono infrante.
Thor è di nuovo sulla Terra.
Vola su di essa, constatando con i suoi occhi quanto si sta riprendendo dopo le
recenti tragedie. Ancora una volta, invidia i mortali per la loro tenacia e il
loro spirito di sopravvivenza.
Dovrebbe passare dai suoi amici Vendicatori, ad aggiornarli del suo stato. Ma
lo farà in un altro momento: c'è qualcosa di importante a cui vuole prendere
parte.
E' in un cimitero cristiano, nascosto dietro il tronco di un grosso albero.
Un sacerdote di Midgard sta spendendo lusinghiere parole su Jake Olson,
sottolineando come si sia rivelato un eroe durante la guerra con Marte. Thor è
sollevato, adesso, sapendo che la sua memoria è stata salvaguardata dalla
messinscena organizzata da Odino. E spera che l'anima di colui di cui ha
vestito i panni sia sfuggita dalle grinfie del Diavolo.
Non può fare a meno di sentirsi in colpa per il nuovo dolore inflitto a chi gli
voleva bene.
Tra la folla c'è anche una delle donne più importanti della sua vita, la
dottoressa Jane Foster. Non appena il funerale si conclude, il dio del tuono si
avvicina con discrezione alla donna che per un breve tempo coesisteva con la
sua attuale moglie.
- Salve, Jane.
- Thor! Cosa ci fai qui? - chiede la dottoressa, sorpresa.
- Sono venuto a salutare un eroe.
- Oh... mi fa piacere. Ma... sono confusa. Un giorno o l'altro mi dovrai
spiegare ciò che è successo, io pensavo...
- Hai ragione, penso tu debba sapere.
E così, le riassume i tumultuosi eventi delle ultime settimane.
- Non posso crederci... e adesso... tu e Sif... siete sposati?
- Sì, il nostro legame perduto è stato ristabilito.
- Ne sono felice, sai? E' come se una parte di me fosse di nuovo legata a te.
- Va tutto bene con tuo marito, Jane?
- E' una battuta quella che sento proferire dalla bocca di Thor!?
- No, donna... sono serio.
- Non preoccuparti per me, va tutto bene - lo rassicura, innalzandosi sulla
punta dei piedi per dargli un bacio sulla guancia. - Spero ci rivedremo presto.
- Lo spero anch'io, Jane Foster.
E così, fatto ciò che doveva, Thor lascia a tempo indeterminato una terra a cui
è molto legato.
Passeggiando per la reggia di Asgard, un crepitio di energie dimensionali
attira l'attenzione di Thor.
Una scena fin troppo familiare; similmente era sopraggiunto Zeus, in tempi
recenti, per invocare aiuto conto Seth. Ma adesso è il suo figlio più
controverso ad assumere quel ruolo.
- Thor! In nome della nostra amicizia, seguimi sulle vette dell'Olimpo - invoca
Ercole, comparso dal nulla.
- Cosa succede, mio compagno?
- La rinascita di tutti i miei antenati ha portato con sé molta sventura! Il
regno di mio padre è devastato da una lotta parricida per il potere... una
nuova Gigantomachia!!!
Continua...
Note
Con questa storia è iniziato il mio assolo su questa serie, con la collaborazione silenziosa di Fabio
Furlanetto e Carlo Monni (e l’intervento, più avanti, di Valerio Pastore). Con le ulteriori precisazioni di Ashema, ho
voluto sottolineare che qualsiasi teoria (o non-teoria, nel caso dei
sostenitori della non-spiegabilità della divinità) circa l'origine degli dei è
ancora valida e potrebbe rientrare in un quadro che sfugge alla comprensione
umana: l'affascinante e dissacrante versione di Jim Krueger e Alex Ross, su Terra
X, o l'idea riportata dal Marvel Chronology Project, già suggerita
da vari albi,per cui una primitiva divinità universale, Atum, sia
atterrata sulla Terra in età primordiale e si sia scissa nei patriarchi delle
mitologie terrestri (Odino, Zeus...), o qualunque altra speculazione. Questo
argomento verrà ripreso nel #17, l’ultimo episodio della mia gestione.
[i] In Thor (Vol 1°) #136 (Thor, Corno #35)
[ii] In Thor (Vol 1°) #172 (Thor, Corno #72)
[iii] In Thor (Vol 1°) #231/236 (Thor, Corno #149/153), il tentativo di suicidio di Jane, così come i suicidi di numerose altre persone, erano parte di un piano di Colui che dimora nelle tenebre (Dweller in the darkness), sventato da Thor ed Ercole nei due numeri precedenti. Da notare che Dweller aveva dato il via al piano mentre era ancora in stato dormiente, come spiegato in successivi episodi di Dottor Strange.
[iv]In Thor #236, per riportarla alla vita, la dea Sif, fuse la sua essenza con quella di Jane. In seguito fu Sif ad emergere come personalità dominante, sino alla loro separazione avvenuta in numeri inediti di Thor
[v] Thor (Vol 1°) #336 inedito
[vi] Ancora in numeri inediti di Thor (Vol 1°)
[vii]Vale a dire in Thor (Vol 2°) #18 (Thor, Mita, #16)
[viii] Come mostrato in Thor (Vol 2°) #1/2 (Thor, Mita, #1/2)
[ix] Per maggiori particolari, vedi “La Guerra dei Mondi #1
[x] In Journey into Mystery #85 (1962) in Italia su Thor (Corno) #1, terza storia. Santo Marco era una pseudo Cuba devastata da una guerriglia comunista. Donald Blake e Jane Foster vi si recarono nell’ambito di un programma in stile “Medici senza frontiere”e, naturalmente, Thor ne approfittò per sistemare la cosa.
[xi]Allo stesso titolo, Blake e Foster si trovavano in India all’epoca della guerra con la Cina del 1962, fu in quel periodo che i Cinesi crearono l’Uomo Radioattivo (JIM #93 o Thor, Corno, #4). Ovviamente oggi non si può più parlare di quella guerra particolare per chiare ragioni.
[xii] Un dietro le quinte che spiega l’ultima pagina di Thor (Vol 2°) #19 (Thor Mita #17), offertovi da un Carlo aggiusta continuity.