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Di
Giuseppe Felici rossointoccabile[at]virgilio[punto]it
segue
da La Guardia dell’infinito 31
Fuochi
Fantasma
Midgard.
Una scogliera a picco su un fiordo in Scandinavia.
Cosa
fa un uomo che non mangia, non dorme, non ha una vita sociale, quando non
lavora?
Se
fosse un uomo meno ossessionato, o se la sua ossessione fosse altrimenti
direzionata, passerebbe il suo tempo a salvare il mondo.
La
sua ossessione invece è di sorvegliare e nel caso distruggere una sola impresa.
Questa impresa ha cambiato proprietà ed è finita nelle mani di un gruppo di
superumani (e alieni) che controlla una Fondazione che controlla la Brand.
Che
i superumani siano o non siano dei villain è in dubbio.
Del
resto anche l’uomo è classificato come villain. Ha distrutto più di una installazione della Brand senza
che vi fossero vittime (o quasi). Solo i colpevoli ci sono andati di mezzo.
Poco
conta che la maggior parte delle volte era sotto il controllo di altri, oppure
ricattato (per essere un uomo che ha tenuto assieme la sua struttura fisica con
la semplice forza di volontà si è spesso dimostrato piuttosto debole, anche se
a sua discolpa va detto che la paura della morte è un motore molto forte quasi
per chiunque), dovrebbe costituirsi, sottoporsi a un processo. La Roxxon, che
possedeva la Brand, è un avversario molto forte, potrebbe imprigionarlo,
facilmente come ha rubato le sue ricerche.[i]
Vedremo
con questi nuovi proprietari.
Siamo
in Scandinavia, su un fiordo.
Non
fatevi illusioni, è nuvoloso, non ci sono più di 17 gradi, ma non è inverno.
Sarà
per questo che la vespa che gira attorno all’uomo non attrae più di tanto la
sua attenzione.
Di
certo non può pungerlo, l’uomo non ha un vero corpo, anche adesso che è
riuscito a renderlo coerente anche senza l’impiego della volontà, il suo corpo
non ha una vera coesione molecolare. È poco più materiale di una fluttuazione
di energia stabile. Che poi è ciò che siamo a livello submolecolare.
Non
mangia, non dorme, non svolge la quasi totalità delle funzioni biologiche come
prima. Solo non ha più il costante terrore di disperdersi al vento, come già
gli è successo più volte, la prima dopo il terribile incidente che l’ha
colpito.
Insomma
Jackson Arvad non nota la vespa che si
aggira li attorno, ma la vespa nota lui.
In
realtà l’ha notato da tempo. Non si sarebbe preso il disturbo di trasformarsi e
scendere su questo mondo inferiore se non l’avesse notato.
È un
grande onore, per un mortale, essere notato in questo modo.
Midgard
è piena di esseri potenti che lo sono perché lui li ha notati, ma questo è
diverso.
Questo
è più potente di quanto non creda. I mortali non sono fatti per gestire il
potere, sono fatti per gestire la debolezza.
È la loro natura
ed in questo sono bravi, lui stesso li ammirerebbe se fosse in grado di
ammirare altri che se.
Comunque, dopo
aver studiato per alcuni minuti il metaumano, Loki, dio asgardiano
dell’inganno, del fuoco, dell’incostanza e delle storie, uno dei più grandi
maghi del cosmo, muta la sua forma da vespa a puro spirito e prende possesso
del corpo della sua vittima.
Bismarck. Più o
meno il centro.
La differenza tra
una banca a New York e una banca a Bismarck?
Beh, intanto questo
è un lavoretto semplice.
A New York a
questo punto, con gli allarmi che suonano a mille e la polizia già schierata ci
sarebbero, fuori dalla banca per lo meno i Fantastici 4 e 6 Vendicatori. E
starebbero litigando per decidere a chi tocchi intervenire.
Qui, invece,
quando una cassaforte (aperta) viene scagliata attraverso l’ingresso (chiuso) e
distrugge una delle volanti, gran parte dei curiosi si fanno più lontani, senza peraltro
abbassare gli innumerevoli cellulari con cui stanno riprendendo la
scena.
Quando alla
cassaforte segue una palla da demolizione attaccata alla relativa catena, però,
il fuggifuggi è generale.
A quel punto e
solo a quel punto la Squadra di Demolizione esce dalla banca. Sono carichi
all’eccesso di sacchi e borse, in cui è contenuto ogni valore su cui sono
riusciti a mettere le mani (non hanno, questo è certo, problemi di carico).
Si sente un tuono,
lontano, poi uno più vicino, come se qualcosa rompesse il muro del suono.
Piledriver viene
sbalzato lontano e, che ci crediate o meno, al momento in cui si sente il
rumore dell’impatto, metallico, da più di un cellulare parte una musica
d’organo, quasi come se fossero pronti o se lo aspettassero.
La voce è
imponente e risuona, come se ogni parola fosse pronunciata in lettere
maiuscole.
- Deh, felloni, vi
arrendete subito o dovremo ripetere l’infinita sciarada in cui vi farete
umiliare combattendo senza speranza un avversario molto oltre la vostra portata?
–
Si sente una voce,
tra lo sparuto pubblico – Così li sfida. Come potrebbero tirarsi indietro senza
perdere la faccia? - - Shhhh-
Ed infatti la
palla da demolizione colpisce Thor, il dio norreno del tuono, che non fa nulla
per evitarla e si schianta al suolo.
- Oh, no. – Fa
Piledriver, rialzandosi.
Bulldozer parte
alla carica per travolgere il dio che si sta faticosamente rimettendo in piedi
e viene scagliato lontano dal montante del martello che lo colpisce in pieno.
- Come dice sempre
il principe della forza “un po’ di ginnastica prima di pranzo affina
l’appetito” –
Mjolnir parte
dalla sua mano e colpisce Thunderball in pieno volto.
Prima che il
martello sia tornato nella sua mano il dio del tuono si è già voltato ed
afferra la staffa del Demolitore che sta calando sulla sua testa.
- Odio sempre
quando lo fai. –
- Dovevate
arrendervi, vi trovo meno prestanti del solito. – fa in tempo a dire Thor,
prima che il martello colpisca Dirk Garthwaite alla nuca, abbattendolo.
Lancia poi Mjolnir
apparentemente a caso e abbatte Piledriver che stava fuggendo da quando si era
rialzato e era già a svariati isolati di distanza.
Mentre aspetta che
i quattro rapinatori, ammanettati con imbracature regolamentari da metaumano,
vengano portati via, dopo i selfie di rito, Thor sta discutendo con il sergente
della pattuglia.
- Come ha fatto ad
intervenire così in fretta? Stava passando qui sopra per caso o i Vendicatori
intendono aprire delle filiali in giro per gli USA? –
- In realtà ho
visto il video su Tik Tok – fa il dio del tuono, estraendo da non si sa bene
dove un palmare di una certa importanza che, nelle sue mani, non fa molta più
figura di uno smartphone di dimensioni modeste.
Sopra gli Stati
Uniti.
Il viaggio sarebbe
stato più rapido passando per Asgard tramite il Ponte dell’Arcobaleno, ciò non
toglie che ogni tanto un bel volo a velocità ultrasonica sia utile per schiarirsi le idee,
lontano da ogni tipo di distrazioni.
Da dopo la guerra
contro gli dei kronan[ii] si è buttato da una
battaglia all’altra senza mai prendere un minuto per sé, senza riflettere sulle
sue azioni e sulle sue responsabilità.
Spaventato più da
ciò che aveva fatto bene che da quello che era stato sbagliato. Si era visto
troppo simile al Padre di Tutti.
Troppo in sintonia
con suo padre.
La cosa non era
inaspettata, lo sapeva fin da quando lo aveva sconfitto nella gara di enigmi al
ponte.[iii]
Ed anche allora la
scoperta lo aveva precipitato in una serie di battaglie, spesso senza senso.
Come il brutale
sfoggio di potenza di oggi.
Aveva combattuto contro
questi mortali senza trattenersi, come fa spesso (sapendo che sono abbastanza
potenti da reggere la sua furia), ma l’aveva fatto senza riflettere.
La Squadra di
Demolizione, per quanto potente, non è Mangog. Non si può usare contro di loro
la potenza che si usa con Mangog. Non su Midgard, oltre tutto.
Per quanto non
siano nemici onorevoli, li ha privati di una battaglia onorevole.
Sta forse
riprecipitando nella spirale per cui suo padre lo ha esiliato su Midgard, nel
corpo del debole Don Blake?[iv]
Questi pensieri
vengono interrotti quando una palla di luce coerente lo colpisce a una velocità
vertiginosa, attraversandolo e provocando in lui un dolore devastante, che lo
porta quasi allo svenimento.
Quando si
riprende, a pochi metri dal suolo, fa appena in tempo ad atterrare prima che la
stessa palla luminosa lo colpisca di nuovo. Di nuovo il dolore è quasi
irresistibile.
Ma lui è Thor, il
dio del tuono. L’inarrestabile.
Questa volta se lo
aspetta. Ciò non rende il dolore meno terribile, ma quando la palla vira per
colpire di nuovo trova sulla sua strada un martello ruotante ed arresta la sua
corsa.
A questo punto
Thor dovrebbe intuire che questo nemico, che apparentemente si è trovato
davanti solo un oggetto materiale ruotante, in realtà lo conosce.
Mjolnir non è un
oggetto materiale. È uno dei costrutti magici più potenti del cosmo.
Quando ruota
genera energie spaventose che infrangono la realtà stessa, generando portali
verso ovunque (prima che un dio sottraesse questo potere, anche verso ogni
tempo) o, in alternativa, generando un ostacolo indistruttibile.
Questo, un
avversario al primo incontro non dovrebbe saperlo.
Eppure, quando si
materializza in forma umana, la creatura è sconosciuta.
Forse vagamente
familiare, segno che non è un individuo alle prime armi, ma per quanto scavi
nella memoria, il dio del tuono non riesce ad associare un nome a questa figura
alta quasi come lui, lunghi capelli biondi, un volto vagamente inumano, quasi
fosse riprodotto in maniera idealizzata, una tuta aderente, verde, che sembra
più dipinta che indossata dal massiccio corpo quasi altrettanto idealizzato del
volto.
Al centro del
petto un cerchio di luce pulsante, vagamente ipnotica.
- Non so chi sei,
straniero, né comprendo le ragioni per cui mi attacchi. –
In effetti Fuoco
Fatuo è in queste condizioni da circa 8 anni, ma le sue apparizioni pubbliche
sono state meno di una ventina e in gran parte non molto pubbliche.
- Per gioco e per
vedere i limiti di questo corpo, in effetti. – la voce è un po’ inumana,
sforzata, ma Thor non la riconosce.
L’intonazione ha
qualcosa di familiare.
Ipnotica.
Sibila come un
serpente, crepita come il fuoco.
Per un attimo Thor
è sul punto di perdere coscienza. Del resto non sarebbe la prima volta, suo
fratello ha dominato la sua mente, l’ha fatto più volte Amora e una volta anche
Dragoluna.
Da allora Thor si
è allenato, oppure questa volta la sua predisposizione d’animo non è adatta.
Ma ha smesso di
ruotare il martello e la scarica energetica con cui Fuoco Fatuo si scarica
completamente contro di lui ha un effetto devastante e lo sbalza lontano, quasi
fosse stato colpito da un oggetto materiale.
Un mortale sarebbe
stato disintegrato dalla scarica, su di lui provoca solo una potente contrazione
muscolare, dal che l’impressione dell’impatto.
Per contro viene
sbalzato con la forza di Thor. Un impatto devastante per chiunque.
Si rialza a fatica
ed ancora più sorprendente è il fatto che un attimo dopo sembra non sia
successo nulla. Ancora fuma a causa della scarica, ma già scaglia il martello
contro l’avversario, che è a malapena materiale e ne viene attraversato.
Mjolnir è un
oggetto potente, uno dei più potenti di ogni pantheon. Costituito da uno dei
materiali più massicci del cosmo, intrecciato da incantesimi complessi e
potenti in quantità innumerevole.
Anche per qualcuno
di immateriale non è indolore venirne colpito.
Il dolore è, oltre
tutto, inatteso.
Fuoco Fatuo fugge
per raccogliere le idee. Loki fugge da una vittoria che pensava certa e non lo
è.
Un regno tra le
dimensioni, estremo rifugio del dio degli inganni
Qualcuno un giorno
ha scritto “Fuoco Fatuo è un Manhattan che non ce l’ha fatta.” In fondo è vero.
Sia il grado di
disintegrazione del suo organismo, sia il controllo del suo potere non sono a
quei livelli.
Se avesse dovuto
imparare a controllare il campo intrinseco con la sola forza di volontà la sua
disumanità sarebbe stata più grande.
Quello che sta
facendo Loki al suo corpo avrà conseguenze per lungo tempo.
Rafforza la
coesione molecolare disattivando buona parte delle reazioni endocrine non
essenziali.
Spegne ogni
elemento fisico non necessario alla sopravvivenza a breve e medio termine ed
incrementa la capacità di manipolare il mondo circostante.
In primis il
corpo, ovviamente. La capacità di sfasare rispetto alla materia viene
enormemente potenziata.
Poi salta.
Queens.
Non sono molto
frequenti le battaglie in questo quartiere, noto per la sua tranquillità e per
il suo supereroe di quartiere.
Non è poi per
nulla frequente che uno dei contendenti sia un robot viola alto una decina di
metri che spara raggi dagli occhi, per fortuna in maniera mirata, contro il suo
avversario.
L’avversario non è
il mutante che la sentinella era venuto a cercare, presumibilmente, poiché
deflette i raggi verso l’alto o verso la stessa sentinella usando
esclusivamente un martello.
Ad un certo punto
il dio del tuono coglie una falla nella guardia dell’avversario e Mjolnir parte a forte velocità.
Lo schianto è
assordante e la pioggia di metallo che cade a terra è oltre la capacità del più
complesso tra i sistemi di autoriparazione.
In preda a una
furia guerriera insaziabile il dio si volta, ruotando il martello e vola via.
Ricade al suolo
come se avesse colpito un muro indistruttibile, il corpo scosso da dolori
lancinanti, come se la materia di cui è fatto si stesse sfaldando. Ma neppure
la manifestazione terrena di un dio è fatta di materia convenzionale. Il suo
corpo resta coerente e il dolore quasi insopportabile.
La palla di luce
che esce da lui acquisisce subito coerenza e il pugno, colossale, che lo
colpisce, lo schiaccia a terra, scavando il terreno.
Poi l’aggressore
si riaggrega in forma umana semicoerente e emette una luce pulsante ipnotica
che invia un solo messaggio.
Il sangue pompa
altra adrenalina e Thor si scaglia contro l’avversario, attraversandolo fra
urla di dolore lancinante.
Altro flash, altra
rabbia che annebbia la mente.
Altri pugni
devastanti (per chiunque altro, ma inutile dire che anche per Thor, alla lunga
sono fiaccanti) in un balletto che si ripete quasi immancabilmente.
Anche in queste
condizioni il dio del tuono è un guerriero formidabile, temprato in migliaia di
anni di battaglie.
Nella nebbia della
rabbia intuisce la ricorsività, il suo istinto non ha bisogno di pensare una
strategia così elementare.
Loki, come sempre,
commette l’errore di pensare che l’intelligenza da sola possa superare ogni
ostacolo.
Thor scarica tutta
la forza del suo immenso potere sugli elementi, il cielo si rabbuia, forti
venti spazzano le strade (e qualcuno dovrà pagare per i danni) e un singolo
lampo cade su Fuoco Fatuo.
La superiore
capacità di gestire i poteri che il dio dell’inganno ha sviluppato fa sì che l’intera scarica possa
essere defessa, in parte anche contro l’avversario.
Ma un lampo così
potente genera una perturbazione elettromagnetica di enorme entità.
I salvavita di
quasi tutte le abitazioni del circondario scattano, gli stessi impianti di
trasporto dell’elettricità vanno in panne per qualche minuto.
Alcune macchine
saltano, gli allarmi di tutto il circondario si mettono a suonare e, mentre il
dio del tuono viene sbalzato via dal grosso della scarica che lo colpisce, il
corpo semicoerente di Fuoco Fatuo, la cui materialità è sempre stata molto
instabile, si disperde completamente, dando il tempo a Loki di sfuggire per il
rotto della cuffia alla morte.
Dopo essersi
rialzato a fatica ed aver riguadagnato un minimo di sanità mentale, Thor aiuta
i soccorritori a rimediare i danni materiali (per fortuna nessuno è rimasto
ferito nella battaglia) poi sfreccia tra i mondi verso Asgard. La questione con
Loki non finisce così, anche se non può provare che il fratellastro sia
implicato. È il caso di rassicurarlo sul fatto che lui sa.