Quel che vi serve
sapere: la squadra di
Sharon Carter è stata incaricata di sottrarre al finanziere ed industriale di New
Orleans Harry Ebbing una chiavetta USB contenente informazioni molto
importanti.
Il
colpo riesce, sia pure con qualche intoppo ma Ebbing mette sulle tracce della
squadra la Loggia dei Ladri e quella degli Assassini, le più antiche
organizzazioni criminali di New Orleans.
Nel
frattempo, Sharon scopre che potrebbe esserci in gioco molto più che gli affari
di un cartello criminale.
#44
SOTTO
IL SEGNO DEL PERICOLO
di
Carlo Monni & Carmelo Mobilia
New Orleans,
Louisiana, villa di Harry Ebbing.
La
giovane donna dai capelli rossi che stava nuotando nella piscina olimpionica
della villa era completamente nuda.
Forse
c’era in lei una vena di esibizionismo o forse confidava troppo nel fatto che
l’altezza dei muri di cinta proteggesse la sua privacy.
All’uomo
che era appena sceso da una Corvette e che aveva percorso a passi misurati il
vialetto fino a fermarsi sul bordo della piscina, la cosa non importava
granché.
Si
limitò ad ammirare lo spettacolo di quel corpo tonico che scivolava con grazia
nell’acqua trasparente, un corpo di cui lui conosceva praticamente ogni
centimetro.
Alice
era decisamente molto bella e ne era ben consapevole.
Era
stata Miss Tennessee o qualcosa di simile dopotutto ed aveva deciso di
sfruttare al meglio le doti che Madre Natura le aveva fornito, così aveva agganciato
Harry Ebbing e non era passato molto tempo che era diventata sua moglie con
tutti i vantaggi che questo comportava.
L’uomo
in piedi sul bordo della piscina, vestito con un elegante completo chiaro,
sorrise, divertito all’idea che Harry non avesse idea di certi divertimenti che
la sua bella moglie, che aveva circa la metà dei suoi anni, si prendeva alle
sue spalle.
Alice
si fermò proprio davanti a lui e si appoggiò al bordo e chiese:
<Mi
dai una mano ad uscire, Dermot, caro?>
Dermot
Leary le afferrò un polso aiutandola a risalire. <Sono felice che tu sia
qui.> disse lei <Harry è via ed io mi sento tanto sola.>
Senza
vergogna Alice si strinse a lui e lo baciò appassionatamente, poi raggiunse una
sedia a sdraio dove era poggiato un asciugamano di spugna che si avvolse
attorno al corpo.
<Come
stanno andando le cose?> chiese.
<Harry
ha fatto esattamente quello che mi aspettavo: ha assunto le gilde dei Ladri e degli
Assassini per recuperare la sua chiavetta ed eliminare chi l’ha rubata.>
rispose Leary.
<Ho
sentito parlare di quella gente. Se qualcuno può farcela, sono loro.>
<Ho
preso contromisure perché non accada. Se la chiavetta non sarà recuperata el Cartel de Los Lobos Locos ucciderà
sicuramente Harry per rappresaglia, tu erediterai tutti i suoi beni ed insieme
continueremo a gestire i suoi lucrosi affari facendo ancora più soldi.>
<Sei
un genio, Dermot, ma ora vieni. Abbiamo tutto il tempo di parlare di affari…
dopo.>
Dermot
Leary non si fece pregare e la seguì dentro la villa.
Oklahoma.
<Se
ti arrendi potrò concederti una morte veloce.> disse Belladonna Boudreaux.
<Tu
lo faresti? Accetteresti una proposta del genere?> rispose con astio Sharon,
mentre evitava un colpo e cercava di sferrarne uno a sua volta.
<Probabilmente
no. Ma non sono io quella ad avere bisogno di clemenza.> disse ancora la
creola.
<Non
morirò senza combattere!> ribadì di nuovo Sharon.
Uno
dei doppi di Clay, non visto, le spuntò alle spalle e le puntò un coltello alla
gola.
<Come
vuoi tu, allora.> disse,.
Sharon
era a un passo dalla morte. Clay, o meglio il suo doppione, sapeva eseguire
un’azione del genere con la stessa facilità con cui uno chef sfiletta un pesce.
Non
si aspettava però la pronta reazione di Sharon che, eseguendo con estrema
rapidità una mossa di krav maga, riuscì a liberasi.
Il
pericolo non era scampato, in quanto l’ennesimo doppio di Clay la stava
puntando con un coltello da lancio, ma questa volta fu Yukio a salvare la pelle
alla sua compagna, colpendo il mutante dai capelli bianchi proprio in mezzo
alle scapole con un calcio.
Sharon
fece un cenno alla giapponese in segno di ringraziamento, ma non ebbero un
momento di tregua: erano numericamente in inferiorità e una sola esitazione
avrebbe significato la fine per loro.
Anche Paladin aveva il suo bel da fare, impegnato a evitare le affilate
spade del misterioso e letale Harvester.
La
situazione era disperata, Sharon sapeva che questa volta uscire tutti interi
non sarebbe stato per niente facile.
Improvvisamente
una folata di vento alzò una nuvola di polvere che investì tutti i contendenti.
La
Loggia degli Assassini pareva colta di sorpresa quanto Sharon e i suoi.
Un
elicottero si stava abbassando di quota e da l scesero alcuni uomini che
indossavano un’attillata uniforme rossa.
Paladin
li riconobbe immediatamente:
<
Sono i sicari del Club dei 1400!> gridò.
Ma
cosa ci facevano lì?
Virginia
<Ciao papà! Ciao!>salutava la
piccola Shannon a bordo del cavallo della giostra.
Steve Rogers ricambiava il saluto,
guardandola con gli occhi pieni d’amore.
Ogni volta che ne aveva occasione,
Steve cercava di trascorrere del tempo con lei.
Sharon aveva dato il suo consenso e
Steve era felice di poter instaurare un rapporto con sua figlia.
La bambina pareva aver preso il meglio
dai due, e cresceva bella, sana e intelligente.
Steve non poteva esserne più
orgoglioso.
Mentre Shannon si godeva il giro sulla
giostra, Steve si chiedeva cosa stesse tenendo occupata Sharon per non essere
presente con loro, quel giorno.
Ma doveva riconoscere a se stesso che
forse era meglio così: fosse stata lì l’avrebbe senz’altro punzecchiato sul
fatto che Donna Maria se ne fosse andata.
D’altronde pure lui non sapeva cosa
pensare.
Cosa poteva averla spinta a partire
così di fretta, lasciandogli solo poche righe?
Sarebbe tornata? Steve aveva provato a
chiamarla più e più volte, ma il cellulare era spento.
Avrebbe potuto chiedere a Nick Fury di
rintracciarla, ma che tipo di fidanzato sarebbe, uno che usa la tecnologia
satellitare per spiare la propria ragazza?
No, le avrebbe dato del tempo, come
lei aveva chiesto.
Era certo che prima o poi lei si
sarebbe fatta viva, e le avrebbe dato delle spiegazioni.
Ma queste gli sarebbero andate bene?
<Cody! Ciao!> esclamò Shannon
vedendo il suo amichetto arrivare.
Il papà che accompagnava il piccolo
Cody era un vecchio amico di Steve, e non appena i due uomini incrociarono gli
sguardi, l’espressione dell’uomo era quella di chi aveva appena visto un
fantasma.
<Steve?>
<Ciao Dave ...> rispose
imbarazzato lui.
Oklahoma.
Jean-Luc LeBeau era il leader della
Loggia dei Ladri da parecchi anni ormai. Qualche tempo prima aveva seriamente considerato
l’idea di ritirarsi ma il destino gli aveva cospirato contro: uno dei suoi
figli era morto e l’altro, che pure ne avrebbe avuto le capacità, non era
interessato a prendere il suo posto.[1] I suoi
nipoti erano in gamba ma non lo convincevano troppo come leader. La più adatta
sembrava proprio sua nuora Mercy, ma non era una vera LeBeau.
Accantonò questi pensieri e si
concentrò sul suo compito. Entrare nell’aereo senza che nessuno se ne accorgesse
era stato un gioco da ragazzi come pure neutralizzare i piloti senza far loro
del male, dopotutto erano ladri non assassini.
Jean-Luc ed i suoi nipoti Emil Lapin e
Theoren Marceaux si misero a frugare tra
gli effetti personali dei passeggeri. Il loro obiettivo era recuperare la
chiavetta originale e qualunque altro dispositivo dove i dati potevano essere
stati copiati, sempre che quella donna, Sharon Carter, non li avesse portati
con sé, ovviamente.
<Non sapete che è da maleducati
frugare nelle borse altrui?>
A parlare era stata Diamante ed ai suoi piedi giaceva,
svenuta, Mercy LeBeau che era stata messa a guardia del portello d’entrata.
<Che cosa le hai fatto?> le urlò
Emil.
<Tranquillo, si risveglierà con un
brutto mal di testa ma poi starà bene.
I due giovani le si gettarono addosso
ma per quanto fossero atletici ed allenati, nell’ambiente relativamente
ristretto del velivolo Rachel Leighton se la cavava meglio di loro. Evitò il
loro assalto in cui si intralciarono a vicenda, poi sferrò un calcio rotante a
Theo che sbattè la testa contro uno stipite, poi si gettò a terra e lanciò un
paio di dardi contro Emil. Il biondo giovanotto, colpito, barcollò ed infine
cadde.
Diamante si rimise in piedi e
fronteggiò Jean-Luc.
<Pare che tu sia rimasto solo.>
gli disse.
<Ma forse sono il più
pericoloso.> ribattè lui.
Miami, Florida.
La Elvira, barca battente bandiera
panamense, arrivò puntuale.
Ad attenderla sul molo c’erano degli
uomini, impazienti di mettere le mani su quanto stava trasportando.
Nomad sapeva che appartenevano
all’organizzazione dei Lobos Locos, un cartello di narcotrafficanti originari
di Delvadia.
Aveva avuto l’imbeccata da Giscard
Epurer, il “banchiere dei favori”, un personaggio a dir poco ambiguo con cui
aveva avuto a che fare in passato, ma sulle cui informazioni potevi contare.
Jack li osservava di nascosto, senza
essere visto, pronto a colpire.
<Eccoli lì i mi amigos. Puntuali come un orologio. I criminali sono davvero
affidabili, quando si tratta di compiere le loro schifose malefatte.> notò.
I criminali caricarono il furgone con
il prezioso carico. Fu in quel momento che Nomad entrò in azione.
Si avventò sui trafficanti come un
uragano.
Le pistole e i fucili automatici aprirono
il fuoco verso di lui, ma Nomad fu più lesto a togliersi dalla linea di tiro.
I suoi dischi stordenti misero KO
quelli che sembravano i tiratori più capaci, i sicari più vicini a lui invece
vennero abbattuti colpendoli con calci e pugni portati con forza.
Per Jack fu liberatorio, dopo tanti
mesi in cui non portava armi, poter rispondere al fuoco: armato di una 44
magnum e del suo fedele fucile a pompa costrinse alla fuga il resto dei
trafficanti.
<Il più è fatto.> si disse,
compiaciuto.
Ora toccava alla parte più succulenta
della lavoro: distruggere il carico di droga.
Liberare le strade da quella porcheria
lo faceva sentire appagato.
Prese una carica esplosiva dalla
cintura e si diresse verso il furgone, ma quando vide il carico rimase stupito.
<Merda. È davvero quello che
sembra?>
Davanti a lui non c’erano un carico di
eroina o di cocaina, ma, a giudicare dall’etichetta sulle casse adeguatamente
schermate, materiale radioattivo.
“Questa schermatura è autentica.”
pensò Nomad preoccupato “Qui dentro devono davvero esserci sbarre di uranio o
plutonio.
Assolutamente inaspettato. E
inspiegabile.
<Cosa cazzo se ne fanno dei
trafficanti di droga di questa roba?> si domandò <Non è il loro campo.
Stanno di sicuro trattando per conto di qualcun altro. Ma chi?>
Di farla saltare non se ne parlava:
far detonare il plutonio avrebbe causato avvelenamento da radiazioni per
un’area di molti chilometri. Che farne allora?
Nomad sentì lo stridere dei pneumatici
delle auto che stavano arrivando.
Erano senz’altro i rinforzi dei Lobos,
chiamati da quelli che aveva messo in fuga durante la sparatoria.
I delvadiani arrivarono sul posto a
fucili spianati, trovarono però solo i corpi privi di sensi dei loro compari;
tuttavia, la merce era incredibilmente ancora al suo posto.
<<Pronto,
salgamos de aqui! Ràpido!>>[2] gridò uno di loro, chiudendo i
portelloni dello sportello.
Il mezzo se ne andò sgommando, prima
dell’arrivo della polizia.
Nessuno dei trafficanti notò Nomad
attaccato al telaio del furgone.
<Tattica serpente, stavolta.>
pensò fra sé e sé.
Virginia.
Mentre Shannon e Cody giocavano con
gli altri bambini del parco, su una panchina poco distante Steve Rogers e Dave
Cox conversavano, cercavano di recuperare anni di lontananza.
<... e questo è tutto Dave. Tutto
quello che mi è accaduto fino a oggi. Ho cercato di ricostruirmi una vita da
civile, ma a quanto pare, per me non è ancora arrivato il momento di andare in
pensione.>
<Wow. Voglio dire... è una cosa
romanzo d’appendice. Ma immagino che sia all’ordine del giorno nella vita di
Capitan America.> rispose Dave.
<All’epoca sembrava una buona idea.
Sebbene fosse doloroso dire addio a tutti i miei amici, era il modo migliore
per proteggerli.>
<Sono stato al tuo funerale, sai?
Sembrava quello di un presidente. Come in quei filmati di Kennedy. Il tuo sosia
degli anni 50 può andarne fiero.>
<Quando verrà il mio tempo, spero
in qualcosa di più sobrio.> sorrise Steve.
<Il più tardi possibile, mi auguro.
Adesso hai quell’angioletto a cui badare.> disse Dave indicando Shannon
<Appena l’ho vista, ho capito subito che fosse tua.> gli confidò.
<Sharon è stata restia a
confessarmelo, ma lo avevano capito in molti.>
<A proposito, come vanno le cose
con lei?>
<Noi... ci siamo separati. Siamo
troppo diversi. Ci proviamo e riproviamo ma ... tra noi non funziona.>
<Sai Steve, da quando tornò da
quella maledetta missione, è assai cambiata. Qualcosa di lei è rimasto in
quella dannata giungla. Ma quando sta con te, sembra che si sforzi a tirar
fuori il meglio di sé. Quando l’ho vista, l’ultima volta, sembrava molto
amareggiata per qualcosa che aveva fatto ... e adesso che so che sei vivo, sono
certo che aveva a che fare con te. Sono certo che si sentisse amareggiata per
averti deluso.>
<Avrebbe deluso anche te, se avessi
visto quello che ho visto io.>
<Ne sono certo. Ma tu non hai visto
il suo sguardo quando me lo ha raccontato. È una donna buona, in fondo al suo
cuore, ma per qualche strana ragione, fa di tutto per negarlo.>
<Già... > sospirò Steve.
<Ma tu invece? Stai con qualcuno
adesso?> domandò Dave.
“Non lo so più” avrebbe voluto
rispondere Steve, ma l’arrivo dei due bambini smorzò la loro conversazione.
<Papà, ci compri il gelato?>
chiese la dolce Shannon.
<La proposta migliore che ho
sentito oggi.> sorrise Steve.
Oklahoma.
Il Club dei 1400 era un’organizzazione
criminale specializzata in omicidi su commissione diretta dal misterioso uomo
noto solo come lo Straniero. Paladin ci aveva avuto a che fare durante le sue
scorribande in Europa.
Senza un apparente motivo, questi
uomini presero a combattere contro la Loggia degli Assassini, dando a Sharon e
ai suoi un momento di respiro.
<Perché sono qui?> si domandò
l’ex spia bionda <Rivalità tra assassini? Gli hanno soffiato un
incarico?>
Paladin e Yukio le si avvicinarono.
<A caval donato non si guarda in
bocca.> osservò la giapponese <Approfittiamone. Prendiamo Diamante e
leviamo le tende!>
<Concordo pienamente!> approvò
Paladin.
La Loggia degli Assassini si difendeva
egregiamente, ma i sicari dello stranieri li battevano per numero, nonostante
che il potere di Clay di produrre dei doppioni di sé stesso facesse gli
straordinari.
Era solo una questione di tempo e
presto li avrebbero soprafatti.
A Sharon però questa cosa non andava
affatto bene: primo, non voleva essere in debito con questo misterioso
salvatore, inoltre c’era qualcosa di terribilmente sbagliato in tutto ciò.
Dentro di sé gli parve di sentire la
voce di Steve.
<Sarà un massacro.> disse.
<Meglio loro che noi.> le
rispose Yukio.
<Non posso permetterlo.> disse
ancora lei.
<Vuoi davvero andare a rischiare la
vita per salvare chi vorrebbe ucciderti? Devi essere impazzita!> la
apostrofò uno sconcertato Paladin.
<Ha ragione.> sottolineò Yukio.
Sharon fece un mezzo sorriso e
replicò:
<Si, lo so che probabilmente ha
ragione, ma lo farò ugualmente. Non siete obbligati a seguirmi.>
Così dicendo, corse in direzione della
pista.
Paladin rimase a guardarla per qualche
istante poi scosse la testa e mormorò:
<Devo essere pazzo anch’io.>
E le corse dietro.
Manhattan,
New York.
Anna Olegovna Derevkova, era
ufficialmente la vice addetta ai visti del Consolato Generale Russo a New York,
ma in realtà era la rezident [3]del
S.V.R.,[4]
il servizio segreto
esterno russo, un fatto ben noto alla giovane donna bionda che indossava
un’attillata tuta nera che le lasciava scoperto l’ombelico.
Anna Derevkova, una rossa attraente
che dimostrava molto meno dei suoi 48 anni, guardò la bionda e le chiese
<Cosa posso fare per te, Compagna
Vedova Nera? Non dirmi che hai già trovato qualcosa di incriminante sulla
Compagna Amasova!>[5]
<Ancora no.> rispose Yelena
Belova <Anche perché sto cercando di far luce su un’altra faccenda: i
recenti omicidi di personalità politiche che ricordano le tecniche usate dal
Soldato d’Inverno.>
<Il Soldato d’Inverno… una leggenda
che si dice non sia mai esistita.>
<Gli omicidi di cui parlo sono
molto reali.>
<Ma non sono opera del S.V.R. ne
sono sicura… anche perché sarei a coordinarla e non ne so niente.>
<Ti credo, Compagna Derevkova, ma
questo rende ancora più urgente che io scopra chi c’è dietro.>
<C’è una questione personale
dietro, non è vero? Non disturbarti a negarlo, è evidente da come parli,
comunque non m’interessa: proverò a chiedere in giro ma sono convinta di non
sbagliare dicendo che non è un’operazione russa.>
<Ne sono convinta anch’io ma allora
chi può esserci dietro?>
<Il Teschio Rosso, forse? E a
questo proposito, attenta: se il Colonnello Amasova è coinvolta con il Teschio
Rosso, può rivelarsi molto pericolosa.>
<Io sono la Vedova Nera, se è
corrotta è lei che dovrà aver paura di me.>
<Anche i migliori possono cadere se
invece di affrontarli a viso aperto si usa l’inganno.>
<Non accadrà a me.> ribattè,
decisa, Yelena.
“Me lo auguro”, pensò l’altra donna.
Oklahoma.
Sharon Carter puntò la sua pistola
verso uno degli uomini del Club dei 1400 che stava per lanciare un pugnale alla
schiena di Bella Donna Boudreaux ed intimò:
<Fermo!>
L’uomo
ignorò il suo avvertimento e Sharon non ebbe altra scelta che sparargli. Lo
centrò con precisione e l’uomo cadde con un grido mentre il suo pugnale passava
accanto a Bella Donna senza sfiorarla. Sharon sospirò. Non le piaceva uccidere,
ma non aveva alcuno scrupolo a farlo se la situazione lo richiedeva. Sarebbe
forse stata contenta di sapere che anche Paladin la vedeva allo stesso modo: se
poteva, preferiva non usare la violenza estrema e la sua pistola a raggi era
normalmente settata sulla modalità stordente.
Una
sorpresa Bella Donna le chiese:
<Perché?>
Sharon
scosse la testa. Nemmeno lei era davvero sicura del perché era voluta
intervenire nello scontro tra la squadra della Loggia degli Assassini e gli
uomini del Club invece di approfittare dell’occasione per fuggire. Forse
avrebbe potuto farlo se i rapporti di forza fossero stati equilibrati, ma non
così.
Quanto
a Paladin, lui avrebbe detto di essersi fatto incantare dai begli occhi, per
tacere di altro, di Sharon e Bella Donna, dopotutto aveva una reputazione da
difendere.
Il
loro arrivo, assieme a quello di Yukio, che non aveva bisogno di grandi
pretesti per tuffarsi in uno scontro, riequilibrò la situazione sul campo ed
alla fine gli uomini del Club vennero battuti.
Sharon
trasse un profondo respiro e disse:
<Bene,
adesso…>
Non
terminò la frase: la fredda canna di una pistola si posò sulla sua tempia.
<Mi
dispiace.> disse in tono che sembrava realmente dispiaciuto Bella Donna
<Vorrei non doverlo fare dopo che ci avete salvato la vita, ho sempre un
contratto da onorare. >
Manhattan, New York.
Anni
fa, quando viveva nell’allora Unione Sovietica, Il Soldato d’Inverno si permise
di fare alcune domande al suo superiore, il comandante Karpov. Questi,
infastidito, gli rispose che “La
curiosità non è tra le doti che deve avere un buon soldato. È una
caratteristica che può costargli la vita. Un buon soldato non deve discutere ma
agire, senza fare troppe domande. Obbedire, senza chiedere.”
Ma
da quando aveva recuperato la memoria e la coscienza di sé, Bucky Barnes aveva
fatto di tutto per soddisfare i propri dubbi e le proprie curiosità.
L’ennesimo
omicidio di cui aveva sentito al TG aveva messo in moto il suo sesto senso, una
insolita sensazione di dejà vu si era instaurata in lui e voleva capire da dove
proveniva.
Penetrare
di nascosto nell’obitorio fu uno scherzo per lui.
Muovendosi
silenziosamente andò alla ricerca dei tre cadaveri di cui aveva letto: Albert
Rodriguez, Colin Brighton e adesso anche Robert Goulet del Consolato Generale
francese.
Andò
a cercare la cella frigorifera dove ognuno dei corpi incriminati era custodito,
leggendo con attenzione i nomi sulla targhetta.
Si
misi ad ispezionarli accuratamente, ognuno in dei punti specifici del corpo.
I
suoi sospetti iniziarono a rivelarsi fondati:
<In
questo modo ricordo di aver ucciso un agente dello SDECE[6] a
Tangeri, nel 1949.> notò Bucky <In quest’altra maniera invece, un rifugiato
politico russo a Marsiglia. Qui è
stato meno accurato, ma è anch’essa una tecnica che ho adottato in passato.>
Non
sapeva se compiacersi per aver avuto l’intuizione giusta oppure rabbrividire
perché i suoi sospetti si erano rivelati fondati, ma una cosa era certa: in
giro c’era un emulatore del Soldato d’Inverno.
E toccava a lui fermarlo.
Oklahoma.
<Credimi, preferirei davvero non
doverlo fare.> disse ancora Bella Donna.
<E allora non farlo.> intervenne
Paladin.
La sua situazione non era miglore:
Clay ed alcuni suoi doppi lo avevano circondato e lo stavano tenendo sotto
mira.
<La Loggia degli Assassini ha una
reputazione da difendere.> replicò la ragazza <Onoriamo i nostri
contratti a qualunque costo.>
Improvvisamente Yukio si mosse come
una furia mettendo a frutto gli insegnamenti ricevuti dalla Mano. Si sbarazzò di Harvester, balzò contro il
vero Clay, individuato chissà come e gli sferrò un calcio al mento. Quando
l’uomo svenne, i suoi doppi si dissolsero.
A questo punto Yukio era balzata su
Bella Donna sbattendola terra. Il tutto era durato pochi secondi.
La giapponese accarezzò il collo della
bionda creola con la punta di un pugnale e disse:
<Preparati a salutare i tuoi
antenati Belladonna-san.>
<No!> urlò Sharon <Non
ucciderla.>
<Sarebbe un errore non farlo.>
ribattè Yukio <È il solo modo di farla finita.>
<C’è sempre un altro modo.>
replicò Sharon e non potè non pensare a Steve Rogers: era una delle sue frasi
favorite.
<Fermatevi, vi prego.>
<Gli sguardi di tutti si volsero
verso l’aereo da cui erano appena scesi Diamante e Jean-Luc LeBeau che aveva
appena parlato e che proseguì:
<Io e questa gentile fanciulla
abbiamo raggiunto un accordo e stabilito che il nostro conflitto non ha più
ragione di essere.>
<Non vi aspettavate che fossi anche
un’abile negoziatrice, eh?> aggiunse, sorridendo, Rachel.
Jean-Luc si avvicinò a Bella Donna e
disse:
<Questa gente ha messo a
repentaglio la propria vita per salvare le nostre e ciò mi ha convinto che a
questo punto sarebbe davvero poco onorevole continuare, anzi: sarebbe
disonorevole per noi.>
<Che intenzioni hai?> chiese
Bella Donna.
<Intendo rinunciare all’incarico.
Restituirò l’anticipo meno le spese ed un adeguato compenso per il mio impegno,
ovviamente e ti esorto a fare altrettanto.>
<Mi sta bene.> replicò lei,
evidentemente sollevata di aver trovato una via d’uscita <r quanto mi
riguarda, da questo momento il contratto con Mr. Ebbing è sciolto.>
<Yukio…> intervenne Sharon,
La giapponese si scostò consentendo a
Bella Donna di rialzarsi la ragazza si rivolse a Sharon:
<Le
nostre strade si dividono qui. Spero che non ci porterete rancore. Era solo una
questione di lavoro.>
<Io
sono incapace di portare rancore ad una bella donna.> intervenne Paladin
<Anzi, la prossima volta che verrò a New Orleans mi piacerebbe invitarla a
cena, Miss Boudreaux.>
<Perché
no?> replicò lei sorridendo <Mi cerchi e mi farò trovare.>
Jean-Luc
fece una chiamata e entro pochi minuti arrivarono due elicotteri dove salirono
i membri delle due logge per poi allontanarsi rapidamente.
<Che
ne facciamo di questi?> chiese Yukio indicando gli uomini del Club dei 1400
svenuti poi passò il dito sulla punta affilata del suo pugnale ed
aggiunse<Posso occuparmene io se vuoi.>
<Non
se ne parla assolutamente.> replicò in tono deciso Sharon <Nella mia
squadra non si uccidono avversari indifesi.>
<Mi
complimento per il suo senso di giustizia, Miss Carter.>
A
parlare era stato il pilota dell’aereo che con gesto teatrale si sfilò d una
maschera rivelando il volto di un uomo sui quarant’anni dai capelli scuri con
una vaga rassomiglianza con il defunto attore Patrick McGoohan.
<Lei
è lo Straniero!> esclamò Sharon sorpresa.
<Corretto.>
<Che
ne hai fatto del vero pilota?> gli chiese Diamante.
<Immagino
che a quest’ora si sia già svegliato nella toilette dell’aeroporto con un po’
di nausea. Neanche io uccido se non è necessario… e non mi pagano per farlo
ovviamente.>
<E
chi l’ha pagata per mettersi contro le Logge?> chiese Sharon.
Lo
Straniero sorrise e replicò:
<Suvvia,
Miss Carter. Dovrebbe sapere che la privacy dei clienti è sacra.>
Un
elicottero atterrò poco distante. Era abbastanza grande da poter accogliere
tutta la squadra del Club che vi fu rapidamente caricata. Sharon non potè fare a meno di chiedersi dove
lo Straniero avesse trovato un simile gioiello.
Prima
di congedarsi lo Straniero abbozzò un inchino e disse:
<Il
dispositivo che ha bloccato i motori del vostro aereo è inattivo ormai e sono
certo che saprete farlo decollare ed arrivare fino al più vicino aeroporto. Vi
auguro buo viaggio.>
Pochi
attimi dopo l’elicottero del Club dei 1400 si sollevò e si allontanò
rapidamente. Sharon rimase qualche secondo ad osservarlo e quindi si rivolse ai
suoi:
<Muoviamoci.>
Insieme
si diressero verso l’aereo.
New Orleans.
Harry
Ebbing era terrorizzato: in seguito al mancato recupero della chiavetta, sapeva
che presto i suoi ex soci in affari non avrebbero tardato a farsi vivi.
Con
fare svelto ma preciso, copiò tutto quello che c’era da copiare dal suo hard
disk su una chiavetta, poi prese la sua ventiquattro ore e la riempì con il
contenuto della cassaforte del suo ufficio. Fece una telefonata, dicendo ai
suoi uomini di preparare l’elicottero.
Era
preparato ad un evenienza del genere; non si fanno affari con gente del
traffico dei Lobos Locos senza preparasi ad un eventuale rivendicazione da
parte loro.
Prese
dal cassetto la sua Walther PPK e i passaporti falsi per lui e sua moglie: li
aspettava una nuova vita nel principato di Monaco.
<Ma
dov’è Alice?> si chiese.
Eppure
sapeva del protocollo d’emergenza, ne avevano parlato più volte.
Quella
sciocca non aveva preparato neppure i bagagli.
A
volte a Harry sembrava di avere una figlia invece di una moglie; gli svantaggi
di prendersi una moglie troppo giovane, pensò.
<Alice!
Alice, dove sei? Fa presto, dobbiamo scappare!>
Ma
nessuno gli rispose.
<Quella
cretina, ci farà ammazzare ... ma dove si è cacciata?>
Si
affacciò dalla terrazza che dava sulla piscina; Alice amava prendere il sole
con le cuffie alle orecchie ed estraniarsi dal mondo, ma le sdraio a bordo
vasca erano deserte.
<Ma
dove diavole è andata?> imprecò Harry.
Udì
il rumore delle pale dell’elicottero; i suoi uomini erano arrivati.
“Dovrò
partire senza di lei” si disse.
L’avrebbe
mandata a prendere in un secondo momento, pensò... se fosse rimasta viva.
Altrimenti,
avrebbe trovato una nuova moglie in Francia.
Ma
l’elicottero che vide arrivare dal balcone non era quello dei suoi ragazzi,
bensì erano i sicari dei Lobos.
<N-No......
NO!> gridò Ebbing, terrorizzato.
La
mitragliatrice iniziò a ruggire e le pallottole iniziarono a piovere sulla
villa; Harry Ebbing venne falciato dai colpi, venendo ridotto a brandelli.
Dappertutto
c’erano vetri rotti, calcinacci, bossoli di proiettili e pezzi di carne
sanguinolenta che un tempo erano un uomo.
Hawaii.
Sharon
Carter era di nuovo nella villa di Wilson Fisk che sedeva in veranda come un
monumentale Budda in camicia hawaiiana e calzoncini bermuda.
<Sapevo
che avrebbe portato a termine la sua missione, Miss Carter.> l’accolse l’ex
Kingpin <Immagino che abbia con sé la chiavetta. Sarebbe così gentile da
consegnarmela?
Sharon
estrasse la chiavetta in questione da una delle tasche della sua cintura e la
porse a Fisk dicendo:
<Adesso
il nostro debito è pagato. Non mi cerchi più. La prossima volta potremmo
vederci da nemici.>
<Mi
auguro sinceramente di no, Miss Carter.>
<Ho
saputo che Harry Ebbing è stato ucciso barbaramente. I suoi soci non hanno
gradito la perdita di quella chiavetta.>
<Sono
rischi che si corrono a trattare con certa gente purtroppo.>
<E
lei lo sa molto bene, non è vero?>
Fisk
fece una specie di sorriso e replicò:
<Arrivederci,
Miss Carter, Wesley la accompagnerà all’uscita.>
Attese
che Sharon lasciasse la villa e che il suo assistente tornasse, poi gli disse:
<Falli
venire, Wesley.>
<Subito,
Mr. Fisk.>
Pochi
minuti dopo due persone arrivarono sulla veranda. Erano Dermot Leary e Alice
Ebbing.
<I
miei avvocati mi hanno informato che la cessione delle proprietà del defunto e
non troppo compianto Harry Ebbing è stata completata ed il prezzo concordato è
stato accreditato nel conto off shore che Mrs. Ebbing ha indicato.> disse
loro.
<Io…
la ringrazio, Mr. Fisk.> replicò Alice.
<E
così ora è lei il padrone ddi tutto..> commentò Leary.
<Tutto
è intestato ad una società finanziaria con sede a Isla Suerte nei Caraibi e non
può in alcun modo essere ricondotta alla mia persona.> replicò quietamente
l’ex Kingpin.
<Comprendo.>
<I
Lobos Locos…>
<Lei
e Mrs. Ebbing siete sotto la mia protezione e vi garantisco che i Lobos Locos
non oseranno toccarvi anche perché quando il materiale della chiavetta sarà in
mano alle autorità avranno molti problemi da affrontare.>
<Mi
sta dicendo che verrà fuori il coinvolgimento della Dynaco nel riciclaggio?>
Inevitabilmente
ma lei ne uscirà pulito, non tema. Ovviamente lei prenderà la direzione di una
nuova società che sostituirà la Dynaco e confido che svolgerà un buon
lavoro.>
C’era
un sottinteso evidente che Leary preferì non approfondire.
Quando
anche i due se ne andarono, Fisk si concesse un sorriso sodfisfatto.
Sapeva
bene che Sharon Carter avrebbe fatto una copia della chiavetta e l’avrebbe
fatta avere alle autorità federali, che
poi era quello che lui aveva sempre voluto sin dall’inizio. Grazie alle
informazioni della chiavetta il potere dei Lobos
Locos negli Stati Uniti era spezzato per sempre mentre lui avrebbe usato la
società creata per Leary ome facciata per i suoi affari senza apparentemente
violare l’accordo coi federali. Altro
obiettivo raggiunto.
E
Sharon Carter si sbagliava perché se Nomad avrebbe fatto quello che si
aspettava da lui, lei ed i suoi amici avrebbero tutelato i suoi interessi
ancora una volta.
FINE… PER ORA
NOTE DEGLI AUTORI
E così eccoci alla fine di questa
saga ma rimangono ancora molti fili pendenti da riannodare, come avrebbe detto
il Tenente Colombo. Con un po’ di pazienza li riannoderemo tutti.
Ma ora veniamo alle note:
1) Steve
Rogers compare qui dopo essere stato guest star su Capitan America #105. In una
storia che si interseca con vicende della serie di Nick Fury ed avrà un epilogo
proprio su questa serie. Cosa non inaspettata in un universo narrativo
condiviso.
2) Anche
Yelena Belova appare qui dopo una breve apparizione su Capitan America #105 che
si riallaccia a trame che troveranno la loro risoluzione sul n. 50 di questa
serie.
3) Anna
Olegovna Derevkova è una mia creazione originale anche se prende parte del nome
da un personaggio creato da Jesse Alexander & John Paul Leon su Sgt. Fury
& His Howling Commandos Vol. 2° 1° datato luglio 2009. Se può servire,
immaginatela molto simile a Julianne Moore.
4) Il
Club dei 1400 è quella che un tempo sarebbe stata chiamata Anonima Omicidi (in
Inglese Murder Inc.), un’organizzazione criminale specializzata in omicidi su
commissione. 1400 è il numero dei membri ammessi dopo un severissimo
addestramento.
5) Il
leader del Club deli 1400 è il misterioso Straniero, creato da Peter David
& Mark Beachum su Spectacular Spider Man Vol. 1° #115 datato giugno 1986.
Nel
prossimo episodio: un viaggio in Sud America per Steve Rogers, Jack Flag e
Donna Maria Puentes tra intrighi politici, feroci criminali e fantasmi del
passato mentre negli Stati Uniti il Soldato d’Inverno ha un altro genere di
fantasmi con cui confrontarsi.
Seguiteci
e non ve ne pentirete.
Carlo & Carmelo
[1] Si riferisce a Gambit,
ovviamente.
[2] Dallo spagnolo: “Presto, andiamocene di qui! Svelti!”
[3] Capo di una rete di spie
russe in un paese straniero.
[4] Služba Vnešnej Razvedki ovvero: Servizio di intelligence internazionale.
[5] Vedi Capitan America
#105.
[6] Service de Documentation Extérieure et de Contre-Espionnage, il servizio
di intelligence estera francese dal 1945 al 1982.