ANNUAL 5
Speciale Crossover
Scontro di titani
di Carlo Monni e Fabio Furlanetto
New York. Oggi.
Da dove viene si fa
chiamare Miss Marvel, anche se non è la sola a reclamare quel nome come
proprio. È una donna bionda ancora giovane con un corpo statuario inguainato in
un attillatissimo costume rosso e blu reminiscente di quello dell’eroe alieno
Capitan Marvel. Sotto la maschera blu che le copre metà del volto, i suoi occhi
azzurri scrutano i luoghi intorno a lei, così familiari eppure così diversi a
cominciare dall’edificio che sta osservando, un grattacielo del tutto privo di
un bizzarro ornamento che lei conosce col nome di Torre di Guardia[1].
Le sue labbra sensuali assumono una piega crudele mentre comprende cosa sta
succedendo e già pensa a come sfruttarlo a suo vantaggio.
In qualche modo si è
aperta una specie di invisibile portale che ha messo in collegamento due
universi paralleli molto simili tra loro, eppure probabilmente anche diversi in
più di un particolare.[2]
Altri troverebbero difficile
accettare un simile concetto, ma Karla Sofen ne ha viste troppe nella sua vita
per non farlo e per non afferrare al volo le opportunità che le si offrono.
Sorvola l’edificio
noto in entrambi gli universi, quello da dove lei proviene e quello in cui si
trova e raggiunge i piani più alti, cercando.
New York. Oggi. Un altro universo.
L’edificio sarebbe
identico a quello in cui sta entrando Miss Marvel se non fosse per la strana
costruzione che ne sovrasta gli ultimi piani, bizzarra dimora dell’inquietante
supereroe noto come Sentry. Ma non è di lui che vogliamo occuparci adesso,
bensì di un altro occupante di questo grattacielo. Di questi tempi si fa
chiamare Occhio di Falco, ma dell’eroe in questione ha usurpato il nome. Sotto
la maschera si cela l’assassino psicopatico chiamato Bullseye. Un fato beffardo
gli ha fatto vestire i panni dell’eroe e finché dura, lui se la gode. In questo
momento si sta allenando con vari tipi di arma da lancio e come al solito
coglie il bersaglio con notevole facilità.
<<Occhio di
Falco subito in Sala Riunioni.>> la voce del capo dei Vendicatori
eccheggia dal suo comunicatore portatile.
Chissà che diavolo
vuole quel guastafeste di Osborn? Tanto vale scoprilo subito.
New York. Universo MIT Stark Tower.
Karla Sofen usa i
suoi poteri di intangibilità per entrare nell’attico. Come sospettava è del
tutto diverso da quello del suo mondo. Questa è chiaramente un’abitazione
privata, elegante, opulenta e sofisticata, proprio nello stile di…
-Chiunque tu sia
ferma dove sei.
Miss Marvel si gira
verso la direzione della voce e si trova di fronte una donna dai lunghi capelli
castani, forse un po’ più anziana di lei o forse no.
-Ti ho detto di non
muoverti.- ripete la donna –Credimi: so usare molto bene quest’arma e non avrò
esitazioni a farlo se mi costringi. Chi diavolo saresti tu, comunque?
Karla sa che
potrebbe disarmarla in molti modi, ma deve ammettere di essere ammirata dalla
freddezza con cui la donna la sta affrontando. Sembra non avere davvero paura
di lei
-Mi chiamo Miss Marvel.-
risponde.
-Balle: Miss Marvel
non porta più quel costume da anni. Dovresti fare meglio i tuoi compiti da
spia, chiunque tu sia.
-Ti ho detto che…
In quel momento da
una vicina camera da letto ecco uscire una donna bionda con i capelli corti.
-Ma cosa sta succ…-
inizia a dire, poi vede la scena e si blocca.
-Non restare qui,
Joanna, fila via. – le intima la donna castana.
-Perché? Che vuole
questa donna in costume?- chiede la bionda.
-Me ne occupo io,
Joanna, tu fila via ti ho detto!
Interessante, nota
Karla, c’è tensione tra le due donne.
Che competano entrambe per l’affetto di Tony Stark? E lui le ospita
entrambe nella sua casa? Situazione ricca di potenzialità, se solo avesse il
tempo di esplorarle a fondo.
Mentre indugia in quei
pensieri, ecco che la porta di un ascensore interno si apre e nel vano, assieme
ad un bambino di 4 o 5 anni, appare la sola donna che Karla Sofen è in grado di
riconoscere.
-Che sta succedendo
qui?- esclama Virginia “Pepper” Potts.
-Tutto questo sta diventando
ridicolo.- si lascia sfuggire a mezza bocca Miss Marvel –Signore, io vi saluto.
E detto questo,
comincia ad affondare nel pavimento scomparendo ben presto alla vista delle tre
donne e del bambino.
-Bisogna chiamare
Tony. Subito.- Sentenzia la donna di nome Meredith McCall.
New York. Universo MUSA. Torre dei Vendicatori
Nell’era della
comunicazione globale le notizie ci mettono poco a viaggiare. Nel giro di
pochissimo tempo il fatto che un misterioso portale di comunicazione tra due
universi sia apparso nel bel mezzo di Hell’s Kitchen si è diffuso in pochi
minuti da un capo all’altro di due terre informandone dettagliatamente chiunque
sia a portata di un televisore o di un collegamento Internet. Per questo in
Sala Riunioni quasi tutti già sanno quel che c’è da sapere e trai pochi c’è
Occhio di Falco.
-Un portale
dimensionale a Hell’s Kitchen?- esclama –Darà un po’ di guai al mio vecchio
amico Devil da entrambe le parti e la cosa non mi dispiace di certo. Ma noi che
c’entriamo?
-Che razza di domanda
è?- replica, stizzito, Norman Osborn – Non voglio che il pubblico scopra che
dall’altra parte il mondo non è crollato solo perché non hanno né l’atto di
registrazione né la H.A.M.M.E.R. Voglio che ci credano indispensabili e che
abbiano solo le notizie che voglio io. Ci mancherebbe solo che si facciano idee
strane. Forse dovremmo convincere l’opinione pubblica che quelli dall’altra
parte sono nemici e vogliono annientarci.
-Si: una bella
guerra, un po’ di sano massacro.- commenta Ares, il dio greco della guerra.
-Ho il permesso di mangiarne qualcuno?- chiede il Sinistro Uomo Ragno, alias Venom.
-Solo se non ti fai
scoprire.- ribatte Osborn –Abbiamo una reputazione da difendere
“Occhio di Falco” si
fa sfuggire una risatina ed Osborn lo guarda storto.
Bullseye ha ucciso
per molto meno, e non vede l’ora di poterlo dimostrare ad Osborn…personalmente.
New York. Stark
Tower, Universo MUSA.
Miss Marvel ha
continuato a scendere lungo l’edificio sino a raggiungere un’ampia stanza
adibita a palestra, dove un uomo biondo a torso nudo si sta allenando con una
spada, Lo riconosce immediatamente. Nella sua Terra hanno condiviso momenti di
intimità chissà se è stato lo stesso tra lui e la Karla Sofen di questa realtà?
Può scoprirlo presto.
-Clint… Clint
Barton.- lo chiama.
Il giovane si gira e
le punta rapidamente la spada alla gola. Karla potrebbe facilmente diventare
intangibile, ma decide di non farlo.
-Sta calmo, Clint.-
gli dice con quello che spera sia il suo tono più suadente –Sono la Miss Marvel
della Terra parallela oltre il portale di Hell’s Kitchen.
-Portale? Oh si, ho
sentito qualcosa alla radio mentre mi allenavo.
-Quella spada… in
questa realtà sei forse lo Spadaccino?
-Oh no: sono sempre il
solito vecchio Occhio di Falco. Sono rimasto ferito al braccio di recente[3]
e mi stavo impratichendo un po’ nel caso… ehi, aspetta un momento: tu non sei
la Miss Marvel che conosco, costume a parte, ed io conosco la tua voce.
Karla sapeva che
questo momento sarebbe giunto prima o poi. Non sa quanto questo Occhio di Falco
sappia dell’altra Miss Marvel, ma se vuole apprendere di più deve correre
qualche rischio.
-Non so chi sia la
Miss Marvel del tuo mondo.- afferma sollevando la maschera.- Io mi chiamo Karla
Sofen.
-Moonstone!- esclama
Clint –Immagino che non dovrei essere troppo sorpreso anche se forse è un po’
troppo cliché che la cattiva di un mondo sia la buona di un altro.
-Vuoi dire che in
questa realtà sono una supercriminale?- chiede Karla con finta ingenuità.
-Per la verità, sto
ancora cercando di capirlo.- replica Occhio di Falco con sguardo perplesso
–L’ultima volta che l’ho vista ci ha aiutati contro Kang il Conquistatore,
questo è vero, ma da una come lei mi aspetto sempre dei secondi fini… senza
offesa.
-Che fine ha fatto?
-Potrebbe essere
morta, ma in questo genere di lavoro non ne sei sicuro al 100% nemmeno quando
hai un cadavere a disposizione.
Morta. Curioso.
Karla si rende conto che l’idea che il suo doppio di questa dimensione potrebbe
essersi sacrificata in un gesto altruistico la lascia emozionalmente
indifferente. Forse dovrebbe prendersi un po’ di tempo per riflettere su come
negli ultimi anni sia diventata apparentemente incapace di provare affetto
sincero per qualcuno. Non si era affezionata a Hallie Takayama e non cominciava
ad innamorarsi proprio di Clint Barton? Scaccia quei pensieri quasi con
fastidio e torna a concentrarsi su quanto le sta dicendo l’Occhio di Falco di
questa realtà così simile eppure così diversa dalla sua.
-Adesso tocca a te:
dici di essere una Vendicatrice, ma chi sono i Vendicatori nel tuo mondo?
-Beh il nostro capo
è Iron Patriot...
-Iron Patriot? Vuoi
dirmi forse che nel tuo mondo al posto di Capitan America e Iron Man c’è una
specie di ibrido? E chi c’è sotto la
maschera?
-Norman Osborn.
-E chi diavolo è
Norman Osborn? Aspetta! Mi pare di ricordare: non era un industriale chimico
accusato di essere Goblin che poi ha trascorso del tempo in un manicomio
criminale? Parli di quel Norman Osborn? Ragazza, il tuo mondo dev’essere ben
strano.
-Le… le cose non
sono così semplici.
-Puoi ben dirlo. E
chi altro c’è in questo gruppo
-Beh… L’Uomo Ragno…
si, l’Uomo e Ragno, Wolverine, Ares…
-Mi stai dicendo che
stai in un gruppo in cui non solo ci sono fianco a fianco l’Uomo Ragno e
Goblin, ma anche Wolverine e Ares, che dei miei Vendicatori è sempre stato un
nemico? Aspetta che lo sappia Ercole… credevo che i Thunderbolts fossero un
gruppo difficile, ma il tuo li batte alla grande.
E immagina se
sapessi che L’Uomo Ragno è in realtà Venom e sotto la maschera di Occhio di
Falco adesso c’è Bullseye, pensa Karla Sofen.
-Se hai finito con
il terzo grado… dice -… mi piacerebbe visitare questo posto ed incontrare gli
altri Vendicatori.
-Beh… si potrebbe
fare.
-Non fidarti di lei:
è una bugiarda e un’assassina.
Clint e Karla si
volgono verso chi ha parlato e vedono una figura che indossa una specie di
costume ninja con due katane appese alla schiena ed una maschera che gli copre
interamente il volto e gli soffica la voce, una voce inquietantemente
familiare. Come diavolo ha fatto a superare gli allarmi e le difese
dell’edificio?
-Chi sei tu,
intruso?- gli chiede Clint –E perché dovrei credere a quello che dici?
-Perché io sono te,
idiota.- ribatte il nuovo venuto togliendosi la maschera e rivelando il volto
di Clint Barton.
Qualche ora prima. Universo MUSA.
Il luogo è una
specie di bunker, un rifugio d’emergenza. Le persone presenti sono al tempo stesso
familiari e diverse. Dentro un costume modificato ma pur sempre riconoscibile
come quello di Capitan America c’è James Buchanan Barnes, un tempo noto come
Bucky, il partner di Capitan America creduto morto per decenni. Accanto a lui
ci sono: Jessica Drew, la Donna Ragno; Carol Danvers, la sola, originale, Miss
Marvel, Luke Cage e sua moglie Jessica Jones; Daniel Rand alias, Iron Fist;
Ronin, alias Clint Barton e la sua ex moglie presunta morta e scopertasi essere
viva e vegeta, Mimo, ovvero Bobbi Morse.
-Un nuovo universo,
una Terra parallela, sai che novità.- commenta Ronin.
-Parla per te.-
interviene Cage –A me non capita spesso.
-Io dico andare a
cercare i Vendicatori di quel mondo.- dice ancora Ronin.
-E perché?- chiede
Mimo –Vorresti coinvolgerli in uno dei tuoi piani senza capo né coda?-
-Grazie per il
sostegno. Credo che dovremmo avvertirli di che tipo sia Osborn prima che cadano
in uno dei suoi tranelli.
-Mi sembra sensato.-
commenta Carol Danvers.
-Che cosa ti fa
pensare che esistano dei Vendicatori dall’altra parte della barriera?- chiede
Bucky.
Clint Barton fa un
sogghigno.
-Credimi: quale che
sia il loro nome, dall’altra parte c’è almeno un supergruppo. È stato così in
ogni Terra alternativa che ho visitato.
-Quindi che
suggerisci di fare?- chiede Cage.
-Raggiungere il
portale prima che gli scagnozzi di Osborn si mettano a presidiarlo e passare
dall’altra parte, poi decideremo il da farsi. Tu sei con noi?
Cage guarda verso la
moglie e la figlia, poi scuote la testa con aria scettica.
-D’accordo.- replica
-Almeno uno che abbia la testa sulle spalle ci vuole nel vostro gruppo.
-Forse dovremmo aspettare Steve[4]
e sentire il suo parere.- interviene Cap.
-Non ne abbiamo il
tempo.- insiste Ronin –Lui capirà e ci verrà dietro se potrà.
New York. Universo MIT, Stark Tower.
Ok, non dovremmo
dirlo, ma Clint Barton è sorpreso. A sua difesa diremo che non gli capita molto
spesso di sentirsi dare dell’idiota da un se stesso molto veemente.
Karla Sofen, da
parte sua riprende rapidamente il controllo dopo il primo attimo di stupore.
-Non dargli retta!-
urla rivolta al Clint Barton di questo mondo –Nel mio mondo è un criminale
ricercato: ha tentato di uccidere Osborn.
-Come se anche lui
non avesse fatto un bel po’ di sciocchezze nella sua vita, ci scommetto.-
replica Ronin.
-Dunque non lo
neghi.- ribatte Clint mentre indietreggia cercando di raggiungere la sua spada.
-E tu vorresti credere
a questa sgualdrina, “gemello”? Eppure anche tu dovresti aver imparato a non
farti mandare in tilt da due begli occhioni blu e dei lunghi capelli biondi.
Forse siamo più uguali di… Fermo! Non toccare quella spada!
Clint è balzato
tentando di raggiungere la spada che era appartenuta al defunto Spadaccino, ma
una delle katane di Ronin è volata nell’aria passando davanti al suo naso be
colpendo l’elsa della spada facendola cadere più lontano. Clint fa una capriola
e rotola di lato, raggiunge la spada e l’impugna, poi spinge un bottone
sull’elsa e dalla lama esce un raggio che viene deviato dalla seconda katana di
Ronin.
-Ben fatto.-
commenta questi –Hai avuto anche tu dei buoni maestri. In ogni realtà si può
contare su Capitan America, credo Ora mi vuoi ascoltare, dannato testone?
-Hai cercato di
uccidermi?
-Se avessi voluto
farlo ora saresti morto. Io non sbaglio mai la mira, lo sai molto bene.
-Uhm… un punto per
te. Ora che ne dici di buttare quella spada?
-Comincia tu.
Clint sorride e mena
un fendente di piatto verso il suo avversario. Non si sente ancora abbastanza a
suo agio con i gadget della spada e non vuole correre il rischio di uccidere il
suo avversario. D’altra parte non vuole neanche affettarlo con la punta della
lama. Ha la sensazione che anche lui si stia trattenendo e forse dovrebbero
davvero parlare.
Karla Sofen osserva
affascinata il duello dei due Clint Barton e sta meditando di intervenire in
favore di quello di questa realtà, quando ecco che qualcosa di nuovo accade.
Una sorta di bastone
attraversa l’aria e colpisce la mano di Clint Barton facendogli perdere la
presa sulla spada.
-Scusami, ma ci ho
messo più del previsto.- dice una giovane donna in costume azzurro ed i lunghi
capelli biondi rivolta a Ronin.
-Bobbi?- esclama
Clint –Sei tu, sei viva?
Ronin è svelto ad
approfittare del vantaggio ed a puntare la katana contro la gola di Clint.
-Ora ci ascolterai?-
chiede.
<<Non
prima che abbiate deposto le armi.>> interviene una voce metallica. Nella sala sono
arrivati: Iron Man, Ercole e Thunderstrike.
-Perfetto.- commenta Ronin –Ci mancava solo una battaglia tra
supereroi. Soppesa la situazione e decide di deporre la katana –Che ne dite se
parliamo da buoni amici?
Alle loro spalle Karla Sofen ha deciso per un’uscita di scena, ma
quando se ne accorgono è troppo tardi per fermarla.
Universo MUSA, Torre dei Vendicatori.
Iron Patriot ha
ascoltato il rapporto di Miss Marvel[5]
nascondendo bene la sua irritazione per l’iniziativa personale della Sofen. È
irritante non potersi fidare fino in fondo dei propri sottoposti, ma il valore
delle informazioni riportate è indiscutibile. Ora è il momento di dare il via
alla seconda fase. Un canale di collegamento viene aperto verso un altro
universo e ad un uomo con la benda sull’occhio sinistro quasi va di traverso il
caffè.
-Non si allarmi, Colonnello, questa è solo una chiamata di cortesia.-
dice Iron Patriot all’uomo in questione -Mi chiamo Norman Osborn e credo che
lei abbia già sentito parlare di me.
<<Solo in ogni dannata trasmissione che riceviamo dal vostro mondo…>> replica uno stizzito Nick Fury <<… o che ricevevamo, prima che iniziaste a criptare tutti i segnali radio dalla vostra parte.>>
-Abbiamo subito un’invasione aliena da poco tempo e capirà che siamo
ancora un po’ nervosi, Colonnello. Volevo solo rassicurarla su fatto che la
situazione dalla nostra parte è assolutamente sotto controllo, e che siamo
pronti a restituirvi tutti gli individui fuggiti dalla vostra parte.
<<Mi risparmi le cazzate da pubbliche relazioni, Osborn, e
piuttosto faccia tornare nel suo mondo le spie che ha mandato in
avanscoperta.>>
-Non so di cosa sta
parlando, Colonnello. A meno che non si riferisca agli agenti H.A.M.M.E.R che
stanno inseguendo dei pericolosissimi criminali che hanno usato il portale per
sfuggire alla giustizia…non escludo che siano stati loro a crearlo, ad essere
onesto.
Con un gesto della mano Norman fa partire degli ologrammi che ritraggono
alcuni individui in costume: Luke Cage, la Donna Ragno, la Vedova Nera, Miss
Marvel, Capitan America, Ronin, Mimo e Tony Stark.
<<Questi sarebbero i pericolosissimi criminali? Per cosa sono
ricercati?>>
-Questo non deve interessarla, Colonnello. Ma capirà che un uomo nella
mia posizione non può mai essere troppo prudente: fino a quando non mi avrà
riconsegnato tutti questi fuggiaschi, nessun profugo dalla sua dimensione
tornerà a casa.
<<Mi sta minacciando, Osborn?>>
-Sto cercando di farle capire che non le conviene mettersi contro di
me, Colonnello, qualcosa che la sua controparte ha imparato dolorosamente sulla
propria pelle. E prima di intraprendere azioni militari, le consiglio di dare
un’occhiata al nome “Sentry” tra le comunicazioni che avete intercettato.
La comunicazione si chiude e Norman Osborn indossa di nuovo il casco.
<<Miss
Hand, raduni tutti i Vendicatori: è ora di fare una visita personale a quel
dannato portale.>>.
Universo MIT, Stark Tower.
Janet Van Dyne è decisamente intimidita: non ha mai visto in tutta la
sua vita una simile adunanza di eroi in costume… o meglio: se pure l’ha già
vista ora non riesce a ricordarsela. Maledetta amnesia: dieci anni della sua
vita scomparsi, dissolti come neve al sole e non sa se mai potrà recuperarli.
La cosa insolita, almeno per lei è che tra i presenti ci sono uomini e donne
che sono controparti di alcuni dei presenti e provengono da un universo
adiacente. Un concetto che le è familiare: suo padre gliene aveva parlato
qualche volta, ma lei non era mai stata molto attenta ed ora questo va ad
aggiungersi ai molti rimpianti che ha nei confronti di suo padre dopo la sua
morte.
Si accorge che l’altro Henry Pym, quello proveniente dall’universo
chiamato MUSA (che razza di nome, ma dove lo hanno trovato?) e che si fa
chiamare Wasp la sta guardando in modo strano. Non è la prima volta e lei, per
qualche oscura ragione, ha paura a fargli domande.
<<Non
ci state facendo un quadro molto consolante del vostro mondo.>> sta dicendo Iron Man <<Guerra
civile tra supereroi, l’invasione degli Skrull e Norman Osborn a capo della
sicurezza del paese che ha sostituito i Vendicatori con un gruppo di
psicopatici quanto lui, se non peggio. Mi chiedo come le cose siano potute
andare a rotoli.>>
-Tu... voglio dire Tony Stark ha deciso che sarebbe stata una buona
idea appoggiare l’Atto di Registrazione. Tutto è nato da lì.- spiega Ronin.
<<Uhm
già… dimenticavo che nel vostro universo Mr. Stark ha deciso di usare in prima
persona l’armatura di Iron Man e che la sua identità è pubblica adesso.>>
Il Vendicatore
Dorato fa una breve pausa, chiedendosi quanti dei presenti che non conoscono la
sua vera identità abbiano bevuto la sua giustificazione, ma ha poca importanza
ora, pensa, e prosegue <<Sono
certo che aveva le migliori intenzioni.>>
-L’inferno è
lastricato di buone intenzioni.- commenta Luke Cage.
-Ci siamo anche
stati un paio di volte – fa notare Ronin. Occhio di Falco storce il naso:
davvero è sempre così svelto a far pesare la propria esperienza di Vendicatore?
<<Uhm…
si ,può essere. Ora però credo che dovremmo concentrarci sulla presente crisi.
Suggerimenti?>>
-Credo che dovremmo
cercare di scoprire le cause del fenomeno e vedere come chiudere il portale e
riportare tutto alla normalità.- interviene Calabrone.
-Con la nostra
fortuna sarà tutto un piano contorto di qualche supercriminale per conquistare
l’universo o simili.- commenta Clint Barton.
-Magari fosse così-
è la risposta di quello chiamato Wasp –Sarebbe un fenomeno controllabile. Prima
di venire qui ho parlato col Reed Richards del mio mondo ed abbiamo convenuto
che un meeting delle migliori menti di entrambi gli universi per decidere il da
farsi sarebbe la scelta migliore.
-Curioso.- commenta
il Calabrone –Mentre ero in viaggio da Los Angeles io ho contattato il nostro
Reed Richards e siamo giunti alle stesse conclusioni. Forse sarebbe il caso di
organizzarlo questo meeting.
-In
effetti, la giudicherei una soluzione appropriata secondo ogni tipo di logica.-
interviene la Visione del mondo MIT.
-Ah Viz, mi accorgo che
mi mancano davvero le tue uscite.- commenta Ronin,
Come se non bastasse
una normale riunione plenaria dei Vendicatori a fargli venire il mal di testa,
qui ci sono anche le controparti dimensionali di molti di loro, pensa Iron
Man. Non è facile avere nella stessa
stanza due U.S.Agent e due Quicksilver. E per giunta, nessuno di loro sa fare
un caffè od un the decente. Proprio adesso Jarvis doveva essere in ferie? Se
potessero vedere il suo volto sotto l’armatura, vedrebbero un sorrisetto
divertito trasformarsi in un’espressione amara.
Non è stato facile
digerire le notizie sulla sua controparte in quell’altro universo. Come hanno
potuto le cose andare così storte per lui? Facile, si risponde Tony, gli è
bastato credere troppo a lungo di avere sempre le risposte giuste. Poteva
accadere anche qui, ne è certo, ma per qualche oscura ragione le cose sono
andate diversamente. Pensare all’altro se stesso in coma, con la mente
praticamente cancellata (una soluzione radicale, ma indubbiamente la stessa che
avrebbe preso lui al suo posto) gli fa venire una voglia disperata di un
Martini con molto ghiaccio. Deglutisce un paio di volte e stringe i pugni.
Avverte a malapena un tocco gentile sul suo braccio destro.
-Hai... hai bisogno
di aiuto?
A parlare è stata
Janet Van Dyne e solo ora Iron Man si accorge di essersi allontanato dal
gruppo.
<<Dubito che tu o
chiunque altro possiate riuscirci, jan, ma grazie.>>
risponde
Prima che Janet
possa dire altro, un vociare improvviso riporta la loro attenzione sui monitor
che stanno guardando anche tutti gli altri Vendicatori presenti in entrambi i
mondi. A quanto pare, mentre loro perdevano tempo a discutere, l’Ercole del
mondo MIT ha pensato bene di farsi un giretto nei pressi del portale ed ha
finito per darsele di santa ragione con l’Ares del mondo MUSA con il risultato
che a turno uno dei due si ritrovano proiettati oltre il portale dai pugni
dell’altro.
-Tipico di quegli
esaltati che si fanno chiamare dei – commenta
Mimo.
-Non dirlo a Thor,
ma sono d’accordo – ribadisce Thunderstrike.
-Suggerisco
di recarci tutti al portale per fermare questa follia.- interviene Visione.
-Sarebbe anche una bella idea… se io ed i miei
amici non corressimo il rischio di essere arrestati da quelli della
H.A.M.M.E.R. non appena mettessimo il naso dall’altra parte.- dice Luke Cage
-Intendi dire che
intendi restare indietro?- gli chiede Stature, del gruppo che nell’’altro
universo è noto come Potenti Vendicatori.
-Niente affatto. Non
vedo l’ora di suonarle ancora a quegli Oscuri Vendicatori messi insieme da
Osborn.
-Se mi è
consentito…- interviene il Capitan America MIT -… io direi che è meglio che i
vostri gruppi rimangano defilati mentre una nostra delegazione va a trattare
con quell’Osborn. Non credo che caricarli a testa bassa serva a qualcosa in
questa situazione.
-Io preferirei farlo
lo stesso…- aggiunge il Capitan America MUSA -… ma il ragazzo non ha tutti i
torti.
Una decisione è
presa rapidamente.
Hell’s Kitchen, Universo MUSA.
Dovessimo descrivere
lo stato d’animo di Norman Osborn in questo momento, alterato sarebbe un
delicato eufemismo. Nell’ultima mezz’ora ha dovuto tenere a bada i bollenti
spiriti di Ares e poi sostenere uno scontro con un gruppo bizzarro i cui membri
non è stato nemmeno in grado di riconoscere interamente.[6]
Il suo gruppo di Vendicatori non è riuscito a fermarli e Ares è addirittura
disperso. Per giunta adesso deve confrontarsi con i Vendicatori di quell’altro
mondo. Avrebbe una gran voglia di farli a pezzi, ma Victoria Hand l’ha convinto
a parlamentare. Uno di questi giorni dovrebbe gettarla da un ponte, ma per ora
gli è utile e così ha accettato la sua idea Come risultato ora ha davanti a se
sette di loro: Iron Man, probabilmente anche qui Tony Stark, l’ha già
sconfitto, potrebbe rifarlo; Ercole, sembra impaziente quanto la sua
controparte che ha conosciuto; Arachne, una delle donne ragno, non sembra molto
pericolosa; lo Spadaccino, questo non lo conosce, chissà chi c’è dietro la
maschera; la Visione, la vecchia versione sembra; Starfox, non sa chi sia: una
vera sorpresa; Scarlet, una sorpresa ancora maggiore.
<<Se volete libero
accesso, la risposta è no.>> inizia
subito Iron Patriot.
<<Quel che
vorremmo…>> replica Iron Man <<… è
risolvere il problema di come è nato questo portale.>>
-Collaborando ci riusciremmo più
facilmente.- interviene
la Visione
<<Siamo
capacissimi di farcela da soli, grazie.>> ribatte Osborn.
Se ne fosse capace,
la Visione mostrerebbe una decisa insofferenza nei confronti di Osborn. I
Vendicatori di quel mondo gli hanno chiaramente spiegato che quelli che si
trova davanti sono supercriminali sotto mentite spoglie e ad onta di quello che
va ripetendo sulla sua capacità di tenr sotto controllo le emozioni sa che
proverebbe un enorme piacere a dar lor una meritata lezione, ma non può farlo:
questo è il loro mondo ed almeno per il momento loro sono dalla parte della
legge. Sono costretti a trattare con loro, non ci sono alternative.
Poi, come spesso
accade, ecco che qualcosa rompe il precario equilibrio. Per la precisione qualcuno…
qualcuno che arriva come un proiettile dall’alto per piombare addosso ad
Ercole.
Chiunque altro
sarebbe rimasto annientato da un impatto così violento ma Ercole è un immortale
dell’Olimpo e si rialza apparentemente illeso… e così colui che l’ha colpito:
il suo fratellastro Ares, o meglio la sua controparte di questo mondo.
-Sei sempre tra i
miei piedi fratello.- dice Ares rimettendosi in pedi ed afferrando la sua ascia
da battaglia –Ora spostati dalla mia strada.
-Non contarci. Sei
tu che mi hai attaccato ed il potente Ercole ha una sola risposta a questo
genere di provocazioni.
Così dicendo Ercole
sferra un pugno ad Ares che si ritrova scaraventato dall’altra parte della
strada. Sarà materia per i cantori delle loro imprese stabilire se Ercole si
sia trattenuto o se Ares, aspettandosi il colpo, sia riuscito a resistervi
meglio.
Mentre i due dei si
scagliano l’uno contro l’altro i rimanenti membri dei due gruppi si
fronteggiano.
<<Frena
il tuo uomo, Stark o chiunque tu sia…>> intima Iron Patriot rivolto ad Iron Man <<… O
saremo costretti a rispondere con la forza alla vostra provocazione.>>
<<Ercole
è una testa calda, siamo d’accordo...>> replica Iron Man <<… ma
non sono io a dirgli cosa fare. In ogni caso non prendiamo certo ordini da
te.><
<<quand’è
così… quello che accadrà è solo colpa vostra.>>
Una scarica di repulsori colpisce Iron man sbattendolo contro un vicino
muro. Iron Man si rialza, scrollandosi di dosso le macerie.
<<Sai…
speravo proprio in un bel pretesto per poter fare a pezzi la tua armatura, per
tacere della tua arroganza. Grazie Osborn.>>
Bastano pochi attimi e lo scontro si accende tra tutti i restanti
membri del gruppo.
Arachne si chiede se sia stata un’idea saggia rientrare in azione così
presto e per trovarsi proprio davanti a questa perversa parodia dell’Uomo
Ragno.
-Tu sei Venom, giusto?- chiede.
-E tu sei un bel
bocconcino.- ribatte l’altro.
Julia Carpenter reprime a stento un brivido. Le hanno raccontato delle
tendenze cannibali di questo Venom, ma vederselo davanti mentre le salta
addosso con quella bocca enorme, la riempie di un istantaneo terrore. Questo è
molto più pericoloso della versione che ha affrontato a Denver qualche
settimana fa.[7]
Si riprende rapidamente, però, e salta di lato evitando un assalto e
contemporaneamente lo avvolge con una delle sue tele psichiche. Il Sinistro
Uomo Ragno si agita scompostamente ed alla fine riesce a liberarsi.
-Tutto qui quello che sai fare?
-No!- è la secca replica di Arachne mentre gli sferra un calcio in
faccia.
-E tu chi saresti?- chiede l’uomo nel costume di Occhio di Falco a
quello con il costume violetto ed una strana spada in mano.
-Per oggi puoi chiamarmi Spadaccino.- risponde Clint Barton –Io non ti
chiamerò di certo Occhio di Falco… Bullseye.
-E così sai chi sono?- ribatte il suo avversario –Buon per te, ma non
avrai il modo di ripeterlo in giro, perché per stanotte sarai morto.
-Risparmia il fiato e combatti.
Dalla spada viene proiettato un raggio che però non raggiunge il suo
bersaglio che si è rapidamente spostato.
-Dovrai fare di meglio.- afferma “Occhio di Falco” incoccando
rapidamente una freccia e scagliandola contro il suo avversario, che con
altrettanta rapidità punta la sua spada, da cui esce un raggio che disintegra
la freccia mezz’aria.
-Stavi dicendo?
Sotto la maschera di
Wolverine, il giovane chiamato Daken si concede un sorriso. Il suo potere di
manipolare le emozioni altrui renderà presto il suo avversario troppo confuso
per… aspetta un momento: sta resistendo. Nessuno c’era mai riuscito prima. Chi
o cosa è questo Starfox?
Eros di Titano si
concede un sorriso. Il giochetto che quel Wolverine ha tentato nei suoi
confronti lui aveva già imparato ben prima che nascessero generazioni dei suoi
antenati. Sospetta che anche Daken sarebbe immune al suo potere di manipolare i
centri del piacere. Dovranno vedersela sul piano fisico, quindi. Per quanto lui
odi la violenza, potrebbe divertirsi a dare una severa lezione a quel ragazzino
arrogante.
“Wolverine” gli
salta addosso con gli artigli sguainati e gli squarcia l’addome… o almeno è
quello che crede di fare… per accorgersi poi che ha solo lacerato il costume
del suo avversario, che non sembra aver riportato alcuna ferita.
-Noi Eterni siamo
difficili da uccidere.- commenta Starfox, poi due raggi gemelli escono dai suoi
occhi e colpiscono Daken in pieno.
Da quello che le hanno
detto del livello di potere del suo avversario Scarlet dovrebbe essere
terrorizzata e non può negare di esserlo almeno in parte. Un tempo lei stessa
possedeva un simile potere pressoché assoluto. È stata ben contenta di averci
rinunciato, ma non può non chiedersi se le sue capacità di manipolare le
probabilità potranno davvero essere utili contro questo Sentry.
Ha già creato almeno
un paio di “incidenti”, ma lo hanno appena rallentato. Un altro gesto con la
mano ed ecco che, contro ogni legge della probabilità, un unico fulmine si
abbatte su Sentry… che dopo aver barcollato, si rimette ben saldo sulle gambe.
Forse nemmeno Thor
sarebbe capace di fermarlo, pensa Wanda.
-Si arrenda Miss
Maximoff.- le si rivolge colui che un tempo era il comune Robert Reynolds –Non
mi piace combattere le donne.
“Fammela uccidere Bob,
fammeli uccidere tutti, sai che posso farlo facilmente.” La
voce echeggia direttamente nella testa di Sentry.
“No, non te lo consentirò.”
“Quanto sei sciocco
Bob, lo sai bene che è grazie a me che puoi fare quel che fai. Non puoi opporti
a me.”
“Si che posso. Tu sei me ed io posso tenerti a freno.”
“Allora sei davvero
stupido, non hai capito niente. Tu non sei me, Bob: ci sono solo io. Bob
Reynolds non è altro che un’illusione.”
-NOOO!!- l’urlo
fuoriesce dalla gola di Sentry mentre lui sfreccia verso l’alto a velocità
incredibile per scomparire rapidamente alla vista.
Scarlet ha
un’espressione perplessa. È accaduto tutto in meno di un secondo. Prima ha
visto gli occhi di Sentry diventare completamente neri e poi è semplicemente
volato via urlando come un’anima in pena. Wanda si chiede se mai capirà cosa è
successo oggi,
A qualsiasi realtà
appartengano, si può tranquillamente essere sicuri che quando Ercole e Ares si
scontrano volano scintille.
-Non importa a che
mondo appartieni fratello…- sta dicendo Ares, mentre la sua ascia da battaglia
cala sulla testa di Ercole -… sei sempre una spina nel mio fianco.
-La colpa è tua.-
ribatte Ercole mentre para il colpo con la sua mazza –Io non ho mai voluto che
fossimo rivali.
-La tua stessa
esistenza offende mia madre e tu mi hai offeso più volte.
-Ti prego:
risparmiami quella vecchia storia degli Uccelli di Stinfalo, almeno per questa
volta.
Qualcuno potrebbe
sorprendersi che questi due possano continuare a chiacchierare mentre si
scambiano colpi in grado di scuotere gli edifici.
Ad un certo punto
ciascuno dei due, con la mano libera, ha bloccato il polso del braccio armato
dell’altro. Ora sono bloccati in una sorta di posa plastica. Digrignano i denti
ed almeno apparentemente non si smuovono di un millimetro, anche se un
osservatore molto attento e soprattutto munito degli strumenti giusti potrebbe
notare un infinitesimale arretramento di Ares.
Il confronto
potrebbe durare molto a lungo, ma ai due non importa granché: in fondo hanno
l’eternità a disposizione.
Karla Sofen si rende
conto di quanto sia difficile combattere proprio la Visione. Qualunque trucco
lei provi ad usare, quel dannato androide è in grado di controbatterlo. Ha
provato ad aumentare la gravità intorno a lui e lui si è reso più leggero
dell’aria. Allora ha provato a fare il contrario e cercare di spedirlo in
orbita, ma lui si è reso pesantissimo ed è tornato indietro scavando un bel
buco nell’asfalto, per poi emergerne intangibile. Lo stesso trucco che poi ha
usato lei per sfuggire ai suoi raggi ottici. Potrebbe scappare e vedere se
riesce a stargli dietro, poi i suoi occhi colgono l’esito di un’altra battaglia
e prende un’altra decisione.
Alza le mani e dice
semplicemente:
-Mi arrendo.
Lo scontro tra Iron
Man ed Iron Patriot prosegue inarrestabile. I due uomini in armatura stanno
dando fondo a tutte le loro risorse senza che ci sia una netta prevalenza
dell’uno sull’altro, poi Iron Man dice:
<<Mi sono stufato: è ora
di finirla. Antigone: attivare protocollo sicurezza armature. Codice
STK1.>>
<<Protocollo
Sicurezza attivato.>>
risponde una voce elettronica femminile <<Iniziato
spegnimento programmi armature esterne.>>
<<Cosa
sta succedendo?>> urla Norman
Osborn mentre tutti i sistemi della sua armatura si spengono e lui rimane
immobile, incapace di qualunque movimento. Solo i sistemi vocali funzionano
ancora.
<<Stark, maledetto.
Questa è colpa tua.>>
<<Che io sia davvero
Tony Stark oppure no è irrilevante adesso. Tu sei un eccellente chimico,
Osborn, ma come ingegnere non vali un granché. Chiunque ti abbia assemblato
quest’armatura non si è neanche accorto dell’esistenza di un software che
permette lo spegnimento di tutti i sistemi da parte di chi possiede un certo determinato
codice. È stato inserito in tutti i modelli dopo l’ennesimo furto di
un’armatura. Contavo molto sul fatto che il Tony Stark di questa realtà avrebbe
fatto lo stesso e non sbagliavo. Ti chiederai perché non l’ho usato subito. Ti
dirò che mi divertivo troppo a prenderti a pugni.>>
<<Tu… tu…>>
<<Attento alle
parolacce, Norman, ho le orecchie sensibili. Vediamo cosa poteri fare adesso:
potrei cominciare col disassemblare la tua armatura e poi…>>
-Aspetta
Iron Man.- s’intromette la Visione.
<<Viz, sai essere un
dannato guastafeste quando ti ci metti, lo sai? Che c’è adesso?>>
-Ho
appena ricevuto una comunicazione dall’altra parte: è stato raggiunto un
accordo perché i migliori cervelli di entrambi gli universi trovino una
soluzione congiunta all’enigma del portale . Fino ad allora ogni ostilità deve
cessare. Ordine diretto del Presidente. Lo dico a lei, Mr. Osborn.
<<sigh…
e va bene, per ora… ma ritornerò, Osborn, e riprenderemo il discorso da dove
l’abbiamo interrotto.>>
<<ci
puoi scommettere… Stark.>>
I Vendicatori
dell’Universo MIT riattraversano il portale. Nel frattempo l’armatura di Iron
Patriot riprende a funzionare. Norman Osborn è sempre più furioso, specie con
se stesso. Ha fatto la figura dello sciocco due volte oggi: non accadrà una
terza.
Invisibile al resto
dei presenti, un uomo che si muove tra le menzogne dei sensi si avvicina ad
Iron Patriot.
Deve solo lanciare
un incantesimo incredibilmente banale, prendendo temporaneamente il controllo
dell’armatura di Osborn. I Vendicatori non crederanno mai ad un uomo come lui,
e tutti i presenti perderanno tempo in un’inutile battaglia che gli permetterà
di realizzare i propri piani su due realtà.
Ma per quanto ci
provi, Loki non riesce ad attivare un solo circuito. Si sforza a tal punto da
impiegare alcuni secondi prima di realizzare che nessuno dei presenti si sta
muovendo.
-Per i ghiacci di
Niffelheim, chi osa usare un contro-incantesimo contro di me?
-Non è magia –
risponde una voce al di là del tempo – Anche se a volte è facile confondersi.
Loki evoca un
piccolo stormo di corvi rapaci, capaci di divorare un uomo in pochi istanti…ma
tutto ciò che riescono a fare è vaporizzarsi a contatto con il campo di forza.
L’uomo in armatura
non è impressionato. L’espressione sulla sua maschera blu è imperscrutabile.
-Sprecare
un’occasione simile per una piccola, inutile vendetta è esattamente nella tua
natura, Loki.
-Pensi veramente di
essere alla mia altezza, Kang? Potrei distruggerti in mille modi.
-E nasconderti al
tempo stesso dai Vendicatori e da Odino?
I due avversari
degli eroi più potenti della Terra si osservano, decidendo la propria
strategia. Il Dio dell’Inganno apre un portale mistico, preparandosi a tornare
nella propria realtà.
-Al momento ho piani
differenti, conquistatore. E tutta l’eternità per aspettare nuovamente il
momento propizio.
Loki scompare,
lasciando Kang da solo in mezzo ai propri nemici. Distruggerli ora sarebbe così
facile. Ma lui è Kang, e distruggere non è nella sua natura. Lui deve
conquistare.
Si avvicina ad Iron
Patriot, scaricando dalla sua armatura l’intero database ad una velocità
impensabile per la tecnologia moderna.
Iron Man appoggia
una mano sulle spalle di Visione.
<<Tutto a posto, Visione?>>
-Sì…sì, naturalmente,
Iron Man. Assicuriamoci di tenere sotto controllo gli uomini di Osborn.
<<Se ne sono già andati. Tutto a posto? Mi
sembravi…distratto>>
-Non so come
spiegarlo. I miei sensori non hanno rilevato nulla, eppure durante la nostra
battaglia ho sentito che qualcosa ci osservava.
<<Un’interferenza del portale, forse?>>
-Forse. Qualcosa ha
avuto un lieve effetto di risonanze sul mio endoscheletro.
<<In altre parole, qualcuno ha fatto gelare le ossa
alla Visione? Come se non avessimo già abbastanza problemi>>
-Per quanto non sia
affatto logico, Iron Man, temo che possa significare che i nostri guai stanno
solo per cominciare.
A bordo della
propria nave ammiraglia, Kang il Conquistatore siede sul proprio trono e legge
files H.A.M.M.E.R. vecchi di millenni.
“Analisi tattica
dell’invasione di Kang”. “Analisi tattica dell’invasione Skrull”. “Analisi
tattica della Guerra Civile super-umana”.
Dicono che chi non
impara dalla storia è destinato a ripeterla. Per sua fortuna, Kang ha tutto il
tempo del mondo per imparare la storia ed evitare di fare gli stessi errori.
CONTINUA
NOTE DEGLI AUTORI
A dire il vero non c’è molto da dire su questo
episodio. Chi legge regolarmente gli albi Marvel USA in originale e/o in
edizione italiana dovrebbe avere le idee abbastanza chiare.
Nel caso ce ne fosse
bisogno, comunque…
1)
L’incontro tra i
supereroi MIT e quelli MUSA avviene subito prima degli eventi di Assedio e
finisce così, quasi certamente, un altro universo alternativo (che potremmo, ma
anche no, chiamare Terra 616 ter) divergente da quello classico
esattamente come lo è quello MIT .
2)
Il trucco di
spegnere l’armatura di Osborn a distanza
è stato ovviamente mutuato da quello usato dal redivivo Tony Stark in Siege #4. Non c’era alcun motivo per cui anche il Tony Stark
MIT non avesse ideato una simile salvaguardia per le sue armature.
3)
A livello di
Continuity MIT quest’episodio si colloca in parallelo agli eventi narrati in
Crossover #1/3.
4)
Altre conseguenze del viaggio dei Nuovi Vendicatori nell’Universo MIT
si vedranno in Marvel Knights Annual #2, Iron Man Annual #2 e Capitan America
Annual #3.
Basta così. A presto.
Carlo & Fabio
[1] Ma non ha niente a che fare con i Testimoni di Geova, tranquilli. -_^
[2] Non credeteci sulla parola, leggetevi Crossover #1 e 2.
[3] In Vendicatori MIT #75.
[4] Steve Rogers, il redivivo Capitan America Originale della realtà MUSA.
[5] Che anche voi potete leggere su Crossover #2.
[6] Si tratta della Guardia dell’Infinito come visto sul loro Speciale Crossover.
[7] In Vendicatori Costa Ovest #17.