PROLOGO
Contea
di San Bernardino, California Meridionale, vicino al confine con il Nevada.
Sul ciglio di una
strada un giovane afroamericano stava facendo l’autostop.
Finalmente un’auto
si fermò. Alla guida c’era una giovane donna dai capelli neri.
<Di solito non
raccolgo autostoppisti…> disse <… ma tu hai l’aria del bravo ragazzo.
Spero di non sbagliarmi.>
<Non si
preoccupi, Miss. Sono davvero innocuo. >
<Davvero? Hai
un’aria familiare, non ci siamo già incontrati, per caso?>
<Uh, non credo.
Mi ricorderei di una come lei… voglio dire…>
La donna scoppiò a
ridere e replicò:
<Tranquillo, non
mi sono offesa. Posso chiederti dove stai andando?>
<A Los
Angeles.> rispose il ragazzo.
<Che
coincidenza! Io sto andando proprio lì. Sto tornando a casa dopo aver fatto un
servizio a Las Vegas per un’emittente televisiva. Sono una giornalista. E
tu?>
<Disoccupato
attualmente.>
-<Non ci siamo
presentati. Mi chiamo Tracy Warner e tu, invece? Qual è il tuo nome?>
Il ragazzo sospirò,
esitò qualche istante poi rispose:
<Wilson, Jim
Wilson.>[1]
MARVELIT
PRESENTA
di
Carmelo
Mobilia e Carlo Monni
RED HULK REDEMPTION
# 46
Quartier Generale dei Vendicatori, Penisola di Palos Verde, Contea di Los Angeles.
Fare la cuoca per i
più potenti eroi della Terra non era affatto un mestiere facile.
Era senz’altro un
grande onore e un privilegio, ma dovevi anche abituarti ai loro orari folli e
soprattutto ai cambi di formazione e ai nuovi membri: il menù doveva essere
costantemente aggiornato in base alla dieta e ai gusti personali di ogni
singolo membro della squadra.
Ogni Vendicatore
infatti aveva le proprie abitudini alimentari, intolleranze o allergie, e
riuscire a stare dietro a tutti quei rapidi cambiamenti era di certo
impegnativo.
Emma Heyges però
non lo faceva sembrare tale: amava il proprio mestiere e stare dietro ai
fornelli le piaceva.
Cucinare per quei
valorosi eroi la rendeva fiera. In quei giorni alla base alloggiavano pochi
membri: c’era il dottor Pym, a cui a volte bisognava ricordare di mangiare,
quando era preso dai suoi esperimenti.
C’era Nova, che
aveva il sano appetito dei giovani che non devono preoccuparsi della linea, e
c’era quella nuova recluta, Namorita, la cugina del celebre Sub Mariner.
La ragazza sembrava
a tutti gli effetti umana, a parte le orecchie a punta ed il fatto di poter
respirare sott’acqua. Emma si domandava se avesse gradito i suoi pancake.
<Buongiorno
Emma.> la saluto Hank Pym.
<Buongiorno
signore.> ricambiò la cuoca, posando il vassoio sul tavolo.
Nova si fiondò sui
pancake.
<Mmmm... muoio
di fame.> disse.
<Non aspettiamo
Sole Ardente?> chiese Namorita.
<Uhm no. Lui non
abita qui.> le rispose Nova.
<Come?>
<Purtroppo Sole
Ardente ha deciso di non alloggiare qui. Alloggia al consolato giapponese.
Quando non c’è
una missione, dice, non è tenuto a stare con noi.> disse Hank Pym <Ancora
non ha digerito il fatto che il suo governo gli abbia
imposto di unirsi a noi.>
<Beh, peggio per
lui, non sa cosa si perde: Emma ci preparare sempre cose deliziose.>
<La ringrazio,
padron Nova, mi fa piacere sentir... AEEEEEEEEEEEEEEH!>
la donna lanciò un grido di spavento e face cadere a terra le tazze con il
caffè.
L’apparire dal muro
della Visione l’aveva terrorizzata.
<Le mie scuse Emma.>
disse il sintezoide <Non era mia intenzione spaventarti. A New York, Jarvis si è abituato
alle mie entrate e dimenticavo il disagio che possono creare.>
<N-Non c’è
problema, padron Visione. Immagino che dovrò di nuovo farci l’abitudine.>
<Se sono comparso così all’improvviso è perché
devo mostrarti qualcosa, Hank. È accaduto un evento che potrebbe essere di
nostro interesse.> aggiunge ancora Visione.
<A che ti
riferisci?> chiese Calabrone.
Visione attraversò
la stanza e accese la TV, sintonizzandola sul TG.
Sullo schermo
apparve una giovane donna all’interno di uno studio televisivo.
Hank la conosceva:
era Gayle Rogers, una reporter che in passato aveva collaborato con Occhio di
Falco.[2]
<< ... questa notte, nella Contea di San Bernardino,
è stato registrato un insolito picco di energia elettromagnetica con epicentro in
un noto centro commerciale. L’impulso
elettromagnetico era n tutto e per tutto simile
a, quelli generati da un’esplosione nucleare, ma gli esperti lo escludono
data la mancanza di danni e di radiazioni e la fonte dell’impulso non è ancora
stata identificata L’osservatorio del
Centro Sismologico della California Meridionale ha anche rilevato nella stessa
zona una scossa di terremoto di lieve entità del tipo frequente e purtroppo
abituale nella zona che non ha lasciato conseguenze. Gli esperti hanno quindi dichiarato
che la zona è sicura, ma ancora non si spiegano cosa può aver sprigionato una
tale esplosione di energia. Le autorità hanno negato che alcun test di tipo
militare sia stato svolto nelle vicinanze.>>
<Davvero
insolito.> esclamò Hank, lisciandosi il mento e fissando la TV.
<Vuoi che raduni
gli altri?> domandò Nova.
<Non ancora>
rispose Pym < Di certo è un fatto anomalo, ma non possiamo sapere se si
tratti di una minaccia.>
<Giusta osservazione.>
disse Visione
<Ma credo che sia il caso di indagare.>
<Lo credo
anch’io, si. Andrò ad fare qualche domanda.> disse ancora Hank.
La sua curiosità di
scienziato si era messa in moto.
Contea di San Bernardino, California, la notte
precedente.
Non era certo la
prima volta negli ultimi tempi che gli capitava di risvegliarsi da qualche
parte senza sapere come ci fosse arrivato.
Da quando gli
scienziati del Pantheon, su ordine di Paride, gli avevano somministrato un
farmaco sperimentale derivato dal sangue di Hulk che lo aveva sì guarito
dall’AIDS, ma anche trasformato in una versione rossa e selvaggia di Hulk
stesso,[3]
gli era capitato piuttosto spesso.
Stavolta, però, non
era come le altre, Jim Wilson ne era sicuro.
Tanto per
cominciare, era nudo come un verme e questo non era affatto normale: di solito
gli rimaneva qualche brandello di pantalone come minimo e poi si trovava
all’interno di un centro commerciale che non presentava segni di danni di
nessun tipo, decisamente strano se era arrivato lì nella forma del suo alter
ego scarlatto.
L’ultima cosa che
ricordava con sicurezza era che si trovava nella sua stanza al Quartier
Generale del Pantheon quando, senza motivo apparente, era scattata la
trasformazione in Hulk Rosso, da lì in avanti tutto diventava confuso.
Ricordava di aver
aggredito la Dottoressa Angela Lipscombe. L’aveva forse violentata? Poteva solo
sperare di no.
Ricordava
altrettanto confusamente uno scontro con la misteriosa She-Hulk Rossa, una
sensazione di calore sempre più forte ed una luce abbagliante.[4]
Infine si era
ritrovato lì senza sapere come ci era arrivato ma sapeva che se voleva
andarsene doveva prima di tutto trovare dei vestiti. La sua antica esperienza
di ladro per le strade di Los Angeles gli tornò utile per scassinare la porta
di un negozio di abiti sportivi.
Non scattò nessun
allarme, come se tutti i congegni elettronici avessero improvvisamente cessato
di funzionare.
Il chiarore della
luna piena fu più che sufficiente per trovare quello che gli serviva e
rivestirsi: jeans, una polo ed un paio di scarpe da ginnastica. Prese anche uno
zaino. Odiava dover rubare ma non aveva scelta.
Se e quando avesse
trovato un po’ di soldi avrebbe fatto in modo di ripagare quel che aveva preso,
si disse per tacitare la propria coscienza. Ripetè l’impresa in un supermarket
dove prese un po’ di bottigliette d’acqua e qualcosa da mangiare.
Stava per andarsene
quando l’occhio gli cadde sulla prima pagina di un quotidiano. Non furono tanto
le notizie a scuoterlo ma la data.
<Non è
possibile!> esclamò.
Erano passate due
settimane dalla sua ultima trasformazione e non si trovava più nel Nevada ma in
California. Cosa Diavolo era successo?
Centro Sismologico della California Meridionale, Downtown
Los Angeles, adesso.
Tutti i ricercatori
erano in subbuglio. Alcuni erano stati svegliati nel cuore della notte e
avevano raggiunto il centro per poter leggere i dati di rilevamento.
Erano fuori scala,
assolutamente inspiegabili: un tale rilascio di energia senza una fissione
nucleare era praticamente impossibile.
Eppure c’era stata.
I loro dati non potevano essere sbagliati.
Gli scienziati si
stavano scervellando attorno a quei dati quando udirono una voce dall’alto che
richiamò la loro attenzione.
<Se mi è concesso,
vorrei dare anch’io un occhiata a quei dati.> sentirono dire.
<Ma... chi
parla?> domandò uno di loro.
<Uh, chiedo scusa,
mi rendo visibile.>
Nei panni di
Calabrone, Hank Pym era entrato dal condotto dell’aria. Usando il potere delle
sue particelle, tornò a statura normale.
<Salve. Ho
sentito di quanto è stato rilevato questa notte e vorrei dare il mio
contributo.>
<Benvenuto,
dottor Pym> rispose un uomo <La sua fama di scienziato la precede...
anche se credevo che lei fosse un biochimico, non un fisico.>
<In realtà ho
diverse specializzazioni, sebbene la biochimica sia il mio primo amore> rispose
Hank <Inoltre, da quando ho conosciuto Hulk ho approfondito le mie
conoscenze di fisica nucleare. Può essere molto utile quando si ha a che fare
con lui, mi creda.>
Non ci volle molto
perché al celebre scienziato e avventuriero venissero o mostrati i grafici.
Esaminandoli Hank
constatò come quell’impulso elettromagnetico di grande potenza si fosse
apparentemente manifestato dal nulla.
Ma fece anche
un'altra clamorosa scoperta.
<Il mistero si
fa sempre più grande...> si lasciò sfuggire.
<Cosa intende dire?>
domandò uno dei fisici presenti.
<I dati rilevati
segnano effettivamente valori incredibili. Ma io ho già visto qualcosa di simile.>
<E dove?>
chiese un altro scienziato, preso dalla curiosità.
<Questi
valori... sono molto simili a quelli rilevati nei siti dove c’è stata un’esplosione
Gamma e mi chiedo come sia possibile.> rivelò Hank, con un’espressione che
non lasciava intendere nulla di buono.
Interstatale 15, California, la stessa sera.
Il viaggio si era
svolto perlopiù in silenzio. Jim Wilson non aveva molta voglia di parlare. In
realtà avrebbe voluto fare alla donna che l’aveva raccolto un sacco di domande,
ma temeva di suscitare la sua curiosità e non era il caso, visto che era una
giornalista.
Lei, da parte sua,
non cercò di forzare la conversazione anche se ogni tanto Jim si sentiva
addosso i suoi occhi.
Circa un paio d’ore
dopo l’auto prese l’uscita per Pasadena.
<Credevo
andassimo a Los Angeles!> esclamò Jim.
<In realtà io
abito a Claremont.> rispose Tracy Warner <Ci arriveremo in venti minuti.
Posso lasciarti lì.>
<Uhm, va bene.
In fondo un posto vale l’altro.>
Poco più tardi
arrivarono nella cittadina di Claremont e Tracy parcheggiò davanti ad una
palazzina.
<Io sono
arrivata.> annunciò.
<Grazie per il
passaggio.> replicò Jim,
<Hai un posto
dove stare stanotte?>
<Mi arrangerò in
qualche modo.>
<E a quattrini
come stai?>
Un imbarazzato
silenzio fu più eloquente di qualunque risposta.
<Bene, per
stanotte posso ospitarti io poi vedremo. Adesso pensiamo alla cena. Conosco un
buon ristorante qui vicino.>
<Lei è molto
gentile, Miss Warner, ma io… non posso permetterlo.>
<Non ho chiesto
il tuo permesso, infatti… e chiamami Tracy.>
Pochi minuti più
tardi erano in un ristorante messicano.
Fu Tracy ad
ordinare e disse al proprietario di mettere tutto sul suo conto.
Jim non aveva un
centesimo e la cosa feriva il suo orgoglio ma aveva dovuto inghiottirlo ed
adattarsi.
<Ti ringrazio,
non avresti dovuto.> le disse
<Sciocchezze.>
replicò lei <Ho sempre avuto l’istinto della buona samaritana.>
<Allora. Sono
stato fortunato ad incontrarti… a proposito: posso chiederti perché stavi
tornando da Las Vegas a Los Angeles in auto invece che in aereo come sarebbe
stato più comodo?>
<Sono solo 3 ore
e mezzo di viaggio e a me piace guidare.> fu la risposta.
Jim dovette
accontentarsi ed in fondo non gli importava. Ognuno aveva diritto ai suoi
segreti.
Tracy Warner lo
fissava con sguardo indagatore.
Non era solo lo
sguardo di una donna che stava valutando un giovane maschio, c’era di più.
Alla fine disse:
<Ora ricordo:
Jim Wilson era un ragazzo che è stato coinvolto in parecchie avventure di Hulk.
L’ultima volta che ne ho sentito parlare, però era morto di AIDS.>
<James Wilson è
un nome piuttosto comune.> replicò lui <Scommetto che ce ne sono diverse
decine tra gli afroamericani. Io, comunque, sono vivo.>
<E piuttosto in
salute, direi.> ribatté la donna.
Tracy Warner era
una giornalista televisiva che si era fatta le ossa con un’inchiesta su Machine
Man anni addietro ed il suo istinto le diceva che il ragazzo davanti a lei non
solo stava mentendo ma era anche quasi certamente in fuga da qualcuno o
qualcosa.
Sentiva che c’era una
storia interessante dietro che poteva valer la pena approfondire.
D’altra parte, scoprire
se lui fosse davvero quel Jim Wilson non sarebbe stato difficile.
Scoprire come mai
fosse ancora vivo ed in apparente buona salute sarebbe stato più complicato ma
non impossibile. La vera difficoltà sarebbe stata convincere il suo capo che ne
valeva la pena ma con quello che era successo di recente a Los Angeles per
colpa di un gruppo di mutati dai raggi gamma, Tracy era abbastanza sicura di
poterci riuscire.
Da qualche parte nel Sud Ovest degli Stati Uniti
Un uomo
dall’aspetto deforme stava esaminando anche lui il grafico della misteriosa
emanazione elettromagnetica.
Il suo vero nome era
Philip Sterns, fisico nucleare e, fratello di Samuel Sterns, meglio noto come il
Capo, il famigerato nemico di Hulk.
Da quando si era
sottoposto anche lui ad un trattamento a raggi gamma che lo aveva mutato in ciò
che era adesso, però preferiva farsi chiamare il Matto e vedendolo in azione si
aveva la netta impressione che fosse un nomignolo ben meritato.
In quel momento,
sorrideva soddisfatto.
Come aveva previsto,
l’Hulk Rosso aveva concluso il suo piccolo viaggio spaziotemporale riapparendo
in California. Sempre secondo i suoi calcoli, doveva essere tornato in forma
umana ed almeno temporaneamente incapace di trasformarsi, molto conveniente per
i suoi piani.
Il Matto smanettò
per un po’ su una consolle e finalmente la sua pazienza venne premiata: la
telecamera di un semaforo alle porte di Claremont a cui si era collegato
riportava l’immagine di una giovane donna bruna alla guida di una Corvette, mentre
sul sedile del passeggero al suo fianco c’era Jim Wilson.
<Bingo!>
esclamò soddisfatto.
Alle sue spalle, da
una vasca piena di un liquido verde, emerse un massiccio afroamericano, calvo
ed alto un paio di metri.
Senza nemmeno
voltarsi il Matto gli si rivolse:
<Giusto in
tempo, Agente Pratt. Ho un lavoro per te.>
Consolato Giapponese di L.A.
Erano passati ormai
mesi da quando Sole Ardente aveva lasciato il natio Giappone per unirsi a
Vendicatori. Aveva combattuto al loro fianco e salvato il mondo insieme a loro,
ma non era quello il suo posto.
Perché il campione
del Sol Levante avrebbe dovuto stare in California? Il suo governo gli aveva
chiesto di unirsi a loro per tenerli d’occhio e rivelare ogni attività
sospetta.
Un’azione già di
per sé poco onorevole, ma diventata anche inutile da quando Shiro Yoshida aveva
constatato come i Vendicatori potessero essere indisciplinati o a suo dire “dei
bifolchi”, ma erano sinceri nel lori intenti, e nelle loro azioni non vi era
alcuna ambiguità o dei pericoli per la sua patria. Erano dei guerrieri valorosi
e onorevoli, per quanto lui non gradisse la loro compagnia.
No, aveva deciso:
la sua permanenza in America era finita.
Non c’era più nulla
lì, per lui.
Sole Ardente
sarebbe tornato a Tokyo.
Lo avrebbe
comunicato quel giorno stesso al suo supervisore.
Qualcuno bussò alla
sua porta.
<È senz’altro
lui.> osservò Shiro <Bene, adesso mi sentirà.>
Andò ad aprire la
porta, con una smorfia sul volto, ma restò senza parole quando vide una giovane
donna davanti a sé.
<Konichiwa, Yoshida-san> disse
la ragazza, facendo il consueto inchino <Posso
entrare?> [5]
<Sì. Sì certamente... mi scusi ma... aspettavo una
persona.>
<Sì,. Kabuto-san. [6] Ma purtroppo
Kabuto-san è dovuto rientrare in patria per motivi personali. Da oggi gli
subentrerò io. Mi chiamo Saeko Nakamura.>
La ragazza era
molto elegante, in abiti formali, i capelli ben pettinati e un look “acqua e
sapone” che però non riuscivano a nascondere una bellezza naturale che non
passava inosservata.
<Molto piacere.> borbottò Shiro.
<Ero venuta a fare la sua conoscenza, Yoshida-san.
Finchè si troverà qui in America lavoreremo fianco a fianco. Di qualsiasi cosa
lei abbia bisogno, non ha che da chiedere. E riferirà a me tutto quello che
terrò opportuno far sapere al nostro governo.> gli
rivelò < Non le dico che è un vero
piacere poter lavorare con il celebre “Samurai Atomico” del Giappone. Spero si
troverà bene con me.> aggiunse ancora, sorridendogli.
<Si ... lo spero anche io.> disse
ancora Shiro.
Improvvisamente,
Sole Ardente non aveva più così tanta fretta di tornare in patria.
Los Angeles.
Ci sono ancora zone
di Los Angeles in cui non è sicuro camminare per le strade dopo il tramonto. Il
quartiere di South Los Angeles è uno di questi, almeno in certe sue parti.
La donna che
passeggiava per la strada pareva non essere turbata dalla cosa.
Era minuta, capelli
castani, indossava un tailleur elegante e delle scarpe basse.
Faceva di tutto per
non attirare l’attenzione, ma spesso per una donna questo non era possibile.
Specie quando si passava
davanti a un gruppo di ragazzi.
<Ehi signorina
così fai di sera tutta sola?> esordì uno.
<Cerchi un
passaggio, bella? Non vuoi che ti accompagnamo a casa?> disse un altro.
Un paio di altri
fischiarono e fecero apprezzamenti cafoni.
<Fottetevi.>
rispose la ragazza.
<Ehi, lo sai che
non è per niente simpatico quello che hai detto?> rispose uno dei balordi.
<Perché, fare dei
versi schifosi quando passa una ragazza per te è una cosa carina da fare?>
ribadì lei.
<Oh ma lo sai
che ha una lingua tagliente? Forse è il caso che tu te l’addolcisca un
po’...>
<Con te?
Piuttosto mangio la merda.> rispose di nuovo lei, risoluta.
<Oooooh senti
che t’ha detto! Ehi, ma tu ti fai rispondere in quel modo da una donna?> lo
provocò una dei ragazzi.
Il tipo non potè
lasciare cadere la cosa, e tagliò la strada alla ragazza.
<Ma con chi
cazzo credi di parlare, eh, troia?>
<Uh, non saprei:
un fallito che non ha di meglio da fare che bullizzare le ragazze?>
<Forse è il caso
che ti dia una lezione, stronzetta.> disse lui, stingendole il polso.
La cosa non si
rivelò una buona idea: l’esile braccio della ragazza divenne sempre più grosso,
la tizia divenne sempre più alta, gli abiti le si stracciarono e la pelle e i
capelli divennero verdi.
<Ah sì? E a che
tipo di lezione pensavi?> di colpo, al posto della piccola e fragile
Jennifer Walters c’era la giunonica She-Hulk.
La Gigantessa di
Giada sollevò il tipo per il bavero, come se fosse senza peso.
<E se invece te
la dessi io, una lezione? Tipo di volo, per esempio.> lo lanciò come una
palla da baseball contro il resto del branco.
<E voi altri non
preoccupatevi: intendo dare ripetizioni pure a voi.>
In breve, quel branco
di balordi ebbe quello che si meritava.
<Pulciosi
smidollati. Mi dovete un abito.> disse loro, una volta che ebbe finito di
malmenarli.
Da quando suo padre
era morto, Jennifer di tanto in tanto andava in giro per i bassifondi per
sistemare le gang. Riteneva fosse il modo migliore per onorare la memoria del
defunto genitore.
<Mi manchi
tanto, papà.> pensò, alzando gli occhi al cielo.
Claremont, Contea di Los Angeles, la stessa notte.
Sentiva il dolore, la rabbia di tanti anni montare verso
di lui chiedendo di uscire,
Un velo rosso calò sui suoi occhi ottenebrando anche la
sua mente finché non rimase che un desiderio puro di prendere tutto ciò che
voleva e distruggere chiunque o qualunque cosa si fosse messa sulla sua strada.
<No! No!> urlò
agitandosi tra le lenzuola.
Si sentì scuotere
ed una voce di donna lo chiamò:
<Jim, Jim,
svegliati!>
Aprì gli occhi,
madido di sudore e si ritrovò su un letto. Vide, seduta sul bordo, Tracy Warner
in camicia da notte.
Lentamente Jim
Wilson cominciò a ricordare: dopo aver cenato, lui e Tracy erano andati
nell’appartamento di lei e la giovane donna gli aveva mostrato la camera degli
ospiti dove avrebbe dormito. Dopo essersi spogliato si era messo a letto e si era
addormentato quasi subito.
Era stato un sonno
agitato da visioni dell’Hulk Rosso, della sua furia incontrollabile, priva di
freni inibitori.
<Ti ho sentito
urlare, mi sono spaventata e sono corsa qui.> spiegò la donna.
Jim sentiva il suo
cuore battere furiosamente, il respiro era affannoso, i pensieri confusi. Tutti
sintomi di una trasformazione imminente.
<Vattene!>
gridò o forse pensò solamente di averlo fatto perché Tracy non si mosse.
Ma la
trasformazione non arrivò ed il battito ed il respiro tornarono lentamente a
calmarsi anche se non del tutto.
Qualunque cosa gli
fosse successa 14 giorni prima, aveva forse cancellato l’Hulk Rosso? No: era
ancora lì, dentro di lui, lo sentiva scalpitare anche se non era ancora in
grado di manifestarsi fisicamente.
<Che ti succede
Jim?> gli chiese Tracy sconcertata e preoccupata dal suo comportamento.
Lui le afferrò un
braccio, l’attirò verso di sé e la baciò.
<Ehi, che
irruenza!> esclamò lei <Non dico che non mi possa piacere ma…>
Jim continuò a
baciarla. C’era qualcosa di animalesco, di selvaggio, di primordiale nel suo
comportamento ed in qualche modo Tracy sentiva che non voleva veramente farle
del male.
Improvvisamente la
lasciò andare e si mise le mani sulla faccia.
<Mio Dio!>
gridò <Cosa sto facendo?>
Senza nemmeno osare
guardarla le disse:
<Vattene o potrei
davvero farti del male!>
<Non credo che
me ne faresti.> replicò lei stringendogli una mano <Che ne diresti,
invece, di raccontarmi cosa ti tormenta? Credo che ti farà bene.>
Palazzo Federale, 11000 Wilshire, Contea di Los Angeles,
ore 8 del mattino.
Jack Daniels uscì
dall’ascensore e si avviò con passo fermo e cadenzato verso gli uffici del
F.B.S.A. che occupavano quasi tutto il piano e come sempre si guardò intorno
con aria severa. I lavori di ristrutturazione del palazzo procedevano bene ma
erano ben lontani dall’essere terminati.
Due settimane prima
un gruppo di esseri potenziati dai raggi gamma aveva devastato la zona nord di
Los Angeles e solo le forze combinate di una squadra del F.B.S.A., dello
S.H.I.E.L.D. e degli alieni chiamati Fratelli di Guerra erano riuscite a
contenerne la furia con l’aiuto dell’Incredibile Hulk.
Il giorno dopo in
un tentativo di evasione, purtroppo riuscito, quegli stessi gamma-irradiati si
erano scatenati all’interno del palazzo ed avrebbero fatto probabilmente danni
anche più gravi se non fossero stati teletrasportati altrove.[7]
Il tutto era
accaduto mentre lui, nei panni di U.S.Agent, era assieme ai Vendicatori nella
stazione spaziale Starcore 3 a combattere i redivivi alieni chiamati Spettri
Neri.[8]
Una maledetta iella.
Se ci fosse stato lui, le cose sarebbero state ben diverse.
Entrò nell’ufficio
e per un attimo rimase sconcertato: in piedi che parlava con la sua collega
Tina De Mara c’era una ragazza dai lunghi capelli neri, la pelle leggermente
olivastra, alta dalle lunghe gambe che indossava una maglietta aderente che le
lasciava scoperto l’addome, un paio di shorts e stivali alti sino al ginocchio.
Se non fosse stato
per la fondina con la pistola e soprattutto per il distintivo dorato entrambi appesi
alla cintura, John l’avrebbe presa per una prostituta e non per un agente
federale.
<Ciao, Jack.>
lo salutò cordialmente Tina <Conosci l’Agente Speciale Sandra Verdugo?
Sandra, lui è uno dei nostri migliori agenti: Jack Daniels.>
<Come il bourbon?>
osservò lei, sorridendo e tendendogli la mano.
<Battuta
scontata.> fece notare lui, mentre gliela strinse.
Tina aggiunse:
<Sandra è uno
dei membri della Squadra Anti Hulk.>
<Noi la
chiamiamo Squadra Gamma.> precisò Sandra.
<Ho sentito parlare di voi: vi siete quasi
fatti ammazzare da un branco di emuli di Hulk poi è intervenuto Hulk a salvarvi
il sedere.> ribattè Jack.
<C’è chi pensa
che sia un bene che il mio sedere sia salvo, lei che ne dice, agente
Daniels?>
<Che mi chiedo
cosa ci faccia lei qui, Agente Verdugo, non mi risultano attività di Hulk o
altri gamma-irradiati.>
<Visto che
l’area di maggiore attività dei gamma-irradiati è il Sud-Ovest, la nostra
squadra di intervento rapido sarebbe stata più efficiente se avesse avuto sede
in zona.>
<Si stabiliranno
nella sede distaccata di Lancaster.> spiegò ancora Tina <La loro Leader
sta appunto parlandone con il Vice Direttore Esposito.>
Aveva appena finito
di dirlo che la porta dell’ufficio di Esposito si aprì e ne uscì a passo di
marcia una donna che indossava un tailleur gessato scuro, portava grandi
occhiali da vista ed aveva capelli neri con meches rosse. Sua madre non avrebbe
approvato, pensò John.
La donna si fermò,
gettò un rapido sguardo a John arricciando le labbra e poi si rivolse
all’Agente Verdugo con un laconico:
<Andiamo!>
Sandra fece un
largo sorriso poi la seguì ancheggiando visibilmente. John scosse la testa con
evidente disapprovazione.
Tina cominciò a
dire:
<Quella era…>
<L’Agente
Speciale Supervisore Victoria Hand. Ci siamo incrociati qualche volta quando ero
di stanza al Quartier Generale a Washington. È un tipo… particolare.>
<Spero che tu
non voglia riferirti al fatto che è…>
<Lesbica? Non
potrebbe importarmene di meno. Mi riferivo al fatto che ha un brutto carattere
e non è facile andarci d’accordo ma finché se ne sta al suo posto e non rompe
le scatole qui, non me ne importa.>
Tina sollevò le
sopracciglia e trattenne una risata.
Downtown, Los Angeles.
Uscirono dall’ascensore
e Jim Wilson disse ancora una volta:
<Non sono
affatto sicuro che sia una buona idea. Le mie precedenti esperienze con gli
psichiatri non sono state proprio molto esaltanti.>
<Da quello che
mi hai raccontato stanotte, direi che ti serve aiuto e credo proprio che Peter
Spaulding sia la persona adatta a fornirtelo.> replicò Tracy Warner.
<Se lo dici
tu.> borbottò Jim poco convinto.
Spaulding li stava
aspettando. Era alto, biondo, ben vestito e dall’aria cordiale.
<Sono felice di
incontrarti di persona, Jim.> lo salutò stringendogli vigorosamente la mano
<Ovviamente avevo sentito parlare di te.>
<Davvero?>
replicò, perplesso Jim.
<Sei uno degli
amici storici di Hulk dopotutto ed ho preso qualche informazione dopo che l’ho
incontrato anni fa. Tracy dovrebbe ricordarselo, c’era anche lei.>[9]
<Voi avete
incontrato Hulk?> esclamò Jim, sconcertato.
<Già, un
incontro breve ma intenso, direi.> commentò Tracy <Per questo il tuo nome
mi sembrava familiare, Jim. Anch’io avevo fatto qualche ricerca a suo tempo,
ovviamente.>
<Credevo che
fossi morto, però.> disse ancora Spaulding.
<Ed è proprio
questo il nocciolo della questione.> replicò Jim.
<Scusatemi ma
adesso devo proprio andare al lavoro.> disse ancora Tracy <Vi lascio
soli. Ci vediamo più tardi, Jim.>
<Ok.>
borbottò Jim.
Appena fu uscita
Spaulding disse:
<È una bella
donna, non c’è nulla di male ad avere certi pensieri… finché restano tali.>
<Cosa? Lei
come…?>
<Linguaggio del
corpo. Non la guardavi quasi mai, era chiaro che ti sentivi a disagio e forse
ti vergognavi. Era per qualcosa che avevi fatto o temevi di fare.>
<Complimenti per
l’analisi, Dottore. Ok, forse mi può essere utile, che ci perdo a provare? La
avverto, però che altri due suoi colleghi non hanno avuto molto successo.>
<E chi
sarebbero?>
<Leonard Samson
e Angela Lipscombe.>
<Li conosco di
fama. Sono in gamba. Perché non sei tornato da loro?>
<Ho i miei
motivi.>
<Capisco.
Vogliamo cominciare?>
<Devo sdraiarmi
sul lettino?>
<Puoi anche
rimanere in piedi, se vuoi. L’importante è che tu ti senta a tuo agio.>
<Non so se sarò
mai più capace di sentirmi a mio agio in qualunque posto.>
Jim cominciò a raccontare
a Spaulding la sua storia e gli parlò di tutto quello che gli era accaduto da
allora in poi sino al fatale scontro con la She-Hulk Rossa, scontro che
apparentemente gli aveva fatto fare un salto spaziotemporale di due settimane.
Spaulding ascoltò
con attenzione ed alla fine chiese:
<E dal tuo… ritorno
l’Hulk Rosso non si è più manifestato neanche in situazioni di stress?>
<Ma io so che
c’è ancora Dottore.> replicò Jim con voce cupa <Anche se il mostro sembra
dormiente, sento che aspetta solo il momento di scatenarsi di nuovo e nel
frattempo influenza il mio comportamento come stava per accadere la notte
precedente quando ho quasi violentato Tracy. Era lui a guidarmi, lui segue i
suoi… i miei istinti primordiali e li scatena dal mio subconscio.>
<Ma ti sei
fermato in tempo, hai dominato i tuoi istinti.>
<E se la
prossima volta non ci riuscissi? Questo mi fa paura. Tanta paura, mi creda.>
Century City, Los Angeles, sede della WWN.
La WWN, acronimo di
World Wide News, era una rete televisiva nazionale del gruppo Howard Media
specializzata in notizie ed approfondimenti 24 ore su 24 e si era imposta
rapidamente sul mercato. A dirigerla era di recente arrivato da New York Paul
Burton, già a capo del settore News della CBNC. Era un uomo distinto dai
capelli e baffi bianchi che lo facevano sembrare più vecchio di quanto
realmente fosse ma gli davano anche una sorta di tocco aristocratico.
Tracy Warner era a
colloquio con lui in quel momento.
<Mi è davvero
piaciuto il tuo ultimo servizio, Tracy, sapevo che era una buona idea mandare
te.> stava dicendo Burton <E sa il cielo che un buon servizio ci
serviva.>
<Problemi con
gli ascolti?> chiese Tracy.
<Secondo gli
ultimi rilevamenti, sono in calo. Nulla di serio in realtà, ma certo un bello
scoop. Ci farebbe comodo.>
Sarebbe stato il
momento adatto per parlare di Jim Wilson e dell’Hulk Rosso, pensò Tracy. Era
proprio il tipo di scoop che sarebbe piaciuto a Burton, ma farlo avrebbe voluto
dire tradire la fiducia che Jim le aveva concesso e la giornalista si rese
conto che non era disposta a farlo.
Ci stava ancora
riflettendo alcune ore più tardi, mentre stava uscendo dall’edificio ma fu
distratta da una voce maschile che le chiese:
<Mi scusi, lei è
Tracy Warner, giusto?>
Lei alzò gli occhi
e si trovò di fronte un afroamericano calvo, dal fisico massiccio che vestiva
un elegante completo scuro ed aveva gli occhi coperti da occhiali da sole con
lenti a specchio.
<Sono io.>
rispose Tracy perplessa <E lei chi è?>
<Agente Pratt
del F.B.S.A.> replicò lui mostrando un distintivo dorato <Sto cercando Jim
Wilson e so che lei sa dov’è.>.
<E come fa lei a
saperlo? In ogni caso, mi rifiuto di rispondere senza un mandato di un giudice
che mi obblighi a farlo. Ed ora mi scusi, ma devo andare.>
<Mi dispiace, ma
non posso permetterglielo.> replicò Pratt sfoderando un paio di manette
<Deve venire con me.>
<Questo è un
sopruso!> protestò Tracy.
<Spiacente, ma ci
sono in ballo necessità di sicurezza nazionale.>
Pratt le afferrò le
braccia e gliele torse per ammanettarle dietro la schiena.
Fu proprio in quel
momento che Jim Wilson, reduce dalla sua seduta con Peter Spaulding, entrò
nell’atrio pronto ad incontrarsi con Tracy con cui aveva appuntamento per
pranzo.
La vide maltrattata
da Pratt. Dopo un attimo di perplessità lo riconobbe per l’agente del F.B.S.A.
corrotto che aveva incontrato in passato.[10]
Fu un attimo: una rabbia
incontenibile si impadronì di lui ed un velo rosso calò sui suoi occhi. Un
secondo dopo una voce tonante urlò:
<Uomo nero fa
male a ragazza. Hulk Rosso spacca uomo nero!>
Sì, l’Hulk Rosso
era finalmente tornato e si precipitò su Pratt costringendolo a lasciare la
presa su Tracy.
Pratt fu sbattuto
contro una parete sfondandola ma si rialzò apparentemente senza danni.
<Non te lo
ricordavi, idiota rosso?> disse in tono di scherno <Sono superumano
anch’io e non sono affatto facile da uccidere.>
Lo caricò come un
toro infuriato e la forza dell’impatto li spedi entrambi contro la porta
d’ingresso. Pochi attimi dopo erano all’aperto.
Nei cieli sopra Century City.
Sole Ardente aveva
deciso di farsi un voletto per schiarirsi le idee. L’incontro con l’incantevole
Saeko Nakamura gli aveva fatto riconsiderare la sua decisione di lasciare i
Vendicatori e tornare in Giappone. Era davvero così sensibile ad un bel faccino?
Improvvisamente la
sua attenzione fu attratta da qualcosa che stava accadendo sotto di lui: grida,
gente che scappava e due mezzi giganti che se le stavano dando di santa
ragione.
Riconobbe l’Hulk
Rosso di cui aveva letto in vari rapporti e fraintese la situazione.
<Fermati
bruto!> urlò e contemporaneamente lanciò sul Gigante di Rubino una scarica
di plasma.
Hulk Rosso assorbì
la scarica poi, con un urlo che poco aveva di umano, lasciò perdere Pratt e
balzò addosso a Shiro.
Quartier Generale del Pantheon, Nevada.
Su uno schermo
scorrevano le immagini dello scontro. Ad osservarle c’era uno spettatore
insolito.
Leonard “Doc”
Samson, lo psichiatra dai poteri gamma, non poteva continuare a starsene seduto
ad osservare senza fare nulla.
Si rivolse ad uno
dei membri del Pantheon e disse:
<Ehi
Prometeo...>
<Sì?>
<Dovresti
prestarmi la tua auto.> disse, senza distogliere lo sguardo dal monitor.
Penisola di Palos Verdes, Contea di Los Angeles.
Non ci volle molto affinché
l’allarme raggiungesse la base dei Vendicatori Ovest.
<È di nuovo
quell’Hulk Rosso!> osservò Hank Pym <I miei sospetti erano fondati:
temevo che c’entrasse qualcosa con quell’anomalia energetica rilevata la scorsa
notte.>
<Preparo il Quinjet.>
disse la Visione, sparendo nel pavimento.
<Namorita, dà
l’allarme agli altri con la communicard. Tu invece Nova anticipaci e vai a dare
una mano a Sole Ardente. Fate attenzione ragazzi, in particolare tu ‘Nita:
oltre ad essere forte come l’altro Hulk, questo tipo riesce a sprigionare del
calore, quando s’arrabbia.>
<Questo vuol
dire che Sole Ardente è veramente nei guai.> fece notare la cugina di Namor.
<Non perdo altro
tempo: vado!> Nova spiccò il volo e scomparve rapidamente oltre la finestra.
CONTINUA
NOTE DEGLI AUTORI
Si conclude così quella che è
probabilmente la più lunga introduzione della nostra storia che il nostro
sagace e sferzante supervisore ribattezzerà probabilmente: Jim Wilson #46. -_^
Vi promettiamo molta più azione nel
prossimo episodio, ma ora passiamo alle note:
1) Il titolo è ovviamente un omaggio ad un
noto videogioco ma non dovremmo nemmeno dirlo. -_^
2)
Jim
Wilson arriva direttamente dalla conclusione di Hulk MIT #50.
3)
Tracy
Warner è stata creata da Jack Kirby su Machine Man Vol. 1° #5 datato agosto
1978.
4) Il Matto è stato creato da Peter David
& Jeff Purves su Incredible Hulk Vol. 1° #362 datato novembre 1989.
5) La cittadina di Claremont esiste
veramente nella Contea di Los Angeles e non abbiamo resistito alla tentazione
di ambientarci parte della nostra storia come omaggio ad uno dei più
significativi sceneggiatori della vecchia Marvel.
6) Gayle Rogers è stata creata da Tom De
Falco & Mark Bright su Solo Avengers #9 datato agosto 1988.
7)
Paul
Burton è stato creato da Louise Simonson & Terry Shoemaker su X-Factor #59
datato ’ottobre 1990.
8) Sandra Verdugo è stata creata da Bruce
Jones & John Romita Jr su Incredible Hulk Vol. 2° #36 datato marzo 2002.
9) L’Agente Pratt è stato creato da ruce
Jones & Lee Weeks su Incredible Hulk Vol. 2° #40 datato luglio 2002.
10) Per entrambi la prima apparizione MIT è
Hulk #33.
11) Tina De Mara è una creazione originale
di Carmelo Mobilia.
Nel prossimo episodio: Hulk Rosso contro
tutti: i Vendicatori vogliono fermarlo, la Squadra Gamma del F.B.S.A. vuole
neutralizzarlo, Doc Samson vuole aiutarlo, il Matto vuole vivisezionarlo e lui…
lui vuole solo spaccare. Come finirà?
Seguiteci e lo scoprirete.
Carlo & Carmelo
[1] Se questa scena vi
sembra familiare, allora avete letto Hulk #50. -_^
[2] Ai tempi della sua serie
su Solo Avengers/Avengers Spotlight,
[3] Come svelato negli
episodi #26 e 27 di questa serie.
[4] Come descritto su Hulk
MIT #46
[5] tradotto dal giapponese.
[6] Sì, avete letto bene: Kabuto come Koji Kabuto, il pilota di Mazinga.
[7] Riassunto sintetico di
eventi descritti in Hulk #43/50
[8] Negli ultimi due episodi
[9] Su Incredible Hulk Vol.
1° #236/237 (Prima edizione italiana Settimanale dell’Uomo Ragno, Corno, #6/7)
[10] Huk MIT #41.