"...calano le Ombre e puoi scoprire
ogni difetto che
gelosamente nel Limbo tuo
Nasconderai..."
Tiziano Ferro, Le cose che non dici
Casa di Madame Web.
- Sono così preoccupata… mai avvertito tante sensazioni negative - annuncia
tetra la veggente alla sua coinquilina, Sharon Kane, guardando fuori dalla
finestra - e come se non bastasse… il legame psichico con mia nipote… si è
spezzato.
- Scusami, Cassandra, ma… di cosa parli? Non riesco a seguirti… - scuote la
testa incuriosita l’anziana Regina Ragno.
- Scusami tu, non dovrei parlare di queste cose… non posso… ma mia nipote…
potrebbe essere morta in questo momento. O essere stata sopraffatta dal
Re delle Ombre. Non me ne stupirei, con l’energia maligna che sta saturando
l’aria, immagina in segreto.
- Lo capisco, anch’io ti nascondo tante cose - sussurra - E mi dispiace per
tua nipote, anche se non capisco da cosa tu desuma che sia in pericolo…
adesso siediti e rilassati, è da stamattina che sei tutta un nervo… se
potessi farei qualcosa per te, lo farei, ma abbiamo visto che sono
alquanto… impedita attualmente.
- Apprezzo il pensiero - la ringrazia Madame Web, conoscendo le sue
condizioni e sentendosi quasi in colpa per essere di nuovo giovane e in
salute.
L’ultima performance - una spericolata fuga dal Carnefice [nel #6] -
è costata a Sharon una settimana di convalescenza, distesa nel letto,
accusando dolori di ogni tipo. Assumere un siero mutageno di origine
aracnide dopo i sessant’anni aveva senz’altro contribuito a rigenerare il
suo organismo decadente, a partire dal suo sistema muscolare (cuore
compreso), per non parlare dei suoi riflessi e della sua lucidità, ma
spesso Sharon Kane dimentica di essere abbastanza vicina a compiere un
secolo di età. E quando questa consapevolezza ritorna così prepotente, la
donna non può che cadere preda dello sconforto. Ha perso mezzo secolo della
sua vita in un carcere militare… graziata dalla sua pena, ha cercato di
riconquistare il tempo perduto viaggiando in lungo e in largo e toccando
con mano ciò che aveva solo potuto studiare tra le mura della sua cella… ma
il tempo è tiranno, e ben presto ha dovuto fermare le sue peregrinazioni a
causa dell’età. Una cosa che le brucia sempre e fa rinnovare il suo odio
verso un paese in cui solo recentemente ha trovato la forza di tornare...
- Per ora rimaniamo in casa, è più sicuro - consiglia Cassandra, e la sua
coinquilina annuisce distrattamente.
Quartier Generale della Confraternita degli Eterni.
Adrian Toomes è sconvolto. E’ da molte settimane, ormai, il galoppino di
questa società segreta. Lo fa volentieri: gli hanno ridato la giovinezza e
gli danno vitto e alloggio, in cambio di un po’ di lavoro sporco. Una
pacchia.
Oggi, però, qualcosa sta andando terribilmente storto.
Dalla sua stanza privata, ha sentito urla e grida provenire dal piano
superiore, dove l’associazione a delinquere suole riunirsi. Quando,
insospettito, si è recato di sopra per controllare, ha assistito ad una
scena sanguinolenta.
Il leader della Confraternita… è stato appena linciato dai suoi colleghi. E
l’Avvoltoio ha assistito impassibile al massacro.
- Era ora! - grida qualcuno - Saremmo marciti seguendo la sua ideologia… ci
vuole una brusca sterzata, qui!
- Sì, ben detto… - gli fa eco un confratello - … ma non sarai certo tu a
darla! - dà una botta mortale in testa a chi aveva parlato.
Meglio squagliarsela, questi sono tutti matti, pensa saggiamente il
criminale, scendendo nel suo alloggio e indossando la sua attrezzatura per
andare via.
Improvvisamente, però, oscuri pensieri vengono a galla nella sua mente
criminale, evocati dalla violenza a cui ha appena assistito. Probabilmente,
la Confraternita subirà un tracollo o un completo cambio al vertice da cui
potrebbe non uscirne avvantaggiato. E, altrettanto improvvisamente e
irrazionalmente, gli torna in mente che c’è molta gente che l’ha umiliato e
trattato male, nel corso degli anni… ed è ora di riscattare il suo onore, a
partire dai colpevoli più inermi e dalle ferite più recenti, a costo di
usare il Juvenator portatile inserito nel suo costume e che i suoi datori di
lavoro gli avevano sempre impedito di usare.
In questo caso, Madame Web sarà la prima a ricevere una lezione.
San Francisco. Stazione di polizia di Richmond.
- E’ un pandemonio! Ci faranno saltare la pausa pranzo, con questo andazzo!
- grida esasperato Steve Harris, e il suo collega Ben Reilly non può non
capirlo. Non ne ha parlato con nessuno, ma avverte una sensazione di
disagio fin da quando si è svegliato. Disagio incrementato dal crescendo di
delitti e segnalazioni di cui giunge notizia alla centrale, con una
frequenza a dir poco insolita. Per sua sfortuna, Ben non è nella Grande
Mela… altrimenti, sarebbe subito venuto a sapere delle cause di quello
strano fenomeno. Perché c’è una spiegazione all’improvvisa impennata di
omicidi, suicidi, stupri che si sta avendo nelle ultime ore… e che è
destinata ad aumentare vertiginosamente. Un complesso fenomeno mistico che
ha come epicentro New York e che si sta diffondendo in tutto il mondo.
- Ehi, guardate qui - Paul Carlson attira l'attenzione di tutti verso il
televisore, alzando il volume. E' sempre un brutto segno quando la CNN
mette in onda delle Breaking News.
"… questa edizione straordinaria del notiziario. Sembra incomba una
maledizione su New York City. La Grande Mela, infatti, è da mezz’ora
vittima della più completa follia. Non solo i suoi cittadini stanno dando
inaudite manifestazioni di violenza, ma si registrano innumerevoli
apparizioni di mostri e demoni. Secondo alcune indiscrezioni, il fenomeno
si starebbe allargando a macchia d’olio nei paesi vicini, ma le autorità
non confermano. Abbiamo difficoltà a contattare---
- Oh mio dio… non anche questo… - si accarezza la fronte Steve.
- Che annata del diavolo! Prima i Marziani, poi le Twin Towers, poi
Phoenix… e adesso questo! - sbotta Jack Roberts.
- Scusate, devo chiamare mio cugino… - si allontana in apprensione Ben,
usando il telefono della sua postazione.
- Sì? - risponde una voce anziana e tremante, che riconosce come quella di
Anna Watson. Con una mano sul microfono della cornetta, il poliziotto chiede:
- Salve, signora... Peter è in casa?
- Con chi parlo? - chiede sospettosa la donna. In città la crisi è in pieno
fermento e Anna è barricata in casa.
- Un amico, da fuori città... ho sentito la televisione...
- Capisco. No, Peter non c'è adesso...
- Grazie lo stesso. Si prenda cura di sé, signora - chiude in fretta la
telefonata.
Un tentativo al cellulare di Peter va a vuoto. Fa niente, se la saprà
cavare... spero bene per la bambina e la zia. Adesso... se la situazione
dovesse peggiorare anche qui... dovrò darmi da fare, decide di
dileguarsi, nella confusione generale.
New York, nei pressi di Harlem...
Felicia Hardy è nel suo sensuale costume da Gatta Nera, appollaiata sul
cornicione di un tetto. Scruta la città dall'alto, con un misto di paura e
curiosità: per sua fortuna non ha ancora incontrato demoni, ma ne vede
qualcuno scorrazzare per le strade, insieme a gesti irrazionali e violenti
da parte della gente comune. Sente che c'è qualcosa nell'aria che sta
facendo impazzire tutti... e sta iniziando a corrodere anche la sua mente.
Mantieni la calma, Felicia... concentrati e pensa solo a proteggere te
stessa e gli altri, si ripete, lanciando un lazo intorno al comignolo
di un palazzo adiacente. Non riesce a lanciarsi nel vuoto, però. Come
faccio a farlo di solito? Non ho lo straccio di un potere, se dovessi
cadere... l'altra volta fu... Kaine, a salvarmi. Chissà cosa sta facendo in
questo momento, si chiede, immobile, mentre particolari ormoni iniziano
a bersagliare il suo organismo. Non devi pensare a lui in quei
termini... è un assassino ed è il clone del tuo ex. Ci sono tanti bei
ragazzi al mondo, pensa, mentre decide di scendere per le più
tranquille scale. Mentre passa accanto a vari appartamenti, tra cui
qualcuno facilmente accessibile - qualcuno è fuggito lasciando la porta
aperta, per esempio - le sovviene il suo vecchio mestiere, all'eccitamento
e alla soddisfazione che le portava un furto ben riuscito. Sarebbe così
facile, adesso... nessuno se ne accorgerebbe, nel caos. Appunto, non c'è
gusto, caccia via il pensiero, subito rimpiazzato da certe fantasie
sessuali che non pensava di poter concepire.
- Ho bisogno di un uomo! - urla al mondo, senza che nessuno la ascolti, per
sfortuna della popolazione maschile.
- Eccotene uno - rantola una voce alle sue spalle… un demone, troppo simile
ad un normale essere umano, sta incedendo verso di lei, voglioso.
- Io... ho parlato a vanvera - indietreggia la vigilante.
- Ti sbagli... hai parlato con tutta la sincerità possibile... e io voglio
accontentarti... - dice la creatura, mentre assume alcuni lineamenti
caratteristici di Peter Parker, agli occhi di Felicia.
- Sta' lontano da me! - si mette in posizione d'attacco la Gatta.
- Saremo più vicini e uniti di quanto potrai mai essere con un mortale - le
assicura, saltandole addosso.
Brooklyn.
Edward Brock stava lavorando ad un pezzo sulle novità nel processo
all’Incappucciata, per il New York Express, quando ha sentito caos provenire dalle
strade ed ha acceso la tv, scoprendo quello che sta succedendo in città. Ecco
perché mi sentivo così a disagio, oggi, capisce, ripensando alle strane
sensazioni che hanno affollato la sua mente da quando è sveglio. Credo
sia proprio il caso di uscire come Ragno nero, il costume è nella naftalina
da troppi giorni, prende l'uniforme e la indossa, guardandosi nello
specchio. Quel grosso ragno bianco cucito sul petto gli porta alla mente
vecchi ricordi.
Quando si affaccia sul davanzale della finestra e si rende conto della
situazione che sta peggiorando, viene preso dallo sconforto. Ha resistito
nelle situazioni più impensabili… ma oggi sente di non potercela fare.
Perché? Cosa gli manca? Ha il potere, la libertà, un lavoro… cosa potrebbe
desiderare di più - oltre ad una compagna? Ecco, forse è questo che gli
manca… una partner. Forse dovrebbe richiamare la sua ex-moglie Ann.
Pensandoci, però, il simbionte è asessuato ed è capace di stabilire una
relazione che due semplici esseri umani non potrebbero stabilire... no,
dimenticalo, spara una ragnatela e inizia a volteggiare per il quartiere.
Però non ho nessuna voglia di aiutare nessuno... questa gente si sta
facendo del male da sola: la punizione è compresa nelle cose brutte che
fanno. Invece altre sue vecchie conoscenze hanno bisogno che un eroe
come lui li punisca per quello che gli hanno fatto.
Sa chi si vorrebbe trovare avanti adesso.
Kaine, per esempio. Da quel che sa, è un criminale peggiore di lui, che gli
ha rubato l’idea del costume nero… un design concepito dallo stesso
simbionte… e che non merita.
La Donna Ragno, efferata delinquente responsabile dell'ultima separazione
tra Eddie e l'alieno. Imperdonabile.
E poi c’è Peter Parker… tanti anni di odio covato per lui, sorto dalla
vendetta e dal risentimento… altrettanti anni di tregua, amnesie,
ritrattazioni… finché ha riscoperto la sua identità segreta, è
miracolosamente scampato alla morte per mano di Carnage, la Donna Ragno -
quanto odia anche quella troia - lo ha separato dal simbionte e…
poi, grazie alle facoltà aracnidi lasciategli in eredità dall’alieno, ha
aiutato l’Uomo Ragno a fuggire di prigione per riprendersi la sua vita. A
parte una telefonata, non sente di essere stato abbastanza ringraziato dal
Ragno… se crede che io abbia scontato quello che gli ho fatto passare
negli anni… be’, non ha capito niente, gli rimonta la rabbia.
Basta, inutile rifuggire: per raddrizzare tutti questi torti, c'è
bisogno che torni Venom, sentenzia tra sé e sé, dirigendosi verso la
TriCorp Pharmaceuticals.
Pianeta Dendera, già Chelemek III.
Charlotte Witter non capisce assolutamente cosa sia successo. Sembrava
tutto tranquillo, stamattina, finché sua nonna Cassandra non ha rotto il
silenzio dopo settimane di rottura tra di loro per chiederle aiuto, per
indagare su sconvolgenti avvenimenti che stavano per accadere. Riluttante,
aveva indagato come Donna Ragno nel Greenwich Village, dove sembrava
esserci l’epicentro dei guai. Nel Sancta Sanctorum del dottor Strange ha
trovato una strega molto potente… che senza mezzi termini l’ha scagliata in
un portale[1].
E adesso si ritrova qui, in quello che reputa un mondo… alieno. C’è
qualcosa di vagamente terrestre, ma è del tutto anacronistico. Nelle
architetture. E soprattutto nel vestiario della gente che la sta
circondando, spaventata e incuriosita. Per la maggior parte, sono donne.
- Chiamate le Consigliere della Dea! - gridava qualcuna.
- Sta arrivando qualcuno - acquietava i timori un’altra donna.
Ma dove diavolo sono finita? Chi sono queste donne vestite per
Halloween? Che lingua parlano? Oh, ma che domande… scrolla la testa
Charlotte, rialzandosi dopo essersi ripresa dallo shock.
Improvvisamente, un silenzio innaturale cala sulla piazza in cui è apparsa
la Donna Ragno. Il volto delle donne attorno a lei (e di un paio di
affascinanti uomini, all’apparenza timorati di dio) si incupisce, per poi
sparire: tutte le persone si sono prostate sul terreno, con la testa
premuta per terra. Solo così Charlotte può vederla… una donna bellissima
sta avanzando verso di lei, accompagnata dalla musica di un sistro che
porta sotto il braccio e che suona da solo. In testa, un bizzarro copricapo
ispirato a una testa bovina.
- Salve, straniera…
Ma come? Parla inglese?, si meraviglia, ma poi si rende conto che il
suono che giunge alle sue orecchie e le informazioni che giungono al suo
cervello non coincidono.
- Dove mi trovo?
- Benvenuta su Dendera. Io sono Hathor… e ti invito nella mia reggia.
San Francisco, videoteca VideoMania.
Helen Spacey lavora da poco tempo in questo negozio come commessa e si è
trovata abbastanza bene. Stamattina, invece, è venuta davvero controvoglia:
avrebbe voluto rimanere a dormire, e il fatto di essere dietro il bancone,
senza un cliente neanche a pagarlo, la sta facendo davvero innervosire.
- Giornata fiaccia, eh? - nota Anthony, il padrone che l'ha assunta.
- Già... se continua così me ne vado - lo avvisa Helen.
- A tuo rischio e pericolo, non ti pagherei dopo - l'avvisa anche lui.
- Stronzo - sussurra tra i denti la ragazza.
Prima che Anthony possa inalberarsi per ciò che ha vagamente sentito, una
banda di ragazzi irrompe nel negozio, rumoreggiando.
- Ciao, bellezza... hai qualche film porno da consigliarci? - esordisce uno
di loro.
- Abbiamo voglia di farci qualche sega... ci vuoi aiutare per caso? - lo
segue a ruota un suo compagno.
- Ehi, come vi permettete... - cerca di difenderla Anthony, ma una
sprangata sulla spalla e un calcio nell'addome lo mettono fuori gioco.
Helen indietreggia, atterrita e confusa. Dov'è il Ragno Rosso quando
serve!?, si chiede retoricamente, pensando al suo ragazzo. Gli verrebbe
in mente di chiamarlo, ma non ha né lo spazio per muoversi né il tempo di
farlo.
- Perché accontentarci di una sega... quando abbiamo della bella carne
fresca? - propone uno di loro.
Helen urla prima ancora che l'intera banda la violi.
Harlem.
La Gatta Nera si sente stranissima. Non e' riuscita ad evitare che il
demone le si avvinghiasse addosso... ma non si aspettava la successiva
mossa. Il mostro non la sta violentando: sta penetrando in lei, ma non
nell'accezione sessuale. Sta entrando nel suo corpo, risvegliando
sensazioni sopite ed evocandone nuove di tipo orgasmico, che la pervadono.
Poi, improvvisamente, tutto tace, come se il demone fosse sparito... o
fosse stato assorbito.
- Dio, che diavolo e' successo?! - si chiede, guardandosi intorno. Pur nel
suo stato confusionale, riesce ad arrivare in strada.
Un uomo esce da un portone brandendo una pistola contro una donna, che
fugge terrorizzata qualche metro davanti a lui.
- Fermo! - gli corre incontro Felicia, pur stordita, nell'impossibile
intento di raggiungerlo e fermarlo in tempo.
L'uomo preme il grilletto. Nulla. Ci riprova più volte: ma la pistola si è
inceppata.
Per fortuna, pensa la Gatta, rendendo inconsciente con un paio di
mosse il pericoloso individuo e disarmandolo.
Intanto, la donna in fuga si è fermata per capire come ha fatto a salvarsi.
Sta andando incontro alla vigilante per ringraziarla, quando una macchina
in corsa a più di 200 km/h macina in pochi secondi il tratto di strada che
la separa dalle due.
- No! - urla Felicia, consapevole di non potersi in alcun modo scansare in
tempo.
Improvvisamente, una gomma dell'automobile scoppia, facendo sbandare il
veicolo, che si va a schiantare sul muro di un palazzo, senza alcuna
vittima oltre il conducente.
Oddio, allora... il demone ha risvegliato i miei poteri iettatori!, capisce
la Gatta Nera, inquietata ma piacevolmente sorpresa. Adesso sa come usare
questa facoltà contro chi vuol far uso di violenza...
Dendera.
La Donna Ragno segue perplessa la donna che si è dichiarata essere una dea,
che la sta conducendo in un lussuosissimo palazzo. Charlotte nota con
interesse che gli individui del suo sesso sono libere, mentre gli uomini
sembrano addetti a incarichi più umili e servili. Forse è solo
un'impressione, si giustifica.
- I miei colleghi sono molto più restrittivi verso i visitatori del
nostro vecchio universo - spiega Hathor - a ragione; spesso voi metaumani
siete forieri di seccature. Ma io so riconoscere un’ospite gradita da una
sgradita.
- Io sarei gradita? - chiede sfacciata la Donna Ragno, per nulla intimorita
dall’essere alla presenza di una dea.
- Sì… avverto un’affinità tra di noi. Continua a seguirmi… e capirai.
Non posso fare altro… non sono sulla Terra e non so come tornare a casa.
Ho un appuntamento fra poco!, ricorda con dispiacere.
- Dentro di te alberga un male oscuro… - la avverte la dea, squadrandola da
capo a piedi, forte della sua sensibilità metafisica.
- Ne sono a conoscenza… - si riferisce al Re delle Ombre imbrigliato nella
sua psiche.
- Posso fare qualcosa per aiutarti?
La tentazione di risponderle positivamente è forte... ma Charlotte Witter
ha bisogno di conferme per la sua autostima, dopo essere stata usata in
tutti i modi in cui una donna può essere usata.
- No, grazie... - dice a malincuore.
- Non si rifiuta impunemente il dono di una dea. Ad ogni modo... benvenuta
nel mio harem - apre con un gesto un grosso portale. Nell'immensa sala,
Charlotte vede dozzine di uomini bellissimi, avvinghiati ai piedi di
pochissime donne, e altrettanti impegnati in danze sensuali per la gioia di
alcune spettatrici.
- Wow - commenta.
- Questa è la filosofia imperante sul mio mondo: l'unico scopo dell'uomo è
dare piacere a noi donne... e permettere a chi vuole di sperimentare la
gioia della maternità.
- Oh... io... sono sorpresa.
- So che sulla Terra le cose non funzionano in questo modo... tantomeno
nelle terre che il mio pantheon governava. Non sono mai riuscita a imporre
questa mentalità tra i miei simili... ma qui, su Dendera, ho piena
autorità.
- Perché sono qui?
- Charlotte, sei un libro aperto per me. So cosa ti spinge a vendere il tuo
corpo: il desiderio di dominare gli uomini per trarne soddisfazione.
Ebbene... qui avrai ciò che desideri. Da ora in poi farai parte della mia
corte privata.
La Donna Ragno sorride maliziosamente. Forse non si troverà male, qui.
Anzi.
TriCorp Pharmaceuticals.
Come previsto, il servizio di sicurezza è praticamente inesistente, in
questo momento: le guardie si staranno dando alla pazza gioia, come tutti i
loro concittadini, del resto.
Poco gli importa se lo studio del suo amico simbionte e delle sue
straordinarie facoltà biologiche potrebbe accelerare esponenzialmente i
progressi in area biomedica… l’unico suo interesse è riunirsi all’alieno… e
tornare ad essere Venom.
Così, Eddie Brock vaga per il complesso, seguendo le tracce che il suo
istinto ragnesco riesce a leggere. Dopo dieci minuti, capisce che il suo
amico è dietro una porta spessissima. Niente che non si possa deformare con
la forza di un culturista con i poteri dell'Uomo Ragno. Dopodiché... lo
vede.
*Eddie...* lo saluta nella testa l'alieno. Se il vigilante aveva ancora
qualche dubbio sulla sua riunione con lui, questo è scomparso alla vista
del simbionte dolorante, irriconoscibile in quel cilindro termico.
- Cosa ti hanno fatto?! Ti torturano, questi macellai! - urla indignato,
iniziando a prendere a pugni il vetro che li separa. Ignora il suo sesto
senso, che lo avvisa di essere osservato.
Quando finalmente il cilindro crolla a pezzi, Edward Brock e' pronto a
sopportare il dolore che accompagna sempre l'inizio di una nuova simbiosi.
Casa Webb.
Una finestra si infrange, facendo scattare la molla tesa che ha
rappresentato finora gli animi di Cassandra e Sharon.
- Pagherai per esserti intrufolata nel mio cervello, donna! [sempre nel #6]- maledice l’Avvoltoio,
afferrando Madame Web per i polsi prima che lei o la sua coinquilina
possano realizzare ciò che sta succedendo e reagire.
A questo punto, l’occhio umano non vede chiaramente cosa sta succedendo.
Non si capisce perché la veggente stia urlando di dolore, non può essere
solo il dolore ai polsi… quando compaiono improvvisamente un paio di rughe
sul suo viso e sul suo collo, si intuisce che il villain le sta
assorbendo l’energia vitale.
Sharon Kane non perde tempo: estrae dalla sua borsetta una piccola pistola
e grida “Fermati!”, puntandola contro il criminale, il quale si ferma e
ride sguaiatamente.
- Non ci casco due volte, vecchia gallina… non so che farmene della tua
tela - e un crepitio preannuncia la riattivazione del Juvenator.
Uno sparo rimbomba tra le pareti della casa. (Nessuno ci fa più caso,
ormai, nel vicinato). Un proiettile colpisce in pieno petto l’Avvoltoio,
facendogli lasciare la presa e facendolo cadere all’indietro. Per sua
fortuna, il costume rinforzato lo ha protetto abbastanza.
Madame Web crolla anch’ella sul pavimento, priva di sensi.
La Regina Ragno fa cadere la pistola, causa rinculo, con le orecchie che le
rimbombano, ma non si perde d’animo; raccoglie l’arma, procede verso il
criminale e gliela punta di nuovo addosso.
- Non sottovalutarmi. Cassandra Webb è una brava donna, non merita questo.
In quanto a noi due… tu lascia stare lei e portami dai tuoi capi. Solo così
non ti sparerò un colpo in testa.
- Una nonnina tenace, eh? Ho rubato qualche anno di vita alla tua amica,
sono soddisfatto… e se proprio vuoi incontrare i miei capi… fai pure. In
questo momento, però, dovrebbero essere alquanto impegnati… - usa un
eufemismo.
- Nessuna finta, nessun doppio gioco, Avvoltoio. Ho novant’anni, saresti un
vigliacco a colpirmi alle spalle.
- Facciamo presto - le intima il criminale, minaccioso.
Più velocemente che può, Sharon apre l’armadio della sua coinquilina e tira
con forza l’abito che Cassandra usa abitualmente quando lavora.
Appallottolato, lo infila in una borsa insieme alle sue pistole - quella
ordinaria e quella lanciaragnatele.
- Andiamo.
Con fare insolito, Adrian prende con facilità tra le sue braccia la donna,
lancia uno sguardo di soddisfazione all’incosciente Cassandra e spicca il
volo.
San Francisco, casa Reilly.
Helen è sotto la doccia, con lo sguardo perso. Una spugna ruvida spalma con
troppa forza sul suo corpo un bagnoschiuma esfoliante, che le graffia la
pelle. Il suo intento è lavare via ogni traccia fisica di quello che è
successo, lavare via l'onta e il ribrezzo. Solo un'ora fa è stata stuprata
da quel gruppo di ragazzi, il trauma è ancora fresco. Anche il tragitto
verso casa - uno slalom tra gente fuori di sé e demoni - non è stato
granché rilassante.
La cosa che più la fa impazzire è che una parte di lei ha goduto per la
spontaneità e il furore di quell'atto di violenza. Per un secondo pensa ad
Anthony, che lasciato lì, impunemente inerme.
Si accorge che l'acqua che le cola dal capo è scura: la tintura castana sta
andando via.
Finalmente si decide ad uscire dalla doccia e si asciuga con cura, come se
si sentisse un fiore sgualcito. Mentre usa l'asciugacapelli, vede
delinearsi nello specchio il fantasma di colei per cui è al mondo. Ricorda
com'era prima che Gwen morisse, prima che con il suo omicidio finisse l'età
dell'innocenza. Vuole tornare a quei tempi.
Quartier Generale della Confraternita degli Eterni.
- Eccoci arrivati - annuncia Toomes, facendo il verso ad un’ipotetica
hostess, entrando da una finestra rotta, sul fianco dell’attico del
grattacielo - Fai come se fossi a casa tua… dopo quello che è successo non
credo di avere più un legame con questa società.
Scendendo sulle proprie gambe, Sharon Kane capisce il senso di quelle
parole.
Lo scenario è degno del finale di una tragedia greca. Cadaveri e sangue
dappertutto.
La vista, al momento, non sembra destare turbamento nella donna. In fondo,
nei suoi anni oscuri, era disposta a rendersi complice di stragi ben
peggiori.
- Spero non ci rivedremo più… ho dei conti da saldare, adesso - sta per
spiccare il volo, e la Regina Ragno non fa in tempo a fermarlo, se non a
gridare:
- Ti ricompenserò!
Rimasta da sola in quel letterale macello, l’avventuriera si guarda
intorno, cercando di capire come sfruttare un’occasione così potenzialmente
fruttuosa. Pensavo di dover faticare per ottenere ciò che voglio… invece
non trovo ostacoli sulla mia via. Non posso fallire, si ripromette. Dei
passi in lontananza capitano a fagiolo: seguendone il rumore, giunge alle
spalle di un misterioso fuggitivo.
- Fermo! - gli intima, con la pistola puntata verso di lui.
- E tu chi sei!? - chiede adirato l’uomo, voltandosi di scatto.
- Piacere, io sono Sharon… e voglio accesso alla fonte della giovinezza.
- Ah! - emette un suono di superiorità - Pensi che abbia paura di te? Ho
ben altro da fare, io…
- Tutti indaffarati, a quanto sento. Ma tu mi renderai giovane, volente o
nolente. Se può interessarti, ti darò qualcosa in cambio.
L’avidità inizia a farsi strada nella mente dell’Eterno.
- Sentiamo…
- Una volta tornata nel fiore degli anni… te lo succhierò.
In un altro contesto, una frase del genere pronunciata da labbra così
vecchie avrebbe scatenato il riso in chiunque.
- Ah, davvero? Be’, come minimo dovresti concedermi anche una bella scopata…
- Ok, avrai quello che desideri. Ma adesso… muoviamoci.
L’Eterno sorride, roso dalla lussuria che gli sta pregiudicando la capacità
di intendere e di volere, e fa cenno alla Regina Ragno di seguirlo.
Casa Reilly.
Ben torna a casa di corsa, ha provato a chiamare ma nessuno risponde, teme
che possa essere successo qualcosa alla sua donna. E' stato rallentato da
un paio di situazioni critiche che doveva contribuire a risolvere, ma ha
fatto più in fretta che ha potuto.
- Helen! - apre di corsa la porta principale, guardandosi di fronte. E
rimane allibito dalla donna che vede di fronte a sé.
Un conto è con un look diverso, un conto è rivedere Gwen Stacy, bionda, con
la sua caratteristica fascia e un abito vintage, seduta sul divano di casa
sua. E' proprio come vedere un fantasma, una sensazione poco piacevole.
- Helen, ma... che fai? Stai bene? - le si avvicina, anche se lei continua
ad avere uno sguardo fisso e assente.
- Helen è stata stuprata, Peter.
- Ma... cosa dici?
- E' così. Dov'eri quando aveva bisogno di te? Ti stavi facendo biondo? -
finalmente lo guarda, ma con disprezzo e rancore.
- Oddio, Helen, che ti succede...
- Io sono Gwen! - urla infastidita.
- E va bene, giochiamo a questo gioco! - grida seccato Ben, correndo in
bagno e tornando un minuto dopo, con i capelli impiastricciati di tintura
castana, che copre il biondo transgenico della sua chioma.
- Sei contenta, così? Sono il tuo Peter, adesso! - la afferra per le
spalle, scuotendola. La ragazza scoppia in un pianto dirotto e si copre il
volto con le mani.
- Ben, aiutami - abbraccia il suo ragazzo.
- Helen... ti hanno davvero...
- Sì - conferma tra i singhiozzi. Ben la abbraccia più intensamente.
- Scusa, per proteggere gli altri non ho protetto te...se gioco a fare
l'eroe è solo per dimostrare che sono all'altezza dell'originale...
e ho fallito. Peter non salvò Gwen.... e io non ho salvato te.
Queste parole non sono molto di conforto per Helen, che prende a piangere
più intensamente.
Come faccio a lasciarla qui sola, adesso? E io che volevo irrompere
all'anagrafe per indagare su mio figlio, si rammmarica.
Quartier Generale della
Confraternita degli Eterni
- Questo è il nostro laboratorio - spiega Philip, molto dopo essersi
presentato.
- Affascinante ed inquietante - commenta Sharon. Intorno a sé vede qualcosa
di molto simile ad un zoo… una voliera zeppa di uccelli, gabbie
strabordanti di vari animali, acquari… e celle con uomini apparentemente
disperati. - A cosa servono questi animali? E… quegli uomini?
- Qualcuno desidera appropriarsi di energie vitali animali, dà una nota di
colore al processo… mentre quegli uomini… davvero lo chiede?
- Chi sono?
- Feccia dimenticata, che noi trattiamo con tutti i crismi… almeno fino al
momento del sacrificio.
- Capisco - dichiara impassibile la Kane, per poi informare: - Voglio
essenza di ragni, dentro di me… è disponibile?
- Sì, ma… per essere una clandestina truffaldina, ne ha di richieste, eh?
- Cos’è, Philip… non senti più la canna della pistola sulla tua schiena?
- Oh, sì… e ricordo anche una certa promessa…
Qualche minuto dopo, tutto sembra essere pronto. Un ignoto homeless è stato
narcotizzato e collegato a dei cavi, lo stesso è accaduto ad un contenitore
colmo di aracnidi… e Sharon Kane, distesa su un lettino con un imbarazzante
completo di biancheria intima, viene a sua volta ricoperta di elettrodi e
fili.
- Mi passa quasi la voglia a vederti così… rattrappita - confessa Philip,
armeggiando con una siringa.
- Molto gentile da parte tua… ma vedo ancora uno sguardo libidinoso nei
tuoi occhi… e una salivazione eccessiva…
- E’ l’idea stessa di scopare… non riesco più a trattenermi, non mi è mai
successo… ma non distrarmi…
- Cos’è quella roba? Non sarà mica un veleno?
- E’ un siero di enzima telomerasi. Favorisce il ringiovanimento genetico…
sai, una volta senza questo gli effetti del Juvenator erano temporanei…
- Ah, capisco…. Dai, sbrigati!
Il contenuto della siringa viene iniettato nelle vene di Sharon, con una
certa difficoltà da parte di Philip a trovare un punto adatto
all’endovenosa.
Un minuto dopo, acceso il Juvenator, Sharon Kane ha le convulsioni.
- Non preoccuparti, è tutto normale - la rassicura, vedendo su di lei la
pelle diventare morbida, i muscoli sodi e tonici, i lineamenti più regolari…
finché, la Regina Ragno non emette un gemito di piacere.
- Ah… io… non mi sono mai sentita così bene! - urla, euforica.
- Avevi ragione, dovevo avere fiducia - si congratula indirettamente
Philip, saltandole addosso.
Se in un primo momento Sharon aveva deciso di bluffare e mandare al diavolo
il suo ingenuo collaboratore, adesso le sovviene che non tocca un uomo da
secoli… e che un po’ di sesso non le farà affatto male.
- Nonostante tutto, sono una donna d’onore - dice, mentre si lascia
strappare di dosso i suoi pochi indumenti.
Improvvisamente, però, un paio di demoni irrompono dalla finestra.
- Sì… stupro - dice uno all’altro, indicando la donna svestita.
- Se proprio devo, me li scelgo bene i partner - ironizza la Regina Ragno,
balzando addosso alle due creature infernali, scaraventandone una giù per
il grattacielo e spappolando l’altra contro una parete, tutto con la forza
sovraumana delle sue giovani gambe.
Il povero Philip è più eccitato che mai dopo questa performance della
guerriera desnuda.
- Dove eravamo rimasti?
Per le strade di Harlem...
La Gatta Nera si sta dando da fare per usare i suoi riscoperti poteri a
fin di bene... ma la sua mente è completamente ottenebrata dalla lussuria,
il suo corpo sfiaccato dallo sforzo.
Non ce la faccio più, si rintana affanata in un vicolo, sperando di
essere al sicuro. Forse lo è da persone e mostri, ma non da ciò che è
dentro di lei.
Ad aggravare le cose, una sagoma nera che le sfreccia sulla testa. La
riconosce subito, come se non avesse fatto altro che avere gli occhi
puntati per ritrovare...
- Kaine!! - grida ad alta voce, sortendo lo scopo di farlo fermare e
tornare indietro. Non le è passato per la mente che in quel costume ci
sarebbe potuto essere Eddie Brock. Inizia a salire le scale antincendio,
mentre il Ragno Nero le va incontro dal tetto, arrampicandosi sulla parete
del palazzo.
- Tutto ok, Felicia? - chiede Kaine, più per convenevoli che per altro.
- Tu che dici? E a te?
- Ho passato ore bruttissime, ma adesso... sto meglio, grazie - la
rassicura, senza parlarle della drammatica rivolta che ha dovuto
fronteggiare all'istituto Ravencroft insieme all'Uomo Ragno e agli Spiriti
della Vendetta. Anche lui ha dato di matto, come molti... e la cosa lo ha
impaurito non poco. Aveva bisogno di prendere una boccata d'aria.
Adesso i due sono alla stessa altezza.
- Mi fa piacere... che fortuna trovarti...
- Perché?
- L'altra volta mi sono comportata male con te... vorrei scusarmi e
ripagarti...
- Non ti conviene stuzzicarmi... oggi non rispondo di me - la avverte il clone.
- E' esattamente quello che voglio - dice lei, prendendolo per il costume e
tirandolo a sé.
Kaine si scopre la bocca dalla maschera: la Gatta Nera è più lasciva del
solito e non si lascerà sfuggire l'occasione di esaudire le fantasie che
hanno infestato la sua mente dal loro primo incontro in questi panni.
Due minuti dopo, il Ragno Nero sta aderendo al muro con la schiena e le
piante dei piedi, la parte inferiore della calzamaglia impercettibilmente
abbassata. La Gatta dello stesso colore è a cavalcioni sulle sue gambe
piegate, con il suo costume in pelle cadente. I loro movimenti spiegano
chiaramente ciò che stanno facendo...
- Oh, Kaine... io... - ansima Felicia, sfiorandogli le labbra.
- Non dire niente - la zittisce lui.
- Vieni a vivere con me - gli chiede, in un impeto irrazionale.
- Va bene - acconsente lui, continuando a spingere.
Dendera.
Sono passati molti giorni da quando la Donna Ragno è stata ammessa nella
corte di Hathor (nella Zona Negativa il tempo scorre più lentamente) e,
nonostante abbia sperimentato un piacere di intensità e qualità ignoti,
Charlotte Witter si è ormai annoiata di ballare, cantare e fare sesso tutto
il giorno.
- Mia dea - chiede di parlarle, con falsa reverenza - io mi chiedevo se...
lei fosse disponibile a riportarmi a casa.
- Come? Stai forse rifiutando l'onore della mia disponibilità?! - si altera
la divinità egizia.
- No, mia signora, le sono molto grata... ma ho nostalgia del mio mondo.
- Io... in tanti millenni, non ho mai saggiato tanta sfacciataggine in un
mortale. Eppure... ammiro la tua audacia, Charlotte: è ciò che ci vuole in
una donna, per riaffermare il valore del sesso femminile sulla Terra.
Ebbene, acconsentirò alla tua richiesta, a patto che ti impegnerai a
contribuire all'emancipazione delle tue simili.
- Con molto piacere, Hathor.
- Addio, Charlotte Witter - la congeda la dea, aprendo un portale accanto a
loro con un solo pensiero.
- Addio... e mi saluti le donne di corte e i concubini - sono le ultime
parole della Donna Ragno, prima di tornare sulla Terra devastata
dall'Inferno. E si pente di aver lasciato il Negaverso.
Quartier Generale della Confraternita degli Eterni
Dieci secondi dopo la fine del rapporto, Sharon Kane ha usato le sue
rinnovate facoltà aracnidi per mettere fuori gioco il suo partner. Subito
dopo, si è dedicata a sbarazzarsi dei cadaveri sparsi per il quartier
generale… infine, ha convocato i membri superstiti dell’organizzazione.
Sopraggiunti alla chiamata, hanno trovato il loro collega legato e
imbavagliato, con una pistola puntata alla testa. Dietro di loro,
un’affascinante donna, avvolta in un lungo abito di seta nera, rifulgente
di un ragno argenteo sul florido petto.
- Cosa vuoi, puttana? - va al sodo uno degli Eterni.
- Semplice. La leadership della Confraternita.
- Stai scherzando… ci siamo scannati proprio per questo!
- E vi siete decimati. Sapete come si dice… tra i due litiganti, il terzo
gode.
- Puoi lasciare andare Philip… un morto in meno non ci scomporrà. Non in
questo momento.
- Va bene… ma questo non vuol dire che rinuncio al mio obiettivo. Ormai
conosco questo posto, le vostre facce… potrei denunciarvi facilmente. Ma
non lo farò… una società segreta è proprio ciò di cui avevo bisogno. E questa
in particolare mi sarà d’aiuto.
- Non ti temiamo.
- Neanche dopo questo?
In pochi secondi, dà una dimostrazione dei poteri ragneschi che ha
acquisito in Perù e che sono stati potenziati dall’essenza vitale dei ragni
sacrificati alla sua giovinezza.
- Oh… credo possiamo discuterne, a questo punto - si lascia scappare uno di
loro.
- Bene. Dopo tanti anni… è arrivato il momento del riscatto. La Regina
Ragno è tornata… potente come non mai - sorride enigmaticamente, sotto lo
sguardo perplesso degli Eterni.
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