John Lomax attraversò silenziosamente il lungo corridoio. Accanto a lui
l'uomo chiamato Lothar Archer fluttuava a qualche centimetro da terra.
- Sei sicuro che sia qui? - chiese John.
Lothar lo fissò come per rimproverarlo.
- Ti ripeto che io ho l'accesso all'Akaschi, il databank universale in cui
sono riversate tutte le idee, i pensieri e gli atti di tutti gli esseri
dell'universo, e lì ho letto l'ubicazione di dove si è rifugiato l'uomo
chiamato Marcus Delorane.
- Cioè in questo tugurio! - disse John, fissando disgustato le pareti
scrostate del corridoio.
- Lo sta facendo per non dare nell'occhio, lo sai che io ho accesso ai suoi
pensieri grazie al…
- …all'Akaschi, il databank universale, lo so! Ora stai calmo e buono, che
tocca a me!
John si avvicinò alla porta lentamente, poi le assestò un poderoso calcio ed
entrò spianando la pistola e puntandola dritta negli occhi dell'uomo al suo
interno, Marcus Delorane, visibilmente stupito.
- Attento, - disse Lothar - manipola le arti magiche, non fargli fare nessun
movimento!
- Stai fermo e buono! - disse John a Marcus.
Marcus rimase fermo, immobile e in silenzio. Lo sguardo di John ispezionò la
stanza, e i suoi occhi si fermarono su alcune sfere di bronzo intarsiate.
- Le sfere dei Superni! - esclamò Lothar.
John si avvicinò, sempre tenendo sotto mira Marcus che rimaneva in silenzio,
e ne afferrò una per guardarla meglio. In quel momento sentì uno strano
rumore, simile ad un ruggito soffocato.
- Oh merda… - disse Lothar. Il muro esterno si frantumò con un frastuono
incredibile e apparve una creatura terrificante, dalla pelle gialla, dal
corpo grosso come quello di un toro e dalle sembianze di una tigre dai denti
a sciabola. Marcus sorrise, come se si aspettasse l'apparizione della
creatura.
John indietreggiò lentamente. La creatura scuotè la testa e ruggì di nuovo.
- Scappa, John, scappa! - disse Lothar, ma lui era già in fuga lungo il
corridoio.
La creatura fece un balzo, sfondando la porta e lanciandosi al suo
inseguimento. John si voltò e lo vide incedere verso di lui, distruggendo i
muri del corridoio. Una ragazza uscì da una porta, attirata dai rumori, ma la
creatura la spappolò con una sola zampata prima che potesse fare qualsiasi
cosa, facendone schizzare i pezzi del suo corpo ovunque.
John uscì dalla finestra che dava sulla scala d'emergenza esterna, ma si rese
conto che l'uscita verso il basso era rotta. Guardò dentro e vide la creatura
avvicinarsi, bestemmiò sottovoce e salì rapidamente verso l'alto. Mentre
stava per salire di un altro piano, sentì il muro di quello sottostante
sgretolarsi. Non si girò a guardare, ma continuò a salire rapidamente. Udì la
creatura ruggire, poi dopo qualche secondo un rumore di mattoni che si
rompevano sul palazzo di fronte, per poi sentirne un altro rumore simile
sopra la sua testa. Non ci fece caso e continuò a salire, ma quando la sua
testa spuntò oltre il parapetto, vide la creatura irta davanti a lui, a pochi
centimetri dal suo viso, riuscendo a sentirne lo sgradevole odore proveniente
dalla sua bocca. La creatura alzò la zampa artigliata, pronto a colpire
l'uomo. Chiuse gli occhi, mentre il sudore usciva copioso dai suoi pori,
quando sentì un tonfo fragoroso, accompagnato da un notevole spostamento
d'aria.
Aprì gli occhi e vide che la creatura non era più davanti a lui. Si guardò
attorno stupefatto, e vide accovacciato sul tetto l'Uomo Ragno, che fissava
la creatura finita sul tetto del palazzo accanto.
- Ma da dove è fuggita questa creatura? Da uno zoo dei Cluster o dall'isola
del dottor Moreau? - disse.
Jonh rimase qualche secondo a fissare la scena, poi sorrise: Marcus Delorane
era suo. Scese rapidamente le scale, tornando al piano dove si trovava la
camera dell'uomo. Piano piano percorse il corridoio, pieno di gente attirata
dapprima dai rumori, per poi trovarsi davanti al raccapricciante spettacolo
offerto dalla ragazza spiaccicata. Jonh passò silenziosamente il posto,
proseguendo fino alla fine del corridoio, e impugnando la pistola senza però
estrarla.
- Non è qui! - disse Lothar.
- E dov'è?
Ci fu un attimo di silenzio.
- In un taxi, lontano…
Jonh entrò nella stanza e la esaminò con attenzione, non trovando niente
d'utile. Poi frugò nella tasca, e ne uscì fuori una sfera dei Superni. La
rigirò tra le sue mani, sorridendo.
- Credo che questa gli serva, vero?
- Infatti, altrimenti il cerimoniale è incompleto!
- Parlami di questi Superni. - disse Jonh infilandosi la sfera in tasca.
Intanto, sul tetto, Spidey squadrò la creatura.
- Povera bestiolina, ti hanno riempito di steroidi, vero? - disse con tono
canzonatorio.
La bestia ruggì, per poi scagliarsi contro di lui. L'arrampicamuri scartò di
lato, lanciando la ragnatela contro il palazzo di fianco, si lasciò
dondolare, acquistando sufficiente spinta per colpirlo con tale forza da
scagliarlo contro il muro di un altro palazzo, finendo al suo interno..
- Animali come te dovrebbero girare con la museruola! - disse il Ragno,
mentre si lanciava con un balzo sul tetto del palazzo accanto - E il tuo
padrone dovrebbe portare il sacchetto per il bisognino… - inclinò leggermente
la testa - anche se a vederti bene sacchetto e bisognino sono parole che
forse vanno strette!
La testa della bestia fuoriuscì dal buco, lanciò l'ennesimo ruggito da gelare
il sangue, per poi scagliarsi con un balzo poderoso verso l'amichevole
ragnetto di quartiere.
- Ehi, ma sei proprio coraggiosa! La bestia senza paura! Saresti il perfetto
pet-partner per un tizio di mia conoscenza! - disse ghignando, prima di
lanciare la ragnatela e scagliarsi con tutta la forza verso la bestia già in
volo verso di lui.
L'impatto fu fragoroso: il tessiragnatele si ritrovò scagliato ad un paio
d'isolati di distanza, e fu solo grazie al suo senso di ragno che riuscì a
lanciare al momento giusto la ragnatela e ad aggrapparsi ad un palazzo;
nell'impatto invece la bestia stava per sfracellarsi sulla strada, ma un
attimo prima scomparve nel nulla. Dopo qualche minuto Spidey ritornò sul
luogo dello scontro, e constatò l'assenza della misteriosa creatura. Si
grattò il capo perplesso.
- Avrà finito di fare i bisognini e sarà tornata a casa? Mah! Il mio senso di
ragno non mi dà segnali, forse è meglio che torni a casa!
Lanciò una ragnatela al primo palazzo e partì penzolando, poi ne lanciò una
seconda ad un altro palazzo, e così via, fino a sparire in lontananza.
Manhattan.
In uno dei più lussuosi alberghi della città, si sta consumando un dialogo
ermetico.
- L'hai visto? - chiese una figura nascosta nella penombra.
- Si, - rispose Patricia - l'ho visto!
- Come sta secondo te?
- Dice di non ricordare niente, l'ho visto come spaesato!
La figura nella penombra tacque per qualche secondo.
- Tornerà ad essere quello di una volta, - aggiunse - perché così voglio!
La ragazza fissò la figura sgranando gli occhi.
- I Superni sono creature terrificanti, portatrici di dolore e morte!
- Ma da dove vengono?
- Le loro origini sì perdono nell'abisso del tempo. Si dice che siano
arrivate milioni d'anni fa su questo mondo, quasi privi di vita, da un altro
pianeta, e che si siano nascoste qui.
- Nascoste? Da chi o da cosa?
- Da creature più potenti di loro, ma che contrariamente a loro privilegiano
la vita alla morte! Non conosco i loro nomi, né i loro poteri, ma so che i
Superni li temono più d'ogni altra cosa presente nell'universo!
- Più di Galactus?
- Il potere di Galactus è insignificante in confronto a quello dei Superni!
Jonh rimase in silenzio a fissare la sfera che luccicava sinistramente tra le
sue mani.
- Perché stanno cercando di riunire le sfere?
- Per il rituale del ritorno!
- Il rituale del ritorno? Intendi dire che…
- Si, che i Superni vogliono tornare a dominare il mondo!
Un lampo, e la misteriosa creatura ritornò nella sfera gialla. Una figura
umanoide, alta e nera, dai denti lungi e affilati e dagli occhi blu elettrico
accarezzò la sfera.
- Non sono semplici come una volta le cose fuori da qui! - disse - Troppi
esseri dotati di poteri immani! Ma torneremo a dominare il mondo e combattere
i nostri nemici! Così giura il Principe Nero!
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