La luce nera fuoriuscì
dalle finestre, riempiendo lo spazio circostante la casa e fondendosi con
le orde di demoni che coprivano il cielo di New York. Durò un'eternità che
qualsiasi strumento di misurazione del tempo avrebbe indicato come pochi
secondi, quelli necessari affinché la situazione all'interno della casa
dove l' esplosione era avvenuta variasse.
Pochi eterni istanti prima quattro persone si stavano confrontando dentro
un appartamento. Erano John Lomax, uomo dal passato misterioso e dalla vita
strana, Lothar Archer, una sorta di spirito guida, Twilight Duscombe, mandata
ad aiutare John a proteggere una delle sfere dei Superni, e Dante, un
demone tornato per far ricordare a John chi fosse in realtà.
E l' operazione di quest' ultimo è riuscita bene: John ha ricordato di
essere la fusione di due spiriti, di due demoni, di Deborah e di Sparda,
fusione avvenuta a Londra nel 1666 quando la donna aveva ucciso l' altro
demone. Ma le cose pare si siano complicate, e una terza personalità pare
abbia sovrastato quella dei due demoni. A complicare le cose Darklady ha
aperto i cancelli dell' Inferno, orde di demoni stanno invadendo il mondo,
e l' equilibrio mentale di John, provato dalle recenti rivelazioni, si è
sgretolato fino a riuscire a oltrepassare la barriere del Darkmere, quel
mondo di mezzo che funge da intercapedine tra quello reale e quello
mistico, dove lui è rimasto prigioniero per centinaia di anni.
Dante fu il primo a riprendersi dall' avvenuto. Si guardò attorno dapprima
lentamente, poi con maggior foga, alla ricerca di qualcosa che mancava.
- Dov'è? - disse.
Twilight e Lothar lo fissarono, ancora storditi.
- Chi? - dissero all'unisono.
- John!
I due sgranarono gli occhi, poi si guardarono attorno preoccupati,
constatando la sua assenza.
- Lo raggiungerò subito! - esclamò Lothar, svanendo progressivamente, ma
poi
ricomparendo di colpo. - Non ci riesco! - disse preoccupato.
Twilight rimase a fissarlo con la bocca leggermente aperta, mentre Dante si
teneva il mento con la mano destra, pensieroso e cupo.
- E' uscito...
- Cosa? - chiese Lothar, fissandolo.
- E' uscito dal Darkmere! Ora è lì fuori, nella realtà!
- IMPOSSIBILE! - lo schernì Lothar.
L' aura del suo spirito si espanse, assorbendo sia Twilight che Dante, nel
vano tentativo di raggiungere il suo custode.
- E allora perchè non riesci a raggiungerlo?
Lothar sbuffò indispettito.
- Ha ragione! - aggiunse Twilight.
Lothar la fissò come se volesse fulminarla.
- E' fuori dal Darkmere! Non capisco come abbia fatto, ma è fuori!
Dante si affacciò alla finestra, ammirando i nugoli di demoni che solcavano
le strade della città.
- L' Inferno si sta scatenando sulla Terra. Molti equilibri si sono rotti,
e come 4 secoli fa anche adesso la porta tra il Darkmere e la realtà si è
aperta, permettendo a John di oltrepassare la soglia.
Twilight e Lothar si fissarono: entrambi sapevano che gli abitanti del
Darkmere in nessun modo avrebbero potuto rintracciare John nella realtà, e
che quindi gran parte della loro missione, se non tutta, era
irrimediabilmente pregiudicata.
Città del Messico.
L' uomo chiamato Marcus Delorane imprecò a voce bassa. I suoi sforzi per
recuperare l' ennesima sfera dei Superni erano stati vanificati da qualcuno
che si credeva più potente di lui e che aveva scatenato sul mondo un nuovo
Inferno. E uno dei demoni gli ha sottratto sotto i suoi occhi l' oggetto
della sua ricerca.
Furioso, iniziò ad usare i suoi terribili poteri per uccidere quanti più
demoni possibile, sperando che uno di loro fosse il maledetto ladro, e per
poter così recuperare la sfera.
Le strade di New York sono sempre state un inferno: tassisti maleducati che
scorazzano impunemente nelle corsie di emergenza; venditori ambulanti che
urlano per attirare l' attenzione degli occasionali acquirenti; gruppi di
manager in doppio petto che marciano verso Wall Street come se stessero per
conquistarne il potere. Gli esempi sono infiniti, si potrebbe continuare
per ore ed ore, ma alla fine sarebbero solo una vaga eco del passato,
perchè adesso New York non era un inferno come lo era prima, ma un vero
Inferno, brulicante di demoni crudeli e assassini, pronti ad aggredire,
seviziare ed uccidere qualsiasi essere vivente.
In questo Inferno c’era una persona nuova, un nuovo abitante della città,
che vagava spaurito per le strade della città, muovendosi barcollando e
tenendosi il capo tra le mani. Il suo nome è John Lomax, ma si potrebbe
chiamare Deborah o Dante, oppure potrebbe non aver nessun nome, almeno in
questo momento.
Un demone si avventò su di lui, afferrandogli il collo con le sue mani
squamose, ma John non fece altro che prendere con la mano il suo volto: una
scarica di energia nera scaturì da essa, disintegrandogli la testa e
polverizzandogli il corpo, che venne poi assorbito in un vortice scuro
apparso improvvisamente dal nulla, dove poi vi scomparve.
Altri demoni avevano visto la scena e si scagliarono contro di lui, ma John
non si mosse di un millimetro. Puntò le mani verso l' alto, facendo
apparire una sfera di luce nera che assorbì al suo interno i demoni,
distruggendoli.
Poi si accasciò a terra, scoppiando in lacrime.
Tenebre.
"John..."
- Chi?!
"John..."
- Chi mi chiama?
John Lomax si alzò in piedi, aspettando vanamente che i suoi sensi
recuperassero l' equilibrio mancante.
"John..."
- CHI SEIIIIIIIIIIII??? - urlò.
"Sono Deborah, John"
- Cosa vuoi da me?
"Ritornare a vivere!"
- Non ti ho uccisa...
"Mi hai reso prigioniera, John... questo è il mio Inferno!"
- Sei un demone, l' Inferno è la tua casa!
Silenzio. Silenzio e tenebre.
- Dove sei?
"Sono qui, dentro di te!"
John si girò, guardandosi attorno spaventato.
- Non è vero...
"Si che è vero, John, e non sono da sola!"
- Chi c'è con te?
"Sparda! E' qui, ma non parla! Lui vuole ucciderti e riprendere il
controllo della sua vita!"
- Glielo impedirò!
"Lo so John, ma la tua forza sta finendo, ed essere uscito fuori dal
Darkmere è stato il gesto che porterà alla tua morte!"
- Non succederà!
"Succederà, invece! Tu sai chi sei, John?"
- Io sono John Lomax!
"John Lomax non è mai esistito!"
- Menti! Stai mentendo!
"John, tu stai mentendo a te stesso!"
- Allora chi sarei, secondo te?
"Questo c'è lo devi dire tu, John!"
- Cosa vuoi dire?
"Sei tu che ti sei impossessato del corpo di Sparda, ricacciando i
nostri spiriti in un angolo buio e dimenticato! Sei tu che devi dirci chi
sei e da dove vieni!"
- Io... io... io sono John Lomax!
"John Lomax non esiste! E' un misero parto della tua fantasia malata,
della tua immaginazione. Lothar Archer ti ha assecondato finchè ha potuto,
ora però è giunto il momento che la verità venga a galla e che tu torni da
dove sei venuto e ci ridia il nostro corpo, la nostra anima!"
John si accasciò nelle tenebre, chiudendo gli occhi e ispirando ed
espirando lentamente.
- Io. - disse scandendo le parole - Sono. John. Lomax.
Dante uscì in strada con un largo sorriso che gli incorniciava il volto,
seguito da Lothar e Twilight.
- Dobbiamo bloccare Darklady! - disse Lothar.
- E perchè mai? - chiese Dante.
Lothar gli si mise davanti.
- Perché tutto questo è innaturale! - disse allargando con un gesto
plateale le braccia.
Dante non trattenne una grassa risata:- Ed io perchè dovrei intromettermi?
Questi sono demoni, io sono un demone! Tu tradiresti la tua razza?
Lothar esitò, ma fu Twilight a rispondere:- Certo che si! Io non ci
penserei due secondi a tradire la mia razza, se il suo atteggiamento
comportasse uno squilibrio negli eventi!
Dante le poggiò una mano sulla spalla:- Sei coraggiosa, ragazza mia, ma la
vita, o la morte, non è così semplice! –.
Rimase a fissare la ragazza, che lo squadrò con uno sguardo duro - Hai
ragione, uno squilibrio negli eventi non è una buona cosa, ma chi te
lo dice che quello che sta venendo porti a ciò? E se fosse un ritorno ad un
vecchio e dimenticato equilibrio? Sei sicura che il tuo punto di
osservazione degli eventi non sia influenzato da essi? Perché se è così,
allora non è attendibile, e le tue scelte di intervento sarebbero sbagliate
tanto quanto le mie di non intervento!
Twilight rimase per un attimo a fissarlo, sovrapensiero, nel tentativo di
valutare le osservazioni di Dante e di trovarvi una risposta, ma fu Lothar
ad intervenire.
- Tu sei un maestro di menzogne! Non riuscirai a far nascere dubbi sulla
nostra missione! - si rivolse a Twilight - Dobbiamo dividerci! Tu cerca
John, io mi dirigerò verso l' epicentro di questo macello e cercherò di
fare qualcosa.
- Non potrai fare niente! - aggiunse Dante. - Nessuno di voi due!
- Perché? - chiese Twilight.
- Siete nel Darkmere, mentre il resto è fuori dal Darkmere, nella realtà!
Come credete di riuscire a farvi vedere da John, o di impedire a Darklady
di fare qualsiasi cosa? Siate realisti, su! Siete completamente impotenti!
Per un attimo i due non reagirono, consci della loro situazione, poi però
Lothar scosse la testa - Ci inventeremo qualcosa! L' immobilismo è il
peggiore dei mali! – si rivolse a Twilight - Muoviamoci!
I due si allontanarono dalla vista del demone, che rimase li fermo ad
osservare il mondo attorno a lui cambiare.
John si alzò in piedi, mentre attorno a lui la gente urlava, litigava, si
uccideva. Sorrise stancamente, mentre con la sua energia nera abbatteva una
decina di demoni.
- Sono stanco! - disse tra se e se, mentre davanti a lui una donna veniva
squartata dall' ennesimo demone. Lo polverizzò. Poi si avvicinò alla donna,
oramai morta, e le chiuse gli occhi sbarrati dall' orrore.
"Mi assomiglia, sai?".
- Taci! - sibilò a denti stretti.
"Non puoi costringermi a parlare, John, o chiunque tu sia!".
- Troverò il modo di farlo!
"E' impossibile!".
John meditò. Sarebbe impazzito con queste voci dentro di lui, questo era
certo. Doveva trovare una soluzione, qualcuno che potesse aiutarlo. “Ci
vorrebbe una magia” pensò. E il suo pensiero si rivolse al dottor Strange,
il cosiddetto Mago Supremo. Non tutti lo conoscono, ma la sua permanenza
nel Darkmere gli aveva permesso molte volte di incrociargli la strada senza
che lui se ne accorgesse.
"E' tutto inutile!".
La voce maschile che risuonò nella mente di John era per lui sconosciuta,
ma la associò immediatamente all'altro coinquilino, al demone Sparda.
- Lo vedremo! - rispose, mentre si dirigeva verso Greenwich Village.
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