di Giuseppe Felici rossointoccabile[at]virgilio[punto]it
numero 31
Fuochi Fantasma
Continua da Agents of W.H.O.(?) 03
Tutto il mio lavoro è rivolto contro coloro che sono
intenti, per stupidità o per programma, a far saltare in aria il pianeta o a
renderlo inabitabile.
William Seward Burroughs (1914–1997).
Brand, sede centrale.
Il palazzo di vetro e acciaio è quanto di più, al giorno d’oggi, possa essere progettato per dare una idea di efficienza aziendale.
Ci sono architetti specializzati in questo, un intero staff ha lavorato alla ristrutturazione di questo edificio.
Il personale riprende oggi il lavoro. Quasi nessuno è stato licenziato. Alcuni, che avevano perso il posto durante la lunga stagione degli scandali e delle inchieste, sono stati riassunti.
La loro fedeltà è, in gran parte, stata rideterminata. Come potrebbe essere altrimenti?
Cioè, chiunque lavori per una grossa multinazionale sa di lavorare per la criminalità organizzata, non per questo pensa di essere un criminale, non per questo pensa di dovergli fedeltà eterna, soprattutto alla proprietà.
Soprattutto se vieni scaricato alla prima occasione.
Oggi è il loro nuovo primo giorno di lavoro, molti di loro hanno visto cose sorprendenti alla Brand.
Il presidente della Fondazione che è proprietaria della Brand e che ha ristrutturato il gruppo, esce dal muro.
È alto, bello come un dio, indossa un completo nero e la sua pelle è d’oro. Al centro della sua fronte c’è una gemma verde e chi la guarda sente un brivido freddo scorrergli lungo la schiena.
Ha guardato negli occhi Thanos e Thanos ha tremato di paura, un attimo prima di morire.
E viceversa.
Si muove, quindi, con sicurezza mentre entra nel palazzo e sale nella sala riunioni per nominare il consiglio di amministrazione.
Tutti sanno chi è. Nessuno pensa di fermarlo. Neppure chi non lo conosce penserebbe di poterlo o doverlo fare.
Fondazione scientifica. Sede di New York.
Nathaniel Byrd è a disagio nella sala buia, mentre i suoi tre ospiti prendono posto.
Lo schermo si illumina, mandando in onda le registrazioni del sistema di sicurezza del piccolo ambulatorio volontario della Fondazione a Brooklyn.
Il terzetto che entra sfrontato è vestito come in un telefilm di genere di bassa qualità.
Gente chiaramente formata dalla televisione. Tatuati e con le facce cattive. Il fatto che sembrino una malfatta caricatura etnica non trae in inganno nessuno.
Tranne loro stessi, forse.
Si dirigono verso il banco della reception, che in effetti è il solo occupato, mentre i pazienti in fila escono dalla stanza facendo molta attenzione a non farsi notare.
- Cosa posso fare per voi, signori? –
Quello dei tre che, chiaramente, ha maggiore autorità, nonché un po’ più di tatuaggi si avvicina a pochi centimetri dalla faccia del ragazzo e sibila, con un accento chiaramente contraffatto.
- Questa zona ora è nostra. Facci parlare con qualcuno che conta, così possiamo dirgli quanto è la tariffa per la protezione. –
- Mi spiace, al momento non c’è nessun altro, qui. Anche i dottori non arriveranno prima di una mezz’ora. Ma se tornate domani posso assicurarvi che ci sarà qualcuno con l’autorità per darvi una risposta.-
- Domani è molto, molto in là. Ripasseremo tra – guarda uno dei suoi uomini che fa un gesto – quattro ore, fai che ci sia qualcuno con cui trattare. Ovviamente noi non sprechiamo il nostro tempo, quindi la tariffa crescerà. E per mettere le cose in chiaro da subito… - gli altri due si muovono verso il ragazzo e, visto che nella sala non ci sono sadici, Blackbyrd sospende la proiezione. –
Gamora è la prima a parlare. – Il ragazzo come sta? –
- Non male come potrebbe sembrare. Gli hanno fatto certamente male, ma avevano bisogno che portasse il messaggio. Anche i denti ricresceranno. –
- Ok. Quando rientra spostatelo in un posto più tranquillo e con una mansione superiore. Se l’è cavata molto bene. –
- Suggerimenti? – Wundarr è dubbioso. – Ci troviamo di fronte ad un problema piuttosto grave, i nostri ambulatori e le nostre strutture benefiche non dovrebbero essere prese di mira dal racket. È una cosa che, di norma, non si fa. –
Blackbyrd fa la faccia più cupa del suo solito, mentre mastica il sigaro spento che ormai lo accompagna da tempo – Sono giovani, arrivati da troppo poco tempo e non conoscono le regole. Questo li rende pericolosi, poiché se dovessero averla vinta si stabilirebbe un precedente. Dovremmo dare un segnale chiaro. –
-Si può fare. – Sogghigna Darkoth, dal posto in cui fino ad un secondo prima era seduto Desmond Pitt.
- Non riusciremo mai a portare un po’ di pace su questo mondo desolato? – Commenta triste Wundarr.
Brand. Sala riunioni
Adam Warlock chiude un breve e incisivo intervento.
- Quindi la nostra proposta per il consiglio è di mettere me, e la Fondazione avanza anche la candidatura a Presidente, James Offspring, accademico riconosciuto e, spero che almeno questo ce lo riconosciate, indipendente, Archibald Leach, del nostro management tecnico, un rappresentante del management interno, che eleggerete, e un rappresentante dei sindacati.
Ricerca e produzione ripartiranno non appena si saranno insediati. Come avete visto abbiamo lasciato il management più o meno invariato. Chi non è finito nelle inchieste che hanno devastato la Brand ha riavuto il suo posto, immagino questo non faccia pensare a chi è ancora legato alla vecchia proprietà che siamo deboli.
Chiunque è appena un poco informato può immaginare che aziende come Roxxon non sono in grado di intimorirci. Danneggiarci forse, ma solo se lo permettiamo.
Noi non siamo i Vendicatori, non abbiamo i loro limiti, non subiamo i loro controlli.
Chi lavorerà per noi farà carriera, chi lavorerà per altri pagherà un prezzo, non importa quale.
Credo che dovrete renderlo chiaro a tutto il personale, senza minacciarli direttamente.
Renderlo solo chiaro. Magari incoraggiandoli ad informarsi su di noi.
Pensiamo di sapere tutto ciò che è stato fatto da questa azienda. Dovesse sfuggirci qualcosa, portarlo a nostra conoscenza sarà premiato. Tenercelo nascosto, sarà punito.
Domande, perplessità? –
- Non crede che una simile posizione possa apparire presuntuosa? In fondo qui quel potere è stato molto presente, il vostro potenziale è poco conosciuto. Cosa ci assicura che non saremo sottoposti a rappresaglia? –
- Nulla, lo sappiamo tutti. Potremo rassicurarvi che, alla prima rappresaglia, la nostra reazione sarà 20 volte più aggressiva e non sarà fermata. Prima che accada, nulla potrà sedare i vostri dubbi. Tranne forse studiare quel poco che si sa su di noi.
C’è in corso un tentativo di intimidire la Fondazione, al momento. Posso solo suggerirvi di seguire gli sviluppi. –
Piccola Nube di Magellano. Un mondo oramai fervente di vita. Un paio di ore dopo, come minimo.
La sala è gremita. Nel giro di poco tempo la popolazione è aumentata, il cosmo è pieno di regimi da cui molti vorrebbero fuggire.
Alcuni ci riescono. Altri, condannati all’esilio, non cercano altro che un luogo in cui fermarsi un po’, un luogo fuori mano per seminare chi li insegue.
Per ora sembra funzionare, però questa è la prima vera assemblea, quella in cui si decide qualcosa di più del come dividere le case, come organizzare i turni di lavoro.
In cui si vedrà se il sistema può funzionare.
Dicono che la presidenza dovrà essere a rotazione. Questa volta non ci sono stati volontari disposti ad assumersela.
Al banco siedono in tre.
Uno è un alieno dalle forme vagamente rettiloidi, la testa più simile a un Tirannosauro che a un rettile, non fosse per il muso più schiacciato e la dentatura da onnivoro.
Le sue fattezze sono quasi completamente nascoste dal cappuccio che indossa, ma nessuno ricorda di aver mai visto in giro la sua specie.
La sua autorità, sul pianeta, non è mai stata messa in discussione.
Dal lato opposto un giovane arbusto, neppure un albero ben sviluppato, chiaramente scelto per la sua mobilità. È, tutti lo sanno, meno che un portavoce, la sua individualità è al momento del tutto annullata, è il mero ricettore di un’intelligenza collettiva.
Il terzo, al centro, il presidente, è per molti un mistero.
Stranamente, tranne chi ha rivestito incarichi politici importanti (molti, in effetti, in questa assemblea) nessuno sa chi sia, né perché sia lui il presidente. Gli altri si chiedono quale sia la personalità dominante e se hanno a che fare con un Magus (si, lo so, anche il miglior servizio informazione del cosmo quando si va sul concettuale va un po’ nel pallone).
Alcuni, invece, sanno esattamente chi sia. Al di là dei dubbi, sanno che fino a che questi tizi sono qui i loro nemici non oseranno usare la forza, non oltre un certo livello, per raggiungerli. Sanno di trovarsi sulla più colossale polveriera del cosmo e molti ne sono anche entusiasti.
Brooklyn. Ambulatorio della Fondazione.
Il ragazzo è seduto al suo posto. L’occhio tumefatto è stato curato. Il braccio steccato. Il labbro spaccato si è sgonfiato quasi del tutto.
- Solo, ragazzino? Qualcuno non ha capito il messaggio? –
- No. Vi aspettano in ufficio. Con una proposta, che se necessario si potrà integrare. –
- Vedo che con le buone maniere si riesce sempre a trovare un accordo. – spara lo spaccone varcando la porta e trovandosi in una stanza vuota.
I tre si voltano velocemente, portando le mani alle armi, ma dietro di loro il ragazzo non c’è più, non c’era mai stato e la colonia di nanomacchine tecnorganiche che ha completamente sostituito il corpo di Desmond Pitt si sta riassemblando nella forma di un colossale demone viola. La prima forma che gli ha “donato” il Dottor Destino, quella di cui ha provato a liberarsi per anni e che, ora che può scegliere, si trova ad indossare sempre più spesso.
Le pistole cadono a terra frantumate ed i tre vengono immobilizzati dalle possenti mani e dalla coda del demone, che si avvia verso la parete.
Base Lunare. Sotto, molto al di sotto, della zona blu.
I tre tremano come delle foglie. Mai, neppure nelle sparatorie più violente e disperate si sono mai sentiti così impotenti.
Eppure sono dei duri, probabilmente avrebbero resistito alla tortura per ore.
Ma la paura indotta dalla tizia vestita di verde completamente rasata con la gemma blu in fronte non serve a farli parlare, serve ad abbassare le loro difese mentali.
Non ce ne sarebbe bisogno, ma Dragoluna è troppo piena di se stessa per sprecare il suo tempo a forzare le difese di questi uomini, per quando deboli e non addestrate esse siano.
In questo modo, invece, trova velocemente le informazioni che le servono e le impianta nelle menti dei suoi soci.
Poi, senza neppure una parola, si avvia verso la parete. L’attendono dall’altra parte della Galassia, l’assemblea è già iniziata.
Piccola Nube di Magellano. Una polveriera nel cosmo.
Dopo il sessantesimo intervento che intende mettere all’ordine del giorno la rivoluzione su X, è chiaro che le assemblee sulla politica interstellare saranno tutte lunghe e faticose.
Più di un osservatore sta prendendo appunti. Alcuni di questi appunti non lasceranno il pianeta, ma loro non lo sanno.
Ancora non sanno che qui non si spia.
Si alza Pamela Douglas.
- Vorrei aggiungere un punto all’ordine del giorno. Ma prima una mozione d’ordine, rispetto al funzionamento dell’assemblea. Propongo che dalla prossima volta i punti possano essere proposti, salvo urgenze, solo fino alla sera precedente. Corriamo il rischio, altrimenti, di fare assemblee infinite e inconcludenti. Propongo inoltre che questa mozione si voti come ultimo punto dell’assemblea.
Ora la questione su cui intendevo intervenire in principio. Durante il periodo in cui veniva preparato questo mondo ho ricoperto l’incarico di osservatrice presso il Consiglio di Selandiar. Propongo di formalizzare la richiesta, ora che abbiamo un mondo tutto nostro, di entrare a farne parte come componenti effettivi. –
La discussione scoppia.
Brand. Reparto scientifico.
Non hai una vita, relazioni, altri interessi che il lavoro. I mesi in cui sei stato strappato dall’isolamento autoimposto per essere immesso, quasi a forza, nella società, ai suoi vertici, sembrano non aver apportato cambiamenti da quando vivevi in un magazzino abbandonato strappando rottami dal fondo del fiume.
Anche il tuo nome è solo un complesso gioco di parole, non è il tuo.
L’abito costoso che indossi sotto il camice non è il tuo, non lo senti tale.
La faccia che indossi ti sembra meno naturale del pezzo di cuoio con cui la nascondevi quando credevi fosse una buona idea diventare un supercriminale.
Quello che conta, ciò che conta soltanto, è quello che trovi in questi archivi, in questi magazzini e l’idea folle che ti è sbocciata in mente.
In effetti, a pensarci bene, l’idea non è così folle.
Al di là del modo sicuro con cui parla Warlock, il gioco è rischioso, soprattutto per chi non ha poteri fisici come lui.
Alto, magro, dinoccolato e anche un po’ goffo e nessuno sa chi sei.
Il bersaglio ideale.
Il materiale è molto, fin troppo. Alcuni sono brevetti mascherati e poi assemblati. Altri sono prototipi rubati per essere copiati o studiati che, al momento, è meglio lasciar perdere, potrebbero generare altri guai.
Ma già prima, spulciando nei magazzini, avevi trovato qualcosa di interessante.
Ora sei sicuro che è materiale originale Brand.
Già il fatto che l’abbiano usato solo per la sicurezza interna invece di fare miliardi mettendolo in produzione per l’esercito, denuncia le intenzioni eversive dell’azienda.
La tuta è orrenda, quasi peggio del tuo costume di cuoio.
Ma può essere modificata.
In questi laboratori è possibile. In quelli della sede della Fondazione c’è una macchina che può farlo al posto tuo.
Raccogli la tuta e ti avvii verso il muro.
Brooklyn, uno dei centri nevralgici dell’azione della mafia cecena in zona.
La verità è che sono piccoli, ambiziosi e spietati.
In una guerra per la supremazia avrebbero potuto guadagnarsi il loro spazio, se solo avessero studiato meglio il terreno.
Hanno sbagliato una mossa, volevano tutto e si sono fatti un nuovo nemico.
Ora sono asserragliati. Sono due giorni che i loro uomini spariscono dalla strada. Spariscono e basta. Non è neppure un segnale.
Per lo meno non è un segnale per loro.
Il segnale per loro è che nessuno risponde più su nessuna linea da un po’ più di due ore.
Gli lasciano il tempo per prepararsi.
Maggior disprezzo non potrebbe essere espresso.
Sono furiosi, furiosi e carichi di anfetamine di ultima generazione (cioè messe insieme con un po’ ogni cosa che c’è a disposizione, che vi credevate, che la mafia tenesse il meglio per se e spacciasse la merda?).
Quando l’uomo barbuto esce dal muro gli scaricano addosso tutto il piombo che riescono a scaricare.
Vedono coi loro occhi quanto fosse fondato il disprezzo. Le pallottole si fermano a mezz’aria e neppure cadono. Lui si muove verso il primo di loro, spostando le pallottole con le mani, nel caso in cui camminando lo infastidiscano, gli arriva vicino e schiocca le dita.
L’onda d’urto fa svenire il killer, come se fosse stato colpito da un pugno potente.
Al secondo sfiora la fronte, è chiaro che sta reindirizzando l’energia cinetica delle pallottole.
Il terzo colpo è ancora meno potente, è costretto a colpire col dito, come una schicchera.
Al quarto un frontino, molto leggero.
Va da se che è evidente che il grosso dell’energia se ne va per la velocità a cui si muove.
Il tutto dura meno di un minuto, dopo di che Wundarr si carica i criminali svenuti sulle spalle e comincia a portarli attraverso il muro.
Oltre Plutone, una base ancora segreta.
Dragoluna ripete il procedimento. Passano al livello successivo.
Uffici della Brand.
Attraversa la parete ed è dentro la stanza. Non appena entra il terminale si attiva.
La sfera luminosa inizia ad assumere tratti umanoidi e si solidifica in un gigante biondo, che indossa una tuta aderente verde con una sfera luminosa al centro del petto.
I dati cominciano a scorrere sullo schermo a grande velocità e l’attenzione dell’uomo (se è un uomo) è completa.
L’espressione nel suo sguardo si addolcisce leggermente.
- Sembra che stia cambiando qualcosa. Vedremo quanto. Vi tengo d’occhio. –
- Chi terrai d’occhio? – A parlare è un individuo con una tuta che assomiglia molto vagamente a quella di Killer Shrike. Non c’è il mantello né il pennacchio sulla testa. È nera e blu, con la cintura a fasce che il Rianimatore già indossava nel suo precedente costume, la maschera intera, nessun simbolo sul petto. Ma gli artigli elettrici sono rimasti sostanzialmente uguali ed in più alla cintura è appesa l’impugnatura di quella che potrebbe essere una spada laser o una frusta elettrica.
- Conosco quell’armatura e già l’ho controllata. Ti darò una dimostrazione. – Fuoco Fatuo si smaterializza e penetra l’armatura, ma essa non risponde alla sua volontà. C’è una lotta, forte, tra due menti ed alla fine l’entità esce, attaccando in maniera più diretta ma deve aver a che fare con la frusta elettrica dell’avversario che risulta alquanto dolorosa, visto che genera anche un campo elettromagnetico di una certa intensità.
- Non sono qui per combattere. Attenti a quello che fate oppure tornerò. – Detto questo la sfera luminosa attraversa la parete e fugge veloce nel cielo.
Il Rianimatore apre la finestra e fa per inseguirlo. Ma volare non è una cosa che si impara dall’oggi al domani.
Ha un’esitazione, quanto basta per dare all’avversario un vantaggio irrecuperabile. Quindi desiste e si dirige verso la console, per vedere cosa stava consultando l’intruso.
Cecenia. Una casa isolata in mezzo ai boschi.
Il vecchio è al centro della stanza, seduto a un tavolo di legno. Sul tavolo un bicchiere, pieno di latte.
Lui non è cambiato e il suo corpo non darà accoglienza a Satana. Accanto una pistola. Carica. Solo sei colpi.
Uno, se il loro nemico si dimostrerà formidabile, è per se stesso. È sempre stato certo che non sarebbe stato catturato vivo, fin dalla guerra santa contro l’invasore russo.
Hanno perso quella guerra e l’organizzazione si è sfaldata. Alcuni, pochi, ancora sperano nell’aiuto Del Dio perché ci sia una vittoria finale.
Gli altri, e anche lui è stato fra loro, hanno tradito la causa, usando l’organizzazione di finanziamento che avevano messo in piedi per conquistarsi spazio tra la criminalità. Alcuni forse mentono anche a se stessi e continuano a raccontarsi che stanno ancora raccogliendo finanziamenti. Alcuni.
Lui no. Sa che ha bestemmiato, peggio che se avesse bevuto alcolici e inquinato il suo corpo con le droghe, come fanno quasi tutti i suoi uomini, per altro.
Ed Il Dio li ha puniti mandando quel flagello.
Sente rumori di lotta al piano di sotto.
Beve il suo latte, perché non gli piace sprecare le cose da mangiare. Un ricordo di quando era povero.
Prende la pistola e la punta contro la porta che va in frantumi dopo pochi istanti.
Stuzzicadenti da 25 centimetri di solido legno stagionato.
La donna, perché è quasi sicuro che sia una donna, è un fulmine verde.
I suoi 5 colpi non vanno più a segno delle decine dei suoi uomini.
È come sparare all’aria.
Cadono come birilli, neppure è sicuro che li abbia toccati, ma cadono come birilli.
Piega il braccio per usare il sesto colpo ma il dolore al polso gli fa mollare la pistola.
*Il Dio ci ha proprio abbandonato, come abbiamo fatto noi con Lui* pensa, prima di svenire.
Deserto del Nevada. Anticamera dell’Inferno.
Corre in questo inferno torrido da giorni. Era certo di trovarsi sulla Terra, seppur nel deserto, lo stesso luogo dove ha affrontato una creatura più terribile di quasi ogni demone che ricordi.[i]
Ma sono tre giorni che corre in linea retta e non arriva in nessun luogo.
Solo il fuoco infernale lo mantiene in vita. Non si era organizzato per una gita così lunga nel deserto.
Non sapeva neppure che il deserto del Nevada potesse essere così esteso.
Se non fosse per il fatto che non trova le proprie tracce sarebbe quasi certo di correre in cerchio.
Ma il sole sorge e tramonta sempre dalla stessa parte. Sorge alle sue spalle e tramonta davanti a lui. Chiaro segno che sta andando verso ovest.
Quello che Johnny Blaze non sa è di esser rimasto imprigionato in un anello temporale.
Ha combattuto contro una creatura dai molti angoli, uno dei Supremi tra di esse, rimasta incastrata trasversalmente rispetto al tempo ed il prezzo della sua vittoria è stata questa gabbia spaziotemporale.
Potrebbe correre lungo lo stesso chilometro per tutto il tempo in cui la sua forma fiammeggiante può reggere e poi morirebbe.
Fuori il tempo scorre normalmente e lui non si troverebbe a percorrere sempre lo stesso chilometro, come se mai lo avesse fatto e anche il suo tempo soggettivo scorre normalmente, quindi può morire di fame e sete, esser cotto dal sole, invecchiare.
Le creature che per loro natura distorcono lo spazio tempo creano involontariamente (ma non senza intenzione) inferni ancor più terribili di quanto non facciano le negatività metafisiche.
Parte del tormento è dato dal fatto che i suoi sensi mistici non avvertono nulla di sbagliato nella sua situazione, essendo la distorsione puramente fisica, e lui lascia che loro ingannino i suoi sensi fisici.
Non può, però, ignorare il portale di fuoco e fumo che inizia a vorticare nel deserto accanto a lui.
Fa una cosa che non aveva pensato di fare fino ad ora. Si ferma ad aspettare.
Albany, New York. Uffici dell’Assemblea Generale.
Il deputato corre dentro l’ufficio e si chiude la posta a chiave alle spalle.
Si dirige verso la cassaforte, passando accende il tritadocumenti.
Vuota.
Si volta, in preda al panico e nota l’uomo seduto alla scrivania. Dalla parte dell’ospite, non poteva non notarlo entrando.
Biondo. Vestito con un completo nero, che stacca violentemente contro la pelle dorata.
Il deputato odia i metaumani. Era tutto più semplice senza di loro.
Lui, in realtà non ricorda com’era senza di loro. Non è così vecchio. Senza di loro non sono mai stati, ma prima dell’incidente dei Fantastici Quattro era molto raro avvistarli.
Si riprende in fretta, in fondo è il suo lavoro.
- Come è entrato? Cosa fa qui? –
- Noto con piacere che non ha minacciato di chiamare la sicurezza. Quindi non si aspetta protezione da loro. –
- Faccio sempre in tempo a chiamarli, se lei non risponde in fretta. –
- Sa perché sono qui. Non doveva prendere quei soldi. Forse non ne doveva prendere anche altri, ma ha attirato la nostra attenzione con quelli. L’intera documentazione è già nelle mani del magistrato. Il nostro lavoro è finito. –
- Perché così? Perché proprio noi? –
- Avete attirato la nostra attenzione. Inutile nascondersi dietro agli alibi. Per quanti siano i vigilanti, e noi non siamo vigilanti, passiamo la maggior parte del nostro tempo a fare altro, sappiamo benissimo che non potranno contrastare con le loro forze tutta la criminalità in città. Intanto perché non è criminalità cittadina. Oramai la maggior parte delle operazioni viene portata avanti da organizzazioni internazionali. In fondo come voi. Poi perché, semplicemente, siete troppi.
Possiamo contenere i danni più grandi, forse, a volte.
Di certo non ci tiriamo indietro se qualcuno attira la nostra attenzione. –
- Ma così, senza avvertimenti…-
- Siete voi l’avvertimento. È per questo che lei non è sparito come tutti i suoi complici. Per portare un messaggio.
Noi non ci saremmo accorti di voi, se voi non foste venuti a cercarci. Forse ci saremmo accorti di altri ed altri avrebbero fatto la vostra fine. Forse no, come ho detto, per lo più siamo impegnati in altri compiti, che solo noi possiamo svolgere. Questo fastidio ha tenuto impegnati tre dei nostri per quasi una settimana, è molto tempo.
Ma era necessario che il messaggio fosse chiaro. Chi viene a cercarci paga un prezzo. Chi attira la nostra attenzione, paga un prezzo.
Il messaggio è questo. Lei è il messaggero. Lo dica con chiarezza a tutti. Faccia anche notare che se dovremo cercare un altro messaggero, questo attirerebbe la nostra attenzione su chi ha fatto del male a quello attuale.
Faccia anche notare che le dimensioni dell’organizzazione contano solo per il tempo che ci ruberanno. Quindi per il fastidio con cui ci occuperemo di loro. -
Detto ciò, Adam Warlock si alza, si dirige verso il muro e vi svanisce attraverso.
Deserto del Nevada.
Dal portale escono due figure, anacronistiche nel paesaggio, se non fosse per il fatto che l’aria attorno a loro ha chiaramente una temperatura di gran lunga inferiore a quella del deserto.
Ghost chiede quanta energia vada dispersa in questo incantesimo.
Giacca e scarpe verdi, una gonna grigia poco sopra le caviglie, abbottonata lungo l’intero lato destro. Guanti e sciarpa dello stesso colore, la donna bionda ostenta un fermaglio a forma di teschio di non si capisce bene quale creatura. Pur sembrando uscita da un altro secolo, è quasi ordinaria rispetto al suo compagno.
Sopra una calzamaglia grigio ferro, che sembra quasi una cotta di maglia, indossa una tunica rossa, fermata in vita da una cintura di cuoio intagliato, il tutto coperto da un mantello verde bordato da un motivo a fiamma dorata.
I lunghi capelli bianchi sembrano costantemente mossi da un vento interiore.
Muovono un passo, quasi all’unisono. Un portale di fuoco e fumo inizia a vorticare nel deserto accanto a lui. Dal portale escono due figure, anacronistiche nel paesaggio ecc ecc.
Non avanzano, questa volta.
Johnny Blaze ha una intuizione e maledice la sua stupidità. Uno con la sua esperienza dovrebbe avere reazioni molto più meditate e non correre a testa bassa, anche in questa forma in cui è quasi puro istinto meccanico, il demone dentro di lui non ha più un controllo ferreo.
Ma non è un mago, mentre i due davanti a lui, chiaramente, lo sono.
La donna non la riconosce, crede di non averla mai vista prima, anche se sente Zarathos e la sua rabbia, ma l’uomo, dopo una prima perplessità è quasi sicuramente –Modred? –
- Perdonami, quale Ghost saresti? –
Johnny Blaze spegne la sua fiamma. – Cosa sta accadendo? -
- Sei bloccato in una distorsione spaziotemporale, una frattura nella realtà causata dalla creatura che avete affrontato alcuni giorni fa, dal tuo punto di vista. –
- Vedremo di tirarti fuori di li, ma preparati a correre, c’è il rischio che la distorsione collassi su se stessa, quando la apriremo. Sta pronto al minimo cenno. – La maga ha una voce che contraddice l’apparente giovane età. Coi maghi succede spesso, del resto.
Blaze riaccede al suo potere, anzi, al potere del demone che lo infesta, e il suo teschio si infiamma. Sale sulla moto e le ruote fiammeggianti si mettono a girare a vuoto.
I due maghi si mettono a salmodiare mentre la sfera di spazio attorno al demone diventa sempre più luminosa.
Megan muove leggermente la testa in un segno di assenso e Ghost parte a tutta velocità e la luminosità svanisce. Un secondo dopo riappare più forte di prima e inizia a contrarsi velocemente, risucchiando tutto ciò che la circonda. I due maghi riescono a resistere, almeno apparentemente, ma Ghost li trascina via con la sua moto, mentre nel raggio di un centinaio di metri si apre un cratere, quasi come quello di un meteorite, solo più regolare.
Orbita di Plutone. Base per ora segreta.
Si svegliano nella stanza in penombra. La stanza è grande e confortevole. È notte, il cielo stellato è limpido come non hanno mai visto a New York.
Pensano alla fuga, non è gente che si rassegna facilmente alla prigione, neppure a celle come quelle, che sono ben più comode e spaziose di quelle a cui erano abituati.
Pensano subito alla fuga. Per questo la maggior parte di loro si ritrova a terra piangente, quando Plutone appare nello spazio della finestra, grazie alla rotazione della stazione su cui sono prigionieri.
Piccola Nube di Magellano. Una camera d’ospedale.
Le truppe convergono verso l’ultimo avamposto e loro sono rimasti in pochi, disperati e decisi a resistere.
La battaglia è violentissima.
Si trova davanti Lore. Si fronteggiano al pieno dei loro poteri, uno stallo che potrebbe durare ore.
Un’esplosione poi il vuoto.
Century si sveglia con un grido che fa accorrere tutti.
Sede della Fondazione. Una villa fuori Montecarlo.
Compaiono dal nulla quattro dei. Heimdall accompagnato dai tre guerrieri.
- Heather Douglas. Tempo fa fosti affidata alla giustizia asgardiana per i tuoi crimini[ii]. La tua pena non è stata ancora scontata integralmente. È il momento della tua udienza di verifica. –
Detto questo i 5 scompaiono.
Orbita terrestre.
Il Drydock appare dal nulla[iii] e, questa volta, si affretta a manovrare per portarsi a distanza di sicurezza da ogni altra istallazione tecnologica.
Nella mente di tutti i Guardiani la “voce” di Dragoluna è chiara. *Pronti al teletrasporto, ci attende una missione*
Tutti loro appaiono davanti a Dragoluna, i Guardiani della Galassia e il Collezionista.
Poi la colossale astronave esce dall’orbita ed innesta i motori warp.
Seguimos en combate
Note dell’autore.
Riprendiamo le fila di alcune trame per portarle a un punto di svolta (non a conclusione, nulla finisce, nella realtà)
La Brand corporation. Comperata svariati numeri fa all’asta fallimentare dove era finita dopo gli scandali seguiti a vecchi episodi dell’Uomo Ragno ed alla caduta della Roxxon Oil, che ne deteneva il pacchetto di controllo, era stata usata per lo più per il suo ufficio di rappresentanza in Parlamento.
Però la Brand detiene un pacchetto di brevetti notevole, che ha senso sfruttare, tanto più che sulla produzione la Fondazione finanzia buona parte della sua attività.
In più mi sono venute in mente delle trame per dei personaggi assolutamente secondari del cosmo MarvelIT e la Brand era lo sfondo ideale per portarle avanti.
Vedrete fra poco, intanto qui ci sono alcune premesse.
Avevamo lasciato Johnny Blaze in mezzo al deserto appena dopo la battaglia contro una creatura dai molti angoli. Se aveva provocato una frattura nello spazio-tempo in corrispondenza del Castello Daemon, come visto nell’ultimo numero, non poteva non aver fatto qualcosa anche al capo opposto della frattura.
Infine la trama dei Guardiani della Galassia. Se qualcuno si è domandato perché alla fine avevano coinvolto solo Dragoluna (o che fine avessero fatto) ora lo sa.
[i] Durante il Crossover “Abissi di dolore”, nei numeri precedenti e in alcuni numeri di altre collane
[ii] Capitan America e Vendicatori # 9 - La leggenda vivente, Star Comics (Set 1990), Marvel Omnibus # 59 - Avengers: Il processo di Hank Pym, Panini Comics (Set 2016)
[iii] Direttamente da “La Guardia dell’infinito” numero 21, in cui avevamo lasciato questi personaggi.